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Cardiologia negli Ospedali n° 192 Marzo / Aprile 2013 - Anmco

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A R e A c ARdiO c H i RURGi A<br />

Le cause più frequenti di<br />

insufficienza mitralica organica<br />

nel mondo occidentale<br />

sono la mixomatosi degenerativa<br />

e le alterazioni fibro-elastiche<br />

dell’apparato mitralico. Quando il<br />

volume rigurgitante raggiunge un<br />

grado elevato di severità conduce ad<br />

un’insufficienza ventricolare sinistra<br />

fibrillazione atriale, ipertensione<br />

polmonare secondaria fino<br />

all’insufficienza cardiaca terminale<br />

e la morte. Le tecniche chirurgiche<br />

riparative della mitrale sono<br />

considerate il trattamento di scelta,<br />

persino superiore alla sostituzione<br />

valvolare, in termini di mortalità<br />

perioperatoria, sopravvivenza a<br />

lungo termine e conservazione della<br />

funzione ventricolare sinistra postintervento<br />

chirurgico. Se eseguita<br />

prima della comparsa dei sintomi<br />

e/o alterazioni morfofunzionali del<br />

ventricolo sinistro, la riparazione<br />

della valvola mitrale può riportare<br />

ad una normale qualità della vita e<br />

un’aspettativa di vita comparabile<br />

ai soggetti sani. Numerosi studi<br />

osservazionali hanno dimostrato che:<br />

la comparsa di sintomi preoperatori,<br />

la dilatazione del ventricolo sinistro<br />

con riduzione della funzione sistolica,<br />

la storia di fibrillazione atriale e la<br />

comparsa di ipertensione polmonare,<br />

sono tutti importanti predittori di<br />

prognosi avversa, nonostante una<br />

terapia medica adeguata. Sulla base<br />

di queste osservazioni, le attuali<br />

linee guida indicano la riparazione<br />

della valvola mitralica, nei pazienti<br />

sintomatici con insufficienza mitralica<br />

degenerativa severa; oppure, nei<br />

pazienti che, indipendentemente dai<br />

sintomi, hanno una dilatazione del<br />

ventricolo sinistro, con un diametro<br />

telesistolico > 45 mm, secondo<br />

le linee guida ESC, o > 40 mm,<br />

secondo le linee guida americane;<br />

o una frazione di eiezione del<br />

ventricolo sinistro < 60%. Queste<br />

indicazioni sono considerate di<br />

classe I. Nei pazienti asintomatici,<br />

che hanno una funzione ventricolare<br />

sinistra conservata, la chirurgia<br />

ripartiva è suggerita con livello<br />

di raccomandazione classe IIa in<br />

presenza di fibrillazione atriale e/o<br />

ipertensione polmonare sistolica ≥ 50<br />

mmHg a riposo, oppure > 60 mmHg<br />

durante esercizio (secondo le linee<br />

guida americane).<br />

Tuttavia, al di la di queste indicazioni,<br />

nella pratica clinica è frequente il<br />

trovarsi di fronte ad un paziente<br />

con una diagnosi del tutto casuale<br />

di insufficienza mitralica organica<br />

severa. In questi pazienti, che non<br />

riferiscono dispnea, non hanno<br />

storia di fibrillazione atriale, hanno<br />

un ventricolo sinistro normale per<br />

dimensioni e funzione ed hanno<br />

una normale pressione polmonare<br />

la scelta del tempo ottimale per la<br />

chirurgia è particolarmente difficile.<br />

In questa categoria di pazienti le<br />

linee guida dicono che la riparazione<br />

chirurgica mitralica dovrebbe<br />

essere presa in considerazione solo<br />

se il rischio operatorio è basso e la<br />

probabilità di successo è elevata (><br />

90%). A questo punto si possono<br />

configurare due possibili scenari:<br />

quello di una vigile attesa, o quello<br />

di una chirurgia precoce. La<br />

prima strategia, per così dire più<br />

conservativa, è basata su una attenta<br />

valutazione del paziente, con regolari<br />

follow-up periodici, in genere ogni 6<br />

mesi, tesi ad una valutazione seriata<br />

dei parametri clinici, ecocardiografici<br />

e laboratoristici che possono seguire<br />

l’evoluzione della malattia, fino<br />

all’eventuale comparsa dei segni e<br />

dei sintomi che sono contemplati dai<br />

criteri previsti dalle linee guida in<br />

classe I e IIa sopraindicati.<br />

Diversi autori hanno adottato<br />

una strategia conservativa di<br />

vigile attesa in questa categoria di<br />

pazienti, ottenendo risultati tra loro<br />

discordanti anche se in popolazioni di<br />

studio non propriamente omogenee,<br />

per cui alcuni come Rosenhek hanno<br />

riportato una prognosi eccellente,<br />

mentre altri gruppi hanno, invece,<br />

riportato una considerevole mortalità<br />

postoperatoria e tardiva suggerendo<br />

che una chirurgia della mitrale<br />

precoce, cioè prima della comparsa<br />

delle complicanze dell’insufficienza<br />

mitralica possa essere associata ad un<br />

più favorevole “outcome” precoce e<br />

tardivo. Diverse evidenze sembrano<br />

suggerire che importanti modifiche<br />

strutturale e funzionali del cuore<br />

possano comparire prima della<br />

comparsa dei segni e dei sintomi<br />

ritenuti mandatori di chirurgia<br />

ripartiva. Il problema, a questo punto,<br />

sarebbe individuare quali di queste<br />

alterazioni patologiche silenti possano<br />

avere implicazioni prognostiche<br />

rilevanti.<br />

In pazienti con insufficienza mitralica<br />

severa asintomatici e con ventricolo<br />

sinistro normale, il volume dell’atrio<br />

sinistro ≥ 60 ml/m 2 sembra essere<br />

un indicatore di eventi avversi ed<br />

elevata mortalità sia in confronto<br />

ad altri pazienti con pari grado di<br />

insufficienza mitralica ma con volume<br />

atriale ridotto, che paragonati a<br />

16 | cardiologia <strong>negli</strong> <strong>Ospedali</strong> | centonovantadue

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