V i AGGi O i n TORn O A L c UORe Trapianti di cuore e... “di cervello” di eligio Piccolo Un insigne maestro di <strong>Cardiologia</strong>, di quelle personalità che anche dopo la giubilazione continuano a pensare e a stupire, venne un giorno dal lontano Messico in Italia a raccontarci una sua pièce sul trapianto del cervello. Immaginava un poeta classico cui era stato sostituito l’encefalo con quello di un poeta moderno e l’ovvio risveglio in un mondo diverso. Eravamo agli albori del trapianto cardiaco e la sua forse voleva essere una benevola parodia di quel grande avvenimento che aveva scioccato il mondo, ma anche dato inizio a tante illusioni. Ne aveva colto di certo un aspetto, la personalità, che con un cervello nuovo necessariamente cambiava, ma sono certo che il Dottor Sodi Pallares volesse farci cogliere anche quello dell’anima, più difficile da valutare per l’uomo di scienza, sempre alla ricerca di certezze da toccare con mano. Mi è tornato alla mente questo dramma dell’assurdo dopo aver letto qualche anno fa una interessante inchiesta che il gruppo del Dottor Bruce Hood, neuroscienziato dell’Università di Bristol, ha condotto su una ventina di studenti di medicina, i quali si sarebbero dovuti mettere, con particolare impegno, nei panni di un paziente in attesa del trapianto di cuore. Dopo questo invito alla concentrazione, veniva loro mostrata la foto di vari ipotetici donatori di cuore, cui dovevano dare un voto di preferenza se gli fossero stati proposti come tali per sé stessi, ossia donatori di cuore nel proprio corpo. Successivamente dovevano anche dire, sempre giudicandoli dall’aspetto, chi secondo loro era “buono” e chi “cattivo”. Il risultato più interessante fu che quando gli studenti vennero informati su quali erano effettivamente i buoni e quali i cattivi il punteggio cambiò nettamente a favore dei primi. Il record di questo definitivo rifiuto lo ottennero i donatori che in vita erano stati addirittura degli assassini. Il Dottor Hood si è anche divertito, si fa per dire, ad interrogare alcuni veri trapiantati su come in effetti essi avevano vissuto quell’evento nei confronti del donatore, di cui evidentemente conoscevano la provenienza. Ne è emersa la convinzione da parte di questi sopravvissuti al trapianto che si fosse stabilito in loro un certo qual cambiamento, un particolare rapporto psicologico, o forse qualcosa di più, con colui che aveva donato loro il cuore. Alcuni ne erano talmente convinti da percepire ricordi che erano appartenuti alla “vittima”. Insomma, molti trapiantati si erano fatta l’idea di aver ereditato non solo il muscolo, le coronarie e le valvole, ma anche un qualcosa che andava oltre queste frattaglie. Un terzo di loro credeva addirittura che certi cambiamenti psicologici sperimentati dopo l’intervento fossero legati ai caratteri del donatore. La scienza ufficiale rifiuta naturalmente questa interpretazione, ma i pazienti ne sono talmente convinti che, racconta sempre Hood, una adolescente cui si dovette a forza far subire il trapianto, date le sue gravi condizioni terminali, lo rifiutava perché suggestionata di dover cambiare la propria personalità. Sappiamo che per molti secoli, e forse anche dopo che Harvey e Malpighi ci insegnarono la funzione prettamente idraulica della circolazione del sangue, i filosofi e gli stessi medici hanno pensato che il cuore fosse la sede delle emozioni, dei sentimenti e perfino dell’anima. Lo testimoniano molti scritti e tante immagini come i dipinti di soggetto religioso e gli ex voto. Tuttavia, venire a conoscenza che nel 2009 e in un paese a cultura scientifica più ferrato del nostro sopravvivano ancora credenze e impressioni che sembrano fare a pugni con ciò che noi medici non mettiamo più in discussione, fa pensare. E personalmente ripenso a quel mio maestro di scienza e di vita, dall’aspetto bonario ma dallo sguardo profondo, che non voleva imporre verità scientifiche, ma solo farci meditare. Diceva William Shakespeare: «Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni». 64 | cardiologia <strong>negli</strong> <strong>Ospedali</strong> | centonovantadue
CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO 1 9 6 3 - 2 0 1 3