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Lettere e frammenti - Galleria Agnellini Arte Moderna

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ia che l’artista preleva secondo le proprie intuizioni. Nell’ostinazione<br />

quasi compulsiva di inseguire i <strong>frammenti</strong><br />

effimeri della nostra epoca, egli ha molto dell’atteggiamento<br />

del collezionista, mai pago, sempre alla ricerca di una<br />

nuova conquista, che accumula tracce e testimonianze<br />

come se ogni oggetto raccolto costituisse una particella di<br />

una ricerca più vasta, elemento di un puzzle da completare.<br />

Questa stessa passione per la raccolta si riscontra nella<br />

volontà di inventariare le proprie opere che lo anima dal<br />

1970, conducendolo a programmare la creazione del catalogo<br />

ragionato del suo lavoro secondo uno sviluppo tematico.<br />

Il primo tomo esce in occasione della mostra La peinture<br />

dans la non-peinture, tenutasi a Nizza nel luglio del<br />

1988, poi a Tolosa nell’ottobre dello stesso anno, e infine a<br />

Colonia nel 1989. Sans lettre, sans figure. Catalogue thématique<br />

des affiches lacérées 6 appare nel 2004. Restano da pubblicare<br />

La lettre lacerée e Mots et fragments de mots, due cataloghi<br />

che raccoglieranno, in maniera esaustiva, la parte del<br />

lavoro dell’artista dedicata alle parole e alle lettere, costituendo<br />

una lettura codificata di un’epoca che copre mezzo<br />

secolo di setacciamento urbano.<br />

Jacques Villeglé è un appassionato delle parole. La sua relazione<br />

con queste ultime si è espressa in modi diversi nel<br />

corso del suo lungo cammino. Egli ne fa uso in prima persona<br />

per scrivere testi basilari quali il suo primo saggio, Des<br />

réalités collectives 7 che risale al 1958, o, nel 1970, Le flâneur<br />

aux palissades de la manifestation spontanée, pubblicato in<br />

“VH 101”, n. 3. Il suo stile esplosivo si ritrova nel volume<br />

Urbi & Orbi apparso inizialmente nel 1986 presso le edizioni<br />

W, poi presso le edizioni Luna Park nel 2005. Egli<br />

condivide questo piacere delle parole con François Dufrêne,<br />

grande protagonista dell’avventura lettrista, associatosi al<br />

movimento degli affichistes con un’interpretazione del<br />

“dorso del manifesto”, e divenuto l’amico complice di<br />

un’avventura comune.<br />

Un altro aspetto dell’utilizzo del testo accompagna l’opera<br />

di Villeglé dalla fine degli anni sessanta. Nutrito della cultura<br />

dell’agrimensore delle strade, il messaggio del manifesto<br />

non differisce dallo studio semiologico, che permette di<br />

rintracciare alcuni caratteri specifici dei graffiti che inva -<br />

dono già i muri di Parigi. Nel 1969, in occasione di una<br />

visita del presidente americano Richard Nixon in Francia,<br />

Villeglé scorge su una parete della metropolitana parigina<br />

un grafismo particolare che traccia il nome di Nixon. Evocando<br />

quella scoperta, Villeglé racconta: “Sui muri di un<br />

corridoio della metropolitana ho visto le tre frecce dell’ex<br />

partito socialista, la croce gaulliana, la svastica nazista, la<br />

croce celtica inscritte nella O dei movimenti Jeune Nation,<br />

Ordre Nouveau, Occident ecc., poi di nuovo le tre frecce<br />

dinamiche, timoniere e pavloviane di Tchakhotine che<br />

indicavano, senza altro commento, il nome del presidente<br />

americano. L’impatto degli ideogrammi politici così riuniti<br />

prevaleva su tutti gli altri slogan anti-yankee di allora. Le<br />

A circolettate, le N rigate, le O tagliate in quattro, les S<br />

striate, le I sbarrate due volte, le V disposte a stella, la curva<br />

delle G, falce dei soviet rovesciata, trapassata dal martello,<br />

le S raddoppiate inscritte come due fulmini paralleli...<br />

Questi sovraccarichi emblematici dei bassifondi parigini<br />

generalizzano la guerriglia dei simboli che, nel 1931, il leader<br />

della propaganda del Fronte di Bronzo aveva immaginato,<br />

quando ideò le tre frecce per i giovani operai socialisti<br />

in opposizione alla croce uncinata delle camicie brune. 8<br />

La scrittura latina, attraverso l’amalgama, nel senso alchemico<br />

del termine, con quegli ideogrammi fascisti, capitalisti,<br />

socialisti, comunisti o di ultrasinistra s’inscriveva in filigrana<br />

nelle pagine bianche della storia.” 9<br />

Questo alfabeto, come un “quadrato magico”, è fonte di<br />

declinazioni infinite in tele pittoriche nelle quali i segni<br />

compongono una variazione colorata di frasi lapidarie, di<br />

racconti criptati a volte difficili da decifrare, di slogan quasi<br />

anarchici. Villeglé lo utilizza in ogni formato, su ogni supporto,<br />

descrivendo così i costumi e gli umori di un tempo<br />

che egli attraversa, decriptandolo con il suo sguardo dissezionatore.<br />

Jacques Villeglé effettua allora, attraverso questa<br />

versione grafica del proprio lavoro, una sintesi che collega<br />

l’aleatorietà del lacerato anonimo con il gesto volontario<br />

dell’artista che cattura il segno per sottometterlo alla propria<br />

volontà...<br />

1<br />

Marc Dachy, “Dada: la langue comme utopie”, in Poésure et peintrie,<br />

Réunion des Musées Nationaux, Musées de Marseille, 1993.<br />

2<br />

Primo manifesto del nouveau réalisme, Les nouveaux réalistes, Milano,<br />

16 aprile 1960.<br />

3<br />

Jacques Villeglé, Des réalités collectives, in “Grâmmes. Revue Ultralettriste”,<br />

n. 2, maggio 1958.<br />

4<br />

Raymond Hains, Jacques Villeglé, L’intrusion du verre cannelé dans<br />

la poésie, Librairie Lutétia, Paris, 1953.<br />

5<br />

Jacques Villeglé, La traversée urbi & orbi, Luna Park Transédition,<br />

Paris, 2005, p. 178.<br />

6<br />

Pubblicato dalla casa editrice Ides et Calendes il 5 novembre 2004.<br />

7<br />

Pubblicato in “Grâmmes”, n. 2.<br />

8<br />

Serge Tchakhotine, Le viol des foules, ried. Gallimard, Paris, 1972.<br />

9<br />

Jacques Villeglé. Liens & lieux. Contrastes, Galerie Départementale<br />

du Dourven, 1998, p. 39.<br />

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