Lettere e frammenti - Galleria Agnellini Arte Moderna
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gon. Inoltre, un inserto o “volantino-prefazione”, definito<br />
“giustificativo” da Villeglé, accompagna l’opera. 10 Bryen vi<br />
redige un testo nel quale definisce Hepérile éclaté il “primo<br />
poema da de-leggere”. 11 La pubblicazione di diversi articoli<br />
su importanti giornali (“Le Figaro”, “Combat” e “Le<br />
Berry Républicain”) sembra ricompensare l’iniziativa. 12<br />
Hepérile éclaté è in effetti la prima opera di Villeglé a essere<br />
presa in considerazione dalla critica. Però solo l’articolo<br />
di Jean-François Bergery, pubblicato su “Arts” e accompagnato<br />
da una riproduzione dell’opera, si distingue per la<br />
serietà con cui tratta il soggetto. Sfortunatamente è un’eccezione:<br />
l’ironia sembra infatti essere la parola d’ordine dei<br />
critici, che con aspre affermazioni denigrano la poesia visiva<br />
di Hepérile éclaté. 13<br />
Eppure, lungi dall’essere monocorde, l’opera dimostra<br />
l’ampiezza delle possibilità stilistiche offerte dalla deflagrazione<br />
della scrittura. L’impaginazione estremamente<br />
curata svela al lettore diverse serie di caratteri. Del resto,<br />
Villeglé e Hains avevano fatto il giro dei vetrai del Marais<br />
per acquistare un’ampia gamma di vetri scanalati, incrementando<br />
così le potenzialità estetiche offerte dall’ipnagogoscopio.<br />
La trama scelta per scrivere le prime quartine<br />
produce una duplice rifrazione che trasforma le lettere<br />
in un “gioco di specchi”. L’effetto bi-rifrangente, molto<br />
marcato nella pagina del titolo, sdoppia i versi del poema<br />
e agisce sulla dimensione delle lettere. I caratteri si definiscono<br />
attraverso una struttura rigorosa e geometrica, in<br />
opposizione ai tratti flessibili della serie di lettere creata<br />
da Villeglé per le firme degli artisti che hanno partecipato<br />
all’opera.<br />
Un altro stile di ultra-lettere, utilizzato per la doppia pagina<br />
principale, mette in scena <strong>frammenti</strong> di parole sparpagliati<br />
accanto a caratteri la cui forma non ha più nulla a<br />
che vedere con il significato. Alcune lettere conservano il<br />
loro aspetto originario, mentre altre scivolano verso<br />
l’astrazione. L’ambivalenza del poema annulla i punti di<br />
riferimento di una lettura convenzionale. Gli autori rifiutano<br />
l’impaginazione classica e sconvolgono i codici legati<br />
all’edizione. I caratteri sembrano essere disposti in<br />
modo aleatorio e non rispettare il tracciato che normalmente<br />
guida le righe di un testo. Il lettore è messo a confronto<br />
con un’accumulazione di segni in cui l’assenza di<br />
punteggiatura rafforza l’illeggibilità. Il senso di lettura è<br />
capovolto dal disordine delle lettere, mentre i versi e le<br />
strofe non sono più riconoscibili. Il poema si prolunga da<br />
una pagina all’altra, senza rispettare la piega del libro né i<br />
margini, che non esistono più. Il testo si sviluppa dunque<br />
sulla totalità del foglio, oltrepassando addirittura i limiti<br />
delle pagine. Alle loro estremità, infatti, i caratteri letteralmente<br />
tagliati traboccano dalla cornice del libro e sottintendono<br />
che il poema continua anche al di fuori del<br />
campo di lettura. La presentazione formale della doppia<br />
pagina impone un dualismo molto forte tra la composizione<br />
lirica di Bryen e la creazione, da parte dei due artisti<br />
plastici, di una vera e propria opera d’arte a se stante. Il<br />
testo mostra una nuova realtà, non più da leggere ma da<br />
osservare, da contemplare appunto come un’opera d’arte.<br />
I due affichiste trasgrediscono effettivamente lo status<br />
poetico di Hepérile per offrirgli una dimensione estetica<br />
supplementare.<br />
Poiché il poema di Bryen è fonetico, esso è per sua natura<br />
incomprensibile e manifesta il desiderio del suo autore di<br />
decostruire il linguaggio. Mentre la deformazione dei<br />
caratteri di Hepérile éclaté segna la volontà di decostruire<br />
lo scritto: le strofe scivolano infatti verso l’illeggibilità grazie<br />
all’ultra-lettera che eleva la visione tipografica a una<br />
potenza tale che l’occhio non può più leggerla. 14<br />
Anche i manifesti lacerati di Villeglé, raccolti negli anni<br />
cinquanta, affermano come il libro-poema il gusto dell’artista<br />
per la tipografia e il ribaltamento dei codici linguistici.<br />
Essi manifestano il suo rifiuto di una pratica artistica<br />
convenzionale e annunciano la fine della pittura di rappresentazione.<br />
Vera e propria icona della deflagrazione del<br />
linguaggio, Hepérile éclaté, che coinvolge l’artista in un’altra<br />
problematica del rifiuto, rappresenta una presa di<br />
distanza dalla letteratura convenzionale. Quest’opera è<br />
incontestabilmente un libro d’artista da ricollocare nel<br />
contesto poetico avanguardista della sua epoca. Villeglé,<br />
che a quei tempi frequenta l’ambiente dei lettristi, è perfettamente<br />
al corrente delle loro ricerche più audaci. Questa<br />
giovane generazione di poeti non s’interessa più al<br />
significato, ma tende a una vera e propria messa in scena<br />
sonora e plastica del testo. L’esperienza di Hepérile éclaté si<br />
inscrive quindi nell’ambito del rinnovamento poetico<br />
contemporaneo e rappresenta un tentativo di superamento<br />
letterario da parte di due artisti plastici. La loro iniziativa<br />
segna in modo durevole lo spirito poetico del decennio,<br />
dal momento che, nel 1957, François Dufrêne e<br />
Robert Estivals battezzeranno il loro movimento dissidente<br />
“ultra-lettrismo”, in riferimento all’ultra-lettera. Villeglé,<br />
del resto, partecipa all’elaborazione del loro manifesto<br />
pubblicando il testo Des réalités collectives sulla rivista del<br />
movimento, “Grâmmes”.<br />
Infine, Villeglé apprezza in modo particolare lo spirito<br />
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