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Lettere e frammenti - Galleria Agnellini Arte Moderna

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modello. Attraverso il gioco della diffrazione, essi deformano<br />

le lettere rendendole sfocate, le moltiplicano e le<br />

mescolano. Jacques Villeglé e Raymond Hains, utilizzando<br />

diversi tipi di vetri scanalati, sovrapponendo diverse<br />

trame e variandone l’orientamento, hanno potuto creare<br />

un’ampia gamma di effetti ottici per ottenere la deflagrazione<br />

della scrittura. A questo si somma l’aggiustamento<br />

della focale per ottenere l’effetto estetico desiderato. In<br />

questa raffigurazione, il fotografo, in piedi su un tavolo,<br />

si trova a più di due metri dal modello illuminato da una<br />

lampadina.<br />

Un secondo disegno di Villeglé, datato 20 novembre<br />

1950, mostra un’installazione più evoluta dell’ipnagogoscopio,<br />

in questo caso posto su un tavolo e quindi all’altezza<br />

dell’occhio del tecnico. L’apparecchio fotografico,<br />

montato su un binario, è orientato orizzontalmente. Nel<br />

suo asse una scatola accoglie i famosi vetri scanalati. Il<br />

nuovo dispositivo permette di aggiustare la focale, facilita<br />

il lavoro di inquadratura e offre una maggior precisione.<br />

A differenza del primo disegno, qui possiamo distinguere<br />

perfettamente il modello che l’ipnagogoscopio<br />

fotografa: i caratteri tipografici posti in piena luce. Villeglé<br />

descrive in modo molto preciso il funzionamento<br />

dell’ipnagogoscopio mettendo in scena una vera e propria<br />

seduta di deflagrazione della scrittura. L’artista disegna<br />

addirittura, in alto a destra, un esempio di risultato<br />

fantasioso.<br />

Tuttavia, nonostante l’esperienza dei due autori e il perfezionamento<br />

dell’ipnagogoscopio, l’apparecchio resta<br />

alquanto rudimentale e le ricerche sulle proprietà deformanti<br />

del vetro scanalato poggiano più sull’osservazione<br />

che sulle leggi dell’ottica. Di conseguenza le deflagrazioni<br />

ottenute sono ancora incomplete. Lo stesso Camille<br />

Bryen ha osservato i limiti dell’invenzione di Hains: “una<br />

macchina la cui caratteristica era che poteva funzionare<br />

soltanto se poi si ridisegnava quello che aveva fatto. In<br />

ultima analisi forse non se ne capiva molto l’utilità, ma<br />

funzionava così.” 3 L’apporto di Villeglé, il quale riprende<br />

manualmente le deflagrazioni ottenute con la macchina,<br />

è quindi fondamentale. L’artista possiede un vero e proprio<br />

talento di disegnatore: ha seguito il corso di pittura<br />

alla Scuola di Belle Arti di Rennes, ha lavorato presso uno<br />

studio di architettura a Saint-Malo e ha avuto una formazione<br />

da architetto a Nantes. L’immagine dell’ipnagogoscopio,<br />

realizzata interamente con inchiostro di china,<br />

dimostra le grandi capacità di disegnatore di Villeglé, che<br />

compie un lavoro straordinario utilizzando esclusivamente<br />

la risorsa della carta. La composizione è un esempio di<br />

abilità, qualità indispensabile per il progetto delle ultralettere.<br />

La boîte à “UULTRALETTRES”<br />

Jacques Villeglé ha conservato l’insieme della documentazione<br />

relativa alla creazione di Hepérile éclaté in una grande<br />

scatola Agfa Copex Papier, le cui carte fotografiche<br />

sono certamente servite allo sviluppo dei negativi realizzati<br />

con l’ipnagogoscopio. Questa custodia non può non<br />

ricordare l’opera di Marcel Duchamp, La boîte de 1914,<br />

conservata al Centre Georges Pompidou di Parigi. Villeglé<br />

ha annotato con il pennarello nero la parola “UULTRALET-<br />

TRES” sul coperchio della scatola Agfa. Il suo contenuto è<br />

una miniera di informazioni relative sia alla creazione dei<br />

caratteri sia alle principali tappe che hanno portato alla<br />

pubblicazione del libro-poema. La boîte à “UULTRALET-<br />

TRES”, con i suoi disegni preparatori, i negativi, i modelli<br />

di deflagrazione e i menabò, rappresenta quindi la memoria<br />

dell’“atelier” di Hepérile éclaté. Alcuni documenti dell’epoca,<br />

così come i ricordi raccolti da Villeglé, sono una<br />

straordinaria testimonianza che permette di tracciare una<br />

precisa cronologia dell’opera.<br />

L’artista disegna tutti gli studi preparatori con l’inchiostro<br />

di china. Nello stesso periodo utilizza questa tecnica su<br />

scarti di pellicola recuperati dal film Pénélope per realizzarne<br />

un altro che intitolerà Paris - Saint-Brieuc, 1950-1952,<br />

andato poi parzialmente perduto in seguito al degrado<br />

della pellicola. Villeglé sceglie la carta, il lucido e soprattutto<br />

il cartoncino Bristol come supporti per i suoi disegni<br />

preparatori di diverse grandezze, tra i quali alcuni si distinguono<br />

per le loro ridotte dimensioni di pochi centimetri.<br />

La boîte à “UULTRALETTRES” include anche qualche esemplare<br />

eseguito su rhodoïd, materiale utilizzato dai realizzatori<br />

di cartoni animati, il che ci ricorda che Villeglé ha<br />

sperimentato anche quella disciplina.<br />

Le prime esperienze: il collage di libri per bambini<br />

Gli schizzi preparatori eseguiti tra il 1950 e il 1° maggio<br />

1952 sono definiti “fantasiosi” dallo stesso Villeglé. Essi<br />

contribuiscono all’elaborazione di una serie insolita di<br />

caratteri deflagrati: le ultra-lettere. L’artista inizia le sue<br />

ricerche sulla deflagrazione della lettera realizzando collage<br />

con ritagli di libri per bambini, che ricorda di aver<br />

scelto perché stampati a caratteri molto grandi: la dimensione<br />

notevole delle lettere, che facilita l’apprendimento<br />

della lettura, rispondeva perfettamente alle sue necessità.<br />

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