25.12.2014 Views

Laboratorio dott. Cigarini La valutazione della ... - Psicologia

Laboratorio dott. Cigarini La valutazione della ... - Psicologia

Laboratorio dott. Cigarini La valutazione della ... - Psicologia

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Università degli studi di Parma<br />

Facoltà di <strong>Psicologia</strong><br />

<strong>La</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>della</strong><br />

competenza sociale<br />

A.A. 2010/2011<br />

Dott. Enrico <strong>Cigarini</strong><br />

Cos’è la competenza sociale


Diverse prospettive concettuali<br />

Molteplici definizioni enfatizzano di volta in volta<br />

componenti diverse (Capacità sociocognitive individuali;<br />

comportamenti a<strong>dott</strong>ati; giudizi forniti dagli altri; aspetti<br />

di prevenzione di situazioni di rischio psicosociaale).<br />

Difficoltà nel definire in maniera unitaria e condivisa il<br />

costrutto di competenza sociale infantile<br />

Difficoltà per i ricercatori di raggiungere consenso sugli<br />

aspetti da considerare<br />

Costrutto molare o molecolare<br />

L’utilizzo di una definizione ampia e globale di<br />

competenza sociale consente di tenere conto delle<br />

molteplicità di aspetti che la definiscono, tuttavia<br />

definizioni ampie rendono difficile operazionalizzare<br />

gli indicatori utili a misurarla.<br />

<strong>La</strong> riduzione del costrutto a specifiche abilità è utile sul piano<br />

metodologico in quanto facilita l’operazionalizzazione degli indicatori<br />

per misurarla, tuttavia rischia di parcellizzare la sua definizione<br />

mostrandone solo alcune sfaccettature (es. adattamento).<br />

Waters e Sroufe (1983) tentano di superare questa distinzione:<br />

competenza sociale come abilità dell’individuo di mobilitare e coordinare le<br />

risorse ambientali di cui dispone, tenendo conto, contemporaneamente,<br />

delle caratteristiche individuali e contestuali-sociali.


Il contributo di Rose-Krasnor (1997)<br />

Competenza sociale come capacità di gestire<br />

efficacemente le relazioni sociali e di conciliare il<br />

perseguimento dei propri scopi personali con il<br />

mantenimento di relazioni positive con gli altri.<br />

Tenta di organizzare in maniera unitaria gli attuali approcci all’analisi <strong>della</strong><br />

competenza sociale, considerandola come un costrutto multistratificato<br />

articolato in 3 livelli differenti, organizzati gerarchicamente tra loro:<br />

1) Livello delle abilità: motivazioni e abilità sociali (empatia, comunicazione,<br />

regolazione affettiva, ecc);<br />

2) Livello degli indici: dimensioni intra e interpersonali, responsabili<br />

dell’adattamento dell’individuo alla realtà sociale circostante; distinzione tra<br />

“dominio del sé” (mete individuali; es. autostima) e “dominio degli altri” (mete<br />

sociali; es. status sociale);<br />

3) Livello teorico: efficacia nelle interazioni<br />

Il modello prismatico di Rose-Krasnor<br />

Costrutto di natura transizionale: competenza sociale come risultato<br />

dell’interazione dei partner e delle loro rispettive caratteristiche<br />

Forte componente contestuale: valutare efficacia nella situazione<br />

Orientata a uno scopo (es. aiutare compagno)


Alla base di tutte le definizioni di competenza sociale è possibile trovare<br />

il tema ricorrente dell’efficacia nelle interazioni sociali<br />

Competenza sociale come capacità di raggiungere obiettivi personali<br />

nelle interazioni sociali mantenendo, al contempo, relazioni positive con<br />

gli altri<br />

Se la competenza sociale è composta da diverse abilità, che fanno<br />

riferimento a specifici comportamenti che si possono manifestare nel<br />

corso delle interazioni sociali..<br />

..lo sviluppo sociale può essere inteso come l’insieme delle<br />

modificazioni a cui ciascuna di tali abilità va incontro nel corso <strong>della</strong><br />

crescita, interagendo in varie forme con lo sviluppo delle abilità<br />

cognitive e linguistiche<br />

<strong>La</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>della</strong> competenza sociale nell’interazione tra pari<br />

Ogni volta che il ricercatore si accinge ad analizzare un qualsiasi aspetto <strong>della</strong><br />

competenza sociale dei bambini nel corso dell’interazione coi pari, è chiamato<br />

a definire il più possibile il disegno di ricerca e le variabili che intende<br />

controllare, dal momento che il costrutto presenta grande variabilità in<br />

relazione a diversi aspetti:<br />

• durata delle interazioni;<br />

• tonalità affettiva delle interazioni (positiva, negativa, neutra);<br />

• setting (casa o scuola);<br />

• caratteristiche dei partner dell’interazione (es. maschi o femmine);<br />

• età dei bambini;<br />

• livello di analisi (macro o micro)<br />

incide sulla scelta dello strumento


<strong>La</strong> fonte delle informazioni<br />

1) Le figure vicine al bambino (es: genitori, nonni, ecc.):<br />

Accesso ai comportamenti dei bambini in una vasta gamma di contesti<br />

I genitori sono abili a catturare meglio solo alcune caratteristiche dei figli<br />

L’attendibilità dei dati raccolti è a rischio a causa<br />

del coinvolgimento emotivo<br />

<strong>La</strong> <strong>valutazione</strong> può risentire delle norme e dei valori<br />

propri <strong>della</strong> cultura di appartenenza (es:<br />

acquisizione autonomia)<br />

2) Il bambino stesso:<br />

Valutazione condizionata dall’età del soggetto<br />

3) Osservatore esterno:<br />

Consente di superare l’eventuale “ingenuità” dei<br />

genitori e insegnanti, garantendo una maggiore<br />

accuratezza e obiettività <strong>della</strong> <strong>valutazione</strong><br />

Scarsa familiarità con il piccolo e lasso di tempo<br />

ri<strong>dott</strong>o: campione poco rappresentativo mette a<br />

rischio generalizzabilità delle informazioni


Studio meta-analitico effettuato da Renk e Phares (2004)<br />

Solo l’utilizzo di giudizi espressi da osservatori diversi può garantire una<br />

<strong>valutazione</strong> più completa del livello di competenza sociale.<br />

È preferibile servirsi delle valutazioni fornite dagli insegnanti e dai ragazzi poiché<br />

queste, a differenza dei genitori, concordano maggiormente con le descrizioni<br />

fatte da osservatori esterni.<br />

<strong>La</strong> difficoltà dei genitori a fornire una descrizione accurata e attendibile del<br />

comportamento sociale del proprio figlio può essere attribuita al loro<br />

coinvolgimento emotivo nella relazione che sembra ostacolare il riconoscimento<br />

e la segnalazione di eventuali deficit o lacune nello sviluppo del figlio.<br />

I metodi osservativi<br />

I bambini piccoli in età prescolare e nei primi anni <strong>della</strong> scuola elementare<br />

sono spesso incapaci di esprimere compiutamente i loro pensieri, necessità e<br />

desideri attraverso il linguaggio. Tuttavia non sono in grado di mascherare<br />

sentimenti, idee ed emozioni e rivelano sé stessi attraverso il<br />

comportamento<br />

I metodi osservativi si rivelano particolarmente adatti alla raccolta di<br />

informazioni riferite a bambini per i quali il processo di alfabetizzazione non<br />

sia ancora pienamente compiuto<br />

L’osservazione diretta delle interazioni tra pari consente, in questi casi, di<br />

ottenere valutazioni accurate e dettagliate dei comportamenti di interesse e<br />

<strong>della</strong> loro variabilità


Chi<br />

Quando<br />

Cosa<br />

Dove<br />

Come<br />

Scelta e organizzazione del contesto osservativo<br />

Scegliere il contesto nel quale è più probabile che si manifestino i<br />

comportamenti che si intendono studiare.<br />

<strong>La</strong> scelta di osservare il bambino nel suo contesto naturale di vita non<br />

preclude la possibilità di esercitare un certo grado di controllo sull’ambiente.<br />

<strong>La</strong> strutturazione del contesto è<br />

necessaria soprattutto nel caso in cui i<br />

comportamenti da valutare si<br />

manifestino con una certa sporadicità<br />

(es: conflitto).


L’intervento dell’osservatore sul contesto non deve però compromettere la<br />

“validità ecologica” (generalizzabilità dei risultati).<br />

Osservare il bambino in più di una situazione per ottenere un campione<br />

rappresentativo dei suoi comportamenti (es. non solo con “migliore amico”).<br />

E’ importante definire bene gli aspetti<br />

che si intendono osservare e, di conseguenza,<br />

di organizzare e strutturare il contesto<br />

dell’osservazione nel modo più idoneo al<br />

raggiungimento degli obiettivi che il<br />

ricercatore intende perseguire.<br />

Definizione dei tempi di osservazione<br />

Nella progettazione delle sessioni osservative vanno<br />

definiti in maniera accurata sia la durata di ciascuna<br />

sessione, sia i tempi scelti per la rilevazione dei<br />

comportamenti.<br />

Non esiste un tempo standard valido in tutte le situazioni e per tutti gli<br />

strumenti; spesso sono le caratteristiche stesse degli strumenti utilizzati a<br />

richiedere un tempo minimo di osservazione.<br />

<strong>La</strong> durata ideale di una sessione osservativa è il risultato <strong>della</strong> mediazione<br />

tra l’obiettivo di raccogliere un numero sufficiente di osservazioni e la<br />

possibilità di rilevarle nel minor tempo possibile (es: bambino<br />

nell’interazione coi coetanei a scuola).


Chi osservare nel corso delle interazioni<br />

Nell’osservazione dell’interazione tra pari, l’attenzione del valutatore può essere<br />

rivolta al singolo bambino, a una diade o al gruppo dei pari, a seconda degli<br />

obiettivi dello studio e delle caratteristiche dello schema di codifica utilizzato.<br />

Prima di iniziare la rilevazione dei dati, l’osservatore deve decidere qual è<br />

l’oggetto <strong>della</strong> sua osservazione. Tre sono le possibilità di scelta:<br />

a) Focal sampling: si sofferma l’attenzione su un<br />

soggetto target precedentemente individuato e si<br />

rilevano i comportamenti di interesse manifestati<br />

da quel bambino specifico durante il periodo di<br />

osservazione (es: bambino con problematiche di<br />

inserimento in classe).<br />

Consente di ottenere un’analisi molto dettagliata<br />

dei comportamenti<br />

Può richiedere tempi lunghi con gruppi numerosi<br />

b) Scan sampling: si rilevano i<br />

comportamenti di tutti gli individui<br />

presenti nella situazione osservata<br />

attraverso una scansione veloce e<br />

sequenziale; (es: frequenza scambi<br />

interattivi tra i bambini di una classe<br />

o direzione dello sguardo).<br />

Adatta per la rilevazione di comportamenti frequenti<br />

Consente di rilevare solo la presenza/assenza di un comportamento, ma<br />

non le sue caratteristiche peculiari


c) Rilevazione per eventi: si focalizza<br />

l’attenzione sull’individuo che, di<br />

volta in volta, manifesta il<br />

comportamento oggetto di studio<br />

(es: manifestazioni di aggressività<br />

in classe).<br />

Scelta indicata per la rilevazione di<br />

comportamenti con frequenza<br />

irregolare<br />

Utilizzo subordinato alla possibilità<br />

che l’osservatore abbia pieno<br />

controllo dell’ambiente e dei<br />

bambini<br />

<strong>La</strong> scelta <strong>della</strong> strategia più idonea va effettuata tenendo conto<br />

delle caratteristiche del comportamento da osservare: in particolare la<br />

frequenza, la durata e il livello del dettaglio <strong>della</strong> descrizione desiderato.<br />

Osservazioni videoregistrate<br />

Nella fase di raccolta dei dati osservativi il<br />

ricercatore può fare ricorso, in alternativa alle<br />

osservazioni dal vivo, alle osservazioni<br />

videoregistrate.<br />

Con le osservazioni videoregistrate la ricerca<br />

osservativa viene suddivisa in 2 fasi:<br />

I - videoregistrazione dei comportamenti dei soggetti;<br />

II - osservazione e codifica del materiale raccolto.


Osservazioni videoregistrate<br />

Vantaggi:<br />

• Possibilità di dislocare nel tempo le due fasi di<br />

registrazione e codifica (più strumenti applicabili);<br />

• Possibilità di rivedere più volte lo stesso filmato<br />

(utile con osservatori poco esperti o con diverse<br />

dimensioni da osservare);<br />

• Possibilità di accedere contemporaneamente o in<br />

momenti diversi allo stesso materiale: consente il<br />

confronto tra colleghi sulle valutazioni effettuate.<br />

Limiti:<br />

• Produce reattività nei soggetti osservati (aumenta effetto Hawthorne,<br />

necessaria familiarizzazione);<br />

• In alcuni casi è più lenta e meno efficace dell’occhio umano, data la<br />

minore ampiezza di campo.<br />

Il livello di analisi dei comportamenti<br />

Gli studi sull’interazione tra pari utilizzano di solito disegni di ricerca basati<br />

sull’osservazione del singolo bambino all’interno <strong>della</strong> diade o del gruppo, per<br />

poter disporre di informazioni dettagliate sul comportamento dell’individuo.<br />

Se invece si desidera disporre di una visione più articolata delle relazioni tra i<br />

partner dell’interazione, il focus dell’osservazione diventa la diade o il gruppo.<br />

a) Livello di analisi individuale: il ricercatore, pur<br />

osservando l’individuo in un contesto<br />

interattivo, rileva i comportamenti del<br />

soggetto target senza tenere in<br />

considerazione contemporaneamente quelli<br />

dell’altro (es: no effetti dei comportamenti del<br />

bambino target)


) Livello di analisi interattivo: prevede l’uso di<br />

categorie che codifichino i comportamenti dei<br />

due partner considerandoli simultaneamente; in<br />

tal modo si ottengono indicazioni sul contributo<br />

congiunto dei due partner, riuscendo a cogliere<br />

aspetti più globali dell’interazione.<br />

Alla base di tale scelta c’è l’idea che i partner di un’interazione si<br />

influenzino mutuamente e che l’interazione stessa possa essere<br />

considerata come un flusso continuo di risposte anziché come somma di<br />

contingenze specifiche.<br />

Le categorie di natura interattiva possono nascere direttamente come<br />

diadiche o, al contrario, essere il risultato di una combinazione di categorie<br />

individuali. In quest’ultimo caso, evitando di rivolgere l’attenzione solo sul<br />

comportamento congiunto dei partner, non si rischia di perdere le<br />

informazioni sul contributo di ciascuno di essi all’interazione.<br />

Strumenti per la <strong>valutazione</strong><br />

<strong>della</strong> competenza sociale<br />

Schemi di<br />

codifica:<br />

•Interazione<br />

tra pari<br />

•Attenzione<br />

ricevuta<br />

•Conflitti<br />

Griglie di<br />

osservazione<br />

Scale di<br />

<strong>valutazione</strong>:<br />

•Interaz.<br />

tra pari<br />

Checklist:<br />

•MPAC<br />

Metodologia<br />

Q-Sort<br />

•DRQ<br />

•CCQ<br />

•PQ<br />

Tecniche<br />

sociometriche<br />

•Nomina dei pari<br />

•Rating scale<br />

•Comparazione<br />

appaiata


<strong>La</strong> griglia di osservazione<br />

È un insieme di descrizioni comportamentali, legate tra loro da<br />

relazioni specifiche, da utilizzarsi per rilevare i comportamenti che<br />

interessano al ricercatore.<br />

Il suo utilizzo mette il ricercatore nelle condizioni di sapere su quali<br />

dei molteplici comportamenti che si manifestano in una data<br />

situazione dovrà soffermare l’attenzione.<br />

Essa rende esplicita la scelta di ciò che dovrà essere ritenuto rilevante<br />

rispetto alle finalità per le quali l’osservazione è stata progettata.<br />

Costruzione di una griglia di osservazione<br />

0) Descrizione narrativa del fenomeno da osservare<br />

1) Esplicitazione dei comportamenti da osservare<br />

2) Definizione del livello di analisi delle categorie:<br />

molare o molecolare<br />

3) Definizione delle categorie in modo chiaro e univoco<br />

Creare categorie precise e affidabili


L’uso delle descrizioni narrative nella costruzione<br />

di una griglia di osservazione<br />

Se non si conosce bene il fenomeno da indagare e soprattutto le sue<br />

manifestazioni comportamentali, è necessario ricorrere alle descrizioni<br />

narrative come primo passo per la costruzione di una griglia di<br />

osservazione.<br />

Le descrizioni narrative hanno lo scopo di individuare e rilevare i<br />

comportamenti, registrandoli così come essi si verificano.<br />

Consentono all’osservatore di farsi un’idea delle modalità attraverso cui il<br />

fenomeno si manifesta e dei contesti in cui è possibile osservarlo.<br />

I resoconti narrativi dovrebbero rilevare quante più cose si osservano, il<br />

più accuratamente possibile, e comunicarle in un linguaggio quotidiano,<br />

riproducendo, in sostanza, l’effettivo svolgersi del fenomeno.<br />

Esistono 3 diverse tipologie di griglie di osservazione..<br />

Griglie di<br />

osservazione<br />

Schemi di<br />

codifica<br />

Checklist<br />

Scale di<br />

<strong>valutazione</strong><br />

..si differenziano tra loro per le relazioni che intercorrono tra le<br />

descrizioni comportamentali che le compongono, anche se in realtà<br />

non si possono delineare confini netti tra di esse.


1) Schema di codifica<br />

Consiste in una lista predeterminata di categorie, che<br />

corrispondono alle unità comportamentali che si intende<br />

rilevare.<br />

Consente di soffermarsi solo su ciò che l’osservatore ha deciso di<br />

rilevare già prima di iniziare l’osservazione.<br />

Ogni volta che si verificherà uno dei comportamenti previsti<br />

dallo schema, l’osservatore ne annoterà la presenza scegliendo<br />

la categoria appropriata.<br />

Caratteristiche:<br />

• Strumento “economico” in termini di tempo;<br />

• Consente l’obiettività delle rilevazioni (lista chiusa di categorie);<br />

• Rende possibile quantificare i risultati e sottoporli ad analisi<br />

statistiche (frequenza, durata, intensità).<br />

Impone all’osservazione un rigore metodologico<br />

superiore a quello di altri strumenti


Prima di costruire uno schema di codifica è utile definire in<br />

modo chiaro e univoco i comportamenti da osservare.<br />

Nella costruzione dello schema di codifica è bene rispettare<br />

inoltre 3 regole fondamentali. Le categorie che lo compongono<br />

dovrebbero:<br />

• riferirsi ad aspetti diversi <strong>della</strong> stessa variabile sottostante;<br />

• collocarsi tutte allo stesso livello di ampiezza (molare o<br />

molecolare);<br />

• essere mutualmente esclusive.<br />

Uno schema di codifica viene definito esaustivo quando<br />

prevede tutte le possibili espressioni del comportamento<br />

oggetto di osservazione.<br />

Se il numero di categorie previste è elevato, lo schema di<br />

codifica risulta difficilmente utilizzabile nelle osservazioni<br />

dal vivo, in tali casi risulta difficile osservare e<br />

contemporaneamente registrare la comparsa dei<br />

comportamenti di interesse<br />

Se non è possibile ricorrere all’utilizzo di videoregistrazioni,<br />

è utile scegliere o predisporre schemi di codifica che<br />

prevedano un numero limitato di categorie e prevedere un<br />

breve periodo di familiarizzazione con queste.


Diversi schemi di codifica valutano aspetti differenti <strong>della</strong><br />

competenza sociale. Tre esempi:<br />

• Schema di codifica dell’interazione tra pari<br />

• Schema di codifica dell’attenzione visiva ricevuta<br />

• Schema di codifica per la <strong>valutazione</strong> dei conflitti tra pari<br />

1.1) Schema di codifica dell’interazione tra pari (Vaughn, 2001)<br />

• Presupposto di partenza: una delle componenti principali del costrutto di<br />

competenza sociale è la capacità di entrare in contatto con gli altri in maniera<br />

efficace: un bambino è socialmente competente quando è in grado di proporsi<br />

in maniera positiva nell’interazione con gli altri compagni;<br />

• Contesto di osservazione: classe; pref. gioco libero, merenda o relax, per poter<br />

cogliere le interazioni spontanee;<br />

• Strategia di rilevazione: scan sampling (15 secondi);<br />

• Categorie: interazioni (I), ovvero qualsiasi contatto fisico tra due bambini,<br />

anche se casuale e se non elicita alcuna risposta nell’altro;


• Procedura:<br />

a) Costruzione del foglio di codifica e familiarizzazione coi nomi dei bambini;<br />

b) Rilevazione dei dati (150-200 “round”, pref. in giornate e momenti diversi):<br />

l’osservatore annota se il bambino target ha intrapreso (o ha ricevuto)<br />

un’interazione (o più) e qual’è la sua valenza emotiva (positiva, negativa,<br />

neutra);<br />

c) Inserimento dei dati in una tabella a doppia entrata;<br />

d) Calcolo di punteggi e indici per evidenziare le differenze individuali nelle<br />

modalità d’interazione tra pari:<br />

- frequenza proporzionale delle iniziative interattive intraprese;<br />

- frequenza proporzionale delle iniziative interattive positive, negative e neutre;<br />

- frequenza proporzionale delle iniziative di interazione ricevute.<br />

• Affidabilità: K = .87


1.2) Schema di codifica dell’attenzione visiva ricevuta<br />

(Vaughn, Waters, 1980, 1981)<br />

• Presupposto di partenza: è possibile analizzare la struttura di un gruppo a<br />

partire dalla distribuzione dell’attenzione visiva tra i membri del gruppo stesso<br />

(studi etologici);<br />

• Contesto di osservazione: classe (gioco libero);<br />

• Strategia di rilevazione: scan sampling (6 secondi) a distanza “equilibrata”;<br />

• Categorie:<br />

a) Look (orientare la testa e/o gli occhi verso un altro bambino per almeno 2<br />

secondi);<br />

b) Glance (orientare la testa e/o gli occhi verso un altro bambino per meno di 2<br />

secondi);<br />

c) “Sguardo dubbio” (guardare un gruppo di compagni o un oggetto in mano a un<br />

compagno).<br />

• Procedura:<br />

a) Costruzione del foglio di codifica e familiarizzazione coi nomi dei bambini;<br />

b) Rilevazione dei dati (150-200 “round”): l’osservatore codifica la direzione<br />

dello sguardo del bambino, indicando chi sta guardando e distinguendo tra le<br />

due categorie di sguardo previste


c) Inserimento dei dati in una tabella a doppia entrata;<br />

d) Calcolo di punteggi e indici:<br />

- attenzione visiva (proporzionale) ricevuta dal bambino;<br />

- frequenza proporzionale di Look e Glance ricevuti;<br />

- frequenza proporzionale di attenzione visiva rivolta ai pari;<br />

- frequenza proporzionale di Look e Glance rivolti ai pari.<br />

• Affidabilità: K = .85<br />

1.3) Schema di codifica per la <strong>valutazione</strong> dei conflitti tra pari<br />

(D’Odorico e Cassibba, 2001)<br />

• Presupposto di partenza: conflitto tra pari come occasione di crescita che<br />

costringe il bambino ad abbandonare la prospettiva egocentrica e a considerare<br />

il punto di vista dell’altro; perché il conflitto sia risolto in maniera efficace il<br />

bambino deve dimostrare di essere socialmente competente; perché si possa<br />

parlare di conflitto è necessario che siano rilevabili, nell’episodio osservato,<br />

almeno 3 turni interattivi: A fa qualcosa, B si oppone, A mette in atto un<br />

comportamento legato alla sua prima mossa;<br />

• Contesto di osservazione: classe (qualsiasi momento <strong>della</strong> giornata scolastica);<br />

• Strategia di rilevazione: rilevazione per eventi (l’osservatore può strutturare la<br />

situazione osservativa in modo da elicitare l’insorgenza di situazioni conflittuali);<br />

• Categorie (suddivise in sottocategorie più specifiche):<br />

a) Origine del conflitto ( es: possesso di oggetti, opinioni differenti, ecc);<br />

b) Svolgimento delle situazioni conflittuali (es: opposizione, negoziazione, ecc);<br />

c) Conclusione del conflitto (accordo, vittoria, abbandono, intervento).


• Procedura:<br />

a) Costruzione del foglio di<br />

codifica e familiarizzazione coi<br />

nomi dei bambini;<br />

b) Rilevazione dei dati: quando<br />

viene rilevato un conflitto si<br />

riportano, nella casella relativa<br />

all’origine <strong>della</strong> situazione<br />

conflittuale, i nomi dei bambini<br />

coinvolti;<br />

Successivamente nella stessa<br />

colonna si indicano le<br />

sottocategorie che descrivono lo<br />

svolgimento e la soluzione del<br />

conflitto osservato.<br />

c) Calcolo di punteggi e indici:<br />

- frequenza assoluta di comparsa del comportamento (classe o bambini);<br />

- frequenza proporzionale rispetto al tempo di osservazione (per confrontare<br />

osservazioni di durata diversa);<br />

- percentuale di comparsa di una specifica categoria<br />

(freq. comportam./Tot. eventi x 100);<br />

• Affidabilità: K = .75


2) Checklist<br />

Prevedono che la competenza da valutare sia suddivisa in una serie di unità<br />

comportamentali poste in ordine gerarchico di complessità, dalle più<br />

elementari alle più complesse;<br />

Compito dell’osservatore è quello di rilevare la presenza o l’assenza di un<br />

determinato comportamento;<br />

Nel caso <strong>della</strong> <strong>valutazione</strong> <strong>della</strong> competenza sociale, può essere difficile<br />

stabilire un ordine gerarchico di comparsa per alcuni specifici<br />

comportamenti<br />

Poco usate nella <strong>valutazione</strong> infantile <strong>della</strong> competenza sociale in quanto<br />

poco adatte a cogliere le caratteristiche del costrutto indagato<br />

Un esempio<br />

2.1) <strong>La</strong> Minnesota Preschool Affect Checklist<br />

(MPAC; Sroufe, 1984; Denham e Burton, 1996)<br />

• Scopo: valutare lo sviluppo socioemotivo di bambini di età tra i 30 e i 72 mesi;<br />

• 53 item;<br />

• 11 sottoscale:<br />

- espressione e regolazione delle emozioni positive;<br />

- espressione e regolazione delle emozioni nagative;<br />

- emozionalità inappropriata;<br />

- coinvolgimento produttivo nelle abilità proposte;<br />

- coinvolgimento non produttivo;<br />

- deficit nel controllo degli impulsi;<br />

- capacità di gestire la frustrazione;<br />

- abilità di leadership e di cooperazione con i pari;<br />

- isolamento;<br />

- ostilità;<br />

- comportamenti prosociali.


• Strategia di rilevazione: focal sampling (intervalli di 5 minuti, in più giorni,<br />

per un totale di almeno 20 minuti di osservazione);<br />

• Procedura:<br />

a) Training preparatorio di circa 12 ore;<br />

b) Osservazione: rilevazione <strong>della</strong> presenza o assenza dei comportamenti,<br />

coerentemente con la struttura di una checklist;<br />

c) Calcolo del punteggio globale di ogni sottoscala: somma dei punteggi<br />

ottenuti per ciascuno degli item (0 se il comportamento non si è<br />

verificato, 1 se si è presentato, nell’arco di 5 minuti).<br />

• Vantaggi e limiti:<br />

Consente una <strong>valutazione</strong> puntuale dello sviluppo socioemotivo del<br />

bambino osservandolo nel suo ambiente naturale<br />

Dispendioso in termini di risorse impiegate e di tempi necessari per la<br />

<strong>valutazione</strong> di gruppi ampi come una classe<br />

3) Scala di <strong>valutazione</strong><br />

Utilizzate per valutare una specifica competenza basandosi su un giudizio<br />

quantitativo globale dei comportamenti osservati.<br />

Il ricercatore, dopo un adeguato periodo di osservazione, esprime un giudizio<br />

globale sulla frequenza di comparsa delle categorie previste (es: raramente,<br />

qualche volta, abbastanza spesso, spesso, molto spesso), piuttosto che rilevarne<br />

ogni singola comparsa.<br />

Ampiamente utilizzate nella <strong>valutazione</strong> dello sviluppo sociale infantile.<br />

Rapidità di applicazione<br />

Rischio soggettività nella <strong>valutazione</strong> (osservatori poco esperti, conoscenze<br />

pregresse)<br />

Un esempio


3.1) <strong>La</strong> scala di <strong>valutazione</strong> delle interazioni tra pari<br />

in età prescolare (D’Odorico, Cassibba e Buono, 2000)<br />

Questionario composto da 22 item ricavati dall’analisi <strong>della</strong> letteratura sulle<br />

competenze interattive dei bambini nei primi anni di vita (16 mesi – 6 anni).<br />

Si focalizza su diversi aspetti dell’interazione tra pari: livello di partecipazione<br />

sociale al gioco; capacità di intraprendere o mantenere un’interazione e<br />

mettere in atto comportamenti prosociali; efficacia delle strategie<br />

comunicative utilizzate durante gli scambi sociali<br />

<strong>La</strong> compilazione può essere effettuata sia dalle insegnanti che da osservatori<br />

esterni.<br />

I comportamenti riportati dal questionario sono facilmente osservabili nell’arco<br />

di 4-6 ore di osservazione con<strong>dott</strong>e durante le normali attività proposte<br />

quotidianamente al nido o alla scuola d’infanzia.<br />

Compito dell’osservatore: osservare il bambino in due giornate differenti e<br />

indicare, per ciascuno degli item proposti, la frequenza di comparsa dei<br />

comportamenti descritti, scegliendo una delle quattro risposte possibili<br />

(raramente, qualche volta, abbastanza spesso, molto spesso).<br />

A seconda del significato assunto dai diversi item, alle risposte viene dato un<br />

punteggio compreso tra 0 e 3.<br />

<strong>La</strong> somma totale dei punteggi dei 22 item costituisce l’indice delle capacità di<br />

interazioni tra pari (da 0 a 66); i bambini vengono quindi suddivisi in due<br />

sottogruppi: alta competenza interattiva vs. bassa competenza (sopra/sotto<br />

la mediana dei punteggi ottenuti, no punteggio cut-off).<br />

Utile per individuare bambini che necessitano maggiormente di un’azione<br />

educativa.<br />

Buone proprietà psicometriche.<br />

Alcuni esempi di item


Strumenti basati sulla metodologia Q-Sort<br />

Tecnica intro<strong>dott</strong>a da Stephenson (1953), è una <strong>della</strong> più usate nelle descrizioni di<br />

comportamenti di tipo globale (es: attaccamento).<br />

Procedura di ordinamento che utilizza un set predefinito di item per valutare alcuni<br />

aspetti specifici del comportamento degli individui.<br />

È costituito dal Q-set: un insieme di cartoncini (o meglio, di item), su ciascuno dei<br />

quali è riportato un comportamento da osservare e che può essere usato per<br />

descrivere il soggetto osservato.<br />

Per effettuare l’ordinamento degli item messi a sua disposizione, l’osservatore<br />

deve seguire una serie di indicazioni e regole, la cosiddetta “distribuzione forzata”.<br />

Compito dell’osservatore è suddividere l’insieme degli item in un numero preciso<br />

di gruppi (di solito 9), sulla base del loro grado di somiglianza con il<br />

comportamento manifestato dal bambino: in ordine crescente, da quello<br />

contenente gli item che descrivono i comportamenti più simili a quelli esibiti dal<br />

soggetto osservato, a quello che raggruppa gli item che riportano i<br />

comportamenti più diversi.<br />

Il tipo di distribuzione a<strong>dott</strong>ata è caratterizzata da almeno tre elementi:<br />

1) simmetria-asimmetria <strong>della</strong> forma<br />

2) numero di gruppi in cui suddividere gli item<br />

3) forma <strong>della</strong> distribuzione<br />

a) unimodale<br />

b) rettangolare o uniforme<br />

c) con forma a U


a) Distribuzione unimodale:<br />

più cartoncini nei gruppi centrali, meno agli estremi;<br />

adatta se l’osservatore è interessato ad avere informazioni più accurate sui<br />

comportamenti che si collocano agli estremi del continuum (più simili e diversi).<br />

b) Distribuzione rettangolare o uniforme:<br />

stesso numero di cartoncini in ciascun gruppo; consigliata nel caso sia<br />

necessario rendere il più possibile semplice il compito di ordinamento dei<br />

cartoncini, o nel caso in cui il ricercatore sia interessato ad ottenere<br />

informazioni ugualmente accurate su tutti i comportamenti presi in esame.


c) Distribuzione con forma a U:<br />

predominanza di cartoncini nei gruppi esterni;<br />

richiede all’osservatore di fornire giudizi più accurati per gli item che<br />

occuperanno le posizioni centrali lungo il continuum considerato<br />

L’obbligo di ordinare gli item secondo una distribuzione predefinita può far sì<br />

che la <strong>valutazione</strong> non rifletta in maniera fedele la realtà osservata, tuttavia<br />

la distribuzione forzata garantisce la comparabilità delle descrizioni.<br />

Al termine <strong>della</strong> procedura di ordinamento, ogni item riceve un punteggio<br />

corrispondente a quello del gruppo in cui è stato collocato; per la<br />

trascrizione dei punteggi si utilizza di solito un foglio di trascrizione<br />

L’insieme dei punteggi ottenuti costituisce il profilo del bambino rispetto alla<br />

variabile o al costrutto esaminato.


<strong>La</strong> costruzione di un Q-set<br />

Comporta la scelta dei vocaboli utilizzabili per la descrizione del fenomeno<br />

osservato; tale scelta inciderà sulla validità e attendibilità dei dati raccolti.<br />

Per costruire un Q-set si possono intraprendere percorsi diversi:<br />

• Le strategie proposte da Stephenson (1953):<br />

1) preparazione di una lista contenente tutte le variabili considerate dal<br />

ricercatore rappresentative del dominio da indagare, tra<strong>dott</strong>e in item;<br />

metodo semplice, ma non garantisce la validità di contenuto.<br />

2) identificazione degli item in grado di definire, dal punto di vista<br />

operazionale, il campo di indagine (es: raccogliendo tutte le definizioni del<br />

costrutto analizzato presenti in letteratura).<br />

<strong>La</strong> costruzione di un Q-set<br />

• Il Q-set “a tappe distinte” (Cassibba, 1998):<br />

a) analisi <strong>della</strong> letteratura - creazione di una prima lista - osservazioni<br />

pilota - modifiche alla prima lista;<br />

b) osservazioni con la prima lista – eliminazione, ridefinizione e<br />

scomposizione item;<br />

c) costruzione degli opposti di ciascun item e sostituzione di una parte<br />

degli item “positivi” con questi, per bilanciare la desiderabilità sociale;<br />

d) Test del Q-set con osservatori, genitori, insegnanti e eventuali<br />

modifiche.


Modalità di trattamento dei dati<br />

Possibilità di trattare i dati raccolti in modi diversi, a seconda degli scopi e<br />

degli interessi del ricercatore:<br />

• Indice di correlazione:<br />

- misura più utilizzata;<br />

- esprime il grado di somiglianza del soggetto osservato al criterio desiderato;<br />

- si ottiene mettendo a confronto il profilo di punteggi del soggetto osservato<br />

(insieme dei punteggi assegnati a ciascun item) e il profilo criterio fornito<br />

dallo strumento (creato da esperti);<br />

- compreso tra -1 < r < 1;<br />

• Raggruppamento di item:<br />

sulla base del loro contenuto, attraverso l’analisi dei cluster o dell’analisi<br />

fattoriale, per individuare sottoscale del costrutto indagato e attribuire un<br />

punteggio a ciascuno degli item che la compongono.<br />

• Selezione di gruppi omogenei di soggetti: analisi dei cluster sui soggetti<br />

anziché sui punteggi.<br />

Validità e attendibilità<br />

delle rilevazioni effettuate tramite Q-set<br />

Gli strumenti di rilevazione basati sulla tecnica Q-sort devono soddisfare,<br />

come ogni altro strumento psicometrico, le condizioni di validità e<br />

attendibilità:<br />

• Validità di contenuto: il set di item identificati costituisce un campione<br />

rappresentativo del dominio indagato;<br />

• Validità convergente: correlazione delle misure fornite dal Q-set con<br />

quelle ottenute da altri strumenti che misurano lo stesso costrutto;<br />

• Validità discriminante: non-correlazione delle misure fornite dal Q-set<br />

con altre variabili a cui il contenuto <strong>della</strong> ricerca risulta estraneo.


Validità e attendibilità<br />

delle rilevazioni effettuate tramite Q-set<br />

• Attendibilità dell’osservatore: compatibilità delle descrizioni di uno<br />

stesso oggetto date da due o più osservatori indipendenti;<br />

• Stabilità nel tempo delle misure: indica in che misura le rilevazioni sono<br />

influenzate dalle condizioni del soggetto o dalle condizioni ambientali.<br />

Esempi di strumenti basati sulla metodologia Q-sort<br />

• Diadic Relationship Q-set (DRQ)<br />

• California Child Q-set (CCQ)<br />

• Preschool Q-set (PQ)


1) Il Dyadic Relationship Q-set (DRQ; Park e Waters, 1989)<br />

Strumento creato per descrivere, attraverso la tecnica Q-sort, l’interazione<br />

di diadi di bambini, focalizzando l’attenzione sulla diade piuttosto che sul<br />

singolo individuo.<br />

Utilizzato spesso in letteratura per valutare la qualità delle relazioni amicali,<br />

grazie alla sua capacità di cogliere la qualità degli scambi interattivi tra due<br />

bambini.<br />

• Presupposto di partenza:<br />

<strong>La</strong> capacità di costruire relazioni di amicizia, caratterizzate da reciprocità e<br />

armonia negli scambi, è uno dei compiti evolutivi che il bambino affronta in<br />

età prescolare, il cui esito è valido indicatore di competenza sociale.<br />

Le amicizie tra bambini costituiscono gli antecedenti delle relazioni<br />

significative che i piccoli strutturano nelle età successive, grazie alla<br />

possibilità che offrono di sperimentare la gestione dell’intimità e <strong>della</strong><br />

regolazione reciproca.<br />

• Struttura del DRQ:<br />

55 item suddivisi in macrocategorie, ciascuna delle quali indaga un aspetto diverso<br />

<strong>della</strong> relazione tra bambini:<br />

- orientamento sociale positivo: item che valutano la tonalità affettiva (“la diade<br />

gioca insieme piacevolmente”) e i comportamenti prosociali (“i bambini<br />

rispondono l’uno all’altro”);<br />

- coesione: vicinanza fisica e coordinazione dei movimenti;<br />

- armonia: tipologia e dimensione di un eventuale conflitto e strategie di<br />

risoluzione (“i due bambini riescono ad appianare i loro conflitti con una soluzione<br />

accettata da entrambi”);<br />

- controllo: aggressività (“i bambini si danno spintoni..”) e strategie per il possesso<br />

dei giochi (“i bambini si portano via le cose reciprocamente”);<br />

- responsività: quanto i segnali dell’altro siano ignorati o ricevano risposta (“i due<br />

bambini durante il gioco ignorano i suggerimenti reciproci”);


- apertura di sé: scambio di informazioni personali (età, genitori, ecc.);<br />

- tempo di gioco: grado di attivazione dei partner nel gioco (“i due bambini<br />

intraprendono spesso giochi rumorosi e movimentati”);<br />

- gioco coordinato: grado di interazione e coordinamento nel gioco.<br />

• Osservazione delle diadi e procedura di ordinamento del DRQ:<br />

- osservazione delle diadi di bambini nel corso di un’interazione di gioco per<br />

valutare la qualità dell’interazione (2 sessioni di almeno 30 minuti in 2 giornate<br />

diverse, possibilmente videoregistrate);<br />

- strutturare la situazione osservativa per avere l’opportunità di osservare tutti i<br />

comportamenti previsti dagli item: la situazione di gioco dovrebbe prevedere<br />

una serie di episodi adatti a elicitare vari tipi di scambi tra i 2 amici (gioco libero,<br />

competitivo, ecc.);<br />

- <strong>valutazione</strong> svolta da osservatore esterno o insegnante “addestrato”;<br />

- ordinamento dei cartoncini secondo le regole <strong>della</strong> distribuzione forzata: 7<br />

gruppi di item (da “molto simili” a “molto diversi”); distribuzione unimodale (5-7-<br />

9-13-9-7-5);


• Trattamento dei dati:<br />

a ogni item va attribuito il punteggio corrispondente al numero del gruppo in<br />

cui il cartoncino è inserito; si ottiene, quindi, un profilo di punteggi riferito<br />

alla diade osservata. Confrontando tale profilo con il criterio italiano del DRQ<br />

(3-5 anni), si ottiene un punteggio di correlazione che esprime la qualità<br />

dell’interazione diadica;<br />

• Validità e attendibilità del DRQ:<br />

pochi dati su qualità psicometriche (validità concorrente; attendibilità<br />

osservatore).<br />

Criterio italiano del DRQ


2) Il California Child Q-set (CCQ; Block e Block, 1969)<br />

Strumento che nasce con lo scopo di valutare la “personalità” dei bambini<br />

dall’età prescolare all’adolescenza; successivamente utilizzato come<br />

strumento di <strong>valutazione</strong> del livello di competenza sociale posseduto dal<br />

bambino.<br />

È composto da 100 item che prendono in considerazione un’ampia gamma<br />

di comportamenti osservabili in bambini di età compresa tra i 3 e i 13 anni;<br />

esempi: “Va d’accordo con gli altri bambini”, “Ricerca il contatto fisico con<br />

gli altri”, “È assertivo”, “Gli piace stare da solo..”.<br />

Consente di verificare quanto il bambino osservato somigli al prototipo di<br />

“bambino socialmente competente “(criterio 1).<br />

Consente inoltre di controllare l’effetto <strong>della</strong> desiderabilità sociale sulla<br />

<strong>valutazione</strong> ottenuta (criterio 2).<br />

• Osservazione del bambino e procedura di ordinamento del CCQ:<br />

- familiarizzazione con il contenuto degli item;<br />

- osservazione: almeno 1 ora per ciascun soggetto, in 2 sessioni in 2 giornate<br />

diverse oppure osservazione di tutti i bambini per almeno 15 ore, prendendo<br />

appunti sui comportamenti osservati;<br />

- suddivisione degli item in 3 gruppi, sulla base del grado di somiglianza che<br />

presentano col comportamento manifestato dal bambino, senza prestare<br />

attenzione al numero di item attribuiti a ciascun gruppo: “simili” (A), “né<br />

simili né diversi” (B), “diversi” (C) da quello osservato;<br />

- suddivisione dei cartoncini di ogni gruppo in ulteriori 3 gruppi, sempre<br />

senza prestare attenzione al numero di item inseriti in ciascun gruppo;<br />

- distribuzione degli item in ciascun gruppo facendo in modo che ciascuno di<br />

essi ne contenga 11, a eccezione del gruppo 5 che ne conterrà 12 (dal<br />

gruppo 9 al 6 e dall’1 al 5).


• Trattamento dei dati:<br />

confrontando il profilo di punteggi ottenuti da ciascun soggetto con il profilo<br />

criterio di competenza sociale (2010) si ottiene un punteggio di correlazione indice<br />

<strong>della</strong> competenza sociale; gli autori suggeriscono di parzializzare la correlazione tra<br />

profilo di punteggi e profilo criterio rispetto al criterio di desiderabilità sociale.<br />

• Validità e attendibilità del CCQ:<br />

buona validità concorrente (accettazione sociale) e validità di contenuto, no dati su<br />

validità discriminante; alta affidabilità tra osservatori, no dati su stabilità nel<br />

tempo.<br />

3) Il Preschool Q-set (PQ; Baumrind, 1968)<br />

72 item che valutano lo sviluppo sociale in età prescolare: i comportamenti<br />

descritti prendono in considerazione diversi aspetti del comportamento<br />

interattivo dei bambini in età prescolare (es: aiuta i pari, attira l’attenzione, è<br />

socialmente isolato).<br />

• L’osservazione del bambino e la procedura di ordinamento del PQ:<br />

- osservazione: almeno 1 ora per ciascun soggetto, in 2 sessioni in 2 giornate<br />

diverse oppure osservazione di tutti i bambini per almeno 15 ore (stessa del<br />

CCQ);<br />

- suddivisione dei 72 item in 9 gruppi da 8 cartoncini: procedura di ordinamento<br />

analoga a quella del CCQ, ma in questo caso la distribuzione è di tipo uniforme.<br />

• Trattamento dei dati:<br />

stesso del CCQ: confrontando il profilo di punteggi ottenuti da ciascun soggetto<br />

con il profilo criterio di competenza sociale si ottiene un punteggio di<br />

correlazione indice <strong>della</strong> competenza sociale; si parzializza quindi la correlazione<br />

tra profilo di punteggi e profilo criterio rispetto al criterio di desiderabilità<br />

sociale.


• Validità e attendibilità del PQ:<br />

- buona coerenza interna, buona validità concorrente;<br />

- scarsa validità discriminante (forte correlazione competenza soc.-autostima);<br />

- alta affidabilità tra osservatori, no dati su stabilità nel tempo.<br />

Il CCQ e il PQ, pur presentando alcune somiglianze, misurano aspetti diversi <strong>della</strong><br />

competenza sociale. Gli item del PQ sono maggiormente focalizzati sugli scambi<br />

tra pari osservabili all’interno del contesto classe, mentre quelli del CCQ tendono<br />

a catturare aspetti più legati allo sviluppo <strong>della</strong> personalità del bambino.<br />

Considerazioni conclusive sulla metodologia Q-sort<br />

• Vantaggi:<br />

- consente di studiare il comportamento nel contesto naturale in cui questo<br />

si manifesta, con livelli minimi di interferenza;<br />

- la distribuzione forzata degli item riduce il rischio che la desiderabilità<br />

sociale o alcune caratteristiche di personalità dei soggetti possano<br />

influenzare la descrizione raccolta;<br />

- offre svariate possibilità di trattamento statistico dei dati.


Considerazioni conclusive sulla metodologia Q-sort<br />

• Problemi:<br />

- scarsa attendibilità dei risultati con osservazioni con<strong>dott</strong>e da persone<br />

vicine al bambino (non esperte o addestrate);<br />

- scarsa rappresentatività <strong>della</strong> situazione descritta con osservatori<br />

esterni.<br />

È opportuno utilizzare descrizioni pro<strong>dott</strong>e da osservatori esterni<br />

piuttosto che da persone vicine al bambino; tuttavia è importante<br />

accertarsi <strong>della</strong> rappresentatività dei comportamenti a cui l’osservatore<br />

ha accesso.<br />

A tal fine può essere utile prevedere una situazione osservativa<br />

leggermente strutturata, capace di elicitare i comportamenti di interesse<br />

nel breve arco di tempo dedicato all’osservazione.<br />

Le tecniche sociometriche<br />

Utilizzano come indicatore <strong>della</strong> competenza sociale lo status sociometrico,<br />

ovvero la posizione sociale occupata dall’individuo all’interno del gruppo di<br />

appartenenza.<br />

• Presupposto:<br />

Il giudizio espresso da un bambino sui pari può essere considerato una<br />

<strong>valutazione</strong> delle competenze socioemotive da essi possedute: dalla<br />

posizione sociale di un individuo è possibile desumere indirettamente il suo<br />

livello di sviluppo sociale.<br />

Studi empirici evidenziano l’esistenza di una relazione tra l’essere rifiutati dai<br />

pari e la presenza di un basso livello di abilità sociali nell’infanzia e tra il rifiuto<br />

sociale precoce e le manifestazioni di disadattamento nelle età successive.<br />

È stata evidenziata inoltre un’associazione positiva tra l’essere popolari<br />

all’interno del gruppo dei pari e la presenza di comportamenti che denotano<br />

un buon adattamento psicosociale del bambino.


Le posizioni sociali nel gruppo dei pari<br />

All’interno del proprio gruppo i bambini possono assumere posizioni diverse:<br />

• Popolari:<br />

ammirati dai compagni di classe perché capaci di prendere in considerazione i<br />

bisogni dell’altro, di offrire il loro aiuto nel caso un coetaneo sia in difficoltà,<br />

di mantenere il proprio punto di vista senza imporsi con la forza (assertività),<br />

sono poco aggressivi e capaci di impegnarsi nei giochi collaborativi; poco<br />

inclini al ritiro sociale, assumono spesso il ruolo di leader.<br />

• Rifiutati:<br />

attivamente esclusi dai coetanei del gruppo, presentano un livello di<br />

aggressività più alto, diventano irruenti durante le attività di gioco, poco<br />

rispettosi delle regole e poco disponibili a condividere i giochi con gli altri;<br />

manifestano raramente empatia nei riguardi dei coetanei, mettendo spesso in<br />

atto comportamenti inadeguati nel corso delle interazioni.<br />

Le posizioni sociali nel gruppo dei pari<br />

<strong>La</strong> condizione di “rifiutato” può essere attribuita a due ordini di fattori<br />

(Dodge, 1994):<br />

- cause prossimali: difficoltà, sul piano cognitivo, di elaborare le<br />

informazioni di natura sociale e, sul piano emotivo, scarsa capacità di<br />

regolazione delle emozioni (es. rifiuto condivisione giocattolo);<br />

- cause distali: ruolo svolto dal contesto familiare; i modelli<br />

comportamentali proposti ai figli e la qualità delle relazioni di<br />

attaccamento stabilite con essi offrono un contributo significativo allo<br />

sviluppo <strong>della</strong> competenza sociale.


Le posizioni sociali nel gruppo dei pari<br />

• Ignorati:<br />

bambini né scelti né rifiutati dai compagni, tendono a manifestare un’alta<br />

frequenza di comportamenti solitari (comportamento solitario passivo,<br />

comportamento solitario reticente); posizione stabile nel tempo, si<br />

modifica la <strong>valutazione</strong> delle con<strong>dott</strong>e di questi bambini da parte dei pari.<br />

• Controversi:<br />

ottengono diverse scelte dai compagni, sia positive che negative;<br />

presentano sia comportamenti prosociali che con<strong>dott</strong>e aggressive, motivo<br />

per cui possono essere ammirati da alcuni e ignorati da altri.<br />

• Medi:<br />

non manifestano né le abilità necessarie per diventare popolari, né<br />

comportamenti problematici che possano portare i loro coetanei a<br />

rifiutarli o ignorarli. In questa categoria rientra il 60-70% dei bambini di un<br />

gruppo.<br />

Critiche all’utilizzo delle tecniche sociometriche<br />

nella <strong>valutazione</strong> dello sviluppo sociale<br />

• Metodologiche:<br />

- attendibilità delle valutazioni fornite dai piccoli (scarsa stabilità nel tempo);<br />

- affidabilità dei dati può risentire <strong>della</strong> conoscenza reciproca maturata dai<br />

bambini (periodo dell’anno scolastico);<br />

- limitate capacità dei soggetti in età prescolare di comprendere bene le<br />

consegne e di tenere in considerazione tutti i compagni del gruppo.<br />

• Concettuali:<br />

- identificati i bambini con scarse abilità sociali, non consentono di comprendere<br />

la natura di tali difficoltà: è difficile distinguere se la relazione tra sviluppo<br />

sociale e status sociometrico sia “incidentale” (abilità soc. → relaz.) o “causale”<br />

(relaz. → abilità soc.); → “circolo virtuoso” e “circolo vizioso”;<br />

- la variabile popolarità può assumere un diverso significato in particolari gruppi<br />

sociali (es: gruppo “aggressivo”);<br />

- impossibilità di valutare la capacità del bambino di iniziare e mantenere una<br />

relazione basandosi esclusivamente sugli indici sociometrici (forniscono quadro<br />

statico).


Esempi di strumenti basati sulle tecniche sociometriche<br />

• Nomina dei pari<br />

• Rating Scale<br />

• Comparazione appaiata<br />

1) <strong>La</strong> nomina dei pari (McCandless, Marshall, 1957)<br />

• Lo strumento più conosciuto e utilizzato tra le tecniche sociometriche,<br />

grazie alla facilità e rapidità di applicazione.<br />

• Evidenzia il gioco delle attrazioni-repulsioni che gli individui di un gruppo<br />

manifestano gli uni nei confronti degli altri: ad ogni componente del gruppo<br />

viene chiesto di esprimere un numero limitato (di solito 3) di preferenze (Llike)<br />

e antipatie (D-dislike) verso gli altri componenti del gruppo.<br />

• Domande:<br />

- “Quale compagno preferisci”, “Mi dici il nome di tre compagni”<br />

- “Quale compagno non ti piace”, Mi dici il nome di tre compagni”.


• Le domande vanno poste in un ambiente in cui non siano presenti gli altri<br />

bambini.<br />

• Se si chiede ai bambini di scegliere i compagni graditi o rifiutati in<br />

relazione ad ambiti specifici di esperienza, è possibile che la scelta si basi su<br />

una <strong>valutazione</strong> delle competenze possedute o meno dal compagno, più che<br />

sulla simpatia/antipatia.<br />

• Per situazioni ipotetiche le domande vanno al condizionale, tenendo però<br />

presente che i bambini più piccoli possono non distinguere le sfumature di<br />

significato legate al modo del verbo.<br />

Critiche alla nomina dei pari<br />

Il ricercatore deve tenere in considerazione alcune questioni di natura<br />

metodologica ed etica, legate all’uso dello strumento:<br />

• Limite al numero delle scelte: di solito viene chiesto di esprimere 3 scelte e<br />

3 rifiuti; questo consente di ottenere informazioni sufficienti a cogliere le<br />

relazioni strutturate in un gruppo, evitando di affaticare eccessivamente il<br />

bambino; tuttavia, essendo il numero scelto arbitrario è possibile<br />

comportare una compromissione <strong>della</strong> validità ecologica <strong>della</strong> procedura e<br />

<strong>della</strong> stabilità delle misure ottenute (anche se ciò è maggiormente vero per<br />

ragazzi più grandi e gruppi più numerosi).


• Utilizzo in età prescolare: è necessario che i bambini abbiano maturato la<br />

capacità di richiamare e tenere in mente tutti i compagni del gruppo, anche<br />

quelli assenti; i bambini piccoli possono rispondere in maniera casuale<br />

fornendo dati poco attendibili..<br />

modalità di somministrazione diversificata, con foto.<br />

• “Perplessità” di natura etica: richiesta di indicare il compagno meno<br />

gradito; in realtà sembra che non produca effetti sulle interazioni coi pari;<br />

approccio bidimensionale consente di individuare situazioni che altrimenti<br />

rimarrebbero nascoste.<br />

Raccolta dei dati<br />

• Costruzione matrice sociometrica: tabella a doppia entrata con i nomi dei bambini<br />

del gruppo (o sigle) riportati sia in riga che in colonna;<br />

• I marginali di colonna indicano il numero di volte in cui un bambino è stato scelto<br />

↓ ↓ ↓ ↓<br />

→<br />

• I marginali di riga<br />

indicano il numero di<br />

scelte effettuate dal<br />

bambino (di solito 6)<br />

→<br />


Indici ricavabili dalla nomina dei pari<br />

• A partire dai marginali di colonna è possibile calcolare gli indici che<br />

consentono di identificare la posizione sociale del bambino nel gruppo:<br />

- frequenza assoluta di scelte ricevute;<br />

- frequenza assoluta dei rifiuti ricevuti.<br />

• A partire dai suddetti indici è possibile calcolare:<br />

- indice di accettazione sociale = freq. assoluta scelte ricevute/Tot. Bambini;<br />

- indice di rifiuto sociale = freq. assoluta rifiuti ricevuti/Tot. Bambini.<br />

Gli indici ottenuti possono essere messi in relazione ad altri aspetti dello<br />

sviluppo (es: temperamento, adattamento sociale, ecc..).<br />

• È possibile identificare la posizione sociale di un bambino definendo in quale<br />

categoria (popolare, rifiutato, ecc.) rientra:<br />

a) Standardizzare i punteggi relativi alle scelte (L) e ai rifiuti (D) ottenuti da ogni<br />

bambino;<br />

b) Calcolare gli indici di preferenza sociale (L-D) e impatto sociale (L+D);<br />

c) Standardizzare gli indici di preferenza sociale (PS) e di impatto sociale (IS);<br />

d) Individuare la posizione sociale occupata da ciascun bambino nel gruppo,<br />

utilizzando l’insieme dei punteggi z ottenuti:<br />

- Popolare: +PS +L -D<br />

- Rifiutato: -PS -L +D<br />

- Ignorato: -IS -L -D<br />

- Controverso: +IS +L +D<br />

- Medio: tutti i rimanenti.


• Un metodo alternativo (Newcomb e Bukowski, 1983), basato sulla teoria<br />

probabilistica, utilizza i punteggi non standardizzati di scelte e rifiuti.<br />

• Dalla matrice sociometrica è possibile ottenere anche indici diversi;<br />

esempi: “segregazione sessuale” e “reciprocità delle scelte”.<br />

2) Il Rating Scale (Asher, 1979)<br />

Richiede al bambino di esprimere un giudizio graduato di preferenza nei<br />

confronti degli altri membri del gruppo.<br />

Nella versione per bambini in età prescolare, il bambino esprime un punteggio<br />

di preferenza, per ciascuno dei compagni del gruppo su una scala Likert a 3<br />

punti (10 nella versione originale).<br />

Per facilitare la <strong>valutazione</strong> il giudizio viene dato attraverso 3 faccine che<br />

esprimono un’emozione diversa: mi piace molto, mi piace, non mi piace per<br />

niente…


Il bambino viene invitato a scegliere la faccina che meglio esprime quanto<br />

un determinato compagno gli sia gradito o meno;<br />

<strong>La</strong> somministrazione <strong>della</strong> procedura è preceduta da una fase di<br />

“insegnamento” ai bambini dell’uso <strong>della</strong> scala (<strong>valutazione</strong> di preferenza<br />

di cibi);<br />

Nonostante i diversi accorgimenti (pc, ordine delle prove), alcuni autori<br />

continuano a denunciare la scarsa applicabilità <strong>della</strong> procedura a bambini<br />

di età prescolare (scarsa validità convergente con altre misure di sviluppo<br />

sociale);<br />

Tuttavia altri autori sottolineano l’affidabilità dello strumento e la<br />

possibilità di sfruttarne le caratteristiche per effettuare valutazioni di tipo<br />

bidimensionale dello status sociometrico.<br />

3) <strong>La</strong> comparazione appaiata<br />

Prevede che ogni bambino del gruppo considerato esprima una preferenza<br />

rispetto alle coppie di compagni che gli vengono di volta in volta<br />

presentate.<br />

Il bambino, posto di fronte a due foto di due bambini del gruppo, viene<br />

invitato a rispondere alla domanda “Quale bambino preferisci tra i due”;<br />

la stessa procedura viene ripetuta per tutte le possibili combinazioni dei<br />

bambini presenti nel gruppo, variando l’ordine di presentazione delle<br />

coppie per non condizionare l’attendibilità delle risposte fornite.<br />

Dall’insieme di scelte effettuate si ricava, per ciascun componente del<br />

gruppo, un indice di accettazione (Tot. scelte ricevute/Tot. Bambini; es.<br />

bambino scelto 10 volte in classe di 20 bambini = .50).


Il punteggio è riferito solo all’accettazione sociale: non essendo richiesto<br />

ai bambini di esprimere un giudizio negativo, non è possibile distinguerei<br />

bambini rifiutati da quelli ignorati; è possibile, tuttavia, calcolare il valore<br />

delle mediana dell’indice di accettazione per ottenere un punteggio cutoff<br />

per dividere i bambini più accettati dai pari da quelli sul versante<br />

opposto del continuum dei punteggi ottenuti dal gruppo.<br />

Scarsamente utilizzato per il numero elevato di scelte che il bambino<br />

dovrebbe fare (es: classe di 20 bambini = 190 scelte), col rischio che, per<br />

noia o stanchezza, dia risposte a caso; sono però possibili accorgimenti.<br />

Bibliografia:<br />

Elia L., Cassibba R. (2009), Valutare le competenze sociali.<br />

Strumenti e tecniche per l’eta prescolare. Carocci<br />

enricocigarini@hotmail.com

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!