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la<br />
<strong>TOSCANA</strong><br />
Toscana Cultura - Anno 1 - Numero 11 - <strong>Dicembre</strong> <strong>2013</strong> - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227. E 2<br />
Speciale<br />
anniversario<br />
1
Costruzione Strumenti Oftalmici S.r.l.<br />
via degli Stagnacci 12/e - 50018 Badia a Settimo - Scandicci (FI)<br />
Ufficio commerciale 055 7221913 - Ufficio contabilità 055 7221912<br />
Ufficio acquisti 055 7221911 - Fax 055 721557<br />
www.csoitalia.it - email: cso@csoitalia.it
Con il patrocinio del<br />
Artisti e autori alle Giubbe Rosse<br />
a cura di JACOPO CHIOSTRI<br />
PROGRAMMA DEL MESE DI DICEMBRE <strong>2013</strong><br />
Venerdì 6 ore 18 presentazione libro di<br />
Luca Monti “Firenze città dei templari”<br />
Sabato 7 ore 17 presentazione libro di<br />
susanna fontani “L’amore nei giorni del coraggio”<br />
Sabato 7 ore 20,30 performance<br />
“L’amore nell’arte o l’arte di amare” e “Cena ad arte”<br />
Da domenica 8 a venerdì 13 mostra delle opere selezionate per il<br />
Premio di pittura MUSicA<br />
Domenica 8 ore 18,30 Inaugurazione - ore 20 Cena degli artisti<br />
Venerdì 13 ore 18,30 Premiazione<br />
Sabato 14 ore 17 inaugurazione della mostra di<br />
LUCIA MENCHINI - MOSAICI<br />
Domenica 15 ore 17 inaugurazione della mostra di pittura di<br />
mario russo<br />
Sabato 21 ore 20,30 cena a conclusione del<br />
CONCORSO LETTERARIO ISTANTANEO <strong>2013</strong><br />
consegna della pubblicazione (ed. Giubbe Rosse) con i nomi dei vincitori e notizie sull'evento<br />
Le manifestazioni saranno riprese da Toscana Tv e trasmesse nella rubrica “Incontri con l’arte” condotta da<br />
FABRIZIO BORGHINI<br />
Servizi fotografici di MARCO CHIARANTINI<br />
Info: JACOPO CHIOSTRI jacopochiostri@libero.it<br />
RICCARDO GHIRIBELLI riccardoghiribelli@virgilio.it<br />
Giubbe Rosse - Piazza della Repubblica 13/14 - 50123 Firenze<br />
Tel. 055 212280 - info@giubberosse.it - www.giubberosse.it
Sommario<br />
Sommario<br />
5<br />
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20<br />
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I dipinti in stile<br />
di FattoriArte<br />
In Palazzo Vecchio gli abiti<br />
scultura di Pola Cecchi<br />
Il Calendario 2014<br />
di Antonio Manzi<br />
Il Gonfalone d'Argento<br />
a Giuliano Ghelli<br />
Antonio Ciccone<br />
l'arte del disegno<br />
Ester Cecere<br />
dallo Jonio al Tirreno<br />
Giorgio Rossi<br />
e le sue Muse<br />
Piero Bertelli<br />
maestro della scultura<br />
Enrico Bertelli<br />
un talento dell'incisione<br />
Un chimico eclettico<br />
Giovanni Speroni<br />
Quelli del Bafomet<br />
al Gruppo Donatello<br />
Da Atene a Firenze<br />
Konstantina Daskalaki<br />
Il "Desinare di Natale" della<br />
Compagnia del Paiolo<br />
Versus<br />
i Volti e i Paesaggi<br />
32<br />
34<br />
36<br />
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54<br />
Innocente Foglio<br />
poeta del mondo<br />
Mario Catalano<br />
e il suo simbolismo<br />
Double Excess<br />
le t-shirt d'arte<br />
I "Valori di Continuità"<br />
della Galleria Mentana<br />
Le forme di luce e d'ombra<br />
di Lorenzo Galligani<br />
Pier Nicola Ricciardelli<br />
il colori del suo Mugello<br />
Il cARTEllo<br />
è nato un nuovo blog<br />
Yuné Hikosaka<br />
e il suo mondo animale<br />
Andrea Simoncini<br />
tra memoria e immaginario<br />
A Viareggio<br />
Dimensione Donna<br />
Luigi Tamanini<br />
l'essenza del reale<br />
Giampiero Niccoli<br />
le sue sculture in ferro<br />
Prato<br />
Natale in Arte<br />
<strong>La</strong> Toscana compie un anno! Celebra degnamente<br />
il primo anniversario regalando<br />
ai lettori un'edizione speciale di 56<br />
pagine, con una tiratura di 5.000 copie, rivolte<br />
alle più svariate realtà della nostra regione.<br />
<strong>La</strong> copertina e le pagine d'apertura sono dedicate<br />
alla stilista fiorentina Pola Cecchi e alla elegante<br />
serata a favore dell'ANT che l'ha vista protagonista<br />
nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.<br />
A seguire una galleria di importanti artisti che con<br />
le loro mostre hanno conquistato l'attenzione dei<br />
quotidiani, da Antonio Manzi a Giuliano Ghelli, da<br />
Antonio Ciccone a Piero Bertelli, da Andrea Simoncini<br />
a Luigi Tamanini, da Giampiero Niccoli a<br />
Versus (Giuseppe Verso Paoletti) e Pier Nicola Ricciardelli.<br />
Accanto a loro, segnaliamo alcuni giovani<br />
artisti di sicuro avvenire come Enrico Bertelli, il<br />
giapponese Yuné Hikosaka, la greca Konstantina<br />
Daskalaki, Mario Catalano e lo scultore Lorenzo<br />
Galligani; e un'iniziativa originale, quella dei giovani<br />
autori che hanno dato vita al blog Il cARTEllo.<br />
<strong>La</strong> vetrina riservata alla poesia porta alla ribalta il<br />
piemontese Innocente Foglio e la pugliese Ester<br />
Cecere protagonisti alle Giubbe Rosse. Ampio<br />
spazio è riservato anche allo scultore Giorgio Rossi,<br />
artista di gran talento che verrà ricordato grazie<br />
a una mostra che si inaugura in questi giorni a<br />
Palazzo Medici Riccardi. Un'altra figura da non dimenticare<br />
della quale ci siamo occupati è quella<br />
del chimico Giovanni Speroni che meriterebbe da<br />
parte della sua città l'intestazione di una via. Per le<br />
rassegne che guardano al passato proponiamo un<br />
ricordo del gruppo Bafomet mentre per quelle<br />
dell'immediato futuro e del presente i Valori di<br />
Continuità della Galleria Mentana, Prato Natale in<br />
Arte, Dimensione Donna all'Esplanade di Viareggio<br />
e la serie di eventi espositivi promossi da Toscana<br />
Cultura e Villa Gisella presso il celebre ristorante<br />
4 Amici per festeggiare il primo anno di<br />
attività della nostra rivista.<br />
Fabrizio Borghini<br />
fabrizio.borghini@toscanacultura.it<br />
In copertina: Abiti scultura da indossare by Pola Cecchi nel<br />
Salone dei Cinquecento in occasione della serata per l'ANT.<br />
la Toscana<br />
Periodico di attualità, arte e cultura<br />
dell’Associazione Toscana Cultura<br />
Registrazione Tribunale di Firenze<br />
n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227<br />
Numero 11 - <strong>Dicembre</strong> <strong>2013</strong><br />
Direzione e Redazione:<br />
Via Valdichiana, 42 - 50127 Firenze<br />
Tel. 333 3196324<br />
redazione@toscanacultura.it<br />
www.toscanacultura.it<br />
Direttore responsabile:<br />
Fabrizio Borghini<br />
Segretario e curatore sito web:<br />
Emanuele Mecca<br />
Responsabile Marketing:<br />
Giuliana Paolieri<br />
Capo Redattore:<br />
Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />
Redazione:<br />
Giuse Benignetti<br />
Lorenzo Borghini<br />
Rossella Campana<br />
Carmelo Consoli<br />
Roberta Degl'Innocenti<br />
Roberta Fiorini<br />
Yuné Hikosaha<br />
Pier Francesco Listri<br />
Marco Moretti<br />
Gigliola Melani Paciscopi<br />
Federico Napoli<br />
Lucetta Risaliti<br />
Barbara Santoro<br />
Grafica, impaginazione e stampa:<br />
Nova Arti Grafiche srl<br />
50058 Signa (FI)<br />
4 Sommario
<strong>La</strong>boratorio artistico,<br />
galleria espositiva<br />
e scuola di disegno<br />
<strong>La</strong> ditta artigiana fiorentina<br />
FATTORIARTE nasce nel 1965<br />
in via Ghibellina a Firenze,<br />
col nome “Studio Artistico<br />
Fattori”. In quel periodo, il<br />
quadro è molto apprezzato<br />
come riproduzione di stile<br />
fiammingo: fiori, paesaggi,<br />
nature morte e marine; e così<br />
lo studio inizia a proporre<br />
opere secondo quei principi.<br />
Nella seconda metà degli<br />
anni Novanta, tuttavia, la comparsa delle stampe Made in China<br />
inabissa del tutto la moda del fiammingo. Il laboratorio continua<br />
però la sua attività a Sesto Fiorentino, realizzando affreschi su<br />
tele appositamente preparate, ritratti e copie d’autore, restauri<br />
su opere antiche e moderne.<br />
<strong>La</strong> svolta arriva nel gennaio 2011, quando lo studio si sposta<br />
in via Giachetti 17, nel centro di Sesto Fiorentino. Qui, oltre al<br />
laboratorio, è presente la Galleria FattoriArte, che con un ampio<br />
spazio espositivo<br />
permette un contatto<br />
diretto con il<br />
pubblico. <strong>La</strong> ditta,<br />
a questo punto,<br />
viene coinvolta<br />
dalle nuove tendenze<br />
nel settore<br />
dell’arredamento<br />
ed inizia con successo<br />
a realizzare<br />
quadri moderni<br />
e astratti, personalizzati<br />
su richiesta, studiati insieme al cliente, per soddisfare le<br />
esigenze di spazi e colori ai quali le stampe difficilmente riescono ad<br />
adattarsi; e così, grazie anche alla familiarità con la quale le persone<br />
iniziano ad approcciarsi ad internet e agli acquisti on line, i quadri<br />
FattoriArte vengono venduti e apprezzati in tutta Italia. Nello stesso<br />
tempo continua il lavoro di restauro di opere d’arte antiche, moderne<br />
e contemporanee realizzate sia con tecniche e materiali abituali<br />
come dipinti su tela, dipinti su tavola, opere su carta, affreschi, dipinti<br />
murali, sculture in pietra e in gesso, sia non tradizionali come<br />
assemblaggi polimaterici, arte povera, opere cinetiche, ecc.<br />
Nel 2012 viene inaugurata “Seminario d’Arte”, scuola di apprendimento<br />
delle tecniche del disegno e della pittura, formazione<br />
artistica per bambini e adulti. L’ultima novità sono gli accessori in<br />
pelle dipinti a mano, tutti rigorosamente Made in Italy. Col marchio<br />
Maynò la ditta vuole ancora andare avanti e guardare ad un<br />
futuro in cui l’artigianalità e il “dipinto a mano” rimangono simbolo<br />
di un valore italiano, da sempre apprezzato in Italia e all’estero.<br />
<strong>La</strong> Galleria<br />
<strong>La</strong> galleria è lo spazio espositivo, che ospita mostre di artisti affermati<br />
o emergenti; un ambiente versatile, dai colori neutri e<br />
un’ottima illuminazione che da particolare risalto alle opere d’arte.<br />
I servizi che vengono offerti a chi decide di esporre qui sono<br />
molteplici e curati nei minimi dettagli: brochure personalizzate,<br />
inviti, locandine, manifesti,<br />
inaugurazione, tutto<br />
viene valutato insieme<br />
all’artista.<br />
Seminario d’arte<br />
Apprendimento delle tecniche<br />
del disegno e della<br />
pittura, formazione artistica<br />
e attività creative.<br />
I corsi sono suddivisi in 3<br />
fasce di età:<br />
1) Bambini 7-10 anni<br />
2) Adolescenti 11-14 anni<br />
3) Ragazzi 14-18 anni<br />
Il concetto di formazione artistica pone l’arte al centro di tutti I processi<br />
educativi rendendola un valore essenziale per la propria gratificazione<br />
e conoscenza nella quotidianità.<br />
I corsi di Seminario d’Arte hanno come finalità lo sviluppo del patrimonio<br />
creativo che è prerogativa di quella fascia d’età che per<br />
questo motivo noi prediligiamo. L’apprendimento delle tecniche del<br />
disegno e della pittura vengono considerate solo un mezzo per raggiungere<br />
possibilità di espressioni appaganti e libere dal vincolo di<br />
scarsa capacità manuale.<br />
Seminario d’arte organizza anche corsi di Flash-Art per adulti. Caposcuola<br />
di questa tecnica è il maestro Francesco Mancini, che è stato<br />
ospite della nostra galleria dal 6 al 12 febbraio <strong>2013</strong>.<br />
FattoriArte<br />
Via A. Giachetti, 17<br />
Sesto Fiorentino - Firenze<br />
www.fattoriarte.com<br />
info@fattoriarte.com<br />
Tel. 055/9754501<br />
Fattori Arte 5
Nel Salone dei Cinquecento<br />
gli abiti scultura di<br />
Pola<br />
Cecchi<br />
Le sue creazioni per<br />
interpretare il concetto<br />
di solidarietà sostenuto<br />
dall'Associazione<br />
Nazionale Tumori<br />
di Daniela Pronestì<br />
Pola Cecchi durante la premiazione nel Salone dei Cinquecento. <strong>La</strong>ura Freddi, testimonial<br />
della serata, le fissa la collana di Swarovski<br />
Una visione d’impresa che mette al centro la tradizione<br />
artigianale e l’alta specializzazione della sartoria<br />
italiana per andare incontro alle esigenze di una<br />
clientela amante dell’eleganza e del prodotto esclusivo.<br />
Questi i presupposti su cui si fonda la storia della casa di<br />
moda GiuliaCarla Cecchi, fiore all’occhiello dell’haute couture<br />
fiorentina alla cui guida è Pola Cecchi, imprenditrice e stilista.<br />
Donna creativa, versatile e tenace, da diversi anni si divide tra<br />
l’atelier e lo Studio Most, azienda di arredamento fondata nel<br />
1970 dal fratello Marzio - brillante architetto tragicamente<br />
scomparso nel 1990 - e riaperta nel <strong>2013</strong> dopo dieci anni di fermo.<br />
A chi le domanda come affrontare gli effetti di una crisi economica<br />
che non risparmia le eccellenze del made in Italy, Pola<br />
risponde che la qualità è il primo criterio da rispettare nell’ideazione<br />
e nella realizzazione di un capo o di un complemento di<br />
arredo fatti a misura del committente. Distinguersi in questo<br />
settore significa, infatti, proporre qualcosa di speciale e non du-<br />
6 Pola Cecchi
plicabile, un “pezzo unico” che interpreta i<br />
gusti di chi sa riconoscere e apprezzare una<br />
manifattura attenta ai dettagli. Le ultime<br />
creazioni, eseguite su richiesta della Fondazione<br />
Ant per il Gran Galà del 18 ottobre<br />
scorso nel Salone dei Cinquecento in Palazzo<br />
Vecchio a Firenze, confermano il modus operandi<br />
di una lavorazione sartoriale che si serve<br />
esclusivamente di tessuti pregiati come la<br />
seta, il raso e il caschemere, con qualche<br />
apertura alle reti metalliche e al cardato.<br />
Sono abiti-scultura ottenuti con l’intreccio di<br />
nastri di vario colore - leitmotiv della maison<br />
Cecchi - e avvolti da una striscia di organza<br />
che completa e rende ancora più raffinato<br />
l’insieme. Gli abiti in seta beige, invece, hanno<br />
reti di cashmere bluette punteggiate da<br />
strass. Altre quattro creazioni interpretano il<br />
concetto di solidarietà sostenuto dall’ANT:<br />
ciascun vestito è composto di sessantacinque<br />
strisce di organza colorata appuntate<br />
con uno strass e contornate da una rifinitura<br />
in tinta che le sostiene rendendole simili a<br />
dei petali, e tutti insieme descrivono la solidarietà<br />
come sentimento che nasce da un’azione<br />
corale e sinergica. Anche nel caso del<br />
design, il motto di Pola Cecchi è “qualità e<br />
unicità”. Riavviare lo Studio Most dopo dieci<br />
anni di pausa ha significato ripartire dai punti<br />
fermi della produzione passata, a cominciare<br />
da alcuni classici come il piumino da<br />
letto in seta reversibile dotato di un soffietto<br />
che consente di muoversi comodamente<br />
senza il rischio di disturbare il partner. Come<br />
già in passato, anche oggi la regola dell’azienda<br />
è arredare gli spazi abitativi unendo<br />
l’estetica alla funzionalità degli oggetti. Lo<br />
conferma il progetto da poco realizzato<br />
all’interno di un elegante appartemento fiorentino,<br />
la cui camera da letto è stata trasformata<br />
in uno scrigno. Ne fanno parte un lettoscultura<br />
dotato di comodino e di una testata<br />
rivestita di fasce di seta sui diversi toni<br />
dell’arancio; un armadio di legno laccato<br />
arancio, coperto di ottone molato in modo da<br />
creare delle onde che si propagano lungo<br />
tutta la parete e proseguono sopra le tende<br />
della portafinestra. Un ambiente raffinato<br />
che ha richiesto la collaborazione di sapienti<br />
maestri artigiani, molti dei quali lavorano da<br />
tempo per l’azienda. Tra le idee in cantiere,<br />
un premio nazionale per festeggiare i cento<br />
anni dell’atelier GiuliaCarla Cecchi: un anniversario<br />
importante in occasione del quale<br />
una giuria di esperti premierà un giovane<br />
stilista tra quelli provenienti dalle accademie<br />
e dai corsi universitari. Per quanto riguarda<br />
le sfide, invece, l’istituzione di un<br />
master di alta formazione rivolto ai giovani<br />
che hanno voglia di fare esperienza sul campo<br />
e di capire concretamente cosa significa<br />
creare un capo d’alta moda.<br />
Il letto scultura dotato di comodino e di una testata rivestita di fasce di seta sui diversi toni dell'arancio e un armadio di legno laccato arancio e coperto di ottone molato<br />
Pola Cecchi 7
Antonio<br />
Manzi<br />
In anteprima<br />
per i nostri lettori<br />
il suo Calendario<br />
d'Arte 2014<br />
di Barbara Santoro<br />
Sotto il termine calendario si nascondono molteplici significati.<br />
Innanzitutto la parola calendario deriva dal calendarium<br />
il registro romano delle tasse, che venivano riscosse<br />
nei primi giorni di ogni mese appunto alle calende. Il mese<br />
infatti era tradizionalmente diviso in calende, none e idi e per colmare<br />
la differenza con il mese lunare venivano aggiunti altri giorni.<br />
Tale sistema fu in uso a Roma fino alla monarchia di Numa Pompilio.<br />
Ma fu sotto Giulio Cesare (per questo Calendario Giuliano) che si<br />
definì l’anno diviso in 12 mesi e 365 giorni. Poi ogni quattro anni veniva<br />
aggiunto un giorno (il sesto prima delle calende di marzo) al<br />
mese di febbraio. Da qui nasce la parola bisestile.<br />
Nonostante varie riforme il Calendario Giuliano rimase in vigore dal<br />
46 a. C. fino al 1582 d. C., con la differenza che se prima gli anni veni-<br />
vano contati ab urbe condita (dalla fondazione di Roma avvenuta nel<br />
753 a.C.), dal 532 d.C. furono contati gli anni a partire da quello successivo<br />
alla nascita di Cristo: I° d.C.<br />
Durante tutto il medioevo in gran parte di Europa si contavano i giorni<br />
secondo un proprio sistema e solo Gregorio XIII pose fine a questa<br />
grande confusione con un calendario denominato Gregoriano dal suo<br />
fondatore. È questo ancora oggi il calendario in vigore nella maggior<br />
parte del mondo.<br />
<strong>La</strong> rappresentazione grafica del calendario è quella che tutti conosciamo:<br />
una rappresentazione in serie di numeri da consultare sul tavolo<br />
o da attaccare al muro per una rapida occhiata.<br />
Ma visto così il calendario è un po’ freddo, forse anche triste, perché<br />
evidenzia l’inarrestabile progredire del tempo.<br />
Ed allora ecco la necessità di abbellirlo con fotografie, disegni, pitture<br />
fino a farne talora vere e proprie opere d’arte.<br />
Alla fine degli anni Ottanta nacque la moda dei calendari; tutti creavano<br />
calendari chi per beneficenza, chi a scopo pubblicitario, come il<br />
famoso calendario Pirelli per far vedere le donne più belle, le indossatrici<br />
più pagate, le attrici più sexy.<br />
Ma il calendario della Polistampa è davvero uno strepitoso oggetto<br />
d’arte.<br />
Così ogni anno il secondo sabato di dicembre alla galleria dell’artista<br />
Pio Fedi rilevata molti anni fa da Mauro Pagliai si tiene il grande<br />
evento con un pubblico che arriva da ogni parte d’Italia per portarsi a<br />
casa questo famoso capolavoro di editoria.<br />
<strong>La</strong> casa editrice Polistampa con sede a Firenze in via Livorno 8/32 è<br />
oggi una fra le più grandi realtà editoriali italiane.<br />
Il suo catalogo è composto da oltre 3000 titoli, tra letteratura contemporanea,<br />
classica e moderna, preziosi libri d’arte, saggi universitari e<br />
accademici, epistolari, raccolte di poesia, romanzi storici, gialli, biografie<br />
e libri di cucina.<br />
<strong>La</strong> sede operativa è strutturata su una superficie di oltre 4000 mq<br />
suddivisi fra redazione, prestampa, tipografia, legatoria e magazzini.<br />
Il creativo editore Mauro Pagliai ebbe l’idea di realizzare un’opera,<br />
appunto in forma di calendario, dove potesse essere presentato il<br />
lavoro di un grande artista contemporaneo.<br />
8 Antonio Manzi
Così nel 1997 fu Marcello Guasti con i suoi splendidi gatti ad aprire<br />
questa iniziativa. Da allora in poi Polles (1998), Enzo Faraoni (1999),<br />
Sergio Scatizzi (2000), Silvio Loffredo (2001), Elena Salvaneschi<br />
(2003), Luciano Guarnieri (2004), Pietro Annigoni (2005), Giampaolo<br />
Talani (2006), Paolo Frosecchi (2007), Romano Stefanelli (2008), Luca<br />
Alinari (2009), Giuseppe Gavazzi (2010), Marcello Scuffi (2011), Fernando<br />
Farulli (2012), Anna Maria Bartolini (<strong>2013</strong>) hanno riempito con<br />
le loro opere le pagine di questo prezioso oggetto.<br />
Il prossimo dicembre toccherà ad Antonio Manzi e già c’è un gran<br />
fermento perché il noto artista ha precisato che le pagine avranno in<br />
anteprima opere inedite.<br />
Antonio Manzi è un artista a 360 gradi che utilizza tutte le materie e<br />
tutte le forme d’arte.<br />
Nato a Montella in provincia di Avellino nel 1953 viene in Toscana da<br />
bambino accolto dai nonni materni a <strong>La</strong>stra a Signa. Qui trascorre<br />
un’infanzia triste e solitaria in un collegio che gli è ostile e che lo<br />
rende ancora più chiuso in sé stesso creandogli una grande rabbia e<br />
un forte disagio.<br />
Solo l’arte riesce a liberare quella creatività innata nel fanciullo, che<br />
diventerà segno con la maturità.<br />
Autodidatta, si forma all’antica bottega fiorentina cercando di volta<br />
in volta di carpire ai grandi artigiani i segreti delle varie materie per<br />
poi esprimersi al meglio nelle varie tecniche artistiche.<br />
Così da un lacerante dolore primordiale espresso nelle opere giovanili,<br />
il suo tratto si evolve fino a diventare un segno così personale<br />
che distingue tutte le opere manziane siano esse oli, affreschi, ceramiche,<br />
collage, puntesecche, grafiti o sculture in bronzo e in marmo.<br />
Numerose le mostre e le esposizioni, tra le quali ricordiamo la personale<br />
del 1972 alla Galleria Guelfa di Firenze, quella del 1978 alla<br />
Galleria Pananti di Firenze, l’esposizione del 1989 al Teatro San Babila<br />
di Milano, la personale del 2005 “Antonio Manzi a corte” al<br />
Giardino di Boboli di Firenze.<br />
Questa esposizione verrà visitata da oltre 20.000 persone. Nel 2007<br />
l’Archivio di Stato presenta il volume dal titolo “Il linguaggio dell’arte<br />
tra trauma e riparazione” e immediatamente dopo viene allestita la<br />
mostra “Manzi, il segno”.<br />
Nello stesso anno il Comune di Campi Bisenzio destina all’artista<br />
alcune sale al piano terra di Villa Rucellai per farle diventare il Museo<br />
Antonio Manzi che nasce alla fine del 2007 grazie alla donazione<br />
che l’artista fa all’amministrazione comunale di 111 opere.<br />
Nell’aprile del 2011 il maestro esegue insieme a tanti manufatti<br />
anche un ineguagliabile polittico in ceramica di grandi dimensioni<br />
intitolato “Alba del mondo” esposto nel catino absidale per la mostra<br />
intitolata “Custode di attimi” nella Basilica di Sant’Alessandro<br />
a Fiesole.<br />
Nel febbraio 2012 nella Sala delle Colonne a Pontassieve si inaugura<br />
la mostra antologica dal titolo “Ricorda con rabbia” con l’esposizione<br />
di alcune fra le opere più significative della prima parte della<br />
produzione artistica di Manzi.<br />
Durante il periodo natalizio 2012 si inaugura a Palazzo Medici Riccardi<br />
la mostra “Vorrei baciare le tue mani” dedicata all’amore, non<br />
tanto quello platonico e retorico figlio del romanticismo, ma piuttosto<br />
quello fisico nelle sue manifestazioni emozionali e carnali.<br />
Ma è sempre il museo che attira migliaia di persone, studenti, scolaresche,<br />
parrocchie, gruppi qualificati, collezionisti, perché Antonio<br />
non si tira mai indietro, anzi accoglie e segue con grande entusiasmo<br />
e passione tanta gente, disponibile a raccontarsi e a farci<br />
entrare dentro la sua materia e perciò dentro la sua anima, pronto<br />
ad insegnare e a spiegare ogni minimo particolare, ogni piccolo<br />
frammento.<br />
Nelle cinque sale raffinatamente allestite del suo museo con didascalie<br />
perfette e luci idonee, le opere di Manzi dialogano fra di loro<br />
in un crescendo costante affrontando sempre una nuova stagione<br />
artistica. A quelle pareti sarà fra poco appeso anche questo calendario<br />
2014 che l’abilità dell’editore Mauro Pagliai ha saputo realizzare...arte<br />
con arte!<br />
Antonio Manzi<br />
9
RASSEGNA D’ARTE CONTEMPORANEA<br />
a cura di Daniela Pronestì e Fabrizio Borghini<br />
4 MAESTRI AI 4 AMICI<br />
GIULIANO GHELLI<br />
ottobre <strong>2013</strong><br />
ANTONIO CICCONE<br />
novembre <strong>2013</strong><br />
FRANCESCO NESI<br />
dicembre <strong>2013</strong><br />
SERGIO NARDONI<br />
dicembre <strong>2013</strong> - gennaio 2014<br />
Villa<br />
Gisella
Giuliano<br />
Ghelli Cinquant’anni<br />
di storia tra pittura<br />
e scultura<br />
di Daniela Pronestì<br />
Cinquant’anni di storia tra pittura e scultura. Cinquant’anni<br />
di passione e dedizione all’arte. Un traguardo importante<br />
a cui Giuliano Ghelli è arrivato senza mai venire meno alla<br />
coerenza e all’onestà del suo lavoro. <strong>La</strong> mostra “50 anni<br />
di viaggio tra pittura e scultura” inaugurata a Firenze venerdì 8 novembre<br />
nelle sale di Palazzo Panciatichi, sede della Regione Toscana,<br />
racconta la sua biografia artistica attraverso una selezione di<br />
opere che vanno dagli esordi ad oggi. Un’occasione unica per ricostruire<br />
le fasi di una storia iniziata nella Firenze degli anni Sessanta,<br />
città allora animata da grandi fermenti culturali e profondamente<br />
divisa tra “consevatori”, ovvero i figurativi, e “progressisti”, cioè gli<br />
astrattisti e quanti seguivano gli esiti della ricerca informale, dell’Espressionismo<br />
astratto americano e dell’arte concettuale. All’epoca<br />
questa categoria d’artisti trovava un punto di riferimento nella Galleria<br />
Numero di Fiamma Vigo, intellettuale raffinata e lungimirante,<br />
portatrice di una visione dell’arte che, precorrendo il polimorfismo<br />
contemporaneo, legittimava sperimentazioni e linguaggi diversi da<br />
quelli tradizionali, a condizione che fossero motivati da ragioni forti<br />
e convincenti. Sulle pagine della sua rivista sono passati artisti<br />
come Capogrossi, Vedova, Pomodoro e Scanavino, mentre la sua<br />
galleria ha accolto, tra gli altri, gli astrattisti classici capeggiati da<br />
Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, unico gruppo di avanguardia allora<br />
attivo a Firenze. Intorno a lei gravitava un cenacolo culturale che<br />
univa arte, musica, cinema e letteratura e che contribuiva alla formazione<br />
di una generazione di giovani leve tra cui Giuliano Ghelli.<br />
Del periodo trascorso al seguito di Fiamma Vigo, l’artista fiorentino<br />
ricorda con piacere la grande varietà di stimoli che hanno contribuito<br />
a fare della storica galleria la sua “libera e affascinante università”,<br />
come lui stesso ama dire. Per un giovane di belle speranze e d’indubbio<br />
talento esporre nella sede milanese della Galleria Numero significò<br />
ricevere una prima importante attestazione del suo lavoro, che<br />
all’epoca lo vedeva impegnato in un registro espressivo di tipo<br />
astratto-informale. Sono gli anni delle tempere e dei bottoni su tela,<br />
delle sabbie e dei sugheri, in cui già emerge quella “purezza fiduciosa”<br />
nei valori dell’arte che Giancarlo Oli gli attribuisce nella recensione<br />
critica delle sue opere giovanili. Una tappa fondamentale a cui<br />
fanno seguito, negli anni Settanta, i contatti con l’ambiente artistico<br />
americano, tra Action Painting, New Dada e Pop Art, che consolidano<br />
il suo bisogno di vivere il momento creativo come esperienza libera<br />
e totalizzante. <strong>La</strong> gestualità energica della pittura d’azione, i<br />
combine-paintings di Rauschenberg, i colori acidi e irreali delle icone<br />
pop lo affascinano senza influire però sulla sua produzione, che<br />
fin da subito assume un carattere e una riconoscibilità propri. In questo<br />
periodo si avverte una prima apertura alla figurazione fantastica<br />
con l’introduzione del robot-burattino, che da questo momento in poi<br />
Giuliano Ghelli<br />
11
tra arte e sapere scientifico, come aspetti della conoscenza<br />
strettamente interconnessi che vivono e si sviluppano<br />
contaminandosi reciprocamente. Entrambi si avvalgono<br />
dell’osservazione e dell’intuizione per interpretare la realtà,<br />
ma un ruolo spetta anche alla fantasia, che incarna il<br />
momento creativo in cui si comprende la relazione tra le<br />
cose. “Il contatto che Ghelli ha stabilito con Leonardo -<br />
scrive Carlo Pedretti - è a livelli di affinità elettive”. Ed è<br />
un’affinità quella che viene a crearsi tra le invenzioni leonardesche,<br />
i disegni sul volo e sui moti dell’acqua e la<br />
macchina della finzione fantastica di cui Giuliano Ghelli è<br />
maestro concertatore. Fanno parte di questo caleidoscopico<br />
congegno visivo le porte spalancate sul sogno, sul mito<br />
e sulla storia, le scatole magiche che custodiscono il vissuto<br />
dell’artista, i paesaggi, gli arcobaleni e le lune che<br />
raccontano il legame con la sua terra, le buste chiuse che<br />
sono scrigni di lontane memorie, i busti di donna che indicano<br />
la continuità tra il presente e il passato dell’arte. Un<br />
immaginario che vive di certezze già acquisite e di nuovi<br />
approdi raggiunti attraverso un meccanismo autorigenerante<br />
al cui timone è l’artista e la sua inesausta ricerca di<br />
libertà.<br />
Tra i recenti appuntamenti espositivi si ricorda la mostra a<br />
Firenze nel Ristorante i 4 Amici avvenuta alla fine di ottobre<br />
nell’ambito di una rassegna che, fino a gennaio, vedrà<br />
esporre alcuni tra i più noti artisti toscani.<br />
entra a far parte del suo immaginario. Nei lavori dei primi anni Ottanta,<br />
invece, accosta la scrittura all’elemento figurale, facendo sì che il<br />
supporto non sia più un campo neutro che subisce l’agire artistico, ma<br />
un luogo dove parole e figure rimandano a una dimensione narrativa<br />
che comprende il tempo e la memoria individuale. L’attenzione al linguaggio<br />
verbale rivela, inoltre, un interesse per il mondo della poesia<br />
e della letteratura che Ghelli pone in continuo dialogo con la pittura. Il<br />
verso poetico e il racconto letterario sono alle origini di molti dei suoi<br />
lavori figurativi, non solo come spunto ispirativo, ma come presenze<br />
vive nell’imbanditura scenica delle visioni fantastiche. <strong>La</strong> parola che<br />
diventa figura prende parte alla complessa coreografia di cui l’immaginazione<br />
si serve per spiegare le proprie vele, e quando la derivazione<br />
di un tema da un testo letterario non è riconoscibile fin da subito, interviene<br />
il titolo a dichiararla apertamente. E’ lunga la lista dei grandi<br />
nomi della cultura italiana e straniera che Giuliano Ghelli ha “incontrato”:<br />
Calvino, Saramago, Neruda, Garcia Marquez, Montale, Kavafis,<br />
Zavattini, Hemingway e molti altri. Incontri che a volte sono frutto<br />
di nuove letture, a volte hanno la familiarità dei vecchi amici che si<br />
ritrovano per rammentare il tempo della giovinezza. Altre volte, invece,<br />
nascono come riflessioni sulle invenzioni figurali di artisti del passato<br />
lontano o recente, di cui offre un’interpretazione del tutto originale,<br />
una vera e propria rilettura e non un omaggio. Picasso, Magritte,<br />
Matisse, i Futuristi e soprattutto Leonardo, che diversi anni fa l’ha visto<br />
impegnato in uno studio dei trentasei fogli che compongono il<br />
Codice Hammer e che raccolgono le osservazioni del genio fiorentino<br />
sulle acque e sull’astronomia. Un’occasione per celebrare il rapporto<br />
12 Giuliano Ghelli
Nato a Firenze nel 1944 vive a San<br />
Casciano Val di Pesa (Fi). Esordisce<br />
a Milano nel 1963. Nel 1975<br />
e 1980 è “Segnalato Bolaffi”. Dopo Parigi<br />
nel 1974, ha esposto negli U.S.A, Australia,<br />
Germania, Belgio, Grecia, Portogallo,<br />
Spagna, Giappone, Russia, con oltre centocinquanta<br />
mostre personali in gallerie<br />
pubbliche e private.<br />
Da segnalare: 1992 Castello Sforzesco a<br />
Milano, In viaggio con Leonardo a cura di<br />
Carlo Pedretti. 1995 ciclo di grandi dipinti<br />
per la Mercedes-Benz Italia, Direzione di Roma. 2000 personale a Sidney per i Giochi<br />
Olimpici. 2001 Prato, Museo Pecci, <strong>La</strong> Parola Colorata. 2002 i suoi busti dipinti diventano<br />
il Premio Milano per la Moda. 2003 calendario ufficiale Toyota per il Giappone<br />
in 1.500.000 esemplari. 2005 Le vie del tempo, monografia edita da Carlo Cambi<br />
Editore a cura di Maurizio Vanni. 2008 Tokyo, Istituto Italiano di Cultura, in contemporanea<br />
del lancio della Nuova Fiat 500 della quale realizza un esemplare unico per<br />
beneficenza. 2009 Firenze, Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Le porte della Fantasia.<br />
Dal 2002 espone con i dipinti il suo Esercito di Terracotta a Villa Demidoff e Convitto<br />
della Calza a Firenze, Certaldo Palazzo Pretorio, Massa Marittima Museo Archeologico,<br />
Fiesole Teatro Romano, Poppi Castello dei Conti Guidi e a Radda in Chianti<br />
Palazzo del Podestà. 2008 Firenze Palazzo Medici Riccardi per il Genio Fiorentino,<br />
Modena Galleria Modenarte e Istituto d’Arte Venturi, Padova Scuderie di Palazzo<br />
Moroni, Cetona Ex Chiesa SS. Annunziata, Prato Castello dell’Imperatore, Lucca<br />
Centro LU.C.C.A. 2010 Impruneta, Sala d’Arme Chiostro Monumentale di Santa Maria<br />
e Fornace M.I.T.A.L per Tuscia Electa. Agosto 2009, drappellone del Palio di Siena.<br />
2011 Pontedera Museo Piaggio a conclusione del Cantiere d’Arte Ghelli: <strong>La</strong> Fabbrica<br />
della Fantasia. 2012 Ponte de Sor Portogallo e<br />
Frontignan Francia, nei Centri Sete Sóis Sete Luas.<br />
Firenze, Museo di Scienze Naturali <strong>La</strong> Specola.<br />
<strong>2013</strong> Pontassieve, Sala delle Colonne, Poppi Castello<br />
dei Conti Guidi. Firenze, Palazzo Panciatichi, Consiglio<br />
Regionale della Toscana, ”50 anni in viaggio<br />
tra pittura e scultura”. Vetulonia (Gr) Museo Archeologico<br />
Isidoro Falchi. È presente su L’Arte del 900 di<br />
<strong>La</strong>ra Vinca Masini, edizioni Giunti-L’Espresso.<br />
Nel 2007 ha costituito la Fondazione Giuliano Ghelli<br />
a Poppi, dove nel 2011 ha ricevuto la cittadinanza<br />
onoraria. Il 2 giugno <strong>2013</strong> gli è stata conferita dal<br />
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’Onorificenza<br />
di Commendatore dell’Ordine “Al Merito<br />
della Repubblica Italiana”. Il 6 dicembre il Consiglio<br />
Regionale della Toscana gli conferirà il Gonfalone<br />
d'Argento per meriti artistici.<br />
www.giulianoghelli.it<br />
www.fondazionegiulianoghelli.org<br />
Giuliano Ghelli<br />
13
Situato nel centro storico di Firenze, dal 1986 è l'approdo sicuro per gli amanti del<br />
pesce fresco e delle crudités. Al ristorante i 4 amici si servono i migliori prodotti ittici<br />
che arrivano giornalmente dalle coste italiane, dalla Francia e dall’Atlantico, selezionati<br />
secondo canoni di freschezza e bontà. Entrando, la cucina a vista e la vetrina<br />
del pescato conducono al Salone Venere, raffinato nel suo gusto minimal<br />
chic, mentre la terrazza degli Alisei è perfetta per cocktail party o una cena al<br />
lume di candela, nelle calde estati fiorentine. Da qui si accede alla Cantina delle<br />
Grottesche, uno scrigno prezioso, la cui volta è affrescata con scene marinare e<br />
ammalianti sirene che un recente restauro ha riportato alla loro originaria bellezza.<br />
Ristorante i 4 amici<br />
Via degli Orti Oricellari, 29/R - Firenze<br />
Tel. +39 055 215413<br />
www. ristoranteiquattroamici.it<br />
prenotazioni@ristoranteiquattroamici.it
ANTONIO<br />
CICCONE<br />
Il disegno come<br />
atto di fede,<br />
una preghiera muta,<br />
un inno di lode a Dio<br />
di Daniela Pronestì<br />
Self-Statement, 2012, carboncino, cm. 78x58<br />
Tiana e Oliver, 2003/2008, carboncino e pastello, cm. 100x70<br />
Il disegno, diceva Ingres, è la probità dell’arte. Esprime il<br />
modo di sentire e di pensare dell’artista, l’onestà dei suoi<br />
mezzi e della sua ispirazione. Non è solo una delle tante<br />
manifestazioni della creatività umana, ma è qualcosa di<br />
più complesso. È espressione del comportamento dell’uomo,<br />
della sua personalità, dell’esperienza, delle idee; è uno strumento<br />
per esprimere, conoscere, immaginare, comunicare, indagare<br />
criticamente la realtà. Non è un caso che un secolo di avanguardie<br />
e di ricerche volte a scardinare i valori tradizionali dell’arte<br />
non sia bastato a confutare l’utilità della pratica disegnativa come<br />
aspetto centrale nel procedimento costruttivo di un dipinto, e non<br />
solo. Nel caso di Antonio Ciccone, il disegno non sempre rappresenta<br />
la fase di studio che precede la visione pittorica, ma spesso è<br />
un’opera organicamente compiuta e autonoma, a cui il colore nulla<br />
può aggiungere se non contribuire ad accentuare l’illusione della<br />
realtà. Osservo i suoi disegni e penso alle parole di Cennino Cennini:<br />
“L’intelletto al disegno si diletta solo, perchè da loro medesimi la<br />
natura a ciò gli trae, sanza nulla guida di maestro, per gentilezza<br />
d’animo”. Prima di essere disciplinato con l’osservazione e con l’esercizio,<br />
il disegno è manifestazione di un’inclinazione naturale che alberga<br />
in un animo gentile, sensibile al bello, capace di riconoscere la<br />
grazia e l’armonia del creato ed esserne intimamente colpito e commosso.<br />
Se così non fosse, non si spiegherebbe il senso di stupore<br />
che emana da ogni suo lavoro, stupore che nasce nello spettatore al<br />
cospetto di tanta maestria tecnica e prima ancora nell’artista, che<br />
osserva la realtà con religioso rispetto e con l’umiltà di chi vive l’atto<br />
Antonio Ciccone<br />
15
Toro maremmano, 1983/<strong>2013</strong>, carboncino e pastello, cm. 70x100<br />
creativo come epifania di qualcosa di più<br />
grande a cui compartecipa come attore e<br />
spettatore al contempo. Attore perché nella<br />
creazione artistica l’uomo di fede sente di<br />
condividere la potenza creatrice di Dio, di<br />
essere, al contempo, sua immagine e strumento,<br />
artefice che ri-crea l’esistente per<br />
dargli forma e significato. Spettatore perché<br />
quanto più l’artista è consapevole della<br />
sua vocazione tanto più prova riconoscenza<br />
e meraviglia per essere stato investito di un<br />
dono che è anche una missione. Per Antonio<br />
Ciccone, il disegno è un atto di fede, una<br />
preghiera muta, un inno di lode a Dio. Non<br />
solo quando lo porta a misurarsi con un soggetto<br />
religioso - sono noti i numerosi ritratti<br />
del Santo di Pietrelcina e le imprese decorative<br />
all’interno di chiese e conventi - ma<br />
anche quando lo vede alle prese con i volti<br />
degli uomini e delle donne che il suo occhio<br />
indagatore e la sua mano sapiente traducono<br />
in immagini senza tempo. Pur offrendo<br />
una riproduzione millimetrica e analitica<br />
del vero, i suoi ritratti non si fermano ai soli<br />
valori di superficie ma recuperano il significato<br />
del verbo latino retrahĕre, cioè trarre<br />
fuori, estrarre. In effetti, ciò che fa di lui un<br />
grande ritrattista è la capacità di scandagliare<br />
la vita interiore del soggetto a tal<br />
punto da “estrarne” l’essenza intima, un’estrazione<br />
che tocca il cuore dell’uomo e lo<br />
mette a nudo. Allo stesso tempo, però, non<br />
gli basta cogliere i tratti e le peculiarità che<br />
contraddistinguono l’identità del singolo<br />
ma cerca di riconoscere nei caratteri individuali<br />
le leggi universali che presiedono il<br />
mistero della vita. Mistero che accomuna<br />
l’artista e l’effigiato, e che li avvicina nel<br />
momento in cui ritraendo chi ha di fronte il<br />
pittore mette in gioco anche una parte di se<br />
stesso. E non potrebbe essere altrimenti,<br />
perché per “trarre fuori” l’interiorità dell’altro<br />
occorre essere disposti ad andare verso<br />
di lui, a riconoscere in quel corpo e in quel<br />
volto i mirabili segni della creazione divina.<br />
Gli individui che popolano la galleria dei<br />
suoi ritratti descrivono complessivamente<br />
la storia dell’intera specie umana: singole<br />
voci che intonano un solo canto. Un grandioso<br />
affresco, un’opera unica in cui anche<br />
lo spazio è una dimensione vitale, energetica,<br />
luminosa. Il bianco del foglio, infatti,<br />
non è uno schermo su cui proiettare il visibile<br />
o un vuoto che funge da contraltare<br />
cromatico ai grigi argentei del tratto<br />
disegnativo; al contrario, è un insieme<br />
corpuscolare di luce e aria in cui<br />
le figure si muovono, respirano, in<br />
altre parole, vivono. Poco importa il<br />
soggetto rappresentato: che si tratti<br />
di uomini o di possenti figure animali<br />
- penso al toro maremmano - Ciccone<br />
riconosce in entrambi i casi gli<br />
esempi di una bellezza creata e consegnata<br />
al mondo perché sappia interpretarli<br />
come segni incontrovertibili<br />
dell’amore che regge la storia universale<br />
e le leggi della natura, amore<br />
che, come scrive Dante, “move il sole<br />
e le altre stelle”. Quella che propone,<br />
quindi, è un’idea di bellezza che non<br />
solo seduce e incanta, che si dà, qui e<br />
ora, come folgorazione improvvisa,<br />
momento di grazia, ma che schiude<br />
all’essere umano l’orizzonte di una conoscenza<br />
profonda e vera della realtà.<br />
Maddie and her cat, 1996, carboncino, cm. 100x70<br />
Gargano: la maciara, 1980, acrilico/tela su tavola, cm. 70x100<br />
16 Antonio Ciccone
<strong>La</strong> sua formazione artistica avviene a Firenze, negli<br />
studi d’arte di Pietro Annigoni, Nerina Simi e<br />
alla Scuola Libera del Nudo all’Accademia delle<br />
Belle Arti.<br />
Il suo primo affresco di rilievo risale al 1959. Un<br />
compassionevole San Francesco d’Assisi occupa una parete<br />
della Sala S. Francesco nel convento di Santa Maria<br />
delle Grazie a San Giovanni Rotondo.<br />
È del 1959 la Crocefissione nella Badia Fiorentina, Firenze,<br />
commissionata e donata nel 1964 dalla Marchesa<br />
Mila Niccolini. Nel 1962 fu incaricato di affrescare la<br />
Resurrezione e le Stimmate di San Francesco (1964) nel<br />
Battistero dello stesso convento.<br />
Nel 1962 affrescò il tabernacolo in memoria di Carlo<br />
Vannucci con il Crocefisso nel cimitero di Fontebuona<br />
nel Mugello. Durante gli anni Sessanta, fece dei viaggi<br />
in Inghilterra, Irlanda e negli Stati Uniti dove si trasferì<br />
nel 1968.<br />
Ciccone tenne importanti esposizioni negli Stati Uniti:<br />
Palm Beach Galleries, Florida; Guild Hall Galleries, Chicago;<br />
Southampton College, N.Y.; Parrish Art Museum, Southampton,<br />
N.Y.; Elaine Benson Gallery, Bridgehampton,<br />
N.Y., e Tower Gallery, Southampton, N.Y., per nominare<br />
solo alcuni luoghi.<br />
Tornò a Firenze nel 1980 con la sua famiglia. Durante gli<br />
anni Ottanta, produsse molte opere a carboncino dedicate<br />
a Padre Pio, oltre a numerosi maestosi paesaggi del<br />
Gargano, ad olio e in acrilico. Questa collezione di opere<br />
costituì la mostra itinerante Padre Pio e il Gargano, che<br />
fu esposta nelle cattedrali d’Inghilterra e Irlanda per un<br />
anno intero. Il 1987 vide il maestro impegnato nell’esecuzione<br />
del bellissimo affresco <strong>La</strong> Natività nella chiesa di<br />
Nostra Signora del Buonconsiglio a Ponte Buggianese,<br />
Pistoia. È del 1988 una commissione da parte di Giorgio<br />
Dal <strong>La</strong>go per <strong>La</strong> Resurrezione, un grande dipinto<br />
(4,20x8,50 m). L’opera fu poi collocata nel Palazzo Municipale<br />
di San Giovanni Rotondo nel 2007.<br />
Gli anni Novanta sono caratterizzati da un fervido periodo<br />
con opere dedicate a ritratti, gatti, nudi e danzatori. È significativa<br />
la quantità di ritratti a carboncino compiuti in<br />
questo decennio. Ritratti dedicati ad alcuni personaggi si<br />
svilupparono in intere serie: Pietro Annigoni, Moira<br />
Forbes, Amintore Fanfani.<br />
Composizione 1992-1993 è stata commissionata nel<br />
1991 dalla Cassa Rurale ed Artigiana di San Giovanni<br />
Rotondo. Una serie magnifica intitolata Marga e Keith è il<br />
risultato dell’osservazione e dello studio da parte dell’artista<br />
al tema della danza, che ha fornito ispirazione e di<br />
conseguenza ha portato alla creazione di straordinarie,<br />
importanti composizioni: L’uovo ritrovato, Il senso della<br />
misura, Atlete, Concerto, Nello studio, ecc.<br />
In questo periodo prolifico, l’artista ha inoltre colto i suoi<br />
gatti intenti al gioco e alle cure quotidiane con intriganti<br />
disegni a china.<br />
Nel 2002 Ciccone ha tenuto una mostra formidabile intitolata<br />
Omaggio a Padre Pio, Santo, al museo della Porziuncola,<br />
Assisi. Nel 2004, la Lydia Series fu inaugurata al<br />
Palazzo Panciatichi di Firenze e a New York presso The<br />
Forbes Galleries. Nell’estate del 2007 la mostra fu riproposta<br />
a Milano nel Museo di Storia Contemporanea,<br />
sponsorizzata dalla Forbes Foundation. L’anno 2006 vide<br />
la nascita della sua bellissima Avery Series.<br />
Ciccone ha dedicato il 2009 agli studi e all’esecuzione<br />
dei suoi recenti affreschi nella Basilica di Assisi, che rappresentano<br />
alcuni episodi della vita di San Francesco.<br />
Una nuova serie di ritratti, intitolata Spring Song, viene<br />
mostrata per la prima volta alla Società delle Belle Arti -<br />
Circolo degli Artisti “Casa di Dante” nel 2010.<br />
San Giovanni Rotondo riceve due esposizioni eccellenti<br />
nel 2011: San Giovanni Rotondo ed i suoi abitanti nella<br />
memoria artistica di Antonio Ciccone e Padre Pio nell’arte<br />
ispirata di Antonio Ciccone.<br />
Nel Mistero dell’Uomo - Ritratti di Antonio Ciccone è il<br />
titolo della sua mostra in Palazzo Medici Riccardi a Firenze,<br />
curata da Stefano De Rosa e tenutasi nell'autunno<br />
del 2012.<br />
Le opere di Antonio Ciccone si trovano in musei e collezioni<br />
private. Fra queste ricordiamo: Collezione Padri Cappuccini,<br />
San Giovanni Rotondo; Forbes Magazine Collection,<br />
N.Y.; Guild Hall, East Hampton, N.Y.; <strong>La</strong> Casa Sollievo<br />
della Sofferenza, San Giovanni Rotondo; Parrish Art Museum,<br />
Southampton, N.Y.; Carlo Alhadeff Collection, Milano;<br />
Bruce e Eleanor Dix Bistrian Collection, Massachusetts;<br />
Dixie Carter Collection, Los Angeles; Collezione<br />
Onofrio Canistro, San Giovanni Rotondo; Collezione Giovanni<br />
Fini, San Giovanni Rotondo; <strong>La</strong>dy Christina Hoare<br />
Collection, London; Collezione Tiana Ciccone, Firenze;<br />
Collezione Marchesi Lorenzo e Alessandra Niccolini, Camugliano,<br />
Ponsacco (PI); Robert D. Schweizer Collection,<br />
Arizona e Collezione Rolando Vannucci, Arezzo. The Avery<br />
Series è il decimo libro dell’artista (2008). In precedenza<br />
sono stati pubblicati: Antonio Ciccone–Vita di Pittore<br />
scritto da Alberto Maria Fortuna (1991); Composizione<br />
1992-1993 con presentazione di Giovanni Scarale (1994);<br />
Gatti, testo di Roberta Fiorini (1995); Nello Studio, testo di<br />
Paola Bortolotti (1996); Cercando Padre Pio (1997), commenti<br />
di R. Fiorini, G. Scarale e G. Setti; Padre Pio di Antonio<br />
Ciccone (1999), testo di A. M. Fortuna, e Metamorphosis<br />
(omaggio a Pietro Annigoni) pubblicato nel 2000,<br />
testi critici di Maurizio Vanni, Antonio Paolucci e Tommaso<br />
Paloscia, The Lydia series con saggio di John T.<br />
Spike (2003); <strong>La</strong> Resurrezione con saggio di Stefano De<br />
Rosa (2007). Il maestro vive e lavora a Firenze dove tiene<br />
il suo studio.<br />
www.antoniociccone.com<br />
info@antoniociccone.com<br />
Chiara d’Assisi, 2010, carboncino e pastello, cm. 100x70<br />
Antonio Ciccone 17
Ester<br />
Cecere<br />
Dall’azzurro Jonio<br />
alla verde Toscana<br />
di Carmelo Consoli<br />
L’autrice con i poeti e critici letterari Carmelo Consoli e Roberta Degl’Innocenti<br />
al Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse di Firenze<br />
Viene proprio da lontano la poetessa Ester Cecere,<br />
dall’azzurro Jonio di Taranto, bellissima<br />
città dei due mari, antichissima e già importante<br />
realtà di vita e di ricchezze ai tempi della<br />
Magna Grecia. Qua da noi, nella nostra superba Firenze, è<br />
ormai di casa; una frequentazione, la sua, datata da lungo<br />
tempo per motivi sia personali che artistici.<br />
L’accompagno in giro per la città. Dal Duomo giriamo verso<br />
via dei Servi e poi oltre fino al Caffè Storico Letterario delle<br />
Giubbe Rosse e poi ancora verso la Camerata dei Poeti,<br />
poco distante. Infine, una puntata verso l’Accademia Alfieri;<br />
lei conosce proprio tutte le associazioni culturali fiorentine<br />
ed è amica di tanti poeti e scrittori che arricchiscono<br />
con le loro opere la vita della città. Mi racconta della propria<br />
storia, di quella sua terra travagliata e affascinante al<br />
contempo.<br />
<strong>La</strong> nostra città l’ha adottata come una delle sue concittadine,<br />
acquisendone fragranze e cromie tipiche di un Sud an-<br />
Ester Cecere con il poeta e critico letterario Nazario Pardini<br />
Premio Il Forte <strong>2013</strong>: <strong>La</strong> poetessa ritira il primo premio a Forte dei Marmi (Premio Il Forte <strong>2013</strong>)<br />
cora intatto nel suo splendido contenitore naturale e donandole le dolcezze e<br />
gli incantevoli colori delle colline toscane.<br />
Una fusione cromatica tra il celeste delle acque marine e il verde dei colli toscani<br />
che è stato da sempre il marchio che contraddistingue gli artisti meridionali<br />
che rendono omaggio a Firenze e da Firenze sono ospitati e portati alla<br />
ribalta. Biologa marina, con l’impegnativo incarico di prima ricercatrice nel<br />
Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha sempre subito, sin dalla prima gioventù,<br />
il richiamo della poesia dove il mare non poteva che essere l’humus fondante<br />
del suo pensiero poetico, il suo liquido amniotico, come ama ripetere.<br />
Si è quindi venuta a creare la fusione ideale tra un mondo equoreo e una<br />
scrittura ricca di personalità e umanità dando vita a opere poetiche che hanno<br />
incontrato subito favorevoli consensi tra la critica letteraria nazionale.<br />
Oggi Ester Cecere è una poetessa premiatissima; per rendersene conto basterebbe<br />
visitare il suo sito www.estercecere.weebly.com dove la si può<br />
anche ammirare in una bella e ricca galleria fotografica. Ma qual è il segreto<br />
del fascino personale e poetico di Ester Cecere<br />
Ebbi l’occasione, durante la presentazione del suo ultimo libro Come foglie in<br />
autunno, alla Camerata dei Poeti di Firenze, di definire la sua poesia con tre<br />
aggettivi: dolce, tenace e saggia, aggettivi che servono anche a raffigurare<br />
efficacemente le sue qualità umane e caratteriali.<br />
Dolce nel volto, profonda nello sguardo, solare nei sorrisi, con quel taglio<br />
18 Ester Cecere
mediterraneo degli occhi, della bocca, tenace come chi viene dal<br />
Sud nel raggiungere obbiettivi e stabilire contatti, spinta da un irrefrenabile<br />
desiderio di umanizzazione e di realizzazione con il mondo<br />
che la circonda e nell’ambiente che frequenta, sia nella vita quotidiana<br />
che nella sua arte, saggia per preziose, consolidate esperienze<br />
e matura consapevolezza della vita.<br />
Ester è un apprezzato personaggio a Firenze, gradevole amica di tutti<br />
gli artisti che contano da Roberta Degl’Innocenti a Lia Bronzi, da<br />
Anna Balsamo a Duccia Camiciotti, tanto per fare qualche esempio<br />
anche se l’elenco potrebbe essere molto più lungo.<br />
Le sue frequentazioni artistiche ci portano ai luoghi simbolo della<br />
cultura fiorentina, dalle già citate Camerata dei Poeti e Giubbe Rosse<br />
alle sale letterarie del Consiglio Regionale e del Comune, compreso<br />
lo storico Palagio di Parte Guelfa.<br />
Ma la sua fama ha travalicato i confini della Toscana e della sua<br />
Puglia, per estendersi in campo nazionale e coinvolgere moltissimi<br />
personaggi della cultura italiana che si sono interessati di lei a vario<br />
titolo nella critica delle sue opere o semplicemente in contatti di<br />
amicizia e stima. Da queste frequentazioni sono nati i suoi legami<br />
L’autrice con la poetessa e critico letterario Paola Lucarini a Palazzo Panciatichi a<br />
Firenze per la presentazione di “Come foglie in autunno” nell’ambito degli incontri<br />
dell’associazione culturale “Sguardo e Sogno”<br />
con molteplici associazioni nazionali, dal Porticciolo di <strong>La</strong> Spezia a<br />
Insieme per la Cultura (I.P.LA.C) di Abano, e internazionali in qualità<br />
di Accademica della Università della Svizzera Italiana, passando ovviamente<br />
per la realtà letteraria fiorentina. Un transito ideale da<br />
Nord a Sud e viceversa nel ricevere premi e stabilire contatti.<br />
Insomma, un vero personaggio umano e letterario che non passa<br />
inosservato nel panorama culturale nazionale, vuoi per la preziosità<br />
della sua arte, vuoi per l’empatia calda e dirompente che emana sin<br />
dal primo contatto e a cui non si può resistere.<br />
Una donna che viene, come ama dire, dalla Terronia intendendo con<br />
questo termine un Sud talora sottostimato ma che al contrario apporta<br />
valori ed elementi di arricchimento vitale ed una carica di simpatia<br />
ad iniziare dalla cadenza tipica della sua parlata meridionale.<br />
Ester Cecere è autrice di due pubblicazioni di poesia: la prima dal<br />
titolo Burrasche e Brezze edita dalle edizioni Gruppo Albatros-Il Filo<br />
di Roma e la seconda intitolata Come foglie in autunno delle Edizioni<br />
Tracce di Pescara con la prefazione della grande poetessa e critico<br />
letterario Ninnj di Stefano Busà.<br />
<strong>La</strong> sua poesia è testimonianza artistica della sua umanità, travaglio<br />
d’anima, coinvolgimento emotivo negli eventi della vita. Una lirica<br />
dal tono forte, talora lapidario sempre alla ricerca di luminosità e<br />
certezze, espressa sia nelle modalità dei dialoghi interiori che attraverso<br />
proiezioni esteriori, verifiche, nostalgie, stupori, smarrimenti.<br />
Prima di copertina della seconda silloge<br />
di Ester Cecere<br />
In questo contesto il mare è<br />
l’utero materno atto alla rigenerazione<br />
vitale. Una poesia<br />
che all’apparenza può apparire<br />
velata di pessimismo ma dove<br />
le ombre ed i chiaro scuri sono<br />
terra fertile per la rinascita.<br />
Ed in fondo il dolore, il mistero,<br />
lo sconforto sono travalicati attraverso<br />
l’amore, la meraviglia<br />
per la natura, la consapevolezza<br />
di un “Oltre” salvifico.<br />
Soprattutto l’amore è l’arma<br />
vincente della sua poetica, un<br />
abbandono fresco ed incantato<br />
alle purezze, alle gioie minute,<br />
agli stupori naturali, alla fede. Alcune sue poesie appaiono come<br />
inni alla vita. Sul piano lessicale e della stesura metrica la poesia<br />
di Ester ci appare come un distillato di visioni, sempre teso ad<br />
esaltare la singola parola, il suo contenuto, l’immagine, il senso<br />
ed il fine. Una poesia che si presenta talora inizialmente come una<br />
visione diretta, apparentemente lontana dagli eventi narrati da<br />
cui poi il verso discende velocemente, estremamente scarno, contenuto,<br />
ma prezioso ed incisivo nel significato. E ancora una volta<br />
poesia e poeta si saldano in una unica ricerca: quella della luce,<br />
della certezza che la vita è meraviglia e a cui bisogna partecipare<br />
con il cuore e con l’anima.<br />
Ed Ester approdata nella nostra meravigliosa città di Firenze continua<br />
a stupirci con la sua carica di umanità, il suo ottimismo, la<br />
sua solida e coinvolgente testimonianza poetica.<br />
Ed ogni volta dal Sud viene a noi ambasciatrice di colori e fragranze<br />
e nel Sud ritorna carica di esperienze ed emozioni, nuove amicizie<br />
e immagini sempre più belle del nostro territorio.<br />
<strong>La</strong> riaccompagno alla stazione di Santa Maria Novella. Da via Cavour<br />
a via Panzani ed ecco alla fine le pensiline della stazione, la<br />
folla dei treni, i binari che si perderanno nella notte dei campi.<br />
Ester ci lascia, elegante nel suo tailleur blu, in sintonia con il mare<br />
della sua Taranto che l’aspetta, affacciata sulle onde.<br />
Domani e poi ancora sarà altrove, forse a rilasciare interviste, a<br />
ritirare premi o a trovare altri amici sparsi ovunque.<br />
Il suo sorriso nel voltarsi, prima di partire, è la certezza che tornerà<br />
presto tra noi a Firenze.<br />
Ester Cecere ritira la targa per il I° posto al Premio Europa <strong>2013</strong> a Lugano<br />
Ester Cecere<br />
19
Giorgio Rossi<br />
e le sue Muse<br />
Da domenica 8 dicembre<br />
a Palazzo Medici Riccardi<br />
"Volti del passato"<br />
per ricordare l'importante<br />
scultore toscano<br />
Donna supina con Cupido sulle spalle, 1920, bronzo, cm. h.57x31<br />
di Rossella Campana<br />
<strong>La</strong> nuova mostra dedicata a Giorgio<br />
Rossi, Volti dal passato. Gior-<br />
quando l’artista rivolge la sua attenzione al<br />
rinnegata nei suoi fondamenti, ma che<br />
gio Rossi e le sue Muse, che si variegato universo femminile si manifesta<br />
inaugura il 7 dicembre a Palazzo con note di peculiare efficacia espressiva.<br />
20 Giorgio Rossi<br />
Medici Riccardi, fortemente voluta dalla<br />
sua famiglia dopo quelle del 2009, 2010 e<br />
2011, ben rappresenta con la variegata produzione<br />
scultorea dell’artista, nato a San<br />
Piero a Sieve nel 1892, il fertile humus<br />
culturale della Toscana della prima metà del<br />
Novecento, in anni cioè in cui un giovane<br />
dotato della provincia, giunto nella città che<br />
aveva grandemente contribuito alla storia<br />
dell’arte italiana, poteva acquisire gli strumenti<br />
del mestiere e proporsi nell’agone<br />
con tutte le carte in regola per affrontare<br />
una carriera non necessariamente di successo<br />
mondano ma sicuramente di soddisfazione<br />
creativa.<br />
<strong>La</strong> scelta, in questa occasione, è stata di<br />
privilegiare come filo conduttore l’immagine<br />
della donna, con ciò evidenziando l’attenzione<br />
dell’artista per un tema non per lui<br />
univoco ma certamente negli anni prediletto.<br />
Ne sono la prova molteplici ritratti e nudi,<br />
solo parte dei quali viene qui presentata,<br />
modellati o scolpiti con sicura maestria,<br />
specchio di una sensibilità sempre vigile nei<br />
confronti del dato naturale acquisita da<br />
Rossi alla scuola di Antonio Bortone e mai<br />
Pur con accenti diversi a seconda del percorso<br />
di ricerca stilistica intrapreso, infatti,<br />
che dall’idealismo giovanile lo porta nel<br />
ventennio fra le due guerre a sperimentare<br />
le stilizzazioni del déco e quindi a scoprire<br />
l’umanità più complessa dell’arte etrusca, la<br />
donna gli suggerisce forme di volta in volta<br />
sinuose, forbite o fragili ma comunque eloquenti,<br />
e la sua immagine domina, fino quasi<br />
a identificarsi con lo stesso far arte dello<br />
scultore. Non per caso un autoritratto recentemente<br />
donato agli Uffizi ce lo mostra intento<br />
a plasmare una piccola testa muliebre,<br />
che appare al suo fianco come l’idolo di<br />
un’erma antica, al tempo stesso musa ispiratrice<br />
e nume tutelare.<br />
Nelle belle sale espositive di Palazzo Medici<br />
Riccardi, oltre a un altro, squisito, autoritratto<br />
giovanile in bronzo, potremo dunque<br />
ammirare corpi e volti teneri di bambine e<br />
affabili belle signore, ma anche enigmatiche<br />
maschere di pietra dura e impenetrabili<br />
gorgoni, a fianco di statue e statuine<br />
nelle quali l’artista s’impegna in eleganti<br />
soluzioni decorative, o, ancora, nella rappresentazione<br />
del corpo femminile come semplice<br />
tramite di bellezza, immagini tutte<br />
Autoritratto, collezione degli Uffizi, Galleria degli Autoritratti<br />
nel Corridoio Vasariano
Bambina, opera non datata, marmo, cm. h.65<br />
create per un mondo che aveva ancora coscienza<br />
dell’importanza dell’immagine viva e<br />
commossa del ‘vero’ e della necessità per<br />
così dire quotidiana dello spirito di misurarsi<br />
con esso.<br />
Presente fin dal secondo decennio alle esposizioni<br />
della Società di Belle Arti di Firenze,<br />
ottiene un premio alla Mostra del<br />
Soldato del 1917. Giovanissimo, nel 1918,<br />
riceve un prestigioso riconoscimento dall’<br />
Accademia delle Arti del Disegno di Firenze<br />
che lo inserisce nei ruoli degli “ accademici<br />
onorari ”. Partecipa alla Primaverile Fiorentina<br />
del 1920 e del 1921. Nel 1923 esegue il<br />
Monumento funebre per i Fratelli Fiorini al<br />
Cimitero delle Porte Sante di Firenze e il<br />
Monumento ai caduti di Lezza, nel 1927 il<br />
Monumento ai caduti di Borgo San Lorenzo.<br />
Sempre nel 1927 diventa docente presso la<br />
Scuola Artistico-Industriale di Volterra. Dal<br />
1928 espone alle Mostre Regionali Sindacali<br />
della Toscana. Nel 1930 e nel 1936 è<br />
alla Biennale di Venezia. Nel secondo dopoguerra,<br />
conclusa l’attività d’insegnamento,<br />
torna stabilmente a Firenze nello studio di<br />
via dei della Robbia dove continua a dedicarsi<br />
alla scultura con la passione di sempre<br />
fino alla morte avvenuta a Firenze nel 1963.<br />
Lo scultore muore nel 1963 lasciando una serie di<br />
opere inedite rigorosamente custodite dalla famiglia<br />
che ha iniziato un percorso di rivalutazione<br />
dell’artista con le recenti mostre a Palazzo Panciatichi<br />
(2009), presso la sede dell’Ente Cassa di<br />
Risparmio (2010) e nel Palazzo Comunale di Pontassieve<br />
(2011).<br />
L’autoritratto dello scultore è entrato nelle Collezioni<br />
degli Uffizi trovando posto nella Galleria<br />
degli Autoritratti nel Corridoio Vasariano insieme<br />
ad altre 126 opere di grandi maestri.<br />
A Palazzo Medici Riccardi saranno in mostra una<br />
sessantina di ritratti plastici - perlopiù femminili<br />
- eseguiti in bronzo, marmo, terracotta, gesso insieme<br />
ad alcuni dipinti.<br />
L’inaugurazione avrà luogo, presso la Sala Luca<br />
Giordano, sabato 7 dicembre alle ore 16.00.<br />
Mentre la mostra sarà allestita nella Limonaia di<br />
dello storico palazzo mediceo, in via Cavour 3, e<br />
sarà aperta al pubblico da domenica 8 a martedì<br />
31 dicembre dalle 9 alle 18 (chiuso il mercoledì).<br />
Info:<br />
biglietteria@palazzo-medici.it<br />
www.ilcasseroperlascultura.it<br />
www.palazzo-medici.it<br />
facebook: Cassero Per la Scultura<br />
Ufficio Stampa della Provincia di Firenze<br />
Tel. 055 2760237<br />
Il Cassero per la scultura italiana<br />
dell’Ottocento e del Novecento<br />
Tel. 055 9108274<br />
info@ilcasseroperlascultura.it<br />
Autoritratto, bronzo, cm. h.50x36,5<br />
Volti dal passato.<br />
Giorgio Rossi e le sue Muse<br />
Dall’8 al 31 dicembre a Palazzo Medici Riccardi<br />
Organizzata dal Museo Civico Il Cassero per la<br />
scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento<br />
di Montevarchi (AR) e dall’Associazione Amici de<br />
Il Cassero, patrocinata dalla Provincia di Firenze,<br />
la mostra, curata da Rossella Campana e Alfonso<br />
Panzetta, si inserisce in un progetto di rivalutazione<br />
degli scultori toscani attivi nella prima<br />
metà del XX secolo.<br />
Giorgio Rossi (1892-1963) è stato un eccellente<br />
comprimario dei più importanti protagonisti<br />
dell’arte in Toscana nel primo Novecento: nato a<br />
San Piero a Sieve (FI), allievo di Antonio Bortone,<br />
membro onorario dell’Accademia delle Belle Arti<br />
di Firenze.<br />
Maestro versatile nell’uso di tutti i materiali tradizionali<br />
della scultura (bronzo, marmo, terracotta,<br />
legno, alabastro). Scultore raffinato e di grande<br />
forza soprattutto nella ritrattistica dove, parallelamente<br />
alla ricerca della somiglianza esteriore<br />
Ritratto della moglie Pia, opera non datata, gesso, del soggetto, si concentra in una delicata introspezione<br />
psicologica.<br />
Ritratto di donna, opera non datata, bronzo, cm. cm. h.25x32 h.49<br />
Giorgio Rossi<br />
21
Piero Bertelli<br />
Un maestro della scultura contemporanea cresciuto alla scuola dei grandi<br />
del passato per approdare alla ribalta internazionale<br />
di Marco Moretti<br />
Piero Bertelli nato a Montelupo<br />
Fiorentino nel 1940 si è formato<br />
scultore nell’egesi dell’antica sostanza<br />
oggettiva della forma. E<br />
quella sostanza, rafforzata dai risultati del<br />
mestiere, si può dire abbia vissuto. Ed è<br />
straordinaria la constatazione di come quella<br />
sostanza lo abbia plasmato, sia come<br />
scultore rigorosamente figurativo, sia proprio<br />
in quell’acuta curiosità d’osservazione<br />
indotta dai meccanismi oggettivi d’indagine<br />
che il mestiere comporta…<br />
Ritratto di Beppe Serafini, bronzo<br />
Prima dell’arte del plasmare Bertelli aveva<br />
appreso le tecniche della fusione, le finezze<br />
del ritocco ed i segreti delle patinature. Per<br />
San Giorgio, bronzo<br />
22<br />
tali meriti il vecchio Manzù gli aveva chiesto<br />
negli anni Ottanta di trasferirsi da lui, ad Ardea, quale responsabile<br />
della sua fonderia…. Da ragazzo aveva espresso il desiderio di recarsi<br />
a Firenze per lavorare nella fonderia d’Arte Marinelli. Nei locali<br />
di via Corridoni circolavano scultori come Berti, Granchi, Tafanari,<br />
e da questo diuturno lavoro fianco fianco con gli scultori s’impresse<br />
l’amore per l’armonia plastica della forma regolata da un’attenta<br />
misura delle cose.<br />
Mostre personali Palazzo Appiani, Piombino (Li), 2009. Campiglia<br />
Maternità, bronzo<br />
Piero Bertelli<br />
Marittima (Li), Ex-cinema Mannelli (Apriti Borgo), 2012. Scriptorium,<br />
Abbazia di S.Galgano, Chiusdino (Si). Mostra personale in Consiglio<br />
Regionale della Toscana, Palazzo Bastogi, Firenze, <strong>2013</strong>.<br />
Membro dell’Accademia Giampaoli per la medaglia d’arte a Roma.<br />
Membro dell'Antica Compagnia del Paiolo di Firenze.<br />
Le sue opere si trovano: Chiesa di S. Maria di Fibbiana, Chiesa di S.<br />
Donato a Livizzano, Millar Gallery di Cincinnati, Life Nihon Gallery di<br />
Tokio, Horison Co.Ontario-Canada, Gallery l’Artique Hillside New<br />
Jersey, e in moltissime gallerie private di Milano, Toronto-Ontario,<br />
Okinawa, ecc. È presente nel Museo del Bargello a Firenze. Ha esposto<br />
permanentemente alla Benjamin Gallery di Chicago, Wellfleet<br />
Art Gallery, Cape Cod, Massachusset e ancora alla stessa Palm<br />
Beach Florida. Espone permanentemente alla Galleria Pietro Bazzanti<br />
di Firenze. Ha lavorato due anni ai modelli per il rifacimento<br />
delle Sale Imperiali del Cremlino a Mosca.<br />
Piero Bertelli<br />
Via Giovanni XXIII, 4 - 50056 Montelupo F.no (Fi)<br />
Studio: Via del Ponte Nuovo, 75 - 50056 Montelupo F.no (Fi)<br />
Tel. 0571 541156 - Cell. 347 4685445<br />
Enrico_ bertelli@virgilio.it<br />
Don Chisciotte, bronzo
Enrico Bertelli<br />
Un giovane incisore di talento<br />
di Lorenzo Borghini<br />
Enrico Bertelli nasce a Empoli il 18 settembre 1981, appassionato di arte e fumetto<br />
frequenta il Liceo Artistico Leon Battista Alberti e poi l’Accademia di<br />
Belle Arti di Firenze in cui ha l’occasione di conoscere Vairo Mongatti e Paolo<br />
Ciampini, docenti che l’avvicineranno all’incisione ed alle tecniche di stampa<br />
in cui si specializzerà sotto la guida del professor Domenico Viggiano.<br />
Nel 2010 vince la borsa di studio come “tecnico di laboratorio” all’Accademia di Belle Arti<br />
di Firenze e la borsa di studio elargita dalla Cassa di Risparmio di Livorno per la Fondazione<br />
per lo studio dell’arte grafica Il Bisonte di Firenze.<br />
Tra le sue esposizioni più importanti spiccano la VII Biennale di Incisione di Monsummano<br />
Terme 2007, la II Biennale di Incisione di Bassano del Grappa 2011, la Printing International<br />
Triennial di Cracovia 2012, “I luoghi di Giovanni Fattori” per il centenario della morte<br />
presso la Galleria dell’Accademia di Firenze 2008, la Guanlan International Print Biennial,<br />
Guanlan, Shenzen, Cina nel <strong>2013</strong>. Come fumettista-illustratore si ricordano “Storie di Toscani<br />
che fecero l’Italia” edito dal Consiglio Regionale della Toscana e distribuito nel sistema<br />
scolastico regionale e le illustrazioni per la fondazione lirica Mito di Milano.<br />
Mostre personali Palazzo Appiani, Piombino (Li), 2009. Campiglia Marittima (Li), Ex-cinema<br />
Mannelli (Apriti Borgo), 2012, Scriptorium, Abbazia di S.Galgano, Chiusdino (Si), <strong>2013</strong>.<br />
Alberi alberi, 2008, acquaforte, acquatinta, puntasecca,<br />
cm. 50x70<br />
Fiasco e vino, 2004, acquaforte,<br />
cm. 35x50<br />
Via dell'Arno, 2007, acquaforte,<br />
acquatinta, puntasecca, cm. 50x70<br />
<strong>La</strong> vecchia vetreria, 2012 acquaforte, acquatinta,<br />
bulino, cm. 100x70<br />
Gatto, 2004 acquatinta, acquaforte,<br />
morsura aperta, puntasecca, brunitoio,<br />
cm. 50x70<br />
Verso Firenze, 2012, acquaforte, acquatinta, bulino,<br />
cm.100x70<br />
Surano, 2008, acquaforte, acquatinta al<br />
sale, cm. 50x70<br />
Enrico Bertelli<br />
23
Giovanni Speroni<br />
Un chimico eclettico<br />
di Duccio Ricciardelli<br />
<strong>La</strong> Toscana, come nei precedenti<br />
numeri della rivista, è andata a<br />
trovare altri personaggi importanti<br />
per la cultura e la storia<br />
della nostra regione. Questo mese parliamo<br />
di Giovanni Speroni, accademico e studioso<br />
di scienze fiorentino che potremmo definire:<br />
un chimico eclettico. Giovanni Speroni nasce<br />
nel capoluogo fiorentino il 4 giugno del 1910<br />
e muore a Genova il 14 marzo del 1984. Si<br />
formò come chimico organico alla scuola<br />
di Adolfo Quilico, durante la permanenza di<br />
questi a Firenze (1937 - 1943) come titolare<br />
della cattedra di Chimica Generale e Inorganica.<br />
Insieme riconobbero il ruolo dell’acido<br />
fulminico e dei nitrilossidi, come intermedi<br />
chiave nella sintesi di derivati isossazzolici,<br />
la cosiddetta “sintesi fulminica dell’isossazolo”.<br />
Speroni ebbe<br />
uno spiccato interesse,<br />
oltre che per la sintesi<br />
organica, per lo studio<br />
delle proprietà fisiche dei<br />
composti: dalla tensione<br />
superficiale, alla spettroscopia,<br />
ai momenti<br />
dipolari. Mise le sue conoscenze<br />
a disposizione<br />
della conservazione del<br />
patrimonio culturale,<br />
delle prime ricerche<br />
rama toscano ma anche di difficile collocazione.<br />
sui reperti archeologici<br />
dell’Etruria (1950) fino<br />
Vita universitaria con gli assistenti: Speroni è il secondo da destra<br />
all’emergenza per l’alluvione<br />
di Firenze nel 1966. Per questo impegno<br />
meritata pensione.<br />
sociale e culturale gli fu attribuito un Ma i meriti di Speroni furono soprattutto<br />
riconoscimento da parte del Ministro della dovuti a gesti ed imprese avvenute al di fuori<br />
Pubblica Istruzione (Medaglia d'Argento),<br />
del mondo accademico. Dopo l’alluvione<br />
nel primo anniversario dell’alluvione. Per la fiorentina del 1966, infatti sviluppò la sua<br />
Società Montecatini organizzò e diresse un passione per il recupero delle opere d’arte,<br />
Ancora un momento di vita universitaria con gli assistenti:<br />
Speroni è il primo da destra<br />
laboratorio per lo studio degli antiparassitari ottenendo dal CNR un Centro presso l’Istituto<br />
di Chimica Organica (Centro di Studio<br />
in agricoltura, i “fitofarmaci”, da cui nacque<br />
il Rogor, un prodotto di larga diffusione per sulle cause di deperimento e sui metodi di<br />
24 Giovanni Speroni<br />
la sua bassa tossicità. Molti furono in seguito<br />
i suoi brevetti collegati alle scoperte<br />
e ricerche effettuate nella chimica organica.<br />
In questo periodo diresse ed ottenne il Cenconservazione<br />
delle opere d’arte) diretto poi<br />
dal professor Piacenti.<br />
L’eclettismo e la poliedricità del personaggio<br />
rendono la figura di Speroni unica nel panopartecipazione<br />
<strong>La</strong> scrittura, la passione per l’arte, la<br />
alla Resistenza e l’amore per<br />
la propria città, sono solo alcune tappe di<br />
una vita vissuta con pienezza e con partecitro<br />
di studio sulla chimica della struttura dei<br />
composti eterociclici e loro applicazione. Nei<br />
primi anni Settanta, con l’allargamento dei<br />
Consigli di Facoltà, il professor Speroni fu<br />
chiamato a gestire questo passaggio delicato<br />
come Preside della Facoltà di Scienze<br />
Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università<br />
(dal 1973 al 1976) e anche Pro - Rettore<br />
(già dal 1968). Giovanni Speroni era capace<br />
di iniziative lungimiranti dalle quali nacquero<br />
in seguito: i Convegni Nazionali della Divisione<br />
di Chimica Organica delle S.C.I.; il Centro<br />
di studi sui Composti del CNR; eterociclici<br />
“Centro Interuniversitario di Ricerca sulle<br />
Reazioni Periciliche”. Già straordinario dal<br />
1953 e successivamente ordinario dal 1957,<br />
venne collocato fuori ruolo nel novembre del<br />
1980. Giunse poi, nel dicembre del 1983, a
Medaglia d'Argento per meriti sul lavoro durante<br />
l'Alluvione<br />
Medaglia d'Oro per la Chimica ad Ancona<br />
pazione. Esempio lampante dell’approccio<br />
“umanistico” di Speroni è il suo bellissimo<br />
Diario di guerra del fronte Russo. Scritto<br />
durante la campagna di Russia, stese a<br />
mano questo diario mentre passava di<br />
grado nell'artiglieria come Ufficiale Chimico<br />
Farmacista. Questo manoscritto, mai pubblicato<br />
e conservato in originale dal figlio<br />
Giampaolo, è uno degli esempi più belli<br />
di diario di guerra che sia stato prodotto e<br />
necessiterebbe di una pubblicazione e di<br />
un approfondimento adeguati al valore dei contenuti.<br />
Commoventi le parole scritte dal giovane chimico sul<br />
frontespizio del suo diario: “Sarò grato a chiunque<br />
ritrovi questo diario, se vorrà farlo recapitare alla mia<br />
famiglia, al seguente indirizzo:<br />
Speroni - Firenze - Via <strong>La</strong>ura 58<br />
(Italia)” . Sono le parole sentite<br />
e disperate di un ragazzo<br />
al fronte che pensa alla sua<br />
Firenze e alla famiglia lontana,<br />
sono i pezzi dolorosi della storia<br />
che attraverso una scrittura<br />
secca ed evocativa ci portano<br />
dal passato impressioni e testimonianze<br />
molto importanti.<br />
Tornò a Firenze nel 1943 durante<br />
il periodo della Resistenza,<br />
rocambolescamente e quasi<br />
per caso, Speroni si accostò al<br />
gruppo di persone che in quel<br />
periodo a Firenze gravitavano<br />
intorno alle attività di Radio Cora. Radio Cora (COmmissione<br />
RAdio), costituitasi nel 1943 per collegare la<br />
resistenza armata in Italia, vedeva la collaborazione<br />
di molti giovani intellettuali e professionisti toscani<br />
Il professor Speroni riceve una delle innumerevoli onorificenze<br />
suddivisi in vari reparti di azione. I progetti e i piani<br />
di Radio Cora venivano fatti in una casa in via Magalotti.<br />
Ci fu all’epoca una tragica irruzione dei soldati<br />
tedeschi nell’appartamento di piazza D’Azeglio, dove<br />
Luigi Morandi fu ucciso proprio davanti alla sua postazione<br />
della trasmittente. Quelli furono i giorni della<br />
ricostituzione del gruppo e della ricerca di<br />
un nuovo apparecchio. Fu in quel periodo<br />
che Speroni entrò a far parte del comitato<br />
di Radio Cora. L’organizzazione riusciva ad<br />
inviare e a trasmettere messaggi tra le varie<br />
postazioni nascoste nelle abitazioni, in<br />
diversi punti strategici della città di Firenze.<br />
L’impresa più ardua era quella di agire di<br />
nascosto dalle pattuglie tedesche che di<br />
tanto in tanto tentavano di interrompere le<br />
comunicazioni radio, staccando la luce a interi<br />
quartieri. Speroni, insieme ad un gruppo<br />
di giovani chimici, aveva il compito di ricaricare<br />
le batterie delle radio presso gli istituti<br />
Ancona 1980 - Speroni riceve la Medaglia d'Oro<br />
universitari del centro di Firenze. Sembra di<br />
vederlo il giovane Speroni che corre da una<br />
parte all'altra della città con nascoste sotto<br />
il pastrano invernale le grosse batterie,<br />
fondamentali per la sopravvivenza di Radio<br />
Cora. Anche durante l’alluvione fiorentina<br />
del 1966 Speroni dette prova di valore, curando<br />
a fondo la sistemazione di quadri e<br />
di opere d’arte in legno, portando tutto il<br />
materiale danneggiato al Giardino di Boboli<br />
in Palazzo Pitti e sistemandolo in una<br />
serra dove poter conservare e controllare<br />
l’umidità dell’ambiente in maniera stabile.<br />
Bisogna poi ricordare che Speroni contribuì<br />
alla sistemazione del Cristo di Cimabue<br />
nella chiesa di Santa Croce. Per queste<br />
memorabili imprese ricevette in vita 5 medaglie<br />
all’Onore, 4 d’Oro e 1 d'Argento. <strong>La</strong><br />
sua preferita, a detta dei suoi familiari, fu<br />
quella per l’alluvione data dal Ministero<br />
della Pubblica Istruzione ma anche quella<br />
d’Oro del Convegno di Chimica Organica di<br />
Ancona rimane un momento fondamentale<br />
della sua luminosa carriera.<br />
Il 18 aprile 2007 al Sindaco Domenici fu<br />
rivolta la richiesta di dedicare una via a<br />
Giovanni Speroni, con la raccolta di 67 firme<br />
e di una documentazione molto approfondita<br />
sul suo lavoro accademico. Purtroppo<br />
questa richiesta non è stata ancora valutata<br />
ed esaudita, e alla sua memoria non viene<br />
ancora dato il giusto valore.<br />
Speriamo che questo nostro ricordo possa<br />
risvegliare o muovere di nuovo l’interesse<br />
delle istituzioni verso un così importante<br />
fiorentino.<br />
Giovanni Speroni<br />
25
35 anni dopo<br />
Quelli del Bafomet<br />
Cozzi - Crinelli - Ghiribelli - Margonari -<br />
Oliveti - Scuderi - Vadalà<br />
In un libro di Cozzi e Oliveti la storia del gruppo<br />
fiorentino e della galleria di Borgo Pinti<br />
di Giuse Benignetti<br />
Il<br />
21 ottobre 1977, nella galleria<br />
posta al 24 rosso di Borgo<br />
Pinti, alcuni giovani artisti,<br />
capeggiati da Riccardo Ghiribelli e<br />
Lorenzo Crinelli, davano vita al gruppo<br />
che, per alcuni anni, avrebbe costituito<br />
il motore di un nuovo modo di<br />
concepire il rapporto sociale dell’arte.<br />
Da lì, infatti, “quelli del Bafomet”, rompendo<br />
gli schemi in cui il gallerista<br />
Mauro Cozzi - Prospetto d’isola, 1979<br />
mercante era il solo mediatore deputato<br />
fra il fruitore e l’artista, vollero<br />
allacciare un dialogo diretto con il loro<br />
pubblico, nell’intento di coinvolgerlo e<br />
di educarlo, di sgombrare il campo da<br />
alcune storture artificiose in cui vedevano<br />
dibattersi il mercato, e rendere<br />
l’arte alla portata dei più, sia nella<br />
comprensione che, per quanto possibile,<br />
nel prezzo.<br />
Nacque un movimento auto-gestito a<br />
cui presero parte artisti di indirizzi<br />
diversi ma tutti ugualmente impegnati<br />
a sostenere una riqualificazione del<br />
mestiere in senso tecnico-artigianale,<br />
in opposizione a troppo facili improvvisazioni<br />
che alcuna critica dell’epoca<br />
spingeva, favorendo produzioni numericamente<br />
cospicue che il fiorente<br />
mercato di quegli anni aveva capacità<br />
di “piazzare” facilmente.<br />
Oggi, dopo oltre 30 anni, Mauro Cozzi<br />
e Gianni Oliveti hanno voluto documentare<br />
nell’esauriente volume<br />
“BAFOMET ALLO SPECCHIO” -<br />
(Feeling Groovy & Le Giubbe Rosse<br />
Editori, € 18), l’intera storia del Gruppo<br />
negli anni 1977-1981. Il libro, introdotto<br />
da scritti di Ugo Barlozzetti,<br />
Stefano De Rosa e Giovanna Giusti,<br />
ha visto la luce il 23 novembre al<br />
Gruppo Donatello, in occasione<br />
di una personale che i componenti<br />
il nucleo fondante hanno<br />
tenuto dal 23 novembre al<br />
5 dicembre. In questa circostanza<br />
i sei artisti hanno presentato<br />
alcuni lavori dell’epoca<br />
accanto ad altri di oggi con<br />
l’intento di verificare la persistenza<br />
e la validità dei temi di<br />
allora. Con loro anche Renzo<br />
Margonari, ideologo che, dalla<br />
sua Mantova, si affiancò al<br />
nucleo fondante fiorentino.<br />
Così Ugo Barlozzetti nel preambolo<br />
al catalogo:<br />
idea di documentare<br />
“L’ l’attività degli artisti che<br />
operarono riconoscendosi nel gruppo<br />
“intitolato” Bafomet è particolarmente<br />
utile quanto significativa. Ripensare<br />
agli anni tra il 1977 e il 1981 è necessario<br />
per cercare di capire un’esperienza<br />
che ha coinvolto personalità<br />
interessanti e sviluppato un dibattito<br />
capace di confrontarsi con il “fare”<br />
come “saper fare” in pittura, scultura,<br />
grafica e fotografia. Proprio sul piano<br />
del “fare” il contributo di Bafomet si<br />
rivela importante come produzione e<br />
testimonianza e quindi come storia di<br />
un periodo di grandi mutamenti culturali<br />
oltre che politici ed economici,<br />
determinanti per l’avvio alla situazione<br />
che Firenze vive (subisce) e corrisponde<br />
alla tendenza complessiva<br />
di buona parte del pianeta. Si cominciava,<br />
tra la fine degli anni ‘70 e gli<br />
inizi degli anni ‘80, a subire l’impatto<br />
devastante di una mercificazione che<br />
si avvaleva di un sistema poderoso<br />
ove era (ed è) determinante la subalternità<br />
degli aspetti culturali alla logica<br />
della speculazione incentrata sulla<br />
“finanziarizzazione” globale. <strong>La</strong> massificazione<br />
e l’orientamento dei consumi<br />
non può che utilizzare una manipolazione<br />
della comunicazione,<br />
adeguando soprattutto la formazione<br />
delle nuove generazioni a cominciare<br />
da una scuola sistematicamente privata<br />
di qualità e una disinformazione<br />
“giocata” sull’evasione e l’effimero. <strong>La</strong><br />
presunzione e l’ignoranza di gran<br />
parte sia dei burocrati a tutti i livelli,<br />
sia degli eletti (dagli enti locali al Parlamento),<br />
sia dell’indifferenza sostanziale<br />
del mondo accademico e soprattutto,<br />
ovviamente, di quella dei<br />
“padroni del vapore”, hanno permesso<br />
l’avvio di un processo che mette in<br />
crisi la civiltà che trova le proprie radici<br />
nell’Umanesimo e nei principi della<br />
Rivoluzione Francese.<br />
Lorenzo Crinelli - Il sacro ritratto profanato<br />
di Riccardo Magno XVII con paramenti da<br />
cerimonia, 1978<br />
26 Bafomet
Riccardo Ghiribelli - Corto Maltese pensa<br />
al suo amico-nemico Rasputin, 1978<br />
A ciò nell’ambito specifico delle tecniche<br />
della comunicazione visiva, si è<br />
aggiunto e rapidamente cresciuto e<br />
diffuso grazie al parallelo aumento<br />
della distanza culturale, un<br />
“sottobosco” ottusamente conservatore<br />
o semplicemente disinformato. Si<br />
stava aggiungendo, negli anni Ottanta,<br />
una critica militante sempre più<br />
Renzo Margonari - Rendez-vous a quattro, 1977<br />
alla ricerca di linguaggi spesso condizionati<br />
dalla volontà di dimostrarsi<br />
aggiornati secondo un dibattito sulla<br />
fruizione estetica complesso e testimone<br />
della difficoltà di “uscire” dal XX<br />
secolo che non capivano, limitandosi<br />
a citazioni capaci di esercitare sì il<br />
terrorismo ideologico ma dissolvendo<br />
in chiacchierologia temi e tesi particolarmente<br />
delicati e controversi. Nel<br />
processo di “bruttificazione” (e addirittura<br />
di avvelenamento) dell’Italia ha<br />
contato, e conta, l’analfabetismo di<br />
ritorno. <strong>La</strong> scelta del favorire il consumo<br />
di Firenze che si è sviluppata<br />
negli anni della “Milano da bere”, sta<br />
culminando in quella della centralità<br />
del sistema - moda e/o della svendita della<br />
fruizione dei luoghi della civiltà. I due fenomeni<br />
però si elidono a vicenda proprio<br />
per la specificità della comunicazione nella<br />
quale l’effimero svolge un ruolo decisivo,<br />
consumando e decostruendo “aura” e prestigio.<br />
Le oscillazioni del gusto sono state<br />
ribaltate nell’accelerazione dell’annichilimento<br />
della memoria. Dalla Biennale di<br />
Venezia a Kassel, peraltro, è evidente la<br />
catastrofe della cultura borghese, nell’orgia<br />
bulimica di oggetti, immagini e parole,<br />
all’insegna di un’autoreferenzialità di esistenze<br />
in gran parte fittizie che non permette<br />
di far emergere anche proposte di autentico<br />
rinnovamento e qualità estetica. Tutto<br />
è perduto Non è così, proprio perché questo<br />
impegno per recuperare l’attività di<br />
Bafomet, permette di continuare a lavorare<br />
per capire anni decisivi, mentre scomparivano<br />
gallerie e case editrici e qualche<br />
pseudo intellettuale modaiolo che, inserito<br />
in istituzioni e nella cronaca d’arte, scambiava<br />
il provincialismo delle retroguardie<br />
delle neoavanguardie come la creatività di<br />
“emergenti”.<br />
Cosi, dopo l’ormai classico “Firenze ricerca.<br />
Arti visive. Documenti dal dopoguerra<br />
ad oggi a cura dello Studio d’Arte il Moro”<br />
risalente all’assessorato alla Cultura di<br />
Giorgio Morales, quindi ormai di quasi<br />
trent’anni fa, un altro gruppo formatosi<br />
spontaneamente documenta della propria<br />
attività permettendo di cogliere la ricchezza<br />
di quegli anni e al tempo stesso la percezione<br />
del rischio incombente.<br />
Proprio la consapevolezza del ruolo della<br />
creatività e della responsabilità di Firenze<br />
ha indotto Mauro Cozzi e Gianni Oliveti a<br />
Franco Scuderi - Senza titolo, 1976<br />
Gianni Oliveti - Trappola indolore per un<br />
pellicano, 1974<br />
Angelo Vadalà - Strutture metalliche<br />
su una chiesa barocca,1977<br />
dare speranza a partire da un luogo<br />
come le “Giubbe Rosse”. Infatti operano<br />
e continuano a operare, anche<br />
“sottotraccia”, realtà attive e attente.<br />
Da via Toscanella all’Affratellamento,<br />
all’impegno di Antonio Natali perché<br />
l’eredità consegnataci non sia immeritata,<br />
ai giardini restituiti da Villa Bardini<br />
a Villa Peyron, alle iniziative stesse<br />
di alcuni Comuni della grande Firenze,<br />
i segni della ripresa ci possono<br />
essere, dipende, per renderli funzionali<br />
dall’esperienza maturata e non<br />
certo dalla faciloneria di un apprezzamento<br />
esclusivo di un giovanilismo<br />
che tanto sa del “largo ai giovani” di<br />
mussoliniana memoria”.<br />
Le foto delle opere sono tratte<br />
dal libro Bafomet allo specchio<br />
Bafomet<br />
27
Konstantina<br />
Daskalaki<br />
Da Atene a Firenze passando per<br />
Manchester per completare un percorso<br />
artistico di respiro internazionale<br />
di Daniela Pronestì<br />
Van Gogh e all’organicismo architettonico di Guadì e che rimanda<br />
a un’interpretazione giocosa e gioiosa dell’esistente. Le sue città<br />
Un’artista greca innamorata<br />
ondeggiano nello spazio come immagini riflesse nell’acqua increspata<br />
dal vento, oppure si allungano in arditi scorci prospettici e<br />
dell’Italia e della sua cultura.<br />
Stiamo parlando di Konstantina<br />
ampie panoramiche che si stagliano su sfondi dalle cromie sature<br />
Daskalaki, pittrice ateniese che<br />
e irrealistiche. Hanno colori intensi e ben definiti che solo raramente<br />
sfumano nelle trasparenze luminose dell’orizzonte. Le gu-<br />
ha scelto Firenze per completare la sua formazione<br />
artistica, estendendola all’incisione<br />
glie delle chiese sono acrobati che sfidano l’azzurro del cielo, mentre<br />
i portali e le finestre ricordano le escrescenze di una parete<br />
e alla lavorazione della carta pesta. Non è un<br />
caso che il paesaggio toscano sia uno dei<br />
rocciosa o si compongono in andamenti lineari e simmetrie simili a<br />
soggetti che più ricorre nei suoi dipinti, spesso<br />
trasfigurato in chiave fantastica. L’imma-<br />
prende spunto dai viaggi in diverse località d’Europa e del mondo<br />
certi merletti antichi. Con tono lieve e tanta fantasia, Konstantina<br />
ginazione è uno specchio deformante che fa<br />
per disegnare i suoi<br />
confluire la natura e le cose in una visione<br />
ricordi e farli confluire<br />
in un racconto<br />
ènata ad Atene e si è laureata in<br />
che, pur non allontanandosi dalla realtà, ha i<br />
Filologia Greca all’Università di<br />
colori e i contorni indefiniti del sogno. Una<br />
denso di miraggi e<br />
Manchester in Inghilterra. A Firenze<br />
ha frequentato la Libera<br />
linea avvolgente, serpentinata e dinamica<br />
incantamenti; quasi<br />
percorre i profili dei palazzi come un nastro<br />
una favola che sovverte<br />
e annulla il<br />
Accademia delle Belle Arti (LABA)<br />
che si contorce e anima le superfici infondendo<br />
loro un soffio vitale. Un linearismo Firenze. Via Cerretani tempo per conse-<br />
per l’incisione; inoltre, ha preso lezioni per<br />
dove ha studiato pittura e la scuola Il Bisonte<br />
e il Duomo<br />
quasi calligrafico che si avvicina al segno di<br />
gnarci un microuniverso<br />
in cui ha diritto di cittadinanza soltanto la ca tecnica della cartapesta. Ha partecipato a<br />
imparare la tecnica di Yuzen e Sumie e l’anti-<br />
felicità. Per quanto riguarda invece le maschere numerose mostre collettive organizzate dalle<br />
di cartapesta, l’intento è servirsi di una tecnica<br />
antica per dare forma a un immaginario che in<br />
parte guarda al passato - dal culto funerario al<br />
teatro - recuperandone i simboli e i repertori<br />
espressivi, in parte attinge spunti e contenuti<br />
dalla rappresentazione pittorica. Ritroviamo<br />
quindi le città, che in questo caso diventano un<br />
prezioso copricapo, oppure scopriamo il volto<br />
associazioni culturali fiorentine come <strong>La</strong> Pergola<br />
e ha esposto a Palazzo Medici Riccardi.<br />
Diverse le mostre personali realizzate in questi<br />
anni (Città del Mondo, Giubbe Rosse,<br />
2005; Viaggio, Caffè Chiaroscuro, Firenze,<br />
2009; Luoghi Policromatici, Hotel Art Atelier,<br />
Firenze, 2011; The Colours of Tango, Atene,<br />
<strong>2013</strong>) e i premi ricevuti, tra cui il Premio Piccolo<br />
Formato promosso nel 2008 dall’asso-<br />
della vendetta, dal sorriso pungente e sardonico.<br />
Altre volte l’ispirazione proviene dalle sue<br />
ciazione culturale Regola d’Arte e consegnatole<br />
dal Presidente del Consiglio Comunale di<br />
radici culturali che la vedono impegnata in uno<br />
Firenze Eugenio Giani. Al 2010 risalgono le<br />
studio filologico degli antichi idoli greci e del<br />
partecipazioni a una collettiva presso l’Art<br />
loro valore cultuale. Maschere da esporre o da<br />
Fusion Gallery di Miami e all’asta di beneficenza<br />
della FiorGen tenutasi nel Museo Ar-<br />
indossare, riccamente decorate o risolte in<br />
modo da far prevalere gli effetti plastico-volumetrici,<br />
espressioni tutte del bisogno di muo-<br />
citano il suo lavoro, si ricordano: Catalogo<br />
cheologico di Firenze. Tra le pubblicazioni che<br />
versi liberamente da un ambito creativo all’altro,<br />
Premio Celeste (2005), Creative Minds U.S.A<br />
Firenze. Piazza Duomo<br />
senza mai rinunciare a un’uniforme caratte-<br />
rizzazione stilistica del suo lavoro.<br />
(2005), Winies (2007), <strong>La</strong> Pergola Arte - Firenze<br />
Artisti (2007).
A Villa Viviani<br />
di Settignano<br />
il “Desinare di Natale”<br />
dell’Antica Compagnia<br />
del Paiolo<br />
di Fabrizio Borghini<br />
Èancora intorno ad una tavola, come avvenne oltre cinquecento<br />
anni fa, che si riuniranno sabato 14 dicembre gli<br />
artisti dell'Antica Compagnia del Paiolo e i loro amici per<br />
il consueto scambio di auguri. Come ogni anno sarà la<br />
splendida Villa Viviani di Settignano a fare da cornice all'evento che<br />
sarà arricchito dalla tradizionale cerimonia della nomina dei nuovi<br />
Paiolanti d'Onore<br />
che andranno ad<br />
aggiungere i loro<br />
nomi a quelli dei<br />
personaggi di rilevante<br />
importanza<br />
che li hanno preceduti,<br />
da Spadolini<br />
a Montanelli, da<br />
Henry Moore a<br />
Segovia, da Annigoni<br />
a Severino<br />
Gazzelloni, da Zeffirelli a Antonio Paolucci.<br />
Quest'anno riceveranno il "Paiolo" il costumista teatrale e cinematografico<br />
Piero Tosi, che proprio in queste settimane ha ricevuto l'Oscar<br />
alla carriera, Rossella Segreto Annigoni, impegnata sul doppio<br />
fronte di portare il proprio prezioso contributo di solidarietà alle popolazioni<br />
del Burkina Faso e di continuare a divulgare la conoscenza<br />
dell'opera del marito,<br />
il grande Pietro<br />
Annigoni, Gabriele<br />
Canè, direttore<br />
della Nazione,<br />
Cosimo Ceccuti,<br />
docente universitario,<br />
storico e fedele<br />
custode dei<br />
lasciti culturali del<br />
suo maestro Giovanni<br />
Spadolini,<br />
Alessandro Sarti, Carla Fracci e Giuliano Borselli<br />
Eugenio Giani, il prof. Manfredo Fanfani e Giuliano Borselli<br />
Antonio Possenti, artista lucchese conosciuto e riconosciuto a livello<br />
mondiale, e il presidente della Fiorentina Andrea Della Valle che con<br />
il fratello Diego ha restituito dignità calcistica a Firenze.<br />
Oltre a queste presenze d'eccellenza, la fervida fantasia del presiden-<br />
Domenico Viggiano, con i Paiolanti d'Onore Silvano Campeggi,<br />
Eugenio Giani, Pier Francesco Listri insieme a Borselli<br />
te Giuliano Borselli<br />
ha programmato le<br />
abituali sorprese<br />
natalizie rappresentate<br />
da tante<br />
opere d'arte, che<br />
verranno assegnate<br />
nel corso del<br />
"desinare", e da un<br />
vero e proprio valore<br />
aggiunto rappresentato<br />
dall'Agenda<br />
2014 realizzata da Luca Giannelli con la sua casa editrice, la<br />
Scramasax, non nuova a ricostruire la storia di Firenze con pubblicazioni<br />
di vario genere. Con questa, regala un viaggio affascinante<br />
alla scoperta di fatti e personaggi<br />
del passato narrandoci eventi di<br />
sangue, d'amore, di tradimento<br />
che hanno segnato il corso della<br />
storia della città.<br />
Giuliano Borselli e Eugenio Giani consegnano<br />
il Paiolo d'Onore a Sergio<br />
Scatizzi<br />
L'investitura a Paiolante d'Onore di Franco Zeffirelli<br />
<strong>La</strong> copertina dell'Agenda<br />
2014 della Scramasax<br />
realizzata per i soci<br />
dell'Antica Compagnia<br />
del Paiolo<br />
Antica Compagnia del Paiolo<br />
29
Giovanni Spadolini<br />
Luigi Montanarini<br />
Henry Moore<br />
André Segovia<br />
Giacomo Devoto<br />
Piero Bargellini<br />
Rodolfo Siviero<br />
M. Alberto Bucciolotti<br />
Cardinale Giovanni Benelli<br />
Max Kohnstamm<br />
Pietro Annigoni<br />
Severino Gazzelloni<br />
Franco Scaramuzzi<br />
Raffaello Torricelli<br />
Franco Zeffirelli<br />
Giovanni Nencioni<br />
Marisa Lino<br />
Fedora Barbieri<br />
Umberto Benedetto<br />
Mario Luzi<br />
Antonio Paolucci<br />
Paolo Blasi<br />
Riccardo Berti<br />
Marcello Fantoni<br />
Bino Bini<br />
Roberto Zaccaria<br />
<strong>La</strong>mberto Dini<br />
Tommaso Paloscia<br />
Bruno Bartoletti<br />
Giuliano Gori<br />
Narciso Parigi<br />
Luisa Boccuzzi<br />
Francesco Mazzoni<br />
Silvio Loffredo<br />
Maria Luigia Guaita<br />
Gino Terreni<br />
Alberto Brasca<br />
Claudio De Polo<br />
Manfredo Fanfani<br />
Sergio Scatizzi<br />
Fioretta Mazzei<br />
Giorgio <strong>La</strong> Pira<br />
Paiolanti d’Onore<br />
Eugenio Giani<br />
Pier Francesco Listri<br />
Silvano Campeggi<br />
Riccardo Saldarelli<br />
Cristina Acidini<br />
Vito Cappellini<br />
Domenico Viggiano<br />
Mariella Zoppi<br />
Francesco Carrassi<br />
Carlo Conti<br />
Mauro Pagliai<br />
Luca Alinari<br />
Franco Torrini<br />
Giuliano Ghelli<br />
Giuseppe Mascambruno<br />
Antonio Ciccone<br />
Torello <strong>La</strong>tini<br />
Paolo Padoin<br />
Francesco Gurrieri<br />
Carla Fracci<br />
Amalia Ciardi Dupré<br />
Marcello Mancini<br />
Giampiero Maracchi<br />
Giampaolo Talani<br />
Cinzia Torrini<br />
Cesare Prandelli<br />
Giuliano Vangi<br />
Franco Lucchesi<br />
Alberto Tesi<br />
<strong>La</strong>ura Gucci<br />
Nuovi Paiolanti d’Onore<br />
che verranno nominati al<br />
"Desinare degli Auguri"<br />
del 14 dicembre <strong>2013</strong><br />
Piero Tosi<br />
Cosimo Ceccuti<br />
Rossella Annigoni<br />
Gabriele Canè<br />
Antonio Possenti<br />
Andrea Della Valle<br />
Villa Viviani: consegna del Paiolo d'Onore al poeta Mario Luzi<br />
Altri nuovi Paiolanti: Vito Cappellini, Cristina Acidini e Riccardo Saldarelli<br />
Max Kohnstamm riceve il Paiolo d'Onore da Antonio Berti<br />
Fedora Barbieri riceve il Paiolo d'Onore da<br />
Marcello Fantoni e Giuliano Borselli<br />
L'investitura di Pietro Annigoni con Panichi, Fantoni, Borselli e Berti<br />
Comitato dell’Antica Compagnia del Paiolo<br />
Presidente del Comitato: Comm. Giuliano Borselli<br />
Vice Presidente: Dr. Roberto Ariani, Prof. Domenico Viggiano, Avv. Cesare Novi<br />
Consiglieri: Arch. Aldo Andreoli, Dr.ssa Susanna Bausi, Prof. Anna Bini, Pittrice Giuliana Signorini, Avv. Carlo Rizzo<br />
Sezione Arti Figurative: Presidente Prof. Riccardo Saldarelli - Vice Presidente: Arch. Vittorio Panero<br />
Sezione Amatori: Presidente Dr. Salvatore Belli - Vice Presidente Dr.ssa Pola Cecchi<br />
Sezione Lettere: Presidente Prof. Enrico Spagnesi - Vice Presidente Dr. Alfredo Scanzani<br />
Settore Scienze: Presidente Ing. Vito Cappellini - Vice Presidente Dr. Franco Samoggia<br />
Sezione Musica e Spettacolo: Presidente Sira Borgiotti - Vice Presidente Narciso Parigi<br />
Sindaci Revisori: Avv. Giorgio Bompani, Mauro Boninsegni, Comm. Angiolo Buti<br />
Segretaria: Lorena March - Collaboratori: Brunella Pieri, Chiara Cerbai<br />
30 Antica Compagnia del Paiolo
Giuseppe Verso Paoletti<br />
Alla Galleria Via <strong>La</strong>rga in mostra<br />
“I volti e i paesaggi” di Versus<br />
di Pier Francesco Listri<br />
Versus fra Pier Francesco Listri e Giuliano Borselli<br />
Sebbene intrinsecamente fiorentino<br />
Versus non è minimamente<br />
vittima del provincialismo pittorico<br />
toscano, lo salvano una solidissima<br />
cultura classica e non solo, le sue<br />
tante soste all’estero e perfino, sebbene<br />
sembri strano, il lungo sodalizio discepolare<br />
col grande Annigoni, dal quale semmai ha<br />
preso quelle incantate suggestioni nordiche<br />
del pittore lombardo.<br />
Inutile aggiungere che impressionismo ed<br />
espressionismo sono rimasti nella memoria<br />
fondamento.<br />
Versus, sebbene appartato, è una presenza<br />
di cultura non solo figurativa nel caotico panorama<br />
dell’attualità. <strong>La</strong> sua coerente e costante<br />
attività testimonia di una arte pittorica<br />
che sebbene con radici profonde nella<br />
sua terra, si esprime con ricchezza europea.<br />
Versus è un narratore unico di volti e di paesaggi<br />
sempre nuovi, seppure carichi di tanta<br />
storia non solo pittorica.<br />
artistica di Versus e ne tornano echi nelle<br />
sue opere.<br />
Guardando la sua ormai ultracinquantennale<br />
pittura, del resto già universalmente riconosciuta<br />
e affermata, se ne traggono alcune<br />
abbastanza ovvie notazioni. <strong>La</strong> prima è la<br />
ricchezza dei materiali su cui opera che accanto<br />
all’innocenza della tela ne arricchiscono<br />
la matericità, legni sugheri stoffe e<br />
quant’altro a dare una anche fisica consistenza<br />
alla raffigurazione pittorica. <strong>La</strong> seconda<br />
notazione è che prima di tutto Versus<br />
è un davvero grande ritrattista. Le sue sanguigne<br />
hanno una libertà di segno e insieme<br />
una fedeltà fisiognomica che i suoi ritratti<br />
sono tra i più belli della nostra stagione.<br />
Ma accanto ai ritratti, ci sono i suoi paesaggi,<br />
quasi tutti colti nella molteplice realtà<br />
toscana ma mai ‘toscaneggianti’, qui<br />
meglio che altrove si esprime quella sua<br />
pittura di forme sommosse e di dense apparizioni<br />
pittoriche che rendono queste tele<br />
subito riconoscibili e cariche di solidità e di<br />
Versus<br />
31
Innocente<br />
Foglio<br />
Poeta del mondo<br />
di Roberta Degl'Innocenti<br />
Il Premio Nobel Gao Xingjian con il poeta Innocente Foglio<br />
gli occhi, incredibilmente azzurri, sul mondo, con un rigore e un’attenzione<br />
verso tutti ma anche la delicata innocenza (pare un gioco di<br />
parole ma non lo è) bambina.<br />
Nel corso della sua prima esperienza fiorentina, presso il Caffè Storico<br />
Letterario Giubbe Rosse, per la presentazione del libro Ultima<br />
fermata prima dell’inferno, si era venuta a creare un’atmosfera particolare,<br />
un momento di grande partecipazione emotiva, una tregua<br />
nell’odierna crocifissione delle ore.<br />
Viene ancora in mente la parola condivisione.<br />
Si trattava dell’ultimo libro pubblicato da Innocente, ma preceduto<br />
da tante altre pubblicazioni. Di seguito un estratto dalla mia presentazione…"Parlando<br />
di Innocente Foglio poeta non è possibile<br />
scindere la sua bella persona dalla poesia che ascolteremo: potente<br />
Non ho voluto identificare Innocente Foglio nella sua Carmagnola,<br />
in una casa piena di poesia, ricordi e amore e connubio di forza a fascinazione. Ultima fermata prima dell’inferno<br />
e dolcissima…chiara ma che riesce a intrigare le parole in un<br />
neppure nella sua, fra virgolette, Firenze, città con la è il libro della e per la vita e ne raccoglie quindi grida e sussurri,<br />
quale ha un rapporto di privilegio.<br />
potenza e dolcezza in una scrittura essenziale dove le parole assumono<br />
Tante sono le vie percorse, e da percorrere, dal poeta, sempre in<br />
movimento, e non solo per la poesia, l’arte, ma nello stare insieme e<br />
con gli altri, pensiero che conduce e sorprende.<br />
L’attenzione per il sociale, per ogni sopruso, una mano tesa verso il<br />
prossimo, quando la poesia diviene anche unione, fratellanza.<br />
Partiamo dall’uomo e dal poeta, anche se le due figure sono ugualmente<br />
tese a formare un unicum d’ineffabile bellezza, efficacia e<br />
malinconica dolcezza.<br />
Incontrare Innocente Foglio significa parlare di poesia e spalancare<br />
un significato diretto. Il poeta colloquia con noi: ci esterna<br />
emozioni e sentimenti. Dice e racconta, si spoglia di ogni retaggio,<br />
si abbandona alla pulsione dolce e violenta della parola. Il libro<br />
inizia con il testo Vorrei che un Cristo, che, leggo dalla bella prefazione<br />
di Annamaria Nigro, era già presente in una precedente raccolta.<br />
Si tratta dell’unica poesia con il titolo. Ammalia la forza delle<br />
parole, la semplicità e l’abbandono dell’uomo, umile fra gli umili,<br />
che raccolga tutti i dolori della terra e che tuteli un’umanità smarrita<br />
e dolorosa. Il libro continua poi, aprendosi al mondo del poeta<br />
<strong>La</strong> pittrice Elisa Zadi autrice del ritratto del poeta Innocente Foglio<br />
Giubbe Rosse. Presentazione del libro Ultima fermata prima dell'inferno
Gao Xingjian legge Ultima fermata prima<br />
dell'inferno<br />
dolcezza furtiva, versi frutto di<br />
uno spirito ribelle ma anche di<br />
una carezza leggera come il soffio,<br />
appunto, di malinconia che<br />
pervade le ore e le seduce. Nel<br />
susseguirsi delle pagine che ci<br />
raccontano il mondo del poeta<br />
talora la natura intreccia e circonda<br />
le immagini di un’aura<br />
quasi fiabesca".<br />
Mi corre l’obbligo di inserire<br />
una, seppur breve, biografia<br />
dell’autore, attingendo dal suo<br />
sito ufficiale: Innocente Foglio<br />
nasce a Bagolino nella Val Sabbia<br />
nel 1951 e inizia a scrivere sin da giovanissimo, vincendo subito<br />
numerosi e prestigiosi premi in tanti concorsi letterari che gli valgono<br />
la pubblicazione della prima raccolta poetica, Autunno (Edizioni<br />
Mondo Letterario Milano). Il premio Nobel Eugenio Montale si<br />
esprime in maniera lusinghiera definendolo “poeta di una sensibilità<br />
straordinaria dettata dalla sofferenza”. Dopo questa importante<br />
recensione il poeta prende a volare con le sue liriche nel mondo<br />
letterario italiano. Seguono anni intensi con molti libri che riscuotono<br />
sempre grande successo. Sono 12 le sillogi finora pubblicate.<br />
Nel <strong>2013</strong> è recensito dal Premio Nobel 2000 Gao Xingjian con il<br />
quale ha un incontro a Parigi. Innocente Foglio è impegnato da<br />
sempre nel sociale, per questo nel 1997 ha fondato “l’Associazione<br />
nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche” della<br />
quale è presidente.<br />
Nerio e Innocente Foglio<br />
pagina dopo pagina, fra presente e ricordi, ed i versi si susseguono<br />
l’uno dopo l’altro senza titoli ma con grande intensità espressiva. <strong>La</strong><br />
parola diventa essenziale, trasmette in maniera diretta e ci conduce<br />
lontano, pur rimanendo stretta alle nostre mani, ai sentimenti che<br />
esprime, al dolore, ai sogni. Ultima fermata prima dell’inferno è il<br />
libro, come già espresso, della vita, che affaccia il suo dolore alla<br />
finestra del mondo, ne respira gli aneliti e li trasforma in parole.<br />
Nell’unicità dell’Uomo respira l’uomo del mondo che ha scarpe<br />
grandi per viaggiare ed offrirsi agli altri, respirarne i sussulti, la<br />
gioia, il ricordo…In tutto questo, e anche molto di più, troviamo il<br />
senso del verso che caratterizza l’ultimo libro di Innocente Foglio di<br />
una unicità che incanta e nello stesso tempo ci accomuna a lui partecipi<br />
e consapevoli del tutto e del niente, emozionati e vivi come lo<br />
è questa poesia talvolta dura, talvolta dolcissima. L’immagine della<br />
copertina, Maschere alla finestra del maestro Antonio Stagnoli, è<br />
un’opera straordinaria, sospesa in una realtà di sogno: nei tratti dei<br />
volti che osservano, curiosi o compiacenti, troviamo l’ironia e il mistero<br />
della vita. Il riso e il pianto senza che fra di loro ci sia una linea<br />
di demarcazione precisa. <strong>La</strong> dinamica del libro ci accoglie come un<br />
lungo viaggio del quale ogni pagina segna una tappa e ci permette<br />
di camminare nelle emozioni, di penetrare questa vita-viaggio nella<br />
sua complessa semplicità.<br />
Il rapporto con la morte è quotidiano, semplificato in parole piane tra<br />
ragione e sentimento, accettazione o grido: “Non puoi spiegarla / <strong>La</strong><br />
morte è irrazionale / <strong>La</strong> morte fa paura … <strong>La</strong> morte è un’avventura”.<br />
Questa conclusione ci riporta alle maschere, ai volti che ci osservano<br />
dalla copertina: farsa e malinconia. Il libro è pervaso anche da una<br />
<strong>La</strong> pittrice norvegese Danielsen Linee autrice del ritratto del poeta Innocente Foglio<br />
Innocente Foglio<br />
33
Mario<br />
Catalano<br />
Le sue opere si rifanno<br />
allo spirito e alla cultura<br />
orientale per approdare<br />
ad un simbolismo<br />
del tutto personale<br />
di Lucetta Risaliti<br />
Mario Catalano con Lucetta Risaliti<br />
Il percorso artistico di<br />
Mario Catalano si<br />
svolge attraverso<br />
la sperimentazione di<br />
tecniche pittoriche, che accolgono<br />
l’esperienza di vari<br />
movimenti culturali europei<br />
ed orientali.<br />
Indirettamente l’espressionismo<br />
di Kokoschka, in particolare,<br />
è forse la lezione che<br />
più ha influenzato la sua pittura, ciò si avverte nel modo veloce di<br />
stendere il colore. Infatti con una pennellata lunga e decisa, l’artista<br />
è in grado di costruire un gioco compositivo nel quale, però,<br />
fa capolino anche l’estro creativo di Chagall e la lezione compositiva<br />
di Munch.<br />
Tuttavia Catalano supera le grandi lezioni del secolo scorso abbandonandone<br />
i toni cupi e drammatici, per approdare ad uno stile<br />
originale, più sereno, seppur venato da una sottile malinconia,<br />
lasciando emergere<br />
un vibrante espressionismo<br />
lirico.<br />
Il colore di preferenza<br />
blu e verde, con accenti<br />
arancio, rosa e<br />
garanza, si estende<br />
sulla tela come una<br />
trama a maglie larghe,<br />
dove gli spazi<br />
vuoti suggeriscono<br />
sorprendenti paesaggi lontani.<br />
È anche evidente come il fascino dei maestri della grande tradizione<br />
giapponese Hiroshige, Hokusai, Utamaro sia recepito subliminalmente<br />
dall’autore e fatto proprio nei suoi quadri.<br />
I colori si fondono tra loro dialogando anche per dissonanze cosi<br />
come si fondono e dialogano gli elementi della natura.<br />
Il mare che incontra il cielo all’orizzonte viene tagliato da uno<br />
scoglio che scende verso un’insenatura, dove una barca è trainata<br />
verso il sole da un raggio di luce.<br />
Si possono ammirare<br />
delicati contrasti tonali,<br />
dove le luci non<br />
producono ombre<br />
profonde ed il volume<br />
viene suggerito<br />
dal segno piuttosto<br />
che dal chiaroscuro. I<br />
linguaggi dei miti<br />
sono ancora presenti<br />
in questo artista.<br />
Gli scenari luminosi<br />
che Catalano rappresenta ci svelano donne giovani ed eleganti,<br />
che a volte indossano dei cappelli - nostalgia forse di un ricordo<br />
materno e non solo - che si muovono con leggerezza, quasi in<br />
dissolvenza nel baluginìo del colore del fondo.<br />
I ritratti della madre, come della musa ispiratrice orientale,<br />
come della ballerina, o delle altre figure femminili rappresentate<br />
hanno un unico comune denominatore: la bellezza e la sua ricerca<br />
al di là della forma, nel concetto stesso del pensiero della<br />
rappresentazione reale oltre il ricordo, fusione oramai tra pas-<br />
34 Mario Catalano
sato e presente, conviventi<br />
dove ad esempio la linea longilinea<br />
delle silhouette, sembra<br />
quasi mirata ad impersonare la<br />
mitica Urania, una Venere eccentrica<br />
e originale il cui strumento<br />
di seduzione non è l’avvenenza<br />
delle forme, ma la sagacia<br />
del pensiero. Il tutto spinto<br />
fino ad attrarre lo spettatore,<br />
ammiccando con lo sguardo,<br />
verso qualcosa che sta fuori o<br />
all’interno del quadro stesso: un<br />
pianoforte, tramite cui il senso<br />
dell’udito viene coinvolto, oltre<br />
a quello della vista, come se<br />
una musica uscisse dalla tela in<br />
uno spazio pieno, emozionale,<br />
proprio del vissuto dell’autore.<br />
Mario con le sue opere ci parla<br />
di paradisi perduti, malinconici<br />
Eden presenti e speranze di<br />
gioie future, inventa la barca<br />
dalla vela arancione e con essa,<br />
come Ulisse, naviga in tutti i<br />
suoi quadri, in tutti i suoi mondi<br />
sempre pronto a salpare verso<br />
nuovi lidi e forse verso un nuovo<br />
ideale di vita e di arte, ancora<br />
da scoprire o da inventare.<br />
Suggestioni visive generate<br />
magistralmente dal genio e<br />
dalla passione di questo singolare<br />
artista in viaggio che attrae<br />
l’osservatore dentro un vortice<br />
di colori ed emozioni con uno<br />
stile decisamente personale.<br />
Mario Catalano<br />
in giugno ha fatto<br />
realizzare, ad un suo<br />
alunno certificato,<br />
l'elaborato grafico (con<br />
tecnica di collage) vincitore<br />
del concorso riservato alle<br />
scuole secondarie superiori<br />
di Firenze per il logo ed<br />
il catalogo del Festival<br />
Salute Mentale <strong>2013</strong><br />
Le opere riprodotte nell'articolo<br />
sono attualmente esposte<br />
in tre locali fiorentini:<br />
- Caffè Sole in via Guelfa<br />
- Kortile in via Masaccio<br />
- Grifone in via Aretina<br />
Colori come<br />
spazi/dimensioni<br />
nella intensità<br />
del segno<br />
gestuale<br />
ondulatorio<br />
<strong>La</strong> mia vuol essere un’arte che<br />
nasce dalle sensazioni provate al<br />
di là della tecnica ed i condizionamenti<br />
stilistici. Nei miei quadri dialogo<br />
con me stesso, conservando comunque<br />
nella memoria i processi evolutivi<br />
dell’arte, dei suoi linguaggi mescolati<br />
al mio presente, passato e futuro,<br />
affidandomi alla gestualità della forma<br />
colorata significante.<br />
<strong>La</strong> molteplicità nell’unitarietà ispirativa...il<br />
movimento, la contemporaneità<br />
espressiva...un’arte meditativa per cui<br />
è necessaria l’ispirazione che è creativa<br />
e rielaborativa, non controllabile<br />
o controllata a seconda che si parta da<br />
una idea o la si voglia raggiungere dai<br />
segni. Così, mi riallaccio allo spirito ed<br />
alla cultura orientale, matrice di ricerca<br />
verso un simbolismo personale, accogliendo<br />
le ascendenze ricevute e maturate<br />
in questi ultimi anni in un bilanciamento<br />
espressivo/formale dove il mio<br />
io trova nel mare il senso del mio nome<br />
(mar-io)”.<br />
Mario Catalano<br />
Contatti:<br />
blu_mario@tin.it<br />
www.facebook.com/bluartgallery<br />
www.youtube.com/user/blueart6699<br />
Mario Catalano<br />
35
Double Excess<br />
“Le nostre T-shirt sono delle tele bianche dove<br />
i pittori possono esprimersi”<br />
Double Excess nasce da un’idea<br />
di Edoardo Zeloni e Riccardo<br />
Pinzuti, dal garage di<br />
casa ai negozi di eccellenza di<br />
tutta Italia in soli tre anni.<br />
Double Excess è la tela Made in Italy, dove<br />
l’artista è libero di esprimersi. Ricerca, innovazione,<br />
rispetto del territorio e delle sue<br />
eccellenze artistiche e artigianali sono la<br />
filosofia del brand.<br />
<strong>La</strong> Double Excess è un marchio di abbigliamento<br />
total look di altissima qualità, 100%<br />
Made in Italy, infatti le materie prime sono<br />
rigorosamente italiane e i processi produttivi<br />
di filatura, tessitura, nobilitazione e confezionamento<br />
sono tutti eseguiti da aziende<br />
dell’area pratese, da sempre sinonimo di<br />
eccellenza.<br />
Il brand è conosciuto per le sue t-shirt artistiche,<br />
la maglia come un quadro, l’ artista<br />
T-Art Collection - Una collezione di t-shirt creata da artisti internazionali solo per Double Excess.<br />
Photo by Alessandro Scerbo e Giacomo Pusceddu.<br />
come un artigiano, l’opera non in un museo<br />
ma appesa alla persona, con semplicità<br />
ed eleganza. Una nuova filosofia<br />
che ha trovato nei negozi d‘élite il suo<br />
canale di espressione.<br />
Sul sito ufficiale www.doubleexcess.com<br />
è presente l’e-commerce che permette di<br />
effettuare acquisti con estrema facilità e<br />
sicurezza, dove oltre all’abbigliamento si<br />
possono acquistare anche le opere degli<br />
artisti che collaborano con il marchio<br />
nell’apposita sezione “Work of art”.<br />
Double Excess non è solo moda ma an-<br />
T-Art "<strong>La</strong>st Sleep #02" - Cristiana Palandri<br />
Lighthouse Moon - Davide Sacchett<br />
"Nata da giochi di colore ed emozioni, ci<br />
accompagna nei nostri infiniti viaggi"<br />
Photo by Paco Matteo Li Calzi<br />
36 Double Excess
Visita il sito ufficiale:<br />
www.doubleexcess.com<br />
T-Art "Dirty White #01" - EB<br />
che eventi (www.doubleexcesseventi.com),<br />
dalle sfilate alla musica dal vivo, dai locali<br />
alla gallerie. Proprio in questo mese si sta<br />
tenendo nel locale “Il Magnifico in Vaj” di<br />
Prato, una mostra espositiva di t-shirt che<br />
sono appese alle mura del locale come<br />
opere d‘arte con tanto di descrizioni e nome<br />
dell’artista. Un nuovo modo di vivere l‘arte<br />
e la moda facendola interagire con i clienti.<br />
Grazie agli eventi, la galleria d’arte online,<br />
e ovviamente le t-shirt, Double Excess sta<br />
diventando sempre più una vetrina importante<br />
per gli artisti che vogliono ritagliarsi<br />
il loro spazio ed avere visibilità, tenendo<br />
conto che doubleexcess.com viene visitato<br />
ogni giorno da ogni parte del mondo.<br />
Non ci resta che augurare buona fortuna a<br />
questo nuovo brand, che ha tutte le carte<br />
in regola per poter rappresentare in futuro<br />
l’eccellenza del Made in Italy nel mondo.<br />
Le 4 fiere - Leonardo Borri<br />
<strong>La</strong> t-shirt è stata disegnata in onore dell'antico gioco<br />
della Palla Grossa di Prato. Photo by Cristian Sauchelli<br />
Double Excess<br />
37
Galleria Mentana<br />
<strong>La</strong> XIV edizione di "Valori di Continuità"<br />
di Daniela Pronestì<br />
Se esistono dei punti di riferimento<br />
imprescindibili nell’arte<br />
contemporanea, la Galleria<br />
Mentana, storica realtà attiva<br />
sul territorio fiorentino da oltre quarant’anni,<br />
cerca di individuarli attraverso<br />
la rassegna Valori di continuità giunta<br />
quest’anno alla quattordicesima edizione.<br />
Si tratta di un evento che coniuga linguaggi<br />
differenti - pittura, grafica, fotografia,<br />
scultura - con l’intento di rappresentare<br />
la varietà di ricerche e di tecniche che contraddistinguono<br />
la creatività artistica del<br />
nostro tempo. <strong>La</strong> formula espositiva convalidata<br />
dall’esperienza prevede di affiancare<br />
alle opere di grandi maestri storicizzati facenti<br />
parte della collezione permanente della<br />
Mentana, come Antonio Corpora, Ugo<br />
Nespolo, Meloniski, Emilio Tadini, Mimmo<br />
Rotella, Salvatore Fiume, Giampaolo<br />
Talani, Salvotore Magazzini, Mario<br />
Schifano, Riccardo Licata e Vittorio Tessaro,<br />
quelle di artisti italiani e stranieri acquisiti<br />
di recente o che già da tempo collaborano<br />
con la galleria. In questa edizione<br />
dell’evento saranno in mostra: Janice Alamanou,<br />
Giammarco Amici, Angele Audi-<br />
bert Beltramo, Rosario Bellante, Odo<br />
Camilli Turrini, Francesca Coli, Alina<br />
Dettori, Emilio Facchini, Annie Gheri,<br />
Daria Gravilina, Margaret Karapetian<br />
d’Errico, Yury Koush, Carla Monti, Bruno<br />
Rasia, Hector Rodriguez, Clara Polvani,<br />
Renzo Sbolci, Bianca Vivarelli, Maria<br />
Zaslavskaya, Letizia Zombory. Una rassegna<br />
che offre al pubblico la possibilità di<br />
fare un viaggio nell’arte di oggi attraverso le<br />
proposte di nomi già affermati e giovani promesse,<br />
senza mai dimenticare il contesto<br />
internazionale opportunamente rappresentato<br />
dalla presenza di importanti e quotati<br />
artisti stranieri. Internazionalità e dialogo<br />
tra le culture sono i due concetti che caratterizzano<br />
da sempre la politica artistica di Giovanna<br />
<strong>La</strong>ura Adreani, art director della gal-<br />
Antonio Corpora<br />
Alina Dettori<br />
Bianca Vivarelli<br />
Janice Alamandoli<br />
Clara Polvani<br />
Carla Monti<br />
Emilio Facchini<br />
Angele Audibert Beltramo<br />
Daria Gavrilina<br />
Meloniski<br />
38 Galleria Mentana
Annie Gheri<br />
Salvatore Magazzini<br />
leria, e che ritornano ancora una volta in<br />
questo imperdibile evento natalizio che si<br />
aprirà sabato 14 dicembre <strong>2013</strong> alle ore<br />
18.00. Un momento d’incontro per artisti, appassionati<br />
d’arte e collezionisti, con cui la<br />
Galleria Mentana si riconferma tra le più attive<br />
e dinamiche realtà espositive della città,<br />
sempre in prima linea nella promozione artistica<br />
e nell’organizzazione di iniziative culturali<br />
di ampio respiro.<br />
Giampaolo Talani<br />
Sergio Benvenuti<br />
<strong>La</strong> mostra si protrarrà fino al 15 gennaio e rimarrà<br />
aperta al pubblico dal lunedì al sabato<br />
negli orari 10.30 - 13.00 e 16.30 - 19.30.<br />
Per info: galleriamentana@galleriamentana.it<br />
Yury Koush<br />
Hector Rodriguez<br />
Giammarco Amici<br />
Margaret Karapetian d'Erico<br />
Francesca Coli<br />
Letizia Zombory<br />
Rosario Bellante<br />
Luigi De Giovanni<br />
Odo Camillo Turrini<br />
Ugo Nespolo Maria Zaslavkaya Renzo Sbolci Vittorio Tessaro<br />
Galleria Mentana<br />
39
40<br />
Finita la stagione<br />
al Parco dei Renai.<br />
Per il futuro si punta<br />
al turismo-natura
Lorenzo Galligani<br />
“Forme di luce e d'ombra”<br />
di Roberta Fiorini<br />
Intrisa, e culturalmente nutrita, di classicismo e modernismo,<br />
di romanticismo e realismo, la scultura di Lorenzo<br />
Galligani, seppure ancora esperienza in divenire, già<br />
segnala i suoi contorni espressivi in una scelta di campo<br />
impegnativa ma appassionata dal punto di vista materico e<br />
tecnico, prediligendo l’uso del marmo e del “levare” con mezzi<br />
manuali e non meccanici, quanto da quello più propriamente<br />
linguistico nell’affrontare la forma come una sinergia tra levigatezza<br />
e “non finito”, tra concretezza e sospensione. Soprattutto<br />
nei volti delle sue figure, certamente ritratti dal vero, trapela<br />
l’esigenza di una sublimazione non tanto destinata ad eternizzare<br />
il soggetto quanto a farne veicolo per esprimere una sorta di languida<br />
malinconia, quasi fosse uno stato transitorio e riflessivo<br />
sull’esistenza, sull’identità, per dar corpo e forma ad un afflato<br />
che sembra appartenere all’autore piuttosto che ai suoi personaggi.<br />
Scultura marmo figura, temi dei quali è ricca di esempi<br />
illustri la storia dell’arte da far paura e, invece, proprio ciò dimostra<br />
quanto questo giovane artista sia motivato: Lorenzo non ha intrapreso<br />
scorciatoie, né alibi concettuali e sta già delineando una<br />
sua impronta, di carattere intimista; ha raccolto, come lui stesso<br />
dichiara, “la sfida con questo stupendo materiale, con rispetto e<br />
con entusiasmo, che ogni volta lancia e che mi lascia intravedere<br />
in tutta la sua completa sobrietà di luci ed ombre, quasi a volersi<br />
far tramite, in una vicendevole soddisfazione, tra la vista e il tatto,<br />
il sentimento e il pensiero”.<br />
Bea<br />
Nei primi anni Novanta ha<br />
frequentato un corso per<br />
scalpellino-restauratore di<br />
materiali lapidei presso Vasco Baldi,<br />
Maestro dell’Opera del Duomo, ed<br />
uno regionale per il restauro del legno<br />
e la doratura. Dal 1996 ha aperto una<br />
propria “bottega”.<br />
Ha lavorato con la Meridiana Restauri<br />
partecipando ad importanti<br />
cantieri fra i quali quelli di Palazzo<br />
Pitti e Santa Croce a Firenze, “Forma<br />
squadrata con taglio di Henry<br />
Moore” a Santa Maria delle Carceri,<br />
ed altri monumenti, a Prato e al Colosseo<br />
a Roma. Ha esposto a Gadarte,<br />
Firenze, nel 2006, al Palazzo<br />
Ghibellino di Empoli nel 2009 e nel<br />
<strong>2013</strong> alla Biennale della Pietra di<br />
Castel S. Niccolò.<br />
Dal 8 al 23 dicembre <strong>2013</strong> sarà presente<br />
alla Biblioteca Comunale di<br />
San Casciano in Val di Pesa con la<br />
mostra "FormaLuceColore", incontro<br />
tra pittura e scultura.<br />
Ghega<br />
FB lorenzo galligani sculptor<br />
galliganilorenzo@gmail.com<br />
Lorenzo Galligani 41
L’Associazione Artistico Culturale<br />
dalle Terre di Giotto e dell’Angelico<br />
PRESENTA IL PITTORE<br />
Pier Nicola<br />
Ricciardelli<br />
e i colori magici del Mugello<br />
Attività alla Casa Museo di Giotto<br />
L'Associazione artistico-culturale "Dalle Terre di Giotto e<br />
dell'Angelico" ed il Comune di Vicchio inaugurano la collettiva di<br />
Natale sabato 7 dicembre <strong>2013</strong> alle ore 15,30 presso la Casa di<br />
Giotto nel Colle di Vespignano. Dalla domenica 8 saranno esposti<br />
anche alcuni presepi artistici. <strong>La</strong> mostra presenterà così varie<br />
forme di espressioni artistiche da visitare il sabato e la domenica<br />
dalle ore 10 alle ore 13 oppure dalle ore 15 alle ore 19 fino al<br />
12 gennaio 2014. Si ricevono anche visite su prenotazione.<br />
Da alcuni anni l'Associazione si incontra alla Casa di Giotto per<br />
brindare il primo dell'anno e scambiarsi gli auguri: tutti sono invitati<br />
mercoledì 1 gennaio 2014 alle ore 16,00.<br />
Con Giotto e l'Angelico vi salutiamo ed un augurio vi facciamo!<br />
Per contatti:<br />
www.dalleterredigiottoedellangelico.it<br />
info@dalleterredigiottoedellangelico.it<br />
Cell. 328 5990920 - 329 9293044 - 339 2593932<br />
Dopo la grande mostra<br />
personale tenuta alla<br />
Casa di Giotto con 80<br />
pezzi (olio, acrilico, incisioni<br />
ad acquaforte e disegni) tenuta<br />
nell’estate del 2012, l’Associazione<br />
Artistico Culturale dalle<br />
Terre di Giotto e dell’Angelico ha<br />
dato a Pier Nicola Ricciardelli l'incarico<br />
di realizzare lo stendardo<br />
per il Palio di Vicchio, che viene<br />
assegnato per commemorare l’assedio<br />
del 1529. Per una fortunata<br />
coincidenza il corteo storico, con lo<br />
stendardo dipinto su tela e posto<br />
sullo scudo ligneo che precede il corteo, è partito da sotto le logge di<br />
piazza della Vittoria di Vicchio, dove l’artista ha un grande pannello in<br />
acrilico che mostra l’arrotino del dopoguerra che affila, con l’aiuto<br />
della sua bicicletta, gli utensili tipici dell’artigianato mugellano. Nelle<br />
campagne intorno a Vicchio e più precisamente in località <strong>La</strong> Gracchia,<br />
sulla parete di una casa colonica,<br />
è possibile vedere un altro dipinto<br />
di Pier Nicola che raffigura un vivace<br />
ritratto rurale. Ricciardelli è un<br />
pittore molto attivo e sempre impegnato<br />
in attività espositive con varie<br />
associazioni culturali. Tra le società<br />
frequentate: Gadarte, Anla (esposizioni<br />
di Arte Sacra), Galleria Cimabue<br />
di Miranda Mei. Frequenta la<br />
prestigiosa scuola de Il Bisonte in<br />
San Niccolò a Firenze dove si sta<br />
specializzando in acqueforti a colori.<br />
In questo momento Pier Nicola sta<br />
portando avanti una serie di ritratti<br />
realizzati con la delicata tecnica del<br />
pastello Rembrandt.<br />
Arrotino, acrilico su legno marino, cm. 100x150<br />
Riproduzione della Madonna dell'Annunciazione del Beato Angelico<br />
Pier Nicola Ricciardelli nasce a Firenze nel 1936.<br />
- Corso quinquennale alla Scuola Libera del Nudo<br />
presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze<br />
anni accademici 1999 - 2004<br />
- Corso quinquennale di calcografia presso l’Accademia<br />
delle Belle Arti di Firenze (1999 - 2004)<br />
- Corso di tecniche calcografiche presso il centro<br />
culturale per l’arte grafica “Il Bisonte”, Firenze<br />
Contatti:<br />
Pier Nicola Ricciardelli<br />
Via Villamagna, 58 - 50126 Firenze<br />
Tel. 055 689306 - cell. 340 2428363<br />
pnricciardelli@alice.it<br />
42 Dalle Terre di Giotto e dell’Angelico
di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />
Il cARTEllo è un blog che nasce dall’idea di Daniele Minucci e Lorenzo<br />
Borghini. <strong>La</strong> loro esigenza era quella di far sentire la voce di giovani<br />
arrabbiati, disgustati dalla situazione artistica italiana in continuo<br />
declino.<br />
“I giovani ormai non hanno più modo di esprimersi” ci dice Borghini.<br />
“Le case editrici puntano sopratutto sull’usato sicuro piuttosto che<br />
sulle nuove leve” tuona Minucci.<br />
Dopo una lunga chiacchierata con i due ideatori del progetto veniamo<br />
a conoscenza dell’origine del nome.<br />
Minucci ci confida, quasi segretamente, che loro si sentono un po’<br />
come i trafficanti del Cartello di Medellín, dei trafficanti di cultura,<br />
che agiscono segretamente sotto false spoglie, i cui nomi sono celati<br />
da pseudonimi. Il loro obiettivo è quello di stimolare la gente, ormai<br />
pigra, alla lettura, tramite articoli di ogni genere.<br />
Il cARTEllo ha una rubrica dedicata al cinema che esce ogni lunedi<br />
con recensioni accurate di novità presenti nelle sale o fantastici cult<br />
difficili da dimenticare.<br />
Il martedi è un giorno davvero interessante per chi segue il blog,<br />
perché i ragazzi toscani propongono racconti o altri elaborati scritti<br />
da loro stessi e ogni trenta giorni sarà presente una recensione sul<br />
libro del mese, consigliato caldamente ai lettori più esigenti.<br />
Il giovedi è il giorno dedicato alla musica in cui sarà proposto un<br />
singolo ogni settimana e una volta al mese un album o uno speciale<br />
dedicato ad artisti che hanno segnato la storia della musica o a concerti<br />
alla quale hanno assistito i ragazzi del cARTEllo.<br />
Il venerdi si apre con una rubrica assai insolita intitolata Notizie dal<br />
futuro, è un modo di affrontare tematiche di attualità ipotizzando<br />
scenari futuri.<br />
Il sabato è il giorno della fotografia o delle illustrazioni a seconda<br />
delle settimane.<br />
“Chi sono gli altri componenti del blog” chiediamo incuriositi.<br />
“Mmm...” risponde Borghini prendendosi una pausa.<br />
<strong>La</strong> domanda lo turba, sembra quasi che non voglia rivelare i nomi dei<br />
suoi collaboratori, quasi per paura di perderli, di tenerli in incognito<br />
tutti per sé. Dopo un iniziale scetticismo ci risponde ammettendo<br />
che rivelerà i nomi a malincuore e dalle sue risposte possiamo formare<br />
una griglia assai interessante con gli pseudonimi di ogni collaboratore<br />
scritto fra parentesi.<br />
Cinema - Lorenzo Borghini (Elle Bi), Daniele Castellani (Diccì).<br />
Letteratura - Lorenzo Borghini (Elle Bi), Daniele Minucci (Mi.Di), Umberto<br />
Sereni (Ernesto Meribù).<br />
Musica - Daniele Minucci (Mi.Di) più collaboratori vari che variano di<br />
mese in mese. Una menzione speciale per Dario Bracaloni (Radio) e<br />
Francesco Bondi (F.B).<br />
Notizie dal futuro - Iacopo Tonini (IT), Valentino Masucci (Maste).<br />
Fotografia - Matilde Spinelli.<br />
Illustrazioni - Francesco Briganti (Briga).<br />
Infine mi dicono di rivolgere un ringraziamento speciale a colui che<br />
ha permesso tutto questo, il loro informatico di fiducia che ha pro-<br />
gettato la parte tecnico/grafica del blog, Francesco Maino.<br />
“Vi siete circondati proprio di un bel po’ di collaboratori!” chiediamo<br />
ormai contagiati dall'entusiasmo dei giovani blogger.<br />
“E non è finita qui” ci risponde a tono Borghini.<br />
“E cos’altro nascondete” chiediamo impazienti.<br />
“Lo scopo del blog non è solo quello di far sentire le nostre voci ma<br />
anche quello di coinvolgere tutti coloro che vorranno partecipare<br />
come freelance al nostro blog, inviando recensioni, fotografie, disegni<br />
e racconti di ogni genere. Accettiamo volentieri nuovi personaggi da<br />
aggiungere alla nostra famiglia. Basta inviare del materiale inedito<br />
all’indirizzo email: ilcartelloblog@gmail.com, mentre la pagina di riferimento<br />
alla home del blog è il-cartello.blogspot.it. Semplice no”.<br />
Chiudiamo l’intervista stringendo la mano ai due giovani coraggiosi<br />
fondatori del blog, la loro ci sembra un’idea forte poiché sono fra i<br />
pochi a coprire tanti campi assai diversi<br />
all’interno di un unico blog. Ci piace la loro<br />
idea di smuovere la massa, di svegliarla<br />
dal torpore generale che ha creato internet<br />
e la tecnologia; quindi ci auguriamo di<br />
cuore che questo progetto possa espandersi<br />
velocemente come un virus digitale,<br />
un virus culturale.<br />
Il cartello è un’idea notturna che si intrufola nella tua stanza,<br />
il cartello è la sosta giornaliera dal nostro mondo,<br />
il cartello è l’immagine di una legge pura come il vento,<br />
il cartello è la pioggia che ti coglie di sorpresa,<br />
il cartello è la lacrima versata per un libro, per un film, una<br />
canzone,<br />
il cartello è l’incredulità dinanzi a,<br />
momenti incerti,<br />
lacune lunari,<br />
abissi di classe,<br />
il cartello è il pugno che ti colpisce,<br />
il cartello è la mano che accarezza l’erba,<br />
il cartello è la sensazione di cadere che hai mentre sogni,<br />
il cartello è la sigaretta delle tre di notte,<br />
è l’alba inchiodata nel sole,<br />
il tramonto evaporato tra le nuvole,<br />
la ribellione assaporata in afosi pomeriggi,<br />
la scopa che spazza la tua mente,<br />
il ricordo di un’emozione già provata,<br />
neve chimica cadente da un cielo bugiardo,<br />
oscurato,<br />
il cartello è la memoria dell’inchiostro, della pellicola,<br />
il cartello è il bambino che gioca per strada,<br />
il cartello è rabbia<br />
e amore<br />
e abnegazione<br />
e gioia,<br />
paura<br />
stupidità<br />
follia<br />
finzione<br />
rumore<br />
amicizia<br />
rimpianti,<br />
e tutto il resto che può assalire la tua immaginazione.<br />
E,<br />
infine,<br />
il cartello è la tua arte<br />
Il Cartello<br />
45
Yuné Hikosaka<br />
Il mio dialogo artistico con il mondo animale<br />
“ Sin dal bambino sono stato affascinato fortemente da<br />
tutti gli animali, soprattutto dai dinosauri e dagli animali<br />
fantastici.<br />
Sono i simboli del grande passato che non perde ancora<br />
oggi il suo splendore. E per me, inoltre, sono come “i vicini di<br />
casa” e fanno parte anche della mia vita quotidiana.<br />
Questa sensibilità particolare è sicuramente cresciuta grazie<br />
all’influenza e alla cultura giapponese, non quella recente ma antica.<br />
<strong>La</strong> nostra cultura si basa originariamente sulla religione animistica<br />
(che oggi molti confondono con scintoismo) e questo vuol<br />
dire che per noi gli dei (o gli spiriti) potevano essere trovati dappertutto<br />
ed erano innanzitutto i simboli della natura in cui vivevamo<br />
insieme.<br />
invece sempre più difficile.<br />
Può darsi anche che una fortissima repulsione per questa situazione<br />
sia stato uno dei motivi che mi hanno spinto a disegnare il mondo<br />
che io vedo e sento: i dinosauri che vivono in città come fossero degli<br />
amici.<br />
E una cosa importante per vedere le mie opere è che questi animali<br />
preistorici “personificati” non sono rappresentati come i ritratti di<br />
una persona stravagante ma come una persona qualunque, e proprio<br />
per questo motivo eviterei di dargli un nome personale. Così agli<br />
spettatori potrebbero sembrare dei loro conoscenti o persone di famiglia,<br />
oppure casomai loro stessi. Secondo me nell’arte deve esserci<br />
lo spazio per l’immaginazione”.<br />
Dunque io li disegno (o probabilmente loro mi fanno disegnare)<br />
perché mi piacciono e mi sento molto vicino a loro.<br />
In generale i dinosauri sono rappresentati più o meno come una<br />
creatura mostruosa, terribile; dunque l’opposto di noi. Ma perché<br />
non immaginiamo i dinosauri dolci, affettuosi, saggi, o buffi È<br />
possibile. Oppure si, forse avevano anche degli aspetti violenti.<br />
Ma possiamo dire che dentro di noi non c’è la crudeltà, o la mostruosità<br />
Le troviamo assolutamente, basta rileggere la nostra<br />
storia e capiremo subito che siamo peggiori degli animali.<br />
Poi, ora che la gente perde i contatti con la natura e diventa sempre<br />
più “meccanica” (purtroppo proprio nel mio paese questa tendenza<br />
è rilevante), riscontrare amore e rispetto per la natura tra la gente è<br />
Nato a Tokyo nel 1988. <strong>La</strong>ureato in Arte-Scienza (Storia<br />
dell'Arte) presso Tama Art University a Tokyo nel 2012.<br />
Diplomato in Pittura presso l'Accademia Riaci a Firenze nel<br />
<strong>2013</strong>.<br />
Premio di Yoshiaki Tono (2012, con tesi di laurea Le orme<br />
dei "Grifoni con testa d'aquila" nella sfera culturale della<br />
Cina).<br />
Mostra personale "Egregi Signor Formaggi" (2012, in Fromagerie<br />
Fermier a Tokyo).<br />
Mostra personale "Quid agis amici mei" (<strong>2013</strong>, in Bar Sei<br />
Divino a Firenze).<br />
Mostra collettiva (<strong>2013</strong>, Taverna degli Artisti a Firenze).<br />
Mostra personale "Dino alle Giubbe Rosse" (<strong>2013</strong>, Caffè<br />
Giubbe Rosse a Firenze).<br />
46 Yuné Hikosaka
Andrea Simoncini<br />
Tra memoria ed immaginario<br />
di Roberta Fiorini<br />
Quella di Andrea Simoncini è una ricerca sempre in progress,<br />
dalle opere su carta, disegni e acquerelli d’inattesa<br />
vena naturalistica, agli oli e tecniche miste, con recenti<br />
intrusioni anche materiche, in rilievo, su tela e su<br />
tavola, di clima metafisico, eppure fedele ad una costante, ispirativa<br />
ed espressiva, che consiste in quell’inconfondibile timbro enigmatico<br />
e teatrale permeante tutta la sua pittura. Le sue figurazioni mettono<br />
in scena il mito, la storia, la spiritualità e insieme vizi e virtù<br />
della contemporaneità, non necessariamente separati ma anzi spesso<br />
sagacemente coniugati in un metamorfismo visivo e di senso. Nel<br />
tempo le forme arcaicizzanti, la sintesi e la plasticità dei volumi, figure<br />
e spazio scanditi dalla luce, sono divenuti emblematici del suo<br />
stile mentre la sua tavolozza, a lungo consacrata ai toni caldi della<br />
terra, ha introdotto di recente una nuova esaltazione del colore che<br />
ora imbeve di nuova energia e dinamismo le composizioni, quasi una<br />
ulteriore contaminazione tra passato e futuro, tra memoria e immaginazione.<br />
Le sue opere mantengono comunque un sapore letterario,<br />
come racconti brevi, ermetici nel congiungere un accento di mistero<br />
ad uno di concretezza e talvolta persino di ironia, consentendo a<br />
profondità e leggerezza di coesistere anziché contrapporsi, secondo<br />
una narrativa pittorica mai immediata o esplicita, meno che mai illustrativa<br />
seppure di un concetto, ma neppure criptica né solipsisticamente<br />
introspettiva. Perché quelle che Simoncini ci porge sono immagini<br />
riflesse (e riflessioni) della confluenza tra “presenze del passato”<br />
e “tempi moderni” come segno di continuità storica, di superamento<br />
dei confini culturali, di fluidità di pensiero.<br />
<strong>La</strong> calunnia, <strong>2013</strong>, olio.<br />
Niobe, <strong>2013</strong>, olio.<br />
Nato nel 1950 a Firenze, dove risiede<br />
ed opera, dopo la maturità ha iniziato<br />
a dedicarsi alla pittura frequentando<br />
lo studio di Mario D’Elia.<br />
Ha esposto in mostre personali, rassegne e<br />
fiere in varie città italiane, conseguendo numerosi<br />
riconoscimenti. Sue opere sono presenti<br />
in gallerie e collezioni private e nella<br />
collezione del Consiglio Regionale della Toscana.<br />
Nel 2012 ha allestito una personale<br />
nell’ambito di ArtExpo Pisa alla Stazione<br />
Leopolda e nei locali della Provincia di Firenze<br />
della Galleria Via <strong>La</strong>rga ed ha partecipato<br />
a “Verso la Terra Promessa” presso la Basilica<br />
della Santissima Annunziata a Firenze.<br />
Nel <strong>2013</strong> la piccola personale presso la sede<br />
della Società di Belle Arti, Circolo degli Artisti<br />
Casa di Dante di Firenze di cui fa parte del<br />
consiglio direttivo e a Bratislava, Palazzo<br />
Palfy della Accademia delle Arti, in rappresentanza<br />
del circolo medesimo.<br />
A dicembre è prevista la mostra personale,<br />
“FormaLuceColore”, presso la Biblioteca<br />
Comunale di San Casciano Val di Pesa.<br />
www.andreasimonciniarte.it<br />
andreasimoncini1@yahoo.it<br />
Andrea Simoncini 47
Dimensione Donna<br />
L’arte al femminile<br />
all'Esplanade di Viareggio<br />
Mara Faggioli<br />
Carla Fossi<br />
Annamaria Maremmi<br />
di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />
Nella suggestiva atmosfera dell’Hotel<br />
Esplanade a Viareggio, situato nella<br />
storica piazza Puccini, affacciata sul mitico<br />
lungomare, sede di manifestazioni<br />
legate al mondo dell’arte curate da Enrico Carlisi,<br />
vice presidente dell’Associazione Culturale Gadarte<br />
di Firenze, è stata inaugurata, domenica 24 novembre,<br />
una rassegna che ha per interpreti le tre pittrici<br />
fiorentine.<br />
Quasi 50 opere vengono proposte nel salotto dedicato<br />
all’arte dello storico residence versiliese e gli<br />
Annamaria Maremmi, Carla Fossi e Mara Faggioli all'Esplanade in occasione dell'inaugurazione<br />
ospiti potranno sostare tra le diverse espressioni e visioni di un mondo<br />
esclusivamente “al femminile”. Ognuna delle artiste propone percezioni<br />
diversificate su temi che spaziano tra tecniche del ritratto, incisioni, delicato<br />
figurativo e composizioni materiche.<br />
<strong>La</strong> mostra è stata presentata e illustrata nei dettagli al pubblico versiliese<br />
dallo storico dell’arte Federico Napoli. L’inaugurazione è avvenuta nell’ambito<br />
di un “mattinèe” culturale tutto al femminile, che ha visto la presentazione<br />
in esclusiva di un libro di narrativa e, a seguire, della “Guida artistica<br />
<strong>2013</strong>/2014” della Versilia; all’appuntamento hanno partecipato numerose<br />
personalità del mondo culturale, l’Associazione Women to be e, naturalmente,<br />
gli ospiti abituali dell’hotel. <strong>La</strong> mostra sarà visitabile in qualsiasi ora<br />
del giorno, e si protrarrà per i mesi di dicembre e gennaio, per concludersi<br />
il 28 febbraio.<br />
Vernissage: Federico Napoli, Annamaria Maremmi, Mara Faggioli, Carla Fossi e Enrico Carlesi<br />
48 Dimensione Donna
Mara Faggioli, Hadas Yaron<br />
Carla Fossi, Il torrente<br />
Annamaria Maremmi, Cavallo baio<br />
TRE PROTAGONISTE<br />
IN VERSILIA<br />
di Federico Napoli<br />
Tre interpreti al femminile - Mara Faggioli, Carla Fossi,<br />
Anna Maria Maremmi - sono le protagoniste della mostra<br />
dal titolo “Dimensione donna”. Nell’elegante contesto che<br />
accoglie l’esposizione, le tre autrici presentano tendenzialmente<br />
immagini di donne, seguendo un preciso tema<br />
lungo il quale si dipana l’intera mostra. Delicati ritratti dagli<br />
intensi sguardi e assorte figure colte in momenti di riflessione<br />
connotano la pittura quasi appartata di Mara<br />
Faggioli, il cui sapore meditativo appare vicino a tante<br />
composizioni poetiche di cui è autrice. Materica, decisa<br />
nel segno e nei materiali appare Carla Fossi, che si muove<br />
dall’incisione alla pittura sempre sostenuta da un segno<br />
netto, seppure l’autrice non di rado faccia trasparire un<br />
sentimento di velata malinconia. Infine, dinamica e vitalistica<br />
è la pittura di Anna Maria Maremmi, scorrevole nel<br />
colore che costruisce lo spazio delineando vigorose immagini<br />
in movimento, fra luci e vaporose rifrazioni, con un<br />
avvertibile senso di libertà. <strong>La</strong> mostra, nelle forme eleganti<br />
dei soggetti presentati trova rispondenza nel fascino<br />
soft della sede espositiva che ancora reca precise tracce<br />
dell’aggraziato stile liberty, nonché rintraccia assonanze<br />
nella vicinanza alla casa che fu di Giacomo Puccini, straordinario<br />
interprete di indimenticabili figure femminili, che in<br />
certa misura riecheggiano proprio in questa mostra.<br />
Dimensione Donna<br />
49
LuigiTamanini<br />
L'ovvietà della rappresentazione pittorica<br />
per arrivare all'essenza del reale<br />
di Daniela Pronestì<br />
Molto Agitato, olio su tavola, cm. 28,6x28,4<br />
Coniglio bianco, coniglio nero, olio su tela, cm. 80x80<br />
Ho davanti, mentre scrivo, la lettura, va ricercata nella latenza e nell’ambiguità<br />
dell’opera. Non si tratta di un caso iso-<br />
foto di un quadro di Luigi<br />
Tamanini. Il titolo Coniglio lato nella produzione pittorica di Tamanini. Da<br />
bianco, coniglio nero stende<br />
anni, da quando ha abbandonato la figurazione<br />
50 Luigi Tamanini<br />
un manto d’innocenza, quasi un’into-<br />
nazione favolistica, su di un soggetto<br />
che risulta, invece, misterioso e inquietante.<br />
Una figura dallo sguardo torvo,<br />
non umana ma d’ispirazione fantastica,<br />
ha tra le braccia la testa insanguinata di<br />
una donna, il cui corpo giace inerme<br />
sull’angolo del letto. Alle loro spalle,<br />
due conigli - uno bianco, l’altro nero -<br />
iperrealista degli esordi, dipinge un mondo<br />
che, pur continuando ad organizzarsi in apparenze<br />
realistiche, si stacca da ogni riferimento<br />
mimetico. E lo scopo è far emergere i desideri,<br />
gli impulsi, le fantasie inconfessabili che<br />
giacciono nel limbo della coscienza, nella<br />
rassegnata accettazione del vivere quotidiano.<br />
Niente nella sua pittura è come appare,<br />
assistono alla scena ignari, forse, di ciò<br />
che sta accadendo. Un senso di violenza<br />
pervade la scena e alimenta l’impressione<br />
di essere spettatori di un efferato<br />
delitto. L’ambientazione irreale ci impedisce,<br />
tuttavia, di sciogliere l’enigma<br />
del quadro, obbligando il nostro sguardo<br />
a spingersi alla ricerca di un dettaglio<br />
che ci aiuti a capire più a fondo. Un<br />
tentativo destinato a fallire, perché la<br />
parte di senso che sfugge ad una prima<br />
Dittico della discordia 1,<br />
olio su tela, cm. 60x60<br />
Abbracadabbra, olio su cartone, cm. 32x30<br />
niente è come dovrebbe essere,<br />
neanche la figura, sottoposta ad<br />
un lento e inesorabile processo<br />
corrosivo indotto dal colore che<br />
cancella la morfologia dei volti e<br />
dei corpi per generare un ibrido tra<br />
l’umano e il ferino. Oltre a questo,<br />
altri elementi richiamano la lezione<br />
baconiana e l’Espressionismo<br />
tedesco: l’estrema libertà con cui<br />
scompone e deforma le immagini;<br />
la potente resa cromatica che alterna<br />
alle tinte piatte e antinaturalistiche<br />
dei fondi le stesure pastose<br />
dei colori mescolati direttamente sulla<br />
tela; la dimensione psicologica del vedere,<br />
per cui l’insieme è un tutto e non la somma<br />
delle singole parti; la tendenza a rappresentare<br />
l’individuo come la maschera e insieme<br />
lo specchio di una naturalità istintiva e per<br />
questo difficilmente controllabile. E tuttavia<br />
la strada scelta da Tamanini conduce ad<br />
un’altra destinazione. Ne è conferma la sottile<br />
vena ironica che fa da sfondo sia alle scene<br />
in cui il conflitto, specie quello tra i due sessi,
Connessioni, olio su tela, cm. 80x80<br />
Ambarab+†..1, dittico, olio su tavola, cm. 35.2x30.1<br />
Dipinge un mondo che,<br />
pur continuando ad<br />
organizzarsi in<br />
apparenze realistiche,<br />
si stacca da ogni<br />
riferimento mimetico<br />
vano dalla letteratura infantile (Ambarabà<br />
ciccì coccò / tre civette sul comò, Abbracadabbra,<br />
Bla bla bla, C’era una volta), dai modi<br />
di dire (Povero diavolo) e dal frasario poetico<br />
o musicale (Amata mia, Molto agitato). Dichiarazioni<br />
a prima vista semplici e rassicuranti<br />
che al contrario rivelano la necessità di<br />
spingersi oltre l’ovvietà delle parole, come<br />
oltre l’ovvietà della rappresentazione pittorica,<br />
per arrivare all’essenza del reale.<br />
Amata mia 1, olio su tela, cm. 20x30<br />
Ambarab+†..2, dittico,<br />
olio su tavola, cm. 30.2x30.1<br />
è il principale motivo ispiratore<br />
- penso, ad esempio, al Dittico<br />
della discordia -, sia a quelle<br />
che, con tono più bonario, raccontano<br />
le piccole grandi contraddizioni<br />
dell’esistenza. Ed è<br />
proprio questo il punto: nutrire la<br />
visione artistica di uno spirito<br />
ludico che non manipoli né eluda<br />
la realtà, ma che, al contrario, la<br />
osservi più da vicino, nel profondo,<br />
come attraverso una lente<br />
d’ingrandimento capace di rendere<br />
visibili le segrete connessioni tra gli eventi. Ogni suo quadro è un progressivo<br />
avvicinamento, mai un approdo definitivo, ad una verità che si nasconde<br />
nella giustapposizione di elementi all’apparenza tra loro disarmonici;<br />
elementi che si dispongono sul piano come in un bassorilievo e che vincono<br />
la bidimensionalità della superficie suggerendo l’idea di uno spazio senza<br />
inizio e senza fine, esperibile all’infinito. Un paradosso visivo che svela la<br />
somiglianza e la parentela tra realtà esteriormente distanti e inconciliabili,<br />
mettendole in relazione l’una con l’altra per mezzo dell’immagine e della<br />
parola usata come chiave di accesso ad una dimensione fantastica. Una pittura<br />
intessuta di traslati, metonimie e intrecci semantici che spesso avvengono<br />
sul piano del linguaggio, come si evince dalla scelta dei titoli, che deri-<br />
Luigi Tamanini, TAM TAM,<br />
nasce a Trento, vive e lavora a Firenze.<br />
Dopo la laurea in Architettura, si dedica<br />
alla pittura frequentando nel capoluogo<br />
toscano l’atelier della pittrice Joke Frima e,<br />
dal 1983 al 1987, la scuola di Disegno e<br />
Pittura dal vero della maestra Nerina Simi.<br />
È socio del Gruppo Donatello. Nel 2001<br />
vince il Premio Fiorino d’Oro, nella sezione<br />
Grafica, e numerose sono le mostre<br />
personali e collettive a cui ha preso parte<br />
dagli anni Settanta ad oggi.<br />
Luigi Tamanini 51
Giampiero Niccoli<br />
Le sue sculture in ferro<br />
esprimono la solida<br />
concretezza dell'intima<br />
natura di chi le ha forgiate<br />
di Daniela Pronestì<br />
In un celebre saggio pubblicato nel 1945, Arturo Martini definiva<br />
la scultura “lingua morta”, mettendo in luce quella che, a<br />
suo dire, era l’incapacità di questa forma d’arte d’interpretare<br />
a pieno le istanze della modernità senza farsi vincolare dalle<br />
pastoie della cultura accademica. Negli anni in cui Martini scriveva,<br />
la pratica scultoria prevedeva già l’uso di materiali diversi da quelli<br />
tradizionali, essendo in atto quel processo che, dalle avanguardie in<br />
poi, ha scardinato il concetto di scultura per accogliere opere d’arte<br />
<strong>La</strong> Croce di Giampiero Niccoli esposta in piazza Mino in occasione della mostra<br />
sviluppo di un percorso che l’ha sempre visto interessarsi alla<br />
bellezza dell’oggetto artigianale, e cioè a quella perfetta unione<br />
di ingegno e fantasia che preserva la funzionalità senza sconfinare<br />
nella gradevolezza e nella serialità. “Seguendo una spinta interiore<br />
mi sono trovato sui sentieri della scultura”, dichiara con<br />
una semplicità così vera e disarmante da far sembrare più che<br />
mai sterili i concettismi di tanta arte odierna, rispetto alla quale<br />
egli mantiene un approccio genuino al fare artistico, unendo intuito,<br />
esperienza e tecnica. <strong>La</strong> mostra fiesonala intitolata Il ferro,<br />
la forma, lo spazio, curata da Gigliola Melani Paciscopi nella Sala<br />
del Basolato dal 7 al 22 settembre scorso, ha evidenziato i momenti<br />
salienti della sua produzione: si va dalle sculture aperte<br />
nello spazio come un<br />
Il Sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato con l'assessore alla Cultura Paolo Becattini, a<br />
sinistra, inaugurano la mostra personale di Giampiero Niccoli, l'ultimo a destra, nella Sala ventaglio a quelle antropomorfe<br />
d’impian-<br />
del Basolato. Al centro, la curatrice dell'esposizione Gigliola Melani Paciscopi<br />
to più orizzontale, per<br />
combinatorie come l’assemblage e l’installazione. Una dilatazione concettuale<br />
e tecnica da cui deriva, oltre al polimorfismo dell’arte contempo-<br />
astratto - geometri-<br />
arrivare alle forme<br />
ranea, la tendenza a favorire la dimensione progettuale dell’opera, affidandone<br />
la realizzazione a un’equipe di specialisti che spesso coadiuva sintesi di materia,<br />
che in cui prevale la<br />
l’artista. Siamo lontani dalla figura tradizionale dello scultore che coltiva spazio e luce. A differenza<br />
degli scultori<br />
un rapporto speciale con la materia delle sue creazioni di cui è ideatore e<br />
insieme esecutore; lontani sì, ma non del tutto, perché sono ancora in che nel secolo scorso<br />
molti quelli che, come l’artista fiesolano Giampiero Niccoli, non ammettono<br />
intromissioni in quello che ritengono essere il risultato di un’opera-<br />
hanno adottato i metalli<br />
poveri per esprimere<br />
la poetica del<br />
<strong>La</strong> Sala del Basolato con le opere e l'acciottolato<br />
di marmo ideato da Gigliola Melani Paciscopi<br />
zione che va portata a termine nella solitudine dello studio. Il suo carattere<br />
schivo, da persona discreta e misurata che apprezza il consenso pur rottame recuperato e riqualificato dall’invenzione artistica,<br />
non cercandolo ad ogni costo, si esprime liberamente nelle sculture in Giampiero Niccoli attribuisce al ferro una nobile bellezza che l’intervento<br />
creativo si limita a disvelare. Gran parte delle sculture<br />
ferro, che hanno la stessa solida concretezza dell’intima natura di chi le<br />
ha forgiate. <strong>La</strong> familiarità con questo materiale è maturata nei tanti anni sono ottenute da una sola lastra metallica, un corpo unico che il<br />
della sua vita dedicati al lavoro artigiano, a cui deve la perizia tecnica che taglio netto e preciso dell’artista trasforma in una complessa armonia<br />
di linee e volumi. <strong>La</strong> sua ricerca però non si ferma alle sole<br />
gli permette di operare con destrezza nella definizione della forma scultorea.<br />
A quest’ultima è giunto non per calcolo, ma seguendo il naturale qualità espressive della materia, ma indaga il rapporto di questa<br />
52 Giampiero Niccoli
con la densità e la profondità dello spazio, chiamando in causa le<br />
capacità percettive del fruitore nel conflitto tra l’apparente bidimensionalità<br />
e la reale tridimensionalità dell’opera. Per apprezzare l’impatto<br />
plastico-volumetrico delle sue creazioni occorre passare da una<br />
visione frontale, in cui emerge la complessa e articolata dialettica di<br />
pieni e di vuoti, a una laterale, che consente di cogliere la reale<br />
espansione spaziale dell’oggetto. L’allestimento della mostra ha previsto<br />
la disposizione delle sculture lungo un percorso fatto di frammenti<br />
marmorei con cui la curatrice ha inteso offrire una riflessione<br />
sul passaggio che nel Novecento ha visto l’arte plastica affiancare ai<br />
materiali nobili quelli di riuso. Una soluzione efficace non solo sul<br />
piano concettuale ma anche su quello visivo, perché se da un lato ha<br />
garantito la piena fruizione delle opere da parte dell’osservatore,<br />
dall’altro le ha esaltate nel contrasto cromatico tra il metallo e il<br />
materiale lapideo. Tra le sculture esposte una in particolare evoca,<br />
attraverso le pagine di un grande libro metallico, le vicende che hanno<br />
segnato la biografia artistica di Niccoli: il sodalizio con il fratello<br />
Gabriele, da sempre al suo fianco nel lavoro di bottega, e l’incontro<br />
con Leopoldo Paciscopi e sua moglie Gigliola Melani, ai quali spetta<br />
il merito di aver riconosciuto subito il suo talento nutrendolo di consigli<br />
e parole di sostegno. <strong>La</strong> mostra allestita a Fiesole sarà ospitata<br />
nella Limonia di Palazzo Medici nel mese di settembre 2014 con il<br />
patrocinio del Comune di Firenze.<br />
Vernissage: Gigliola Melani Paciscopi intervistata da Toscana TV<br />
di Gigliola Melani Paciscopi<br />
Dopo l’esperienza futurista e costruttivista, la scultura si è<br />
avventurata per decenni in sperimentazioni materiche<br />
d’ogni tipo: feltro, polistirolo, spazzoloni colorati, rame,<br />
mattoni, tubi fluorescenti, gommapiuma, stoffe e montagne<br />
di stracci. Abbiamo visto etichettare scultura anche tavolate di<br />
frutta e verdura (al Forte Belvedere di Firenze) o il corpo nudo dello<br />
stesso artista (alla Biennale di Venezia). In un simile affollato panorama<br />
si presenta Giampiero Niccoli con la materia delle sue sculture, la<br />
più elementare, il ferro, ed è bene sottolineare in cosa egli si differenzi<br />
da chi in passato ha già usato quel metallo e con esempi illustri,<br />
come Tatlin e il suo Progetto per il monumento alla Terza Internazionale<br />
del 1919, o Picasso con Il monumento ad Apollinaire del 1928, fatto<br />
di esili fili di ferro saldati a una base di lamiera e realizzato grazie ai<br />
consigli di Julio Gonzáles che aveva appreso la tecnica della saldatura<br />
nelle officine Renault. Non è marginale l’annotare che una simile<br />
Leopoldo Paciscopi con Giampiero Niccoli all'inaugurazione della mostra<br />
eventualità, la pratica alla forgia e al saldatore, ha consentito a David<br />
Smith di conquistare i musei con i Tank Totem e a Richard Serra di<br />
affermarsi con le sue monumentali lastre arrugginite. Queste opere<br />
che ho ricordato, racchiudono in sé stesse le ragioni della loro esistenza.<br />
Chiedono al visitatore solo di essere guardate e meditate. <strong>La</strong><br />
scultura di Giampiero Niccoli, invece, dichiara di voler creare rapporti<br />
fra l’opera, lo spazio e l’osservatore, con l’intento di stabilire con lui<br />
un colloquio fatto di atmosfere, sensazioni, pensieri. E, in quei tagli<br />
che aprono varchi nelle opere, chiede a ognuno di proiettare la propria<br />
contemporaneità, apponendo<br />
titoli che sono veri suggerimenti:<br />
Risveglio, Probabilità,<br />
Guardando oltre, Tensione.<br />
Persino mentre ci sovrasta<br />
con le proporzioni di una croce,<br />
nel titolo avverte che si<br />
tratta di Un dramma umano,<br />
la croce che i popoli e noi tutti<br />
ci trasciniamo addosso. Così<br />
si è andati al di là dell’apparenza.<br />
E nel Libro ritroviamo i<br />
momenti della nostra stessa<br />
vita, come nelle Pagine, delle<br />
quali ci è proposto solo il bordo<br />
esterno e nell’interno uno<br />
spazio assente invita riflettere<br />
su un destino che ci attende<br />
ma che ignoriamo. Dovendo<br />
curare la mostra di Giampiero<br />
Niccoli nel Basolato del<br />
Comune di Fiesole, ho avvertito<br />
l’esigenza di creare una installazione<br />
che mantenesse<br />
vivo il rapporto da lui programmaticamente<br />
voluto fra<br />
le sue sculture e gli osservatori,<br />
ma vi ho considerato anche<br />
l’ambiente in cui dovevano<br />
essere collocate. E’ così<br />
nata l’idea del percorso<br />
sull’acciottolato di marmo,<br />
capace di unire due materie<br />
fondamentali nella storia della<br />
scultura. E il percorso non<br />
l’ho pensato lineare poiché<br />
non lo è l’esistenza e neppure<br />
lo stesso tracciato dell’arte.<br />
Giampiero Niccoli è nato il 13<br />
maggio 1948 a Borgo San<br />
Lorenzo. Si trasferisce a Fiesole<br />
insieme al fratello maggiore<br />
Gabriele e nel 1968 apre con lui la<br />
fucina che definiscono “Bottega del<br />
ferro forgiato” creando i pressuposti<br />
per il suo futuro destino artistico.<br />
Fu osservando e ammirando un<br />
vecchio maniscalco di Luco di Mugello<br />
che, fin da ragazzo, Giampiero<br />
scoprì la sua predisposizione verso<br />
l’arte del forgiare il ferro. Di questo<br />
mestiere più tardi conobbe la storia<br />
e seppe di come i Romani lo avessero<br />
appreso da Galli e Celti e poi via<br />
via si fosse conquistato, nel Rinascimento<br />
toscano, grazie alle opere<br />
di maestri come Niccolò il Grosso<br />
detto il Caparra, il titolo di “nuova<br />
arte maggiore”. Per anni accanto al<br />
fratello Gabriele ne ha esplorato i<br />
segreti, lavorando con lui nella bottega<br />
fiesolana. <strong>La</strong> scoperta della<br />
scultura è arrivata gradualmente,<br />
confortata dall’incoraggiamento di<br />
intellettuali come Leopoldo Paciscopi<br />
e di sua moglie Gigliola Melani.<br />
Della mostra nella Basilica di<br />
Sant’Alessandro, Luigi Cavallo, lo<br />
storico dell’arte che ha illuminato<br />
con i suoi studi l’opera di maestri<br />
come Soffici e Rosai, dichiarò: “L’equilibrio<br />
fra l’ambiente e i ferri del<br />
Niccoli avvantaggiava sia il monumento<br />
sia le opere, che con il loro<br />
rispetto dei vuoti, cioè del silenzio<br />
della materia, parevano forgiate<br />
proprio per essere allogate in quegli<br />
spazi e in quel clima”.<br />
Giampiero Niccoli 53
Prato Natale <strong>2013</strong><br />
Rassegna d’arte contemporanea<br />
8 dicembre <strong>2013</strong> - 6 gennaio 2014<br />
Inaugurazione:<br />
domenica 8 dicembre - ore 11.00<br />
ORE 21.00<br />
SPETTACOLI TEATRALI DELLA COMPAGNIA MALD'ESTRO<br />
(Diretta da Alessandro Calonaci)<br />
Spazio Espositivo Polivalente Interculturale Centro Studi Arti Visive<br />
Presidente Paolo Calamai<br />
Prato - Via San Giorgio, 27<br />
Apertura al pubblico: giorni feriali: 10:00 / 12:00 - 16:00 / 19:00 - Chiuso la domenica<br />
Patrocinio del Comune di Prato Diocesi di Prato Centro Studi Arti Visive www.pratoreporter.it<br />
di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />
Un nuovo appuntamento nello Spazio Espositivo<br />
Centro Studi Arti Visive Spazio Polivalente interculturale<br />
di Prato. “Prato: Natale in Arte” - ideato<br />
da Fabrizio Borghini, con il patrocinio del Comune<br />
di Prato, Diocesi di Prato curato da Roberta Fiorini, Daniela<br />
Pronestì, Paolo Calamai, coordinato da Claudio Caioli e Enrico<br />
Biancalani - riunisce più di cento artisti italiani e stranieri,<br />
prevalentemente operanti in Toscana ma non solo. E se l’alto<br />
numero dei partecipanti attesta il favore riscosso dall’iniziativa,<br />
va detto che, a “rigor di cronaca”, cospicuo è anche quello<br />
delle adesioni degli artisti che non si sono potute accogliere<br />
- per ovvie ragioni organizzative - tanto da pensare già ad un<br />
prossimo secondo evento nel mese di febbraio 2014.<br />
<strong>La</strong> grande rassegna Arte per Strada (<strong>2013</strong>-2014) consente di<br />
incontrare i diversi linguaggi delle arti visive, dalla pittura alla<br />
scultura, la grafica e la fotografia, vetro e ceramica, installazioni,<br />
nella condivisione di un tempo e di uno spazio collettivi<br />
venendo così a creare un palcoscenico carico di suggestioni<br />
nel quale, grazie alla ricca varietà dei singoli contributi<br />
espressivi, si apre, tra e per protagonisti e fruitori, un dialogo<br />
che intreccia astratto e figurativo, segno colore e materia,<br />
reale e virtuale, in un superamento di confini che ben riflette<br />
l’ampia e libera dimensione del fare arte oggi, tendente a valorizzare<br />
il progetto del centro storico della città di Prato, voluto<br />
dal Sindaco Roberto Cenni.<br />
Una veduta dello Spazio Espositivo Polivalente Interculturale<br />
Paolo Calamai e il Sindaco Roberto Cenni inaugurano il Centro Studi Arti Visive<br />
54 Prato Natale <strong>2013</strong>
Artisti presenti alla manifestazione<br />
Andrich Paola<br />
Aringhieri Manola<br />
Babbini Marta<br />
Balbo Ornella<br />
Baroncini Mauro<br />
Baroni Roberto<br />
Bartalesi Riccardo<br />
Bassi Katia<br />
Bazolli Cristina<br />
Beretta Paola<br />
Consorti Lorella<br />
Cortesi Sandra<br />
Crisci Mattia<br />
Danti Grazia<br />
Daresta Pietro<br />
Del Vecchio <strong>La</strong>ura<br />
Di Napoli Grazia<br />
Diotalevi Mario<br />
Dolfi Rita<br />
Facchini Emilio<br />
Martino Gabriella<br />
Masselli Luca<br />
Mauro Domenico<br />
Morozzi Marusca<br />
Nesi Stefania<br />
Nisticò Elisabetta<br />
Pagani Otello<br />
Paladini Sonia<br />
Palla Ermanno<br />
Pallazzoli Ramona<br />
Paolo Calamai, il Sindaco Cenni e l'attore Alessandro Calonaci al Centro Studi Arti Visive<br />
Bernardeschi Claudio<br />
Bettarini Federica<br />
Bianchi Francesca<br />
Bianchi Gianfranco<br />
Bianconi Francesca - Kikaf<br />
Bini Loriana<br />
Bonaffino Dario<br />
Bonanni Luca<br />
Bonechi Eliana<br />
Boni Marco<br />
Bottari Elena<br />
Brandaglia Mario<br />
Bruno Antonio<br />
Busillo Clelia<br />
Cappellini Roberto<br />
Cardenas Fernando<br />
Carraretto Elisabetta<br />
Casalini Massimo<br />
Castagnoli Daniele<br />
Castagnozzi Eleonora<br />
Castellani Lorenzo<br />
Cattani Ornella<br />
Claudio Cavallini - Kevo<br />
Celli Roberto<br />
Ceselli Mauro<br />
Cini Luca<br />
Coccoloni Roberto<br />
Coleschi Alfiero<br />
Falcini Cristina<br />
Fantacci Franco<br />
Fantuzzi Alfonso<br />
Fossati Silvia<br />
Franceschini Marcello<br />
Gabbrielli Giorgio<br />
Galanti Debora<br />
Galletti Paolo<br />
Gambacorta Maria<br />
Gelli Matilde<br />
Gennaioli Stefano<br />
Gérard Alberta<br />
Giussani Maura<br />
Grieco Vincenzo<br />
Guidotti Perla<br />
Guillon Nicole<br />
Ianniciello Vincenzo<br />
Jindackova Helena<br />
<strong>La</strong>zzerini Roberto<br />
Magnolfi Carlo<br />
Magrini Enza<br />
Magrini Paola<br />
Malinconi Giovanna<br />
Mancini Andrea<br />
Mancino Nicola<br />
Manneschi Giuseppe<br />
Marchetti Luigi<br />
Mariotti Stefano<br />
Pergolini Angiolo<br />
Pianadei Silvana<br />
Picci Agnese<br />
Pigolotti Gino<br />
Possenti Elisa<br />
Prosperi Elena<br />
Pubblici Lorella<br />
Rapicano Ferruccio<br />
Remondini Paolo<br />
Ricci Loreno<br />
Ridi Simone<br />
Rindi Luigi<br />
Rocchi Marzia<br />
Roedan Melissa<br />
Salvo Gennarino<br />
Savino Valerio<br />
Sensi Giorgio<br />
Sestini <strong>La</strong>ura<br />
Socci Gabriella<br />
Sordi Silvano<br />
Tambo Rieko<br />
Tanzini Donatella<br />
Vaggelli Sara<br />
Valle Antonia<br />
Veccia Annamaria<br />
Verhalle Nicole<br />
Villani Massimo<br />
Viti Angela<br />
Zanchini Luciana<br />
Prato Natale <strong>2013</strong><br />
55
Sede sociale e direzione<br />
Signa<br />
piazza Michelacci 7 - 50058 Signa<br />
Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />
Filiali<br />
Signa<br />
piazza Michelacci 1-2 - 50058 Signa<br />
Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />
<strong>La</strong>stra a Signa<br />
via Turati 10-12<br />
50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />
Tel. 055 8720251 - fax 055 8720204<br />
Ponte a Signa<br />
(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />
via S. <strong>La</strong>vagnini 11 - 50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />
Tel. 055 8725268 - fax 055 8725270<br />
San Mauro a Signa<br />
(Comune di Signa)<br />
via della Chiesa 19 - 50050 S. Mauro a Signa<br />
Tel. 055 8739764/5 - fax 055 8739693<br />
Viottolone<br />
(Comune di Scandicci)<br />
via di Castelpulci 3 - 50018 Scandicci<br />
Tel. 055 7310678 - fax 055 720145<br />
Montelupo Fiorentino<br />
via Centofiori 14 - 50056 Montelupo Fiorentino<br />
Tel. 0571 913188 - fax 0571 913216<br />
Malmantile<br />
(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />
via Vecchia Pisana 235<br />
50050 Malmantile (<strong>La</strong>stra a Signa)<br />
Tel. 055 8729244 - fax 055 8784412<br />
Firenze<br />
Piazza della Libertà 32R - 50129 Firenze<br />
Tel. 055 5088114 - fax 055 578832<br />
Sede distaccata<br />
Castelfranco di Sotto<br />
via Provinciale Francesca Nord 78<br />
56022 Castelfranco di Sotto (Pisa)<br />
Tel. 0571 488730 - fax 0571 488740<br />
Sportelli ATM<br />
Signa<br />
Parco dei Renai<br />
Badia a Settimo<br />
(Comune di Scandicci)<br />
via la Comune di Parigi 34<br />
Capannori<br />
Via del Popolo 5<br />
55012 Capannori (Lucca)<br />
Firenze<br />
Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio<br />
via Torregalli 3 - 50143 Firenze<br />
Fucecchio<br />
Piazza dei Seccatoi<br />
56<br />
San Miniato<br />
Viale Marconi 20