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La TOSCANA - Dicembre 2013

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la<br />

<strong>TOSCANA</strong><br />

Toscana Cultura - Anno 1 - Numero 11 - <strong>Dicembre</strong> <strong>2013</strong> - Registrazione Tribunale di Firenze n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227. E 2<br />

Speciale<br />

anniversario<br />

1


Costruzione Strumenti Oftalmici S.r.l.<br />

via degli Stagnacci 12/e - 50018 Badia a Settimo - Scandicci (FI)<br />

Ufficio commerciale 055 7221913 - Ufficio contabilità 055 7221912<br />

Ufficio acquisti 055 7221911 - Fax 055 721557<br />

www.csoitalia.it - email: cso@csoitalia.it


Con il patrocinio del<br />

Artisti e autori alle Giubbe Rosse<br />

a cura di JACOPO CHIOSTRI<br />

PROGRAMMA DEL MESE DI DICEMBRE <strong>2013</strong><br />

Venerdì 6 ore 18 presentazione libro di<br />

Luca Monti “Firenze città dei templari”<br />

Sabato 7 ore 17 presentazione libro di<br />

susanna fontani “L’amore nei giorni del coraggio”<br />

Sabato 7 ore 20,30 performance<br />

“L’amore nell’arte o l’arte di amare” e “Cena ad arte”<br />

Da domenica 8 a venerdì 13 mostra delle opere selezionate per il<br />

Premio di pittura MUSicA<br />

Domenica 8 ore 18,30 Inaugurazione - ore 20 Cena degli artisti<br />

Venerdì 13 ore 18,30 Premiazione<br />

Sabato 14 ore 17 inaugurazione della mostra di<br />

LUCIA MENCHINI - MOSAICI<br />

Domenica 15 ore 17 inaugurazione della mostra di pittura di<br />

mario russo<br />

Sabato 21 ore 20,30 cena a conclusione del<br />

CONCORSO LETTERARIO ISTANTANEO <strong>2013</strong><br />

consegna della pubblicazione (ed. Giubbe Rosse) con i nomi dei vincitori e notizie sull'evento<br />

Le manifestazioni saranno riprese da Toscana Tv e trasmesse nella rubrica “Incontri con l’arte” condotta da<br />

FABRIZIO BORGHINI<br />

Servizi fotografici di MARCO CHIARANTINI<br />

Info: JACOPO CHIOSTRI jacopochiostri@libero.it<br />

RICCARDO GHIRIBELLI riccardoghiribelli@virgilio.it<br />

Giubbe Rosse - Piazza della Repubblica 13/14 - 50123 Firenze<br />

Tel. 055 212280 - info@giubberosse.it - www.giubberosse.it


Sommario<br />

Sommario<br />

5<br />

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8<br />

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20<br />

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I dipinti in stile<br />

di FattoriArte<br />

In Palazzo Vecchio gli abiti<br />

scultura di Pola Cecchi<br />

Il Calendario 2014<br />

di Antonio Manzi<br />

Il Gonfalone d'Argento<br />

a Giuliano Ghelli<br />

Antonio Ciccone<br />

l'arte del disegno<br />

Ester Cecere<br />

dallo Jonio al Tirreno<br />

Giorgio Rossi<br />

e le sue Muse<br />

Piero Bertelli<br />

maestro della scultura<br />

Enrico Bertelli<br />

un talento dell'incisione<br />

Un chimico eclettico<br />

Giovanni Speroni<br />

Quelli del Bafomet<br />

al Gruppo Donatello<br />

Da Atene a Firenze<br />

Konstantina Daskalaki<br />

Il "Desinare di Natale" della<br />

Compagnia del Paiolo<br />

Versus<br />

i Volti e i Paesaggi<br />

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34<br />

36<br />

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52<br />

54<br />

Innocente Foglio<br />

poeta del mondo<br />

Mario Catalano<br />

e il suo simbolismo<br />

Double Excess<br />

le t-shirt d'arte<br />

I "Valori di Continuità"<br />

della Galleria Mentana<br />

Le forme di luce e d'ombra<br />

di Lorenzo Galligani<br />

Pier Nicola Ricciardelli<br />

il colori del suo Mugello<br />

Il cARTEllo<br />

è nato un nuovo blog<br />

Yuné Hikosaka<br />

e il suo mondo animale<br />

Andrea Simoncini<br />

tra memoria e immaginario<br />

A Viareggio<br />

Dimensione Donna<br />

Luigi Tamanini<br />

l'essenza del reale<br />

Giampiero Niccoli<br />

le sue sculture in ferro<br />

Prato<br />

Natale in Arte<br />

<strong>La</strong> Toscana compie un anno! Celebra degnamente<br />

il primo anniversario regalando<br />

ai lettori un'edizione speciale di 56<br />

pagine, con una tiratura di 5.000 copie, rivolte<br />

alle più svariate realtà della nostra regione.<br />

<strong>La</strong> copertina e le pagine d'apertura sono dedicate<br />

alla stilista fiorentina Pola Cecchi e alla elegante<br />

serata a favore dell'ANT che l'ha vista protagonista<br />

nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.<br />

A seguire una galleria di importanti artisti che con<br />

le loro mostre hanno conquistato l'attenzione dei<br />

quotidiani, da Antonio Manzi a Giuliano Ghelli, da<br />

Antonio Ciccone a Piero Bertelli, da Andrea Simoncini<br />

a Luigi Tamanini, da Giampiero Niccoli a<br />

Versus (Giuseppe Verso Paoletti) e Pier Nicola Ricciardelli.<br />

Accanto a loro, segnaliamo alcuni giovani<br />

artisti di sicuro avvenire come Enrico Bertelli, il<br />

giapponese Yuné Hikosaka, la greca Konstantina<br />

Daskalaki, Mario Catalano e lo scultore Lorenzo<br />

Galligani; e un'iniziativa originale, quella dei giovani<br />

autori che hanno dato vita al blog Il cARTEllo.<br />

<strong>La</strong> vetrina riservata alla poesia porta alla ribalta il<br />

piemontese Innocente Foglio e la pugliese Ester<br />

Cecere protagonisti alle Giubbe Rosse. Ampio<br />

spazio è riservato anche allo scultore Giorgio Rossi,<br />

artista di gran talento che verrà ricordato grazie<br />

a una mostra che si inaugura in questi giorni a<br />

Palazzo Medici Riccardi. Un'altra figura da non dimenticare<br />

della quale ci siamo occupati è quella<br />

del chimico Giovanni Speroni che meriterebbe da<br />

parte della sua città l'intestazione di una via. Per le<br />

rassegne che guardano al passato proponiamo un<br />

ricordo del gruppo Bafomet mentre per quelle<br />

dell'immediato futuro e del presente i Valori di<br />

Continuità della Galleria Mentana, Prato Natale in<br />

Arte, Dimensione Donna all'Esplanade di Viareggio<br />

e la serie di eventi espositivi promossi da Toscana<br />

Cultura e Villa Gisella presso il celebre ristorante<br />

4 Amici per festeggiare il primo anno di<br />

attività della nostra rivista.<br />

Fabrizio Borghini<br />

fabrizio.borghini@toscanacultura.it<br />

In copertina: Abiti scultura da indossare by Pola Cecchi nel<br />

Salone dei Cinquecento in occasione della serata per l'ANT.<br />

la Toscana<br />

Periodico di attualità, arte e cultura<br />

dell’Associazione Toscana Cultura<br />

Registrazione Tribunale di Firenze<br />

n. 5905 del 6-2-<strong>2013</strong> - Iscriz. Roc. 23227<br />

Numero 11 - <strong>Dicembre</strong> <strong>2013</strong><br />

Direzione e Redazione:<br />

Via Valdichiana, 42 - 50127 Firenze<br />

Tel. 333 3196324<br />

redazione@toscanacultura.it<br />

www.toscanacultura.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Fabrizio Borghini<br />

Segretario e curatore sito web:<br />

Emanuele Mecca<br />

Responsabile Marketing:<br />

Giuliana Paolieri<br />

Capo Redattore:<br />

Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />

Redazione:<br />

Giuse Benignetti<br />

Lorenzo Borghini<br />

Rossella Campana<br />

Carmelo Consoli<br />

Roberta Degl'Innocenti<br />

Roberta Fiorini<br />

Yuné Hikosaha<br />

Pier Francesco Listri<br />

Marco Moretti<br />

Gigliola Melani Paciscopi<br />

Federico Napoli<br />

Lucetta Risaliti<br />

Barbara Santoro<br />

Grafica, impaginazione e stampa:<br />

Nova Arti Grafiche srl<br />

50058 Signa (FI)<br />

4 Sommario


<strong>La</strong>boratorio artistico,<br />

galleria espositiva<br />

e scuola di disegno<br />

<strong>La</strong> ditta artigiana fiorentina<br />

FATTORIARTE nasce nel 1965<br />

in via Ghibellina a Firenze,<br />

col nome “Studio Artistico<br />

Fattori”. In quel periodo, il<br />

quadro è molto apprezzato<br />

come riproduzione di stile<br />

fiammingo: fiori, paesaggi,<br />

nature morte e marine; e così<br />

lo studio inizia a proporre<br />

opere secondo quei principi.<br />

Nella seconda metà degli<br />

anni Novanta, tuttavia, la comparsa delle stampe Made in China<br />

inabissa del tutto la moda del fiammingo. Il laboratorio continua<br />

però la sua attività a Sesto Fiorentino, realizzando affreschi su<br />

tele appositamente preparate, ritratti e copie d’autore, restauri<br />

su opere antiche e moderne.<br />

<strong>La</strong> svolta arriva nel gennaio 2011, quando lo studio si sposta<br />

in via Giachetti 17, nel centro di Sesto Fiorentino. Qui, oltre al<br />

laboratorio, è presente la Galleria FattoriArte, che con un ampio<br />

spazio espositivo<br />

permette un contatto<br />

diretto con il<br />

pubblico. <strong>La</strong> ditta,<br />

a questo punto,<br />

viene coinvolta<br />

dalle nuove tendenze<br />

nel settore<br />

dell’arredamento<br />

ed inizia con successo<br />

a realizzare<br />

quadri moderni<br />

e astratti, personalizzati<br />

su richiesta, studiati insieme al cliente, per soddisfare le<br />

esigenze di spazi e colori ai quali le stampe difficilmente riescono ad<br />

adattarsi; e così, grazie anche alla familiarità con la quale le persone<br />

iniziano ad approcciarsi ad internet e agli acquisti on line, i quadri<br />

FattoriArte vengono venduti e apprezzati in tutta Italia. Nello stesso<br />

tempo continua il lavoro di restauro di opere d’arte antiche, moderne<br />

e contemporanee realizzate sia con tecniche e materiali abituali<br />

come dipinti su tela, dipinti su tavola, opere su carta, affreschi, dipinti<br />

murali, sculture in pietra e in gesso, sia non tradizionali come<br />

assemblaggi polimaterici, arte povera, opere cinetiche, ecc.<br />

Nel 2012 viene inaugurata “Seminario d’Arte”, scuola di apprendimento<br />

delle tecniche del disegno e della pittura, formazione<br />

artistica per bambini e adulti. L’ultima novità sono gli accessori in<br />

pelle dipinti a mano, tutti rigorosamente Made in Italy. Col marchio<br />

Maynò la ditta vuole ancora andare avanti e guardare ad un<br />

futuro in cui l’artigianalità e il “dipinto a mano” rimangono simbolo<br />

di un valore italiano, da sempre apprezzato in Italia e all’estero.<br />

<strong>La</strong> Galleria<br />

<strong>La</strong> galleria è lo spazio espositivo, che ospita mostre di artisti affermati<br />

o emergenti; un ambiente versatile, dai colori neutri e<br />

un’ottima illuminazione che da particolare risalto alle opere d’arte.<br />

I servizi che vengono offerti a chi decide di esporre qui sono<br />

molteplici e curati nei minimi dettagli: brochure personalizzate,<br />

inviti, locandine, manifesti,<br />

inaugurazione, tutto<br />

viene valutato insieme<br />

all’artista.<br />

Seminario d’arte<br />

Apprendimento delle tecniche<br />

del disegno e della<br />

pittura, formazione artistica<br />

e attività creative.<br />

I corsi sono suddivisi in 3<br />

fasce di età:<br />

1) Bambini 7-10 anni<br />

2) Adolescenti 11-14 anni<br />

3) Ragazzi 14-18 anni<br />

Il concetto di formazione artistica pone l’arte al centro di tutti I processi<br />

educativi rendendola un valore essenziale per la propria gratificazione<br />

e conoscenza nella quotidianità.<br />

I corsi di Seminario d’Arte hanno come finalità lo sviluppo del patrimonio<br />

creativo che è prerogativa di quella fascia d’età che per<br />

questo motivo noi prediligiamo. L’apprendimento delle tecniche del<br />

disegno e della pittura vengono considerate solo un mezzo per raggiungere<br />

possibilità di espressioni appaganti e libere dal vincolo di<br />

scarsa capacità manuale.<br />

Seminario d’arte organizza anche corsi di Flash-Art per adulti. Caposcuola<br />

di questa tecnica è il maestro Francesco Mancini, che è stato<br />

ospite della nostra galleria dal 6 al 12 febbraio <strong>2013</strong>.<br />

FattoriArte<br />

Via A. Giachetti, 17<br />

Sesto Fiorentino - Firenze<br />

www.fattoriarte.com<br />

info@fattoriarte.com<br />

Tel. 055/9754501<br />

Fattori Arte 5


Nel Salone dei Cinquecento<br />

gli abiti scultura di<br />

Pola<br />

Cecchi<br />

Le sue creazioni per<br />

interpretare il concetto<br />

di solidarietà sostenuto<br />

dall'Associazione<br />

Nazionale Tumori<br />

di Daniela Pronestì<br />

Pola Cecchi durante la premiazione nel Salone dei Cinquecento. <strong>La</strong>ura Freddi, testimonial<br />

della serata, le fissa la collana di Swarovski<br />

Una visione d’impresa che mette al centro la tradizione<br />

artigianale e l’alta specializzazione della sartoria<br />

italiana per andare incontro alle esigenze di una<br />

clientela amante dell’eleganza e del prodotto esclusivo.<br />

Questi i presupposti su cui si fonda la storia della casa di<br />

moda GiuliaCarla Cecchi, fiore all’occhiello dell’haute couture<br />

fiorentina alla cui guida è Pola Cecchi, imprenditrice e stilista.<br />

Donna creativa, versatile e tenace, da diversi anni si divide tra<br />

l’atelier e lo Studio Most, azienda di arredamento fondata nel<br />

1970 dal fratello Marzio - brillante architetto tragicamente<br />

scomparso nel 1990 - e riaperta nel <strong>2013</strong> dopo dieci anni di fermo.<br />

A chi le domanda come affrontare gli effetti di una crisi economica<br />

che non risparmia le eccellenze del made in Italy, Pola<br />

risponde che la qualità è il primo criterio da rispettare nell’ideazione<br />

e nella realizzazione di un capo o di un complemento di<br />

arredo fatti a misura del committente. Distinguersi in questo<br />

settore significa, infatti, proporre qualcosa di speciale e non du-<br />

6 Pola Cecchi


plicabile, un “pezzo unico” che interpreta i<br />

gusti di chi sa riconoscere e apprezzare una<br />

manifattura attenta ai dettagli. Le ultime<br />

creazioni, eseguite su richiesta della Fondazione<br />

Ant per il Gran Galà del 18 ottobre<br />

scorso nel Salone dei Cinquecento in Palazzo<br />

Vecchio a Firenze, confermano il modus operandi<br />

di una lavorazione sartoriale che si serve<br />

esclusivamente di tessuti pregiati come la<br />

seta, il raso e il caschemere, con qualche<br />

apertura alle reti metalliche e al cardato.<br />

Sono abiti-scultura ottenuti con l’intreccio di<br />

nastri di vario colore - leitmotiv della maison<br />

Cecchi - e avvolti da una striscia di organza<br />

che completa e rende ancora più raffinato<br />

l’insieme. Gli abiti in seta beige, invece, hanno<br />

reti di cashmere bluette punteggiate da<br />

strass. Altre quattro creazioni interpretano il<br />

concetto di solidarietà sostenuto dall’ANT:<br />

ciascun vestito è composto di sessantacinque<br />

strisce di organza colorata appuntate<br />

con uno strass e contornate da una rifinitura<br />

in tinta che le sostiene rendendole simili a<br />

dei petali, e tutti insieme descrivono la solidarietà<br />

come sentimento che nasce da un’azione<br />

corale e sinergica. Anche nel caso del<br />

design, il motto di Pola Cecchi è “qualità e<br />

unicità”. Riavviare lo Studio Most dopo dieci<br />

anni di pausa ha significato ripartire dai punti<br />

fermi della produzione passata, a cominciare<br />

da alcuni classici come il piumino da<br />

letto in seta reversibile dotato di un soffietto<br />

che consente di muoversi comodamente<br />

senza il rischio di disturbare il partner. Come<br />

già in passato, anche oggi la regola dell’azienda<br />

è arredare gli spazi abitativi unendo<br />

l’estetica alla funzionalità degli oggetti. Lo<br />

conferma il progetto da poco realizzato<br />

all’interno di un elegante appartemento fiorentino,<br />

la cui camera da letto è stata trasformata<br />

in uno scrigno. Ne fanno parte un lettoscultura<br />

dotato di comodino e di una testata<br />

rivestita di fasce di seta sui diversi toni<br />

dell’arancio; un armadio di legno laccato<br />

arancio, coperto di ottone molato in modo da<br />

creare delle onde che si propagano lungo<br />

tutta la parete e proseguono sopra le tende<br />

della portafinestra. Un ambiente raffinato<br />

che ha richiesto la collaborazione di sapienti<br />

maestri artigiani, molti dei quali lavorano da<br />

tempo per l’azienda. Tra le idee in cantiere,<br />

un premio nazionale per festeggiare i cento<br />

anni dell’atelier GiuliaCarla Cecchi: un anniversario<br />

importante in occasione del quale<br />

una giuria di esperti premierà un giovane<br />

stilista tra quelli provenienti dalle accademie<br />

e dai corsi universitari. Per quanto riguarda<br />

le sfide, invece, l’istituzione di un<br />

master di alta formazione rivolto ai giovani<br />

che hanno voglia di fare esperienza sul campo<br />

e di capire concretamente cosa significa<br />

creare un capo d’alta moda.<br />

Il letto scultura dotato di comodino e di una testata rivestita di fasce di seta sui diversi toni dell'arancio e un armadio di legno laccato arancio e coperto di ottone molato<br />

Pola Cecchi 7


Antonio<br />

Manzi<br />

In anteprima<br />

per i nostri lettori<br />

il suo Calendario<br />

d'Arte 2014<br />

di Barbara Santoro<br />

Sotto il termine calendario si nascondono molteplici significati.<br />

Innanzitutto la parola calendario deriva dal calendarium<br />

il registro romano delle tasse, che venivano riscosse<br />

nei primi giorni di ogni mese appunto alle calende. Il mese<br />

infatti era tradizionalmente diviso in calende, none e idi e per colmare<br />

la differenza con il mese lunare venivano aggiunti altri giorni.<br />

Tale sistema fu in uso a Roma fino alla monarchia di Numa Pompilio.<br />

Ma fu sotto Giulio Cesare (per questo Calendario Giuliano) che si<br />

definì l’anno diviso in 12 mesi e 365 giorni. Poi ogni quattro anni veniva<br />

aggiunto un giorno (il sesto prima delle calende di marzo) al<br />

mese di febbraio. Da qui nasce la parola bisestile.<br />

Nonostante varie riforme il Calendario Giuliano rimase in vigore dal<br />

46 a. C. fino al 1582 d. C., con la differenza che se prima gli anni veni-<br />

vano contati ab urbe condita (dalla fondazione di Roma avvenuta nel<br />

753 a.C.), dal 532 d.C. furono contati gli anni a partire da quello successivo<br />

alla nascita di Cristo: I° d.C.<br />

Durante tutto il medioevo in gran parte di Europa si contavano i giorni<br />

secondo un proprio sistema e solo Gregorio XIII pose fine a questa<br />

grande confusione con un calendario denominato Gregoriano dal suo<br />

fondatore. È questo ancora oggi il calendario in vigore nella maggior<br />

parte del mondo.<br />

<strong>La</strong> rappresentazione grafica del calendario è quella che tutti conosciamo:<br />

una rappresentazione in serie di numeri da consultare sul tavolo<br />

o da attaccare al muro per una rapida occhiata.<br />

Ma visto così il calendario è un po’ freddo, forse anche triste, perché<br />

evidenzia l’inarrestabile progredire del tempo.<br />

Ed allora ecco la necessità di abbellirlo con fotografie, disegni, pitture<br />

fino a farne talora vere e proprie opere d’arte.<br />

Alla fine degli anni Ottanta nacque la moda dei calendari; tutti creavano<br />

calendari chi per beneficenza, chi a scopo pubblicitario, come il<br />

famoso calendario Pirelli per far vedere le donne più belle, le indossatrici<br />

più pagate, le attrici più sexy.<br />

Ma il calendario della Polistampa è davvero uno strepitoso oggetto<br />

d’arte.<br />

Così ogni anno il secondo sabato di dicembre alla galleria dell’artista<br />

Pio Fedi rilevata molti anni fa da Mauro Pagliai si tiene il grande<br />

evento con un pubblico che arriva da ogni parte d’Italia per portarsi a<br />

casa questo famoso capolavoro di editoria.<br />

<strong>La</strong> casa editrice Polistampa con sede a Firenze in via Livorno 8/32 è<br />

oggi una fra le più grandi realtà editoriali italiane.<br />

Il suo catalogo è composto da oltre 3000 titoli, tra letteratura contemporanea,<br />

classica e moderna, preziosi libri d’arte, saggi universitari e<br />

accademici, epistolari, raccolte di poesia, romanzi storici, gialli, biografie<br />

e libri di cucina.<br />

<strong>La</strong> sede operativa è strutturata su una superficie di oltre 4000 mq<br />

suddivisi fra redazione, prestampa, tipografia, legatoria e magazzini.<br />

Il creativo editore Mauro Pagliai ebbe l’idea di realizzare un’opera,<br />

appunto in forma di calendario, dove potesse essere presentato il<br />

lavoro di un grande artista contemporaneo.<br />

8 Antonio Manzi


Così nel 1997 fu Marcello Guasti con i suoi splendidi gatti ad aprire<br />

questa iniziativa. Da allora in poi Polles (1998), Enzo Faraoni (1999),<br />

Sergio Scatizzi (2000), Silvio Loffredo (2001), Elena Salvaneschi<br />

(2003), Luciano Guarnieri (2004), Pietro Annigoni (2005), Giampaolo<br />

Talani (2006), Paolo Frosecchi (2007), Romano Stefanelli (2008), Luca<br />

Alinari (2009), Giuseppe Gavazzi (2010), Marcello Scuffi (2011), Fernando<br />

Farulli (2012), Anna Maria Bartolini (<strong>2013</strong>) hanno riempito con<br />

le loro opere le pagine di questo prezioso oggetto.<br />

Il prossimo dicembre toccherà ad Antonio Manzi e già c’è un gran<br />

fermento perché il noto artista ha precisato che le pagine avranno in<br />

anteprima opere inedite.<br />

Antonio Manzi è un artista a 360 gradi che utilizza tutte le materie e<br />

tutte le forme d’arte.<br />

Nato a Montella in provincia di Avellino nel 1953 viene in Toscana da<br />

bambino accolto dai nonni materni a <strong>La</strong>stra a Signa. Qui trascorre<br />

un’infanzia triste e solitaria in un collegio che gli è ostile e che lo<br />

rende ancora più chiuso in sé stesso creandogli una grande rabbia e<br />

un forte disagio.<br />

Solo l’arte riesce a liberare quella creatività innata nel fanciullo, che<br />

diventerà segno con la maturità.<br />

Autodidatta, si forma all’antica bottega fiorentina cercando di volta<br />

in volta di carpire ai grandi artigiani i segreti delle varie materie per<br />

poi esprimersi al meglio nelle varie tecniche artistiche.<br />

Così da un lacerante dolore primordiale espresso nelle opere giovanili,<br />

il suo tratto si evolve fino a diventare un segno così personale<br />

che distingue tutte le opere manziane siano esse oli, affreschi, ceramiche,<br />

collage, puntesecche, grafiti o sculture in bronzo e in marmo.<br />

Numerose le mostre e le esposizioni, tra le quali ricordiamo la personale<br />

del 1972 alla Galleria Guelfa di Firenze, quella del 1978 alla<br />

Galleria Pananti di Firenze, l’esposizione del 1989 al Teatro San Babila<br />

di Milano, la personale del 2005 “Antonio Manzi a corte” al<br />

Giardino di Boboli di Firenze.<br />

Questa esposizione verrà visitata da oltre 20.000 persone. Nel 2007<br />

l’Archivio di Stato presenta il volume dal titolo “Il linguaggio dell’arte<br />

tra trauma e riparazione” e immediatamente dopo viene allestita la<br />

mostra “Manzi, il segno”.<br />

Nello stesso anno il Comune di Campi Bisenzio destina all’artista<br />

alcune sale al piano terra di Villa Rucellai per farle diventare il Museo<br />

Antonio Manzi che nasce alla fine del 2007 grazie alla donazione<br />

che l’artista fa all’amministrazione comunale di 111 opere.<br />

Nell’aprile del 2011 il maestro esegue insieme a tanti manufatti<br />

anche un ineguagliabile polittico in ceramica di grandi dimensioni<br />

intitolato “Alba del mondo” esposto nel catino absidale per la mostra<br />

intitolata “Custode di attimi” nella Basilica di Sant’Alessandro<br />

a Fiesole.<br />

Nel febbraio 2012 nella Sala delle Colonne a Pontassieve si inaugura<br />

la mostra antologica dal titolo “Ricorda con rabbia” con l’esposizione<br />

di alcune fra le opere più significative della prima parte della<br />

produzione artistica di Manzi.<br />

Durante il periodo natalizio 2012 si inaugura a Palazzo Medici Riccardi<br />

la mostra “Vorrei baciare le tue mani” dedicata all’amore, non<br />

tanto quello platonico e retorico figlio del romanticismo, ma piuttosto<br />

quello fisico nelle sue manifestazioni emozionali e carnali.<br />

Ma è sempre il museo che attira migliaia di persone, studenti, scolaresche,<br />

parrocchie, gruppi qualificati, collezionisti, perché Antonio<br />

non si tira mai indietro, anzi accoglie e segue con grande entusiasmo<br />

e passione tanta gente, disponibile a raccontarsi e a farci<br />

entrare dentro la sua materia e perciò dentro la sua anima, pronto<br />

ad insegnare e a spiegare ogni minimo particolare, ogni piccolo<br />

frammento.<br />

Nelle cinque sale raffinatamente allestite del suo museo con didascalie<br />

perfette e luci idonee, le opere di Manzi dialogano fra di loro<br />

in un crescendo costante affrontando sempre una nuova stagione<br />

artistica. A quelle pareti sarà fra poco appeso anche questo calendario<br />

2014 che l’abilità dell’editore Mauro Pagliai ha saputo realizzare...arte<br />

con arte!<br />

Antonio Manzi<br />

9


RASSEGNA D’ARTE CONTEMPORANEA<br />

a cura di Daniela Pronestì e Fabrizio Borghini<br />

4 MAESTRI AI 4 AMICI<br />

GIULIANO GHELLI<br />

ottobre <strong>2013</strong><br />

ANTONIO CICCONE<br />

novembre <strong>2013</strong><br />

FRANCESCO NESI<br />

dicembre <strong>2013</strong><br />

SERGIO NARDONI<br />

dicembre <strong>2013</strong> - gennaio 2014<br />

Villa<br />

Gisella


Giuliano<br />

Ghelli Cinquant’anni<br />

di storia tra pittura<br />

e scultura<br />

di Daniela Pronestì<br />

Cinquant’anni di storia tra pittura e scultura. Cinquant’anni<br />

di passione e dedizione all’arte. Un traguardo importante<br />

a cui Giuliano Ghelli è arrivato senza mai venire meno alla<br />

coerenza e all’onestà del suo lavoro. <strong>La</strong> mostra “50 anni<br />

di viaggio tra pittura e scultura” inaugurata a Firenze venerdì 8 novembre<br />

nelle sale di Palazzo Panciatichi, sede della Regione Toscana,<br />

racconta la sua biografia artistica attraverso una selezione di<br />

opere che vanno dagli esordi ad oggi. Un’occasione unica per ricostruire<br />

le fasi di una storia iniziata nella Firenze degli anni Sessanta,<br />

città allora animata da grandi fermenti culturali e profondamente<br />

divisa tra “consevatori”, ovvero i figurativi, e “progressisti”, cioè gli<br />

astrattisti e quanti seguivano gli esiti della ricerca informale, dell’Espressionismo<br />

astratto americano e dell’arte concettuale. All’epoca<br />

questa categoria d’artisti trovava un punto di riferimento nella Galleria<br />

Numero di Fiamma Vigo, intellettuale raffinata e lungimirante,<br />

portatrice di una visione dell’arte che, precorrendo il polimorfismo<br />

contemporaneo, legittimava sperimentazioni e linguaggi diversi da<br />

quelli tradizionali, a condizione che fossero motivati da ragioni forti<br />

e convincenti. Sulle pagine della sua rivista sono passati artisti<br />

come Capogrossi, Vedova, Pomodoro e Scanavino, mentre la sua<br />

galleria ha accolto, tra gli altri, gli astrattisti classici capeggiati da<br />

Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, unico gruppo di avanguardia allora<br />

attivo a Firenze. Intorno a lei gravitava un cenacolo culturale che<br />

univa arte, musica, cinema e letteratura e che contribuiva alla formazione<br />

di una generazione di giovani leve tra cui Giuliano Ghelli.<br />

Del periodo trascorso al seguito di Fiamma Vigo, l’artista fiorentino<br />

ricorda con piacere la grande varietà di stimoli che hanno contribuito<br />

a fare della storica galleria la sua “libera e affascinante università”,<br />

come lui stesso ama dire. Per un giovane di belle speranze e d’indubbio<br />

talento esporre nella sede milanese della Galleria Numero significò<br />

ricevere una prima importante attestazione del suo lavoro, che<br />

all’epoca lo vedeva impegnato in un registro espressivo di tipo<br />

astratto-informale. Sono gli anni delle tempere e dei bottoni su tela,<br />

delle sabbie e dei sugheri, in cui già emerge quella “purezza fiduciosa”<br />

nei valori dell’arte che Giancarlo Oli gli attribuisce nella recensione<br />

critica delle sue opere giovanili. Una tappa fondamentale a cui<br />

fanno seguito, negli anni Settanta, i contatti con l’ambiente artistico<br />

americano, tra Action Painting, New Dada e Pop Art, che consolidano<br />

il suo bisogno di vivere il momento creativo come esperienza libera<br />

e totalizzante. <strong>La</strong> gestualità energica della pittura d’azione, i<br />

combine-paintings di Rauschenberg, i colori acidi e irreali delle icone<br />

pop lo affascinano senza influire però sulla sua produzione, che<br />

fin da subito assume un carattere e una riconoscibilità propri. In questo<br />

periodo si avverte una prima apertura alla figurazione fantastica<br />

con l’introduzione del robot-burattino, che da questo momento in poi<br />

Giuliano Ghelli<br />

11


tra arte e sapere scientifico, come aspetti della conoscenza<br />

strettamente interconnessi che vivono e si sviluppano<br />

contaminandosi reciprocamente. Entrambi si avvalgono<br />

dell’osservazione e dell’intuizione per interpretare la realtà,<br />

ma un ruolo spetta anche alla fantasia, che incarna il<br />

momento creativo in cui si comprende la relazione tra le<br />

cose. “Il contatto che Ghelli ha stabilito con Leonardo -<br />

scrive Carlo Pedretti - è a livelli di affinità elettive”. Ed è<br />

un’affinità quella che viene a crearsi tra le invenzioni leonardesche,<br />

i disegni sul volo e sui moti dell’acqua e la<br />

macchina della finzione fantastica di cui Giuliano Ghelli è<br />

maestro concertatore. Fanno parte di questo caleidoscopico<br />

congegno visivo le porte spalancate sul sogno, sul mito<br />

e sulla storia, le scatole magiche che custodiscono il vissuto<br />

dell’artista, i paesaggi, gli arcobaleni e le lune che<br />

raccontano il legame con la sua terra, le buste chiuse che<br />

sono scrigni di lontane memorie, i busti di donna che indicano<br />

la continuità tra il presente e il passato dell’arte. Un<br />

immaginario che vive di certezze già acquisite e di nuovi<br />

approdi raggiunti attraverso un meccanismo autorigenerante<br />

al cui timone è l’artista e la sua inesausta ricerca di<br />

libertà.<br />

Tra i recenti appuntamenti espositivi si ricorda la mostra a<br />

Firenze nel Ristorante i 4 Amici avvenuta alla fine di ottobre<br />

nell’ambito di una rassegna che, fino a gennaio, vedrà<br />

esporre alcuni tra i più noti artisti toscani.<br />

entra a far parte del suo immaginario. Nei lavori dei primi anni Ottanta,<br />

invece, accosta la scrittura all’elemento figurale, facendo sì che il<br />

supporto non sia più un campo neutro che subisce l’agire artistico, ma<br />

un luogo dove parole e figure rimandano a una dimensione narrativa<br />

che comprende il tempo e la memoria individuale. L’attenzione al linguaggio<br />

verbale rivela, inoltre, un interesse per il mondo della poesia<br />

e della letteratura che Ghelli pone in continuo dialogo con la pittura. Il<br />

verso poetico e il racconto letterario sono alle origini di molti dei suoi<br />

lavori figurativi, non solo come spunto ispirativo, ma come presenze<br />

vive nell’imbanditura scenica delle visioni fantastiche. <strong>La</strong> parola che<br />

diventa figura prende parte alla complessa coreografia di cui l’immaginazione<br />

si serve per spiegare le proprie vele, e quando la derivazione<br />

di un tema da un testo letterario non è riconoscibile fin da subito, interviene<br />

il titolo a dichiararla apertamente. E’ lunga la lista dei grandi<br />

nomi della cultura italiana e straniera che Giuliano Ghelli ha “incontrato”:<br />

Calvino, Saramago, Neruda, Garcia Marquez, Montale, Kavafis,<br />

Zavattini, Hemingway e molti altri. Incontri che a volte sono frutto<br />

di nuove letture, a volte hanno la familiarità dei vecchi amici che si<br />

ritrovano per rammentare il tempo della giovinezza. Altre volte, invece,<br />

nascono come riflessioni sulle invenzioni figurali di artisti del passato<br />

lontano o recente, di cui offre un’interpretazione del tutto originale,<br />

una vera e propria rilettura e non un omaggio. Picasso, Magritte,<br />

Matisse, i Futuristi e soprattutto Leonardo, che diversi anni fa l’ha visto<br />

impegnato in uno studio dei trentasei fogli che compongono il<br />

Codice Hammer e che raccolgono le osservazioni del genio fiorentino<br />

sulle acque e sull’astronomia. Un’occasione per celebrare il rapporto<br />

12 Giuliano Ghelli


Nato a Firenze nel 1944 vive a San<br />

Casciano Val di Pesa (Fi). Esordisce<br />

a Milano nel 1963. Nel 1975<br />

e 1980 è “Segnalato Bolaffi”. Dopo Parigi<br />

nel 1974, ha esposto negli U.S.A, Australia,<br />

Germania, Belgio, Grecia, Portogallo,<br />

Spagna, Giappone, Russia, con oltre centocinquanta<br />

mostre personali in gallerie<br />

pubbliche e private.<br />

Da segnalare: 1992 Castello Sforzesco a<br />

Milano, In viaggio con Leonardo a cura di<br />

Carlo Pedretti. 1995 ciclo di grandi dipinti<br />

per la Mercedes-Benz Italia, Direzione di Roma. 2000 personale a Sidney per i Giochi<br />

Olimpici. 2001 Prato, Museo Pecci, <strong>La</strong> Parola Colorata. 2002 i suoi busti dipinti diventano<br />

il Premio Milano per la Moda. 2003 calendario ufficiale Toyota per il Giappone<br />

in 1.500.000 esemplari. 2005 Le vie del tempo, monografia edita da Carlo Cambi<br />

Editore a cura di Maurizio Vanni. 2008 Tokyo, Istituto Italiano di Cultura, in contemporanea<br />

del lancio della Nuova Fiat 500 della quale realizza un esemplare unico per<br />

beneficenza. 2009 Firenze, Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, Le porte della Fantasia.<br />

Dal 2002 espone con i dipinti il suo Esercito di Terracotta a Villa Demidoff e Convitto<br />

della Calza a Firenze, Certaldo Palazzo Pretorio, Massa Marittima Museo Archeologico,<br />

Fiesole Teatro Romano, Poppi Castello dei Conti Guidi e a Radda in Chianti<br />

Palazzo del Podestà. 2008 Firenze Palazzo Medici Riccardi per il Genio Fiorentino,<br />

Modena Galleria Modenarte e Istituto d’Arte Venturi, Padova Scuderie di Palazzo<br />

Moroni, Cetona Ex Chiesa SS. Annunziata, Prato Castello dell’Imperatore, Lucca<br />

Centro LU.C.C.A. 2010 Impruneta, Sala d’Arme Chiostro Monumentale di Santa Maria<br />

e Fornace M.I.T.A.L per Tuscia Electa. Agosto 2009, drappellone del Palio di Siena.<br />

2011 Pontedera Museo Piaggio a conclusione del Cantiere d’Arte Ghelli: <strong>La</strong> Fabbrica<br />

della Fantasia. 2012 Ponte de Sor Portogallo e<br />

Frontignan Francia, nei Centri Sete Sóis Sete Luas.<br />

Firenze, Museo di Scienze Naturali <strong>La</strong> Specola.<br />

<strong>2013</strong> Pontassieve, Sala delle Colonne, Poppi Castello<br />

dei Conti Guidi. Firenze, Palazzo Panciatichi, Consiglio<br />

Regionale della Toscana, ”50 anni in viaggio<br />

tra pittura e scultura”. Vetulonia (Gr) Museo Archeologico<br />

Isidoro Falchi. È presente su L’Arte del 900 di<br />

<strong>La</strong>ra Vinca Masini, edizioni Giunti-L’Espresso.<br />

Nel 2007 ha costituito la Fondazione Giuliano Ghelli<br />

a Poppi, dove nel 2011 ha ricevuto la cittadinanza<br />

onoraria. Il 2 giugno <strong>2013</strong> gli è stata conferita dal<br />

Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’Onorificenza<br />

di Commendatore dell’Ordine “Al Merito<br />

della Repubblica Italiana”. Il 6 dicembre il Consiglio<br />

Regionale della Toscana gli conferirà il Gonfalone<br />

d'Argento per meriti artistici.<br />

www.giulianoghelli.it<br />

www.fondazionegiulianoghelli.org<br />

Giuliano Ghelli<br />

13


Situato nel centro storico di Firenze, dal 1986 è l'approdo sicuro per gli amanti del<br />

pesce fresco e delle crudités. Al ristorante i 4 amici si servono i migliori prodotti ittici<br />

che arrivano giornalmente dalle coste italiane, dalla Francia e dall’Atlantico, selezionati<br />

secondo canoni di freschezza e bontà. Entrando, la cucina a vista e la vetrina<br />

del pescato conducono al Salone Venere, raffinato nel suo gusto minimal<br />

chic, mentre la terrazza degli Alisei è perfetta per cocktail party o una cena al<br />

lume di candela, nelle calde estati fiorentine. Da qui si accede alla Cantina delle<br />

Grottesche, uno scrigno prezioso, la cui volta è affrescata con scene marinare e<br />

ammalianti sirene che un recente restauro ha riportato alla loro originaria bellezza.<br />

Ristorante i 4 amici<br />

Via degli Orti Oricellari, 29/R - Firenze<br />

Tel. +39 055 215413<br />

www. ristoranteiquattroamici.it<br />

prenotazioni@ristoranteiquattroamici.it


ANTONIO<br />

CICCONE<br />

Il disegno come<br />

atto di fede,<br />

una preghiera muta,<br />

un inno di lode a Dio<br />

di Daniela Pronestì<br />

Self-Statement, 2012, carboncino, cm. 78x58<br />

Tiana e Oliver, 2003/2008, carboncino e pastello, cm. 100x70<br />

Il disegno, diceva Ingres, è la probità dell’arte. Esprime il<br />

modo di sentire e di pensare dell’artista, l’onestà dei suoi<br />

mezzi e della sua ispirazione. Non è solo una delle tante<br />

manifestazioni della creatività umana, ma è qualcosa di<br />

più complesso. È espressione del comportamento dell’uomo,<br />

della sua personalità, dell’esperienza, delle idee; è uno strumento<br />

per esprimere, conoscere, immaginare, comunicare, indagare<br />

criticamente la realtà. Non è un caso che un secolo di avanguardie<br />

e di ricerche volte a scardinare i valori tradizionali dell’arte<br />

non sia bastato a confutare l’utilità della pratica disegnativa come<br />

aspetto centrale nel procedimento costruttivo di un dipinto, e non<br />

solo. Nel caso di Antonio Ciccone, il disegno non sempre rappresenta<br />

la fase di studio che precede la visione pittorica, ma spesso è<br />

un’opera organicamente compiuta e autonoma, a cui il colore nulla<br />

può aggiungere se non contribuire ad accentuare l’illusione della<br />

realtà. Osservo i suoi disegni e penso alle parole di Cennino Cennini:<br />

“L’intelletto al disegno si diletta solo, perchè da loro medesimi la<br />

natura a ciò gli trae, sanza nulla guida di maestro, per gentilezza<br />

d’animo”. Prima di essere disciplinato con l’osservazione e con l’esercizio,<br />

il disegno è manifestazione di un’inclinazione naturale che alberga<br />

in un animo gentile, sensibile al bello, capace di riconoscere la<br />

grazia e l’armonia del creato ed esserne intimamente colpito e commosso.<br />

Se così non fosse, non si spiegherebbe il senso di stupore<br />

che emana da ogni suo lavoro, stupore che nasce nello spettatore al<br />

cospetto di tanta maestria tecnica e prima ancora nell’artista, che<br />

osserva la realtà con religioso rispetto e con l’umiltà di chi vive l’atto<br />

Antonio Ciccone<br />

15


Toro maremmano, 1983/<strong>2013</strong>, carboncino e pastello, cm. 70x100<br />

creativo come epifania di qualcosa di più<br />

grande a cui compartecipa come attore e<br />

spettatore al contempo. Attore perché nella<br />

creazione artistica l’uomo di fede sente di<br />

condividere la potenza creatrice di Dio, di<br />

essere, al contempo, sua immagine e strumento,<br />

artefice che ri-crea l’esistente per<br />

dargli forma e significato. Spettatore perché<br />

quanto più l’artista è consapevole della<br />

sua vocazione tanto più prova riconoscenza<br />

e meraviglia per essere stato investito di un<br />

dono che è anche una missione. Per Antonio<br />

Ciccone, il disegno è un atto di fede, una<br />

preghiera muta, un inno di lode a Dio. Non<br />

solo quando lo porta a misurarsi con un soggetto<br />

religioso - sono noti i numerosi ritratti<br />

del Santo di Pietrelcina e le imprese decorative<br />

all’interno di chiese e conventi - ma<br />

anche quando lo vede alle prese con i volti<br />

degli uomini e delle donne che il suo occhio<br />

indagatore e la sua mano sapiente traducono<br />

in immagini senza tempo. Pur offrendo<br />

una riproduzione millimetrica e analitica<br />

del vero, i suoi ritratti non si fermano ai soli<br />

valori di superficie ma recuperano il significato<br />

del verbo latino retrahĕre, cioè trarre<br />

fuori, estrarre. In effetti, ciò che fa di lui un<br />

grande ritrattista è la capacità di scandagliare<br />

la vita interiore del soggetto a tal<br />

punto da “estrarne” l’essenza intima, un’estrazione<br />

che tocca il cuore dell’uomo e lo<br />

mette a nudo. Allo stesso tempo, però, non<br />

gli basta cogliere i tratti e le peculiarità che<br />

contraddistinguono l’identità del singolo<br />

ma cerca di riconoscere nei caratteri individuali<br />

le leggi universali che presiedono il<br />

mistero della vita. Mistero che accomuna<br />

l’artista e l’effigiato, e che li avvicina nel<br />

momento in cui ritraendo chi ha di fronte il<br />

pittore mette in gioco anche una parte di se<br />

stesso. E non potrebbe essere altrimenti,<br />

perché per “trarre fuori” l’interiorità dell’altro<br />

occorre essere disposti ad andare verso<br />

di lui, a riconoscere in quel corpo e in quel<br />

volto i mirabili segni della creazione divina.<br />

Gli individui che popolano la galleria dei<br />

suoi ritratti descrivono complessivamente<br />

la storia dell’intera specie umana: singole<br />

voci che intonano un solo canto. Un grandioso<br />

affresco, un’opera unica in cui anche<br />

lo spazio è una dimensione vitale, energetica,<br />

luminosa. Il bianco del foglio, infatti,<br />

non è uno schermo su cui proiettare il visibile<br />

o un vuoto che funge da contraltare<br />

cromatico ai grigi argentei del tratto<br />

disegnativo; al contrario, è un insieme<br />

corpuscolare di luce e aria in cui<br />

le figure si muovono, respirano, in<br />

altre parole, vivono. Poco importa il<br />

soggetto rappresentato: che si tratti<br />

di uomini o di possenti figure animali<br />

- penso al toro maremmano - Ciccone<br />

riconosce in entrambi i casi gli<br />

esempi di una bellezza creata e consegnata<br />

al mondo perché sappia interpretarli<br />

come segni incontrovertibili<br />

dell’amore che regge la storia universale<br />

e le leggi della natura, amore<br />

che, come scrive Dante, “move il sole<br />

e le altre stelle”. Quella che propone,<br />

quindi, è un’idea di bellezza che non<br />

solo seduce e incanta, che si dà, qui e<br />

ora, come folgorazione improvvisa,<br />

momento di grazia, ma che schiude<br />

all’essere umano l’orizzonte di una conoscenza<br />

profonda e vera della realtà.<br />

Maddie and her cat, 1996, carboncino, cm. 100x70<br />

Gargano: la maciara, 1980, acrilico/tela su tavola, cm. 70x100<br />

16 Antonio Ciccone


<strong>La</strong> sua formazione artistica avviene a Firenze, negli<br />

studi d’arte di Pietro Annigoni, Nerina Simi e<br />

alla Scuola Libera del Nudo all’Accademia delle<br />

Belle Arti.<br />

Il suo primo affresco di rilievo risale al 1959. Un<br />

compassionevole San Francesco d’Assisi occupa una parete<br />

della Sala S. Francesco nel convento di Santa Maria<br />

delle Grazie a San Giovanni Rotondo.<br />

È del 1959 la Crocefissione nella Badia Fiorentina, Firenze,<br />

commissionata e donata nel 1964 dalla Marchesa<br />

Mila Niccolini. Nel 1962 fu incaricato di affrescare la<br />

Resurrezione e le Stimmate di San Francesco (1964) nel<br />

Battistero dello stesso convento.<br />

Nel 1962 affrescò il tabernacolo in memoria di Carlo<br />

Vannucci con il Crocefisso nel cimitero di Fontebuona<br />

nel Mugello. Durante gli anni Sessanta, fece dei viaggi<br />

in Inghilterra, Irlanda e negli Stati Uniti dove si trasferì<br />

nel 1968.<br />

Ciccone tenne importanti esposizioni negli Stati Uniti:<br />

Palm Beach Galleries, Florida; Guild Hall Galleries, Chicago;<br />

Southampton College, N.Y.; Parrish Art Museum, Southampton,<br />

N.Y.; Elaine Benson Gallery, Bridgehampton,<br />

N.Y., e Tower Gallery, Southampton, N.Y., per nominare<br />

solo alcuni luoghi.<br />

Tornò a Firenze nel 1980 con la sua famiglia. Durante gli<br />

anni Ottanta, produsse molte opere a carboncino dedicate<br />

a Padre Pio, oltre a numerosi maestosi paesaggi del<br />

Gargano, ad olio e in acrilico. Questa collezione di opere<br />

costituì la mostra itinerante Padre Pio e il Gargano, che<br />

fu esposta nelle cattedrali d’Inghilterra e Irlanda per un<br />

anno intero. Il 1987 vide il maestro impegnato nell’esecuzione<br />

del bellissimo affresco <strong>La</strong> Natività nella chiesa di<br />

Nostra Signora del Buonconsiglio a Ponte Buggianese,<br />

Pistoia. È del 1988 una commissione da parte di Giorgio<br />

Dal <strong>La</strong>go per <strong>La</strong> Resurrezione, un grande dipinto<br />

(4,20x8,50 m). L’opera fu poi collocata nel Palazzo Municipale<br />

di San Giovanni Rotondo nel 2007.<br />

Gli anni Novanta sono caratterizzati da un fervido periodo<br />

con opere dedicate a ritratti, gatti, nudi e danzatori. È significativa<br />

la quantità di ritratti a carboncino compiuti in<br />

questo decennio. Ritratti dedicati ad alcuni personaggi si<br />

svilupparono in intere serie: Pietro Annigoni, Moira<br />

Forbes, Amintore Fanfani.<br />

Composizione 1992-1993 è stata commissionata nel<br />

1991 dalla Cassa Rurale ed Artigiana di San Giovanni<br />

Rotondo. Una serie magnifica intitolata Marga e Keith è il<br />

risultato dell’osservazione e dello studio da parte dell’artista<br />

al tema della danza, che ha fornito ispirazione e di<br />

conseguenza ha portato alla creazione di straordinarie,<br />

importanti composizioni: L’uovo ritrovato, Il senso della<br />

misura, Atlete, Concerto, Nello studio, ecc.<br />

In questo periodo prolifico, l’artista ha inoltre colto i suoi<br />

gatti intenti al gioco e alle cure quotidiane con intriganti<br />

disegni a china.<br />

Nel 2002 Ciccone ha tenuto una mostra formidabile intitolata<br />

Omaggio a Padre Pio, Santo, al museo della Porziuncola,<br />

Assisi. Nel 2004, la Lydia Series fu inaugurata al<br />

Palazzo Panciatichi di Firenze e a New York presso The<br />

Forbes Galleries. Nell’estate del 2007 la mostra fu riproposta<br />

a Milano nel Museo di Storia Contemporanea,<br />

sponsorizzata dalla Forbes Foundation. L’anno 2006 vide<br />

la nascita della sua bellissima Avery Series.<br />

Ciccone ha dedicato il 2009 agli studi e all’esecuzione<br />

dei suoi recenti affreschi nella Basilica di Assisi, che rappresentano<br />

alcuni episodi della vita di San Francesco.<br />

Una nuova serie di ritratti, intitolata Spring Song, viene<br />

mostrata per la prima volta alla Società delle Belle Arti -<br />

Circolo degli Artisti “Casa di Dante” nel 2010.<br />

San Giovanni Rotondo riceve due esposizioni eccellenti<br />

nel 2011: San Giovanni Rotondo ed i suoi abitanti nella<br />

memoria artistica di Antonio Ciccone e Padre Pio nell’arte<br />

ispirata di Antonio Ciccone.<br />

Nel Mistero dell’Uomo - Ritratti di Antonio Ciccone è il<br />

titolo della sua mostra in Palazzo Medici Riccardi a Firenze,<br />

curata da Stefano De Rosa e tenutasi nell'autunno<br />

del 2012.<br />

Le opere di Antonio Ciccone si trovano in musei e collezioni<br />

private. Fra queste ricordiamo: Collezione Padri Cappuccini,<br />

San Giovanni Rotondo; Forbes Magazine Collection,<br />

N.Y.; Guild Hall, East Hampton, N.Y.; <strong>La</strong> Casa Sollievo<br />

della Sofferenza, San Giovanni Rotondo; Parrish Art Museum,<br />

Southampton, N.Y.; Carlo Alhadeff Collection, Milano;<br />

Bruce e Eleanor Dix Bistrian Collection, Massachusetts;<br />

Dixie Carter Collection, Los Angeles; Collezione<br />

Onofrio Canistro, San Giovanni Rotondo; Collezione Giovanni<br />

Fini, San Giovanni Rotondo; <strong>La</strong>dy Christina Hoare<br />

Collection, London; Collezione Tiana Ciccone, Firenze;<br />

Collezione Marchesi Lorenzo e Alessandra Niccolini, Camugliano,<br />

Ponsacco (PI); Robert D. Schweizer Collection,<br />

Arizona e Collezione Rolando Vannucci, Arezzo. The Avery<br />

Series è il decimo libro dell’artista (2008). In precedenza<br />

sono stati pubblicati: Antonio Ciccone–Vita di Pittore<br />

scritto da Alberto Maria Fortuna (1991); Composizione<br />

1992-1993 con presentazione di Giovanni Scarale (1994);<br />

Gatti, testo di Roberta Fiorini (1995); Nello Studio, testo di<br />

Paola Bortolotti (1996); Cercando Padre Pio (1997), commenti<br />

di R. Fiorini, G. Scarale e G. Setti; Padre Pio di Antonio<br />

Ciccone (1999), testo di A. M. Fortuna, e Metamorphosis<br />

(omaggio a Pietro Annigoni) pubblicato nel 2000,<br />

testi critici di Maurizio Vanni, Antonio Paolucci e Tommaso<br />

Paloscia, The Lydia series con saggio di John T.<br />

Spike (2003); <strong>La</strong> Resurrezione con saggio di Stefano De<br />

Rosa (2007). Il maestro vive e lavora a Firenze dove tiene<br />

il suo studio.<br />

www.antoniociccone.com<br />

info@antoniociccone.com<br />

Chiara d’Assisi, 2010, carboncino e pastello, cm. 100x70<br />

Antonio Ciccone 17


Ester<br />

Cecere<br />

Dall’azzurro Jonio<br />

alla verde Toscana<br />

di Carmelo Consoli<br />

L’autrice con i poeti e critici letterari Carmelo Consoli e Roberta Degl’Innocenti<br />

al Caffè Storico Letterario Le Giubbe Rosse di Firenze<br />

Viene proprio da lontano la poetessa Ester Cecere,<br />

dall’azzurro Jonio di Taranto, bellissima<br />

città dei due mari, antichissima e già importante<br />

realtà di vita e di ricchezze ai tempi della<br />

Magna Grecia. Qua da noi, nella nostra superba Firenze, è<br />

ormai di casa; una frequentazione, la sua, datata da lungo<br />

tempo per motivi sia personali che artistici.<br />

L’accompagno in giro per la città. Dal Duomo giriamo verso<br />

via dei Servi e poi oltre fino al Caffè Storico Letterario delle<br />

Giubbe Rosse e poi ancora verso la Camerata dei Poeti,<br />

poco distante. Infine, una puntata verso l’Accademia Alfieri;<br />

lei conosce proprio tutte le associazioni culturali fiorentine<br />

ed è amica di tanti poeti e scrittori che arricchiscono<br />

con le loro opere la vita della città. Mi racconta della propria<br />

storia, di quella sua terra travagliata e affascinante al<br />

contempo.<br />

<strong>La</strong> nostra città l’ha adottata come una delle sue concittadine,<br />

acquisendone fragranze e cromie tipiche di un Sud an-<br />

Ester Cecere con il poeta e critico letterario Nazario Pardini<br />

Premio Il Forte <strong>2013</strong>: <strong>La</strong> poetessa ritira il primo premio a Forte dei Marmi (Premio Il Forte <strong>2013</strong>)<br />

cora intatto nel suo splendido contenitore naturale e donandole le dolcezze e<br />

gli incantevoli colori delle colline toscane.<br />

Una fusione cromatica tra il celeste delle acque marine e il verde dei colli toscani<br />

che è stato da sempre il marchio che contraddistingue gli artisti meridionali<br />

che rendono omaggio a Firenze e da Firenze sono ospitati e portati alla<br />

ribalta. Biologa marina, con l’impegnativo incarico di prima ricercatrice nel<br />

Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha sempre subito, sin dalla prima gioventù,<br />

il richiamo della poesia dove il mare non poteva che essere l’humus fondante<br />

del suo pensiero poetico, il suo liquido amniotico, come ama ripetere.<br />

Si è quindi venuta a creare la fusione ideale tra un mondo equoreo e una<br />

scrittura ricca di personalità e umanità dando vita a opere poetiche che hanno<br />

incontrato subito favorevoli consensi tra la critica letteraria nazionale.<br />

Oggi Ester Cecere è una poetessa premiatissima; per rendersene conto basterebbe<br />

visitare il suo sito www.estercecere.weebly.com dove la si può<br />

anche ammirare in una bella e ricca galleria fotografica. Ma qual è il segreto<br />

del fascino personale e poetico di Ester Cecere<br />

Ebbi l’occasione, durante la presentazione del suo ultimo libro Come foglie in<br />

autunno, alla Camerata dei Poeti di Firenze, di definire la sua poesia con tre<br />

aggettivi: dolce, tenace e saggia, aggettivi che servono anche a raffigurare<br />

efficacemente le sue qualità umane e caratteriali.<br />

Dolce nel volto, profonda nello sguardo, solare nei sorrisi, con quel taglio<br />

18 Ester Cecere


mediterraneo degli occhi, della bocca, tenace come chi viene dal<br />

Sud nel raggiungere obbiettivi e stabilire contatti, spinta da un irrefrenabile<br />

desiderio di umanizzazione e di realizzazione con il mondo<br />

che la circonda e nell’ambiente che frequenta, sia nella vita quotidiana<br />

che nella sua arte, saggia per preziose, consolidate esperienze<br />

e matura consapevolezza della vita.<br />

Ester è un apprezzato personaggio a Firenze, gradevole amica di tutti<br />

gli artisti che contano da Roberta Degl’Innocenti a Lia Bronzi, da<br />

Anna Balsamo a Duccia Camiciotti, tanto per fare qualche esempio<br />

anche se l’elenco potrebbe essere molto più lungo.<br />

Le sue frequentazioni artistiche ci portano ai luoghi simbolo della<br />

cultura fiorentina, dalle già citate Camerata dei Poeti e Giubbe Rosse<br />

alle sale letterarie del Consiglio Regionale e del Comune, compreso<br />

lo storico Palagio di Parte Guelfa.<br />

Ma la sua fama ha travalicato i confini della Toscana e della sua<br />

Puglia, per estendersi in campo nazionale e coinvolgere moltissimi<br />

personaggi della cultura italiana che si sono interessati di lei a vario<br />

titolo nella critica delle sue opere o semplicemente in contatti di<br />

amicizia e stima. Da queste frequentazioni sono nati i suoi legami<br />

L’autrice con la poetessa e critico letterario Paola Lucarini a Palazzo Panciatichi a<br />

Firenze per la presentazione di “Come foglie in autunno” nell’ambito degli incontri<br />

dell’associazione culturale “Sguardo e Sogno”<br />

con molteplici associazioni nazionali, dal Porticciolo di <strong>La</strong> Spezia a<br />

Insieme per la Cultura (I.P.LA.C) di Abano, e internazionali in qualità<br />

di Accademica della Università della Svizzera Italiana, passando ovviamente<br />

per la realtà letteraria fiorentina. Un transito ideale da<br />

Nord a Sud e viceversa nel ricevere premi e stabilire contatti.<br />

Insomma, un vero personaggio umano e letterario che non passa<br />

inosservato nel panorama culturale nazionale, vuoi per la preziosità<br />

della sua arte, vuoi per l’empatia calda e dirompente che emana sin<br />

dal primo contatto e a cui non si può resistere.<br />

Una donna che viene, come ama dire, dalla Terronia intendendo con<br />

questo termine un Sud talora sottostimato ma che al contrario apporta<br />

valori ed elementi di arricchimento vitale ed una carica di simpatia<br />

ad iniziare dalla cadenza tipica della sua parlata meridionale.<br />

Ester Cecere è autrice di due pubblicazioni di poesia: la prima dal<br />

titolo Burrasche e Brezze edita dalle edizioni Gruppo Albatros-Il Filo<br />

di Roma e la seconda intitolata Come foglie in autunno delle Edizioni<br />

Tracce di Pescara con la prefazione della grande poetessa e critico<br />

letterario Ninnj di Stefano Busà.<br />

<strong>La</strong> sua poesia è testimonianza artistica della sua umanità, travaglio<br />

d’anima, coinvolgimento emotivo negli eventi della vita. Una lirica<br />

dal tono forte, talora lapidario sempre alla ricerca di luminosità e<br />

certezze, espressa sia nelle modalità dei dialoghi interiori che attraverso<br />

proiezioni esteriori, verifiche, nostalgie, stupori, smarrimenti.<br />

Prima di copertina della seconda silloge<br />

di Ester Cecere<br />

In questo contesto il mare è<br />

l’utero materno atto alla rigenerazione<br />

vitale. Una poesia<br />

che all’apparenza può apparire<br />

velata di pessimismo ma dove<br />

le ombre ed i chiaro scuri sono<br />

terra fertile per la rinascita.<br />

Ed in fondo il dolore, il mistero,<br />

lo sconforto sono travalicati attraverso<br />

l’amore, la meraviglia<br />

per la natura, la consapevolezza<br />

di un “Oltre” salvifico.<br />

Soprattutto l’amore è l’arma<br />

vincente della sua poetica, un<br />

abbandono fresco ed incantato<br />

alle purezze, alle gioie minute,<br />

agli stupori naturali, alla fede. Alcune sue poesie appaiono come<br />

inni alla vita. Sul piano lessicale e della stesura metrica la poesia<br />

di Ester ci appare come un distillato di visioni, sempre teso ad<br />

esaltare la singola parola, il suo contenuto, l’immagine, il senso<br />

ed il fine. Una poesia che si presenta talora inizialmente come una<br />

visione diretta, apparentemente lontana dagli eventi narrati da<br />

cui poi il verso discende velocemente, estremamente scarno, contenuto,<br />

ma prezioso ed incisivo nel significato. E ancora una volta<br />

poesia e poeta si saldano in una unica ricerca: quella della luce,<br />

della certezza che la vita è meraviglia e a cui bisogna partecipare<br />

con il cuore e con l’anima.<br />

Ed Ester approdata nella nostra meravigliosa città di Firenze continua<br />

a stupirci con la sua carica di umanità, il suo ottimismo, la<br />

sua solida e coinvolgente testimonianza poetica.<br />

Ed ogni volta dal Sud viene a noi ambasciatrice di colori e fragranze<br />

e nel Sud ritorna carica di esperienze ed emozioni, nuove amicizie<br />

e immagini sempre più belle del nostro territorio.<br />

<strong>La</strong> riaccompagno alla stazione di Santa Maria Novella. Da via Cavour<br />

a via Panzani ed ecco alla fine le pensiline della stazione, la<br />

folla dei treni, i binari che si perderanno nella notte dei campi.<br />

Ester ci lascia, elegante nel suo tailleur blu, in sintonia con il mare<br />

della sua Taranto che l’aspetta, affacciata sulle onde.<br />

Domani e poi ancora sarà altrove, forse a rilasciare interviste, a<br />

ritirare premi o a trovare altri amici sparsi ovunque.<br />

Il suo sorriso nel voltarsi, prima di partire, è la certezza che tornerà<br />

presto tra noi a Firenze.<br />

Ester Cecere ritira la targa per il I° posto al Premio Europa <strong>2013</strong> a Lugano<br />

Ester Cecere<br />

19


Giorgio Rossi<br />

e le sue Muse<br />

Da domenica 8 dicembre<br />

a Palazzo Medici Riccardi<br />

"Volti del passato"<br />

per ricordare l'importante<br />

scultore toscano<br />

Donna supina con Cupido sulle spalle, 1920, bronzo, cm. h.57x31<br />

di Rossella Campana<br />

<strong>La</strong> nuova mostra dedicata a Giorgio<br />

Rossi, Volti dal passato. Gior-<br />

quando l’artista rivolge la sua attenzione al<br />

rinnegata nei suoi fondamenti, ma che<br />

gio Rossi e le sue Muse, che si variegato universo femminile si manifesta<br />

inaugura il 7 dicembre a Palazzo con note di peculiare efficacia espressiva.<br />

20 Giorgio Rossi<br />

Medici Riccardi, fortemente voluta dalla<br />

sua famiglia dopo quelle del 2009, 2010 e<br />

2011, ben rappresenta con la variegata produzione<br />

scultorea dell’artista, nato a San<br />

Piero a Sieve nel 1892, il fertile humus<br />

culturale della Toscana della prima metà del<br />

Novecento, in anni cioè in cui un giovane<br />

dotato della provincia, giunto nella città che<br />

aveva grandemente contribuito alla storia<br />

dell’arte italiana, poteva acquisire gli strumenti<br />

del mestiere e proporsi nell’agone<br />

con tutte le carte in regola per affrontare<br />

una carriera non necessariamente di successo<br />

mondano ma sicuramente di soddisfazione<br />

creativa.<br />

<strong>La</strong> scelta, in questa occasione, è stata di<br />

privilegiare come filo conduttore l’immagine<br />

della donna, con ciò evidenziando l’attenzione<br />

dell’artista per un tema non per lui<br />

univoco ma certamente negli anni prediletto.<br />

Ne sono la prova molteplici ritratti e nudi,<br />

solo parte dei quali viene qui presentata,<br />

modellati o scolpiti con sicura maestria,<br />

specchio di una sensibilità sempre vigile nei<br />

confronti del dato naturale acquisita da<br />

Rossi alla scuola di Antonio Bortone e mai<br />

Pur con accenti diversi a seconda del percorso<br />

di ricerca stilistica intrapreso, infatti,<br />

che dall’idealismo giovanile lo porta nel<br />

ventennio fra le due guerre a sperimentare<br />

le stilizzazioni del déco e quindi a scoprire<br />

l’umanità più complessa dell’arte etrusca, la<br />

donna gli suggerisce forme di volta in volta<br />

sinuose, forbite o fragili ma comunque eloquenti,<br />

e la sua immagine domina, fino quasi<br />

a identificarsi con lo stesso far arte dello<br />

scultore. Non per caso un autoritratto recentemente<br />

donato agli Uffizi ce lo mostra intento<br />

a plasmare una piccola testa muliebre,<br />

che appare al suo fianco come l’idolo di<br />

un’erma antica, al tempo stesso musa ispiratrice<br />

e nume tutelare.<br />

Nelle belle sale espositive di Palazzo Medici<br />

Riccardi, oltre a un altro, squisito, autoritratto<br />

giovanile in bronzo, potremo dunque<br />

ammirare corpi e volti teneri di bambine e<br />

affabili belle signore, ma anche enigmatiche<br />

maschere di pietra dura e impenetrabili<br />

gorgoni, a fianco di statue e statuine<br />

nelle quali l’artista s’impegna in eleganti<br />

soluzioni decorative, o, ancora, nella rappresentazione<br />

del corpo femminile come semplice<br />

tramite di bellezza, immagini tutte<br />

Autoritratto, collezione degli Uffizi, Galleria degli Autoritratti<br />

nel Corridoio Vasariano


Bambina, opera non datata, marmo, cm. h.65<br />

create per un mondo che aveva ancora coscienza<br />

dell’importanza dell’immagine viva e<br />

commossa del ‘vero’ e della necessità per<br />

così dire quotidiana dello spirito di misurarsi<br />

con esso.<br />

Presente fin dal secondo decennio alle esposizioni<br />

della Società di Belle Arti di Firenze,<br />

ottiene un premio alla Mostra del<br />

Soldato del 1917. Giovanissimo, nel 1918,<br />

riceve un prestigioso riconoscimento dall’<br />

Accademia delle Arti del Disegno di Firenze<br />

che lo inserisce nei ruoli degli “ accademici<br />

onorari ”. Partecipa alla Primaverile Fiorentina<br />

del 1920 e del 1921. Nel 1923 esegue il<br />

Monumento funebre per i Fratelli Fiorini al<br />

Cimitero delle Porte Sante di Firenze e il<br />

Monumento ai caduti di Lezza, nel 1927 il<br />

Monumento ai caduti di Borgo San Lorenzo.<br />

Sempre nel 1927 diventa docente presso la<br />

Scuola Artistico-Industriale di Volterra. Dal<br />

1928 espone alle Mostre Regionali Sindacali<br />

della Toscana. Nel 1930 e nel 1936 è<br />

alla Biennale di Venezia. Nel secondo dopoguerra,<br />

conclusa l’attività d’insegnamento,<br />

torna stabilmente a Firenze nello studio di<br />

via dei della Robbia dove continua a dedicarsi<br />

alla scultura con la passione di sempre<br />

fino alla morte avvenuta a Firenze nel 1963.<br />

Lo scultore muore nel 1963 lasciando una serie di<br />

opere inedite rigorosamente custodite dalla famiglia<br />

che ha iniziato un percorso di rivalutazione<br />

dell’artista con le recenti mostre a Palazzo Panciatichi<br />

(2009), presso la sede dell’Ente Cassa di<br />

Risparmio (2010) e nel Palazzo Comunale di Pontassieve<br />

(2011).<br />

L’autoritratto dello scultore è entrato nelle Collezioni<br />

degli Uffizi trovando posto nella Galleria<br />

degli Autoritratti nel Corridoio Vasariano insieme<br />

ad altre 126 opere di grandi maestri.<br />

A Palazzo Medici Riccardi saranno in mostra una<br />

sessantina di ritratti plastici - perlopiù femminili<br />

- eseguiti in bronzo, marmo, terracotta, gesso insieme<br />

ad alcuni dipinti.<br />

L’inaugurazione avrà luogo, presso la Sala Luca<br />

Giordano, sabato 7 dicembre alle ore 16.00.<br />

Mentre la mostra sarà allestita nella Limonaia di<br />

dello storico palazzo mediceo, in via Cavour 3, e<br />

sarà aperta al pubblico da domenica 8 a martedì<br />

31 dicembre dalle 9 alle 18 (chiuso il mercoledì).<br />

Info:<br />

biglietteria@palazzo-medici.it<br />

www.ilcasseroperlascultura.it<br />

www.palazzo-medici.it<br />

facebook: Cassero Per la Scultura<br />

Ufficio Stampa della Provincia di Firenze<br />

Tel. 055 2760237<br />

Il Cassero per la scultura italiana<br />

dell’Ottocento e del Novecento<br />

Tel. 055 9108274<br />

info@ilcasseroperlascultura.it<br />

Autoritratto, bronzo, cm. h.50x36,5<br />

Volti dal passato.<br />

Giorgio Rossi e le sue Muse<br />

Dall’8 al 31 dicembre a Palazzo Medici Riccardi<br />

Organizzata dal Museo Civico Il Cassero per la<br />

scultura italiana dell’Ottocento e del Novecento<br />

di Montevarchi (AR) e dall’Associazione Amici de<br />

Il Cassero, patrocinata dalla Provincia di Firenze,<br />

la mostra, curata da Rossella Campana e Alfonso<br />

Panzetta, si inserisce in un progetto di rivalutazione<br />

degli scultori toscani attivi nella prima<br />

metà del XX secolo.<br />

Giorgio Rossi (1892-1963) è stato un eccellente<br />

comprimario dei più importanti protagonisti<br />

dell’arte in Toscana nel primo Novecento: nato a<br />

San Piero a Sieve (FI), allievo di Antonio Bortone,<br />

membro onorario dell’Accademia delle Belle Arti<br />

di Firenze.<br />

Maestro versatile nell’uso di tutti i materiali tradizionali<br />

della scultura (bronzo, marmo, terracotta,<br />

legno, alabastro). Scultore raffinato e di grande<br />

forza soprattutto nella ritrattistica dove, parallelamente<br />

alla ricerca della somiglianza esteriore<br />

Ritratto della moglie Pia, opera non datata, gesso, del soggetto, si concentra in una delicata introspezione<br />

psicologica.<br />

Ritratto di donna, opera non datata, bronzo, cm. cm. h.25x32 h.49<br />

Giorgio Rossi<br />

21


Piero Bertelli<br />

Un maestro della scultura contemporanea cresciuto alla scuola dei grandi<br />

del passato per approdare alla ribalta internazionale<br />

di Marco Moretti<br />

Piero Bertelli nato a Montelupo<br />

Fiorentino nel 1940 si è formato<br />

scultore nell’egesi dell’antica sostanza<br />

oggettiva della forma. E<br />

quella sostanza, rafforzata dai risultati del<br />

mestiere, si può dire abbia vissuto. Ed è<br />

straordinaria la constatazione di come quella<br />

sostanza lo abbia plasmato, sia come<br />

scultore rigorosamente figurativo, sia proprio<br />

in quell’acuta curiosità d’osservazione<br />

indotta dai meccanismi oggettivi d’indagine<br />

che il mestiere comporta…<br />

Ritratto di Beppe Serafini, bronzo<br />

Prima dell’arte del plasmare Bertelli aveva<br />

appreso le tecniche della fusione, le finezze<br />

del ritocco ed i segreti delle patinature. Per<br />

San Giorgio, bronzo<br />

22<br />

tali meriti il vecchio Manzù gli aveva chiesto<br />

negli anni Ottanta di trasferirsi da lui, ad Ardea, quale responsabile<br />

della sua fonderia…. Da ragazzo aveva espresso il desiderio di recarsi<br />

a Firenze per lavorare nella fonderia d’Arte Marinelli. Nei locali<br />

di via Corridoni circolavano scultori come Berti, Granchi, Tafanari,<br />

e da questo diuturno lavoro fianco fianco con gli scultori s’impresse<br />

l’amore per l’armonia plastica della forma regolata da un’attenta<br />

misura delle cose.<br />

Mostre personali Palazzo Appiani, Piombino (Li), 2009. Campiglia<br />

Maternità, bronzo<br />

Piero Bertelli<br />

Marittima (Li), Ex-cinema Mannelli (Apriti Borgo), 2012. Scriptorium,<br />

Abbazia di S.Galgano, Chiusdino (Si). Mostra personale in Consiglio<br />

Regionale della Toscana, Palazzo Bastogi, Firenze, <strong>2013</strong>.<br />

Membro dell’Accademia Giampaoli per la medaglia d’arte a Roma.<br />

Membro dell'Antica Compagnia del Paiolo di Firenze.<br />

Le sue opere si trovano: Chiesa di S. Maria di Fibbiana, Chiesa di S.<br />

Donato a Livizzano, Millar Gallery di Cincinnati, Life Nihon Gallery di<br />

Tokio, Horison Co.Ontario-Canada, Gallery l’Artique Hillside New<br />

Jersey, e in moltissime gallerie private di Milano, Toronto-Ontario,<br />

Okinawa, ecc. È presente nel Museo del Bargello a Firenze. Ha esposto<br />

permanentemente alla Benjamin Gallery di Chicago, Wellfleet<br />

Art Gallery, Cape Cod, Massachusset e ancora alla stessa Palm<br />

Beach Florida. Espone permanentemente alla Galleria Pietro Bazzanti<br />

di Firenze. Ha lavorato due anni ai modelli per il rifacimento<br />

delle Sale Imperiali del Cremlino a Mosca.<br />

Piero Bertelli<br />

Via Giovanni XXIII, 4 - 50056 Montelupo F.no (Fi)<br />

Studio: Via del Ponte Nuovo, 75 - 50056 Montelupo F.no (Fi)<br />

Tel. 0571 541156 - Cell. 347 4685445<br />

Enrico_ bertelli@virgilio.it<br />

Don Chisciotte, bronzo


Enrico Bertelli<br />

Un giovane incisore di talento<br />

di Lorenzo Borghini<br />

Enrico Bertelli nasce a Empoli il 18 settembre 1981, appassionato di arte e fumetto<br />

frequenta il Liceo Artistico Leon Battista Alberti e poi l’Accademia di<br />

Belle Arti di Firenze in cui ha l’occasione di conoscere Vairo Mongatti e Paolo<br />

Ciampini, docenti che l’avvicineranno all’incisione ed alle tecniche di stampa<br />

in cui si specializzerà sotto la guida del professor Domenico Viggiano.<br />

Nel 2010 vince la borsa di studio come “tecnico di laboratorio” all’Accademia di Belle Arti<br />

di Firenze e la borsa di studio elargita dalla Cassa di Risparmio di Livorno per la Fondazione<br />

per lo studio dell’arte grafica Il Bisonte di Firenze.<br />

Tra le sue esposizioni più importanti spiccano la VII Biennale di Incisione di Monsummano<br />

Terme 2007, la II Biennale di Incisione di Bassano del Grappa 2011, la Printing International<br />

Triennial di Cracovia 2012, “I luoghi di Giovanni Fattori” per il centenario della morte<br />

presso la Galleria dell’Accademia di Firenze 2008, la Guanlan International Print Biennial,<br />

Guanlan, Shenzen, Cina nel <strong>2013</strong>. Come fumettista-illustratore si ricordano “Storie di Toscani<br />

che fecero l’Italia” edito dal Consiglio Regionale della Toscana e distribuito nel sistema<br />

scolastico regionale e le illustrazioni per la fondazione lirica Mito di Milano.<br />

Mostre personali Palazzo Appiani, Piombino (Li), 2009. Campiglia Marittima (Li), Ex-cinema<br />

Mannelli (Apriti Borgo), 2012, Scriptorium, Abbazia di S.Galgano, Chiusdino (Si), <strong>2013</strong>.<br />

Alberi alberi, 2008, acquaforte, acquatinta, puntasecca,<br />

cm. 50x70<br />

Fiasco e vino, 2004, acquaforte,<br />

cm. 35x50<br />

Via dell'Arno, 2007, acquaforte,<br />

acquatinta, puntasecca, cm. 50x70<br />

<strong>La</strong> vecchia vetreria, 2012 acquaforte, acquatinta,<br />

bulino, cm. 100x70<br />

Gatto, 2004 acquatinta, acquaforte,<br />

morsura aperta, puntasecca, brunitoio,<br />

cm. 50x70<br />

Verso Firenze, 2012, acquaforte, acquatinta, bulino,<br />

cm.100x70<br />

Surano, 2008, acquaforte, acquatinta al<br />

sale, cm. 50x70<br />

Enrico Bertelli<br />

23


Giovanni Speroni<br />

Un chimico eclettico<br />

di Duccio Ricciardelli<br />

<strong>La</strong> Toscana, come nei precedenti<br />

numeri della rivista, è andata a<br />

trovare altri personaggi importanti<br />

per la cultura e la storia<br />

della nostra regione. Questo mese parliamo<br />

di Giovanni Speroni, accademico e studioso<br />

di scienze fiorentino che potremmo definire:<br />

un chimico eclettico. Giovanni Speroni nasce<br />

nel capoluogo fiorentino il 4 giugno del 1910<br />

e muore a Genova il 14 marzo del 1984. Si<br />

formò come chimico organico alla scuola<br />

di Adolfo Quilico, durante la permanenza di<br />

questi a Firenze (1937 - 1943) come titolare<br />

della cattedra di Chimica Generale e Inorganica.<br />

Insieme riconobbero il ruolo dell’acido<br />

fulminico e dei nitrilossidi, come intermedi<br />

chiave nella sintesi di derivati isossazzolici,<br />

la cosiddetta “sintesi fulminica dell’isossazolo”.<br />

Speroni ebbe<br />

uno spiccato interesse,<br />

oltre che per la sintesi<br />

organica, per lo studio<br />

delle proprietà fisiche dei<br />

composti: dalla tensione<br />

superficiale, alla spettroscopia,<br />

ai momenti<br />

dipolari. Mise le sue conoscenze<br />

a disposizione<br />

della conservazione del<br />

patrimonio culturale,<br />

delle prime ricerche<br />

rama toscano ma anche di difficile collocazione.<br />

sui reperti archeologici<br />

dell’Etruria (1950) fino<br />

Vita universitaria con gli assistenti: Speroni è il secondo da destra<br />

all’emergenza per l’alluvione<br />

di Firenze nel 1966. Per questo impegno<br />

meritata pensione.<br />

sociale e culturale gli fu attribuito un Ma i meriti di Speroni furono soprattutto<br />

riconoscimento da parte del Ministro della dovuti a gesti ed imprese avvenute al di fuori<br />

Pubblica Istruzione (Medaglia d'Argento),<br />

del mondo accademico. Dopo l’alluvione<br />

nel primo anniversario dell’alluvione. Per la fiorentina del 1966, infatti sviluppò la sua<br />

Società Montecatini organizzò e diresse un passione per il recupero delle opere d’arte,<br />

Ancora un momento di vita universitaria con gli assistenti:<br />

Speroni è il primo da destra<br />

laboratorio per lo studio degli antiparassitari ottenendo dal CNR un Centro presso l’Istituto<br />

di Chimica Organica (Centro di Studio<br />

in agricoltura, i “fitofarmaci”, da cui nacque<br />

il Rogor, un prodotto di larga diffusione per sulle cause di deperimento e sui metodi di<br />

24 Giovanni Speroni<br />

la sua bassa tossicità. Molti furono in seguito<br />

i suoi brevetti collegati alle scoperte<br />

e ricerche effettuate nella chimica organica.<br />

In questo periodo diresse ed ottenne il Cenconservazione<br />

delle opere d’arte) diretto poi<br />

dal professor Piacenti.<br />

L’eclettismo e la poliedricità del personaggio<br />

rendono la figura di Speroni unica nel panopartecipazione<br />

<strong>La</strong> scrittura, la passione per l’arte, la<br />

alla Resistenza e l’amore per<br />

la propria città, sono solo alcune tappe di<br />

una vita vissuta con pienezza e con partecitro<br />

di studio sulla chimica della struttura dei<br />

composti eterociclici e loro applicazione. Nei<br />

primi anni Settanta, con l’allargamento dei<br />

Consigli di Facoltà, il professor Speroni fu<br />

chiamato a gestire questo passaggio delicato<br />

come Preside della Facoltà di Scienze<br />

Matematiche Fisiche e Naturali dell’Università<br />

(dal 1973 al 1976) e anche Pro - Rettore<br />

(già dal 1968). Giovanni Speroni era capace<br />

di iniziative lungimiranti dalle quali nacquero<br />

in seguito: i Convegni Nazionali della Divisione<br />

di Chimica Organica delle S.C.I.; il Centro<br />

di studi sui Composti del CNR; eterociclici<br />

“Centro Interuniversitario di Ricerca sulle<br />

Reazioni Periciliche”. Già straordinario dal<br />

1953 e successivamente ordinario dal 1957,<br />

venne collocato fuori ruolo nel novembre del<br />

1980. Giunse poi, nel dicembre del 1983, a


Medaglia d'Argento per meriti sul lavoro durante<br />

l'Alluvione<br />

Medaglia d'Oro per la Chimica ad Ancona<br />

pazione. Esempio lampante dell’approccio<br />

“umanistico” di Speroni è il suo bellissimo<br />

Diario di guerra del fronte Russo. Scritto<br />

durante la campagna di Russia, stese a<br />

mano questo diario mentre passava di<br />

grado nell'artiglieria come Ufficiale Chimico<br />

Farmacista. Questo manoscritto, mai pubblicato<br />

e conservato in originale dal figlio<br />

Giampaolo, è uno degli esempi più belli<br />

di diario di guerra che sia stato prodotto e<br />

necessiterebbe di una pubblicazione e di<br />

un approfondimento adeguati al valore dei contenuti.<br />

Commoventi le parole scritte dal giovane chimico sul<br />

frontespizio del suo diario: “Sarò grato a chiunque<br />

ritrovi questo diario, se vorrà farlo recapitare alla mia<br />

famiglia, al seguente indirizzo:<br />

Speroni - Firenze - Via <strong>La</strong>ura 58<br />

(Italia)” . Sono le parole sentite<br />

e disperate di un ragazzo<br />

al fronte che pensa alla sua<br />

Firenze e alla famiglia lontana,<br />

sono i pezzi dolorosi della storia<br />

che attraverso una scrittura<br />

secca ed evocativa ci portano<br />

dal passato impressioni e testimonianze<br />

molto importanti.<br />

Tornò a Firenze nel 1943 durante<br />

il periodo della Resistenza,<br />

rocambolescamente e quasi<br />

per caso, Speroni si accostò al<br />

gruppo di persone che in quel<br />

periodo a Firenze gravitavano<br />

intorno alle attività di Radio Cora. Radio Cora (COmmissione<br />

RAdio), costituitasi nel 1943 per collegare la<br />

resistenza armata in Italia, vedeva la collaborazione<br />

di molti giovani intellettuali e professionisti toscani<br />

Il professor Speroni riceve una delle innumerevoli onorificenze<br />

suddivisi in vari reparti di azione. I progetti e i piani<br />

di Radio Cora venivano fatti in una casa in via Magalotti.<br />

Ci fu all’epoca una tragica irruzione dei soldati<br />

tedeschi nell’appartamento di piazza D’Azeglio, dove<br />

Luigi Morandi fu ucciso proprio davanti alla sua postazione<br />

della trasmittente. Quelli furono i giorni della<br />

ricostituzione del gruppo e della ricerca di<br />

un nuovo apparecchio. Fu in quel periodo<br />

che Speroni entrò a far parte del comitato<br />

di Radio Cora. L’organizzazione riusciva ad<br />

inviare e a trasmettere messaggi tra le varie<br />

postazioni nascoste nelle abitazioni, in<br />

diversi punti strategici della città di Firenze.<br />

L’impresa più ardua era quella di agire di<br />

nascosto dalle pattuglie tedesche che di<br />

tanto in tanto tentavano di interrompere le<br />

comunicazioni radio, staccando la luce a interi<br />

quartieri. Speroni, insieme ad un gruppo<br />

di giovani chimici, aveva il compito di ricaricare<br />

le batterie delle radio presso gli istituti<br />

Ancona 1980 - Speroni riceve la Medaglia d'Oro<br />

universitari del centro di Firenze. Sembra di<br />

vederlo il giovane Speroni che corre da una<br />

parte all'altra della città con nascoste sotto<br />

il pastrano invernale le grosse batterie,<br />

fondamentali per la sopravvivenza di Radio<br />

Cora. Anche durante l’alluvione fiorentina<br />

del 1966 Speroni dette prova di valore, curando<br />

a fondo la sistemazione di quadri e<br />

di opere d’arte in legno, portando tutto il<br />

materiale danneggiato al Giardino di Boboli<br />

in Palazzo Pitti e sistemandolo in una<br />

serra dove poter conservare e controllare<br />

l’umidità dell’ambiente in maniera stabile.<br />

Bisogna poi ricordare che Speroni contribuì<br />

alla sistemazione del Cristo di Cimabue<br />

nella chiesa di Santa Croce. Per queste<br />

memorabili imprese ricevette in vita 5 medaglie<br />

all’Onore, 4 d’Oro e 1 d'Argento. <strong>La</strong><br />

sua preferita, a detta dei suoi familiari, fu<br />

quella per l’alluvione data dal Ministero<br />

della Pubblica Istruzione ma anche quella<br />

d’Oro del Convegno di Chimica Organica di<br />

Ancona rimane un momento fondamentale<br />

della sua luminosa carriera.<br />

Il 18 aprile 2007 al Sindaco Domenici fu<br />

rivolta la richiesta di dedicare una via a<br />

Giovanni Speroni, con la raccolta di 67 firme<br />

e di una documentazione molto approfondita<br />

sul suo lavoro accademico. Purtroppo<br />

questa richiesta non è stata ancora valutata<br />

ed esaudita, e alla sua memoria non viene<br />

ancora dato il giusto valore.<br />

Speriamo che questo nostro ricordo possa<br />

risvegliare o muovere di nuovo l’interesse<br />

delle istituzioni verso un così importante<br />

fiorentino.<br />

Giovanni Speroni<br />

25


35 anni dopo<br />

Quelli del Bafomet<br />

Cozzi - Crinelli - Ghiribelli - Margonari -<br />

Oliveti - Scuderi - Vadalà<br />

In un libro di Cozzi e Oliveti la storia del gruppo<br />

fiorentino e della galleria di Borgo Pinti<br />

di Giuse Benignetti<br />

Il<br />

21 ottobre 1977, nella galleria<br />

posta al 24 rosso di Borgo<br />

Pinti, alcuni giovani artisti,<br />

capeggiati da Riccardo Ghiribelli e<br />

Lorenzo Crinelli, davano vita al gruppo<br />

che, per alcuni anni, avrebbe costituito<br />

il motore di un nuovo modo di<br />

concepire il rapporto sociale dell’arte.<br />

Da lì, infatti, “quelli del Bafomet”, rompendo<br />

gli schemi in cui il gallerista<br />

Mauro Cozzi - Prospetto d’isola, 1979<br />

mercante era il solo mediatore deputato<br />

fra il fruitore e l’artista, vollero<br />

allacciare un dialogo diretto con il loro<br />

pubblico, nell’intento di coinvolgerlo e<br />

di educarlo, di sgombrare il campo da<br />

alcune storture artificiose in cui vedevano<br />

dibattersi il mercato, e rendere<br />

l’arte alla portata dei più, sia nella<br />

comprensione che, per quanto possibile,<br />

nel prezzo.<br />

Nacque un movimento auto-gestito a<br />

cui presero parte artisti di indirizzi<br />

diversi ma tutti ugualmente impegnati<br />

a sostenere una riqualificazione del<br />

mestiere in senso tecnico-artigianale,<br />

in opposizione a troppo facili improvvisazioni<br />

che alcuna critica dell’epoca<br />

spingeva, favorendo produzioni numericamente<br />

cospicue che il fiorente<br />

mercato di quegli anni aveva capacità<br />

di “piazzare” facilmente.<br />

Oggi, dopo oltre 30 anni, Mauro Cozzi<br />

e Gianni Oliveti hanno voluto documentare<br />

nell’esauriente volume<br />

“BAFOMET ALLO SPECCHIO” -<br />

(Feeling Groovy & Le Giubbe Rosse<br />

Editori, € 18), l’intera storia del Gruppo<br />

negli anni 1977-1981. Il libro, introdotto<br />

da scritti di Ugo Barlozzetti,<br />

Stefano De Rosa e Giovanna Giusti,<br />

ha visto la luce il 23 novembre al<br />

Gruppo Donatello, in occasione<br />

di una personale che i componenti<br />

il nucleo fondante hanno<br />

tenuto dal 23 novembre al<br />

5 dicembre. In questa circostanza<br />

i sei artisti hanno presentato<br />

alcuni lavori dell’epoca<br />

accanto ad altri di oggi con<br />

l’intento di verificare la persistenza<br />

e la validità dei temi di<br />

allora. Con loro anche Renzo<br />

Margonari, ideologo che, dalla<br />

sua Mantova, si affiancò al<br />

nucleo fondante fiorentino.<br />

Così Ugo Barlozzetti nel preambolo<br />

al catalogo:<br />

idea di documentare<br />

“L’ l’attività degli artisti che<br />

operarono riconoscendosi nel gruppo<br />

“intitolato” Bafomet è particolarmente<br />

utile quanto significativa. Ripensare<br />

agli anni tra il 1977 e il 1981 è necessario<br />

per cercare di capire un’esperienza<br />

che ha coinvolto personalità<br />

interessanti e sviluppato un dibattito<br />

capace di confrontarsi con il “fare”<br />

come “saper fare” in pittura, scultura,<br />

grafica e fotografia. Proprio sul piano<br />

del “fare” il contributo di Bafomet si<br />

rivela importante come produzione e<br />

testimonianza e quindi come storia di<br />

un periodo di grandi mutamenti culturali<br />

oltre che politici ed economici,<br />

determinanti per l’avvio alla situazione<br />

che Firenze vive (subisce) e corrisponde<br />

alla tendenza complessiva<br />

di buona parte del pianeta. Si cominciava,<br />

tra la fine degli anni ‘70 e gli<br />

inizi degli anni ‘80, a subire l’impatto<br />

devastante di una mercificazione che<br />

si avvaleva di un sistema poderoso<br />

ove era (ed è) determinante la subalternità<br />

degli aspetti culturali alla logica<br />

della speculazione incentrata sulla<br />

“finanziarizzazione” globale. <strong>La</strong> massificazione<br />

e l’orientamento dei consumi<br />

non può che utilizzare una manipolazione<br />

della comunicazione,<br />

adeguando soprattutto la formazione<br />

delle nuove generazioni a cominciare<br />

da una scuola sistematicamente privata<br />

di qualità e una disinformazione<br />

“giocata” sull’evasione e l’effimero. <strong>La</strong><br />

presunzione e l’ignoranza di gran<br />

parte sia dei burocrati a tutti i livelli,<br />

sia degli eletti (dagli enti locali al Parlamento),<br />

sia dell’indifferenza sostanziale<br />

del mondo accademico e soprattutto,<br />

ovviamente, di quella dei<br />

“padroni del vapore”, hanno permesso<br />

l’avvio di un processo che mette in<br />

crisi la civiltà che trova le proprie radici<br />

nell’Umanesimo e nei principi della<br />

Rivoluzione Francese.<br />

Lorenzo Crinelli - Il sacro ritratto profanato<br />

di Riccardo Magno XVII con paramenti da<br />

cerimonia, 1978<br />

26 Bafomet


Riccardo Ghiribelli - Corto Maltese pensa<br />

al suo amico-nemico Rasputin, 1978<br />

A ciò nell’ambito specifico delle tecniche<br />

della comunicazione visiva, si è<br />

aggiunto e rapidamente cresciuto e<br />

diffuso grazie al parallelo aumento<br />

della distanza culturale, un<br />

“sottobosco” ottusamente conservatore<br />

o semplicemente disinformato. Si<br />

stava aggiungendo, negli anni Ottanta,<br />

una critica militante sempre più<br />

Renzo Margonari - Rendez-vous a quattro, 1977<br />

alla ricerca di linguaggi spesso condizionati<br />

dalla volontà di dimostrarsi<br />

aggiornati secondo un dibattito sulla<br />

fruizione estetica complesso e testimone<br />

della difficoltà di “uscire” dal XX<br />

secolo che non capivano, limitandosi<br />

a citazioni capaci di esercitare sì il<br />

terrorismo ideologico ma dissolvendo<br />

in chiacchierologia temi e tesi particolarmente<br />

delicati e controversi. Nel<br />

processo di “bruttificazione” (e addirittura<br />

di avvelenamento) dell’Italia ha<br />

contato, e conta, l’analfabetismo di<br />

ritorno. <strong>La</strong> scelta del favorire il consumo<br />

di Firenze che si è sviluppata<br />

negli anni della “Milano da bere”, sta<br />

culminando in quella della centralità<br />

del sistema - moda e/o della svendita della<br />

fruizione dei luoghi della civiltà. I due fenomeni<br />

però si elidono a vicenda proprio<br />

per la specificità della comunicazione nella<br />

quale l’effimero svolge un ruolo decisivo,<br />

consumando e decostruendo “aura” e prestigio.<br />

Le oscillazioni del gusto sono state<br />

ribaltate nell’accelerazione dell’annichilimento<br />

della memoria. Dalla Biennale di<br />

Venezia a Kassel, peraltro, è evidente la<br />

catastrofe della cultura borghese, nell’orgia<br />

bulimica di oggetti, immagini e parole,<br />

all’insegna di un’autoreferenzialità di esistenze<br />

in gran parte fittizie che non permette<br />

di far emergere anche proposte di autentico<br />

rinnovamento e qualità estetica. Tutto<br />

è perduto Non è così, proprio perché questo<br />

impegno per recuperare l’attività di<br />

Bafomet, permette di continuare a lavorare<br />

per capire anni decisivi, mentre scomparivano<br />

gallerie e case editrici e qualche<br />

pseudo intellettuale modaiolo che, inserito<br />

in istituzioni e nella cronaca d’arte, scambiava<br />

il provincialismo delle retroguardie<br />

delle neoavanguardie come la creatività di<br />

“emergenti”.<br />

Cosi, dopo l’ormai classico “Firenze ricerca.<br />

Arti visive. Documenti dal dopoguerra<br />

ad oggi a cura dello Studio d’Arte il Moro”<br />

risalente all’assessorato alla Cultura di<br />

Giorgio Morales, quindi ormai di quasi<br />

trent’anni fa, un altro gruppo formatosi<br />

spontaneamente documenta della propria<br />

attività permettendo di cogliere la ricchezza<br />

di quegli anni e al tempo stesso la percezione<br />

del rischio incombente.<br />

Proprio la consapevolezza del ruolo della<br />

creatività e della responsabilità di Firenze<br />

ha indotto Mauro Cozzi e Gianni Oliveti a<br />

Franco Scuderi - Senza titolo, 1976<br />

Gianni Oliveti - Trappola indolore per un<br />

pellicano, 1974<br />

Angelo Vadalà - Strutture metalliche<br />

su una chiesa barocca,1977<br />

dare speranza a partire da un luogo<br />

come le “Giubbe Rosse”. Infatti operano<br />

e continuano a operare, anche<br />

“sottotraccia”, realtà attive e attente.<br />

Da via Toscanella all’Affratellamento,<br />

all’impegno di Antonio Natali perché<br />

l’eredità consegnataci non sia immeritata,<br />

ai giardini restituiti da Villa Bardini<br />

a Villa Peyron, alle iniziative stesse<br />

di alcuni Comuni della grande Firenze,<br />

i segni della ripresa ci possono<br />

essere, dipende, per renderli funzionali<br />

dall’esperienza maturata e non<br />

certo dalla faciloneria di un apprezzamento<br />

esclusivo di un giovanilismo<br />

che tanto sa del “largo ai giovani” di<br />

mussoliniana memoria”.<br />

Le foto delle opere sono tratte<br />

dal libro Bafomet allo specchio<br />

Bafomet<br />

27


Konstantina<br />

Daskalaki<br />

Da Atene a Firenze passando per<br />

Manchester per completare un percorso<br />

artistico di respiro internazionale<br />

di Daniela Pronestì<br />

Van Gogh e all’organicismo architettonico di Guadì e che rimanda<br />

a un’interpretazione giocosa e gioiosa dell’esistente. Le sue città<br />

Un’artista greca innamorata<br />

ondeggiano nello spazio come immagini riflesse nell’acqua increspata<br />

dal vento, oppure si allungano in arditi scorci prospettici e<br />

dell’Italia e della sua cultura.<br />

Stiamo parlando di Konstantina<br />

ampie panoramiche che si stagliano su sfondi dalle cromie sature<br />

Daskalaki, pittrice ateniese che<br />

e irrealistiche. Hanno colori intensi e ben definiti che solo raramente<br />

sfumano nelle trasparenze luminose dell’orizzonte. Le gu-<br />

ha scelto Firenze per completare la sua formazione<br />

artistica, estendendola all’incisione<br />

glie delle chiese sono acrobati che sfidano l’azzurro del cielo, mentre<br />

i portali e le finestre ricordano le escrescenze di una parete<br />

e alla lavorazione della carta pesta. Non è un<br />

caso che il paesaggio toscano sia uno dei<br />

rocciosa o si compongono in andamenti lineari e simmetrie simili a<br />

soggetti che più ricorre nei suoi dipinti, spesso<br />

trasfigurato in chiave fantastica. L’imma-<br />

prende spunto dai viaggi in diverse località d’Europa e del mondo<br />

certi merletti antichi. Con tono lieve e tanta fantasia, Konstantina<br />

ginazione è uno specchio deformante che fa<br />

per disegnare i suoi<br />

confluire la natura e le cose in una visione<br />

ricordi e farli confluire<br />

in un racconto<br />

ènata ad Atene e si è laureata in<br />

che, pur non allontanandosi dalla realtà, ha i<br />

Filologia Greca all’Università di<br />

colori e i contorni indefiniti del sogno. Una<br />

denso di miraggi e<br />

Manchester in Inghilterra. A Firenze<br />

ha frequentato la Libera<br />

linea avvolgente, serpentinata e dinamica<br />

incantamenti; quasi<br />

percorre i profili dei palazzi come un nastro<br />

una favola che sovverte<br />

e annulla il<br />

Accademia delle Belle Arti (LABA)<br />

che si contorce e anima le superfici infondendo<br />

loro un soffio vitale. Un linearismo Firenze. Via Cerretani tempo per conse-<br />

per l’incisione; inoltre, ha preso lezioni per<br />

dove ha studiato pittura e la scuola Il Bisonte<br />

e il Duomo<br />

quasi calligrafico che si avvicina al segno di<br />

gnarci un microuniverso<br />

in cui ha diritto di cittadinanza soltanto la ca tecnica della cartapesta. Ha partecipato a<br />

imparare la tecnica di Yuzen e Sumie e l’anti-<br />

felicità. Per quanto riguarda invece le maschere numerose mostre collettive organizzate dalle<br />

di cartapesta, l’intento è servirsi di una tecnica<br />

antica per dare forma a un immaginario che in<br />

parte guarda al passato - dal culto funerario al<br />

teatro - recuperandone i simboli e i repertori<br />

espressivi, in parte attinge spunti e contenuti<br />

dalla rappresentazione pittorica. Ritroviamo<br />

quindi le città, che in questo caso diventano un<br />

prezioso copricapo, oppure scopriamo il volto<br />

associazioni culturali fiorentine come <strong>La</strong> Pergola<br />

e ha esposto a Palazzo Medici Riccardi.<br />

Diverse le mostre personali realizzate in questi<br />

anni (Città del Mondo, Giubbe Rosse,<br />

2005; Viaggio, Caffè Chiaroscuro, Firenze,<br />

2009; Luoghi Policromatici, Hotel Art Atelier,<br />

Firenze, 2011; The Colours of Tango, Atene,<br />

<strong>2013</strong>) e i premi ricevuti, tra cui il Premio Piccolo<br />

Formato promosso nel 2008 dall’asso-<br />

della vendetta, dal sorriso pungente e sardonico.<br />

Altre volte l’ispirazione proviene dalle sue<br />

ciazione culturale Regola d’Arte e consegnatole<br />

dal Presidente del Consiglio Comunale di<br />

radici culturali che la vedono impegnata in uno<br />

Firenze Eugenio Giani. Al 2010 risalgono le<br />

studio filologico degli antichi idoli greci e del<br />

partecipazioni a una collettiva presso l’Art<br />

loro valore cultuale. Maschere da esporre o da<br />

Fusion Gallery di Miami e all’asta di beneficenza<br />

della FiorGen tenutasi nel Museo Ar-<br />

indossare, riccamente decorate o risolte in<br />

modo da far prevalere gli effetti plastico-volumetrici,<br />

espressioni tutte del bisogno di muo-<br />

citano il suo lavoro, si ricordano: Catalogo<br />

cheologico di Firenze. Tra le pubblicazioni che<br />

versi liberamente da un ambito creativo all’altro,<br />

Premio Celeste (2005), Creative Minds U.S.A<br />

Firenze. Piazza Duomo<br />

senza mai rinunciare a un’uniforme caratte-<br />

rizzazione stilistica del suo lavoro.<br />

(2005), Winies (2007), <strong>La</strong> Pergola Arte - Firenze<br />

Artisti (2007).


A Villa Viviani<br />

di Settignano<br />

il “Desinare di Natale”<br />

dell’Antica Compagnia<br />

del Paiolo<br />

di Fabrizio Borghini<br />

Èancora intorno ad una tavola, come avvenne oltre cinquecento<br />

anni fa, che si riuniranno sabato 14 dicembre gli<br />

artisti dell'Antica Compagnia del Paiolo e i loro amici per<br />

il consueto scambio di auguri. Come ogni anno sarà la<br />

splendida Villa Viviani di Settignano a fare da cornice all'evento che<br />

sarà arricchito dalla tradizionale cerimonia della nomina dei nuovi<br />

Paiolanti d'Onore<br />

che andranno ad<br />

aggiungere i loro<br />

nomi a quelli dei<br />

personaggi di rilevante<br />

importanza<br />

che li hanno preceduti,<br />

da Spadolini<br />

a Montanelli, da<br />

Henry Moore a<br />

Segovia, da Annigoni<br />

a Severino<br />

Gazzelloni, da Zeffirelli a Antonio Paolucci.<br />

Quest'anno riceveranno il "Paiolo" il costumista teatrale e cinematografico<br />

Piero Tosi, che proprio in queste settimane ha ricevuto l'Oscar<br />

alla carriera, Rossella Segreto Annigoni, impegnata sul doppio<br />

fronte di portare il proprio prezioso contributo di solidarietà alle popolazioni<br />

del Burkina Faso e di continuare a divulgare la conoscenza<br />

dell'opera del marito,<br />

il grande Pietro<br />

Annigoni, Gabriele<br />

Canè, direttore<br />

della Nazione,<br />

Cosimo Ceccuti,<br />

docente universitario,<br />

storico e fedele<br />

custode dei<br />

lasciti culturali del<br />

suo maestro Giovanni<br />

Spadolini,<br />

Alessandro Sarti, Carla Fracci e Giuliano Borselli<br />

Eugenio Giani, il prof. Manfredo Fanfani e Giuliano Borselli<br />

Antonio Possenti, artista lucchese conosciuto e riconosciuto a livello<br />

mondiale, e il presidente della Fiorentina Andrea Della Valle che con<br />

il fratello Diego ha restituito dignità calcistica a Firenze.<br />

Oltre a queste presenze d'eccellenza, la fervida fantasia del presiden-<br />

Domenico Viggiano, con i Paiolanti d'Onore Silvano Campeggi,<br />

Eugenio Giani, Pier Francesco Listri insieme a Borselli<br />

te Giuliano Borselli<br />

ha programmato le<br />

abituali sorprese<br />

natalizie rappresentate<br />

da tante<br />

opere d'arte, che<br />

verranno assegnate<br />

nel corso del<br />

"desinare", e da un<br />

vero e proprio valore<br />

aggiunto rappresentato<br />

dall'Agenda<br />

2014 realizzata da Luca Giannelli con la sua casa editrice, la<br />

Scramasax, non nuova a ricostruire la storia di Firenze con pubblicazioni<br />

di vario genere. Con questa, regala un viaggio affascinante<br />

alla scoperta di fatti e personaggi<br />

del passato narrandoci eventi di<br />

sangue, d'amore, di tradimento<br />

che hanno segnato il corso della<br />

storia della città.<br />

Giuliano Borselli e Eugenio Giani consegnano<br />

il Paiolo d'Onore a Sergio<br />

Scatizzi<br />

L'investitura a Paiolante d'Onore di Franco Zeffirelli<br />

<strong>La</strong> copertina dell'Agenda<br />

2014 della Scramasax<br />

realizzata per i soci<br />

dell'Antica Compagnia<br />

del Paiolo<br />

Antica Compagnia del Paiolo<br />

29


Giovanni Spadolini<br />

Luigi Montanarini<br />

Henry Moore<br />

André Segovia<br />

Giacomo Devoto<br />

Piero Bargellini<br />

Rodolfo Siviero<br />

M. Alberto Bucciolotti<br />

Cardinale Giovanni Benelli<br />

Max Kohnstamm<br />

Pietro Annigoni<br />

Severino Gazzelloni<br />

Franco Scaramuzzi<br />

Raffaello Torricelli<br />

Franco Zeffirelli<br />

Giovanni Nencioni<br />

Marisa Lino<br />

Fedora Barbieri<br />

Umberto Benedetto<br />

Mario Luzi<br />

Antonio Paolucci<br />

Paolo Blasi<br />

Riccardo Berti<br />

Marcello Fantoni<br />

Bino Bini<br />

Roberto Zaccaria<br />

<strong>La</strong>mberto Dini<br />

Tommaso Paloscia<br />

Bruno Bartoletti<br />

Giuliano Gori<br />

Narciso Parigi<br />

Luisa Boccuzzi<br />

Francesco Mazzoni<br />

Silvio Loffredo<br />

Maria Luigia Guaita<br />

Gino Terreni<br />

Alberto Brasca<br />

Claudio De Polo<br />

Manfredo Fanfani<br />

Sergio Scatizzi<br />

Fioretta Mazzei<br />

Giorgio <strong>La</strong> Pira<br />

Paiolanti d’Onore<br />

Eugenio Giani<br />

Pier Francesco Listri<br />

Silvano Campeggi<br />

Riccardo Saldarelli<br />

Cristina Acidini<br />

Vito Cappellini<br />

Domenico Viggiano<br />

Mariella Zoppi<br />

Francesco Carrassi<br />

Carlo Conti<br />

Mauro Pagliai<br />

Luca Alinari<br />

Franco Torrini<br />

Giuliano Ghelli<br />

Giuseppe Mascambruno<br />

Antonio Ciccone<br />

Torello <strong>La</strong>tini<br />

Paolo Padoin<br />

Francesco Gurrieri<br />

Carla Fracci<br />

Amalia Ciardi Dupré<br />

Marcello Mancini<br />

Giampiero Maracchi<br />

Giampaolo Talani<br />

Cinzia Torrini<br />

Cesare Prandelli<br />

Giuliano Vangi<br />

Franco Lucchesi<br />

Alberto Tesi<br />

<strong>La</strong>ura Gucci<br />

Nuovi Paiolanti d’Onore<br />

che verranno nominati al<br />

"Desinare degli Auguri"<br />

del 14 dicembre <strong>2013</strong><br />

Piero Tosi<br />

Cosimo Ceccuti<br />

Rossella Annigoni<br />

Gabriele Canè<br />

Antonio Possenti<br />

Andrea Della Valle<br />

Villa Viviani: consegna del Paiolo d'Onore al poeta Mario Luzi<br />

Altri nuovi Paiolanti: Vito Cappellini, Cristina Acidini e Riccardo Saldarelli<br />

Max Kohnstamm riceve il Paiolo d'Onore da Antonio Berti<br />

Fedora Barbieri riceve il Paiolo d'Onore da<br />

Marcello Fantoni e Giuliano Borselli<br />

L'investitura di Pietro Annigoni con Panichi, Fantoni, Borselli e Berti<br />

Comitato dell’Antica Compagnia del Paiolo<br />

Presidente del Comitato: Comm. Giuliano Borselli<br />

Vice Presidente: Dr. Roberto Ariani, Prof. Domenico Viggiano, Avv. Cesare Novi<br />

Consiglieri: Arch. Aldo Andreoli, Dr.ssa Susanna Bausi, Prof. Anna Bini, Pittrice Giuliana Signorini, Avv. Carlo Rizzo<br />

Sezione Arti Figurative: Presidente Prof. Riccardo Saldarelli - Vice Presidente: Arch. Vittorio Panero<br />

Sezione Amatori: Presidente Dr. Salvatore Belli - Vice Presidente Dr.ssa Pola Cecchi<br />

Sezione Lettere: Presidente Prof. Enrico Spagnesi - Vice Presidente Dr. Alfredo Scanzani<br />

Settore Scienze: Presidente Ing. Vito Cappellini - Vice Presidente Dr. Franco Samoggia<br />

Sezione Musica e Spettacolo: Presidente Sira Borgiotti - Vice Presidente Narciso Parigi<br />

Sindaci Revisori: Avv. Giorgio Bompani, Mauro Boninsegni, Comm. Angiolo Buti<br />

Segretaria: Lorena March - Collaboratori: Brunella Pieri, Chiara Cerbai<br />

30 Antica Compagnia del Paiolo


Giuseppe Verso Paoletti<br />

Alla Galleria Via <strong>La</strong>rga in mostra<br />

“I volti e i paesaggi” di Versus<br />

di Pier Francesco Listri<br />

Versus fra Pier Francesco Listri e Giuliano Borselli<br />

Sebbene intrinsecamente fiorentino<br />

Versus non è minimamente<br />

vittima del provincialismo pittorico<br />

toscano, lo salvano una solidissima<br />

cultura classica e non solo, le sue<br />

tante soste all’estero e perfino, sebbene<br />

sembri strano, il lungo sodalizio discepolare<br />

col grande Annigoni, dal quale semmai ha<br />

preso quelle incantate suggestioni nordiche<br />

del pittore lombardo.<br />

Inutile aggiungere che impressionismo ed<br />

espressionismo sono rimasti nella memoria<br />

fondamento.<br />

Versus, sebbene appartato, è una presenza<br />

di cultura non solo figurativa nel caotico panorama<br />

dell’attualità. <strong>La</strong> sua coerente e costante<br />

attività testimonia di una arte pittorica<br />

che sebbene con radici profonde nella<br />

sua terra, si esprime con ricchezza europea.<br />

Versus è un narratore unico di volti e di paesaggi<br />

sempre nuovi, seppure carichi di tanta<br />

storia non solo pittorica.<br />

artistica di Versus e ne tornano echi nelle<br />

sue opere.<br />

Guardando la sua ormai ultracinquantennale<br />

pittura, del resto già universalmente riconosciuta<br />

e affermata, se ne traggono alcune<br />

abbastanza ovvie notazioni. <strong>La</strong> prima è la<br />

ricchezza dei materiali su cui opera che accanto<br />

all’innocenza della tela ne arricchiscono<br />

la matericità, legni sugheri stoffe e<br />

quant’altro a dare una anche fisica consistenza<br />

alla raffigurazione pittorica. <strong>La</strong> seconda<br />

notazione è che prima di tutto Versus<br />

è un davvero grande ritrattista. Le sue sanguigne<br />

hanno una libertà di segno e insieme<br />

una fedeltà fisiognomica che i suoi ritratti<br />

sono tra i più belli della nostra stagione.<br />

Ma accanto ai ritratti, ci sono i suoi paesaggi,<br />

quasi tutti colti nella molteplice realtà<br />

toscana ma mai ‘toscaneggianti’, qui<br />

meglio che altrove si esprime quella sua<br />

pittura di forme sommosse e di dense apparizioni<br />

pittoriche che rendono queste tele<br />

subito riconoscibili e cariche di solidità e di<br />

Versus<br />

31


Innocente<br />

Foglio<br />

Poeta del mondo<br />

di Roberta Degl'Innocenti<br />

Il Premio Nobel Gao Xingjian con il poeta Innocente Foglio<br />

gli occhi, incredibilmente azzurri, sul mondo, con un rigore e un’attenzione<br />

verso tutti ma anche la delicata innocenza (pare un gioco di<br />

parole ma non lo è) bambina.<br />

Nel corso della sua prima esperienza fiorentina, presso il Caffè Storico<br />

Letterario Giubbe Rosse, per la presentazione del libro Ultima<br />

fermata prima dell’inferno, si era venuta a creare un’atmosfera particolare,<br />

un momento di grande partecipazione emotiva, una tregua<br />

nell’odierna crocifissione delle ore.<br />

Viene ancora in mente la parola condivisione.<br />

Si trattava dell’ultimo libro pubblicato da Innocente, ma preceduto<br />

da tante altre pubblicazioni. Di seguito un estratto dalla mia presentazione…"Parlando<br />

di Innocente Foglio poeta non è possibile<br />

scindere la sua bella persona dalla poesia che ascolteremo: potente<br />

Non ho voluto identificare Innocente Foglio nella sua Carmagnola,<br />

in una casa piena di poesia, ricordi e amore e connubio di forza a fascinazione. Ultima fermata prima dell’inferno<br />

e dolcissima…chiara ma che riesce a intrigare le parole in un<br />

neppure nella sua, fra virgolette, Firenze, città con la è il libro della e per la vita e ne raccoglie quindi grida e sussurri,<br />

quale ha un rapporto di privilegio.<br />

potenza e dolcezza in una scrittura essenziale dove le parole assumono<br />

Tante sono le vie percorse, e da percorrere, dal poeta, sempre in<br />

movimento, e non solo per la poesia, l’arte, ma nello stare insieme e<br />

con gli altri, pensiero che conduce e sorprende.<br />

L’attenzione per il sociale, per ogni sopruso, una mano tesa verso il<br />

prossimo, quando la poesia diviene anche unione, fratellanza.<br />

Partiamo dall’uomo e dal poeta, anche se le due figure sono ugualmente<br />

tese a formare un unicum d’ineffabile bellezza, efficacia e<br />

malinconica dolcezza.<br />

Incontrare Innocente Foglio significa parlare di poesia e spalancare<br />

un significato diretto. Il poeta colloquia con noi: ci esterna<br />

emozioni e sentimenti. Dice e racconta, si spoglia di ogni retaggio,<br />

si abbandona alla pulsione dolce e violenta della parola. Il libro<br />

inizia con il testo Vorrei che un Cristo, che, leggo dalla bella prefazione<br />

di Annamaria Nigro, era già presente in una precedente raccolta.<br />

Si tratta dell’unica poesia con il titolo. Ammalia la forza delle<br />

parole, la semplicità e l’abbandono dell’uomo, umile fra gli umili,<br />

che raccolga tutti i dolori della terra e che tuteli un’umanità smarrita<br />

e dolorosa. Il libro continua poi, aprendosi al mondo del poeta<br />

<strong>La</strong> pittrice Elisa Zadi autrice del ritratto del poeta Innocente Foglio<br />

Giubbe Rosse. Presentazione del libro Ultima fermata prima dell'inferno


Gao Xingjian legge Ultima fermata prima<br />

dell'inferno<br />

dolcezza furtiva, versi frutto di<br />

uno spirito ribelle ma anche di<br />

una carezza leggera come il soffio,<br />

appunto, di malinconia che<br />

pervade le ore e le seduce. Nel<br />

susseguirsi delle pagine che ci<br />

raccontano il mondo del poeta<br />

talora la natura intreccia e circonda<br />

le immagini di un’aura<br />

quasi fiabesca".<br />

Mi corre l’obbligo di inserire<br />

una, seppur breve, biografia<br />

dell’autore, attingendo dal suo<br />

sito ufficiale: Innocente Foglio<br />

nasce a Bagolino nella Val Sabbia<br />

nel 1951 e inizia a scrivere sin da giovanissimo, vincendo subito<br />

numerosi e prestigiosi premi in tanti concorsi letterari che gli valgono<br />

la pubblicazione della prima raccolta poetica, Autunno (Edizioni<br />

Mondo Letterario Milano). Il premio Nobel Eugenio Montale si<br />

esprime in maniera lusinghiera definendolo “poeta di una sensibilità<br />

straordinaria dettata dalla sofferenza”. Dopo questa importante<br />

recensione il poeta prende a volare con le sue liriche nel mondo<br />

letterario italiano. Seguono anni intensi con molti libri che riscuotono<br />

sempre grande successo. Sono 12 le sillogi finora pubblicate.<br />

Nel <strong>2013</strong> è recensito dal Premio Nobel 2000 Gao Xingjian con il<br />

quale ha un incontro a Parigi. Innocente Foglio è impegnato da<br />

sempre nel sociale, per questo nel 1997 ha fondato “l’Associazione<br />

nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche” della<br />

quale è presidente.<br />

Nerio e Innocente Foglio<br />

pagina dopo pagina, fra presente e ricordi, ed i versi si susseguono<br />

l’uno dopo l’altro senza titoli ma con grande intensità espressiva. <strong>La</strong><br />

parola diventa essenziale, trasmette in maniera diretta e ci conduce<br />

lontano, pur rimanendo stretta alle nostre mani, ai sentimenti che<br />

esprime, al dolore, ai sogni. Ultima fermata prima dell’inferno è il<br />

libro, come già espresso, della vita, che affaccia il suo dolore alla<br />

finestra del mondo, ne respira gli aneliti e li trasforma in parole.<br />

Nell’unicità dell’Uomo respira l’uomo del mondo che ha scarpe<br />

grandi per viaggiare ed offrirsi agli altri, respirarne i sussulti, la<br />

gioia, il ricordo…In tutto questo, e anche molto di più, troviamo il<br />

senso del verso che caratterizza l’ultimo libro di Innocente Foglio di<br />

una unicità che incanta e nello stesso tempo ci accomuna a lui partecipi<br />

e consapevoli del tutto e del niente, emozionati e vivi come lo<br />

è questa poesia talvolta dura, talvolta dolcissima. L’immagine della<br />

copertina, Maschere alla finestra del maestro Antonio Stagnoli, è<br />

un’opera straordinaria, sospesa in una realtà di sogno: nei tratti dei<br />

volti che osservano, curiosi o compiacenti, troviamo l’ironia e il mistero<br />

della vita. Il riso e il pianto senza che fra di loro ci sia una linea<br />

di demarcazione precisa. <strong>La</strong> dinamica del libro ci accoglie come un<br />

lungo viaggio del quale ogni pagina segna una tappa e ci permette<br />

di camminare nelle emozioni, di penetrare questa vita-viaggio nella<br />

sua complessa semplicità.<br />

Il rapporto con la morte è quotidiano, semplificato in parole piane tra<br />

ragione e sentimento, accettazione o grido: “Non puoi spiegarla / <strong>La</strong><br />

morte è irrazionale / <strong>La</strong> morte fa paura … <strong>La</strong> morte è un’avventura”.<br />

Questa conclusione ci riporta alle maschere, ai volti che ci osservano<br />

dalla copertina: farsa e malinconia. Il libro è pervaso anche da una<br />

<strong>La</strong> pittrice norvegese Danielsen Linee autrice del ritratto del poeta Innocente Foglio<br />

Innocente Foglio<br />

33


Mario<br />

Catalano<br />

Le sue opere si rifanno<br />

allo spirito e alla cultura<br />

orientale per approdare<br />

ad un simbolismo<br />

del tutto personale<br />

di Lucetta Risaliti<br />

Mario Catalano con Lucetta Risaliti<br />

Il percorso artistico di<br />

Mario Catalano si<br />

svolge attraverso<br />

la sperimentazione di<br />

tecniche pittoriche, che accolgono<br />

l’esperienza di vari<br />

movimenti culturali europei<br />

ed orientali.<br />

Indirettamente l’espressionismo<br />

di Kokoschka, in particolare,<br />

è forse la lezione che<br />

più ha influenzato la sua pittura, ciò si avverte nel modo veloce di<br />

stendere il colore. Infatti con una pennellata lunga e decisa, l’artista<br />

è in grado di costruire un gioco compositivo nel quale, però,<br />

fa capolino anche l’estro creativo di Chagall e la lezione compositiva<br />

di Munch.<br />

Tuttavia Catalano supera le grandi lezioni del secolo scorso abbandonandone<br />

i toni cupi e drammatici, per approdare ad uno stile<br />

originale, più sereno, seppur venato da una sottile malinconia,<br />

lasciando emergere<br />

un vibrante espressionismo<br />

lirico.<br />

Il colore di preferenza<br />

blu e verde, con accenti<br />

arancio, rosa e<br />

garanza, si estende<br />

sulla tela come una<br />

trama a maglie larghe,<br />

dove gli spazi<br />

vuoti suggeriscono<br />

sorprendenti paesaggi lontani.<br />

È anche evidente come il fascino dei maestri della grande tradizione<br />

giapponese Hiroshige, Hokusai, Utamaro sia recepito subliminalmente<br />

dall’autore e fatto proprio nei suoi quadri.<br />

I colori si fondono tra loro dialogando anche per dissonanze cosi<br />

come si fondono e dialogano gli elementi della natura.<br />

Il mare che incontra il cielo all’orizzonte viene tagliato da uno<br />

scoglio che scende verso un’insenatura, dove una barca è trainata<br />

verso il sole da un raggio di luce.<br />

Si possono ammirare<br />

delicati contrasti tonali,<br />

dove le luci non<br />

producono ombre<br />

profonde ed il volume<br />

viene suggerito<br />

dal segno piuttosto<br />

che dal chiaroscuro. I<br />

linguaggi dei miti<br />

sono ancora presenti<br />

in questo artista.<br />

Gli scenari luminosi<br />

che Catalano rappresenta ci svelano donne giovani ed eleganti,<br />

che a volte indossano dei cappelli - nostalgia forse di un ricordo<br />

materno e non solo - che si muovono con leggerezza, quasi in<br />

dissolvenza nel baluginìo del colore del fondo.<br />

I ritratti della madre, come della musa ispiratrice orientale,<br />

come della ballerina, o delle altre figure femminili rappresentate<br />

hanno un unico comune denominatore: la bellezza e la sua ricerca<br />

al di là della forma, nel concetto stesso del pensiero della<br />

rappresentazione reale oltre il ricordo, fusione oramai tra pas-<br />

34 Mario Catalano


sato e presente, conviventi<br />

dove ad esempio la linea longilinea<br />

delle silhouette, sembra<br />

quasi mirata ad impersonare la<br />

mitica Urania, una Venere eccentrica<br />

e originale il cui strumento<br />

di seduzione non è l’avvenenza<br />

delle forme, ma la sagacia<br />

del pensiero. Il tutto spinto<br />

fino ad attrarre lo spettatore,<br />

ammiccando con lo sguardo,<br />

verso qualcosa che sta fuori o<br />

all’interno del quadro stesso: un<br />

pianoforte, tramite cui il senso<br />

dell’udito viene coinvolto, oltre<br />

a quello della vista, come se<br />

una musica uscisse dalla tela in<br />

uno spazio pieno, emozionale,<br />

proprio del vissuto dell’autore.<br />

Mario con le sue opere ci parla<br />

di paradisi perduti, malinconici<br />

Eden presenti e speranze di<br />

gioie future, inventa la barca<br />

dalla vela arancione e con essa,<br />

come Ulisse, naviga in tutti i<br />

suoi quadri, in tutti i suoi mondi<br />

sempre pronto a salpare verso<br />

nuovi lidi e forse verso un nuovo<br />

ideale di vita e di arte, ancora<br />

da scoprire o da inventare.<br />

Suggestioni visive generate<br />

magistralmente dal genio e<br />

dalla passione di questo singolare<br />

artista in viaggio che attrae<br />

l’osservatore dentro un vortice<br />

di colori ed emozioni con uno<br />

stile decisamente personale.<br />

Mario Catalano<br />

in giugno ha fatto<br />

realizzare, ad un suo<br />

alunno certificato,<br />

l'elaborato grafico (con<br />

tecnica di collage) vincitore<br />

del concorso riservato alle<br />

scuole secondarie superiori<br />

di Firenze per il logo ed<br />

il catalogo del Festival<br />

Salute Mentale <strong>2013</strong><br />

Le opere riprodotte nell'articolo<br />

sono attualmente esposte<br />

in tre locali fiorentini:<br />

- Caffè Sole in via Guelfa<br />

- Kortile in via Masaccio<br />

- Grifone in via Aretina<br />

Colori come<br />

spazi/dimensioni<br />

nella intensità<br />

del segno<br />

gestuale<br />

ondulatorio<br />

<strong>La</strong> mia vuol essere un’arte che<br />

nasce dalle sensazioni provate al<br />

di là della tecnica ed i condizionamenti<br />

stilistici. Nei miei quadri dialogo<br />

con me stesso, conservando comunque<br />

nella memoria i processi evolutivi<br />

dell’arte, dei suoi linguaggi mescolati<br />

al mio presente, passato e futuro,<br />

affidandomi alla gestualità della forma<br />

colorata significante.<br />

<strong>La</strong> molteplicità nell’unitarietà ispirativa...il<br />

movimento, la contemporaneità<br />

espressiva...un’arte meditativa per cui<br />

è necessaria l’ispirazione che è creativa<br />

e rielaborativa, non controllabile<br />

o controllata a seconda che si parta da<br />

una idea o la si voglia raggiungere dai<br />

segni. Così, mi riallaccio allo spirito ed<br />

alla cultura orientale, matrice di ricerca<br />

verso un simbolismo personale, accogliendo<br />

le ascendenze ricevute e maturate<br />

in questi ultimi anni in un bilanciamento<br />

espressivo/formale dove il mio<br />

io trova nel mare il senso del mio nome<br />

(mar-io)”.<br />

Mario Catalano<br />

Contatti:<br />

blu_mario@tin.it<br />

www.facebook.com/bluartgallery<br />

www.youtube.com/user/blueart6699<br />

Mario Catalano<br />

35


Double Excess<br />

“Le nostre T-shirt sono delle tele bianche dove<br />

i pittori possono esprimersi”<br />

Double Excess nasce da un’idea<br />

di Edoardo Zeloni e Riccardo<br />

Pinzuti, dal garage di<br />

casa ai negozi di eccellenza di<br />

tutta Italia in soli tre anni.<br />

Double Excess è la tela Made in Italy, dove<br />

l’artista è libero di esprimersi. Ricerca, innovazione,<br />

rispetto del territorio e delle sue<br />

eccellenze artistiche e artigianali sono la<br />

filosofia del brand.<br />

<strong>La</strong> Double Excess è un marchio di abbigliamento<br />

total look di altissima qualità, 100%<br />

Made in Italy, infatti le materie prime sono<br />

rigorosamente italiane e i processi produttivi<br />

di filatura, tessitura, nobilitazione e confezionamento<br />

sono tutti eseguiti da aziende<br />

dell’area pratese, da sempre sinonimo di<br />

eccellenza.<br />

Il brand è conosciuto per le sue t-shirt artistiche,<br />

la maglia come un quadro, l’ artista<br />

T-Art Collection - Una collezione di t-shirt creata da artisti internazionali solo per Double Excess.<br />

Photo by Alessandro Scerbo e Giacomo Pusceddu.<br />

come un artigiano, l’opera non in un museo<br />

ma appesa alla persona, con semplicità<br />

ed eleganza. Una nuova filosofia<br />

che ha trovato nei negozi d‘élite il suo<br />

canale di espressione.<br />

Sul sito ufficiale www.doubleexcess.com<br />

è presente l’e-commerce che permette di<br />

effettuare acquisti con estrema facilità e<br />

sicurezza, dove oltre all’abbigliamento si<br />

possono acquistare anche le opere degli<br />

artisti che collaborano con il marchio<br />

nell’apposita sezione “Work of art”.<br />

Double Excess non è solo moda ma an-<br />

T-Art "<strong>La</strong>st Sleep #02" - Cristiana Palandri<br />

Lighthouse Moon - Davide Sacchett<br />

"Nata da giochi di colore ed emozioni, ci<br />

accompagna nei nostri infiniti viaggi"<br />

Photo by Paco Matteo Li Calzi<br />

36 Double Excess


Visita il sito ufficiale:<br />

www.doubleexcess.com<br />

T-Art "Dirty White #01" - EB<br />

che eventi (www.doubleexcesseventi.com),<br />

dalle sfilate alla musica dal vivo, dai locali<br />

alla gallerie. Proprio in questo mese si sta<br />

tenendo nel locale “Il Magnifico in Vaj” di<br />

Prato, una mostra espositiva di t-shirt che<br />

sono appese alle mura del locale come<br />

opere d‘arte con tanto di descrizioni e nome<br />

dell’artista. Un nuovo modo di vivere l‘arte<br />

e la moda facendola interagire con i clienti.<br />

Grazie agli eventi, la galleria d’arte online,<br />

e ovviamente le t-shirt, Double Excess sta<br />

diventando sempre più una vetrina importante<br />

per gli artisti che vogliono ritagliarsi<br />

il loro spazio ed avere visibilità, tenendo<br />

conto che doubleexcess.com viene visitato<br />

ogni giorno da ogni parte del mondo.<br />

Non ci resta che augurare buona fortuna a<br />

questo nuovo brand, che ha tutte le carte<br />

in regola per poter rappresentare in futuro<br />

l’eccellenza del Made in Italy nel mondo.<br />

Le 4 fiere - Leonardo Borri<br />

<strong>La</strong> t-shirt è stata disegnata in onore dell'antico gioco<br />

della Palla Grossa di Prato. Photo by Cristian Sauchelli<br />

Double Excess<br />

37


Galleria Mentana<br />

<strong>La</strong> XIV edizione di "Valori di Continuità"<br />

di Daniela Pronestì<br />

Se esistono dei punti di riferimento<br />

imprescindibili nell’arte<br />

contemporanea, la Galleria<br />

Mentana, storica realtà attiva<br />

sul territorio fiorentino da oltre quarant’anni,<br />

cerca di individuarli attraverso<br />

la rassegna Valori di continuità giunta<br />

quest’anno alla quattordicesima edizione.<br />

Si tratta di un evento che coniuga linguaggi<br />

differenti - pittura, grafica, fotografia,<br />

scultura - con l’intento di rappresentare<br />

la varietà di ricerche e di tecniche che contraddistinguono<br />

la creatività artistica del<br />

nostro tempo. <strong>La</strong> formula espositiva convalidata<br />

dall’esperienza prevede di affiancare<br />

alle opere di grandi maestri storicizzati facenti<br />

parte della collezione permanente della<br />

Mentana, come Antonio Corpora, Ugo<br />

Nespolo, Meloniski, Emilio Tadini, Mimmo<br />

Rotella, Salvatore Fiume, Giampaolo<br />

Talani, Salvotore Magazzini, Mario<br />

Schifano, Riccardo Licata e Vittorio Tessaro,<br />

quelle di artisti italiani e stranieri acquisiti<br />

di recente o che già da tempo collaborano<br />

con la galleria. In questa edizione<br />

dell’evento saranno in mostra: Janice Alamanou,<br />

Giammarco Amici, Angele Audi-<br />

bert Beltramo, Rosario Bellante, Odo<br />

Camilli Turrini, Francesca Coli, Alina<br />

Dettori, Emilio Facchini, Annie Gheri,<br />

Daria Gravilina, Margaret Karapetian<br />

d’Errico, Yury Koush, Carla Monti, Bruno<br />

Rasia, Hector Rodriguez, Clara Polvani,<br />

Renzo Sbolci, Bianca Vivarelli, Maria<br />

Zaslavskaya, Letizia Zombory. Una rassegna<br />

che offre al pubblico la possibilità di<br />

fare un viaggio nell’arte di oggi attraverso le<br />

proposte di nomi già affermati e giovani promesse,<br />

senza mai dimenticare il contesto<br />

internazionale opportunamente rappresentato<br />

dalla presenza di importanti e quotati<br />

artisti stranieri. Internazionalità e dialogo<br />

tra le culture sono i due concetti che caratterizzano<br />

da sempre la politica artistica di Giovanna<br />

<strong>La</strong>ura Adreani, art director della gal-<br />

Antonio Corpora<br />

Alina Dettori<br />

Bianca Vivarelli<br />

Janice Alamandoli<br />

Clara Polvani<br />

Carla Monti<br />

Emilio Facchini<br />

Angele Audibert Beltramo<br />

Daria Gavrilina<br />

Meloniski<br />

38 Galleria Mentana


Annie Gheri<br />

Salvatore Magazzini<br />

leria, e che ritornano ancora una volta in<br />

questo imperdibile evento natalizio che si<br />

aprirà sabato 14 dicembre <strong>2013</strong> alle ore<br />

18.00. Un momento d’incontro per artisti, appassionati<br />

d’arte e collezionisti, con cui la<br />

Galleria Mentana si riconferma tra le più attive<br />

e dinamiche realtà espositive della città,<br />

sempre in prima linea nella promozione artistica<br />

e nell’organizzazione di iniziative culturali<br />

di ampio respiro.<br />

Giampaolo Talani<br />

Sergio Benvenuti<br />

<strong>La</strong> mostra si protrarrà fino al 15 gennaio e rimarrà<br />

aperta al pubblico dal lunedì al sabato<br />

negli orari 10.30 - 13.00 e 16.30 - 19.30.<br />

Per info: galleriamentana@galleriamentana.it<br />

Yury Koush<br />

Hector Rodriguez<br />

Giammarco Amici<br />

Margaret Karapetian d'Erico<br />

Francesca Coli<br />

Letizia Zombory<br />

Rosario Bellante<br />

Luigi De Giovanni<br />

Odo Camillo Turrini<br />

Ugo Nespolo Maria Zaslavkaya Renzo Sbolci Vittorio Tessaro<br />

Galleria Mentana<br />

39


40<br />

Finita la stagione<br />

al Parco dei Renai.<br />

Per il futuro si punta<br />

al turismo-natura


Lorenzo Galligani<br />

“Forme di luce e d'ombra”<br />

di Roberta Fiorini<br />

Intrisa, e culturalmente nutrita, di classicismo e modernismo,<br />

di romanticismo e realismo, la scultura di Lorenzo<br />

Galligani, seppure ancora esperienza in divenire, già<br />

segnala i suoi contorni espressivi in una scelta di campo<br />

impegnativa ma appassionata dal punto di vista materico e<br />

tecnico, prediligendo l’uso del marmo e del “levare” con mezzi<br />

manuali e non meccanici, quanto da quello più propriamente<br />

linguistico nell’affrontare la forma come una sinergia tra levigatezza<br />

e “non finito”, tra concretezza e sospensione. Soprattutto<br />

nei volti delle sue figure, certamente ritratti dal vero, trapela<br />

l’esigenza di una sublimazione non tanto destinata ad eternizzare<br />

il soggetto quanto a farne veicolo per esprimere una sorta di languida<br />

malinconia, quasi fosse uno stato transitorio e riflessivo<br />

sull’esistenza, sull’identità, per dar corpo e forma ad un afflato<br />

che sembra appartenere all’autore piuttosto che ai suoi personaggi.<br />

Scultura marmo figura, temi dei quali è ricca di esempi<br />

illustri la storia dell’arte da far paura e, invece, proprio ciò dimostra<br />

quanto questo giovane artista sia motivato: Lorenzo non ha intrapreso<br />

scorciatoie, né alibi concettuali e sta già delineando una<br />

sua impronta, di carattere intimista; ha raccolto, come lui stesso<br />

dichiara, “la sfida con questo stupendo materiale, con rispetto e<br />

con entusiasmo, che ogni volta lancia e che mi lascia intravedere<br />

in tutta la sua completa sobrietà di luci ed ombre, quasi a volersi<br />

far tramite, in una vicendevole soddisfazione, tra la vista e il tatto,<br />

il sentimento e il pensiero”.<br />

Bea<br />

Nei primi anni Novanta ha<br />

frequentato un corso per<br />

scalpellino-restauratore di<br />

materiali lapidei presso Vasco Baldi,<br />

Maestro dell’Opera del Duomo, ed<br />

uno regionale per il restauro del legno<br />

e la doratura. Dal 1996 ha aperto una<br />

propria “bottega”.<br />

Ha lavorato con la Meridiana Restauri<br />

partecipando ad importanti<br />

cantieri fra i quali quelli di Palazzo<br />

Pitti e Santa Croce a Firenze, “Forma<br />

squadrata con taglio di Henry<br />

Moore” a Santa Maria delle Carceri,<br />

ed altri monumenti, a Prato e al Colosseo<br />

a Roma. Ha esposto a Gadarte,<br />

Firenze, nel 2006, al Palazzo<br />

Ghibellino di Empoli nel 2009 e nel<br />

<strong>2013</strong> alla Biennale della Pietra di<br />

Castel S. Niccolò.<br />

Dal 8 al 23 dicembre <strong>2013</strong> sarà presente<br />

alla Biblioteca Comunale di<br />

San Casciano in Val di Pesa con la<br />

mostra "FormaLuceColore", incontro<br />

tra pittura e scultura.<br />

Ghega<br />

FB lorenzo galligani sculptor<br />

galliganilorenzo@gmail.com<br />

Lorenzo Galligani 41


L’Associazione Artistico Culturale<br />

dalle Terre di Giotto e dell’Angelico<br />

PRESENTA IL PITTORE<br />

Pier Nicola<br />

Ricciardelli<br />

e i colori magici del Mugello<br />

Attività alla Casa Museo di Giotto<br />

L'Associazione artistico-culturale "Dalle Terre di Giotto e<br />

dell'Angelico" ed il Comune di Vicchio inaugurano la collettiva di<br />

Natale sabato 7 dicembre <strong>2013</strong> alle ore 15,30 presso la Casa di<br />

Giotto nel Colle di Vespignano. Dalla domenica 8 saranno esposti<br />

anche alcuni presepi artistici. <strong>La</strong> mostra presenterà così varie<br />

forme di espressioni artistiche da visitare il sabato e la domenica<br />

dalle ore 10 alle ore 13 oppure dalle ore 15 alle ore 19 fino al<br />

12 gennaio 2014. Si ricevono anche visite su prenotazione.<br />

Da alcuni anni l'Associazione si incontra alla Casa di Giotto per<br />

brindare il primo dell'anno e scambiarsi gli auguri: tutti sono invitati<br />

mercoledì 1 gennaio 2014 alle ore 16,00.<br />

Con Giotto e l'Angelico vi salutiamo ed un augurio vi facciamo!<br />

Per contatti:<br />

www.dalleterredigiottoedellangelico.it<br />

info@dalleterredigiottoedellangelico.it<br />

Cell. 328 5990920 - 329 9293044 - 339 2593932<br />

Dopo la grande mostra<br />

personale tenuta alla<br />

Casa di Giotto con 80<br />

pezzi (olio, acrilico, incisioni<br />

ad acquaforte e disegni) tenuta<br />

nell’estate del 2012, l’Associazione<br />

Artistico Culturale dalle<br />

Terre di Giotto e dell’Angelico ha<br />

dato a Pier Nicola Ricciardelli l'incarico<br />

di realizzare lo stendardo<br />

per il Palio di Vicchio, che viene<br />

assegnato per commemorare l’assedio<br />

del 1529. Per una fortunata<br />

coincidenza il corteo storico, con lo<br />

stendardo dipinto su tela e posto<br />

sullo scudo ligneo che precede il corteo, è partito da sotto le logge di<br />

piazza della Vittoria di Vicchio, dove l’artista ha un grande pannello in<br />

acrilico che mostra l’arrotino del dopoguerra che affila, con l’aiuto<br />

della sua bicicletta, gli utensili tipici dell’artigianato mugellano. Nelle<br />

campagne intorno a Vicchio e più precisamente in località <strong>La</strong> Gracchia,<br />

sulla parete di una casa colonica,<br />

è possibile vedere un altro dipinto<br />

di Pier Nicola che raffigura un vivace<br />

ritratto rurale. Ricciardelli è un<br />

pittore molto attivo e sempre impegnato<br />

in attività espositive con varie<br />

associazioni culturali. Tra le società<br />

frequentate: Gadarte, Anla (esposizioni<br />

di Arte Sacra), Galleria Cimabue<br />

di Miranda Mei. Frequenta la<br />

prestigiosa scuola de Il Bisonte in<br />

San Niccolò a Firenze dove si sta<br />

specializzando in acqueforti a colori.<br />

In questo momento Pier Nicola sta<br />

portando avanti una serie di ritratti<br />

realizzati con la delicata tecnica del<br />

pastello Rembrandt.<br />

Arrotino, acrilico su legno marino, cm. 100x150<br />

Riproduzione della Madonna dell'Annunciazione del Beato Angelico<br />

Pier Nicola Ricciardelli nasce a Firenze nel 1936.<br />

- Corso quinquennale alla Scuola Libera del Nudo<br />

presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze<br />

anni accademici 1999 - 2004<br />

- Corso quinquennale di calcografia presso l’Accademia<br />

delle Belle Arti di Firenze (1999 - 2004)<br />

- Corso di tecniche calcografiche presso il centro<br />

culturale per l’arte grafica “Il Bisonte”, Firenze<br />

Contatti:<br />

Pier Nicola Ricciardelli<br />

Via Villamagna, 58 - 50126 Firenze<br />

Tel. 055 689306 - cell. 340 2428363<br />

pnricciardelli@alice.it<br />

42 Dalle Terre di Giotto e dell’Angelico


di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />

Il cARTEllo è un blog che nasce dall’idea di Daniele Minucci e Lorenzo<br />

Borghini. <strong>La</strong> loro esigenza era quella di far sentire la voce di giovani<br />

arrabbiati, disgustati dalla situazione artistica italiana in continuo<br />

declino.<br />

“I giovani ormai non hanno più modo di esprimersi” ci dice Borghini.<br />

“Le case editrici puntano sopratutto sull’usato sicuro piuttosto che<br />

sulle nuove leve” tuona Minucci.<br />

Dopo una lunga chiacchierata con i due ideatori del progetto veniamo<br />

a conoscenza dell’origine del nome.<br />

Minucci ci confida, quasi segretamente, che loro si sentono un po’<br />

come i trafficanti del Cartello di Medellín, dei trafficanti di cultura,<br />

che agiscono segretamente sotto false spoglie, i cui nomi sono celati<br />

da pseudonimi. Il loro obiettivo è quello di stimolare la gente, ormai<br />

pigra, alla lettura, tramite articoli di ogni genere.<br />

Il cARTEllo ha una rubrica dedicata al cinema che esce ogni lunedi<br />

con recensioni accurate di novità presenti nelle sale o fantastici cult<br />

difficili da dimenticare.<br />

Il martedi è un giorno davvero interessante per chi segue il blog,<br />

perché i ragazzi toscani propongono racconti o altri elaborati scritti<br />

da loro stessi e ogni trenta giorni sarà presente una recensione sul<br />

libro del mese, consigliato caldamente ai lettori più esigenti.<br />

Il giovedi è il giorno dedicato alla musica in cui sarà proposto un<br />

singolo ogni settimana e una volta al mese un album o uno speciale<br />

dedicato ad artisti che hanno segnato la storia della musica o a concerti<br />

alla quale hanno assistito i ragazzi del cARTEllo.<br />

Il venerdi si apre con una rubrica assai insolita intitolata Notizie dal<br />

futuro, è un modo di affrontare tematiche di attualità ipotizzando<br />

scenari futuri.<br />

Il sabato è il giorno della fotografia o delle illustrazioni a seconda<br />

delle settimane.<br />

“Chi sono gli altri componenti del blog” chiediamo incuriositi.<br />

“Mmm...” risponde Borghini prendendosi una pausa.<br />

<strong>La</strong> domanda lo turba, sembra quasi che non voglia rivelare i nomi dei<br />

suoi collaboratori, quasi per paura di perderli, di tenerli in incognito<br />

tutti per sé. Dopo un iniziale scetticismo ci risponde ammettendo<br />

che rivelerà i nomi a malincuore e dalle sue risposte possiamo formare<br />

una griglia assai interessante con gli pseudonimi di ogni collaboratore<br />

scritto fra parentesi.<br />

Cinema - Lorenzo Borghini (Elle Bi), Daniele Castellani (Diccì).<br />

Letteratura - Lorenzo Borghini (Elle Bi), Daniele Minucci (Mi.Di), Umberto<br />

Sereni (Ernesto Meribù).<br />

Musica - Daniele Minucci (Mi.Di) più collaboratori vari che variano di<br />

mese in mese. Una menzione speciale per Dario Bracaloni (Radio) e<br />

Francesco Bondi (F.B).<br />

Notizie dal futuro - Iacopo Tonini (IT), Valentino Masucci (Maste).<br />

Fotografia - Matilde Spinelli.<br />

Illustrazioni - Francesco Briganti (Briga).<br />

Infine mi dicono di rivolgere un ringraziamento speciale a colui che<br />

ha permesso tutto questo, il loro informatico di fiducia che ha pro-<br />

gettato la parte tecnico/grafica del blog, Francesco Maino.<br />

“Vi siete circondati proprio di un bel po’ di collaboratori!” chiediamo<br />

ormai contagiati dall'entusiasmo dei giovani blogger.<br />

“E non è finita qui” ci risponde a tono Borghini.<br />

“E cos’altro nascondete” chiediamo impazienti.<br />

“Lo scopo del blog non è solo quello di far sentire le nostre voci ma<br />

anche quello di coinvolgere tutti coloro che vorranno partecipare<br />

come freelance al nostro blog, inviando recensioni, fotografie, disegni<br />

e racconti di ogni genere. Accettiamo volentieri nuovi personaggi da<br />

aggiungere alla nostra famiglia. Basta inviare del materiale inedito<br />

all’indirizzo email: ilcartelloblog@gmail.com, mentre la pagina di riferimento<br />

alla home del blog è il-cartello.blogspot.it. Semplice no”.<br />

Chiudiamo l’intervista stringendo la mano ai due giovani coraggiosi<br />

fondatori del blog, la loro ci sembra un’idea forte poiché sono fra i<br />

pochi a coprire tanti campi assai diversi<br />

all’interno di un unico blog. Ci piace la loro<br />

idea di smuovere la massa, di svegliarla<br />

dal torpore generale che ha creato internet<br />

e la tecnologia; quindi ci auguriamo di<br />

cuore che questo progetto possa espandersi<br />

velocemente come un virus digitale,<br />

un virus culturale.<br />

Il cartello è un’idea notturna che si intrufola nella tua stanza,<br />

il cartello è la sosta giornaliera dal nostro mondo,<br />

il cartello è l’immagine di una legge pura come il vento,<br />

il cartello è la pioggia che ti coglie di sorpresa,<br />

il cartello è la lacrima versata per un libro, per un film, una<br />

canzone,<br />

il cartello è l’incredulità dinanzi a,<br />

momenti incerti,<br />

lacune lunari,<br />

abissi di classe,<br />

il cartello è il pugno che ti colpisce,<br />

il cartello è la mano che accarezza l’erba,<br />

il cartello è la sensazione di cadere che hai mentre sogni,<br />

il cartello è la sigaretta delle tre di notte,<br />

è l’alba inchiodata nel sole,<br />

il tramonto evaporato tra le nuvole,<br />

la ribellione assaporata in afosi pomeriggi,<br />

la scopa che spazza la tua mente,<br />

il ricordo di un’emozione già provata,<br />

neve chimica cadente da un cielo bugiardo,<br />

oscurato,<br />

il cartello è la memoria dell’inchiostro, della pellicola,<br />

il cartello è il bambino che gioca per strada,<br />

il cartello è rabbia<br />

e amore<br />

e abnegazione<br />

e gioia,<br />

paura<br />

stupidità<br />

follia<br />

finzione<br />

rumore<br />

amicizia<br />

rimpianti,<br />

e tutto il resto che può assalire la tua immaginazione.<br />

E,<br />

infine,<br />

il cartello è la tua arte<br />

Il Cartello<br />

45


Yuné Hikosaka<br />

Il mio dialogo artistico con il mondo animale<br />

“ Sin dal bambino sono stato affascinato fortemente da<br />

tutti gli animali, soprattutto dai dinosauri e dagli animali<br />

fantastici.<br />

Sono i simboli del grande passato che non perde ancora<br />

oggi il suo splendore. E per me, inoltre, sono come “i vicini di<br />

casa” e fanno parte anche della mia vita quotidiana.<br />

Questa sensibilità particolare è sicuramente cresciuta grazie<br />

all’influenza e alla cultura giapponese, non quella recente ma antica.<br />

<strong>La</strong> nostra cultura si basa originariamente sulla religione animistica<br />

(che oggi molti confondono con scintoismo) e questo vuol<br />

dire che per noi gli dei (o gli spiriti) potevano essere trovati dappertutto<br />

ed erano innanzitutto i simboli della natura in cui vivevamo<br />

insieme.<br />

invece sempre più difficile.<br />

Può darsi anche che una fortissima repulsione per questa situazione<br />

sia stato uno dei motivi che mi hanno spinto a disegnare il mondo<br />

che io vedo e sento: i dinosauri che vivono in città come fossero degli<br />

amici.<br />

E una cosa importante per vedere le mie opere è che questi animali<br />

preistorici “personificati” non sono rappresentati come i ritratti di<br />

una persona stravagante ma come una persona qualunque, e proprio<br />

per questo motivo eviterei di dargli un nome personale. Così agli<br />

spettatori potrebbero sembrare dei loro conoscenti o persone di famiglia,<br />

oppure casomai loro stessi. Secondo me nell’arte deve esserci<br />

lo spazio per l’immaginazione”.<br />

Dunque io li disegno (o probabilmente loro mi fanno disegnare)<br />

perché mi piacciono e mi sento molto vicino a loro.<br />

In generale i dinosauri sono rappresentati più o meno come una<br />

creatura mostruosa, terribile; dunque l’opposto di noi. Ma perché<br />

non immaginiamo i dinosauri dolci, affettuosi, saggi, o buffi È<br />

possibile. Oppure si, forse avevano anche degli aspetti violenti.<br />

Ma possiamo dire che dentro di noi non c’è la crudeltà, o la mostruosità<br />

Le troviamo assolutamente, basta rileggere la nostra<br />

storia e capiremo subito che siamo peggiori degli animali.<br />

Poi, ora che la gente perde i contatti con la natura e diventa sempre<br />

più “meccanica” (purtroppo proprio nel mio paese questa tendenza<br />

è rilevante), riscontrare amore e rispetto per la natura tra la gente è<br />

Nato a Tokyo nel 1988. <strong>La</strong>ureato in Arte-Scienza (Storia<br />

dell'Arte) presso Tama Art University a Tokyo nel 2012.<br />

Diplomato in Pittura presso l'Accademia Riaci a Firenze nel<br />

<strong>2013</strong>.<br />

Premio di Yoshiaki Tono (2012, con tesi di laurea Le orme<br />

dei "Grifoni con testa d'aquila" nella sfera culturale della<br />

Cina).<br />

Mostra personale "Egregi Signor Formaggi" (2012, in Fromagerie<br />

Fermier a Tokyo).<br />

Mostra personale "Quid agis amici mei" (<strong>2013</strong>, in Bar Sei<br />

Divino a Firenze).<br />

Mostra collettiva (<strong>2013</strong>, Taverna degli Artisti a Firenze).<br />

Mostra personale "Dino alle Giubbe Rosse" (<strong>2013</strong>, Caffè<br />

Giubbe Rosse a Firenze).<br />

46 Yuné Hikosaka


Andrea Simoncini<br />

Tra memoria ed immaginario<br />

di Roberta Fiorini<br />

Quella di Andrea Simoncini è una ricerca sempre in progress,<br />

dalle opere su carta, disegni e acquerelli d’inattesa<br />

vena naturalistica, agli oli e tecniche miste, con recenti<br />

intrusioni anche materiche, in rilievo, su tela e su<br />

tavola, di clima metafisico, eppure fedele ad una costante, ispirativa<br />

ed espressiva, che consiste in quell’inconfondibile timbro enigmatico<br />

e teatrale permeante tutta la sua pittura. Le sue figurazioni mettono<br />

in scena il mito, la storia, la spiritualità e insieme vizi e virtù<br />

della contemporaneità, non necessariamente separati ma anzi spesso<br />

sagacemente coniugati in un metamorfismo visivo e di senso. Nel<br />

tempo le forme arcaicizzanti, la sintesi e la plasticità dei volumi, figure<br />

e spazio scanditi dalla luce, sono divenuti emblematici del suo<br />

stile mentre la sua tavolozza, a lungo consacrata ai toni caldi della<br />

terra, ha introdotto di recente una nuova esaltazione del colore che<br />

ora imbeve di nuova energia e dinamismo le composizioni, quasi una<br />

ulteriore contaminazione tra passato e futuro, tra memoria e immaginazione.<br />

Le sue opere mantengono comunque un sapore letterario,<br />

come racconti brevi, ermetici nel congiungere un accento di mistero<br />

ad uno di concretezza e talvolta persino di ironia, consentendo a<br />

profondità e leggerezza di coesistere anziché contrapporsi, secondo<br />

una narrativa pittorica mai immediata o esplicita, meno che mai illustrativa<br />

seppure di un concetto, ma neppure criptica né solipsisticamente<br />

introspettiva. Perché quelle che Simoncini ci porge sono immagini<br />

riflesse (e riflessioni) della confluenza tra “presenze del passato”<br />

e “tempi moderni” come segno di continuità storica, di superamento<br />

dei confini culturali, di fluidità di pensiero.<br />

<strong>La</strong> calunnia, <strong>2013</strong>, olio.<br />

Niobe, <strong>2013</strong>, olio.<br />

Nato nel 1950 a Firenze, dove risiede<br />

ed opera, dopo la maturità ha iniziato<br />

a dedicarsi alla pittura frequentando<br />

lo studio di Mario D’Elia.<br />

Ha esposto in mostre personali, rassegne e<br />

fiere in varie città italiane, conseguendo numerosi<br />

riconoscimenti. Sue opere sono presenti<br />

in gallerie e collezioni private e nella<br />

collezione del Consiglio Regionale della Toscana.<br />

Nel 2012 ha allestito una personale<br />

nell’ambito di ArtExpo Pisa alla Stazione<br />

Leopolda e nei locali della Provincia di Firenze<br />

della Galleria Via <strong>La</strong>rga ed ha partecipato<br />

a “Verso la Terra Promessa” presso la Basilica<br />

della Santissima Annunziata a Firenze.<br />

Nel <strong>2013</strong> la piccola personale presso la sede<br />

della Società di Belle Arti, Circolo degli Artisti<br />

Casa di Dante di Firenze di cui fa parte del<br />

consiglio direttivo e a Bratislava, Palazzo<br />

Palfy della Accademia delle Arti, in rappresentanza<br />

del circolo medesimo.<br />

A dicembre è prevista la mostra personale,<br />

“FormaLuceColore”, presso la Biblioteca<br />

Comunale di San Casciano Val di Pesa.<br />

www.andreasimonciniarte.it<br />

andreasimoncini1@yahoo.it<br />

Andrea Simoncini 47


Dimensione Donna<br />

L’arte al femminile<br />

all'Esplanade di Viareggio<br />

Mara Faggioli<br />

Carla Fossi<br />

Annamaria Maremmi<br />

di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />

Nella suggestiva atmosfera dell’Hotel<br />

Esplanade a Viareggio, situato nella<br />

storica piazza Puccini, affacciata sul mitico<br />

lungomare, sede di manifestazioni<br />

legate al mondo dell’arte curate da Enrico Carlisi,<br />

vice presidente dell’Associazione Culturale Gadarte<br />

di Firenze, è stata inaugurata, domenica 24 novembre,<br />

una rassegna che ha per interpreti le tre pittrici<br />

fiorentine.<br />

Quasi 50 opere vengono proposte nel salotto dedicato<br />

all’arte dello storico residence versiliese e gli<br />

Annamaria Maremmi, Carla Fossi e Mara Faggioli all'Esplanade in occasione dell'inaugurazione<br />

ospiti potranno sostare tra le diverse espressioni e visioni di un mondo<br />

esclusivamente “al femminile”. Ognuna delle artiste propone percezioni<br />

diversificate su temi che spaziano tra tecniche del ritratto, incisioni, delicato<br />

figurativo e composizioni materiche.<br />

<strong>La</strong> mostra è stata presentata e illustrata nei dettagli al pubblico versiliese<br />

dallo storico dell’arte Federico Napoli. L’inaugurazione è avvenuta nell’ambito<br />

di un “mattinèe” culturale tutto al femminile, che ha visto la presentazione<br />

in esclusiva di un libro di narrativa e, a seguire, della “Guida artistica<br />

<strong>2013</strong>/2014” della Versilia; all’appuntamento hanno partecipato numerose<br />

personalità del mondo culturale, l’Associazione Women to be e, naturalmente,<br />

gli ospiti abituali dell’hotel. <strong>La</strong> mostra sarà visitabile in qualsiasi ora<br />

del giorno, e si protrarrà per i mesi di dicembre e gennaio, per concludersi<br />

il 28 febbraio.<br />

Vernissage: Federico Napoli, Annamaria Maremmi, Mara Faggioli, Carla Fossi e Enrico Carlesi<br />

48 Dimensione Donna


Mara Faggioli, Hadas Yaron<br />

Carla Fossi, Il torrente<br />

Annamaria Maremmi, Cavallo baio<br />

TRE PROTAGONISTE<br />

IN VERSILIA<br />

di Federico Napoli<br />

Tre interpreti al femminile - Mara Faggioli, Carla Fossi,<br />

Anna Maria Maremmi - sono le protagoniste della mostra<br />

dal titolo “Dimensione donna”. Nell’elegante contesto che<br />

accoglie l’esposizione, le tre autrici presentano tendenzialmente<br />

immagini di donne, seguendo un preciso tema<br />

lungo il quale si dipana l’intera mostra. Delicati ritratti dagli<br />

intensi sguardi e assorte figure colte in momenti di riflessione<br />

connotano la pittura quasi appartata di Mara<br />

Faggioli, il cui sapore meditativo appare vicino a tante<br />

composizioni poetiche di cui è autrice. Materica, decisa<br />

nel segno e nei materiali appare Carla Fossi, che si muove<br />

dall’incisione alla pittura sempre sostenuta da un segno<br />

netto, seppure l’autrice non di rado faccia trasparire un<br />

sentimento di velata malinconia. Infine, dinamica e vitalistica<br />

è la pittura di Anna Maria Maremmi, scorrevole nel<br />

colore che costruisce lo spazio delineando vigorose immagini<br />

in movimento, fra luci e vaporose rifrazioni, con un<br />

avvertibile senso di libertà. <strong>La</strong> mostra, nelle forme eleganti<br />

dei soggetti presentati trova rispondenza nel fascino<br />

soft della sede espositiva che ancora reca precise tracce<br />

dell’aggraziato stile liberty, nonché rintraccia assonanze<br />

nella vicinanza alla casa che fu di Giacomo Puccini, straordinario<br />

interprete di indimenticabili figure femminili, che in<br />

certa misura riecheggiano proprio in questa mostra.<br />

Dimensione Donna<br />

49


LuigiTamanini<br />

L'ovvietà della rappresentazione pittorica<br />

per arrivare all'essenza del reale<br />

di Daniela Pronestì<br />

Molto Agitato, olio su tavola, cm. 28,6x28,4<br />

Coniglio bianco, coniglio nero, olio su tela, cm. 80x80<br />

Ho davanti, mentre scrivo, la lettura, va ricercata nella latenza e nell’ambiguità<br />

dell’opera. Non si tratta di un caso iso-<br />

foto di un quadro di Luigi<br />

Tamanini. Il titolo Coniglio lato nella produzione pittorica di Tamanini. Da<br />

bianco, coniglio nero stende<br />

anni, da quando ha abbandonato la figurazione<br />

50 Luigi Tamanini<br />

un manto d’innocenza, quasi un’into-<br />

nazione favolistica, su di un soggetto<br />

che risulta, invece, misterioso e inquietante.<br />

Una figura dallo sguardo torvo,<br />

non umana ma d’ispirazione fantastica,<br />

ha tra le braccia la testa insanguinata di<br />

una donna, il cui corpo giace inerme<br />

sull’angolo del letto. Alle loro spalle,<br />

due conigli - uno bianco, l’altro nero -<br />

iperrealista degli esordi, dipinge un mondo<br />

che, pur continuando ad organizzarsi in apparenze<br />

realistiche, si stacca da ogni riferimento<br />

mimetico. E lo scopo è far emergere i desideri,<br />

gli impulsi, le fantasie inconfessabili che<br />

giacciono nel limbo della coscienza, nella<br />

rassegnata accettazione del vivere quotidiano.<br />

Niente nella sua pittura è come appare,<br />

assistono alla scena ignari, forse, di ciò<br />

che sta accadendo. Un senso di violenza<br />

pervade la scena e alimenta l’impressione<br />

di essere spettatori di un efferato<br />

delitto. L’ambientazione irreale ci impedisce,<br />

tuttavia, di sciogliere l’enigma<br />

del quadro, obbligando il nostro sguardo<br />

a spingersi alla ricerca di un dettaglio<br />

che ci aiuti a capire più a fondo. Un<br />

tentativo destinato a fallire, perché la<br />

parte di senso che sfugge ad una prima<br />

Dittico della discordia 1,<br />

olio su tela, cm. 60x60<br />

Abbracadabbra, olio su cartone, cm. 32x30<br />

niente è come dovrebbe essere,<br />

neanche la figura, sottoposta ad<br />

un lento e inesorabile processo<br />

corrosivo indotto dal colore che<br />

cancella la morfologia dei volti e<br />

dei corpi per generare un ibrido tra<br />

l’umano e il ferino. Oltre a questo,<br />

altri elementi richiamano la lezione<br />

baconiana e l’Espressionismo<br />

tedesco: l’estrema libertà con cui<br />

scompone e deforma le immagini;<br />

la potente resa cromatica che alterna<br />

alle tinte piatte e antinaturalistiche<br />

dei fondi le stesure pastose<br />

dei colori mescolati direttamente sulla<br />

tela; la dimensione psicologica del vedere,<br />

per cui l’insieme è un tutto e non la somma<br />

delle singole parti; la tendenza a rappresentare<br />

l’individuo come la maschera e insieme<br />

lo specchio di una naturalità istintiva e per<br />

questo difficilmente controllabile. E tuttavia<br />

la strada scelta da Tamanini conduce ad<br />

un’altra destinazione. Ne è conferma la sottile<br />

vena ironica che fa da sfondo sia alle scene<br />

in cui il conflitto, specie quello tra i due sessi,


Connessioni, olio su tela, cm. 80x80<br />

Ambarab+†..1, dittico, olio su tavola, cm. 35.2x30.1<br />

Dipinge un mondo che,<br />

pur continuando ad<br />

organizzarsi in<br />

apparenze realistiche,<br />

si stacca da ogni<br />

riferimento mimetico<br />

vano dalla letteratura infantile (Ambarabà<br />

ciccì coccò / tre civette sul comò, Abbracadabbra,<br />

Bla bla bla, C’era una volta), dai modi<br />

di dire (Povero diavolo) e dal frasario poetico<br />

o musicale (Amata mia, Molto agitato). Dichiarazioni<br />

a prima vista semplici e rassicuranti<br />

che al contrario rivelano la necessità di<br />

spingersi oltre l’ovvietà delle parole, come<br />

oltre l’ovvietà della rappresentazione pittorica,<br />

per arrivare all’essenza del reale.<br />

Amata mia 1, olio su tela, cm. 20x30<br />

Ambarab+†..2, dittico,<br />

olio su tavola, cm. 30.2x30.1<br />

è il principale motivo ispiratore<br />

- penso, ad esempio, al Dittico<br />

della discordia -, sia a quelle<br />

che, con tono più bonario, raccontano<br />

le piccole grandi contraddizioni<br />

dell’esistenza. Ed è<br />

proprio questo il punto: nutrire la<br />

visione artistica di uno spirito<br />

ludico che non manipoli né eluda<br />

la realtà, ma che, al contrario, la<br />

osservi più da vicino, nel profondo,<br />

come attraverso una lente<br />

d’ingrandimento capace di rendere<br />

visibili le segrete connessioni tra gli eventi. Ogni suo quadro è un progressivo<br />

avvicinamento, mai un approdo definitivo, ad una verità che si nasconde<br />

nella giustapposizione di elementi all’apparenza tra loro disarmonici;<br />

elementi che si dispongono sul piano come in un bassorilievo e che vincono<br />

la bidimensionalità della superficie suggerendo l’idea di uno spazio senza<br />

inizio e senza fine, esperibile all’infinito. Un paradosso visivo che svela la<br />

somiglianza e la parentela tra realtà esteriormente distanti e inconciliabili,<br />

mettendole in relazione l’una con l’altra per mezzo dell’immagine e della<br />

parola usata come chiave di accesso ad una dimensione fantastica. Una pittura<br />

intessuta di traslati, metonimie e intrecci semantici che spesso avvengono<br />

sul piano del linguaggio, come si evince dalla scelta dei titoli, che deri-<br />

Luigi Tamanini, TAM TAM,<br />

nasce a Trento, vive e lavora a Firenze.<br />

Dopo la laurea in Architettura, si dedica<br />

alla pittura frequentando nel capoluogo<br />

toscano l’atelier della pittrice Joke Frima e,<br />

dal 1983 al 1987, la scuola di Disegno e<br />

Pittura dal vero della maestra Nerina Simi.<br />

È socio del Gruppo Donatello. Nel 2001<br />

vince il Premio Fiorino d’Oro, nella sezione<br />

Grafica, e numerose sono le mostre<br />

personali e collettive a cui ha preso parte<br />

dagli anni Settanta ad oggi.<br />

Luigi Tamanini 51


Giampiero Niccoli<br />

Le sue sculture in ferro<br />

esprimono la solida<br />

concretezza dell'intima<br />

natura di chi le ha forgiate<br />

di Daniela Pronestì<br />

In un celebre saggio pubblicato nel 1945, Arturo Martini definiva<br />

la scultura “lingua morta”, mettendo in luce quella che, a<br />

suo dire, era l’incapacità di questa forma d’arte d’interpretare<br />

a pieno le istanze della modernità senza farsi vincolare dalle<br />

pastoie della cultura accademica. Negli anni in cui Martini scriveva,<br />

la pratica scultoria prevedeva già l’uso di materiali diversi da quelli<br />

tradizionali, essendo in atto quel processo che, dalle avanguardie in<br />

poi, ha scardinato il concetto di scultura per accogliere opere d’arte<br />

<strong>La</strong> Croce di Giampiero Niccoli esposta in piazza Mino in occasione della mostra<br />

sviluppo di un percorso che l’ha sempre visto interessarsi alla<br />

bellezza dell’oggetto artigianale, e cioè a quella perfetta unione<br />

di ingegno e fantasia che preserva la funzionalità senza sconfinare<br />

nella gradevolezza e nella serialità. “Seguendo una spinta interiore<br />

mi sono trovato sui sentieri della scultura”, dichiara con<br />

una semplicità così vera e disarmante da far sembrare più che<br />

mai sterili i concettismi di tanta arte odierna, rispetto alla quale<br />

egli mantiene un approccio genuino al fare artistico, unendo intuito,<br />

esperienza e tecnica. <strong>La</strong> mostra fiesonala intitolata Il ferro,<br />

la forma, lo spazio, curata da Gigliola Melani Paciscopi nella Sala<br />

del Basolato dal 7 al 22 settembre scorso, ha evidenziato i momenti<br />

salienti della sua produzione: si va dalle sculture aperte<br />

nello spazio come un<br />

Il Sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato con l'assessore alla Cultura Paolo Becattini, a<br />

sinistra, inaugurano la mostra personale di Giampiero Niccoli, l'ultimo a destra, nella Sala ventaglio a quelle antropomorfe<br />

d’impian-<br />

del Basolato. Al centro, la curatrice dell'esposizione Gigliola Melani Paciscopi<br />

to più orizzontale, per<br />

combinatorie come l’assemblage e l’installazione. Una dilatazione concettuale<br />

e tecnica da cui deriva, oltre al polimorfismo dell’arte contempo-<br />

astratto - geometri-<br />

arrivare alle forme<br />

ranea, la tendenza a favorire la dimensione progettuale dell’opera, affidandone<br />

la realizzazione a un’equipe di specialisti che spesso coadiuva sintesi di materia,<br />

che in cui prevale la<br />

l’artista. Siamo lontani dalla figura tradizionale dello scultore che coltiva spazio e luce. A differenza<br />

degli scultori<br />

un rapporto speciale con la materia delle sue creazioni di cui è ideatore e<br />

insieme esecutore; lontani sì, ma non del tutto, perché sono ancora in che nel secolo scorso<br />

molti quelli che, come l’artista fiesolano Giampiero Niccoli, non ammettono<br />

intromissioni in quello che ritengono essere il risultato di un’opera-<br />

hanno adottato i metalli<br />

poveri per esprimere<br />

la poetica del<br />

<strong>La</strong> Sala del Basolato con le opere e l'acciottolato<br />

di marmo ideato da Gigliola Melani Paciscopi<br />

zione che va portata a termine nella solitudine dello studio. Il suo carattere<br />

schivo, da persona discreta e misurata che apprezza il consenso pur rottame recuperato e riqualificato dall’invenzione artistica,<br />

non cercandolo ad ogni costo, si esprime liberamente nelle sculture in Giampiero Niccoli attribuisce al ferro una nobile bellezza che l’intervento<br />

creativo si limita a disvelare. Gran parte delle sculture<br />

ferro, che hanno la stessa solida concretezza dell’intima natura di chi le<br />

ha forgiate. <strong>La</strong> familiarità con questo materiale è maturata nei tanti anni sono ottenute da una sola lastra metallica, un corpo unico che il<br />

della sua vita dedicati al lavoro artigiano, a cui deve la perizia tecnica che taglio netto e preciso dell’artista trasforma in una complessa armonia<br />

di linee e volumi. <strong>La</strong> sua ricerca però non si ferma alle sole<br />

gli permette di operare con destrezza nella definizione della forma scultorea.<br />

A quest’ultima è giunto non per calcolo, ma seguendo il naturale qualità espressive della materia, ma indaga il rapporto di questa<br />

52 Giampiero Niccoli


con la densità e la profondità dello spazio, chiamando in causa le<br />

capacità percettive del fruitore nel conflitto tra l’apparente bidimensionalità<br />

e la reale tridimensionalità dell’opera. Per apprezzare l’impatto<br />

plastico-volumetrico delle sue creazioni occorre passare da una<br />

visione frontale, in cui emerge la complessa e articolata dialettica di<br />

pieni e di vuoti, a una laterale, che consente di cogliere la reale<br />

espansione spaziale dell’oggetto. L’allestimento della mostra ha previsto<br />

la disposizione delle sculture lungo un percorso fatto di frammenti<br />

marmorei con cui la curatrice ha inteso offrire una riflessione<br />

sul passaggio che nel Novecento ha visto l’arte plastica affiancare ai<br />

materiali nobili quelli di riuso. Una soluzione efficace non solo sul<br />

piano concettuale ma anche su quello visivo, perché se da un lato ha<br />

garantito la piena fruizione delle opere da parte dell’osservatore,<br />

dall’altro le ha esaltate nel contrasto cromatico tra il metallo e il<br />

materiale lapideo. Tra le sculture esposte una in particolare evoca,<br />

attraverso le pagine di un grande libro metallico, le vicende che hanno<br />

segnato la biografia artistica di Niccoli: il sodalizio con il fratello<br />

Gabriele, da sempre al suo fianco nel lavoro di bottega, e l’incontro<br />

con Leopoldo Paciscopi e sua moglie Gigliola Melani, ai quali spetta<br />

il merito di aver riconosciuto subito il suo talento nutrendolo di consigli<br />

e parole di sostegno. <strong>La</strong> mostra allestita a Fiesole sarà ospitata<br />

nella Limonia di Palazzo Medici nel mese di settembre 2014 con il<br />

patrocinio del Comune di Firenze.<br />

Vernissage: Gigliola Melani Paciscopi intervistata da Toscana TV<br />

di Gigliola Melani Paciscopi<br />

Dopo l’esperienza futurista e costruttivista, la scultura si è<br />

avventurata per decenni in sperimentazioni materiche<br />

d’ogni tipo: feltro, polistirolo, spazzoloni colorati, rame,<br />

mattoni, tubi fluorescenti, gommapiuma, stoffe e montagne<br />

di stracci. Abbiamo visto etichettare scultura anche tavolate di<br />

frutta e verdura (al Forte Belvedere di Firenze) o il corpo nudo dello<br />

stesso artista (alla Biennale di Venezia). In un simile affollato panorama<br />

si presenta Giampiero Niccoli con la materia delle sue sculture, la<br />

più elementare, il ferro, ed è bene sottolineare in cosa egli si differenzi<br />

da chi in passato ha già usato quel metallo e con esempi illustri,<br />

come Tatlin e il suo Progetto per il monumento alla Terza Internazionale<br />

del 1919, o Picasso con Il monumento ad Apollinaire del 1928, fatto<br />

di esili fili di ferro saldati a una base di lamiera e realizzato grazie ai<br />

consigli di Julio Gonzáles che aveva appreso la tecnica della saldatura<br />

nelle officine Renault. Non è marginale l’annotare che una simile<br />

Leopoldo Paciscopi con Giampiero Niccoli all'inaugurazione della mostra<br />

eventualità, la pratica alla forgia e al saldatore, ha consentito a David<br />

Smith di conquistare i musei con i Tank Totem e a Richard Serra di<br />

affermarsi con le sue monumentali lastre arrugginite. Queste opere<br />

che ho ricordato, racchiudono in sé stesse le ragioni della loro esistenza.<br />

Chiedono al visitatore solo di essere guardate e meditate. <strong>La</strong><br />

scultura di Giampiero Niccoli, invece, dichiara di voler creare rapporti<br />

fra l’opera, lo spazio e l’osservatore, con l’intento di stabilire con lui<br />

un colloquio fatto di atmosfere, sensazioni, pensieri. E, in quei tagli<br />

che aprono varchi nelle opere, chiede a ognuno di proiettare la propria<br />

contemporaneità, apponendo<br />

titoli che sono veri suggerimenti:<br />

Risveglio, Probabilità,<br />

Guardando oltre, Tensione.<br />

Persino mentre ci sovrasta<br />

con le proporzioni di una croce,<br />

nel titolo avverte che si<br />

tratta di Un dramma umano,<br />

la croce che i popoli e noi tutti<br />

ci trasciniamo addosso. Così<br />

si è andati al di là dell’apparenza.<br />

E nel Libro ritroviamo i<br />

momenti della nostra stessa<br />

vita, come nelle Pagine, delle<br />

quali ci è proposto solo il bordo<br />

esterno e nell’interno uno<br />

spazio assente invita riflettere<br />

su un destino che ci attende<br />

ma che ignoriamo. Dovendo<br />

curare la mostra di Giampiero<br />

Niccoli nel Basolato del<br />

Comune di Fiesole, ho avvertito<br />

l’esigenza di creare una installazione<br />

che mantenesse<br />

vivo il rapporto da lui programmaticamente<br />

voluto fra<br />

le sue sculture e gli osservatori,<br />

ma vi ho considerato anche<br />

l’ambiente in cui dovevano<br />

essere collocate. E’ così<br />

nata l’idea del percorso<br />

sull’acciottolato di marmo,<br />

capace di unire due materie<br />

fondamentali nella storia della<br />

scultura. E il percorso non<br />

l’ho pensato lineare poiché<br />

non lo è l’esistenza e neppure<br />

lo stesso tracciato dell’arte.<br />

Giampiero Niccoli è nato il 13<br />

maggio 1948 a Borgo San<br />

Lorenzo. Si trasferisce a Fiesole<br />

insieme al fratello maggiore<br />

Gabriele e nel 1968 apre con lui la<br />

fucina che definiscono “Bottega del<br />

ferro forgiato” creando i pressuposti<br />

per il suo futuro destino artistico.<br />

Fu osservando e ammirando un<br />

vecchio maniscalco di Luco di Mugello<br />

che, fin da ragazzo, Giampiero<br />

scoprì la sua predisposizione verso<br />

l’arte del forgiare il ferro. Di questo<br />

mestiere più tardi conobbe la storia<br />

e seppe di come i Romani lo avessero<br />

appreso da Galli e Celti e poi via<br />

via si fosse conquistato, nel Rinascimento<br />

toscano, grazie alle opere<br />

di maestri come Niccolò il Grosso<br />

detto il Caparra, il titolo di “nuova<br />

arte maggiore”. Per anni accanto al<br />

fratello Gabriele ne ha esplorato i<br />

segreti, lavorando con lui nella bottega<br />

fiesolana. <strong>La</strong> scoperta della<br />

scultura è arrivata gradualmente,<br />

confortata dall’incoraggiamento di<br />

intellettuali come Leopoldo Paciscopi<br />

e di sua moglie Gigliola Melani.<br />

Della mostra nella Basilica di<br />

Sant’Alessandro, Luigi Cavallo, lo<br />

storico dell’arte che ha illuminato<br />

con i suoi studi l’opera di maestri<br />

come Soffici e Rosai, dichiarò: “L’equilibrio<br />

fra l’ambiente e i ferri del<br />

Niccoli avvantaggiava sia il monumento<br />

sia le opere, che con il loro<br />

rispetto dei vuoti, cioè del silenzio<br />

della materia, parevano forgiate<br />

proprio per essere allogate in quegli<br />

spazi e in quel clima”.<br />

Giampiero Niccoli 53


Prato Natale <strong>2013</strong><br />

Rassegna d’arte contemporanea<br />

8 dicembre <strong>2013</strong> - 6 gennaio 2014<br />

Inaugurazione:<br />

domenica 8 dicembre - ore 11.00<br />

ORE 21.00<br />

SPETTACOLI TEATRALI DELLA COMPAGNIA MALD'ESTRO<br />

(Diretta da Alessandro Calonaci)<br />

Spazio Espositivo Polivalente Interculturale Centro Studi Arti Visive<br />

Presidente Paolo Calamai<br />

Prato - Via San Giorgio, 27<br />

Apertura al pubblico: giorni feriali: 10:00 / 12:00 - 16:00 / 19:00 - Chiuso la domenica<br />

Patrocinio del Comune di Prato Diocesi di Prato Centro Studi Arti Visive www.pratoreporter.it<br />

di Leonardo <strong>La</strong>ndi<br />

Un nuovo appuntamento nello Spazio Espositivo<br />

Centro Studi Arti Visive Spazio Polivalente interculturale<br />

di Prato. “Prato: Natale in Arte” - ideato<br />

da Fabrizio Borghini, con il patrocinio del Comune<br />

di Prato, Diocesi di Prato curato da Roberta Fiorini, Daniela<br />

Pronestì, Paolo Calamai, coordinato da Claudio Caioli e Enrico<br />

Biancalani - riunisce più di cento artisti italiani e stranieri,<br />

prevalentemente operanti in Toscana ma non solo. E se l’alto<br />

numero dei partecipanti attesta il favore riscosso dall’iniziativa,<br />

va detto che, a “rigor di cronaca”, cospicuo è anche quello<br />

delle adesioni degli artisti che non si sono potute accogliere<br />

- per ovvie ragioni organizzative - tanto da pensare già ad un<br />

prossimo secondo evento nel mese di febbraio 2014.<br />

<strong>La</strong> grande rassegna Arte per Strada (<strong>2013</strong>-2014) consente di<br />

incontrare i diversi linguaggi delle arti visive, dalla pittura alla<br />

scultura, la grafica e la fotografia, vetro e ceramica, installazioni,<br />

nella condivisione di un tempo e di uno spazio collettivi<br />

venendo così a creare un palcoscenico carico di suggestioni<br />

nel quale, grazie alla ricca varietà dei singoli contributi<br />

espressivi, si apre, tra e per protagonisti e fruitori, un dialogo<br />

che intreccia astratto e figurativo, segno colore e materia,<br />

reale e virtuale, in un superamento di confini che ben riflette<br />

l’ampia e libera dimensione del fare arte oggi, tendente a valorizzare<br />

il progetto del centro storico della città di Prato, voluto<br />

dal Sindaco Roberto Cenni.<br />

Una veduta dello Spazio Espositivo Polivalente Interculturale<br />

Paolo Calamai e il Sindaco Roberto Cenni inaugurano il Centro Studi Arti Visive<br />

54 Prato Natale <strong>2013</strong>


Artisti presenti alla manifestazione<br />

Andrich Paola<br />

Aringhieri Manola<br />

Babbini Marta<br />

Balbo Ornella<br />

Baroncini Mauro<br />

Baroni Roberto<br />

Bartalesi Riccardo<br />

Bassi Katia<br />

Bazolli Cristina<br />

Beretta Paola<br />

Consorti Lorella<br />

Cortesi Sandra<br />

Crisci Mattia<br />

Danti Grazia<br />

Daresta Pietro<br />

Del Vecchio <strong>La</strong>ura<br />

Di Napoli Grazia<br />

Diotalevi Mario<br />

Dolfi Rita<br />

Facchini Emilio<br />

Martino Gabriella<br />

Masselli Luca<br />

Mauro Domenico<br />

Morozzi Marusca<br />

Nesi Stefania<br />

Nisticò Elisabetta<br />

Pagani Otello<br />

Paladini Sonia<br />

Palla Ermanno<br />

Pallazzoli Ramona<br />

Paolo Calamai, il Sindaco Cenni e l'attore Alessandro Calonaci al Centro Studi Arti Visive<br />

Bernardeschi Claudio<br />

Bettarini Federica<br />

Bianchi Francesca<br />

Bianchi Gianfranco<br />

Bianconi Francesca - Kikaf<br />

Bini Loriana<br />

Bonaffino Dario<br />

Bonanni Luca<br />

Bonechi Eliana<br />

Boni Marco<br />

Bottari Elena<br />

Brandaglia Mario<br />

Bruno Antonio<br />

Busillo Clelia<br />

Cappellini Roberto<br />

Cardenas Fernando<br />

Carraretto Elisabetta<br />

Casalini Massimo<br />

Castagnoli Daniele<br />

Castagnozzi Eleonora<br />

Castellani Lorenzo<br />

Cattani Ornella<br />

Claudio Cavallini - Kevo<br />

Celli Roberto<br />

Ceselli Mauro<br />

Cini Luca<br />

Coccoloni Roberto<br />

Coleschi Alfiero<br />

Falcini Cristina<br />

Fantacci Franco<br />

Fantuzzi Alfonso<br />

Fossati Silvia<br />

Franceschini Marcello<br />

Gabbrielli Giorgio<br />

Galanti Debora<br />

Galletti Paolo<br />

Gambacorta Maria<br />

Gelli Matilde<br />

Gennaioli Stefano<br />

Gérard Alberta<br />

Giussani Maura<br />

Grieco Vincenzo<br />

Guidotti Perla<br />

Guillon Nicole<br />

Ianniciello Vincenzo<br />

Jindackova Helena<br />

<strong>La</strong>zzerini Roberto<br />

Magnolfi Carlo<br />

Magrini Enza<br />

Magrini Paola<br />

Malinconi Giovanna<br />

Mancini Andrea<br />

Mancino Nicola<br />

Manneschi Giuseppe<br />

Marchetti Luigi<br />

Mariotti Stefano<br />

Pergolini Angiolo<br />

Pianadei Silvana<br />

Picci Agnese<br />

Pigolotti Gino<br />

Possenti Elisa<br />

Prosperi Elena<br />

Pubblici Lorella<br />

Rapicano Ferruccio<br />

Remondini Paolo<br />

Ricci Loreno<br />

Ridi Simone<br />

Rindi Luigi<br />

Rocchi Marzia<br />

Roedan Melissa<br />

Salvo Gennarino<br />

Savino Valerio<br />

Sensi Giorgio<br />

Sestini <strong>La</strong>ura<br />

Socci Gabriella<br />

Sordi Silvano<br />

Tambo Rieko<br />

Tanzini Donatella<br />

Vaggelli Sara<br />

Valle Antonia<br />

Veccia Annamaria<br />

Verhalle Nicole<br />

Villani Massimo<br />

Viti Angela<br />

Zanchini Luciana<br />

Prato Natale <strong>2013</strong><br />

55


Sede sociale e direzione<br />

Signa<br />

piazza Michelacci 7 - 50058 Signa<br />

Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />

Filiali<br />

Signa<br />

piazza Michelacci 1-2 - 50058 Signa<br />

Tel. 055 879101 - fax 055 8732067<br />

<strong>La</strong>stra a Signa<br />

via Turati 10-12<br />

50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />

Tel. 055 8720251 - fax 055 8720204<br />

Ponte a Signa<br />

(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />

via S. <strong>La</strong>vagnini 11 - 50055 <strong>La</strong>stra a Signa<br />

Tel. 055 8725268 - fax 055 8725270<br />

San Mauro a Signa<br />

(Comune di Signa)<br />

via della Chiesa 19 - 50050 S. Mauro a Signa<br />

Tel. 055 8739764/5 - fax 055 8739693<br />

Viottolone<br />

(Comune di Scandicci)<br />

via di Castelpulci 3 - 50018 Scandicci<br />

Tel. 055 7310678 - fax 055 720145<br />

Montelupo Fiorentino<br />

via Centofiori 14 - 50056 Montelupo Fiorentino<br />

Tel. 0571 913188 - fax 0571 913216<br />

Malmantile<br />

(Comune di <strong>La</strong>stra a Signa)<br />

via Vecchia Pisana 235<br />

50050 Malmantile (<strong>La</strong>stra a Signa)<br />

Tel. 055 8729244 - fax 055 8784412<br />

Firenze<br />

Piazza della Libertà 32R - 50129 Firenze<br />

Tel. 055 5088114 - fax 055 578832<br />

Sede distaccata<br />

Castelfranco di Sotto<br />

via Provinciale Francesca Nord 78<br />

56022 Castelfranco di Sotto (Pisa)<br />

Tel. 0571 488730 - fax 0571 488740<br />

Sportelli ATM<br />

Signa<br />

Parco dei Renai<br />

Badia a Settimo<br />

(Comune di Scandicci)<br />

via la Comune di Parigi 34<br />

Capannori<br />

Via del Popolo 5<br />

55012 Capannori (Lucca)<br />

Firenze<br />

Nuovo Ospedale San Giovanni di Dio<br />

via Torregalli 3 - 50143 Firenze<br />

Fucecchio<br />

Piazza dei Seccatoi<br />

56<br />

San Miniato<br />

Viale Marconi 20

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