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LuigiTamanini<br />
L'ovvietà della rappresentazione pittorica<br />
per arrivare all'essenza del reale<br />
di Daniela Pronestì<br />
Molto Agitato, olio su tavola, cm. 28,6x28,4<br />
Coniglio bianco, coniglio nero, olio su tela, cm. 80x80<br />
Ho davanti, mentre scrivo, la lettura, va ricercata nella latenza e nell’ambiguità<br />
dell’opera. Non si tratta di un caso iso-<br />
foto di un quadro di Luigi<br />
Tamanini. Il titolo Coniglio lato nella produzione pittorica di Tamanini. Da<br />
bianco, coniglio nero stende<br />
anni, da quando ha abbandonato la figurazione<br />
50 Luigi Tamanini<br />
un manto d’innocenza, quasi un’into-<br />
nazione favolistica, su di un soggetto<br />
che risulta, invece, misterioso e inquietante.<br />
Una figura dallo sguardo torvo,<br />
non umana ma d’ispirazione fantastica,<br />
ha tra le braccia la testa insanguinata di<br />
una donna, il cui corpo giace inerme<br />
sull’angolo del letto. Alle loro spalle,<br />
due conigli - uno bianco, l’altro nero -<br />
iperrealista degli esordi, dipinge un mondo<br />
che, pur continuando ad organizzarsi in apparenze<br />
realistiche, si stacca da ogni riferimento<br />
mimetico. E lo scopo è far emergere i desideri,<br />
gli impulsi, le fantasie inconfessabili che<br />
giacciono nel limbo della coscienza, nella<br />
rassegnata accettazione del vivere quotidiano.<br />
Niente nella sua pittura è come appare,<br />
assistono alla scena ignari, forse, di ciò<br />
che sta accadendo. Un senso di violenza<br />
pervade la scena e alimenta l’impressione<br />
di essere spettatori di un efferato<br />
delitto. L’ambientazione irreale ci impedisce,<br />
tuttavia, di sciogliere l’enigma<br />
del quadro, obbligando il nostro sguardo<br />
a spingersi alla ricerca di un dettaglio<br />
che ci aiuti a capire più a fondo. Un<br />
tentativo destinato a fallire, perché la<br />
parte di senso che sfugge ad una prima<br />
Dittico della discordia 1,<br />
olio su tela, cm. 60x60<br />
Abbracadabbra, olio su cartone, cm. 32x30<br />
niente è come dovrebbe essere,<br />
neanche la figura, sottoposta ad<br />
un lento e inesorabile processo<br />
corrosivo indotto dal colore che<br />
cancella la morfologia dei volti e<br />
dei corpi per generare un ibrido tra<br />
l’umano e il ferino. Oltre a questo,<br />
altri elementi richiamano la lezione<br />
baconiana e l’Espressionismo<br />
tedesco: l’estrema libertà con cui<br />
scompone e deforma le immagini;<br />
la potente resa cromatica che alterna<br />
alle tinte piatte e antinaturalistiche<br />
dei fondi le stesure pastose<br />
dei colori mescolati direttamente sulla<br />
tela; la dimensione psicologica del vedere,<br />
per cui l’insieme è un tutto e non la somma<br />
delle singole parti; la tendenza a rappresentare<br />
l’individuo come la maschera e insieme<br />
lo specchio di una naturalità istintiva e per<br />
questo difficilmente controllabile. E tuttavia<br />
la strada scelta da Tamanini conduce ad<br />
un’altra destinazione. Ne è conferma la sottile<br />
vena ironica che fa da sfondo sia alle scene<br />
in cui il conflitto, specie quello tra i due sessi,