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La TOSCANA - Dicembre 2013

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LuigiTamanini<br />

L'ovvietà della rappresentazione pittorica<br />

per arrivare all'essenza del reale<br />

di Daniela Pronestì<br />

Molto Agitato, olio su tavola, cm. 28,6x28,4<br />

Coniglio bianco, coniglio nero, olio su tela, cm. 80x80<br />

Ho davanti, mentre scrivo, la lettura, va ricercata nella latenza e nell’ambiguità<br />

dell’opera. Non si tratta di un caso iso-<br />

foto di un quadro di Luigi<br />

Tamanini. Il titolo Coniglio lato nella produzione pittorica di Tamanini. Da<br />

bianco, coniglio nero stende<br />

anni, da quando ha abbandonato la figurazione<br />

50 Luigi Tamanini<br />

un manto d’innocenza, quasi un’into-<br />

nazione favolistica, su di un soggetto<br />

che risulta, invece, misterioso e inquietante.<br />

Una figura dallo sguardo torvo,<br />

non umana ma d’ispirazione fantastica,<br />

ha tra le braccia la testa insanguinata di<br />

una donna, il cui corpo giace inerme<br />

sull’angolo del letto. Alle loro spalle,<br />

due conigli - uno bianco, l’altro nero -<br />

iperrealista degli esordi, dipinge un mondo<br />

che, pur continuando ad organizzarsi in apparenze<br />

realistiche, si stacca da ogni riferimento<br />

mimetico. E lo scopo è far emergere i desideri,<br />

gli impulsi, le fantasie inconfessabili che<br />

giacciono nel limbo della coscienza, nella<br />

rassegnata accettazione del vivere quotidiano.<br />

Niente nella sua pittura è come appare,<br />

assistono alla scena ignari, forse, di ciò<br />

che sta accadendo. Un senso di violenza<br />

pervade la scena e alimenta l’impressione<br />

di essere spettatori di un efferato<br />

delitto. L’ambientazione irreale ci impedisce,<br />

tuttavia, di sciogliere l’enigma<br />

del quadro, obbligando il nostro sguardo<br />

a spingersi alla ricerca di un dettaglio<br />

che ci aiuti a capire più a fondo. Un<br />

tentativo destinato a fallire, perché la<br />

parte di senso che sfugge ad una prima<br />

Dittico della discordia 1,<br />

olio su tela, cm. 60x60<br />

Abbracadabbra, olio su cartone, cm. 32x30<br />

niente è come dovrebbe essere,<br />

neanche la figura, sottoposta ad<br />

un lento e inesorabile processo<br />

corrosivo indotto dal colore che<br />

cancella la morfologia dei volti e<br />

dei corpi per generare un ibrido tra<br />

l’umano e il ferino. Oltre a questo,<br />

altri elementi richiamano la lezione<br />

baconiana e l’Espressionismo<br />

tedesco: l’estrema libertà con cui<br />

scompone e deforma le immagini;<br />

la potente resa cromatica che alterna<br />

alle tinte piatte e antinaturalistiche<br />

dei fondi le stesure pastose<br />

dei colori mescolati direttamente sulla<br />

tela; la dimensione psicologica del vedere,<br />

per cui l’insieme è un tutto e non la somma<br />

delle singole parti; la tendenza a rappresentare<br />

l’individuo come la maschera e insieme<br />

lo specchio di una naturalità istintiva e per<br />

questo difficilmente controllabile. E tuttavia<br />

la strada scelta da Tamanini conduce ad<br />

un’altra destinazione. Ne è conferma la sottile<br />

vena ironica che fa da sfondo sia alle scene<br />

in cui il conflitto, specie quello tra i due sessi,

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