You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Giuliano<br />
Ghelli Cinquant’anni<br />
di storia tra pittura<br />
e scultura<br />
di Daniela Pronestì<br />
Cinquant’anni di storia tra pittura e scultura. Cinquant’anni<br />
di passione e dedizione all’arte. Un traguardo importante<br />
a cui Giuliano Ghelli è arrivato senza mai venire meno alla<br />
coerenza e all’onestà del suo lavoro. <strong>La</strong> mostra “50 anni<br />
di viaggio tra pittura e scultura” inaugurata a Firenze venerdì 8 novembre<br />
nelle sale di Palazzo Panciatichi, sede della Regione Toscana,<br />
racconta la sua biografia artistica attraverso una selezione di<br />
opere che vanno dagli esordi ad oggi. Un’occasione unica per ricostruire<br />
le fasi di una storia iniziata nella Firenze degli anni Sessanta,<br />
città allora animata da grandi fermenti culturali e profondamente<br />
divisa tra “consevatori”, ovvero i figurativi, e “progressisti”, cioè gli<br />
astrattisti e quanti seguivano gli esiti della ricerca informale, dell’Espressionismo<br />
astratto americano e dell’arte concettuale. All’epoca<br />
questa categoria d’artisti trovava un punto di riferimento nella Galleria<br />
Numero di Fiamma Vigo, intellettuale raffinata e lungimirante,<br />
portatrice di una visione dell’arte che, precorrendo il polimorfismo<br />
contemporaneo, legittimava sperimentazioni e linguaggi diversi da<br />
quelli tradizionali, a condizione che fossero motivati da ragioni forti<br />
e convincenti. Sulle pagine della sua rivista sono passati artisti<br />
come Capogrossi, Vedova, Pomodoro e Scanavino, mentre la sua<br />
galleria ha accolto, tra gli altri, gli astrattisti classici capeggiati da<br />
Vinicio Berti e Gualtiero Nativi, unico gruppo di avanguardia allora<br />
attivo a Firenze. Intorno a lei gravitava un cenacolo culturale che<br />
univa arte, musica, cinema e letteratura e che contribuiva alla formazione<br />
di una generazione di giovani leve tra cui Giuliano Ghelli.<br />
Del periodo trascorso al seguito di Fiamma Vigo, l’artista fiorentino<br />
ricorda con piacere la grande varietà di stimoli che hanno contribuito<br />
a fare della storica galleria la sua “libera e affascinante università”,<br />
come lui stesso ama dire. Per un giovane di belle speranze e d’indubbio<br />
talento esporre nella sede milanese della Galleria Numero significò<br />
ricevere una prima importante attestazione del suo lavoro, che<br />
all’epoca lo vedeva impegnato in un registro espressivo di tipo<br />
astratto-informale. Sono gli anni delle tempere e dei bottoni su tela,<br />
delle sabbie e dei sugheri, in cui già emerge quella “purezza fiduciosa”<br />
nei valori dell’arte che Giancarlo Oli gli attribuisce nella recensione<br />
critica delle sue opere giovanili. Una tappa fondamentale a cui<br />
fanno seguito, negli anni Settanta, i contatti con l’ambiente artistico<br />
americano, tra Action Painting, New Dada e Pop Art, che consolidano<br />
il suo bisogno di vivere il momento creativo come esperienza libera<br />
e totalizzante. <strong>La</strong> gestualità energica della pittura d’azione, i<br />
combine-paintings di Rauschenberg, i colori acidi e irreali delle icone<br />
pop lo affascinano senza influire però sulla sua produzione, che<br />
fin da subito assume un carattere e una riconoscibilità propri. In questo<br />
periodo si avverte una prima apertura alla figurazione fantastica<br />
con l’introduzione del robot-burattino, che da questo momento in poi<br />
Giuliano Ghelli<br />
11