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Giampiero Niccoli<br />
Le sue sculture in ferro<br />
esprimono la solida<br />
concretezza dell'intima<br />
natura di chi le ha forgiate<br />
di Daniela Pronestì<br />
In un celebre saggio pubblicato nel 1945, Arturo Martini definiva<br />
la scultura “lingua morta”, mettendo in luce quella che, a<br />
suo dire, era l’incapacità di questa forma d’arte d’interpretare<br />
a pieno le istanze della modernità senza farsi vincolare dalle<br />
pastoie della cultura accademica. Negli anni in cui Martini scriveva,<br />
la pratica scultoria prevedeva già l’uso di materiali diversi da quelli<br />
tradizionali, essendo in atto quel processo che, dalle avanguardie in<br />
poi, ha scardinato il concetto di scultura per accogliere opere d’arte<br />
<strong>La</strong> Croce di Giampiero Niccoli esposta in piazza Mino in occasione della mostra<br />
sviluppo di un percorso che l’ha sempre visto interessarsi alla<br />
bellezza dell’oggetto artigianale, e cioè a quella perfetta unione<br />
di ingegno e fantasia che preserva la funzionalità senza sconfinare<br />
nella gradevolezza e nella serialità. “Seguendo una spinta interiore<br />
mi sono trovato sui sentieri della scultura”, dichiara con<br />
una semplicità così vera e disarmante da far sembrare più che<br />
mai sterili i concettismi di tanta arte odierna, rispetto alla quale<br />
egli mantiene un approccio genuino al fare artistico, unendo intuito,<br />
esperienza e tecnica. <strong>La</strong> mostra fiesonala intitolata Il ferro,<br />
la forma, lo spazio, curata da Gigliola Melani Paciscopi nella Sala<br />
del Basolato dal 7 al 22 settembre scorso, ha evidenziato i momenti<br />
salienti della sua produzione: si va dalle sculture aperte<br />
nello spazio come un<br />
Il Sindaco di Fiesole Fabio Incatasciato con l'assessore alla Cultura Paolo Becattini, a<br />
sinistra, inaugurano la mostra personale di Giampiero Niccoli, l'ultimo a destra, nella Sala ventaglio a quelle antropomorfe<br />
d’impian-<br />
del Basolato. Al centro, la curatrice dell'esposizione Gigliola Melani Paciscopi<br />
to più orizzontale, per<br />
combinatorie come l’assemblage e l’installazione. Una dilatazione concettuale<br />
e tecnica da cui deriva, oltre al polimorfismo dell’arte contempo-<br />
astratto - geometri-<br />
arrivare alle forme<br />
ranea, la tendenza a favorire la dimensione progettuale dell’opera, affidandone<br />
la realizzazione a un’equipe di specialisti che spesso coadiuva sintesi di materia,<br />
che in cui prevale la<br />
l’artista. Siamo lontani dalla figura tradizionale dello scultore che coltiva spazio e luce. A differenza<br />
degli scultori<br />
un rapporto speciale con la materia delle sue creazioni di cui è ideatore e<br />
insieme esecutore; lontani sì, ma non del tutto, perché sono ancora in che nel secolo scorso<br />
molti quelli che, come l’artista fiesolano Giampiero Niccoli, non ammettono<br />
intromissioni in quello che ritengono essere il risultato di un’opera-<br />
hanno adottato i metalli<br />
poveri per esprimere<br />
la poetica del<br />
<strong>La</strong> Sala del Basolato con le opere e l'acciottolato<br />
di marmo ideato da Gigliola Melani Paciscopi<br />
zione che va portata a termine nella solitudine dello studio. Il suo carattere<br />
schivo, da persona discreta e misurata che apprezza il consenso pur rottame recuperato e riqualificato dall’invenzione artistica,<br />
non cercandolo ad ogni costo, si esprime liberamente nelle sculture in Giampiero Niccoli attribuisce al ferro una nobile bellezza che l’intervento<br />
creativo si limita a disvelare. Gran parte delle sculture<br />
ferro, che hanno la stessa solida concretezza dell’intima natura di chi le<br />
ha forgiate. <strong>La</strong> familiarità con questo materiale è maturata nei tanti anni sono ottenute da una sola lastra metallica, un corpo unico che il<br />
della sua vita dedicati al lavoro artigiano, a cui deve la perizia tecnica che taglio netto e preciso dell’artista trasforma in una complessa armonia<br />
di linee e volumi. <strong>La</strong> sua ricerca però non si ferma alle sole<br />
gli permette di operare con destrezza nella definizione della forma scultorea.<br />
A quest’ultima è giunto non per calcolo, ma seguendo il naturale qualità espressive della materia, ma indaga il rapporto di questa<br />
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