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Giganti, natura e sogni, 2013, acrilico su tavola, cm. 70x90<br />
più ambiziosa, perché si serve della linea dell’orizzonte per<br />
indicare uno scarto semantico tra il primo piano in cui è<br />
ammessa la presenza dell’uomo e la vastità cristallina del<br />
cielo che si apre sul fondo e che, spesso introdotto da un<br />
prospetto marino, diventa esso stesso un mare da cui<br />
affiorano, in qua e in là, delle piccole isole. <strong>La</strong> finzione,<br />
quindi, non si ferma a ciò che accade sulla scena principale,<br />
ma prosegue nel retropalco dell’immaginazione, tra le<br />
visioni e gli incantamenti che attendono di essere rivelati.<br />
Tornando al racconto di Saramago, potremmo dire che oltre<br />
l’orizzonte si estende lo spazio che allontana i due naviganti<br />
nesiani dall’approdo ultimo del loro viaggio, nonostante<br />
abbiano già da tempo rotto gli ormeggi e sciolto i lacci<br />
terrestri per involarsi sulle rotte del meraviglioso. Non solo<br />
naviganti ma anche musicisti, acrobati, giocolieri, turisti su<br />
auto da corsa che hanno nuvole al posto delle ruote.<br />
Creature poetiche e fragili come il mondo in cui vivono, che<br />
è fatto di sogni, memorie e desideri. Il loro aspetto è<br />
gentile, le guance appena tinte di rosa, le labbra schiuse<br />
per intonare un canto o perché colti da improvviso stupore.<br />
Indossano curiose giacche svolazzanti e cappelli sulle cui<br />
falde crescono, come per effetto di un bizzarro innesto,<br />
distese di alberi oppure oggetti dalla forma strana, come<br />
quelli che ci aspetteremmo di veder uscire dal cilindro di un<br />
mago. Ed è certamente una magia quella che in Giganti,<br />
natura e sogni li rende simili a due enormi isole posta l’una<br />
di fronte all’altra come parti di un più ampio arcipelago. Un<br />
insolito ritratto di coppia, in cui sembra di sentir risuonare<br />
le parole di John Donne: “Nessun uomo è un’isola, intero in<br />
se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte<br />
della Terra”. Una coralità che abbraccia persone e cose,<br />
mutando le prime in pietra e dotando le seconde - penso<br />
alla coppia di cipressi amorosamente stretta sul lato destro<br />
del quadro - di un’attitudine quasi umana. Le variazioni<br />
Orizzonte per due, 2013, acrilico su tavola, cm. 50x70<br />
conformazione del passato - un paesaggio per lo più diurno, in cui la luna,<br />
graziosamente appesa a un filo rosso, ruba il posto al sole, le città sono<br />
piccoli agglomerati di case e cipressi che si ergono su isole erratiche o si<br />
distribuiscono su di uno spazio che diventa sede dell’azione - ad eccezione di<br />
un elemento che segna un’apertura sul piano del significato. Si tratta della<br />
linea dell’orizzonte che fino a ieri l’artista ha risolto con un sapiente rapporto<br />
cromatico luminoso e che oggi, invece, acquista l’evidenza di un tratto che<br />
divide in maniera netta il cielo dalla terra, come a voler scandire la distanza<br />
tra un “qui” e un altrove nel sogno. Se da un lato, quindi, permangono le<br />
“attrezzature” sceniche, i fondali, gli oggetti, le luci - la luna non è forse un<br />
grande faro che illumina il palco - i personaggi che da sempre concorrono al<br />
funzionamento del suo mirabolante teatro del fantastico, dall’altro è come<br />
se, da consumato conoscitore dei meccanismi che regolano la traduzione in<br />
termini pittorici di un immaginario complesso, avvertisse l’esigenza di<br />
spingersi oltre il consueto per allargare i confini di un universo linguistico<br />
lungamente frequentato. Un’esigenza che nelle ultime opere si traduce in un<br />
approfondimento di alcuni valori visivi, primo fra tutti lo spazio, la cui<br />
funzione simbolica non è più quella di rimandare ad una dimensione “altra”<br />
rispetto alla realtà, da cui deriva che il paesaggio naturale o urbano in cui<br />
tradizionalmente i suoi personaggi vivono e agiscono non risponde alle leggi<br />
fisiche del mondo bensì allo spirito anarchico della fantasia, ma si fa ancora Orizzonte invisibile, 2013, acrilico su tavola, cm. 90x70