La TOSCANA - Gennaio 2014

Percorsi
In mostra al
Gruppo Donatello
le opere di
Monica Giarrè
di Giulia Ballerini
Si dice che le pitture siano come storie illustrate con i
loro simboli e significati, è sufficiente decodificarli
affinché ci parlino da soli e li possiamo comprendere.
La poetica delle opere di Monica Giarrè nasce da un
bisogno interiore di esprimere sulla tela i propri valori fondanti,
ma con una maniera per lei inspiegabile, inconscia, quasi automatica.
Eppure i codici della sua pittura sono in chiara evidenza:
gli amati animali domestici, il proprio gatto e il cane, temi ricorrenti
accanto all’immagine della donna (spesse volte è la pittrice
stessa) e della maternità, sono i protagonisti assoluti del suo intimo
mondo pittorico.
Da un inizio (2001-2002) legato ad una maniera tradizionalmente
più figurativa, con una condotta pittorica sfrangiata e libera, quasi
espressionistica, Monica Giarrè ha iniziato a rinsaldare maggiormente
le forme, specialmente nelle nature morte (siamo nel 2006-
2007), in cui si avvertono echi della lezione cézanniana, con una
Tobia
Pinocchio
linea di contorno più spessa e un disegno più sintetico: è qui che
emerge quella volontà di ricostruire le forme precedentemente
quasi smaterializzate da una pennellata molto aperta. L’impianto
compositivo sempre più rigoroso e le campiture di colore progressivamente
più definite nei lavori della fine degli anni Duemila contengono
già in nuce le scomposizioni geometriche che emergeranno
nelle opere dal 2010 ad oggi, che sono il tratto saliente dello
stile di Monica. Un percorso, il suo, che è indice non solo di una
ricerca in continuo movimento, ma anche di una sensibilità profonda
che ha portato ad una evidente crescita professionale. Monica
Monica Giarrè
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