A T T U A L I T À ci debbano portare avanti un reparto <strong>di</strong> 30 letti, facendo la visita, assicurando la continuità assistenziale, facendo <strong>di</strong>missioni e accettazioni, day hospital, ambulatorio, <strong>di</strong>missioni protette e guar<strong>di</strong>e inter<strong>di</strong>visionali festive e notturne. • prevedere criteri rigorosi per l’accre<strong>di</strong>tamento e maggiori controlli da parte degli organi preposti • prevedere corsi <strong>di</strong> formazione permanente sulla comunicazione per me<strong>di</strong>ci e personale <strong>di</strong> assistenza • attivare Comitati aziendali che controllino l’operato <strong>dei</strong> Direttori Generali e che garantiscano l’efficienza e l’appropriatezza della catena organizzativa <strong>di</strong> cui il me<strong>di</strong>co è solo l’anello terminale • istituire Collegi arbitrali per comporre conflitti me<strong>di</strong>co-legali e la preliminare obbligatorietà del percorso <strong>di</strong> conciliazione stragiu<strong>di</strong>ziale -affidare le perizie ad un collegio <strong>di</strong> CTU piuttosto che a uno solo, visto che nel l’87% <strong>dei</strong> casi la sentenza si basa sulla perizia del consulente tecnico d’ufficio -costituire un Albo <strong>di</strong> CTU in cui confluiscano solo periti esperti, competenti, aggiornati, <strong>di</strong> alto profilo professionale ma soprattutto coscienziosi I me<strong>di</strong>ci non si vogliono sottrarre al giu<strong>di</strong>zio ma vogliono essere giu<strong>di</strong>cati da periti <strong>di</strong>ligenti e scrupolosi. Vogliono vedere perizie in cui il CTU abbia ricostruito il percorso clinico e non abbia tratto conclusioni sommarie dedotte da un unico dato scollegato dalla tempistica e dal contesto clinico. Non è raro che due CTU <strong>di</strong>versi, su <strong>di</strong> uno stesso caso, giungono a conclusioni <strong>di</strong>ametralmente opposte. A questo punto, tornerei alla domanda : perché l’ errata percezione che il me<strong>di</strong>co sia più incline all’errore che alla cosa giusta Perché le denunce per “malpractice” vera o presunta, sono in vertiginoso aumento Abbiamo visto che le motivazioni sono molteplici e non possono essere semplicisticamente attribuite all’ amplificazione <strong>dei</strong> me<strong>di</strong>a o alla <strong>di</strong>storsione del sistema. Nella crisi del rapporto me<strong>di</strong>co/paziente, nella delegittimazione della figura del me<strong>di</strong>co c’è qualcosa <strong>di</strong> più profondo, altrimenti perché il paziente dovrebbe continuare a rivolgersi al me<strong>di</strong>co piuttosto che a un mago o ad uno stregone La società attuale esorcizza dolore, vecchiaia, morte e non riconosce verità assolute se non quelle economiche e quelle me<strong>di</strong>atiche. La malattia invece, ci costringe a ricordare che siamo mortali, per questo si è portati ad attribuire ai me<strong>di</strong>ci quella “sacralità” che in altri contesti veniva attribuita a sacerdoti e santi. E’ forse a causa <strong>di</strong> questa impropria attribuzione che ci si attende dai me<strong>di</strong>ci la certezza della guarigione. Essendo venuta a mancare, come scrive il filosofo Galimberti, la fede nella sopravvivenza ultraterrena, abbiamo sostituito la richiesta della salvezza con una più abbordabile richiesta <strong>di</strong> salute, senza tenere conto che il sapere me<strong>di</strong>co ha limiti precisi sconosciuti alla fede. Non ci si vuole arrendere al fatto che le conoscenze me<strong>di</strong>che possono solo evitare i mali evitabili ma non garantire l’immortalità che in fondo tutti vorremmo. Quando questa speranza s’infrange, allora scatta il sentimento <strong>di</strong> vendetta verso il me<strong>di</strong>co che non ha sod<strong>di</strong>sfatto le nostre aspettative. Reiterati cortei, manifestazioni, raduni ecc. che si svolgono con frequenza ormai quasi quoti<strong>di</strong>ana nella nostra città rendono impossibile la vita e comportano per noi me<strong>di</strong>ci pericolosi ritar<strong>di</strong> nell’assistenza ai pazienti. Qualche tempo fa abbiamo rappresentato tale problematica anche al Sindaco Alemanno. Invitiamo tutti i colleghi che nell’esercizio delle loro funzioni sono stati coinvolti o possono riferire in merito a <strong>di</strong>sservizi nell’assistenza domiciliare o nel trasporto con ambulanza <strong>di</strong> pazienti agli ospedali causati da tali <strong>di</strong>mostrazioni a segnalare le <strong>di</strong>sfunzioni all’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>. (e.mail: segreteria.me<strong>di</strong>ci@or<strong>di</strong>neme<strong>di</strong>ciroma.it) bollettino o.m.c. e o. <strong>di</strong> roma - n. 5/2009 14
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