Matematica e didattica della matematica
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MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA<br />
Ana Millán Gasca<br />
estremamente semplici con strumenti semplici, procedendo per tentativi, mettendo all’opera i primi<br />
tentativi di schematizzare la situazione con un disegno, un diagramma, una notazione con lettere e<br />
nel quale si impara a discutere i problemi, iniziando dalla comprensione dell’enunciato, dalla difesa<br />
di una certa strategia, alla critica del risultato e all’eventuale modifica <strong>della</strong> strategia per evitare<br />
l’errore. Questo lavoro permetterà di apprezzare il valore del linguaggio algebrico nella scuola<br />
media inferiore, mantenendo nel contempo la mente aperta a problemi più complessi o che<br />
richiedono altre tecniche di risoluzione.<br />
ESERCIZIO 7. 6 Trovi i problemi fra quelli degli esempi 7. 4 a 7.16 suscettibili di una risoluzione con<br />
gli strumenti dell’algebra.<br />
È essenziale quindi proporre agli alunni veri e propri problemi. Alle volte è possibile<br />
identificare dei problemi nelle attività stesse che i bambini svolgono: bisogna ripartire le pizzette,<br />
oppure organizzare i turni, o mettersi in fila per due, oppure pagare un contributo per pagare<br />
l’autobus per andare in gita. Altre volte i problemi possono partire da un articolo di giornale letto<br />
dall’insegnante mentre sta arrivando a scuola. Ma anche i problemi scolastici dei sussidiari, i<br />
problemi “tradizionali” forniscono molti buoni esempi (tutti gli esemi 7.4 a 7.16, e molti problemi<br />
proposti nelle lezioni di questo corso provengono da buoni manuali scolastici).<br />
Ricordiamo per concludere le conseguenze negative di un atteggiamento rinunciatario nei<br />
confronti dell’attività di risoluzione dei problemi. Il continuo proporre e riproporre “falsi problemi”<br />
o “esercizi camuffati” può essere motivato, alle volte, dalla paura di far sperimentare ai bambini la<br />
paura, la “vertigine” di un problema vero. Vediamo alcuni tipiche idee e comportamenti dei<br />
bambini che sono proprio l’eco di questa paura, quando l’insegnante non ha lavorato su di essa,<br />
facendola diventare uno stimolo:<br />
– esiste un unico modo di risolvere un problema<br />
– ci vuole solo qualche minuto per risolvere un problema<br />
– ogni problema si risolve con una operazione (o forse due)<br />
– la chiave del successo nella risoluzione dei problemi sta in una parola chiave che<br />
appare nella domanda, che è l’ultima frase.<br />
La paura del problema si manifesta anche sotto altre vesti:<br />
– la convinzione che ci vuole un’idea immediata e geniale (quindi fuori <strong>della</strong> portata<br />
dello studente) e l’esclusione a priori dei tentativi<br />
– la rimozione di un fase molto importante nella risoluzione dei problemi, ossia la<br />
valutazione del risultato, eventualmente la verifica del risultato, che permette anche di<br />
riconsiderare il problema prima di riuscire a risolverlo: spesso gli studenti si<br />
nascondono sotto la frase: “non avevo tempo a disposizione per controllare”.<br />
7.4 I problemi con i bambini prima <strong>della</strong> scuola dell’obbligo<br />
Nel 1986 lo psicologo inglese Martin Hughes pubblicò un libro intitolato Children and<br />
number in cui presentava le ricerche da lui condotte, anche insieme ad altri collaboratori, relative<br />
alle concezioni numeriche dei bambini molto piccoli. Lo scopo di Hughes era quello di mettere in<br />
discussione le idee sostenute sulla scia <strong>della</strong> ricerca di Jean Piaget sul fatto che i bambini prima dei<br />
7 anni non avevano alcuna comprensione di due operazioni aritmetiche basilari: addizione e<br />
sottrazione. Hughes sottolineava che egli era stato in grado di emergere – e dovremmo aggiungere<br />
anche in grado di sviluppare e approfondire – la comprensione del numero da parte dei bambini<br />
molto piccoli proprio perché aveva creato occasioni di esperienza numerica che “avevano senso”.<br />
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