Matematica e didattica della matematica
Matematica e didattica della matematica
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MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA<br />
Ana Millán Gasca<br />
Anche la risoluzione dei problemi, che formava parte tradizionalmente <strong>della</strong> <strong>matematica</strong><br />
scolastica, sembrava destinata a scomparire oppure a subire una profonda trasformazione. Tuttavia,<br />
nella scuola la <strong>matematica</strong> moderna o “insiemistica” provocò enormi difficoltà per gli studenti e<br />
polemiche e discussioni fra genitori, educatori e teorici. Quindi, a partire dagli anni Novanta si<br />
tornò a difendere i problemi tradizionali e a rivalutare la geometria elementare e i suoi problemi. A<br />
questo punto, però, dei problemi tradizionali sono stati sottolineati due aspetti:<br />
– il primo è il valore pratico dei problemi, non già nelle attività tecniche e pratiche, ma nella<br />
vita quotidiana del cittadino. Secondo i difensori di questo punto di vista, i problemi danno un senso<br />
all’insegnamento <strong>della</strong> <strong>matematica</strong> nella scuola dell’obbligo il cui scopo è soltanto quello di fornire<br />
gli strumenti necessari al futuro cittadino, per leggere i giornali, per capire i meccanismi elettorali,<br />
per valutare l’interesse e le spese del conto in banca, per pagare le tasse, per interpretare una cartina,<br />
per giocare consapevolmente la schedina e così via. Questa è la <strong>matematica</strong> del cittadino, la<br />
<strong>matematica</strong> delle percentuali (un tipico gruppo dei problemi di proporzionalità) dei cui limiti ci<br />
siamo occupati nella lezione 2. Nel corso di questa lezione abbiamo visto che il ruolo dei problemi<br />
nell’insegnamento <strong>della</strong> <strong>matematica</strong> va ben oltre il loro aspetto utilitario.<br />
– il loro valore “cognitivo” dei problemi, ossia il suo ruolo per sviluppare presunte abilità<br />
cognitive pure (le competenze), le quali sarebbe il nucleo dell’educazione, la quale deve girare<br />
attorno alle competenze e non attorno alle delimitazioni tradizionali delle discipline. Secondo<br />
questo punto di vista, si risolvono problemi di <strong>matematica</strong> non per assimilare i concetti basilari <strong>della</strong><br />
<strong>matematica</strong>, come numero, frazione, divisione, retta, intersezione e così via, ma per sviluppare le<br />
competenze che ruotano attorno al cosiddetto “problem solving”. La <strong>matematica</strong>, quindi, non è una<br />
delle discipline che contribuiscono alla formazione <strong>della</strong> mente, ma si deve dissolvere in<br />
formazione <strong>della</strong> mente, insieme alle altre discipline.<br />
Queste oscillazioni nella visione dell’insegnamento <strong>della</strong> <strong>matematica</strong>, e soprattutto i rischi<br />
che la distorsione <strong>della</strong> tradizione e <strong>della</strong> perdita del buon senso comportano per la qualità<br />
dell’istruzione, sono ben illustrate, in chiave di humour, da una vecchia storia, che è circolata anche<br />
in Francia nel passato, e che è stata rispolverata fra gli insegnanti spagnoli, e anche ripresa dal<br />
giornale «ABC» nel suo ABC de la educación (“El problema de las patatas”, ABC, martedì<br />
31/10/95, p. 77). Con questa storiella concludiamo la lezione: essa presenta varie “formulazioni” di<br />
uno stesso problema matematico elementare negli anni 1965-75, che corrispondono alle varie<br />
sollecitazioni di cui abbiamo parlato, alcune interne alla <strong>matematica</strong> (l’introduzione del linguaggio<br />
matematico “moderno”) e altre culturali, derivate anche dall’influsso delle tendenze nella pedagogia<br />
e nelle scienze umane (la tendenza a sostituire il vecchio insegnamento selettivo con quello<br />
comprensivo, allungando la scolarizzazione obbligatoria, e la conseguente trasformazione <strong>della</strong><br />
<strong>matematica</strong> scolastica in <strong>matematica</strong> del cittadino) le conoscenze acquisite possano essere utilizzate<br />
effettivamente nelle circostanze reali <strong>della</strong> vita dello studente — e politiche.<br />
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