Matematica e didattica della matematica
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MATEMATICA E DIDATTICA DELLA MATEMATICA<br />
Ana Millán Gasca<br />
7.2 Il problema come chiave <strong>della</strong> ricerca nella <strong>matematica</strong> greca<br />
La parola «problema» è usata oggi in molti contesti (non solo in <strong>matematica</strong>) e con molti<br />
significati. Nell’uso comune, spesso fa riferimento a un ostacolo, a una difficoltà. Alcune volte, ad<br />
esempio nelle scienze sociali, viene attribuita ad essa un significato estremamente generale: si dice<br />
che ogni attività umana è un risolvere problemi, identificando così “problema” con “compito” o<br />
“attività” da svolgere e identificando il “risolvere problemi” con le decisioni che un essere umano<br />
prende e le operazioni che esegue per svolgere tale compito o attività. In tempi recenti, le scienze<br />
cognitive hanno rivolto molta attenzione ai processi mentali che sono coinvolti nella soluzione di<br />
problemi matematici e no.<br />
Torniamo però alle origini, all’etimologia di questa parola, per capire meglio il suo<br />
significato nell’ambito nel quale è stata usata originariamente, ossia in <strong>matematica</strong>. Problema è una<br />
parola di origine greca, che deriva da un verbo greco che significa “mettere avanti, proporre”. Un<br />
problema è una questione proposta, un quesito di cui si richiede la soluzione, partendo di solito da<br />
elementi noti. La <strong>matematica</strong> greca si è sviluppata accumulando idee, concetti e metodi volti a<br />
risolvere problemi come il seguente, che risale a Ippocrate di Chio, un autore del V secolo a.C.<br />
È possibile trovare o costruire un quadrato di area uguale alla seguente figura a forma di<br />
lunula<br />
Negli Elementi di Euclide si chiamano problemi tutte quelle proposizioni o quesiti che richiedono di<br />
determinare o costruire punti o figure geometriche che soddisfino condizioni specificate: sono i<br />
problemi di costruzione o di determinazione. Per esempio:<br />
Costruire un triangolo equilatero su una retta finita data (Libro I, prop. 1)<br />
Porre in un punto dato una retta uguale a una retta data (Libro I, prop. 2)<br />
Dividere in due parti un angolo rettilineo dato (Libro I, prop. 9)<br />
Dividere in due parti una retta finita data (Libro I, prop. 10)<br />
Tracciare una linea retta perpendicolare a una retta infinita data da un punto che non sia in<br />
essa (Libro I, prop. 12)<br />
Costruire un quadrato uguale a una figura rettilinea data (Libro II, prop. 14)<br />
Tutti i problemi che si trovano negli Elementi di Euclide sono risolubili con riga e compasso,<br />
ossia richiedono soltanto il tracciamento e la mutua intersezione di rette e circonferenze. Anche<br />
questi problemi <strong>della</strong> geometria classica si possono esprimere con il linguaggio dell’algebra: ad<br />
esempio, i problemi <strong>della</strong> geometria piana si esprimono con il linguaggio dell’algebra associando ad<br />
ogni punto del piano una coppia di coordinate cartesiane (x,y). Quindi la condizione di un problema<br />
risolubile con riga e compasso si può esprimere attraverso un’equazione algebrica di secondo grado.<br />
Nell’idea greca di problema di costruzione si trova un’eco dei quesiti <strong>della</strong> <strong>matematica</strong> pratica<br />
di tipo geometrico (tracciato o disegno di punti, rette e figure, equivalenza di figure ossia<br />
uguaglianza di aree), ma il punto di vista si trasforma radicalmente. Nel tipo di quesiti considerati<br />
dai geometri greci scompare l’aspetto pratico o utile. Diventano invece essenziali due altri aspetti.<br />
In primo luogo, viene esaltato l’aspetto di “sfida alla ragione” <strong>della</strong> domanda posta:<br />
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