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Le<br />

interviste!<br />

Creep<br />

Advisor<br />

SERGIO ORICCI<br />

Segue...<br />

5) Che rapporto ha, per te, l’immaginario orrorifico con la realtà Per per quale motivo hai scelto di<br />

scrivere horror<br />

Il motivo è che mi diverte. Non dovrei dirlo, perché l'horror dovrebbe spaventare. Ma quando scrivo<br />

horror, finisce sempre con un risultato più “leggero” rispetto a quello che viene fuori quando scrivo altro.<br />

Trovo che l'horror che si prende sul serio sia tremendamente noioso, e che non funzioni. Quindi<br />

quando ho bisogno di scrivere per divertirmi, seguo il consiglio di Richard Laymon (e di Wes Craven) e<br />

urlo “più sangue!”, anche quando ce n'è già più del necessario.<br />

6) Quando scrivi utilizzi una scaletta o lasci che sia la storia a proseguire il suo corso, senza schemi<br />

Il metodo è sempre diverso. Dipende da cosa sto scrivendo. A volte ci può essere molto da lavorare<br />

sul linguaggio, altre sulla documentazione, altre ancora sulla struttura o sulla storia vera e propria. In<br />

realtà c'è sempre da lavorare su tutti questi aspetti, ma l'approccio e le priorità cambiano continuamente.<br />

Comunque una scaletta in testa c'è, ma resto aperto a modificare anche le poche certezze che ho<br />

all'inizio.<br />

7) Anche questa è una domanda di rito che stiamo ponendo a tutti i nostri giurati: quali sono, secondo<br />

te, gli accorgimenti da seguire per scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che<br />

intendono partecipare al nostro concorso.<br />

Leggete molto. Non necessariamente horror, o comunque non solo. I classici vanno benissimo, ma<br />

non bastano. Ricordatevi che, nel momento in cui iniziate a battere sulla tastiera, state producendo<br />

narrativa contemporanea, che verrà letta – si spera – da vostri contemporanei. Questo vale per qualsiasi<br />

cosa si voglia scrivere.<br />

Per quanto riguarda l'horror nello specifico, io mi terrei lontano dalle figure “tradizionali” del genere. <strong>È</strong><br />

molto difficile gestirle senza cadere nei soliti luoghi comuni. Ma in fondo è un luogo comune anche<br />

questo, adesso che ci penso.<br />

Pag. 29

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