È-Magazine-n°2pdf1
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Le<br />
interviste!<br />
Creep<br />
Advisor<br />
YURI ABIETTI<br />
Segue...<br />
5) Qual è la “figura orrorifica” che preferisci, tra le tante di cui si è parlato nei secoli<br />
I fantasmi sono un fenomeno che mi ha sempre affascinato, fin da bambino. Sono totalmente scettico in materia<br />
e non credo in nulla di sovrannaturale, ma non posso fare a meno di essere particolarmente spaventato da queste<br />
figure diafane e misteriose. Posso vedere film di possessioni demoniache o di serial killer senza battere ciglio, ma<br />
provate a farmi rivedere “The Others” da solo in casa la sera e mi vedrete contorcermi sulla sedia come un ragazzino.<br />
Non so perché, ma è così. Non trovo particolarmente affascinanti i vampiri – ritengo che Anne Rice abbia detto<br />
tutto ciò che c’era da dire nella rivisitazione moderna della figura – né lupi mannari – che sono diventati, a quanto<br />
pare, più l’oggetto di fascinazione adolescenziale femminile che non i mostri sanguinari e incontrollabili che erano<br />
un tempo, o altre figure “classiche”. Mi inquieta moltissimo un’altra figura, che infatti ho usato sia nel disco che<br />
nel libro che ho finito di scrivere, che è quella dell’Uomo Magro… non è una figura universalmente riconosciuta eppure<br />
la descrizione di una creatura nera e filiforme, simile a un’ombra lunga, che si muove ai limiti della percezione<br />
visiva è qualcosa che ritorna in tantissimi racconti e in molte culture (basti pensare al fenomeno dello Slenderman<br />
recentemente comparso in rete). Io, per un certo periodo, ho sperimentato in prima persona le visite di questo essere<br />
inquietante e ho pensato bene di esorcizzarlo “bloccandolo” nei miei sforzi letterari e musicali. Sicuramente, si<br />
tratta solo di casi di “pareidolia” o di errori di interpretazione nella visione periferica, tuttavia un incontro ravvicinato<br />
con il “Gaunt Man” – come viene chiamato nell’album – è una cosa decisamente snervante. In generale, mi inquietano<br />
lo cose misteriose e che non hanno una spiegazione chiara, le ombre, le figure innaturali, gli accadimenti inspiegabili.<br />
I mostri troppo radicati nella tradizione perdono di fascino proprio perché troppo noti e “spiegati” in ogni<br />
minimo dettaglio.<br />
6) Se dovessi scegliere 5 libri horror da salvare dall’Apocalisse Zombie (per restare in tema horror), quali porteresti<br />
con te<br />
Ah, questa è una domanda davvero difficile. Uno dei libri da salvare, secondo me, è sicuramente “It” di Stephen<br />
King. Il volume con le opere complete dei “Miti di Cthulhu” di Lovecraft non può certo mancare, così come non potrei<br />
mai lasciarmi dietro l’antologia di storie di fantasmi di M. R. James (“L’acquaforte” è stato uno degli spunti di<br />
ispirazione per il mio racconto “Il Quadro”, mentre “Fischia e verrò da te” è uno dei miei racconti horror preferiti di<br />
sempre). Salverei, probabilmente, “The Ring” di Koji Suzuki – più volte portato al grande schermo con alterne fortune<br />
– per l’originalità della trama e delle trovate narrative. Infine, anche se non è esattamente un romanzo horror –<br />
almeno non solo – mi porterei dietro certamente una copia di “Casa di Foglie” di Mark Z. Danielewski, uno dei libri<br />
più incredibili, originali e sconvolgenti che abbia mai letto.<br />
7) Altra domanda che stiamo ponendo a tutti i giurati: quali sono, secondo te, gli accorgimenti da seguire per<br />
scrivere una buona storia horror Dai qualche consiglio agli autori che intendono partecipare al nostro concorso.<br />
Se un romanzo è un film, un racconto può essere una puntata di “Ai confini della realtà” o addirittura un videoclip,<br />
uno spot televisivo. E in uno spazio narrativo così breve, tutto deve essere costruito attorno a una singola idea<br />
forte. I colpi di scena sono una cosa importante ma non devono essere ricercati a tutti i costi: l’atmosfera è la caratteristica<br />
distintiva di una buona storia di paura, a mio parere. Se mentre leggo comincio a sentire una certa inquietudine,<br />
allora so che l’autore mi sta portando da qualche parte e vengo agganciato pagina dopo pagina. Ogni storia<br />
è diversa, naturalmente: alcune si basano quasi solo sul colpo di scena finale, altre sull’atmosfera, altre su uno o<br />
più personaggi particolari o su una situazione insolita. Ma credo che, soprattutto nell’orrore, la cosa da evitare<br />
come la peste sia la noia. La noia è il peccato capitale dell’horror: un racconto (o un libro o un film) possono avere<br />
moltissimi difetti, ma se risultano noiosi sono decisamente un fallimento da parte dell’autore. L’altra cosa da evitare<br />
sono i luoghi comuni, per il semplice motivo che impediscono qualsiasi forma di meraviglia e di interesse e fanno<br />
ripiombare nella noia. Quale che sia il genere, la cosa importante è essere sinceri e onesti e avere qualcosa di<br />
personale da aggiungere al tema che si sta trattando.<br />
Grazie ancora per lo spazio e per avermi selezionato come giurato e in bocca al lupo a tutti gli autori!<br />
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