04.02.2015 Views

È-Magazine-n°2pdf1

È-Magazine-n°2pdf1

È-Magazine-n°2pdf1

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Consigli di<br />

scrittura!<br />

Scatoloni<br />

In soffitta<br />

VENTICINQUE COSE CHE SI DOVREB-<br />

BERO SAPERE SUI DIALOGHI secondo<br />

Chuck Wendig:<br />

1- il dialogo è facile: gli occhi ci scivolano sopra<br />

come il burro scivola su un cofano rovente. Il che significa:<br />

usatelo un sacco.<br />

2- facile non significa non-complicato: ci piace<br />

leggere dialoghi perché è facile, non perché è<br />

stupido. il dialogo è veloce, rispondiamo bene al dialogo<br />

perché siamo umani e in quanto tali parliamo<br />

un sacco. Ma facile non significa non-complicato o<br />

non-difficile, il dialogo porta in sé tutti gli aspetti<br />

dell’esperienza narrativa.<br />

3- minimalismo: non infiocchettate e infiorettate<br />

i vostri dialoghi. Usate “disse” e “chiese” il 90% delle<br />

volte. Gli avverbi infilati in mezzo a un dialogo fanno<br />

piangere i coniglietti. Il dialetto e lo slang sono fiocchetti<br />

fastidiosi da leggere.<br />

4- conosci le regole: impara come si struttura<br />

visivamente un dialogo, impara a usare le virgole in<br />

relazione alle virgolette.<br />

5- usalo per dare il ritmo: se vuoi che la tua storia<br />

vada più veloce, usa i dialoghi. Come sopra, i dialoghi<br />

si leggono facilmente. Vuoi rallentare Basta<br />

dialoghi. Le cose si fanno più movimentate Più dialoghi.<br />

Corri, frena, corri, frena.<br />

6- la forma determina la velocità: il dialogo corto<br />

e veloce fa andare la storia veloce, i dialoghi lunghi<br />

sono più lenti. Vuoi creare tensione Dialogo veloce<br />

e corto. Vuoi creare mistero Più lungo, più<br />

ponderato. Vuoi annoiare a morte i tuoi lettori Fai<br />

fare a un personaggio un comizio pieno di infodump.<br />

7- il dialogo che spiega è una bella scarpetta<br />

di cemento: una delle funzioni del dialogo è di portare<br />

informazioni nella storia (agli altri personaggi) e<br />

fuori della storia (al lettore). L’infodump è la via più<br />

facile per farlo, e per farti odiare. Non fare personaggi<br />

che tengono comizi o sermoni, fagli avere delle<br />

conversazioni. Domande. Risposte. Limita le informazioni<br />

che hanno, dagli solo alcuni pezzi del<br />

puzzle e lascia che ci arrivino. Falli riluttanti a rivelare<br />

quello che sanno.<br />

8- mostrare dicendo: ill dialogo è un modo migliore<br />

per trasmettere informazioni che non dirle tu ai<br />

tuoi lettori. Il dialogo sembra che violi la regola sacra<br />

dello show don’t tell, ma in realtà è uno show through<br />

telling. Riveli cose attraverso il dialogo senza che<br />

un personaggio le dica. Se ci riesci.<br />

9- la verruca sulla punta del naso: il dialogo<br />

“sul naso” è quello in cui un personaggio dice esattamente<br />

come si sente e cosa vuole, per dare ai lettori<br />

le informazioni di cui hanno bisogno. Quando il<br />

cattivo rivela il suo piano malvagio, è “sul naso”. Vivremmo<br />

in un mondo migliore se tutti nella vita reale<br />

parlassimo “sul naso”, ma noi stiamo scrivendo storie.<br />

I personaggi, così come la gente reale, rivelano<br />

le cose senza dirle.<br />

10- le parole sotto le parole: testo contro sottotesto.<br />

Significato che esiste a prescindere da cosa<br />

viene detto. L’esempio migliore del mondo: dire “sto<br />

bene”. Ditelo con la mascella contratta. Ditelo rovesciando<br />

gli occhi. Ditelo sibilando. Non avrete migliore<br />

esempio di due parole che intendono qualcosa di<br />

completamente diverso da quello che dicono.<br />

“Sto bene” è un codice. Significa “sì, qualcosa<br />

non va, ma non voglio parlarne, anche se in realtà<br />

voglio parlarne, ma tu dovresti già sapere cosa c’è<br />

che non va”.<br />

11- non fissate il cadavere dietro la tenda: il<br />

dialogo è più un gioco a nascondere che a rivelare.<br />

Le cose che i lettori vogliono sapere – chi ha ucciso<br />

sua moglie, perché ha rapinato la banca, ha davvero<br />

avuto una relazione con un quella cyborg – sono<br />

quelle di cui i personaggi non vogliono parlare. Il dialogo<br />

non è una rivelazione, è un negoziato. Un negoziato<br />

facile come lavare i denti a un dobermann.<br />

12- tensione, suspense e mistero fanno una<br />

gang-bang: i personaggi quando parlano mentono,<br />

prendono in giro, scherzano, nascondono, tradiscono<br />

e traccheggiano. Tutto contemporaneamente.<br />

13- quid pro quo, Clarice: Hannibal Lecter fa<br />

scoprire la verità attraverso i dialoghi. Ma fa scoprire<br />

anche i personaggi attraverso i dialoghi. Clarice Starling<br />

viene rappresentata attraverso le cattiverie di<br />

Lecter. Il sangue, il sudore, le lacrime, la palle degli<br />

occhi dei personaggi fanno parte dei loro dialoghi.<br />

Come parlano e cosa dicono rivela chi sono, anche<br />

se obliquamente. Dopo aver scritto un dialogo, chiediti<br />

“questo cosa dice del personaggio Ho mostrato<br />

chi è davvero”<br />

14- lascia che i personaggi firmino il loro contratto:<br />

ogni riga di dialogo è la firma di un personaggio,<br />

ne contiene la voce e la personalità. Uno grugnisce<br />

e lascia le frasi a metà. Uno si dilunga. Uno è<br />

riflessivo e poetico, un altro è profondo come due<br />

ratti che trombano in uno stivale. Lascia stare il dialetto,<br />

lo slang e quei trucchetti da due soldi. Non è<br />

come parlano, è quello che dicono quando parlano.<br />

15- il dialogo è un parco a tema: tu, autore,<br />

non parli volentieri del tema. Ma i personaggi lo fanno.<br />

Possono girarci attorno. Posso sfidarlo. Possono<br />

ribellarsi e parlarne male. Lascia che siano i personaggi<br />

a portare avanti il tema.<br />

16- il dialogo è azione: ci si aspetta che dialogo<br />

e azione siano separati, ma non lo sono. Parlare è<br />

un verbo. Allora dice qualcosa. I verbi indicano azioni.<br />

Quindi il dialogo è azione, non è una cosa a sé<br />

stante. E funziona meglio se lo usi come azione.<br />

Non mettere due personaggi uno davanti all’altro che<br />

parlano come se giocassero a ping pong. Il personaggio<br />

mentre parla fa cose. Cammina. Calcia sassi.<br />

Lava i piatti. Gonfia le gomme. Costruisce impianti<br />

termonucleari. Mangia. Questo crea dinamismo.<br />

Mondo vero. Varietà e interesse.<br />

17- il mondo reale non è tuo amico: se vuoi rovinare<br />

un buon dialogo, il modo più veloce è copiare<br />

da quello che senti tutti i giorni. Il dialogo nel mondo<br />

reale è noioso, è stupido, pieno di suoni senza senso,<br />

tutti quegli um, mmm, hmm, uhhh, certo, no, diciamo,<br />

cioè. Se ascolti bene le persone che parlano,<br />

ti chiederai come fanno a comunicare.<br />

18- tanto per essere chiari, tu non sei David<br />

Mamet: lo so, David Mamet scrive dialoghi “realistici”.<br />

Tutti che si interrompono a vicenda. Dicono cazzate<br />

senza senso. Quasi non riescono a comunicare.<br />

Il rave del sottotesto. Bello. Funziona. Ma tu non<br />

sei David Mamet.<br />

19- di nuovo, non è una partita di ping pong: i<br />

personaggi non stanno naso contro naso e si danno<br />

il turno per parlare. La gente è egocentrica. La gente<br />

vuole parlare, vuole essere ascoltata, non vuole<br />

aspettare il suo turno in modo educato, interrompe,<br />

finisce le frasi degli altri, si perde i pezzi, cambia argomento,<br />

segue i suoi schemi. Il dialogo è come<br />

una sessione di jazz, o come un combattimento a<br />

mani nude. Una battaglia di energia, ingegno e dominazione.<br />

20- conversazione = conflitto: due o più personaggi<br />

vogliono qualcosa, e usano le parole per ottenerlo.<br />

Prima di scrivere il dialogo chiediti “cosa vuole<br />

ognuno dei presenti”. Dai loro degli obiettivi. Uno<br />

vuole i soldi. Uno vuole affermazione. Uno vuole un<br />

abbraccio. Trova i motivi, gli scopi. Che ne siano<br />

coscienti o meno. Poi lascia che il dialogo rispecchi<br />

questo conflitto.<br />

21- l’autenticità frega il realismo: “ma in realtà<br />

succede” non vale come scusa. Le cose assurde<br />

succedono ogni momento nella realtà. Solo perché<br />

l’hai sentito nella vita vera non significa che funziona<br />

in una storia finta. La storia ha le sue regole segrete.<br />

Puoi fare in modo che il dialogo suoni reale, ma<br />

senza scimmiottare la realtà. Autentico significa che<br />

lo senti reale, non che è reale.<br />

22- talvolta devi parlare a vanvera: un dialogo<br />

può essere un momento in cui i personaggi dicono<br />

stronzate. Lascia che girovaghino attorno al discorso<br />

principale. Apri la diga del tuo inconscio e lascia<br />

che il dialogo fluisca. Scrivi cose grandiose, scrivi<br />

cose incasinate, scrivi pezzi lunghi. In seguito puoi<br />

tagliare con calma.<br />

23- non c’è nulla di male nelle battutacce: talvolta<br />

devi parlare a vanvera, a volte i personaggi<br />

hanno bisogno di chiacchierare, blaterare, stare zitti.<br />

Due personaggi possono rivelarsi per quello che<br />

sono anche se sparano cazzate a raffica. Se è interessante<br />

funziona, dà un’immagine chiara nella<br />

mente del lettore e funziona. Se è interessante.<br />

24- il più grande crimine contro l’umanità è<br />

scrivere dialoghi noiosi: ricordi Il dialogo si legge<br />

facilmente. Almeno, dovrebbe. Chi scrive un dialogo<br />

monotono andrebbe schiaffeggiato. Trova le parti<br />

noiose. La roba che non serve. La spazzatura. Tutto<br />

ciò che non è a) necessario e b) interessante. Chiudilo<br />

in un sacchetto e dagli fuoco. Vuoi sentire un<br />

gran dialogo Tagliente, veloce, divertente, fottutamente<br />

spiritoso Guardati Una mamma per amica!<br />

No, non sto scherzando, piantala di fare quella faccia.<br />

25- il doppio compito: se vuoi riassumere questi<br />

25 punti, allora segnati che il dialogo ha un doppio<br />

– magari anche triplo – compito. Non è solo un<br />

dialogo. E’ un mezzo per veicolare personaggi,<br />

tema, stati d’animo, trama, conflitti, mistero, tensione.<br />

I dialoghi fanno un sacco di cose, e le fanno in<br />

poco spazio. Sono il coltellino svizzero della narrativa.<br />

O il MacGyver. O il cavallo di Troia. O MacGyver<br />

nascosto nel cavallo di Troia con un coltellino svizzero<br />

in tasca.<br />

Corollario: “tutto è dialogo”. Uno dei motivi per<br />

cui il dialogo si legge facilmente è che riflette la<br />

conversazione, e la conversazione è come interagiamo<br />

con gli altri e, nella nostra testa, con il mondo.<br />

Parliamo anche agli oggetti inanimati, per Dio. Il<br />

segreto è trattare TUTTO QUELLO CHE SCRIVI<br />

come il dialogo. Scrivi le cose come se stessi conversando.<br />

Come se stessi parlando a un pubblico.<br />

Quando conversi usi un linguaggio diretto, semplice,<br />

che ti porti dritto al punto – a meno che non parli<br />

come un dizionario, certo. Fai lo stesso scrivendo.<br />

Parla con il tuo pubblico, non tenergli la lezioncina.<br />

Pag. 7

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!