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Il rotary nel pensiero di Federico Weber

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un impegno culturale, per una coscienza civile, per dei rapporti<br />

che facciano <strong>di</strong> un paese una compatta comunità.<br />

C'è invece un <strong>di</strong>ffuso peccato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza politica. <strong>Il</strong><br />

<strong>di</strong>sinteresse non riguarda solo quell'arena gla<strong>di</strong>atoria che sono<br />

i partiti, ma si estende alle strutture politiche della nazione, ai<br />

suoi or<strong>di</strong>namenti, ai problemi nazionali e a quelli internazionali,<br />

con cui i primi sono in<strong>di</strong>ssolubilmente legati, insomma alla<br />

società in quanto è politicamente strutturata e vive politicamente.<br />

C'è anche peggio, cioè una sotterranea ostilità del citta<strong>di</strong>no<br />

contro lo Stato. Non ignoro le sue ragioni storiche, né quelle che<br />

vi hanno aggiunto il momento recente e quello presente: è il<br />

riflesso contro gli abusi e la perversione dello Stato. Ma il<br />

citta<strong>di</strong>no se ne considera sempre vittima e il riflesso scatta in<br />

modo automatico e, scattando a torto, è ingiusto e malefico.<br />

Ci sono poi le deviazioni dello spirito civico e della coscienza<br />

civile, vale a <strong>di</strong>re il prevalere, sull'interesse dello Stato e della<br />

società, dell'interesse <strong>di</strong> un partito, <strong>di</strong> una corporazione, <strong>di</strong> un<br />

sindacato, <strong>di</strong> una classe, <strong>di</strong> una internazionale e per quest'ultima<br />

non va taciuto il fatto che, nei contrapposti interessi nazionali<br />

ed esteri, essa assume la forma <strong>di</strong> separatismo. Inoltre, se non<br />

in<strong>di</strong>fferenza, c'è un'evidente carenza <strong>di</strong> interessamento concreto<br />

ai problemi e alle piaghe sociali, non quando hanno una<br />

ripercussione personale, ma quando se n'è immuni e i colpiti<br />

sono, gli altri.<br />

Ho parlato <strong>di</strong> impegno culturale. E un campo in cui la nostra<br />

azione può essere vasta e profonda. L'uomo del ventesimo<br />

secolo è investito e penetrato da idee che gli sono proposte<br />

dall'esterno, soprattutto e continuamente sotto forma <strong>di</strong><br />

immagini, che sfuggono alla critica e creano l'ossessione. Vero<br />

è che non possiamo sostituirci alla ra<strong>di</strong>o, alla televisione, alla<br />

stampa e al cinema, ma è anche vero che non siamo del tutto<br />

impotenti. Possiamo agire con una azione varia <strong>di</strong> informazioneformazione<br />

e risvegliare dalla sua sonnolenza il citta<strong>di</strong>no sicuro<br />

che, dalla culla alla tomba, altri prenderà cura <strong>di</strong> lui. Bisogna che<br />

egli non solo senta parole, ma veda azioni che lo scuotano<br />

dalla sua placida in<strong>di</strong>fferenza e lo convincano che non è solo<br />

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