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Il rotary nel pensiero di Federico Weber

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che stanno alle nostre spalle. Di quel passato, siamo gli ere<strong>di</strong>. E<br />

quel passato è stato costruito lungo i secoli, con lotte e sacrifici,<br />

con sudore e sangue, con amore e <strong>di</strong>gnità. Ed è con i medesimi<br />

sentimenti che deve essere veduto e accolto. Cito: "<strong>Il</strong> R.I. attende<br />

pure da ogni rotariano, <strong>nel</strong>la sua vita quoti<strong>di</strong>ana e privata, come<br />

<strong>nel</strong>l'esercizio delle sue attività commerciali e professionali, che<br />

egli sia un citta<strong>di</strong>no leale verso la sua patria e la serva" ("Azione<br />

nazionale", in Manuale ed. 1981, p. 154). Questo amore patrio<br />

deve essere attivo e il Rotary chiede infatti <strong>di</strong> "stimolare il civismo<br />

nei giovani portandoli a rendersi conto delle responsabilità<br />

dell'in<strong>di</strong>viduo verso la collettività, in virtù delle quali soltanto è<br />

possibile conservare i privilegi che derivano dall'appartenenza alla<br />

comunità stessa" ("Azione a favore della gioventù", in Manuale,<br />

ed. 1984, p. 101).<br />

La patria, come la società, non sussistono senza le istituzioni.<br />

<strong>Il</strong> riconoscimento mutuo e la perfezione dei singoli e della comunità<br />

non sono efficacemente protetti contro l'arbitrio e la violenza, se<br />

non <strong>nel</strong>l'or<strong>di</strong>ne. E gli uomini essendo quello che sono, l'or<strong>di</strong>ne non<br />

è possibile che <strong>nel</strong>lo stabilimento e <strong>nel</strong>la consistenza delle<br />

istituzioni e della legge che le assicura. Solo le istituzioni e la legge<br />

possono tutelarci contro la particolarità e la parzialità del<br />

sentimento e dell'istinto. Quando agisce per istinto, l'uomo cerca<br />

innanzitutto il proprio gra<strong>di</strong>mento e piacere, e li vuole subito e<br />

senza riguar<strong>di</strong>. L'istinto, infatti, non conosce gli altri, se non come<br />

mezzo del proprio sod<strong>di</strong>sfacimento.<br />

Peraltro, le istituzioni non oppongono soltanto un freno alla<br />

parzialità e all'irruenza degli istinti, all'instabilità delle tendenze<br />

egoistiche, alle deficienze della volontà, ma consolidano la lealtà<br />

tra le persone e lo sforzo comune per un accordo e per un lavoro,<br />

creando così il corpo ove questo sforzo ed il suo risultato si<br />

conservano. Conformemente alla giusta osservazione <strong>di</strong><br />

Aristotele, "gli uomini si radunano in società, non per vivere, ma<br />

per meglio vivere". E bisogna allora riconoscere che la coesistenza<br />

non può avere consistenza, se non <strong>nel</strong>la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> ciò che<br />

è legittimo e <strong>di</strong> ciò che è illegittimo, e dunque <strong>nel</strong>l'esistenza <strong>di</strong><br />

un'autorità, <strong>di</strong> una legge, <strong>di</strong> un potere che li ratifichi e li sanzioni.<br />

Pertanto, se l'uomo non si realizza fuori della società, la società<br />

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