Il rotary nel pensiero di Federico Weber
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dare al mondo, con la sua economia, la sua scienza, la sua<br />
multiforme cultura, in una compatta e strutturale unione. Intanto,<br />
anche <strong>nel</strong> campo economico, enorme è il prezzo che paghiamo<br />
per la non-Europa.<br />
Nel mese <strong>di</strong> giugno prossimo, il 18, saremo chiamati alle<br />
elezioni per il parlamento europeo. Mi pare doveroso agire per<br />
sensibilizzare l'opinione pubblica, perché la partecipazione sia<br />
il più possibile alta. Nel 1979, essa è stata del 63,3%; <strong>nel</strong> 1984,<br />
solo del 60%. La <strong>di</strong>minuzione è netta. Ora, la partecipazione è<br />
più importante <strong>di</strong> prima, dato che i <strong>di</strong>eci sono <strong>di</strong>ventati do<strong>di</strong>ci. E<br />
la domanda è: che Europa vogliamo? E questa ne presuppone<br />
un'altra: che parlamento europeo vogliamo? Solo un parlamento<br />
che costituisca un alibi per certi governi? <strong>Il</strong> problema è dunque<br />
chiaro: benvenuta l'unità economica, ma altrettanto importante<br />
è quella politica e spirituale, quella che promuove e conduce alla<br />
società europea.<br />
Tuttavia, anche se questo passo è decisivo e urgente, non<br />
possiamo limitarci ad esso. La mon<strong>di</strong>alizzazione del Rotary è<br />
evidente. Dagli anni '50 e '60, si è accentuata sempre più. Mi<br />
riferisco agli scambi <strong>di</strong> giovani e a quelli <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, ai<br />
gemellaggi tra club e tra Distretti, alla Fondazione Rotary, al<br />
programma 3 H (salute, fame e umanità), alla Polio Plus, alle<br />
varie forme <strong>di</strong> interesse pubblico mon<strong>di</strong>ale, ai villaggi Rotary ecc.<br />
L'insieme <strong>di</strong> tutto ciò costituisce una realizzazione mirabile, che<br />
ci è lecito considerare con umile fierezza.<br />
Sappiamo fin troppo bene che ci troviamo innanzi ad una<br />
goccia <strong>nel</strong>l'oceano. È un motivo per non fermarci. Sempre in atto<br />
deve essere la nostra volontà, senza sosta il nostro ricorso a<br />
tutto quello che contribuisce a rendere questa terra meno giungla<br />
e più casa ospitale. Ci vuole decisione, immaginazione,<br />
efficienza. Troviamole. Compito <strong>di</strong>fficile e i<strong>nel</strong>u<strong>di</strong>bile.<br />
La nostra società e il nostro tempo sembra che tendano<br />
unicamente verso l'avere, non l'essere, con le conseguenze<br />
preve<strong>di</strong>bili e inevitabili degli interessi contrapposti, dei conflitti e<br />
delle violenze. Sempre meno evidente è la presenza della gioia<br />
esaltante, della simpatia profonda, della comunione intima e<br />
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