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STORIE DI QUALITÀ: REGATE STORICHE<br />
merito di chi, imparando dalla Coppa<br />
America, aveva iniziato a parlare di merchandising<br />
nel mondo nautico, inviando<br />
il manifesto della Barcolana in giro per<br />
i circoli azzurri alla ricerca di iscritti. Le<br />
partecipazioni celebri non si fermarono<br />
in quell’anno. Nel 1986 fu la volta del<br />
Moro, armato dalle famiglie Ferruzzi e<br />
Gardini. Allora il nome “Moro di Venezia”<br />
non era ancora abbinato a uno<br />
scafo rosso timonato da Paul Cayard,<br />
ma era una semplice, se così si può definire,<br />
barca bianca con i bordi verdi. Con<br />
la vittoria conseguita un anno dopo, il<br />
Moro diventò protagonista anche del<br />
primo esempio di “diplomazia da bar”.<br />
Già allora si partiva lungo la costiera<br />
Barcolana per doppiare la boa posta davanti<br />
all’Istria e ritorno. Quell’anno soffiava<br />
lo Scirocco che, nell’alto Adriatico,<br />
porta onde. Alla partenza tutti optarono<br />
per le “mure a sinistra” (n.d.r.: in<br />
mare si parla di “mura a dritta” quando<br />
il vento soffia dal lato destro e le vele si<br />
tendono a sinistra rispetto all’asse longitudinale<br />
della barca. In regata ha diritto<br />
di precedenza la barca “mura a<br />
dritta” e cioè quella con le vele sul lato<br />
sinistro, senza alcun riferimento alla direzione<br />
del vento). Solo Livio Lonzar,<br />
marinaio e velista del circolo organizzatore,<br />
la società Velica Barcola Grignano,<br />
decise di andare contro corrente con le<br />
“mure a dritta”. Secondo le regole del<br />
mare Lonzar aveva dunque la precedenza<br />
e quando si ritrovò davanti il<br />
Moro, timonato dal primo professionista<br />
della vela, Tiziano Nava, chiese cortesemente<br />
il diritto di rotta. Nava, che i<br />
regolamenti solitamente li rispettava,<br />
optò invece per proseguire con la sua<br />
andatura visto che virando avrebbe dovuto<br />
fare richiesta simile alle altre 670<br />
barche iscritte. Lonzar se la prese e all’arrivo<br />
presentò regolare protesta. Passarono<br />
poco meno di 24 ore e Gardini<br />
inviava il suo timoniere, Nava, nuovamente<br />
in missione a Trieste: qualche bicchiere<br />
di vino e qualche pacca sulle<br />
spalle e la protesta da parte di Lonzar<br />
venne ritirata. Ma già allora vincere la<br />
Barcolana era un vezzo e Gardini, il cui<br />
cuore era stato rapito dal mare, dopo<br />
aver vinto in acqua, non voleva certo<br />
perdere per una semplice protesta. Nel<br />
1990 alla Barcolana arrivarono anche i<br />
“mostri” del mare, i maxi (per via della<br />
loro lunghezza che raggiungevano i 20<br />
metri), reduci dalla durissima Whitbread,<br />
la regata in equipaggio che fa il<br />
giro del mondo. Cino Ricci, ormai innamorato<br />
dell’evento Triestino, si presentò<br />
con Gatorade, ma non fu fortunato perché<br />
trionfò la bonaccia e il maxi era<br />
troppo pesante per riuscire a imporsi.<br />
Nel 1992 arrivò anche il principe Ranieri<br />
che, di barche sulla linea di partenza, ne<br />
trovò ben 962. La Barcolana era già record<br />
e il segreto era facile: semplicità<br />
nelle regole e soprattutto la possibilità<br />
di gareggiare vicino a mostri sacri del<br />
mare, magari battendoli anche. Nel<br />
2002 si arrivò al record assoluto: 1969<br />
iscritti, numero che nessun’altro evento<br />
nel mediterraneo ha mai raggiunto.<br />
Anno dopo anno la Barcolana è così diventata<br />
evento senza che nessuno se ne<br />
rendesse conto. L’indotto creato su Trieste<br />
è di difficile comprensione, anche se<br />
in realtà, la seconda domenica di ottobre,<br />
basta guardare l’affollamento delle<br />
rive per capirne di più. Gli alberghi, i ristoranti<br />
e i gazebi degli sponsor vengono<br />
presi letteralmente d’assalto<br />
semplicemente per poter far vedere la<br />
giacca tecnica acquistata per l’occasione<br />
e poi dimenticata in armadio per i restanti<br />
giorni dell’anno.<br />
La vela da sempre viene vista come uno<br />
sport elitario e quindi per pochi privilegiati,<br />
forse per colpa di regole molto restrittive<br />
e complesse, di una<br />
terminologia degna di una lingua straniera<br />
e soprattutto della lontananza<br />
dalla terra ferma. La Barcolana, invece,<br />
cancella questi limiti e il suo successo è<br />
proprio nell’abbattere le barriere e i luoghi<br />
comuni. Ma quello che in particolare<br />
colpisce chi vive per la prima volta la<br />
seconda domenica di ottobre triestina, è<br />
la possibilità di restare a stretto contatto<br />
con i campioni e vedere e spesso salire<br />
sugli scafi ammirati nelle foto. In pratica,<br />
per un giorno, uno soltanto purtroppo,<br />
tutti sono velisti e tutti abbattono quelle<br />
barriere che tengono lontane le persone<br />
dal magico mondo della vela.<br />
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IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>