PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ DOVE LA FA ACQU NON SI PUÒ DIRE CHE SULLA TERRA L’ACQUA MANCHI, PERÒ NON È DISTRIBUITA EQUAMENTE E, SPESSO, QUELLA PRESENTE NON È UTILIZZABILE. ECCO DUNQUE UN BREVE SCENARIO DELLA NOSTRA TERRA VISTA LÀ DOVE FA ACQUA. 2 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
TERRA A Il pianeta Arrakis, detto Dune, è coperto da un unico immenso deserto, con una scarsa popolazione, i Fremen, costretta a vivere in rifugi risparmiando ogni goccia d'acqua. Qui ogni cosa è finalizzata a sfruttare al massimo la poca acqua disponibile: dalle piante che assorbono ad elevate velocità l'umidità del terreno, agli animali che prelevano dal sangue delle vittime l'acqua per idratarsi. Anche gli esseri umani che si avventurano nel pianeta sono costretti ad indossare speciali tute, in grado di recuperare ogni particella di vapore emanato dal corpo. Dune - frutto dell’immaginazione dello scrittore Frank Herbert (1965) - potrebbe rappresentare il futuro della Terra, se lo sfruttamento umano continuerà nel modo irresponsabile che tutti conosciamo. Di acqua, sul nostro pianeta, certo non ne manca allo stato attuale, ma la sua smisurata quantità non è distribuita in modo tale da garantire una pacifica convivenza ai 9 miliardi di esseri umani che si prevede la popoleranno nel non lontano 2050. Quasi il 98 per cento di essa è salata, e della restante, il 70 per cento circa è contenuta in ghiacciai e nevi perenni, mentre circa il 30 per cento nel sottosuolo. Soltanto lo 0,3 per cento è potenzialmente disponibile, tra fiumi e laghi. Stiamo parlando dello 0,006 per cento dell’acqua totale del pianeta, la quale non è certo distribuita in modo uniforme poiché la maggior parte di essa è concentrata in alcuni bacini della Siberia, nella regione dei grandi laghi in Nord America e in tre laghi dell’Africa, mentre circa il 27 per cento si trova nei cinque maggiori sistemi fluviali: Rio delle Amazzoni, Gange, Congo, Yangtze e Orinoco. L’acqua - nel cui ciclo di vita i nostri corpi sono inseriti organicamente – oggi è fonte di apprensione e paura, non solo per le possibili conseguenze derivanti dallo scioglimento dei ghiacci, ma anche e soprattutto come potenziale origine di instabilità politica ed economica, se non addirittura di conflitti tra Stati. Quasi il 40 per cento della popolazione mondiale dipende da sistemi fluviali comuni a due o più paesi: l’India e il Bangladesh, che si disputano il Gange; il Messico e gli Stati Uniti, entrambi toccati dal Colorado; la Slovacchia e l'Ungheria con il Danubio. Gli esempi sono moltissimi, e non conforta osservare lo scenario del Medio Oriente, dove le dispute sull'acqua stanno assumendo un’importanza crescente. Gli Stati tecnologicamente più progrediti, inclusa la Cina, stanno facendo progressi nei metodi di bombardamento delle nuvole, per ottenerne pioggia, anche se il primo tentativo di successo, lo scorso ottobre, si è in realtà trasformato in beffa, non avendo prodotto che gelida neve. A livello più microscopico, c’è chi cerca di ottenere energia dall’acqua, estraendone l’idrogeno, quasi alla ricerca di una nuova pietra filosofale, ma già con qualche progresso compiuto, come il prototipo di bicicletta a pedalata assistita alimentata ad idrogeno, realizzato dall’Itae-Cnr di Messina, che con un pieno può fare 150 chilometri. Altri fanno da battistrada in comportamenti responsabili, come la città australiana di Bundanoon, che ha messo al bando l’acqua in bottiglia, mentre la Samsung ha realizzato una casa rinnovabile al 100 per cento, dove l’acqua utilizzata viene riciclata per il giardinaggio. L’acqua ci distruggerà o sarà la nostra salvezza? Nei miti di molte delle civiltà terrestri essa ha avuto una funzione prima distruttiva, poi rigenerante, con la salvezza affidata spesso ad un uomo solo, come nella tradizione babilonese e poi ebraica. Per guarire è necessario immergersi nell’acqua, dal Gange fino a Lourdes. Ma ci sarà acqua a sufficienza per tutti? 3