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Anno XXVIII<br />

Numero <strong>91</strong><br />

Dicembre 2009<br />

IMQ, via Quintiliano 43 - MI<br />

Poste Italiane S.p.A.<br />

Spedizione in A.P. - 70%<br />

DCB_Milano<br />

<strong>91</strong><br />

BRAVI, BRAVISSIMI PER<br />

UN AMBIENTE DI QUALITÀ<br />

STORIA DEL TEAM VELICO CHE HA SCELTO LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ E AMBIENTALE<br />

PRIMO PIANO: L’ACQUA<br />

• Dove la terra fa acqua<br />

• Privatizzazione: i sì e i no<br />

• Il lato oscuro delle deroghe<br />

• Imbottigliata o da rubinetto?<br />

STORIE DI QUALITÀ:<br />

BARCHE E VELE<br />

• Nautica sostenibile<br />

• Il rito della Barcolana<br />

• Vita da lupi di mare<br />

• Franco Pace: il mago dell’acqua<br />

PRODOTTI DI QUALITÀ:<br />

IMPRONTA ECOLOGICA<br />

• E tu quanto inquini?<br />

• Come ridurre la CO 2<br />

• La rintracciabilità di legno<br />

e plastiche<br />

QUALITÀ DELLA VITA<br />

• Le Isole Vergini Britanniche<br />

• Memoria da record<br />

• A scuola di golf<br />

I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A


Per un ambiente di qualità<br />

Di Giancarlo Zappa<br />

Numero <strong>91</strong><br />

Direttore Responsabile<br />

Giancarlo Zappa<br />

Capo redattore<br />

Roberta Gramatica<br />

Art direction<br />

Antonio Fortarezza<br />

Coordinamento grafico<br />

Fortarezza & Harvey<br />

posta@fortarezza.it<br />

Hanno collaborato:<br />

Federico Cerrato, Alessandra Cicalini, Cristina<br />

Ferrari, Walter Molino, Monica Pasquarelli, Andrea<br />

Pierini<br />

Foto di:<br />

Franco Pace, Fabio Taccola, Ufficio Stampa<br />

Lightbay Sailing Team, Federico Cerrato<br />

Direzione, Redazione, Amministrazione<br />

IMQ, Istituto Italiano del Marchio di Qualità<br />

Via Quintiliano 43 - 20138 Milano<br />

tel. 0250731 - fax 02509<strong>91</strong>500<br />

mkt@imq.it - www.imq.it<br />

The mark of responsible forestry<br />

ICILA - COC - 000284<br />

© 1996 Forest Stewardship Council A.C.<br />

L’ambiente è una risorsa che finalmente stiamo riscoprendo! La crescente consapevolezza<br />

dell’impatto e delle conseguenze che i comportamenti del passato, del nostro<br />

presente e del futuro possono avere sull’ambiente, ci chiama a soffermarci su alcuni<br />

suoi elementi che per troppi anni abbiamo dato per scontati. Primo fra tutti l’acqua. Una<br />

fonte essenziale, ma non ancora a disposizione di tutta la popolazione mondiale. Inesauribile,<br />

ma in massima parte inutilizzabile. Fonte di energia, ma anche oggetto di dispute<br />

e scontri per una sua corretta gestione e distribuzione.<br />

Attenti a rispettare l’ambiente sono anche gli sportivi, perfino quelli che praticano sport<br />

insospettabili in termini di inquinamento. Ad esempio, la vela. Sport verde? Non come<br />

si potrebbe pensare stando al fatto che un team velico ha deciso di certificare il proprio<br />

sistema di gestione per la qualità e ambientale e dunque con l’obiettivo di ridurre il proprio<br />

impatto ecologico.<br />

Ma è soprattutto il consumatore che sta facendo sempre più caso all’impatto sull’ambiente<br />

di ciò che acquista. Forse lo fa ancora in modo inconscio e non sempre in maniera<br />

funzionale e razionale. Ma non ha importanza, perché quello che davvero conta<br />

è che ogni giorno la nostra coscienza ecologica cresca, anche se impercettibilmente. Fino<br />

a 4 o 5 anni fa, ci saremmo mai sognati di domandarci quanta CO 2 poteva emettere<br />

l’organizzazione di un concerto o l’invio di un pacco? Probabilmente no. Invece oggi ci<br />

sono cantanti beniamini del pubblico che, nelle loro tournée, oltre a fare questo calcolo<br />

fanno in modo di annullare o di compensare l’inquinamento da loro prodotto.<br />

Lo stesso percorso viene seguito anche da note compagnie di spedizione internazionali.<br />

E addirittura ci arriva la notizia che la Svezia è il primo luogo al mondo nel quale le etichette<br />

alimentari indicano, insieme a ingredienti e composizioni, anche la quantità di<br />

anidride carbonica emessa per produrre gli alimenti stessi.<br />

Di tutte queste tematiche e di altre ancora, abbiamo parlato in questo nuovo numero<br />

di IMQ Notizie, nel quale, come sempre, troverete anche i consigli per trascorrere il<br />

tempo libero, viaggiare, leggere e migliorare la qualità della nostra vita.<br />

Buona lettura<br />

STAMPATO CON CARTA CERTIFICATA<br />

Tutte le informazioni qui pubblicate possono<br />

essere liberamente riprese citando la fonte<br />

IMQ Notizie, periodico d'informazione sui<br />

problemi della sicurezza e della certificazione.<br />

Via Quintiliano 43 20138 Milano tel. 0250731<br />

Direttore responsabile: Giancarlo Zappa<br />

Autor. Tribunale Milano n. 17 del 17/1/1981<br />

Stampa: Mediaprint - Milano<br />

In conformità a quanto previsto dal D.lgs. 30 giugno 2003 n.<br />

196 (Codice in materia di protezione dei dati personali), e fatti<br />

salvi i diritti dell'interessato ex ate. 7 del suddetto decreto, l'invio<br />

di IMQ Notizie autorizza I'Istituto Italiano del Marchio di<br />

Qualità stesso al trattamento dei dati personali ai fini della spedizione<br />

di questo notiziario.<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


SOMMARIO<br />

PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

2 DOVE LA TERRA FA ACQUA<br />

Non si può dire che sulla terra l’acqua manchi, però non è distribuita equamente e,<br />

spesso, quella presente non è utilizzabile<br />

4 CHE ENERGIA!<br />

Energia dalle onde del mare, oppure dalla sua salinità e ancora, perché no, dall’acqua<br />

calda del sottosuolo<br />

2<br />

6 LA BATTAGLIA DELLE ACQUE<br />

I pro e i contro della partita per la privatizzazione della distribuzione dell’acqua<br />

8 QUELLA DEI SINDACI È BUONA, MA QUANTO COSTA?<br />

Indagine di Altroconsumo sulla qualità e sui costi dell’acqua da rubinetto<br />

11 IL LATO OSCURO DELLA DEROGA<br />

12 STAPPO O APRO?<br />

Acqua imbottigliata e acqua da rubinetto a confronto<br />

8<br />

STORIE DI QUALITÀ: VELA CERTIFICATA<br />

14 BRAVI, BRAVISSIMI, PER UN AMBIENTE DI QUALITÀ<br />

Lightbay Sailing Team, il primo team velico a ottenere da IMQ la certificazione<br />

dei sistemi di gestione per la qualità e ambientale<br />

19 SICUREZZA A BORDO<br />

Una norma CEI definisce i requisiti di sicurezza degli impianti elettrici di navi e barche<br />

20 O MARE VERDE, O MARE VERDE O MARE VEE...<br />

Nautica sostenibile: le nuove regole per le aree marine protette<br />

14<br />

22 BARCOLANA: TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE<br />

Storia di una regata, nata quasi per gioco, che oggi raduna quasi 2.000 barche<br />

26 CHI HA OSATO SFIDARE LA COPPA AMERICA<br />

Arriva il Louis Vuitton Trophy. Intervista all’ing. F. Binetti Pozzi<br />

30 VITA DA LUPI DI MARE<br />

Faccia a faccia tra Gabriele Benussi e Piero Moschetta<br />

32 IN BARCA COME IN CASA<br />

Quando la barca copia il design di casa<br />

34 TI DISEGNO UNA BARCA<br />

Come sono cambiate le barche: intervista a Michele Lucchini, interior project manager<br />

38 BARCHE DA LEGGERE, GUARDARE E ASCOLTARE<br />

Le barche nella cultura<br />

34<br />

40 QUANDO IL SOLE VIAGGIAVA IN BARCA<br />

Riti in barca<br />

42 IL MAGO DELL’ACQUA<br />

Intervista a Franco Pace, fotografo di barche e di mare di fama internazionale<br />

PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />

42<br />

44 CARBON FOOTPRINT<br />

Come calcolare l’impatto umano sull’ambiente<br />

46 TI VENDO UN V.E.R.<br />

Piantare alberi, utilizzare fonti pulite a energia rinnovabile o acquistare V.E.R.: le tre<br />

strade per la riduzione delle emissioni di CO 2<br />

48 CASE HISTORY ECOLOGICHE<br />

Greenpeace, FSC, PEFC, Plastica seconda vita<br />

44<br />

QUALITÀ DELLA VITA<br />

52 VIAGGI: LE ISOLE VERGINI BRITANNICHE<br />

54 SALUTE: COME POTENZIARE LA MEMORIA<br />

58 SPORT: A SCUOLA DI GOLF<br />

60 LIBRI, MUSICA E VIDEO: CONSIGLI E RECENSIONI<br />

54<br />

RUBRICHE<br />

62 Panorama News<br />

64 Brevi IMQ<br />

1


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

DOVE LA<br />

FA ACQU<br />

NON SI PUÒ DIRE CHE SULLA TERRA L’ACQUA MANCHI,<br />

PERÒ NON È DISTRIBUITA EQUAMENTE E, SPESSO,<br />

QUELLA PRESENTE NON È UTILIZZABILE.<br />

ECCO DUNQUE UN BREVE SCENARIO DELLA NOSTRA<br />

TERRA VISTA LÀ DOVE FA ACQUA.<br />

2<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


TERRA<br />

A<br />

Il pianeta Arrakis, detto Dune, è coperto<br />

da un unico immenso deserto,<br />

con una scarsa popolazione, i Fremen,<br />

costretta a vivere in rifugi risparmiando<br />

ogni goccia d'acqua. Qui ogni cosa è finalizzata<br />

a sfruttare al massimo la poca<br />

acqua disponibile: dalle piante che assorbono<br />

ad elevate velocità l'umidità<br />

del terreno, agli animali che prelevano<br />

dal sangue delle vittime l'acqua per<br />

idratarsi. Anche gli esseri umani che si<br />

avventurano nel pianeta sono costretti<br />

ad indossare speciali tute, in grado di<br />

recuperare ogni particella di vapore<br />

emanato dal corpo. Dune - frutto dell’immaginazione<br />

dello scrittore Frank<br />

Herbert (1965) - potrebbe rappresentare<br />

il futuro della Terra, se lo sfruttamento<br />

umano continuerà nel modo<br />

irresponsabile che tutti conosciamo.<br />

Di acqua, sul nostro pianeta, certo non<br />

ne manca allo stato attuale, ma la sua<br />

smisurata quantità non è distribuita in<br />

modo tale da garantire una pacifica<br />

convivenza ai 9 miliardi di esseri umani<br />

che si prevede la popoleranno nel non<br />

lontano 2050. Quasi il 98 per cento di<br />

essa è salata, e della restante, il 70 per<br />

cento circa è contenuta in ghiacciai e<br />

nevi perenni, mentre circa il 30 per<br />

cento nel sottosuolo. Soltanto lo 0,3 per<br />

cento è potenzialmente disponibile, tra<br />

fiumi e laghi. Stiamo parlando dello<br />

0,006 per cento dell’acqua totale del<br />

pianeta, la quale non è certo distribuita<br />

in modo uniforme poiché la maggior<br />

parte di essa è concentrata in alcuni bacini<br />

della Siberia, nella regione dei<br />

grandi laghi in Nord America e in tre<br />

laghi dell’Africa, mentre circa il 27 per<br />

cento si trova nei cinque maggiori sistemi<br />

fluviali: Rio delle Amazzoni,<br />

Gange, Congo, Yangtze e Orinoco.<br />

L’acqua - nel cui ciclo di vita i nostri corpi<br />

sono inseriti organicamente – oggi è<br />

fonte di apprensione e paura, non solo<br />

per le possibili conseguenze derivanti<br />

dallo scioglimento dei ghiacci, ma<br />

anche e soprattutto come potenziale<br />

origine di instabilità politica ed economica,<br />

se non addirittura di conflitti tra<br />

Stati. Quasi il 40 per cento della popolazione<br />

mondiale dipende da sistemi<br />

fluviali comuni a due o più paesi: l’India<br />

e il Bangladesh, che si disputano il<br />

Gange; il Messico e gli Stati Uniti, entrambi<br />

toccati dal Colorado; la Slovacchia<br />

e l'Ungheria con il Danubio. Gli<br />

esempi sono moltissimi, e non conforta<br />

osservare lo scenario del Medio<br />

Oriente, dove le dispute sull'acqua<br />

stanno assumendo un’importanza crescente.<br />

Gli Stati tecnologicamente più progrediti,<br />

inclusa la Cina, stanno facendo progressi<br />

nei metodi di bombardamento<br />

delle nuvole, per ottenerne pioggia,<br />

anche se il primo tentativo di successo,<br />

lo scorso ottobre, si è in realtà trasformato<br />

in beffa, non avendo prodotto<br />

che gelida neve. A livello più microscopico,<br />

c’è chi cerca di ottenere energia<br />

dall’acqua, estraendone l’idrogeno,<br />

quasi alla ricerca di una nuova pietra filosofale,<br />

ma già con qualche progresso<br />

compiuto, come il prototipo di bicicletta<br />

a pedalata assistita alimentata ad<br />

idrogeno, realizzato dall’Itae-Cnr di<br />

Messina, che con un pieno può fare 150<br />

chilometri. Altri fanno da battistrada in<br />

comportamenti responsabili, come la<br />

città australiana di Bundanoon, che ha<br />

messo al bando l’acqua in bottiglia,<br />

mentre la Samsung ha realizzato una<br />

casa rinnovabile al 100 per cento, dove<br />

l’acqua utilizzata viene riciclata per il<br />

giardinaggio. L’acqua ci distruggerà o<br />

sarà la nostra salvezza? Nei miti di<br />

molte delle civiltà terrestri essa ha avuto<br />

una funzione prima distruttiva, poi rigenerante,<br />

con la salvezza affidata<br />

spesso ad un uomo solo, come nella tradizione<br />

babilonese e poi ebraica. Per<br />

guarire è necessario immergersi nell’acqua,<br />

dal Gange fino a Lourdes. Ma ci<br />

sarà acqua a sufficienza per tutti?<br />

3


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

CHE ENE<br />

ENERGIA DALLE ONDE DEL<br />

MARE, OPPURE DALLA SUA<br />

SALINITÀ E ANCORA, PER-<br />

CHÉ NO, DALL’ACQUA<br />

CALDA DEL SOTTOSUOLO.<br />

ECCO LE ALTRE FORME DI<br />

SFRUTTAMENTO DELL’ENER-<br />

GIA IDRICA.<br />

Quando i mulini erano bianchi, era del<br />

tutto naturale sfruttare l'energia dell'acqua,<br />

un elemento costantemente sotto gli<br />

occhi di tutti, mai timido nel dimostrare la<br />

sua grande forza energetica, in torrenti,<br />

fiumi e cascate. Oggi ne parliamo come di<br />

una forma "alternativa" di energia, dando<br />

per scontato che il liquido che copre il 71<br />

per cento della superficie terrestre non sia<br />

di per sé sufficiente a sfamare il nostro crescente<br />

appetito di consumi. D’altra parte,<br />

però, ci proviamo in tutti i modi a cavarne<br />

energia, perché l'acqua è pulita e generosa<br />

e democratica, se pensiamo che già dodici<br />

secoli fa aveva contribuito all'evoluzione<br />

umana contro la schiavitù. Fu allora che, a<br />

conti fatti, si poté accertare che il lavoro di<br />

una sola pala di mulino ad acqua equivaleva<br />

a quello di 40 schiavi, così che si cominciò<br />

ad abbandonare il lavoro umano e<br />

animale (è il mulo, ancora oggi, che dà il<br />

nome ai generatori eolici) per sfruttare<br />

l'energia dei fiumi. Questo almeno fino al<br />

XIX secolo, quando cominciò a prevalere<br />

un'altra forma di energia basata sull'acqua:<br />

il motore a vapore.<br />

Oggi l'energia idroelettrica è una realtà<br />

consolidata, ma si cerca di sfruttare l'acqua<br />

in almeno altre tre direzioni: catturando<br />

l'energia presente nel mare, sotto<br />

forma di onde e maree; ricavando energia<br />

dalla salinità dell'acqua; sfruttando l'acqua<br />

calda presente nel sottosuolo. Da quasi un<br />

secolo e mezzo, dighe e centrali idroelettriche<br />

fanno parte del paesaggio delle nostre<br />

montagne, contribuendo a consolidare,<br />

nel nostro immaginario, l’idea che<br />

l’idroelettrico sia una risorsa energetica pulita,<br />

disponibile e rinnovabile. E infatti fino<br />

ai primi anni '60, proprio grazie all'idroelettrico,<br />

la produzione energetica italiana<br />

è stata in larga parte rinnovabile. Alcune<br />

delle centrali dell'arco alpino, peraltro, rappresentano<br />

tutt'oggi ottimi esempi di architettura<br />

industriale. Con la crescita del<br />

fabbisogno energetico, hanno poi prevalso<br />

le forme che oggi consideriamo meno pulite,<br />

anche se l’idroelettrico rappresenta pur<br />

sempre l'11 per cento della produzione.<br />

Oggi questa forma di sfruttamento sta vivendo<br />

una nuova crescita, specialmente in<br />

Cina e nel resto dell'Asia. Ma è meglio non<br />

illudersi: anche queste centrali sono colpevoli<br />

di rilasciare grosse quantità di biossido<br />

di carbonio durante la fase di costruzione<br />

e del successivo allagamento della riserva.<br />

Per non parlare degli effetti sociali delle migrazioni<br />

di massa delle popolazioni residenti<br />

nelle aree allagate.<br />

4 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


GIA!<br />

ALLA SCOPERTA<br />

DELL'ACQUA<br />

CALDA<br />

Molto meno conosciuti sono i tentativi di<br />

ricavare energia dal mare, sfruttando il<br />

movimento delle onde, quello delle maree<br />

o le differenze termiche. Uno dei tentativi<br />

più curiosi, ma anche più promettenti, è<br />

quello compiuto dalla società anglo-svedese<br />

Minesto (gruppo Saab), che sta realizzando<br />

degli aquiloni sottomarini -<br />

formati da un'unica ala da 12 metri e sottostante<br />

turbina - vincolati da un cavo al<br />

fondale, ma liberi di muoversi in orizzontale<br />

per sfruttare l'energia cinetica delle<br />

correnti. Ciascun aquilone è in grado di<br />

produrre mezzo megawatt di energia.<br />

Anche nello stretto di Messina si cerca di<br />

sfruttare l'antica energia di Scilla e Cariddi,<br />

grazie ad un prototipo di turbina verticale<br />

- Kobold - piantata nel fondo del mare. Poi<br />

c'è la recente scoperta di Doriano Brogioli,<br />

ricercatore all'università di Milano-Bicocca,<br />

il quale ha realizzato un pre-prototipo di<br />

supercondensatore, che sfrutta l'aumento<br />

di energia che si verifica in prossimità di<br />

elettrodi immersi in un liquido che contiene<br />

ioni, quando l'acqua di immersione<br />

passa da salata a dolce. Anche la salinità<br />

del mare, dunque, può essere sfruttata, in<br />

luoghi particolari come gli estuari dei fiumi,<br />

anche se ancora non è chiaro quali di queste<br />

fantasiose trovate riuscirà a trovare un<br />

impiego effettivo e proficuo.<br />

Riscaldare due edifici comunali e fornire<br />

a enti pubblici e ad aziende private della<br />

zona l’opportunità di sfruttare l’acqua<br />

calda che si trova nel sottosuolo della<br />

laguna di Grado. Questi gli obiettivi che<br />

si pone un progetto finanziato dalla Regione<br />

Friuli Venezia Giulia e dal Comune<br />

di Grado, sostenuto dall’Unione<br />

Europea attraverso il fondo strutturale<br />

Obiettivo 2. Il progetto, che comporta<br />

un impegno totale, per la Regione e il<br />

Comune, di 2,4 milioni, si sta concretizzando<br />

con lo scavo di un pozzo, nella<br />

zona più occidentale dell’isola di Grado,<br />

sulla spiaggia. Se si riuscirà a raggiungere<br />

il bacino d’acqua calda del sottosuolo,<br />

alla temperatura di circa<br />

cinquantacinque gradi, saranno poi<br />

realizzati impianti per il teleriscaldamento<br />

di edifici di proprietà del Comune.<br />

È stato calcolato che sarebbe<br />

possibile prelevare dal sottosuolo (senza<br />

intaccare l’ecosistema sotterraneo in<br />

quanto è prevista la successiva re-immissione<br />

dell’acqua nelle falde), ventidue<br />

litri d’acqua al secondo alla<br />

temperatura di 55 gradi. Ciò permetterebbe<br />

una produzione stimata annua di<br />

circa due megawatt di energia. Ossia,<br />

consentirebbe di risparmiare circa<br />

1.700 tonnellate di petrolio l’anno per<br />

il riscaldamento: l’equivalente di ottomilaottocento<br />

barili di greggio.<br />

5


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

LABATTAGLIA<br />

DELLEACQUE<br />

ACQUA AI PRIVATI SÌ,<br />

ACQUA AI PRIVATI NO.<br />

ACQUA BENE PUBBLICO SÌ,<br />

ACQUA BENE PUBBLICO NO.<br />

I PRO E I CONTRO DELLA PARTITA<br />

PER LA GESTIONE DELLE FONTI.<br />

6 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


Da una parte, i mercatisti duri e puri: privatizzazione<br />

dei servizi e società finanziarie.<br />

Dall'altra, i resistenti del principio<br />

inderogabile dell'acqua “bene comune”.<br />

Varrebbe la pena di archiviarla subito<br />

come una delle tante battaglie ideologiche<br />

italiane, ora che le ideologie sono passato<br />

remoto, se non fosse che in mezzo ci<br />

siamo noi, 56,1 milioni di italiani (già, non<br />

proprio tutti) raggiunti dai 6,5 miliardi di<br />

metri cubi di acqua pubblica distribuita sul<br />

territorio nazionale. E se non fosse che il<br />

sistema, letteralmente, rischia di affondare,<br />

a guardare lo stato generalmente disastroso<br />

degli oltre 212 mila chilometri di<br />

acquedotti e degli oltre 173 mila di fognature<br />

che attraversano il Belpaese. Numeri<br />

che impediscono di pensare a un<br />

futuro migliore per gli 8 milioni di italiani<br />

che non hanno accesso all'acqua potabile<br />

e i 18 milioni che bevono acqua non depurata.<br />

A grandi linee è questo il Risiko<br />

della grande disputa in corso sulla “privatizzazione”<br />

dell'acqua. Allora vale la pena<br />

fare un tentativo di guardare nel modo<br />

più neutrale possibile ai termini della questione.<br />

Innanzitutto c'è da dire che questa<br />

è una partita con un finale già scritto.<br />

Dopo la riforma dei servizi pubblici locali<br />

(legge 133/2008), il Decreto 135/2009,<br />

convertito in legge nel novembre scorso,<br />

stabilisce una quota minima obbligatoria<br />

di partecipazione dei privati nelle società<br />

che gestiscono il servizio idrico integrato<br />

(acqua, fognature e depurazione). Tra chi<br />

si oppone al provvedimento si parla di referendum<br />

abrogativo, ma intanto la<br />

nuova situazione prevede che nelle società<br />

a partecipazione mista, i soci privati<br />

non potranno avere una quota inferiore<br />

al 40% e in quelle quotate in borsa si profila<br />

la necessità di ridurre il peso del socio<br />

pubblico a non più del 30%. E i tempi?<br />

Per le società municipalizzate, cioè di proprietà<br />

completamente pubblica, il termine<br />

è fissato al 31 dicembre 2011. Sguardo<br />

neutrale, si diceva. Per prima cosa, allora,<br />

guardiamo alle tariffe: gli avversari della<br />

privatizzazione avvertono che questa porterà<br />

un'impennata dei costi per i cittadini.<br />

Tra i tanti, il più citato è l'esempio di<br />

Arezzo, dove la società che gestisce l'erogazione<br />

dell'acqua è in mano a privati e<br />

spedisce le bollette più care d'Italia, dietro<br />

solo a Firenze.<br />

A studiarlo bene, Arezzo è un caso particolare.<br />

Qui il processo di privatizzazione<br />

del sistema idrico è iniziato dieci anni fa,<br />

con la costituzione della società mista<br />

“Nuove acque” che raggruppa 36 comuni<br />

dell'Alto Valdarno, Monte dei Paschi,<br />

Banca Etruria e il colosso francese<br />

Suez. “Acqua in brocca” è lo slogan sui<br />

cui è iniziata una massiccia e articolata<br />

campagna promozionale per pubblicizzare<br />

tra i cittadini il consumo di acqua di<br />

rubinetto. Manifesti, iniziative pubbliche,<br />

fontanelle nelle scuole, visite guidate all'acquedotto:<br />

nulla è stato lasciato al<br />

caso. E i risultati si vedono: in dieci anni la<br />

percentuale di cittadini che bevono solo<br />

acqua minerale si è ridotta dall'ottanta al<br />

46 per cento. Le bollette salate spiegano<br />

che non è una questione di costi. L'acqua<br />

di Arezzo costa ai cittadini 440 euro all'anno<br />

per ogni 200 metri cubi (la quantità<br />

media utilizzata dalle famiglie<br />

italiane), solo Firenze (448 euro all'anno)<br />

è più cara. E l'acqua in brocca di Arezzo<br />

costa quattro volte più che quella di Milano<br />

(110 euro), che da sempre fa vanto<br />

della sua municipalizzata. Dunque, il successo<br />

aretino non dipende dal portafogli<br />

e solo in parte, c'è da ritenere, dalla pubblicità.<br />

La chiave di volta è la qualità: se<br />

l'acqua del rubinetto non fosse buona,<br />

addio consumatori. “Se oggi quasi il<br />

50% della popolazione beve l'acqua dal<br />

rubinetto è anche grazie ai 27 nuovi impianti<br />

di depurazione delle acque reflue<br />

con fitodepurazione, essiccamento dei<br />

fanghi di depurazione e successiva cogenerazione<br />

di energia. Si tratta di investimenti<br />

già realizzati per 111 milioni e di<br />

altri 140 previsti, per infrastrutture che resteranno<br />

alla comunità anche alla scadenza<br />

del contratto di 25 anni”, spiega<br />

Gianni Giani, presidente del Consorzio Intesa<br />

Aretina, socio privato di Nuove<br />

Acque. Siamo al punto: se è vero che in<br />

Italia ci sono moltissimi comuni che<br />

hanno gestito l'acqua in maniera virtuosa<br />

mantenendo basse le tariffe (in media le<br />

più basse in Europa), è anche vero che ce<br />

ne sono altrettanti che non ce la fanno<br />

più a sostenere costi e manutenzioni, abbassando<br />

di conseguenza il livello di servizio<br />

e della qualità dell'acqua, mettendo<br />

a rischi la salute dei cittadini e assistendo<br />

impotenti alle falle del sistema, che disperde<br />

ogni anno anno addirittura il 37%<br />

dell'acqua in distribuzione. Per rimettere<br />

in sesto le reti idriche italiane servirebbero<br />

62 miliardi di euro: impossibile trovarli,<br />

ecco perché il Parlamento sta accelerando<br />

sulla privatizzazione.<br />

Efficienza promessa, a prezzo di tariffe<br />

più alte. Mettendo il naso fuori dall'Italia,<br />

COSA PREVEDE<br />

LA LEGGE<br />

La questione della privatizzazione dell'acqua è<br />

aperta da anni, ma è diventata molto concreta<br />

a partire dalla riforma dei servizi pubblici locali<br />

(legge 133/2008) e fino alla recente conversione<br />

in legge, lo scorso 19 novembre, del decreto<br />

Ronchi (135/2009). La nuova legge,<br />

fortemente criticata da regioni ed enti locali,<br />

prevede che la gestione dei servizi pubblici con<br />

rilevanza economica sia affidata solo con gara<br />

pubblica e facendo riferimento a criteri di economicità.<br />

L'applicazione della nuova disciplina<br />

prenderà il via entro la fine del 2010, quando<br />

scadranno tutte le concessioni relative ai servizi<br />

idrici finora rilasciate senza gara d'appalto. Da<br />

quel momento gli acquedotti e i servizi connessi<br />

potranno essere gestiti anche da società esclusivamente<br />

private.<br />

l'Inghilterra è forse l'esempio più virtuoso:<br />

privatizzazione totale ma controlli asfissianti<br />

dell'Authority e tariffe aggiornate<br />

ogni cinque anni. I supporter dell'acqua<br />

pubblica e basta, ricordano però che in<br />

Europa, nella maggior parte dei casi, i privati<br />

sono sì entrati nella gestione, ma la<br />

mano pubblica ha mantenuto sempre la<br />

maggioranza, diversamente da quanto si<br />

appresta a sancire la normativa italiana,<br />

che non prevede la creazione di un'Autorità<br />

di controllo indipendente per monitorare<br />

le tariffe applicate e la loro<br />

congruità rispetto agli investimenti e la<br />

qualità del servizio fornito. Il timore non<br />

è campato in aria: i costi enormi per<br />

l'adeguamento delle reti idriche rischiano<br />

di far saltare il banco. In tempi di crisi appare<br />

difficile l'accesso al credito per piccole<br />

imprese e consorzi, di fronte a<br />

investimenti così alti. Il rischio è che alla<br />

fine la partita si risolva a tutto vantaggio<br />

di qualche multinazionale priva di alcun<br />

legame con il territorio. Difficile, in conclusione,<br />

dire chi ha ragione. Di certo, la<br />

strada della privatizzazione è già avviata,<br />

resta da capire se (e per chi) sarà veramente<br />

un affare.<br />

Fonti dei dati citati nell'articolo: Altroconsumo,<br />

Cittadinanzattiva, Acque<br />

nuove, AVCP (Autorità Vigilanza Contratti<br />

Pubblici di lavori, servizi e forniture)<br />

7


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

QUELLA DEI<br />

E’ BUONA.<br />

MA QUANTO<br />

L'acqua del rubinetto? Buonissima<br />

nelle maggiori città italiane. Lo ha rilevato<br />

una recente indagine sul campo<br />

di Altroconsumo, che ha giudicato eccellente<br />

l'acqua pubblica di Potenza e<br />

Campobasso, e di altre città italiane.<br />

Molte differenze, invece, tra le tariffe<br />

applicate ai cittadini.<br />

Gli esperti di Altroconsumo hanno esaminato<br />

le caratteristiche che rendono<br />

un'acqua di qualità - come durezza, residuo<br />

fisso, sodio, cloriti, nitrati - oltre<br />

che la sicurezza, controllando in laboratorio<br />

se vi fossero inquinanti tra i più<br />

insidiosi e incriminati, come metalli pe-<br />

8 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


SINDACI<br />

H 2 O<br />

GLOSSARIO<br />

CI COSTA?<br />

santi, pesticidi e solventi. Il risultato è<br />

cristallino, come l'acqua dei capoluoghi<br />

di Regione e Provincia di tutta Italia.<br />

Secondo l'associazione di<br />

consumatori non bere l'acqua di casa<br />

significa rinunciare a un prodotto<br />

buono, equilibrato perché oligominerale<br />

e super-economico, dato che costa<br />

250 volte meno che l'acqua griffata e<br />

venduta in bottiglia.<br />

Diverso è il discorso sulle tariffe, molto<br />

diverse da città a città. Confrontando<br />

la bolletta annua su tre diversi profili<br />

di consumo si scopre che a Firenze si<br />

spende il 300% in più che a Milano. Se<br />

una famiglia media utilizza 200 metri<br />

cubi di acqua all'anno, in un anno<br />

spende per l'acqua a potabile a Firenze<br />

e ad Arezzo quanto per l'elettricità,<br />

oltre 440 euro. La stessa famiglia, a Milano<br />

e Venezia, spenderebbe rispettivamente<br />

110 e 154 euro. Nel mezzo tra<br />

i due estremi della classifica, esempi<br />

virtuosi come Catania, Roma, Catanzaro,<br />

Aosta e Campobasso, dove la<br />

stessa famiglia spende sotto i 200 euro.<br />

Ferrara, Ravenna, Perugia, Genova,<br />

Lecce e Bari, invece, seguono le due<br />

città toscane nella parte alta della classifica<br />

delle più care, tutte ben oltre i<br />

300 euro.<br />

PH: su una scala da 0 a 14, misura basicità<br />

o acidità dell'acqua. Valori inferiori a 7 indicano<br />

che l'acqua è acida, valori superiori<br />

al 7 indicano che è basica (o alcalina). Se il<br />

valore è 7, l'acqua è neutra. L'acqua potabile<br />

presenta un PH che oscilla da un valore<br />

di 6.5 a 8.5; variazioni significative sono da<br />

attribuirsi ad inquinamento della falda.<br />

DUREZZA: è determinata dalla presenza di<br />

sali, magnesio e calcio. La legge impone valori<br />

compresi tra 15 e 50 gradi francesi,<br />

dove per “acque dure” si intendono quelle<br />

con grado di durezza uguale o superiore ai<br />

40° f. Nonostante la denominazione possa<br />

far temere il contrario, le acque dure non<br />

sono dannose per l'uomo.<br />

NITRITI: si tratta di ioni negativi che presentano<br />

un elevato grado di tossicità per<br />

l'uomo, specialmente per i bambini, comportando<br />

rischi di patologie come la metemoglobina.<br />

La legge stabilisce che non<br />

superino i 0,50 mg/l.<br />

NITRATI: meno pericolosi dei nitriti, il loro<br />

valore non deve comunque essere superiore<br />

ai 50 mg/l. Quando ciò avviene si è<br />

probabilmente in presenza di inquinamento<br />

dovuto, con buona probabilità, a residui<br />

di fertilizzazione agricola o ad impianti<br />

fognari non a norma.<br />

CLORURI: la legge stabilisce che i valori<br />

presenti nell'acqua devono rimanere al di<br />

sotto dei 250 mg/l. Per quanto non comportino<br />

un rischio tossicologico, elevate<br />

concentrazioni conferiscono sapore e<br />

odore sgradevoli. Nelle zone costiere, l'inquinamento<br />

da cloruri è sovente provocato<br />

da infiltrazioni marine.<br />

SOLFATI: sono presenti nell'acqua in seguito<br />

al naturale passaggio attraverso rocce<br />

che contengono zolfo. Valori superiori a<br />

250 mg/l sono fuori norma; la contaminazione<br />

da solfati può essere causata da scarti<br />

industriali.<br />

9


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

ACQUA IN NUMERI<br />

FONTE: Cittadinanzattiva<br />

CONSUMI IN ITALIA (in mld di mc)<br />

6,5 acqua distribuita<br />

5,5 acqua consumata<br />

COME SI TRASPORTA (in km)<br />

212.261 in acquedotto<br />

173.483 in fognatura<br />

ITALIANI SERVITI<br />

56,1 milioni<br />

USO DOMESTICO<br />

39% bagno o doccia<br />

20% usi sanitari<br />

12% bucato<br />

10% lavaggio stoviglie<br />

19% altro<br />

MERCATO<br />

Giro d'affari Italia: 2,5 miliardi di euro anno<br />

580 milioni investimenti annuo<br />

FONTE: AVCP Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori,<br />

Servizi e Forniture<br />

RISORSE IDRICHE NAZIONALI per area geografica<br />

65% Nord<br />

15% Centro<br />

20% Sud e Isole<br />

RIPARTIZIONE DEI CONSUMI<br />

46% agricoltura<br />

19% produzione idroelettrica<br />

17% manifatturiera<br />

18% forniture pubbliche<br />

BEVI L'ACQUA DI CASA<br />

Diffondere la cultura dell'acqua<br />

del rubinetto e<br />

dare un colpo di piccone<br />

ai pregiudizi che l'hanno<br />

trasformata nella sorella<br />

povera e meno sicura di<br />

quella in bottiglia. “Bevi<br />

l'acqua di casa” è il claim<br />

della campagna lanciata<br />

da Altroconsumo a margine della ricerca sulla qualità dell'acqua<br />

pubblica in 35 città italiane. L'acqua del rubinetto<br />

non è un ripiego più economico, spiega l'Associazione, ma<br />

una scelta intelligente.<br />

LE PRIME 10 CITTA' CON LE TARIFFE PIU' CARE<br />

(spesa annua in euro per 200 mc di consumo) FONTE ALTROCONSUMO<br />

Firenze 448<br />

Arezzo 440<br />

Ferrara 388<br />

Ravenna 385<br />

Perugia 365<br />

Genova 334<br />

Lecce 330<br />

Bari 330<br />

Frosinone299<br />

Padova 289<br />

LE CITTA' CON LE TARIFFE PIU' BASSE<br />

(spesa annua in euro per 200 mc di consumo) FONTE ALTROCONSUMO<br />

Milano 110<br />

Venezia 154<br />

Campobas.175<br />

Aosta 176<br />

R.Calabria 180<br />

Catanzaro192<br />

Roma 196<br />

Catania 198<br />

Pescara 205<br />

Bolzano 207<br />

10 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


IL LATO<br />

OSCURO<br />

DELLA<br />

DEROGA<br />

Poi dice che uno si attacca alla bottiglia.<br />

Anche se test e analisi dimostrano la<br />

buona qualità dell'acqua pubblica italiana,<br />

pochissimo si sa del regime di deroga<br />

in cui Comuni e Regioni possono<br />

distribuire l'acqua nonostante alcune<br />

alterazioni. In un recente rapporto di<br />

Cittadinanzattiva emerge che dal 2001<br />

a oggi sono risultate alterazioni dell'acqua<br />

in 13 Regioni. Ma di che alterazioni<br />

si tratta? Arsenico, cloriti, selenio, trialometani,<br />

vanadio, nichel. Niente<br />

paura, non si tratta di alterazioni tossiche,<br />

qui il punto è la mancata informazione.<br />

Gli enti territoriali, infatti, ogni<br />

volta che distribuiscono l'acqua in deroga,<br />

sarebbero tenuti a informare i cittadini.<br />

E, soprattutto, a risolvere il<br />

problema riscontrato entro un lasso di<br />

tempo circoscritto. Cosa che non è riuscita<br />

a fare, per esempio, la Regione<br />

Lombardia, che dall'inizio del 2010 non<br />

potrà più avanzare richieste di deroghe<br />

(adesso arrivano anche sul tavolo della<br />

Commissione Europea) e che, se in alcuni<br />

Comuni continueranno ad essere<br />

riscontrati valori di arsenico superiori<br />

alla norma, sarà costretta a sospendere<br />

l'erogazione dell'acqua. L'arsenico, è<br />

vero, fa paura. Ma non c'è nessuno che<br />

tenta di avvelenare i nostri acquedotti.<br />

La presenza di questa e altre sostanze<br />

dipende dalla loro esistenza sul territorio.<br />

La soluzione è semplice ma, per le<br />

esangui casse dei nostri enti locali,<br />

molto costosa in termini di manutenzione,<br />

controlli, investimenti. Il funzionamento<br />

della deroga l'ha spiegato in<br />

dettaglio il magazine allegato al Corriere<br />

della Sera del 15 ottobre scorso. Se<br />

il gestore dell'acquedotto rileva un valore<br />

superiore alla norma, si rivolge alla<br />

Regione per chiedere l'autorizzazione<br />

a proseguire l'erogazione dell'acqua. La<br />

Regione presenta l'istanza al Ministero<br />

della Salute che a sua volta gira la pratica<br />

all'Istituto Superiore della Sanità.<br />

Da qui parte la richiesta di un parere al<br />

Consiglio Superiore della Sanità, prima<br />

di tornare ai Ministeri Ambiente e Salute<br />

che, congiuntamente, possono firmare<br />

o negare l'autorizzazione. Per chi<br />

non abbia vissuto in Finlandia o in Norvegia<br />

negli ultimi venti o trent'anni, è<br />

facile capire che un percorso burocratico-amministrativo<br />

del genere darebbe<br />

il tempo a un potenziale virus di estendersi<br />

in tutta la rete idrica nazionale.<br />

Già, perché nell'attesa della deroga -<br />

che comunque non risolve il problema,<br />

ma autorizza semplicemente a ignorarlo<br />

- la distribuzione dell'acqua prosegue.<br />

Certo, adesso siamo in Europa. E<br />

infatti dal 2010, in nome del controllo e<br />

della trasparenza, oltre a tutti i passaggi<br />

di carte descritti se ne aggiungerà un<br />

altro, quello dell'UE, che almeno, oltre<br />

a mettere un timbro e una firma sulla<br />

deroga, pretenderà di sapere cosa si è<br />

fatto per mettersi in regola.<br />

11


PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />

STAPPO O<br />

PAURE, PIACERI,<br />

MODE E FALSI<br />

MITI DELL’ACQUA<br />

IN BOTTIGLIA<br />

E DA RUBINETTO.<br />

Ma l'acqua del rubinetto è sicura? Ho letto<br />

che l'Università di Napoli ha diffuso dati che<br />

provano che in molti Comuni l'acqua è contaminata:<br />

ma le Università non sono le<br />

stesse che fanno l'analisi chimico-fisica delle<br />

acque? Basta fare un giretto tra siti e forum<br />

di consumatori per scoprire che Internet è<br />

per molti versi lo specchio della realtà: informazioni<br />

sommarie, luoghi comuni, molti<br />

dubbi e soprattutto tanta diffidenza. In<br />

un'epoca in cui, almeno nelle intenzioni, i<br />

Grandi del mondo sembrano aver preso a<br />

cuore la salute e il futuro del pianeta, non si<br />

può ignorare, parlando di acqua, l'enorme<br />

business mondiale dell'imbottigliamento.<br />

Bere acqua minerale, negli anni, è diventato<br />

uno status, poi un abitudine e per alcuni<br />

perfino un vizio, di pari passo con i massicci<br />

e crescenti investimenti pubblicitari delle<br />

multinazionali che - così come con molti<br />

altri prodotti - hanno trasformato la nostra<br />

percezione dell'acqua da bevanda basica<br />

per dissetarsi a fonte di salute e se non addirittura<br />

di bellezza.<br />

È il mercato, naturalmente, con i suoi pregi,<br />

la sua creatività e le sue inevitabili distorsioni.<br />

In Italia, il consumo dell'acqua in bottiglia<br />

cresce al ritmo del 7% annuo,<br />

aumentando esponenzialmente l'impatto<br />

ambientale (trasporti e smaltimento) in un<br />

segmento in cui i vincoli sono sempre meno<br />

stringenti. Anche se alcune acque in bottiglia<br />

differiscono da quella di rubinetto solo<br />

12<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


APRO?IL COSTO<br />

GLOBALE<br />

DELL'IMBOTTI-<br />

GLIAMENTO<br />

Secondo la rivista scientifica “Science<br />

Africa” ogni anno vengono utilizzate un<br />

milione e mezzo di tonnellate di plastica<br />

per imbottigliare acqua. Svariate sostanze<br />

chimiche tossiche sono poi rilasciate<br />

nell’ambiente durante la<br />

produzione e lo smaltimento delle bottiglie.<br />

Inoltre, un quarto degli 89 milioni<br />

di litri di acqua imbottigliata ogni anno<br />

sono consumati al di fuori dal loro paese<br />

di origine. Le emissioni di gas serra e ossido<br />

di carbonio, causate dal trasporto<br />

all’interno delle e fra le diverse nazioni,<br />

contribuisce al problema globale dei<br />

cambiamenti climatici.<br />

per il fatto di essere distribuite in bottiglia<br />

piuttosto che attraverso condutture (in Europa<br />

e negli Stati Uniti esistono infatti più<br />

standard regolatori che tengono sotto controllo<br />

l’acqua di rubinetto di quante ce ne<br />

siano per l’industria dell’acqua in bottiglia)<br />

è del tutto evidente che il prodotto confezionato<br />

può avere il vantaggio di essere generalmente<br />

più sicuro in aree in cui le falde<br />

sono state contaminate, come ammesso<br />

anche in una recente pubblicazione del<br />

WWF dal titolo “Acqua in bottiglia: capire<br />

un fenomeno sociale”. Nello studio si cerca<br />

di capire, al netto dell'efficacia della pubblicità,<br />

da cosa dipenda la nostra sfiducia<br />

nei confronti dell'acqua di rubinetto. “Il nostro<br />

atteggiamento nei confronti dell’acqua<br />

di rubinetto è stato forgiato dall’inquinamento<br />

che sta soffocando fiumi e torrenti,<br />

i quali dovrebbero essere delle vene di vita”,<br />

scrive Richard Holland, direttore della campagna<br />

Living Waters (Acque Viventi) del<br />

WWF. “Dobbiamo proteggere e mantenere<br />

accuratamente protette queste acque<br />

alla fonte, e non solo durante le operazioni<br />

di trattamento, in modo da poter tranquillamente<br />

berle dal nostro rubinetto”. La<br />

paura, più o meno indotta, spiega molto di<br />

questo fenomeno. Il mercato dell’acqua in<br />

bottiglia è in parte incentivato dalla preoccupazione<br />

riguardo alla qualità delle acque<br />

di falda e soprattutto dal marketing di<br />

molte marche che la ritraggono come prelevata<br />

direttamente alla sorgente e quindi<br />

più sana di quella del rubinetto. Eppure, secondo<br />

i dati della FAO (l’Organizzazione<br />

delle Nazioni Unite per l’alimentazione e<br />

l’agricoltura), in termini di valori nutrizionali<br />

l’acqua in bottiglia non è meglio di quella<br />

del rubinetto. Può contenere piccole quantità<br />

di minerali, ma vale lo stesso per l’acqua<br />

di molti fornitori pubblici e municipali. Bere<br />

una o l'altra è una scelta soprattutto di<br />

gusto, legata al sapore e alla voglia di bollicine.<br />

La pubblicità dell'acqua in bottiglia<br />

punta molto sulla scarsa presenza di sodio<br />

o il residuo fisso molto basso, elementi rispetto<br />

ai quali la differenza con l'acqua di<br />

rubinetto è minima o assente. La qualità<br />

dell’acqua potabile italiana è buona, non ci<br />

sono motivi fondati per ritenere l'acqua minerale<br />

più salutare. Ciò non significa che<br />

l'acqua in bottiglia non sia di buona qualità,<br />

ma sopravvalutarla è poco ragionevole.<br />

Nessuna virtù particolare dunque e nessun<br />

rischio: bere dalla bottiglia o dal rubinetto<br />

fa una notevole differenza solo per il portafoglio.<br />

Siamo fatti così: ci indigniamo in<br />

estate se costretti a pagare tre euro una<br />

bottiglietta da mezzo litro sulla salita del<br />

Partenone, e poi, in autunno, riprendiamo<br />

le nostre abitudini di acquisto delle gustose<br />

e salutari acque imbottigliate.<br />

L'ACQUA<br />

IN SCATOLA<br />

Si chiama Boxed Water e ha messo l'acqua<br />

in una scatola riciclabile. L'idea è<br />

innovativa, l'esperimento tutto da verificare,<br />

ma è certo un buon segnale che<br />

perfino chi l'acqua la vende inizia a ragionare<br />

sulla diminuzione dell'impatto<br />

ambientale. In questo caso l'acqua in<br />

scatola supera il concetto della bottiglia:<br />

Boxed Water usa per il packaging<br />

dell’acqua il 90% di materiale riciclato,<br />

un involucro che provoca emissioni di<br />

CO 2 in maniera sensibilmente inferiore<br />

rispetto alle classiche bottiglie di plastica.<br />

Non solo: l'azienda ha promesso<br />

che, se il business decollerà, il 20% dei<br />

profitti sarà distribuito a fondazioni che<br />

si occupano di acqua e ambiente e a<br />

progetti di rimboschimento.<br />

13


BRAVI, BRAV<br />

E DI QUALIT<br />

STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />

LIGHTBAY SAILING TEAM È IL PRIMO TEAM VELICO A OTTENERE DA IMQ LE<br />

CERTIFICAZIONI DEI SISTEMI DI GESTIONE PER LA QUALITÀ E AMBIENTALE.<br />

SCOPRIAMO IL PERCHÉ DI QUESTA SCELTA E IL DIETRO LE QUINTE DEI PRO-<br />

TAGONISTI.<br />

14<br />

IMQ NOTIZIE N. 90


ISSIMI,<br />

A’<br />

Se pensate che la barca vela sia un mezzo<br />

di trasporto verde, come potrebbe esserlo<br />

la bicicletta, provate a parlare con Carlo<br />

Alberini, armatore e team manager del<br />

team velico Lightbay Sailing Team (LBST).<br />

Perché qualche dubbio ve lo metterà. E<br />

non per provocazione o anima integralmente<br />

ecologista, ma per esperienza diretta.<br />

Perché lui, da ex imprenditore, da<br />

qualche tempo ha deciso di portare nel<br />

mondo dei team sportivi, e in particolare<br />

nel suo team, la certificazione dei sistemi<br />

di gestione per la qualità e ambientale.<br />

Una decisione che può suscitare qualche<br />

curiosità a pensarci bene, perché non a<br />

tutti potrebbero essere così immediati i<br />

vantaggi che strumenti nati per il mondo<br />

dell’industria quali, per l’appunto, la certificazione<br />

dei sistemi di gestione aziendali,<br />

possano essere di utilità per un team sportivo,<br />

laddove quello che conta è la competitività<br />

della squadra.<br />

Ma la cosa ci stupirebbe meno se ci chiedessimo<br />

quali sono i requisiti che rendono<br />

una squadra competitiva e che in realtà si<br />

traducono in capacità e organizzazione.<br />

Facciamo un esempio pratico. Il percorso<br />

di certificazione del sistema qualità, condotto<br />

con IMQ sulla base della norma ISO<br />

9001, ha portato il team velico di Carlo<br />

Alberini ad analizzare la propria organizzazione<br />

mettendo in evidenza gli aspetti<br />

positivi, quelli migliorabili, le diverse criticità<br />

e, ovviamente, i correttivi da apportare.<br />

Ha introdotto modifiche nei<br />

comportamenti dei membri del team e<br />

anche cambiamenti nei materiali utilizzati.<br />

Ha portato alla stesura di regole e procedure<br />

ben precise, condivise da tutti i membri<br />

della squadra, responsabilizzandoli e<br />

impegnandoli a definire con precisione il<br />

proprio comportamento, a terra e a<br />

bordo, affinché potesse essere misurabile<br />

e dunque migliorabile. Sono poi state monitorate<br />

le modalità di trasporto, le procedure<br />

organizzative, i materiali utilizzati e<br />

loro modalità di impiego con l’obiettivo di<br />

ridurne gli sprechi. Anche i partner, gli<br />

sponsor e i fornitori della squadra sono<br />

stati selezionati attentamente avendo cura<br />

di privilegiare solo quelli che potessero garantire<br />

affidabilità, sensibilità ambientale<br />

e, ovviamente, efficienza. Il tutto ha comportato<br />

un taglio degli sprechi, sia econo-<br />

15


STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />

mici sia ambientali di immediato riscontro,<br />

ma anche una ottimizzazione dell’organizzazione.<br />

Dal punto di vista interno la<br />

certificazione ha portato a organizzarsi<br />

con ruoli chiari per gli atleti professionisti<br />

e non, consentendo di volta in volta la migliore<br />

scelta in base alle condizioni previste<br />

e quelle storiche del campo di regata.<br />

Parallelamente, la certificazione del sistema<br />

di gestione ambientale, secondo la<br />

norma ISO 14001, ha portato a individuare<br />

leggi e regolamenti applicabili all’attività<br />

velica - circa 25 - e alla redazione<br />

di un documento di analisi ambientale iniziale<br />

nel quale sono stati schematizzati i<br />

rischi, le ricadute pericolose per l’ambiente<br />

nei vari momenti connessi alla attività nautica,<br />

ovvero dalla manutenzione ordinaria<br />

della barca a quella straordinaria, ai mezzi<br />

ed alle attrezzature e ovviamente i correttivi<br />

da apportare e, nel caso di rischio di<br />

inquinamento ambientale, le azioni di<br />

intervento da mettere in pratica. Ad esempio<br />

arginando i danni in caso di dispersione<br />

di sostanze inquinanti quali oli,<br />

carburante o gas durante una regata; riducendo<br />

al minimo i motori o utilizzando<br />

gli appositi mezzi di tamponamento; limitando<br />

l’impiego di sostanze chimiche e la<br />

produzione di rifiuti pericolosi; ricorrendo<br />

a smaltitori autorizzati o, ancora, gestendo<br />

in maniera differenziata la produzione<br />

di rifiuti solidi derivante dal<br />

consumo di cibi e bevande a bordo.<br />

Ecco come, votando le proprie azioni e la<br />

propria organizzazione al totale rispetto<br />

dell’ecologia, Lightbay Sailing Team incarna<br />

l’ideale collettivo della vela come<br />

sport “verde”. E chissà che l’esperienza di<br />

questo team, con le certificazioni rilasciate<br />

da IMQ, non possa essere seguita anche<br />

da altri team velici o dalle squadre di sport<br />

diversi, desiderosi di misurarsi con l’esigenza<br />

di un’organizzazione strutturalmente<br />

forte che si ponga continuamente<br />

dei nuovi obiettivi e che agisca nel pieno<br />

rispetto delle norme ambientali. Senza dimenticare<br />

che, se mantenuta nel tempo,<br />

la certificazione comporta vantaggi competitivi<br />

e organizzativi che sono alla base<br />

di ogni vittoria.<br />

16<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


DIETRO LE QUINTE<br />

DELLA CERTIFICAZIONE:<br />

LA PAROLA<br />

AI PROTAGONISTI<br />

CARLO ALBERINI, L’ARMATORE.<br />

Come è nata l’idea di certificarsi?<br />

La nostra squadra sta seguendo un percorso<br />

di miglioramento dell’organizzazione,<br />

dei processi interni ma anche di<br />

selezione dei fornitori e di attenzione per<br />

l’impatto sull’ambiente che anche uno<br />

sport come la vela può avere. Affinché<br />

questi nostri sforzi non fossero solo un intento,<br />

ma un’azione concreta, abbiamo ritenuto<br />

opportuno dotarci di un sistema<br />

qualità e di un sistema di gestione ambientale<br />

e di farlo certificare da un ente autorevole<br />

come IMQ. Per noi certificarsi ha<br />

significato innanzitutto sottolineare il momento<br />

di cambiamento. La nascita di una<br />

struttura e la definizione di ruoli, compiti<br />

e procedure, portano infatti a comunicare<br />

non solo una volontà di professionismo e<br />

organizzazione, ma anche ad esprimere<br />

attraverso la certificazione, il raggiungimento<br />

di tale risultato. Risultato che è indice<br />

di maggiore sicurezza e di elevata<br />

professionalità per tutti coloro che vengono<br />

a contatto con il team. Come dicevo,<br />

le idee devono essere confortate dai fatti e<br />

certificandosi Lightbay Sailing Team ha voluto<br />

mettere nero su bianco tutto ciò che<br />

sta facendo e farà per migliorare se stesso<br />

e l’impatto nei confronti dell’ambiente. Essere<br />

certificati significa per noi porsi degli<br />

obiettivi, dichiararli e avere la certezza che<br />

un organo di controllo super partes vigili<br />

sul comportamento e sui risultati.<br />

In ottica di rispetto dell’ambiente, oltre alla<br />

certificazione secondo la ISO 14001, abbiamo<br />

anche allo studio un progetto interessante<br />

ed innovativo, che prevede la<br />

progettazione e la realizzazione di una<br />

barca a vela che risponda a caratteristiche<br />

maggiormente eco-compatibili: dai materiali<br />

utilizzati, alla gestione della barca<br />

stessa. Noi crediamo, e lo vorremmo poter<br />

dimostrare anche in acqua, che oggi è<br />

possibile applicare i nuovi materiali che derivano<br />

da riciclo o progettare pensando già<br />

a fine vita della barca senza penalizzare la<br />

competizione ed i risultati.<br />

17


STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />

CARMINE ROBERTO COSENTINO,<br />

RESPONSABILE QUALITÀ LBST.<br />

Un esperto di diritto e di qualità in un<br />

team sportivo, come mai?<br />

Per portare consapevolezza, nuove conoscenze<br />

e migliorare la professionalità. Da<br />

parte del team è stata una scelta fatta con<br />

lungimiranza i cui risultati si misureranno<br />

nei prossimi anni; da parte mia ho raccolto<br />

una sfida, quella di traslare delle competenze<br />

e delle conoscenze formatesi in ambito<br />

aziendale in una sfera completamente<br />

differente. Dopo averci lavorato ho scoperto<br />

che anche un team velico ha delle<br />

responsabilità, proprio come qualsiasi altra<br />

azienda. Non si chiamano utili, sono definiti<br />

risultati, ma alla fine i bilanci si fanno<br />

comunque.<br />

PIERANGELO DI LAZZARO,<br />

CONSULENTE.<br />

Qual è il ruolo del consulente nella<br />

fase di certificazione?<br />

Anzitutto è quello di sensibilizzare<br />

l’azienda, qualora già non lo fosse, sull’utilità<br />

della certificazione che non è un<br />

mero atto burocratico come alcuni pensano.<br />

La certificazione è un bellissimo strumento<br />

per poter conoscere meglio la<br />

propria azienda e migliorarla là dove è<br />

possibile. Le norme che stanno alla base<br />

della certificazione pongono dei requisiti,<br />

e alle organizzazioni in fase di certificazione<br />

viene richiesto di spiegare come<br />

questi vengono assolti. Il ruolo del consulente<br />

è quello di aiutare l’azienda nell’identificare<br />

se stessa e tracciare un<br />

proprio ritratto, preciso e dettagliato. Volendo<br />

semplificare e riassumere in alcune<br />

domande i quesiti che le norme pongono,<br />

potremmo così elencarle: dimmi chi sei<br />

e cosa fai, dimmi come sei organizzato,<br />

ora dimmi come gestisci il tuo processo<br />

interno e come gestisci i requisiti contrattuali,<br />

i tuoi progetti, i tuoi approvvigionamenti,<br />

la produzione o l’erogazione di un<br />

servizio, ora che hai individuato tutto questo,<br />

come fai per misurare, raggiungere e<br />

migliorare i tuoi processi e i tuoi obiettivi?<br />

Compito del consulente è anche quello di<br />

fare in modo di coinvolgere tutte le risorse<br />

umane perché, come in tutte le cose,<br />

anche con la certificazione i risultati sono<br />

più efficienti quando c’è il coinvolgimento<br />

e la consapevolezza da parte di tutta<br />

l’azienda.<br />

CLAUDIO PROVETTI, DIRETTORE<br />

FUNZIONE CSQ (CERTIFICAZIONE<br />

SISTEMI DI GESTIONE) DI IMQ.<br />

Qual è in concreto il valore della certificazione?<br />

Parto anzitutto dalla considerazione che<br />

se, per la prima volta in Italia, un team velico<br />

ha deciso di dotarsi di un sistema di<br />

gestione per la qualità e per l’ambiente e<br />

di certificarlo, credo sia notizia degna di<br />

nota e mi auguro che offra lo spunto ad<br />

altre realtà. Per quanto riguarda la certificazione<br />

questa non vuole e non deve essere<br />

un atto formale, e tantomeno un<br />

punto d’arrivo, bensì uno strumento di miglioramento<br />

continuativo. Se condotta e<br />

vissuta con impegno e determinazione,<br />

essa può portare a notevoli risultati derivanti<br />

dalla capacità di darsi degli obiettivi<br />

sempre più ambiziosi e al passo coi tempi,<br />

misurarsi e intervenire su gli aspetti di debolezza,<br />

rafforzando i punti di forza della<br />

propria organizzazione.<br />

18<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


SICUREZZA<br />

A BORDO<br />

A definire le caratteristiche che un impianto<br />

elettrico di una barca deve avere<br />

per poter essere sicuro esiste una norma<br />

specifica. Si tratta della Norma CEI del<br />

Comitato Tecnico 18 “Impianti elettrici di<br />

navi ed unità fisse/mobili fuori costa (offshore)”<br />

ed in particolare dalle norme corrispondenti<br />

alla serie EN 60092.<br />

La Norma CEI 18-56 “Impianti elettrici a<br />

bordo di navi. Parte 507: Imbarcazioni da<br />

diporto” (corrispondente alla norma internazionale<br />

EN 60092-507) specifica le<br />

prescrizioni per il progetto, la costruzione<br />

e l’installazione di sistemi elettrici sulle<br />

unità da diporto che navigano nelle<br />

acque interne e per mare.<br />

La Norma si applica ai sistemi elettrici:<br />

• monofase in corrente alternata a tensione<br />

nominale non superiore a 250 V;<br />

• trifase in corrente alternata a tensione<br />

nominale non superiore a 500 V;<br />

• in corrente continua a tensione nominale<br />

non superiore a 50 V.<br />

LE BARCHE RAPPRESENTANO DEGLI AMBIENTI MOLTO<br />

PARTICOLARI: UN MICROCOSMO ASSIMILABILE A UNA<br />

CASA, PER QUANTO RIGUARDA GLI IMPIANTI ELET-<br />

TRICI, MA SEMPRE A STRETTO CONTATTO CON L’AC-<br />

QUA E CHE DUNQUE RICHIEDE ACCORTEZZE<br />

PARTICOLARI.<br />

La norma contempla, in particolare, le<br />

conseguenze che un grave incendio, un<br />

rischio elettrico, le influenze ambientali e<br />

le sollecitazioni meccaniche particolarmente<br />

gravose potrebbero avere sull’impianto,<br />

nel caso di impianto con energia<br />

elettrica fornita sia da un generatore sia<br />

da batterie con capacità sufficiente ad<br />

alimentare i servizi essenziali e, nello<br />

stesso momento, in grado di caricare le<br />

batteria all’80% della sua capacità in 10<br />

ore.<br />

Gli ambiti sviluppati riguardano il sistema<br />

elettrico a bordo, i collegamenti a massa<br />

e a terra e i sistemi di protezione contro<br />

i fulmini<br />

Fonte CEI<br />

19


STORIE DI QUALITÀ: VELA VERDE<br />

OMAREVERDE,<br />

OMAREVERDE,<br />

OMAREVEE...<br />

NAUTICA SOSTENIBILE:<br />

LE NUOVE REGOLE PER LE AREE MARINE PROTETTE.<br />

20<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


Da una parte le aree marine italiane<br />

protette, un patrimonio originale e<br />

straordinario nel panorama europeo e<br />

mediterraneo, capace di coniugare tutela<br />

della biodiversità, fruizione turistica<br />

e sviluppo sostenibile; dall’altra il<br />

comparto produttivo nazionale della<br />

nautica da diporto, che rappresenta<br />

uno dei settori di eccellenza del made<br />

in Italy, che negli anni ha investito<br />

molte risorse in tecnologie di valenza<br />

ambientale posizionandosi al vertice<br />

del mercato mondiale. Due mondi, apparentemente<br />

distanti, avvicinati attraverso<br />

il tavolo di confronto istituito<br />

presso il Ministero dell'Ambiente, con<br />

la partecipazione del Ministero dei Trasporti,<br />

delle Capitanerie di Porto, degli<br />

Enti gestori delle aree marine protette,<br />

delle associazioni di categoria della<br />

nautica e delle associazioni ambientaliste.<br />

Il risultato è un “Protocollo tecnico<br />

per la nautica sostenibile nelle<br />

aree marine protette” che individua<br />

nuove regole per la fruizione delle<br />

zone tutelate da parte della nautica da<br />

diporto e l’avvio di una revisione complessiva<br />

dei regolamenti di queste aree.<br />

Un passaggio reso necessario dal rapido<br />

accrescimento del loro numero<br />

che ormai interessa circa il 12% del<br />

mare italiano, avvenuto in presenza di<br />

un quadro normativo frammentario e<br />

spesso incoerente. Al contempo, anche<br />

la navigazione da diporto è stata normata<br />

in maniera non sempre commisurata<br />

ai reali impatti prodotti sul mare<br />

e sulle coste. Ragionare di nautica sostenibile<br />

significa oggi promuovere le<br />

tecnologie più idonee a garantire una<br />

fruizione etica del mare e delle aree costiere<br />

da parte dell’uomo, sia per finalità<br />

turistiche che di trasporto. L’attività<br />

di ricerca e di sviluppo si concentra<br />

dunque sul miglioramento delle tecnologie<br />

esistenti, spaziando dalle caratteristiche<br />

degli scafi e dei materiali<br />

utilizzati per realizzarli, fino ad arrivare<br />

alle motorizzazioni ed ai combustibili<br />

impiegati. I lavori del tavolo di confronto<br />

hanno anche individuato alcuni<br />

punti di debolezza del settore rispetto<br />

alla nautica, suggerendo raccomandazioni<br />

e soluzioni praticabili da adottarsi<br />

nel medio-lungo periodo mediante<br />

l'attivazione di un numero verde nazionale<br />

e di un sito internet dedicato<br />

alle aree marine protette, l'adozione di<br />

un programma di incentivi all'utenza<br />

per l'installazione delle "casse nere"<br />

sulle imbarcazioni usate, l'adozione di<br />

un piano di interventi finanziari affinché<br />

i porti turistici e i marina contigui o<br />

all'interno delle aree marine si dotino<br />

di attrezzature idonee alla raccolta dei<br />

liquami e la finalizzazione dei regolamenti<br />

alla destagionalizzazione.<br />

La prima area a recepire il protocollo è<br />

stata il Regno di Nettuno, istituita<br />

come area marina protetta nel dicembre<br />

2007 intorno alle isole di Ischia e<br />

Procida e Vivara. Lì le imbarcazioni da<br />

diporto possono navigare in assetto<br />

“dislocante”, ovvero con tutta la superficie<br />

di galleggiamento a contatto<br />

con l'acqua. Altri vincoli sono la velocità<br />

non superiore a cinque nodi, una<br />

navigazione entro trecento metri dalla<br />

costa, la dotazione di casse per la raccolta<br />

dei liquami e motori conformi alla<br />

disciplina comunitaria in materia di<br />

emissioni gassose e acustiche. Resta il<br />

divieto assoluto, naturalmente, per<br />

ogni tipo di acquascooter. Regole precise<br />

anche in caso di avvistamento di<br />

cetacei, una delle specie marine a maggior<br />

rischio di estinzione. Non sono<br />

consentite soste superiori ai trenta minuto<br />

né è possibile avvicinarsi a meno<br />

di 100 metri dal luogo dell'avvistamento.<br />

DAL GIAPPONE<br />

IL TRAGHETTO<br />

A ZERO EMISSIONI<br />

Sarà il primo traghetto “plug-in” al mondo, capace di trasportare 800 passeggeri.<br />

Nascerà in Giappone dal colosso navale IHI Corporation, società impegnata da<br />

tempo su progetti di riduzione di gas serra. Il progetto di base prevede un'imbarcazione<br />

di trenta metri alimentata dalla propulsione fornita da un motore a batterie<br />

ricaricabili. In realtà non si tratta di una novità assoluta nel mercato dei<br />

trasporti navali: piccole imbarcazioni alimentate a batteria, esistono da tempo,<br />

ma in questo caso si tratterebbe di una prima assoluta per tipologia e grandezza<br />

del mezzo. Non emetterebbe biossido di carbonio o ossido di azoto, l'obiettivo di<br />

IHI Corporation è anche quello di tagliare i costi del carburante. Il mezzo, una<br />

volta in funzione, dovrebbe essere in grado di percorrere circa 120 chilometri con<br />

una carica di sei-otto ore. Per la filiale responsabile del settore innovazione, la IHI<br />

Marine United, il lancio sul mercato sarà fissato per il 2015, data in cui è prevedibile<br />

siano commercialmente disponibili batterie ricaricabili ad alte prestazioni e<br />

a costo inferiori a quelli attuali.<br />

21


STORIE DI QUALITÀ: REGATE STORICHE<br />

BARCOLA<br />

TUTTI INSIEME<br />

APPASSIONATA<br />

C’ERA UNA VOLTA LA BARCOLANA. E C’E’ ANCORA. UN EVENTO NATO 40 ANNI<br />

FA, QUASI PER GIOCO, TRA UNA CINQUANTINA DI BARCHE A VELA, DIVENTATO<br />

IN BREVE TEMPO UNA TRADIZIONE CHE, LA SECONDA DOMENICA DI OTTOBRE,<br />

RICHIAMA NEL GOLFO DI TRIESTE QUASI 2.000 BARCHE. PERMETTENDO A<br />

GRANDI PICCOLI, NOTI E MENO NOTI, DI GAREGGIARE. TUTTI INSIEME.<br />

22<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


NA.<br />

MENTE<br />

Era la seconda domenica di ottobre del<br />

1969, quando l’uomo aveva appena<br />

smesso di guardare la Luna raggiunta<br />

solamente pochi mesi prima, che a Trieste<br />

un gruppo di amici inventava la<br />

Coppa d’Autunno. L’evento, che<br />

avrebbe acquisito il suo attuale nome<br />

solamente parecchi anni dopo, iniziò<br />

quasi per gioco, con una regata inventata<br />

da poche persone che alla prima<br />

edizione contava 51 iscritti. La regola era<br />

una sola: nessuno doveva essere considerato<br />

diverso pur non avendo la stessa<br />

barca, quindi il vincitore era chi tagliava<br />

per primo il traguardo, che fosse un 30<br />

metri o 6 poco importava. Alla prima<br />

edizione la spuntò Betelgeuse, un Alpa<br />

9 (barca nata nel 1967 dalla lunghezza<br />

di 9,10 metri, costruita in vetroresina dai<br />

cantieri omonimi) timonato da Piero<br />

Napp che incise il suo nome sulla prima<br />

coppa. Da allora sempre più velisti, incuriositi<br />

dal regolamento e dalla voglia<br />

di vincere, iniziarono a segnare la seconda<br />

domenica di ottobre sul calendario,<br />

un’occasione per chiudere la stagione<br />

velica, divertirsi, mangiare in compagnia<br />

e magari “tirare qualche bordo”<br />

prima del rimessaggio invernale. Il primo<br />

record venne fissato nel 1974: 100 iscritti<br />

e a spuntarla fu Kaiten, timonata da Sergio<br />

Furlan, olimpionico di dragone che,<br />

insieme all’armatore Gianni Zalukar, tagliò<br />

il traguardo in una giornata di bora<br />

forte.<br />

Quella che era nata come semplice regata<br />

sociale iniziò a diventare evento nel<br />

1983, quando al via si presentò Azzurra,<br />

il primo consorzio italiano iscritto all’America’s<br />

Cup. In quell’anno si iscrissero<br />

596 barche, troppa la voglia di “tirar<br />

bordi” al fianco dei campioni. Ma anche<br />

23


STORIE DI QUALITÀ: REGATE STORICHE<br />

merito di chi, imparando dalla Coppa<br />

America, aveva iniziato a parlare di merchandising<br />

nel mondo nautico, inviando<br />

il manifesto della Barcolana in giro per<br />

i circoli azzurri alla ricerca di iscritti. Le<br />

partecipazioni celebri non si fermarono<br />

in quell’anno. Nel 1986 fu la volta del<br />

Moro, armato dalle famiglie Ferruzzi e<br />

Gardini. Allora il nome “Moro di Venezia”<br />

non era ancora abbinato a uno<br />

scafo rosso timonato da Paul Cayard,<br />

ma era una semplice, se così si può definire,<br />

barca bianca con i bordi verdi. Con<br />

la vittoria conseguita un anno dopo, il<br />

Moro diventò protagonista anche del<br />

primo esempio di “diplomazia da bar”.<br />

Già allora si partiva lungo la costiera<br />

Barcolana per doppiare la boa posta davanti<br />

all’Istria e ritorno. Quell’anno soffiava<br />

lo Scirocco che, nell’alto Adriatico,<br />

porta onde. Alla partenza tutti optarono<br />

per le “mure a sinistra” (n.d.r.: in<br />

mare si parla di “mura a dritta” quando<br />

il vento soffia dal lato destro e le vele si<br />

tendono a sinistra rispetto all’asse longitudinale<br />

della barca. In regata ha diritto<br />

di precedenza la barca “mura a<br />

dritta” e cioè quella con le vele sul lato<br />

sinistro, senza alcun riferimento alla direzione<br />

del vento). Solo Livio Lonzar,<br />

marinaio e velista del circolo organizzatore,<br />

la società Velica Barcola Grignano,<br />

decise di andare contro corrente con le<br />

“mure a dritta”. Secondo le regole del<br />

mare Lonzar aveva dunque la precedenza<br />

e quando si ritrovò davanti il<br />

Moro, timonato dal primo professionista<br />

della vela, Tiziano Nava, chiese cortesemente<br />

il diritto di rotta. Nava, che i<br />

regolamenti solitamente li rispettava,<br />

optò invece per proseguire con la sua<br />

andatura visto che virando avrebbe dovuto<br />

fare richiesta simile alle altre 670<br />

barche iscritte. Lonzar se la prese e all’arrivo<br />

presentò regolare protesta. Passarono<br />

poco meno di 24 ore e Gardini<br />

inviava il suo timoniere, Nava, nuovamente<br />

in missione a Trieste: qualche bicchiere<br />

di vino e qualche pacca sulle<br />

spalle e la protesta da parte di Lonzar<br />

venne ritirata. Ma già allora vincere la<br />

Barcolana era un vezzo e Gardini, il cui<br />

cuore era stato rapito dal mare, dopo<br />

aver vinto in acqua, non voleva certo<br />

perdere per una semplice protesta. Nel<br />

1990 alla Barcolana arrivarono anche i<br />

“mostri” del mare, i maxi (per via della<br />

loro lunghezza che raggiungevano i 20<br />

metri), reduci dalla durissima Whitbread,<br />

la regata in equipaggio che fa il<br />

giro del mondo. Cino Ricci, ormai innamorato<br />

dell’evento Triestino, si presentò<br />

con Gatorade, ma non fu fortunato perché<br />

trionfò la bonaccia e il maxi era<br />

troppo pesante per riuscire a imporsi.<br />

Nel 1992 arrivò anche il principe Ranieri<br />

che, di barche sulla linea di partenza, ne<br />

trovò ben 962. La Barcolana era già record<br />

e il segreto era facile: semplicità<br />

nelle regole e soprattutto la possibilità<br />

di gareggiare vicino a mostri sacri del<br />

mare, magari battendoli anche. Nel<br />

2002 si arrivò al record assoluto: 1969<br />

iscritti, numero che nessun’altro evento<br />

nel mediterraneo ha mai raggiunto.<br />

Anno dopo anno la Barcolana è così diventata<br />

evento senza che nessuno se ne<br />

rendesse conto. L’indotto creato su Trieste<br />

è di difficile comprensione, anche se<br />

in realtà, la seconda domenica di ottobre,<br />

basta guardare l’affollamento delle<br />

rive per capirne di più. Gli alberghi, i ristoranti<br />

e i gazebi degli sponsor vengono<br />

presi letteralmente d’assalto<br />

semplicemente per poter far vedere la<br />

giacca tecnica acquistata per l’occasione<br />

e poi dimenticata in armadio per i restanti<br />

giorni dell’anno.<br />

La vela da sempre viene vista come uno<br />

sport elitario e quindi per pochi privilegiati,<br />

forse per colpa di regole molto restrittive<br />

e complesse, di una<br />

terminologia degna di una lingua straniera<br />

e soprattutto della lontananza<br />

dalla terra ferma. La Barcolana, invece,<br />

cancella questi limiti e il suo successo è<br />

proprio nell’abbattere le barriere e i luoghi<br />

comuni. Ma quello che in particolare<br />

colpisce chi vive per la prima volta la<br />

seconda domenica di ottobre triestina, è<br />

la possibilità di restare a stretto contatto<br />

con i campioni e vedere e spesso salire<br />

sugli scafi ammirati nelle foto. In pratica,<br />

per un giorno, uno soltanto purtroppo,<br />

tutti sono velisti e tutti abbattono quelle<br />

barriere che tengono lontane le persone<br />

dal magico mondo della vela.<br />

24<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


STORIE DI QUALITÀ: REGATE DI CLASSE<br />

CHI HA<br />

OSATO<br />

SFIDARE<br />

LA COPPA<br />

AMERICA<br />

LA LOUIS VUITTON CUP, NATA PER SELEZIONARE LO SFIDANTE DI<br />

COPPA AMERICA, DIVENTA LOUIS VUITTON TROPHY E SFIDA<br />

COPPA AMERICA CON UN NUOVO CIRCUITO DI REGATE BASATE<br />

SULLA SFIDA TRA UOMINI PIÙ CHE TRA BARCHE.<br />

CHI VINCERÀ? IMPOSSIBILE DIRLO. MA UN BUON RISULTATO C’È<br />

GIÀ: IL RITORNO DI AZZURRA.<br />

Mentre la Coppa America continua a essere<br />

arenata in tribunale a New York, paralizzata<br />

dai litigi tra il defender Alinghi<br />

ed il challenger BMW Oracle da oltre 2<br />

anni, le “regate di Coppa” quelle fatte di<br />

uomini, di mare, di vento e di avvincenti<br />

match race a novembre parlavano francese<br />

e si facevano ammirare lungo la<br />

Promenade a Nizza.<br />

Si chiama Louis Vuitton Trophy ed è il<br />

nuovo circuito di regate internazionali<br />

organizzate sul modello della Coppa<br />

America: una serie di round robin eliminatori<br />

e poi una sfida tra due finalisti.<br />

A Nizza dal 7 al 22 novembre 2009 si è<br />

svolta la prima tappa di questo circuito,<br />

organizzato da Bruno Troublé, storico<br />

velista francese per Louis Vuitton, e da<br />

WSTA (World Sailing Team Association),<br />

associazione nata nel settembre 2008,<br />

sotto la direzione di Laurent Esquier, che<br />

raggruppa molti dei team che in passato<br />

hanno partecipato all’America’s Cup.<br />

Così la Louis Vuitton Cup, regata eliminatoria<br />

nata nel 1983 per decretare il<br />

challenger ufficiale di Coppa America, e<br />

disputata fino al 2007, nel 2009 è diventata<br />

un circuito vero e proprio.<br />

L’organizzazione del Louis Vuitton Trophy<br />

è agile, snella ed economicamente<br />

molto più accessibile della Coppa America,<br />

perché i team non regatano su barche<br />

di proprietà, ma usano quelle messe<br />

a disposizione dall’organizzazione. I<br />

conti così iniziano a tornare ed i partecipanti,<br />

per essere alla prima tappa del<br />

primo anno, non sono certo mancati. A<br />

Nizza l’intero evento - 3 settimane di villaggio,<br />

barche accoglienza, incontri, attività<br />

varie - è costato 4,5 milioni di euro<br />

e le spese per i team si sono limitate alle<br />

trasferte, alle vele ed ovviamente alle<br />

persone di equipaggio e short team.<br />

Otto i team presenti, alcuni veterani<br />

come BMW-Oracle Racing (Usa), Emirates<br />

Team New Zealand (Nzl), K-Challenge<br />

(Fra), TeamOrigin (Gbr), a cui si<br />

sono affiancati i nuovi team Swedish<br />

Challenge Artemis (Sve), Sinergy Russian<br />

Sailing (Russ), Team French Spirit (Fra) e<br />

l’unico italiano: Azzurra (Ita).<br />

Azzurra, un nome che riporta immediatamente<br />

al 1983 e alla “Azzurra” disegnata<br />

da Andrea Vallicelli, la prima<br />

indimenticata barca italiana sfidante in<br />

Coppa America. Stesso nome, stesso<br />

Yacht Club (Costa Smeralda) e come allora<br />

unico team italiano a rappresentare<br />

il tricolore. Un ritorno che ha un sapore<br />

di buono, di Italia che ha voglia di vincere<br />

e di dire la sua nella massima<br />

espressione della vela. Il nuovo team Azzurra<br />

è capitanato da Giovanni Maspero<br />

- ottimo velista nelle classi one design<br />

come Farr40, Melges32 Melges 24-,<br />

come skipper ci sarà Francesco Bruni ed<br />

alla tattica il veterano Tommaso Chieffi.<br />

Intanto il Louis Vuitton Trophy dopo<br />

Nizza, ha in calendario altre due date per<br />

il 2010: marzo a Auckland, in Nuova Zelanda<br />

e a maggio alla Maddalena. E poi?<br />

Poi si faranno i bilanci, i conti e si vedrà<br />

chi ha ragione tra i detrattori di questa<br />

formula, secondo cui manca la sfida tra<br />

progettisti, oppure i sostenitori che vedono<br />

nel gareggiare su barche simili assegnate<br />

con sorteggio prevalere la sfida<br />

tra gli uomini e non tra i mezzi.<br />

26<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


LA COPPA AMERICA<br />

VISTA DALLA PARTE<br />

DELL’INGEGNERE<br />

INTERVISTA ALL’ING. FRANCESCO BINETTI POZZI, RESPONSABILE<br />

DEL DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E DESIGN COMPONENTI<br />

PER L'IDRAULICA E PER I WINCHES, DEL TEAM BMW ORACLE RACING<br />

(BOR90), PROTAGONISTA DI COPPA AMERICA.<br />

Come sei arrivato a<br />

far parte di un<br />

team di Coppa<br />

America?<br />

Lavorare per un team<br />

di Coppa America è<br />

sempre stato il mio<br />

sogno fin da ragazzino,<br />

fin da quando<br />

con l'Optimist ho incominciato<br />

ad andare<br />

a vela sul lago<br />

Maggiore, seguito e spronato da papà. I primi<br />

successi e le medaglie, come i titoli italiani di<br />

classe Europa, mi hanno convinto a scegliere<br />

ingegneria per poter avere una competenza<br />

specifica nel mondo della nautica. Dopo la<br />

laurea ho lavorato per Cariboni, un'azienda<br />

del settore nautico specializzata in parti custom<br />

per grosse imbarcazioni a vela. Con<br />

Gianni Cariboni abbiamo incominciato a fare<br />

i primi progetti per un team di Coppa America,<br />

Prada, per la sfida del 2000.<br />

Successivamente per la voglia di essere più<br />

coinvolto da vicino nel mondo della Coppa<br />

ho accettato l'offerta di Harken, una ditta che<br />

fornisce i winches a quasi tutti i team di<br />

Coppa America. Grazie al lavoro svolto in<br />

Nuova Zelanda con Harken, dove per la finale<br />

di Coppa America ero stato scelto dal<br />

team Alinghi come interfaccia per lo sviluppo<br />

delle parti custom dei winches, sono stato<br />

chiamato da BMW Oracle racing per far parte<br />

del design team. Ho quindi fatto la scorsa<br />

campagna di Coppa America con il team<br />

americano e anche questa volta mi ritengo<br />

molto fortunato nel poter dire di essere membro<br />

del team Oracle. Per questa Coppa sono<br />

il responsabile del design dei componenti custom<br />

per l'idraulica e per i winches. Dopo le<br />

ultime modifiche al regolamento apportate<br />

da Alinghi sono stato promosso a responsabile<br />

del progetto motore a bordo del nostro<br />

multiscafo. Il progetto è stato una grossa<br />

sfida personale, abbiamo avuto la possibilità<br />

di collaborare con il nostro sponsor BMW che<br />

ci ha dato un grosso supporto tecnico.<br />

Come è composto un team?<br />

Un team di Coppa America è organizzato e<br />

funziona come una grande azienda. Esistono<br />

infatti i vari dipartimenti ognuno dei quali fa<br />

riferimento al proprio manager. Esiste poi una<br />

figura molto importante che è quella del coordinator<br />

che ha appunto il compito di coordinare<br />

i vari team e garantire una perfetta<br />

comunicazione tra i vari dipartimenti. Nello<br />

specifico, per esempio: sailing team, design<br />

team, boat builder, elettronica, idraulica, rigging,<br />

relazioni interne, relazioni esterne, ufficio<br />

stampa e, in questo momento con un<br />

ruolo molto importante, il dipartimento legale.<br />

Come interagite con i velisti?<br />

Come sempre nel mondo della Coppa America<br />

i velisti hanno un continuo feed back con<br />

i progettisti. Il design team segue da vicino<br />

ogni sessione di prove in mare e test seguendo<br />

la barca da un “performance tender”<br />

che è sempre in contatto con BOR90.<br />

In questo modo possono monitorare migliaia<br />

e migliaia di dati trasmessi dalla barca, analizzarli<br />

e compararli.<br />

Quanto si è evoluta la Coppa?<br />

Questa trentatreesima Coppa America è completamente<br />

differente dalla scorsa edizione. I<br />

team hanno costruito multiscafi rivoluzionari<br />

e altamente tecnologici per il match che si terrà<br />

a febbraio 2010, nelle acque di Valencia. Il<br />

Deed of Gift fornisce ampi parametri per il design<br />

della barca. Enormi sono gli sforzi che il<br />

team sta facendo per migliorare le prestazioni.<br />

LEGENDA<br />

WINCHES: argani, verricelli<br />

DEED OF GIFT: documento ufficiale che<br />

governa la Coppa America<br />

GRINDER: verricello a due manovelle<br />

Come è cambiato il rapporto abilità del<br />

velista/tecnologia?<br />

Ogni nuova edizione della Coppa America introduce<br />

nuove tecnologie e tutto il team<br />

punta all'eccellenza, così anche per questa<br />

edizione, ma alla fine si tratta sempre di una<br />

barca a vela. La tecnologia facilita molte cose<br />

a bordo, ma l'ultima parola rimane quella dei<br />

velisti che fanno sempre e comunque la differenza<br />

tra il vincere e il perdere.<br />

Importanza della sicurezza a bordo<br />

Questa è un aspetto che il team prende<br />

molto sul serio. In tutte le grandi barche i carichi<br />

sulle parti e sulle cime sono consistenti e<br />

su questi multiscafi ancora maggiori.<br />

I designer danno ai velisti una serie di condizioni<br />

limite da non superare (red line limits)<br />

per tutto l'equipaggiamento a bordo. Inoltre<br />

il team ha un supporto medico e un sommozzatore<br />

che segue costantemente BOR90<br />

ogni volta che naviga. Ogni membro dell'equipaggio<br />

considera la propria incolumità<br />

come priorità.<br />

Qual è il fascino della Coppa?<br />

La Coppa America da sempre è la ricerca dell'eccellenza<br />

attraverso l'uso della tecnologia,<br />

anche se, per questa edizione della Coppa,<br />

sono cambiate le regole e ora è possibile mettere<br />

a bordo il motore in alternativa ai grinder.<br />

Il motore è più efficiente ma noi siamo convinti<br />

che abbia tolto uno degli elementi della<br />

competizione che erano fondamentali per la<br />

Coppa. Ma, ancora una volta, l'uso della tecnologia<br />

fa parte dello spirito della Coppa<br />

America.<br />

Com’è scandita la tua giornata?<br />

Appena arrivo alla base alla mattina presto,<br />

dopo la colazione, che si fa tutti insieme, per<br />

prima cosa si ricontrollano le cose sistemate<br />

durante la notte e si verifica che tutte le parti<br />

funzionino e siano efficienti. Quando la barca<br />

lascia gli ormeggi per navigare in mare per<br />

me inizia il lavoro di progettazione e coordinamento<br />

del mio engine department. Spesso<br />

però seguo la barca dal “performance tender”<br />

per essere pronto ad intervenire su qualsiasi<br />

mal funzionamento e per verificare che<br />

i dati trasmessi dalla barca siano nei limiti da<br />

me prestabiliti. Il pranzo è sempre alla base<br />

(come mi manca il mangiare italiano!).<br />

Quando si installa qualche nuovo componente,<br />

esco a bordo di BOR90 per controllare<br />

di persona il funzionamento del pezzo e qualche<br />

volta mi è capitato anche di timonare.<br />

Quando la barca rientra inizia il lavoro di controllo<br />

e service dei pezzi di mia competenza<br />

per la manutenzione quotidiana.<br />

27


STORIE DI QUALITÀ: I VIAGGIATORI DEL MARE<br />

LUPI<br />

DI<br />

MARE<br />

SKIPPER, COMANDANTE, CAPO BARCA. COMUNQUE<br />

LO CHIAMATE, QUANDO SALITE IN BARCA È A LUI<br />

CHE È AFFIDATA LA SICUREZZA DEL VOSTRO VIAG-<br />

GIO. CON TUTTI I SUOI PRO E QUALCHE PICCOLO<br />

CONTRO.<br />

28<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


Lupo di mare si nasce o si diventa? Sono<br />

finiti ormai i tempi in cui la conduzione di<br />

un’imbarcazione, a motore o a vela che<br />

sia, era appannaggio di capitani coraggiosi<br />

usciti dai più rinomati istituti nautici.<br />

Lo sviluppo della nautica da diporto,<br />

grazie anche all’evoluzione tecnologica<br />

che ha reso più semplice la conduzione,<br />

ha permesso a chiunque di “salire sul<br />

ponte di comando” e andar per mare.<br />

Ma non ha cancellato il fascino del responsabile<br />

della conduzione della barca:<br />

il comandante, il capo barca, lo skipper.<br />

Andiamo a conoscere meglio questa figura<br />

che ancora oggi rappresenta il<br />

punto di riferimento in barca e che, in<br />

mare, ha il comando assoluto sull’equipaggio<br />

oltre alla responsabilità dell’imbarcazione.<br />

Si tratta di una professione,<br />

di un lavoro, ma anche di una passione<br />

che non s’impara sui banchi di scuola,<br />

ma sul campo, anzi, sul mare, fatta di sacrifici<br />

e di fatica, ma anche di soddisfazioni<br />

e di momenti di relax, dove sono<br />

necessarie competenza, preparazione ed<br />

equilibrio per gestire persone ed emergenze<br />

con calma e fermezza.<br />

Che ci si trovi in regata o, più semplicemente,<br />

in una piacevole crociera tra<br />

amici, una volta a bordo l’equipaggio<br />

deve infatti funzionare come una cosa<br />

sola e le manovre devono essere svolte<br />

nel minor tempo possibile, in tutta sicurezza.<br />

Non vi è quindi spazio per discussioni<br />

e votazioni - quelle lasciamole per<br />

la sera quando si deciderà la destinazione<br />

del giorno dopo, in crociera, oppure<br />

quando si commenterà la regata analizzando<br />

errori e successi - in barca deve valere<br />

la regola del “uno decide, gli altri<br />

agiscono”.<br />

Gioie e dolori, onori e oneri sembrano<br />

parole chiave nella vita dello skipper. Perché<br />

lui è il solo verso cui tutti si gireranno<br />

in attesa di un comando o per chiedere<br />

aiuto, e sarà sempre lui a portare la barca<br />

in porto durante un temporale. Lui s’immergerà<br />

a controllare l’elica o passerà la<br />

notte a controllare se l’ancora tiene durante<br />

una burrasca, oppure, aspetto decisamente<br />

più prosaico, avrà lui l’infelice<br />

compito di sbloccare un bagno intasato.<br />

In regata sarà lo skipper a condurre la<br />

barca alla vittoria, ma anche a prendersi<br />

la responsabilità di una sconfitta e a spiegare<br />

all’armatore cosa non ha funzionato.<br />

Ma sempre e in ogni caso, sarà lui a decidere<br />

in base alla sua esperienza, cosa<br />

deve fare l’equipaggio.<br />

Non si pensi, a questo punto, che la crociera<br />

tanto attesa durante l’inverno potrebbe<br />

trasformarsi in un incubo stile<br />

“galera romana”, il compito dello skipper<br />

è anche quello di facilitare la coesione<br />

tra i membri dell’equipaggio,<br />

istruire e mettere a disposizione la sua<br />

esperienza e, se del caso, cucinare prelibatezze<br />

marinare. E poi, una volta ormeggiata<br />

la barca in una splendida rada,<br />

con il sole che lentamente scende all’orizzonte,<br />

potrà rilassarsi e sfruttare<br />

tutto il suo fascino raccontando di viaggi<br />

in mari lontani o di avventure in terre da<br />

sogno.<br />

Buona fortuna quindi a tutti quelli che intendono<br />

intraprendere questa professione<br />

o, più semplicemente amano andar<br />

per mare, e quando sotto una pioggia incessante,<br />

in calma piatta, alle sette del<br />

mattino vi chiederete “chi me l’ha fatto<br />

fare”… aspettate il primo refolo di vento<br />

e lo scoprirete.<br />

29


STORIE DI QUALITÀ: I VIAGGIATORI DEL MARE<br />

LUPI DI MARE<br />

A CONFRONTO<br />

Cosa significa andar per mare e cosa<br />

rappresenta la vela?<br />

Andare per mare ha un significato di libertà,<br />

contatto con la natura e soprattutto<br />

è avere la possibilità di sfruttare<br />

mare, vento senza intaccare l'ambiente<br />

che ci circonda.<br />

Intervista a Gabriele Benussi<br />

Il ruolo dello skipper in barca, compiti<br />

e responsabilità<br />

È da 20 anni che la vela per me è diventata<br />

una professione e credo sia uno dei<br />

lavori più belli al mondo. Ci sono momenti<br />

di grande gioia quando si vince e<br />

al contrario quando le cose vanno male<br />

s’impara a perdere rinforzandosi psicologicamente<br />

pensando agli errori fatti.<br />

Cosa significa sicurezza, in barca?<br />

La sicurezza è importantissima: controllo<br />

della barca, attrezzature, dotazioni di sicurezza<br />

non mancano mai. In condizioni<br />

impegnative usciamo in mare esclusivamente<br />

con equipaggi molto preparati ed<br />

è d'obbligo indossare il salvagente.<br />

L’importanza del team in barca a vela<br />

L'equipaggio è, a tutti gli effetti, una<br />

squadra dove i ruoli anche seppur molto<br />

diversi tra di loro hanno una fondamentale<br />

importanza per raggiungere il risultato<br />

che ci si pone. Una delle<br />

caratteristiche che deve avere un Team<br />

vincente è grande spirito di sacrificio e di<br />

collaborazione.<br />

Un consiglio per chi volesse imparare<br />

ad andare in vela<br />

La vela non è solo uno sport, ma una<br />

passione che coinvolge corpo e spirito.<br />

Per chi avesse l'intenzione di avvicinarsi<br />

consiglio di farlo attraverso dei corsi di<br />

vela che si tengono ad ogni livello e per<br />

Foto di Fabio Taccola<br />

ogni età.<br />

Le capacità che deve avere in buon<br />

skipper<br />

E’ un ruolo che ha molte sfumature, che<br />

vanno a incidere direttamente con il risultato<br />

della barca. Prima della regata<br />

devo consultare delle previsioni meteo locali<br />

"molto dettagliate" e verifico l'orografia<br />

della costa sulle carte nautiche,<br />

così mi posso fare una prima idea della<br />

zona dove si regata. Poi sul campo faccio<br />

tutte le misurazioni possibili con bussola<br />

di rilevamento, correntometro e, infine,<br />

quando si parte spesso entra in gioco<br />

l'istinto, che in alcuni casi è l'arma in più.<br />

Un buon skipper deve avere la capacità<br />

di ragionare con molta calma e razionalità<br />

anche nei momenti in cui le decisioni<br />

devono essere prese in pochi attimi e soprattutto<br />

deve prendere quelle giuste.<br />

I migliori posti dove hai veleggiato<br />

Ci sono campi di regata dove si trovano<br />

anche paesaggi fantastici, ad esempio in<br />

Sardegna dove spira sempre il vento, ma<br />

anche oltre oceano ci sono delle regate<br />

molto importanti: Miami e Key West<br />

sono campi di regata invidiabili.<br />

Il fascino del lupo di mare, c’è ancora?<br />

Il fascino del lupo di mare funziona sempre.<br />

Normalmente i velisti sono sempre<br />

abbronzati, rilassati, hanno girato il<br />

mondo e hanno un forte sex appeal.<br />

30<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


SKIPPER DA REGATA O DA CROCIERA? IL MEZZO DI TRASPORTO È SEMPRE QUELLO, LE ONDE<br />

DA SOLCARE ANCHE, CAMBIANO INVECE LE FINALITÀ. PER SAPERNE DI PIÙ SIAMO ANDATI A<br />

INTERVISTARE DUE DI LORO: GABRIELE BENUSSI, SKIPPER E TATTICO DEL LIGHTBAY SAILING<br />

TEAM NONCHÉ CAMPIONE PLURIDECORATO IN DIVERSE CLASSI VELICHE, E PIERO MOSCHETTA,<br />

NAVIGATORE E ORGANIZZATORE DI CROCIERE ED EVENTI VELICI, AUTORE DEL LIBRO “SULLE<br />

ROTTE DEI CARAIBI”. ECCO IL LORO FACCIA A FACCIA.<br />

Intervista a Piero Moschetta<br />

Cosa significa andar per mare e cosa<br />

rappresenta la vela?<br />

Da quando ho iniziato a fare i primi bordi in<br />

Adriatico, per poi avere la possibilità di navigare<br />

in molti mari del mondo, molte cose<br />

sono cambiate nella mia vita, ma l’unica cosa<br />

che è rimasta sempre uguale, è il grande<br />

senso di libertà e di “non-tempo” che sento<br />

non solo quando navigo, ma anche quando<br />

sono fermo in porto. La barca ed il mare, infatti<br />

non sono solo “andare” da qualche<br />

parte, ma sono un mondo a sé, da amare,<br />

capire e da trasmettere.<br />

Il ruolo dello skipper in barca, compiti e<br />

responsabilità<br />

Capo barca, comandante, skipper, chiamiamolo<br />

come vogliamo, ma alla fine significa<br />

avere la responsabilità del mezzo e delle persone<br />

a bordo. L’Ammiraglio Nelson soleva<br />

dire che un buon comandante “doveva essere<br />

uguale e nello stesso tempo diverso dal<br />

suo equipaggio, nel primo caso per farsi accettare<br />

e nel secondo caso per farsi ubbidire”.<br />

Cosa significa sicurezza, in barca?<br />

E’ il punto di partenza per poter iniziare a<br />

parlare non solo di vela, ma di mare in generale.<br />

Senza questo punto fermo, la barca<br />

diventa uno dei tanti mezzi di trasporto per<br />

mare, con le conseguenze che poi leggiamo<br />

a fine stagione estiva. Essere sicuri in mare significa<br />

valutare tutte le possibilità, le variabili<br />

e anticipare gli imprevisti e, se questo non è<br />

possibile, bisogna saper reagire ad essi nel<br />

più breve tempo possibile.<br />

L’importanza del team in barca a vela<br />

Per quanto riguarda il mio lavoro, mi trovo a<br />

confrontarmi sia con i gruppi che porto in<br />

barca sia con quelli coinvolti in eventi aziendali<br />

e formazione outdoor, con i quali si lavora<br />

soprattutto per formare o consolidare<br />

un gruppo di lavoro. “Quando si è più uniti<br />

si è più efficaci”: lo sapevano bene i marinai<br />

che nel corso dei secoli hanno affrontato il<br />

mare, ed è per questo che il mare unisce gli<br />

uomini. Formare un equipaggio vuole dire<br />

formare un gruppo unito, e un gruppo unito<br />

è un nucleo in cui i suoi membri sono in sintonia,<br />

dividono gli sforzi in un progetto comune,<br />

diventano “committed”, diventano<br />

un team vincente e di successo. Questo concetto,<br />

anche se in maniera più blanda e ludica,<br />

rispecchia molto anche quanto accade<br />

in un gruppo di persone che non si conoscono<br />

e che iniziano una vacanza in barca<br />

insieme. Non ci si conosce, ma si deve da subito<br />

condividere spazi (spesso pochi), orari,<br />

cibo, ed è veramente difficile potersi “isolare”,<br />

anche se con l’aiuto di un i-pod, perché<br />

alla fine il gruppo è lì e diventa un<br />

tutt’uno con la barca.<br />

Un consiglio per chi volesse imparare ad<br />

andare in vela<br />

Capire perché si sceglie la vela. Per andare<br />

veloci? Scegliete un corso di deriva per poi<br />

perfezionarvi in scafi veloci come gli skiff. Per<br />

scoprire luoghi nuovi? Iniziate dal cabinato<br />

a vela piccolo, per imparare tutte le manovre<br />

e poi iniziare il percorso didattico che porta<br />

alla autonomia nella conduzione e, perché<br />

no, dopo qualche anno, navigare con gli<br />

amici in libertà. Per conoscere gente nuova?<br />

In barca troverete i vostri futuri migliori amici,<br />

o perderete i vostri attuali. La vela è uno sport<br />

che di per sé unisce le persone, nella passione,<br />

nelle manovre di bordo e nel dopovela.<br />

Comunque la si pensi e quale sia<br />

l’indole che spinge ad un corso di vela, bisogna<br />

partire dalle basi, da una sana fatica fisica<br />

e mentale. Dal capire che ci vuole tempo<br />

per condurre un’imbarcazione in sicurezza,<br />

da soli e specialmente portando altre persone.<br />

E che, soprattutto, un foglio di carta<br />

come la patente nautica non serve a nulla, se<br />

non per la legge italiana.<br />

Le capacità di un buon skipper<br />

Competenza, professionalità, capacità di relazione,<br />

capacità psicologiche, capacità di<br />

gestione, leadership, velocità di reazione ed<br />

infine essere sempre aggiornato.<br />

I migliori posti dove hai veleggiato<br />

La Polinesia Francese, e in particolare l’isola di<br />

Maupiti, raggiunta accompagnati dai delfini<br />

e dal silenzio dell’Oceano, per poi approdare,<br />

da soli, in una baia dai colori mai visti prima.<br />

Per restare invece con i piedi per terra, a<br />

poche ore da Milano, il luogo che ritengo<br />

migliore per un mix di bellezza della natura,<br />

charme e caratteristiche di vento è il Golfo di<br />

Saint Tropez. Se è così famoso, una ragione<br />

c’è.<br />

Il fascino del lupo di mare, c’è ancora?<br />

Indossare il nuovissimo giubbotto da vela<br />

sponsorizzato dai Team della America’s Cup<br />

ai molti aperitivi velici milanesi non fa certo<br />

“lupo di mare”, e nemmeno dichiarare di<br />

aver surfato onde di 10 metri durante qualche<br />

tempesta (immaginaria o quasi). Lupo<br />

di Mare lo si è di natura o lo si diventa sul<br />

campo (il mare).<br />

31


STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />

IN BARCA<br />

COME<br />

IN CASA…<br />

UNA VOLTA ERANO LE CASE A RIPRENDERE ALCUNI DETTAGLI E STILI DEGLI<br />

ARREDAMENTI DESTINATI ALLE BARCHE. OGGI È ESATTAMENTE IL CON-<br />

TRARIO. NUOVE PROFESSIONALITÀ E TECNOLOGIE CONSENTONO DI AR-<br />

REDARE LE BARCHE CON LA STESSA FANTASIA, GUSTO E SPESSO LUSSO DI<br />

UNA CASA. ANZI. A VOLTE ANCHE DI PIÙ.<br />

32<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


In “Mi faccio la barca”, film di Sergio<br />

Corbucci del 1980, assistiamo alla contrapposizione<br />

tra due modi estremi di andare<br />

per mare, una classica barca a vela,<br />

la scassata barchetta “Biba” di Jonny Dorelli,<br />

e un moderno panfilo a motore, Il<br />

Kabir, di proprietà, nel film, di un giovane<br />

Christian De Sica.<br />

È ancora così forte questa distinzione?<br />

Vita spartana in spazi ristretti per i velisti,<br />

agio e relax per gli amanti del motore?<br />

Basta passeggiare sui moli di alcune marine<br />

o leggere le principali riviste di nautica<br />

per accorgersi che tutto questo non<br />

è più così vero. Da alcuni anni, infatti, si<br />

assiste, grazie alle evoluzioni nei materiali<br />

e nel loro utilizzo, a profondi cambiamenti<br />

nella progettazione delle<br />

barche da crociera che, soprattutto negli<br />

interni, assomigliano sempre meno a<br />

barche e sempre di più a veri e propri appartamenti<br />

galleggianti.<br />

Ma facciamo un passo indietro, prima<br />

della nascita della nautica da diporto.<br />

Dalla seconda metà dell’Ottocento fino<br />

agli anni ’50 del secolo scorso, le imbarcazioni<br />

erano costruite con metodi tradizionali,<br />

perlopiù in legno o acciaio, e le<br />

conoscenze tecnologiche non consentivano<br />

lo sviluppo di ampi spazi interni.<br />

Stiamo parlando di quei magnifici esemplari<br />

di imbarcazioni a vela o motore che<br />

ancora oggi ammiriamo ai raduni<br />

d’epoca. Barche bellissime, molto performanti<br />

per l’epoca, ma sicuramente<br />

con la vivibilità interna di gran lunga inferiore<br />

a qualsiasi imbarcazione di pari dimensioni<br />

costruita attualmente. In quegli<br />

anni la costruzione di una barca non prevedeva<br />

la distinzione tra interno ed<br />

esterno. Era lo stesso progettista o il cantiere<br />

(in molti casi si trattava della stessa<br />

figura) che si occupava della progettazione<br />

e della realizzazione, senza distinzione<br />

tra interno ed esterno, dando<br />

priorità alle linee d’acqua per le imbarcazioni<br />

a vela e alla stabilità per quelle a<br />

motore.<br />

Questo accadeva molto tempo fa. Al<br />

giorno d’oggi, nella costruzione di una<br />

barca, che si tratti di una costruzione in<br />

serie o di una barca realizzata in modello<br />

unico per un armatore (realizzazione custom),<br />

raramente il progetto viene realizzato<br />

da un unico professionista.<br />

Soprattutto quando si tratta di barche di<br />

grandi dimensioni, la tendenza degli armatori<br />

è di dividere gli incarichi tra architetto<br />

navale, che si occupa della parte<br />

strutturale e delle linee dello scafo, e interior<br />

designer, dedicato al progetto degli<br />

interni e sempre più spesso delle sovrastrutture,<br />

coinvolgendo in taluni casi,<br />

anche architetti “terrestri” di fama mondiale.<br />

Questo perché, mentre la progettazione<br />

dello scafo deve seguire rigide<br />

regole di idrodinamica, con calcoli ingegneristici<br />

per calcolare stabilità e prestazioni<br />

e arrivare al miglior compromesso<br />

tra velocità e dislocamento, la disposizione<br />

e lo stile degli interni lascia molto<br />

più spazio al gusto di designer creativi.<br />

Una volta finalizzati i disegni finali, con<br />

interventi dello stesso armatore che, oltre<br />

al brief iniziale interviene passo passo<br />

nello sviluppo del progetto, il tutto viene<br />

affidato al cantiere per la costruzione,<br />

sotto la supervisione del progettista o di<br />

Project Manager che hanno il compito di<br />

trasformare le idee dei progettisti in disegni<br />

tecnici e supervisionare alla loro<br />

realizzazione.<br />

Tutto molto diverso dal lavoro degli abili<br />

maestri d’ascia che, agli inizi del secolo<br />

scorso, costruivano le “regine del mare”<br />

riproducendo i disegni tracciati a china<br />

dal progettista sul pavimento di un capannone<br />

per poi iniziare a tagliare tronchi<br />

con l’ausilio di pochi strumenti<br />

manuali. Oggi tutte le fasi di progettazione<br />

sono ormai realizzate con l’ausilio<br />

di computer e macchinari tecnologici e<br />

le tecniche costruttive sono le stesse utilizzate<br />

per la realizzazione di aeroplani o<br />

auto da corsa.<br />

L’evoluzione tecnologica e progettuale di<br />

questi anni ha fatto si che, a parità di lunghezza,<br />

le imbarcazioni moderne offrano<br />

oggi una vivibilità interna praticamente<br />

doppia rispetto alle loro “nonne”. L’utilizzo<br />

di materiali innovativi e più resistenti,<br />

dall’alluminio alla vetroresina fino<br />

al carbonio, ha consentito infatti lo sviluppo<br />

di progetti di maggiori dimensioni,<br />

soprattutto in larghezza, rendendo gli interni<br />

più spaziosi e aprendo la via a un<br />

nuovo modo di “arredare” una barca.<br />

Dagli anni ’80 circa le disposizioni classiche<br />

degli interni, i materiali da sempre<br />

utilizzati nelle costruzioni nautiche, gli<br />

stili che da sempre hanno caratterizzato<br />

le dinette e le cuccette lasciano spazio a<br />

innovazione e stili differenti, anche con<br />

l’intervento di stilisti e architetti “terrestri”.<br />

Ne è un esempio Philip Stark che<br />

negli anni ’90 progetta gli interni di una<br />

serie di imbarcazioni di un noto cantiere<br />

francese, o di Renzo Piano, che disegna<br />

personalmente gli interni delle sue barche<br />

a vela. Ed è così che gli ultimi anni<br />

del secolo scorso vedono lo sviluppo di<br />

barche con un design degli interni “minimal”,<br />

in risposta allo stile in voga a<br />

terra, mentre di recente assistiamo ad un<br />

forte allontanamento dallo stile classico<br />

“da barca”, verso un design sempre più<br />

in linea con l’arredamento e il design terrestre.<br />

Questa tendenza colpisce le produzioni<br />

di serie come le realizzazioni<br />

custom, dove, nel secondo caso, i desideri<br />

degli armatori non lasciano limiti alla<br />

fantasia.<br />

Addio quindi alle porte arrotondate e sollevate<br />

da terra, retaggio dei boccaporti<br />

stagni delle navi, ai mobili integrati nella<br />

fiancata, alle cucine ridotte e ai bagni di<br />

piccole dimensioni. Entrare in una moderna<br />

barca a vela o a motore - i limiti<br />

sono solamente dati dalla maggiore o<br />

minore superficie arredabile - è come entrare<br />

in un appartamento al mare. Scale,<br />

ascensori, cucine degne di un ristorante,<br />

lampade e lampadari, arredi di design e<br />

tessuti di alta gamma, marmi e specchi.<br />

Stiamo naturalmente parlando di quei<br />

mega yacht che solcano il Mediterraneo<br />

attirando lo sguardo di curiosi e ammiratori.<br />

Ma anche nelle taglie più piccole il<br />

salto di qualità rispetto al passato è immediatamente<br />

percepibile.<br />

Se consideriamo poi il mondo delle barche<br />

a motore, dove le linee d’acqua<br />

hanno un valore relativo - non per altro si<br />

chiede la potenza del motore prima del<br />

nome del progettista - quello che definisce<br />

veramente il valore dell’imbarcazione<br />

è il design di tutto ciò che è emerso: le<br />

sovrastrutture, il colore e gli interni. Tutto<br />

questo è opera di questa nuova tipologia<br />

di professionisti, designer e progettisti<br />

tecnici, sconosciuti ai non addetti ai<br />

lavori, che hanno saputo fondere lo stile<br />

e il design moderno con le esigenze particolari<br />

di un oggetto che deve pur sempre<br />

vivere in mare.<br />

33


STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />

TI<br />

DISEG<br />

UNA<br />

BARC<br />

34<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


FA DA TRAMITE TRA IL PROGETTISTA E IL CANTIERE, TRADUCE IN PRATICA LA CREA-<br />

TIVITÀ DEGLI ARCHITETTI E SUPERVISIONA I LAVORI DI REALIZZAZIONE. È L’INTE-<br />

RIOR PROJECT MANAGER, UNA PROFESSIONE DI GRANDE FASCINO E ALTRETTAN-<br />

TA RESPONSABILITÀ, COME CI RACCONTA UNO DI LORO, MICHELE LUCCHINI,<br />

CO-TITOLARE DI UNA SOCIETÀ DI ENGINEERING E MANAGEMENT CHE DA ALCUNI<br />

ANNI SEGUE LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERNI E DELLE SOVRASTRUTTURE DI BAR-<br />

CHE DI GRANDI DIMENSIONI A VELA E MOTORE.<br />

NO<br />

A<br />

Da un’unica figura che progettava e supervisionava<br />

la costruzione della barca, e<br />

in taluni casi la realizzava nel proprio cantiere,<br />

negli ultimi anni si è passati ad un<br />

team di professionisti, ognuno esperto<br />

nel proprio campo, che si inseriscono<br />

nelle diverse fasi di realizzazione della<br />

barca dei nostri sogni. Una delle figure di<br />

rilievo in questo processo è quello dell’Interior<br />

Project Manager (IPM). Il suo<br />

compito è quello di trasformare le idee<br />

creative di architetti e armatori in progetti<br />

concreti, controllandone la realizzazione<br />

e verificando qualità e sicurezza. l’IPM<br />

entra in campo, solitamente coinvolto<br />

dal cantiere o dallo stesso armatore, all’inizio<br />

del progetto e lavora fianco a<br />

fianco con l’Interior Designer per definire<br />

spazi e modalità costruttive. Il passo successivo<br />

consiste nel tradurre le idee e i disegni<br />

in progetti realizzativi (molte<br />

apparecchiature sono ormai a controllo<br />

numerico) in base alle sue esperienze costruttive<br />

e nell’uso dei materiali. Passati i<br />

disegni alle aziende che si occuperanno<br />

della realizzazione, l’IPM segue poi tutta<br />

la produzione e l’allestimento verificando<br />

in corso d’opera e al termine dei lavori<br />

che qualità e sicurezza rispondano ai requisiti<br />

richiesti.<br />

Michele, quanto pesa il design degli<br />

interni nella progettazione di una<br />

barca?<br />

Ormai su barche non di serie e di una<br />

certa dimensione il design interno, in termini<br />

di impegno progettuale e lavoro<br />

esecutivo, conta fino a un massimo del<br />

50% dell’intero progetto. Questo a condizione<br />

che sia supportato da una validità<br />

tecnica del prodotto, inteso come un<br />

buon progetto marino (il design dello<br />

scafo) e un’ottima capacità realizzativa<br />

(la capacità del cantiere ). Soprattutto<br />

nelle imbarcazioni a motore ciò che differenzia<br />

uno scafo da un altro e ne delinea<br />

il valore sono le sovrastrutture e gli<br />

interni, che definiscono la linea e lo stile<br />

di una barca e che ne identificano il valore<br />

del progetto. Anche a livello di investimento,<br />

se restiamo nell’ambito delle<br />

imbarcazioni a motore, gli interni pesano<br />

per il 30-40% del valore commerciale<br />

complessivo. Se invece parliamo di imbarcazioni<br />

a vela l’importanza degli arredamenti<br />

interni assume valore minore<br />

rispetto alle linee d’acqua e al piano velico.<br />

In questo caso parliamo del 20%<br />

circa dell’investimento.<br />

Imbarcazioni a vela e a motore, quali<br />

sono le principali differenze tecniche?<br />

Una barca a vela ha dimensioni interne<br />

ridotte rispetto a una a motore, richiede<br />

dunque uno sforzo nella ottimizzazione<br />

degli spazi attraverso un efficiente coordinamento<br />

tra allestitore e parte tecnica<br />

del cantiere, in modo da rendere al meglio<br />

il progetto del designer. Nelle barche<br />

a motore invece è più facile individuare i<br />

limiti di spazio, ma la massa di informazioni<br />

da gestire è nettamente superiore.<br />

Sul fronte puramente tecnico realizzativo,<br />

non vi sono differenze, poiché le<br />

specifiche tecniche imposte dalle normative<br />

sono fondamentalmente le<br />

stesse.<br />

Qual è in concreto il ruolo dell’Interior<br />

Project Manager nella realizzazione<br />

di una barca?<br />

Escludendo per il momento il progettista<br />

nautico, colui che progetta le linee dello<br />

scafo e che pertanto si occupa sostanzialmente<br />

dell’esterno dell’imbarcazione,<br />

nella realizzazione degli interni intervengono<br />

due figure distinte: l’Interior Designer<br />

e il Project Manager. Il primo si<br />

occupa della progettazione e del design<br />

di tutto ciò che è “emerso” visibile. Se<br />

fossimo a terra parleremmo di architetto<br />

e non è un caso che frequentemente architetti<br />

famosi si dedichino alla progettazione<br />

di interni di barche. Il project<br />

manager, invece, fa in modo che le idee<br />

stilistiche vengano realizzate nel pieno ri-<br />

35


STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />

36<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


spetto delle norme di sicurezza, occupandosi<br />

della progettazione tecnica e<br />

della supervisione del cantiere durante la<br />

realizzazione.<br />

Che rapporto esiste tra queste due figure.<br />

Sono due professioni complementari<br />

o sovrapposte?<br />

Sicuramente complementari, soprattutto<br />

quando il coinvolgimento del IPM avviene<br />

fin dalle prime fasi di studio. In<br />

questo modo si viene a creare una sinergia<br />

tra tutte le figure coinvolte e si arriva<br />

ad una visione globale del progetto. Lavorando<br />

fianco a fianco con il designer<br />

capita infatti di suggerire soluzioni tecniche<br />

particolari che permettano la messa<br />

in opera delle sue idee in accordo con i<br />

requisiti tecnici ed economici. Non sempre<br />

i designer sono aggiornati sugli ultimi<br />

materiali disponibili o sulle resistenze<br />

di particolari legni, così come non è compito<br />

loro studiare la scomponibilità degli<br />

arredi per poter entrare e uscire dai passaggi,<br />

spesso ridotti, che si hanno a<br />

bordo di un'imbarcazione.<br />

Nella fase di progettazione e realizzazione<br />

il proprietario vuole dire la<br />

sua?<br />

Il cliente ha sempre ragione e per questo<br />

andrebbe sempre accontentato. A parte<br />

la battuta, capita sovente che l’armatore,<br />

soprattutto se si tratta della seconda o<br />

terza barca, abbia delle richieste specifiche<br />

relativamente agli interni, cosa d’altra<br />

parte comprensibile quando si parla<br />

di barche di una certa dimensione che si<br />

sviluppano su centinai di metri quadrati.<br />

La vera difficoltà sta nel gestire le due tipologie<br />

di richieste che principalmente riceviamo,<br />

quelle dettate da una<br />

conoscenza tecnica dell’armatore e<br />

quelle invece puramente estetiche. Le<br />

prime si risolvono a tavolino studiando<br />

con l’armatore la soluzione migliore da<br />

adottare, sulle seconde c’è meno margine<br />

di discussione in quando legate al<br />

gusto estetico personale. In quel caso<br />

vale la battuta iniziale.<br />

Quali sono le ulime tendenze stilistiche<br />

nella realizzazione degli interni<br />

di una barca?<br />

Dopo la rivoluzione minimalista della fine<br />

degli anni ’90, che ha visto la nascita di<br />

progetti all’apparenza essenziali (la tecnologia<br />

c’era comunque, ma non era visibile),<br />

ora si sta assistendo a una<br />

diversificazione di stili e design. Non esiste<br />

attualmente una corrente stilistica<br />

vera e propria. Dallo stile tradizionale si<br />

è passati all’esatto opposto e ora si<br />

stanno ricucendo gli estremi. Questo<br />

porta i designer a sviluppare progetti<br />

molto diversi tra loro. Forse l’unica tendenza<br />

in atto è quella che vuole gli interni<br />

di una barca sempre più simili a<br />

quelli di un’abitazione, sia come design<br />

sia per i materiali e gli accessori utilizzati.<br />

Vale di più l’esperienza della tradizione<br />

o la tecnologia?<br />

Gli interni di un’imbarcazione devono essere<br />

perfetti nel design e nei dettagli.<br />

Nessun armatore accetterebbe un’anta<br />

che non chiude o una maniglia che si<br />

stacca. Se poi consideriamo che la barca<br />

è un mezzo in movimento sottoposto a<br />

sollecitazioni e vibrazioni si capisce come<br />

la cura dei dettagli e la perfezione nelle<br />

realizzazioni sia fondamentale. Per arrivare<br />

ai risultati di eccellenza richiesti è necessario<br />

conoscere i materiali, applicare<br />

le tecnologie costruttive acquisite con<br />

l'esperienza e impiegare le capacità artigianali<br />

di mani esperte. Ogni componente<br />

dell’arredamento interno viene<br />

sezionato, squadrato, bordato e lavorato<br />

da moderni macchinari a controllo numerico,<br />

ma è altrettanto importante la<br />

cura dei mastri falegnami che provvedono<br />

al premontaggio dei componenti,<br />

alla finitura rigorosamente a mano, all'assemblaggio<br />

finale, all'imballaggio per<br />

il trasporto e all'installazione a bordo.<br />

Qualità e sicurezza, due fattori importanti:<br />

come vengono garantiti?<br />

Qualità e sicurezza derivano direttamente<br />

dalle scelte tecniche dei materiali<br />

e dai dettagli costruttivi, per questo è importante<br />

avere fornitori affidabili e un<br />

cantiere con esperienza e capacità tecniche.<br />

Il ruolo del project manager sta proprio<br />

nel riuscire a trasformare le idee del<br />

designer in un prodotto con caratteristiche<br />

costruttive tali da garantire la miglior<br />

sicurezza e resistenza, fondamentali in<br />

una barca.<br />

37


STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E CULTURA<br />

BARCHE<br />

DA LEGGERE,<br />

GUARDARE<br />

EASCOLTARE<br />

38<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


DALL’ODISSEA A TRE UO-<br />

MINI IN BARCA PAS-<br />

SANDO PER TURNER E<br />

PUCCINI. BREVE EXCUR-<br />

SUS TRA LE RAPPRESEN-<br />

TAZIONI DELLA BARCA<br />

NELLE ARTI UMANISTICHE.<br />

Quando pensiamo alla barca, forse a tutti<br />

noi, da una certa generazione in poi, il<br />

primo riferimento che viene in mente è il<br />

refrain di Fin che la barca va di Orietta<br />

Berti. Ma, canzonette a parte, se solo ci<br />

soffermassimo a pensare ci stupiremmo<br />

della centralità che questo mezzo di navigazione<br />

e trasporto ha avuto nella produzione<br />

umanistica. I riferimenti iniziano da<br />

molto lontano, dalla notte dei tempi e dei<br />

miti, da personaggi come Giasone e i suoi<br />

Argonauti, dalle peripezie di Ulisse raccontateci<br />

nell’Odissea e da quelle del po-<br />

polo troiano raccolte da Virgilio nell’Eneide.<br />

In tutti questi scritti la barca rappresenta il<br />

mezzo di trasporto verso il proprio futuro e,<br />

in un una sorta di metafora della vita umana,<br />

conduce i protagonisti in un viaggio iniziatico<br />

che li porta al premio finale: il regno per<br />

il capo degli Argonauti, Giasone, l’amata patria<br />

per Ulisse e una nuova patria per gli esuli<br />

troiani.<br />

Lasciando miti e antichi eroi, la barca si trova<br />

protagonista in testi ancora più familiari e conosciuti.<br />

Nella Bibbia, la celeberrima arca di<br />

Noè porta alla salvezza il genere umano e<br />

permette la ricostruzione del mondo distrutto<br />

dal diluvio universale, mentre nel<br />

Nuovo Testamento la barca è lo strumento di<br />

lavoro degli apostoli pescatori convertiti da<br />

Gesù Cristo in “pescatori di uomini”. Nella<br />

Divina Commedia dantesca la barca diventa<br />

invece trasportatrice di anime, traghettate<br />

sull’Acheronte da Caronte.<br />

Barca, dunque, che diventa metafora di vita,<br />

ma anche di morte e non solo nel bianco e<br />

nel nero della pagina scritta, ma anche nella<br />

varietà dei colori impressi sulla tavolozza dei<br />

pittori. Riferimento obbligatorio è La Zattera<br />

della Medusa di Géricaut (1818), quadro<br />

ispirato ad un fatto drammatico realmente<br />

accaduto: il naufragio della Medusa e l’agonia<br />

dei supersiti prima del salvataggio ad<br />

opera della nave Argo. E ancora La nave negriera<br />

di Turner (1840), anche questo ispirato<br />

a un avvenimento reale: gli schiavi neri<br />

gettati in mare per poter riscuotere le assicurazioni<br />

sulla vita.<br />

E perché poi non citare le forti e vibranti note<br />

della musica? L’imbarcazione è protagonista<br />

anche nell’opera lirica, basti ricordare Il vascello<br />

fantasma di Wagner (1842) ripreso ne<br />

L’Olandese volante (1841) dello stesso Wagner<br />

e la Madama Butterfly di Puccini<br />

(1904). Ne Il vascello fantasma, trascrizione di<br />

una leggenda marinara, il veliero è la sintesi<br />

stessa della vita in quanto il protagonista è<br />

condannato da una maledizione a viaggiare<br />

per sempre sul mare e può toccare l’agognata<br />

terra solo una volta ogni sette anni. La<br />

nave invece diventa promessa di una vita felice<br />

in Madama Butterfly poiché dovrebbe riportarle<br />

il marito da anni lontano, ma<br />

l’iniziale gioia diventa tragedia quando la giovane<br />

donna scopre che l’uomo amato si è<br />

risposato.<br />

Abbandoniamo pennelli e canti e torniamo<br />

alla letteratura cronologicamente più vicina<br />

al nostro tempo. Parliamo di Moby Dick, la<br />

grande balena bianca inseguita per anni dal<br />

capitano Achab attraverso i mari di tutto il<br />

mondo a bordo della baleniera Pequod nel<br />

romanzo di Melville (1851). Indimenticabile<br />

anche Il vecchio e il mare di Hemingway<br />

(1952), con la vittoria morale del vecchio protagonista<br />

nonostante la perdita dell’ambita<br />

preda. I Malavoglia di Verga (1881) in cui la<br />

barca Provvidenza, nonostante il nome benaugurante,<br />

è addirittura lo strumento del<br />

destino che col suo naufragio stravolge la<br />

vita dei suoi proprietari recando loro sventura<br />

e morte.<br />

E ancora, sebbene di tono ben diverso, lo<br />

spassoso Tre uomini in barca di Jerome<br />

(1889) con la descrizione dell’esilarante gita<br />

in barca sul Tamigi di tre amici, apprendisti<br />

naviganti, e del loro cane. Arriviamo infine<br />

ai giorni nostri con due autori contemporanei<br />

molto conosciuti: Georges Simenon e<br />

Bjorn Larsson. Simenon è l’autore di intricati<br />

casi affidati al suo famosissimo commissario<br />

Maigret, figura nata durante i due anni nei<br />

quali l’Autore visse a bordo dell’Ostrogoth<br />

navigando fra Francia, Germania e Olanda.<br />

Di questo periodo è il Cavallante della Provvidenza<br />

(1931), romanzo ambientato nel canale<br />

che collega la Senna alla Saona e quindi<br />

la Francia al mare. Da ricordare anche il diario<br />

che Simenon ha scritto durante una sua<br />

crociera nel Mediterraneo del 1934 intitolato<br />

Il Mediterraneo in goletta o Mare nostro, in<br />

cui la goletta viene definita “la più poetica<br />

delle immagini”.<br />

E poi Larsson, scrittore-navigatore di romanzi<br />

di mare in cui la barca è simbolo di libertà,<br />

quali Bisogno di libertà e La saggezza del<br />

mare, ma anche scrittore di pirati e galeoni<br />

nel suo libro La vera storia del pirata Long Silver<br />

(1995), figura arcinota de L’Isola del Tesoro<br />

di Stevenson. E non si può terminare<br />

questa ampia carrellata senza parlare della<br />

presenza della barca in un altro dei generi artistici<br />

più seguiti: la filmografia. Come non<br />

ricordare, allora, il film Titanic o La maledizione<br />

della prima luna, con la divertente storia<br />

del rapimento del Galeone Perla Nera e<br />

del suo imprevedibile capitano Jack Sparrow:<br />

"Una nave non è solo un albero e un ponte.<br />

La Perla è libertà". E proprio su tali parole<br />

chiudiamo questo rapida carrellata tra le barche<br />

nella cultura, augurando buona navigazione<br />

a tutti sulle ali - anzi in questo caso sulle<br />

vele - della libertà.<br />

39


STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E CULTURA<br />

QUANDO<br />

IL SOLE<br />

VIAGGIAVA<br />

IN BARCA<br />

40<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


BARCA PER NASCERE, PER VIVERE,<br />

PER SPOSARSI. MA BARCA ANCHE<br />

PER LASCIARE LA VITA TERRENA.<br />

BREVE VIAGGIO TRA RITI E UTILIZZI<br />

DELLA BARCA NELLE DIVERSE EPO-<br />

CHE E CULTURE.<br />

A cosa serva oggi una barca, è argomento<br />

piuttoso noto. Lo è forse meno a<br />

cosa servisse molti anni fa, all’epoca dei<br />

nostri antenati, quando le barche vantavano<br />

passeggeri insoliti o decisamente illustri.<br />

Stiamo pensando ad esempio a<br />

Noè e alla sua arca che trasportò un campionario<br />

di animali tali da fare invidia a<br />

tutti gli zoo del futuro. Oppure ai tempi<br />

dei grandi miti e al più famoso dei capitani<br />

(o, come si direbbe oggi, di skipper)<br />

di barca: il sole. Perché forse non è a tutti<br />

noto che il bellissimo Helios/Apollo, divinità<br />

del sole, prima di farsi convincere da<br />

modelli di trasporto tecnologicamente<br />

più avanzati, inizialmente usava percorrere<br />

la volta celesta con una barca. Poi,<br />

allora come oggi, le mode cambiarono e<br />

anche lui si decise ad abbandonare la vecchia<br />

barca per un più rapido cocchio.<br />

Tra gli Egizi era di gran voga la Barca<br />

sacra, un battello fluviale elevato a simbolo<br />

di imbarcazione rituale che veniva<br />

usata come mezzo di trasporto in ambito<br />

funerario e religioso.<br />

Un utilizzo, quello funerario, che ha accompagnato<br />

la barca in molte epoche e<br />

in molti luoghi. In età preromana, ad<br />

esempio, quando le barche venivano decorate<br />

con piume di uccelli acquatici che,<br />

appartenenti alla sfera dell’acqua, dell’aria<br />

e della terra, rappresentavano il collegamento<br />

col mondo dell’aldilà e<br />

conducevano le anime dei defunti nella<br />

loro destinazione ultraterrena. Ma anche<br />

tra gli antichi veneti che, avendo collocato<br />

le necropoli al di là dei fiumi, erano obbligati<br />

a trasportare i corpi dei defunti, diretti<br />

verso la loro ultima dimora, solcando<br />

le acque fluviali. E, ancora, tra i boriosi vichinghi<br />

che usavano deporre il corpo dei<br />

comandanti nella loro imbarcazione per<br />

poi seppellirle o dargli fuoco.<br />

Ma accanto alla morte, per fortuna anche<br />

nei riti legati alla barca c’è la vita. E così<br />

ecco la barca diventare, in territori come<br />

l’Oceania frammentata in migliaia di isole,<br />

strumento indispensabile di comunicazione<br />

e di gioia, in perfetta armonia con<br />

il diffuso immaginario che identifica quei<br />

mari come Paradiso terrestre. Dunque la<br />

barca protagonista anche di matrimoni,<br />

con il corteo nuziale che raggiunge il<br />

luogo della cerimonia navigando su piroghe<br />

costruite appositamente per l’occasione.<br />

O il battesimo della barca stessa,<br />

quando l’imbarcazione appena costruita<br />

viene portata a “bere l’acqua del mare<br />

dopo essere stata addobbata a festa con<br />

collane di fiori freschi e benedetta dall’Arì,<br />

una sorta di sacerdote mah’oi vestito con<br />

un gonnellino di foglie di pandano e<br />

palma da cocco, che battezza la barca<br />

con foglie di Ti, pianta sacra che scaccia<br />

gli spiriti maligni. Un rito ben diverso dal<br />

nostro varo delle barche, fatto con la bottiglia<br />

di champagne lanciata contro lo<br />

scafo dalla madrina e l’auspicio, per i superstiziosi,<br />

che la bottiglia si rompa, ma<br />

che non spacchi la chiglia, come accaduto<br />

in un episodio diventato famoso,<br />

sotto gli occhi allibiti di tutti i presenti.<br />

41


IL MAGO DE<br />

STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E FOTOGRAFIA<br />

42<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


LL’ACQUA<br />

Un’immagine può raccontare tante cose,<br />

da una gita divertente a un ricordo da cancellare.<br />

L’unica certezza della fotografia è<br />

racchiusa nella verità: non ti potrà mai tradire<br />

e non ti dirà mai una bugia, quello che<br />

c’è si vede. Questione di punti di vista, ma<br />

anche questione di chi c’è dietro alla macchina.<br />

Uno scatto è in fondo una frazione di<br />

secondo nella quale succede tutto e che<br />

probabilmente resterà per sempre, quasi<br />

come un diamante.<br />

L’uomo ha da sempre ricercato un supporto<br />

per la sua memoria e per il proprio piacere<br />

ed è questa la magia dell’insieme. Raccontare<br />

una regata, un viaggio e la bellezza di<br />

una vela sul mare non è cosa che tutti però<br />

possono fare. Il primo è stato Frank Baken<br />

che iniziò nel 1888 con una semplice scatola<br />

di legno. Da allora di strada il mondo dell’immagine<br />

ne ha fatta tanta e, come sempre,<br />

ad emergere sono stati gli italiani,<br />

popolo di santi, poeti, navigatori e soprattutto<br />

fotografi. Come Franco Pace che, della<br />

sua passione, ha fatto un lavoro, passando<br />

dalla tela al teleobiettivo e diventando uno<br />

dei fotografi più famosi. Noi l’abbiamo incontrato<br />

per capire se ci sono differenze tra<br />

uno scatto e l’altro e la risposta che abbiamo<br />

ricevuto è semplice come la sua persona: “Il<br />

modo migliore per capirlo è di renderle visibili<br />

e analizzare le reazioni del pubblico.”<br />

La vela sembra un soggetto facile: una<br />

vela bianca sul mare, ma in realtà ogni<br />

scatto racchiude una visione diversa e un<br />

modo di vedere il mondo. Il suo com’è?<br />

Per poter ritrarre bene un soggetto bisogna<br />

innanzitutto conoscerlo e le barche non<br />

fanno eccezione.<br />

Nel celebre film Amici Miei di Mario<br />

Monicelli la figura del genio veniva<br />

riassunta con la frase “è fantasia, intuizione,<br />

decisione e velocità d’esecuzione”<br />

che ricorda molto da vicino la<br />

definizione che si potrebbe usare per<br />

un fotografo.<br />

Sono esattamente le prerogative indispensabili<br />

per avere buoni risultati dalla fotografia,<br />

ma non vuol dire che per essere un<br />

bravo fotografo bisogna essere un genio...<br />

D’Epoca, Moderne e Coppa America:<br />

quali le barche che più l’hanno emozionata?<br />

Le barche d'Epoca trasmettono un grande<br />

fascino, quelle Moderne, grazie all'alta tecnologia,<br />

offrono prestazioni e situazioni di<br />

azione molto spettacolari; in entrambi i casi<br />

si incontrano opportunità di realizzare immagini<br />

che danno emozioni. Alla fine forse<br />

preferisco le barche d'Epoca che non sono<br />

invase da scritte e marchi di sponsor, presenti<br />

in maniera eccessiva nelle barche Moderne,<br />

disturbando l'estetica dell'immagine.<br />

La Coppa America secondo me ha preso<br />

oggi una piega troppo commerciale a discapito<br />

del fascino che l'evento aveva fino<br />

ad alcune edizioni fa.<br />

Si è conclusa da poco la mostra a lei dedicata<br />

a Trieste, quant’è stato difficile<br />

per lei scegliere gli scatti dal suo archivio<br />

che ne conta più di cinque milioni?<br />

È stato un lavoro lungo, condotto per selezioni<br />

successive, cercando di ottenere un insieme<br />

di immagini che offrisse una buona<br />

varietà di inquadrature e una visione equilibrata<br />

del mondo della vela nei suoi vari<br />

aspetti. Una parte importante del lavoro è<br />

stata anche pensare un allestimento che<br />

fosse adatto a contenere le immagini.<br />

Domanda alla quale penso sia impossibile<br />

rispondere, ma ci provo comunque:<br />

qual è la sua foto preferita?<br />

Più che una foto preferita direi che c'è un<br />

gruppo di foto preferite, diverse e complementari<br />

tra le quali non saprei fare una<br />

scelta, ma che insieme possono dare un'impressione<br />

di come mi piace fotografare le<br />

vele.<br />

Da pittore a fotografo.<br />

Pittore è una definizione eccessiva mi sono<br />

sempre dedicato al disegno e poi alla pittura;<br />

penso sia stato soprattutto un buon<br />

training per trovarsi con l'occhio allenato a<br />

scegliere il taglio della foto al momento<br />

dello scatto.<br />

È stato rapito prima dal mare o dalla<br />

passione per la fotografia?<br />

Penso che essere affascinati dal mare e dal<br />

mondo delle barche sia un fatto abbastanza<br />

naturale, direi quasi inevitabile vivendo<br />

in una città come Trieste. Per me è<br />

stato certamente così; parallelamente ho<br />

sviluppato altri interessi come il disegno e<br />

la pittura e in seguito la fotografia.<br />

Dei giornalisti si dice “sempre meglio<br />

che lavorare”, dei fotografi?<br />

Non so cosa si dica dei fotografi, penso<br />

che usando un linguaggio universale siano<br />

una categoria privilegiata come per esempio<br />

i musicisti. Come per la musica, l'importante<br />

è che le immagini trasmettano<br />

delle emozioni; il sistema per capirlo e migliorare<br />

è quello di farle vedere al pubblico.<br />

Aprendo l’album dei ricordi ci saranno<br />

tante situazioni in cui si è scoperto a<br />

scattare una foto in modo strano e sicuramente<br />

una in particolare.<br />

Ho vissuto la notte della tempesta del Fastnet<br />

nel '79 (n.d.r.: era l’undici agosto e<br />

nel corso della celebre regata vi fu una<br />

tempesta devastante che portò alla morte<br />

di 15 velisti, l’abbandono di 24 barche e<br />

194 ritiri su 303 barche partite. Nel mondo<br />

della vela viene considerato come un<br />

punto fondamentale per la sicurezza) e nel<br />

2004 a Phuket ho nuotato nell'onda dello<br />

Tsunami, ma né in un caso né nell'altro ho<br />

scattato delle foto.<br />

Termino chiedendole quale sarebbe lo<br />

scatto che avrebbe voluto fare nella<br />

sua vita magari “rubandolo” a un collega?<br />

Niente più di quello che ho fatto, mi va benissimo<br />

così, solo quelli futuri…<br />

E proprio imbracciando la macchina<br />

Franco Pace ci saluta e si avvia in giro per<br />

il mondo a cercare ancora una volta di impressionare<br />

la magia del momento su una<br />

semplice pellicola che speriamo possa durare<br />

come un diamante.<br />

43


PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />

CARBON-F<br />

(I<br />

E TU QUANTO SPORCHI?<br />

AUMENTA SEMPRE DI PIÙ LA PRESENZA DI SITI INTERNET CHE MISURANO<br />

L’IMPATTO CHE I NOSTRI COMPORTAMENTI POSSONO AVERE SULL’AM-<br />

BIENTE. SIAMO ANDATI A VISITARNE UNO E ABBIAMO SCOPERTO CHE...<br />

44<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


OOTPRINT<br />

MPRONTA ECOLOGICA)<br />

“Se tutti vivessero come te, ci vorrebbe<br />

un territorio fertile grande tre volte quello<br />

disponibile”. La sentenza del test eseguito<br />

sul sito di Ecological Footprint network<br />

è impietosa: c'è poco da credersi<br />

virtuosi consumando carne non più di<br />

due volte a settimana, acquistando prodotti<br />

freschi regionali, spegnendo ogni<br />

sera tv, stereo, computer (anziché lasciarli<br />

in stand by) e rinunciando a possedere<br />

l'automobile. Ma che cos'è esattamente<br />

questa (pesante) impronta ecologica con<br />

cui insozziamo il nostro povero pianeta?<br />

Si tratta, molto semplicemente, di un indice<br />

statistico che misura la richiesta<br />

umana nei confronti della natura, ovvero<br />

quanto territorio biologicamente produttivo<br />

viene utilizzato da un individuo,<br />

una famiglia, una città, una regione, un<br />

paese o dall'intera umanità per produrre<br />

le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti<br />

che genera. L'idea originaria di questo<br />

calcolo risale al 1996 e si deve<br />

all'ecologo William Rees della British Columbia<br />

University, i cui studi sono poi stati<br />

proseguiti dal suo più brillante collaboratore,<br />

Mathis Wackernagel. È lui che<br />

puntualmente, nei primi giorni d'autunno<br />

(nel 2009 è successo il 25 settembre),<br />

suona la campanella dell'Overshoot<br />

day, avverte cioè che la popolazione<br />

mondiale ha consumato tutte le risorse<br />

naturali a disposizione per l'anno in<br />

corso. Gli ultimi tre mesi dell'anno, dunque,<br />

sono stati in deficit. Esattamente<br />

come per una famiglia, o un'azienda,<br />

che abbia esaurito le risorse a disposizione<br />

tre mesi prima della fine dell'anno<br />

ma continuasse imperterrita a spendere,<br />

Wachernagel ammonisce che prima o<br />

poi i nodi verranno al pettine. Ma come<br />

si misura la nostra impronta ecologica sul<br />

pianeta? Il metodo consiste nell'attribuire,<br />

sulla base dei dati statistici di ogni<br />

paese e delle organizzazioni internazionali,<br />

un certo numero di ettari globali pro<br />

capite come consumo di territorio biologicamente<br />

produttivo. Secondo i calcoli<br />

più recenti l'impronta ecologica dell'umanità<br />

è di 2,2 ettari globali pro capite,<br />

mentre quella dell'Italia è di 4,8<br />

ettari con una biocapacità di 1,2 ettari<br />

pro capite. Nella classifica mondiale che<br />

il WWF pubblica ogni due anni nel Living<br />

Planet Report (l'ultima edizione è del<br />

2008, ma i dati sull'impronta ecologica<br />

sono aggiornati al 2005) siamo al 29°<br />

posto, in coda rispetto al resto dei paesi<br />

europei. In generale, secondo il rapporto,<br />

se tutti gli esseri umani avessero un'impronta<br />

ecologica pari a quella degli abitanti<br />

dei paesi ad alto indice di sviluppo,<br />

non basterebbe l'attuale pianeta per sostenerla.<br />

Se proseguirà l’attuale ritmo di<br />

consumo di acqua, suolo fertile, risorse<br />

forestali, specie animali tra cui le risorse<br />

ittiche, nel 2050 di pianeti, ne serrviranno<br />

almeno due. Dunque, c'è molto<br />

da fare: a cominciare dal misurare la nostra<br />

personale o familiare impronta ecologica<br />

sul sito www.footprintnetwork.org.<br />

L'IMPRONTA DELLE AZIENDE<br />

(da: www.footprintnetwork.org)<br />

Le aziende che guardano avanti e gestiscono proattivamente i propri<br />

rischi e opportunità ambientali possono beneficiare di un rilevante<br />

vantaggio competitivo. L’Impronta Ecologica viene usata per aiutare<br />

le aziende a migliorare la propria capacità di previsione del mercato,<br />

a definire il proprio indirizzo strategico, a gestire la propria performance<br />

ed a comunicare i propri punti di forza. Fornendo un’unità di<br />

misura comune, l’Impronta aiuta le aziende a definire punti di riferimento,<br />

a definire obiettivi quantitativi ed a valutare alternative per le<br />

future attività. Compatibile con tutti i livelli delle operazioni aziendali,<br />

l'Impronta fornisce risultati sia aggregati che di dettaglio. Le analisi sull’Impronta<br />

Ecologica rivelano dove regioni, settori industriali e aziende<br />

incontreranno crescenti limiti nella disponibilità di risorse quali energia,<br />

foreste, terreni coltivabili, pascoli e pesca. Esse aiutano inoltre ad<br />

identificare strategie di successo in un mondo dalle risorse limitate, inclusi<br />

prodotti e servizi che saranno sempre più necessari in futuro.<br />

45


PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />

TIVENDOU<br />

PIANTARE ALBERI, UTILIZZARE<br />

FONTI PULITE A ENERGIA RINNO-<br />

VABILE O ACQUISTARE V.E.R.: LE<br />

TRE STRADE PER LA RIDUZIONE<br />

DELLE EMISSIONI DI CO 2<br />

46 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


NV.E.R. I<br />

SERVIZI<br />

IMQ-ECO<br />

C’è chi pianta alberi, chi sfrutta fonti<br />

pulite a energia rinnovabile o cerca di<br />

rendere più efficiente l’utilizzo di<br />

quelle tradizionali e chi invece va ad<br />

acquistare VER, i crediti Verified Emission<br />

Reductions. Stiamo parlando di<br />

hobby o shopping curiosi? Niente di<br />

tutto questo, ma dei principali metodi<br />

per ridurre l’impatto delle nostre<br />

attività sull’ambiente e per compensare<br />

le emissioni di CO 2 prodotte.<br />

Il CO 2 , di per sè, non è sostanza rischiosa,<br />

nel senso che si tratta di un<br />

gas naturale, non certo tossico e nocivo<br />

per l'uomo come i composti chimici<br />

e le micro o nano polveri, ma<br />

tuttavia pericolosissimo poiché influisce<br />

sull’effetto serra modificando<br />

temperatura e DNA del nostro pianeta.<br />

Per cercare di limitarne le conseguenze<br />

la soluzione è quella di<br />

ridurne le emissioni o di annientare,<br />

con soluzioni alternative, quelle generate.<br />

Per affrontare tale battaglia al primo<br />

posto si colloca la riforestazione o<br />

l’afforestazione delle aree che comportano<br />

un pareggiamento dei conti:<br />

con la mia attività ho prodotto tot di<br />

tonnellate di CO 2 , ma in compenso<br />

ho piantato tot ettari di alberi che andranno<br />

ad neutralizzarlo (gli alberi<br />

assorbono CO 2 e la fissano nella biomassa<br />

legnosa)<br />

Al secondo posto la possibilità di ridurre<br />

i consumi energetici migliorando<br />

l’efficienza, intervenendo ad<br />

esempio sull’illuminazione pubblica,<br />

sugli impianti termici ed elettrici, sulla<br />

mobilità, e sulle industrie (consumando<br />

meno combustibile fossile si<br />

emette meno CO 2 ).<br />

Al terzo posto la possibilità di puntare<br />

su fonti rinnovabili pulite, quali il fotovoltaico,<br />

l’eolico, la geotermia, il solare<br />

termico, l’idroelettrico, che non<br />

rilasciano CO 2 nell’atmosfera.<br />

C’è infine una quarta via per chi volesse<br />

cercare di limitare le conseguenze<br />

del proprio impatto<br />

ambientale: l’acquisto di VER. Si<br />

tratta di crediti maturati e messi in<br />

vendita da aziende o imprese che, attraverso<br />

uno degli interventi sopra<br />

elencati, sono state in grado di ridurre<br />

le emissioni di CO 2 . Per ogni<br />

tonnellata di CO 2 non emessa - e certificata<br />

da enti a ciò predisposti -<br />

l’azienda può maturare un VER che<br />

può essere utilizzato a bilancio di proprie<br />

attività o venduto ad aziende che<br />

non hanno la possibilità di ridurre le<br />

loro emissioni, ma che, in qualche<br />

modo, vogliono contribuire al miglioramento<br />

dello stato di salute del nostro<br />

pianeta.<br />

Il numero degli acquirenti di VER o di<br />

interessati alla riforestazione dei territori,<br />

negli ultimi anni sta velocemente<br />

aumentando. E non parliamo<br />

solo di grandi aziende dai grandi consumi<br />

e le tante emissioni. Ma anche<br />

di personaggi di spettacolo, cantanti,<br />

squadre di calcio, comuni, banche,<br />

case editrici, che per compensare le<br />

emissioni prodotte nell’organizzazione<br />

di spettacoli, concerti, tornei ed<br />

eventi vari, ricorrono a una di queste<br />

due strade. Forse si tratta solo di<br />

moda dell’ecologico, ma anche se così<br />

fosse, benvengano le mode se poi, a<br />

riscuoterne i benefici, è il nostro pianeta<br />

e la qualità della nostra vita.<br />

Servizi<br />

* Audit ecologico di prodotto<br />

* Supporto LCA (Life Cycle<br />

Assessment)<br />

* Audit energetico immobili<br />

e impianti<br />

* Certificazione energetica<br />

immobili<br />

Direttive CE<br />

* Compatibilità elettromagnetica<br />

(EMC)<br />

* Emission trading system<br />

* Eco-Design<br />

* RoHS<br />

Certificazione sistemi<br />

di gestione aziendali<br />

* Sistemi di gestione ambietale<br />

(ISO 14001)<br />

-<br />

Misure<br />

* Acustiche<br />

* Campi elettromagnetici<br />

* Consumi energetici<br />

* Emissioni CO 2<br />

* Fonometriche<br />

47


PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />

E LA<br />

BOTTIGLIA<br />

SI TAGLIA<br />

IL COLLO<br />

BASTANO 4 MILLIMETRI PER RISPAR-<br />

MIARE FINO A 100 MILA EURO, RIDU-<br />

CENDO LEGGERMENTE IL COLLO<br />

DELLE BOTTIGLIE IN PLASTICA.<br />

L’AZIENDA CHE LO HA FATTO HA OT-<br />

TENUTO INTERESSANTI RISPARMI NEL-<br />

L’UTILIZZO DELLE PLASTICHE. IL TUTTO<br />

INSERITO IN UN PIANO PIÙ GENERALE<br />

DI RIDUZIONE DELL’IMPATTO AM-<br />

BIENTALE, ORMAI PERSEGUITO DA<br />

QUALCHE ANNO.<br />

48<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


Le nuove bottiglie della bevanda più famosa del mondo<br />

sono diventate più piccole. Poca roba, intendiamoci, si tratta<br />

appena di 4 millimetri, che però consentiranno alla country<br />

italiana di una delle multinazionali più discusse di sempre,<br />

di ridurre l'utilizzo di plastica di ben 80 tonnellate all'anno.<br />

I 4 millimetri in meno della nuova confezione da mezzo litro,<br />

infatti, sono stati sottratti dal collo della bottiglia. Per chiuderla,<br />

quindi, servirà un tappo di plastica più piccolo. Un accorgimento<br />

minimo di grande impatto che assicurerà<br />

all’azienda produttrice anche un risparmio di 100 mila euro.<br />

Ma curiosità a parte, in buona sostanza, perché questa notizia<br />

dovrebbe interessarci? Innanzitutto, perché meno plastica<br />

sul mercato significa anche meno plastica sul nostro<br />

territorio. E poi perché questo risparmio di prodotto (e di<br />

denaro) rientra in un più articolato piano di riduzione dell'impatto<br />

ambientale di cui, da cinque anni, si è dotata<br />

l'azienda, e i cui effetti sono riassunti in un Rapporto socioambientale<br />

pubblicato annualmente. Il tentativo è lodevole:<br />

integrare cultura d'impresa (leggi: profitti) e sostenibilità<br />

ambientale, provando a rendere un po' meno inquinanti le<br />

varie fasi del processo produttivo. Oltre alla riduzione degli<br />

imballaggi, la medesima azienda ha infatti ottenuto interessanti<br />

risultati sul fronte dei consumi idrici e del risparmio<br />

energetico.<br />

Dal Rapporto emerge come nel 2008 i consumi idrici siano<br />

diminuiti di circa il 22% rispetto al 2007, mentre il 10% dell’acqua<br />

utilizzata è stato reimpiegato all’interno degli impianti<br />

per altri usi secondari prima di essere definitivamente<br />

avviata al trattamento finale di depurazione. Sono poi stati<br />

velocizzati i processi di produzione ed implementati nuovi sistemi<br />

di controllo di estrazione dell’acqua dai pozzi, consentendo<br />

una riduzione del 39% degli scarichi idrici rispetto<br />

al 2007. Grazie al miglioramento dei processi, oggi, per fare<br />

un litro di bevanda, ci vogliono 1,8 litri d'acqua contro i 2,2<br />

dei tre anni precedenti. Sul fronte energetico, l’ottimizzazione<br />

dei processi produttivi e l’utilizzo di tecnologie avanzate<br />

ha comportato una riduzione dei consumi del 6% negli<br />

ultimi due anni, così come i sistemi di refrigerazione più efficienti<br />

e a basso consumo energetico hanno determinato<br />

una riduzione dei consumi pari al 35%. Infine, nei primi<br />

mesi del 2009, sono stati avviati, presso uno degli stabilimenti,<br />

i lavori per la realizzazione di un impianto di cogenerazione<br />

in grado di produrre energia elettrica e,<br />

contestualmente, energia termica e refrigerante, permettendo<br />

un’impotante riduzione dei costi energetici legati all’attività<br />

produttiva e una riduzione delle emissioni di CO 2 .<br />

Nel 2010 inizierà la costruzione di altri due impianti di cogenerazione<br />

presso altrettanto sedi. Ci auguriamo con i medesimi<br />

risultati in termini di impatto ambientale, un<br />

argomento che ci sta a cuore e al quale siamo fortemente<br />

interessati.<br />

49


PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />

L’ECOGUIDA DI GREENPEACE:<br />

PROMOSSI<br />

E BOCCIATI<br />

DELL’HI-TECH<br />

Nokia davanti a tutti, poi Samsung e<br />

Sony-Eriksson. Passi avanti significativi di<br />

Philips, ma anche bruschi arretramenti di<br />

Dell e Lge. Non è la classifica di Champions<br />

league, ma quella della tredicesima<br />

edizione dell'Ecoguida trimestrale di Greenpeace<br />

sui prodotti tecnologici, una<br />

graduatoria che misura l'impegno delle<br />

multinazionali per rendere i propri prodotti<br />

quanto più eco-friendly possibile. La<br />

classifica dell’associazione ambientalista<br />

prende in considerazione ciò che hanno<br />

fatto le prime 18 aziende tecnologiche<br />

per l’ambiente, e dunque i prodotti fabbricati<br />

con materiali non tossici, l’uso di<br />

tecnologie rinnovabili, ma anche impegni<br />

e scadenze entro cui raggiungere gli<br />

obiettivi più ambiziosi. In testa, da più di<br />

un anno, c'è Nokia, la multinazionale finlandese<br />

che sovrasta tutti nell’eliminazione<br />

di molte sostanze tossiche (come i<br />

bromurati e i ritardanti di fiamma) da<br />

tutti i suoi apparecchi di ultima generazione,<br />

nell’efficienza energetica e per il<br />

buon programma di riciclaggio. Sul podio<br />

ci sono Samsung e Sony-Eriksson, che si<br />

distinguono per la riduzione delle emissioni.<br />

Notevole, rispetto all'ultima classifica,<br />

il salto in avanti di Philips: grazie ai<br />

tagli alle emissioni e all’adesione agli impegni<br />

internazionali nella lotta ai cambiamenti<br />

climatici, la multinazionale<br />

olandese passa dal settimo al quarto<br />

posto in soli tre mesi. Alla Philips però,<br />

ammonisce Greenpeace, molto resta da<br />

fare per la mancanza di un piano efficiente<br />

di riciclaggio dei rifiuti elettronici.<br />

L'associazione ambientalista riconosce<br />

l'impegno di Hewlett Packard (Hp) che ha<br />

messo sul mercato un computer portatile<br />

quasi privo di pvc (polivinil cloruro) e bfrs<br />

(ritardanti di fiamma bromurati), sostanze<br />

che rimangono ancora solo nell'alimentatore<br />

e nei cavi, anche se, come vedremo<br />

poi, ha mantenuto solo in parte<br />

gli impegni presi.<br />

Stabili restano Toshiba e Motorola che<br />

hanno lasciato invariati i loro piani ambientali,<br />

già sufficientemente a posto.<br />

C'è anche chi peggiora, però. Come Lge<br />

e Dell, che perdono posizioni per non<br />

aver rispettato gli impegni presi in passato<br />

nell’eliminazione delle sostanze pericolose<br />

dai loro prodotti. Insufficienti<br />

anche Apple, Panasonic e Lg, che hanno<br />

buone politiche di eliminazione di sostanze<br />

tossiche (specialmente Apple che<br />

le ha eliminate in tutti i suoi prodotti), ma<br />

sono giudicate disastrose nella gestione<br />

dei rifiuti elettronici e sull’efficienza energetica.<br />

Note negative anche per Acer e,<br />

come anticipato, di nuovo Hp, per aver<br />

mantenuto solo in parte le promesse sull’eliminazione<br />

delle sostanze tossiche. Tra<br />

i peggiori anche Microsoft e Fujitsu, indietro<br />

nel campo dei rifiuti ed un po’ in<br />

tutto il resto, e Lenovo, penalizzata per<br />

non aver mantenuto le promesse e rimandato<br />

l’eliminazione delle sostanze<br />

tossiche (ma nella prossima classifica potrebbe<br />

risalire di colpo). Ultimo posto e<br />

maglia nera infine a Nintendo, con un<br />

punteggio vicino allo zero: nonostante le<br />

promesse, le emissioni di gas serra continuano<br />

ad aumentare e non si vedono miglioramenti<br />

in nessun settore.<br />

La nuova edizione dell'Ecoguida, pubblicata<br />

ad ottobre, valuta le imprese anche in base<br />

a criteri di uso di energia ed emissione di gas<br />

serra e ha accompagnato idealmente il<br />

summit mondiale sul clima di Copenhagen.<br />

50<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


ORME DI LEGNO<br />

E DI PLASTICA<br />

Da dove vengono i nostri mobili di legno<br />

pregiato? E quegli ecologici portapenne di<br />

plastica riciclata? Se le tante campagne di<br />

sensibilizzazione stanno contribuendo a<br />

farci diventare consumatori sempre più consapevoli,<br />

alla nostra esigenza di scegliere<br />

meglio i prodotti si accompagna una costante<br />

e più ampia necessità di informazione<br />

sulla loro origine. Così, come oggi ci<br />

appare irrinunciabile conoscere la località e<br />

il nome dell'azienda produttrice della mozzarella<br />

che acquistiamo al supermercato,<br />

anche per i prodotti “no food” è giusto sapere<br />

qualcosa di più. Le domande iniziali<br />

non sono scelte a caso. Cominciamo dal<br />

legno: da 25 anni esiste il FSC (Forest Stewarship<br />

Council) organizzazione non governativa<br />

internazionale, che si propone di<br />

fornire un marchio di riconoscimento di legname<br />

proveniente da foreste gestite in<br />

maniera eco e socio-sostenibile. E da oltre<br />

dieci anni c’è l'associazione internazionale<br />

PEFC (Programme for Endorsement of Forest<br />

Certification schemes) nata per iniziativa<br />

volontaria di rappresentanti di<br />

proprietari forestali privati di alcuni Paesi europei,<br />

che ha messo a punto un sistema di<br />

certificazione per la gestione sostenibile forestale<br />

a livello nazionale e regionale, riunendo<br />

insieme proprietari forestali,<br />

consumatori finali, utilizzatori, liberi professionisti,<br />

mondo dell'industria del legno e<br />

dell'artigianato. A differenza di FSC nato<br />

principalmente da motivazioni di natura<br />

ambientale e sociale, PEFC si è costituito per<br />

tutelare fondamentalmente gli interessi dei<br />

proprietari privati di foreste. Obiettivo del<br />

PEFC, che dal 2001 ha una sede anche in<br />

Italia, è quello di garantire la sostenibilità<br />

della gestione dei boschi e la rintracciabilità<br />

dei prodotti legnosi e cartacei, commercializzati<br />

e trasformati, che provengono dai boschi<br />

certificati PEFC. In tutto il mondo i<br />

consumatori chiedono che sia possibile risalire<br />

all'origine del legname utilizzato per<br />

la creazione del prodotto finale, e mostrano<br />

di preferire quei manufatti realizzati con legname<br />

proveniente da foreste gestite in<br />

modo sostenibile e certificate da un ente indipendente.<br />

E anche in Italia, paese che importa<br />

la maggior parte della materia prima,<br />

la richiesta è stata fatta propria anche dalle<br />

industrie di trasformazione italiane. Considerazioni<br />

di carattere etico e di trasparenza<br />

sono invece alla base dell'attenzione prestata<br />

al tema dalle pubbliche amministrazioni,<br />

sempre più interessate a spiegare ai<br />

cittadini che i boschi vengono gestiti in maniera<br />

sostenibile da un punto di vista sociale<br />

e ambientale, adeguandosi a criteri di<br />

buona pratica forestale internazionalmente<br />

riconosciuti.<br />

Riguardo alla provenienza della plastica, invece,<br />

segnaliamo l'interessante esperienze<br />

di IPPR, l’Istituto per la Promozione delle Plastiche<br />

da Riciclo. Per dare evidenza ai prodotti<br />

dei quali un'azienda garantisce<br />

l'identificazione, la rintracciabilità ed il contenuto<br />

percentuale di materie plastiche riciclate<br />

provenienti da post-consumo, I’IPPR<br />

nel 2004 ha messo a punto la certificazione<br />

Plastica Seconda Vita. Un’iniziativa nata<br />

a seguito di un Decreto ministeriale del<br />

2003, il D.M 203/03, che stabiliva le norme<br />

affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente<br />

capitale pubblico coprissero il fabbisogno<br />

annuale di manufatti e beni con<br />

una quota di prodotti ottenuti da materiale<br />

riciclato nella misura non inferiore al 30%<br />

del fabbisogno medesimo.<br />

IMQ NOTIZIE RISPETTA<br />

LA CATENA DI CUSTODIA<br />

Certificazioni come la FSC e la PEFC<br />

hanno introdotto il concetto di catena<br />

di custodia (chain of custody). Una sorta<br />

di telefono senza fili che consente di<br />

certificare il prodotto finale, solo se tutti<br />

i protagonisti della filiera - produttori e<br />

fornitori - accettano di certificarsi. Ad<br />

esempio la nostra rivista, IMQ Notizie,<br />

è stampata su carta certificata FSC il<br />

che vuol dire che la prima a essere certificata<br />

è stata la materia prima (la cellulosa),<br />

poi la cartiera, che ha prodotto<br />

la carta, in seguito si è certificato il trasformatore<br />

che da questi fogli realizza<br />

un formato disponibile per lo stampatore,<br />

che a sua volta si è dovuto certificare<br />

per poter realizzare libri, pubblicazioni,<br />

brochure certificate.<br />

SOLO LEGNO<br />

CERTIFICATO<br />

ALLE OLIMPIADI<br />

DI LONDRA 2012<br />

Infrastrutture e impianti per i Giochi<br />

olimpici di Londra 2012 utilizzeranno<br />

legno con garanzia di sostenibilità, proveniente<br />

da fonti certe e legali con<br />

chiara prova della catena di fornitura. Lo<br />

ha stabilito l’Olympic Delivery Authority<br />

(ODA – Autorità per le Forniture Olimpiche),<br />

aggiungendo che almeno il 20%<br />

dei materiali utilizzati per la realizzazione<br />

delle strutture permanenti e per il<br />

Villaggio olimpico dovranno essere materiali<br />

già utilizzati in altre strutture o riciclati.<br />

In particolare, ai fornitori di<br />

legname sarà richiesta la certificazione<br />

con schemi approvati dal Central Point<br />

of Expertise on Timber procurement<br />

ente governativo inglese che riconosce il<br />

PEFC come schema di certificazione.<br />

CRITERI DI<br />

CERTIFICAZIONE<br />

FORESTALE PEFC<br />

(fonte: www.pefc.it)<br />

1) Mantenimento e appropriato sviluppo<br />

delle risorse forestali e loro<br />

contributo al ciclo globale del carbonio;<br />

2) Mantenimento della salute e vitalità<br />

dell'ecosistema forestale;<br />

3) Mantenimento e promozione delle<br />

funzioni produttive delle foreste<br />

(prodotti legnosi e non);<br />

4) Mantenimento, conservazione e<br />

adeguato sviluppo della diversità<br />

biologica negli ecosistemi forestali;<br />

5) Mantenimento e adeguato sviluppo<br />

delle funzioni protettive<br />

nella gestione forestale (in particolare<br />

suolo e acqua);<br />

6) Mantenimento di altre funzioni e<br />

condizioni socio-economiche.<br />

L’unico organismo italiano<br />

attivo sia per lo<br />

schema FSC sia per<br />

quello PEFC è ICILA, società<br />

del Gruppo IMQ<br />

51


QUALITÀ DELLA VITA: VIAGGI<br />

CHIAMATEL<br />

LE VERGINI<br />

DI SUA MA<br />

ISOLE VERGINI BRITANNICHE, VELA, RELAX,<br />

Volete una vacanza all’insegna del relax,<br />

della natura e… della vela? La risposta sta<br />

in un acronimo: BVI, pronunciato all’inglese,<br />

Biviai, come usano i locali. L’arcipelago<br />

delle BVI, le Isole Vergini Britanniche<br />

è, infatti, uno dei migliori posti dove trascorrere<br />

una vacanza in barca a vela. Scoperto<br />

dal padre di tutti i navigatori,<br />

Cristoforo Colombo, l’arcipelago delle Las<br />

Once Mil Virgenes, così chiamate in ricordo<br />

del martirio Sant’Orsola, è ancora<br />

oggi un eden d’incontaminata bellezza e<br />

dai grandiosi scenari. Acque cristalline e<br />

fondali stupendi, giardini lussureggianti<br />

di corallo e misteriosi relitti trasformati in<br />

sculture viventi. Attorno, baie e insenature<br />

dove ormeggiare in tranquillità protetti<br />

dalle scogliere e accarezzati dagli<br />

alisei che qui soffiano tra i 15 e i 20 nodi<br />

con una temperatura costante tutto<br />

l’anno. Se a questo aggiungiamo il fatto<br />

che le BVI sono una delle poche destinazioni<br />

caraibiche che non risentono delle<br />

perturbazioni estive e che i numerosi approdi<br />

nelle 60 isole che compongono l’arcipelago<br />

sono ottimamente organizzati<br />

per l’assistenza alle imbarcazioni in transito,<br />

comprendiamo il titolo di Yachtman’s<br />

friendly destination che le isole<br />

sfoggiano con orgoglio.<br />

E chi alla vela preferisce una vacanza “a<br />

terra”? In questo caso le BVI offrono infinite<br />

possibilità di svago e relax, lontano<br />

dal rumore e all’insegna della natura. Ne<br />

sa qualcosa Sir Richard Branson, patron<br />

della Virgin, che, affascinato dalla bellezza<br />

di questi luoghi e dalle loro potenzialità<br />

turistiche, ha acquistato un’intera<br />

isola, Necker Island, trasformandola in un<br />

resort dove non è difficile trovare personaggi<br />

del mondo dello spettacolo o famosi<br />

uomini d’affari in fuga dal caos delle<br />

metropoli. Sono passati dall’isola di Mr.<br />

Virgin la Principessa Diana, assidua frequentatrice<br />

dell’isola, Annie Lennox che<br />

qui si rifugiava in cerca di tranquillità<br />

dopo i tour musicali e, non ultimo, David<br />

Beckham che la scorsa estate ha affittato<br />

tutta l’isola per il suo 10° anniversario di<br />

matrimonio.<br />

Ma Necker Island non è l’unica isola dell’arcipelago<br />

a vantare visitatori famosi.<br />

Tutto l’arcipelago è stato per lungo<br />

tempo terreno di caccia e rifugio per fa-<br />

52<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


E BVI,<br />

STÀ<br />

SPRING REGATTA<br />

Per i veri amanti della vela, ogni anno in<br />

primavera alle BVI si tiene un’importante<br />

regata velica, la BVI Spring Regatta, kermesse<br />

velica più amata dei Tropici che raduna<br />

le più belle barche che frequentano<br />

i Caraibi e che misurano le performance<br />

agonistiche tra isole, isolotti ed estuari turchesi.<br />

Ospitata, come da tradizione, al<br />

Nanny Cay Marina di Tortola, la BVI Spring<br />

Regatta nasce negli anni ‘70 grazie a un<br />

gruppo di velisti locali convinti che era<br />

giunto il momento di organizzare un<br />

grande evento velico alle BVI. In quegli<br />

anni nelle isole si erano infatti insediati i<br />

bareboat, gli yacht privati e piccole flottiglie<br />

e dalle 20 imbarcazioni della prima<br />

edizione, la BVI Spring Regatta è cresciuta<br />

sia per dimensioni sia per importanza.<br />

Tutti gli aggiornamenti sulla Spring Regatta<br />

nel sito ufficiale dell’evento:<br />

http://www.bvispringregatta.org.<br />

NATURA E RISPETTO DELL’AMBIENTE<br />

mosi pirati e corsari. Jost Van Dyke, isolotto<br />

di appena 10 chilometri quadrati,<br />

deve il suo nome al famigerato pirata<br />

olandese che lo scelse come base d’attacco<br />

per le sue scorrerie, mentre il canale<br />

che scorre tra le isole porta il nome di un<br />

altro navigatore famoso, il vice ammiraglio<br />

della flotta di Sua Maestà, Sir Francis<br />

Drake, il primo inglese a circumnavigare il<br />

globo nella metà del ‘500 famoso anche<br />

per i suoi atti di pirateria nei confronti<br />

delle nazioni nemiche. Il pirata Barbanera,<br />

uno dei più feroci e sanguinari del suo<br />

tempo e Henry Morgan, il creatore del<br />

Codice della Pirateria, scorrazzavano tra<br />

le isole in cerca di navi da depredare. Non<br />

è un caso che l’isola dove il romanziere<br />

Robert Louis Stevenson “seppelli” il suo<br />

tesoro sia identificata proprio come<br />

Norma Island, nell’arcipelago delle BVI.<br />

Sessanta isole, di cui solo sedici abitate,<br />

un mare di un blu da lasciare senza parole,<br />

ogni isola delle BVI è custode di una<br />

peculiarità che la distingue dalle altre.<br />

Bianchissime spiagge e rigogliose montagne<br />

a Tortola, coloratissimi coralli nell’atollo<br />

di Anegada, spettacolari<br />

formazioni rocciose a Virgin Gorda,<br />

spiagge bianche a Jost Van Dyke.<br />

Come fare per visitarle tutte? Con l’I<br />

sland Hopping, la moda di spostarsi di<br />

isola in isola che ha preso piede in questi<br />

anni e che alle BVI è particolarmente facile<br />

grazie alle distanze ridotte e ad un ottimo<br />

sistema di trasporti interni in battello<br />

o con piccoli aerei. È così possibile raggiungere<br />

le isole più estreme e disabitate<br />

dell’arcipelago, visitare uno dei venti parchi<br />

naturali che proteggono un ecosistema<br />

unico al mondo o ammirare le<br />

balene grigie e le tartarughe marine che<br />

in queste acque vengono ogni anno a riprodursi.<br />

Le BVI sono tutto questo, un microcosmo<br />

difeso con orgoglio dagli abitanti delle<br />

isole sensibili alle tradizioni e al rispetto<br />

dell’ambiente, che conferma le isole<br />

come destinazione ideale per una vacanza<br />

all’insegna dell’ecoturismo, altra<br />

caratteristica delle Isole Vergini Britanniche.<br />

www-bvi.turismo.com<br />

53


QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE<br />

VOLEVO<br />

DIRTI<br />

UNA<br />

COSA ...<br />

Il dietro le quinte<br />

di una memoria<br />

di ferro<br />

54<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


Sensoriale, a breve e a lungo termine: sono<br />

le tre facce della nostra memoria, una facoltà<br />

posseduta da ogni essere umano e,<br />

come tale, sottoposta agli scherzi del<br />

tempo. Capita spesso, infatti, di assistere<br />

a un indebolimento della capacità di trattenere<br />

i ricordi man mano che diventiamo<br />

vecchi: in qualche caso, purtroppo, si è colpiti<br />

da malattie come il morbo di Alzheimer<br />

che la annullano del tutto, ma in<br />

generale la memoria subisce le insidie degli<br />

anni esattamente come la pelle e la muscolatura.<br />

E tuttavia, come per queste ultime<br />

esistono rimedi - naturali e clinici - per<br />

rallentarne l'invecchiamento, anche il nostro<br />

cervello può essere stimolato per trattenere<br />

a sé nozioni e vissuto. E mai come<br />

in questo caso la prevenzione, oltre che la<br />

migliore delle cure, è anche un ottimo<br />

modo per tenersi mentalmente in forma.<br />

Ma come funziona questo allenamento<br />

della memoria? Il presupposto irrinunciabile<br />

è che il ricordo si sia sedimentato stabilmente<br />

nella nostra testa. La memoria del<br />

primo tipo, quella sensoriale, si attiva infatti<br />

quando ricordiamo informazioni uditive,<br />

visive e tattili per qualche secondo o<br />

addirittura frazione di secondo. È chiaro<br />

dunque che per mantenere traccia di esperienze<br />

così brevi serve che le medesime subiscano<br />

un “allungamento”, che transitino<br />

cioè almeno nella memoria a breve termine,<br />

dotata della capacità di conservare<br />

una piccola quantità di informazioni fino<br />

a pochi minuti.<br />

Per ricordarle per sempre (o per lo meno<br />

per moltissimi anni), serve il passaggio successivo,<br />

nella memoria a lungo termine,<br />

quella su cui lavorano i manuali e le tecniche<br />

aiuta-memoria.<br />

Il principio di fondo è lo stesso usato alle<br />

elementari per imparare le poesie: per ricordare<br />

qualcosa a lungo, bisogna ripeterselo<br />

più volte. Sul portale Medicina.live, per<br />

esempio, si suggerisce di scrivere sulla carta<br />

una serie di cinque numeri in ordine sparso,<br />

poi di guardarla attentamente, quindi, a<br />

occhi chiusi, di rammentarne la posizione<br />

esatta. L'esercizio andrebbe peraltro ripetuto<br />

aumentando progressivamente la serie<br />

numerica fino a raggiungere il proprio personale<br />

limite di memoria.<br />

Un'altra strada, divertente e impegnativa,<br />

è quella dei giochi enigmistici: è scientificamente<br />

provato infatti che mettersi alla<br />

prova con rebus, cruciverba e sciarade<br />

abbia effetti sorprendenti soprattutto sugli<br />

anziani. Una ricerca del Trinity College di<br />

Dublino ha sottoposto a una serie di passatempi<br />

di questo genere un campione di<br />

volontari tra i 65 e i 94 anni, mettendo in<br />

luce un reale miglioramento nelle loro capacità<br />

mnemoniche. Perché funzionino<br />

davvero, però, non bisogna fissarsi sempre<br />

con lo stesso tipo di gioco, bensì variare. E<br />

magari non limitarsi alle parole crociate facilitate!<br />

Per chi non si accontenta del fai-da-te, esistono<br />

anche metodi più strutturati, come<br />

quello proposto da Gianni Golfera<br />

(www.metodogolfera.com), una specie di<br />

Pico della Mirandola dei nostri tempi, che<br />

pare sia capace di ricordare a memoria il<br />

testo di ben 261 libri, al punto da esser<br />

stato ingaggiato anche dalla Nasa per testare<br />

gli errori umani sulle navicelle destinate<br />

a esplorare lo spazio.<br />

I fan dei rimedi naturali, invece, potrebbero<br />

provare il guaranà, l'eleuterococco, la lecitina<br />

di soia e il polline di api, oltre al magnesio<br />

e alla rodiola rosea, tutte sostanze<br />

anti-stress secondo il portale specializzato<br />

rodiola.it. Perché per mantenere attiva la<br />

memoria è fondamentale imparare anche<br />

a star calmi. Uno degli scherzi più frequenti<br />

dei vari stadi di tensione è la sensazione di<br />

vuoto improvviso che ci fa dimenticare il codice<br />

pin del bancomat che usiamo da anni<br />

o, al contrario, il classico “déjàvu”, che ci<br />

fa vivere il presente come una proiezione<br />

nel passato. Sensazioni che abbiamo imparato<br />

a controllare, consapevoli che si<br />

tratta solo di momenti di debolezza del nostro<br />

cervello, da vivere con leggerezza e<br />

magari come stimolo per concederci un po'<br />

di riposo o qualche sessione di allenamento<br />

mnemonico. Le micro-amnesie, talvolta, ci<br />

inducono a riflettere sui motivi che le<br />

hanno scatenate. L'importante è non ingigantirle<br />

anche perché, in fondo, chi non ha<br />

qualcosa da dimenticare volentieri?<br />

55


QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE<br />

I CONSIGLI D<br />

56<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


LL’ESPERTO<br />

INTERVISTA AL DR. MASSIMO TANZI<br />

A nessuno piace dimenticarsi i compleanni<br />

dei propri cari, eppure capita,<br />

soprattutto se siamo sotto stress:<br />

l'emotività gioca brutti scherzi alla<br />

memoria. Lo spiega il dottor Massimo<br />

Tanzi, geriatra, fisiatra e specialista in<br />

Medicina dello sport, una caratteristica,<br />

quest'ultima, che gli dà l'autorevolezza<br />

per affermare che tra i<br />

migliori sistemi per tenere in allenamento<br />

“il muscolo dei ricordi” fa benissimo<br />

proprio l'attività fisica.<br />

“Mens sana in corpore sano” vale<br />

sempre, quindi?<br />

Senza dubbio. Fare esercizio con regolarità<br />

rinforza la memoria di adulti<br />

e anziani: lo hanno scoperto i ricercatori<br />

australiani dell’Università di Melbourne,<br />

autori di uno studio<br />

pubblicato su “Jama”, una prestigiosa<br />

rivista scientifica.<br />

E i farmaci aiutano?<br />

Più che altro le vitamine del gruppo<br />

B influiscono sul buon funzionamento<br />

del sistema nervoso. E poi il<br />

thè verde.<br />

E come mai?<br />

Sembra che questa bevanda rallenti<br />

l’invecchiamento cerebrale. Lo sostengono<br />

i ricercatori dell'università<br />

giapponese Tohoku di Sendai, secondo<br />

cui due-tre tazze al giorno di<br />

thè verde produrrebbero un minor<br />

deterioramento delle funzioni cerebrali,<br />

riducendo le probabilità di contrarre<br />

Alzheimer e Parkinson, due<br />

malattie da loro molto meno diffuse<br />

di quanto non accada in Occidente.<br />

Com'è possibile invece che l'emotività<br />

incida sulle performance della<br />

nostra memoria?<br />

Alla base di quel che ricordiamo o<br />

cancelliamo c'è sempre la motivazione.<br />

In altri termini, ricordiamo meglio<br />

materie di studio e argomenti<br />

che incontrano il nostro gusto, mentre<br />

tendiamo a cancellare quel che<br />

non ci piace. Dunque è facile che se<br />

siamo molto agitati, come capita per<br />

esempio durante un esame, l'emotività<br />

finisce per disturbare la memoria<br />

provocando quei vuoti che molti di<br />

noi hanno sperimentato.<br />

Come possiamo esercitare la memoria<br />

per evitare questi momenti imbarazzanti?<br />

Per esempio, se stiamo studiando,<br />

può essere utile trasformarsi in attori<br />

o attrici: immedesimarsi in un personaggio<br />

storico rende più facile e divertente<br />

fissarne il ricordo. Poi è<br />

molto meglio ripetere una lezione<br />

una volta al giorno per più giorni consecutivi,<br />

anziché tante volte lo stesso<br />

giorno. L'ideale sarebbe trovare un<br />

interlocutore; in alternativa, si può ricorrere<br />

ad un registratore. Infine è<br />

inutile sottolineare su di un libro<br />

tutto e subito: meglio aspettare la seconda<br />

lettura ed evidenziare solo le<br />

parole chiave.<br />

Esercizi del genere sono validi per<br />

tutti?<br />

In linea di massima sì, anche se la cronobiologia,<br />

cioè la disciplina che ha<br />

come oggetto di studio l'osservazione<br />

dei cicli biologici dell'organismo, indica<br />

che il momento più o meno idoneo<br />

per svolgere determinati compiti,<br />

quindi anche per esercitare la memoria,<br />

è estremamente variabile da soggetto<br />

a soggetto. Ci sono infatti<br />

persone che rendono meglio nelle<br />

prime ore del mattino e quelle che<br />

hanno le migliori performance nel<br />

tardo pomeriggio.<br />

Per tutte vale comunque la regola del<br />

riposo: una buona dormita è la migliore<br />

medicina per la mente.<br />

E se tutto questo non basta?<br />

Qualcuno ricorre ai Fiori di Bach: pare<br />

che funzionino...<br />

57


QUALITÀ DELLA VITA: SPORT<br />

PASSEGGIAN<br />

TRAIGREEN<br />

A scuola di golf:<br />

come e dove iniziare<br />

Da quando il golf è diventato “libero”,<br />

è più facile che a qualcuno<br />

venga voglia di praticarlo. Da circa tre<br />

anni, infatti, la Federazione Italiana<br />

Golf, oltre 96 mila iscritti tra dilettanti<br />

e professionisti per 378 club federati<br />

nel 2008, ha introdotto il cosiddetto<br />

tesseramento libero, un sistema che<br />

permette di imparare i primi rudimenti<br />

semplicemente pagando 60<br />

euro di iscrizione annuale. Con la tessera<br />

della FIG, dunque, si può entrare<br />

in qualsiasi club federato e accedere<br />

ai campi-pratica, che non sono ancora<br />

il “green”, ossia lo spazio erboso in cui<br />

si giocano le vere partite, bensì una<br />

zona prevista in ogni golf club con<br />

una profondità di almeno 150 metri,<br />

in cui tirare i primi colpi. Qualcuno<br />

dirà: sì, ma dove vado senza l'attrezzatura?<br />

E soprattutto: quanto mi<br />

costa? La Federazione rassicura: per<br />

partire basterà avere un paio di scarpe<br />

da tennis (e magari un abbigliamento<br />

comodo) più un gruzzoletto da tra i<br />

200 e i 600 euro per le dieci lezioni di<br />

partenza, dopodiché ai principianti<br />

sarà fornito il primo bastone (e le relative<br />

palline), ossia l'unico strumento<br />

veramente indispensabile per testare<br />

il proprio talento golfistico. Insomma,<br />

la spesa iniziale è relativa tenendo<br />

conto che per arrivare a giocare sul<br />

green occorreranno almeno otto<br />

mesi.<br />

Superata questa fase, si sostiene<br />

l'esame teorico, passato il quale si ottiene<br />

il lasciapassare per il campo. E a<br />

questo punto i costi salgono un po'.<br />

L'accesso all'area di gioco (detta<br />

“green fee”) costa infatti dai 40 ai 120<br />

euro, ma soprattutto i circoli chiedono<br />

l'iscrizione. Risparmiare su quest'ultima,<br />

per fortuna, oggi è possibile: di<br />

solito, nei circoli non esclusivi, si dà un<br />

contributo a fondo perduto di 200<br />

euro più altri 100 come caparra, una<br />

somma che viene restituita se l'anno<br />

dopo non si rinnova l'adesione. Esistono<br />

poi varie formule di abbonamento.<br />

C'è chi riesce ad esempio a<br />

cavarsela con 1.000 euro all'anno più<br />

una quota per l'affitto dell'armadietto<br />

e il deposito della sacca-carrello.<br />

Oppure sono molto diffusi gli<br />

abbonamenti a ingressi, un po' come<br />

succede in piscina: con 700 euro si può<br />

giocare durante l'anno per 35 volte. A<br />

Milano, poi, c'è un privato che si è inventato<br />

un nuovo business che potrebbe<br />

rivoluzionare il mercato degli<br />

abbonamenti: si tratta del “green pass<br />

tour” che dà la possibilità anche ai<br />

58<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


DO<br />

L'ABC DEL GOLF<br />

SECONDO LA FIG<br />

BUNKER<br />

E' l'ostacolo artificiale di sabbia posto di solito a difesa del green<br />

CAMPO<br />

Può essere da 9 o da 18 “buche” composte nel modo seguente:<br />

PAR 3 di lunghezza inferiore a 228 metri<br />

PAR 4 di lunghezza da 228 a 434 metri<br />

PAR 5 di lunghezza superiore ai 434 metri<br />

CUP<br />

E' la buca vera e propria dove far cadere la pallina<br />

FAIRWAY<br />

E' quella parte del percorso, con l'erba rasata, che sta tra il tee di<br />

partenza e il green di arrivo<br />

FLAG<br />

E' la bandiera che indica dov'è posta la buca<br />

GREEN<br />

E' l'area di arrivo di ogni buca<br />

OUT OF BOUNDS<br />

Sono tutte le zone di terreno al di fuori del campo segnalate con paletti<br />

bianchi<br />

PAR<br />

Il par della buca è il numero di colpi stabiliti per completarla<br />

ROUGH<br />

E' la parte del percorso con l'erba incolta<br />

TEE<br />

E' l'area di partenza della buca<br />

WATER HAZARD<br />

E' l'ostacolo d'acqua che può trovarsi in qualsiasi parte del campo<br />

e che è segnalato con paletti colorati<br />

giocatori novellini di giocare sui campi<br />

più importanti dietro adesione fittizia<br />

a piccoli club di quartiere, versando a<br />

questi ultimi solo 150 euro. In questo<br />

modo, chi vuole avere a disposizione<br />

un campo anche quando se ne va in<br />

vacanza o si fa un weekend fuori<br />

porta, ha molte più chance. Chi è arrivato<br />

a questo punto, nel frattempo si<br />

sarà procurato anche l'attrezzatura<br />

personale e anche in questo caso è<br />

possibile contenere la spesa. Da Decathlon,<br />

per esempio, si trovano bastoni<br />

a 40 euro. E poi c'è Internet: la Callaway,<br />

una delle più importanti aziende<br />

produttrici di articoli per il golf, ha<br />

messo in piedi un buon mercato dell'usato.<br />

Su eBay, invece, pare girino<br />

parecchi prodotti contraffatti. In ogni<br />

caso, l'opuscolo dimostrativo della Federazione<br />

spiega che all'inizio bastano<br />

quattro o cinque bastoni; di<br />

questi, servono almeno due ferri, per<br />

tiri lunghi, medi e corti; poi un legno,<br />

per quelli lunghi, e un putter, per i tiri<br />

detti “in green”, cioè in buca. E qui<br />

comincia il divertimento, anche perché<br />

si gioca tutti insieme, donne (con<br />

qualche metro di vantaggio) e uomini,<br />

giovani e anziani. Certo, i più<br />

lenti rischiano di rallentare il gioco, ed<br />

è per questo che nei circoli più prestigiosi<br />

le schiappe non sono ben viste.<br />

Il golf prevede infatti che per giocare<br />

si debba avere il cosiddetto “handicap”,<br />

ossia, per i maschi, 28 colpi di<br />

vantaggio sui 72 che servono per completare<br />

il percorso di 18 buche (nei<br />

campi da 9 bisogna fare due giri), e 34<br />

per le femmine. Chi gioca sul serio,<br />

poi, sa tutto anche sul bon ton del<br />

golf, che tra le altre cose dice di rimettere<br />

a posto le zolle dopo aver tirato<br />

e di aspettare che gli altri giocatori<br />

si siano allontanati prima di<br />

procedere con il colpo. Soprattutto, il<br />

giocatore ambizioso sa che ad alti livelli<br />

non sarà più possibile girare con<br />

una sacca sguarnita e un abbigliamento<br />

poco curato, ma si tratta di un<br />

problema che non scoraggia i dilettanti,<br />

che secondo la FIG sono in crescita<br />

costante dal 1998. Il<br />

tesseramento libero, in particolare,<br />

avrebbe prodotto un ulteriore incremento:<br />

la Federazione calcola oltre<br />

5.800 “liberi” nel 2008, con con una<br />

crescita rispetto all'anno prima del 31<br />

per cento. Basta non scoraggiarsi<br />

dopo aver perso una quantità indefinita<br />

di palline...<br />

59


LIBRI, FILM, VIDEO, MUSICA<br />

LIBRI<br />

come metamorfosi affonda le<br />

sue radici nella religiosità mediterranea.<br />

Per questo D'Arrigo<br />

ha potuto creare un epos moderno,<br />

riprendendo, come<br />

Joyce nell'Ulisse, un tema mitico:<br />

perché in un'età in cui il<br />

mito dominante è quello di dissolvere<br />

i miti arcaici, solo la tragedia<br />

incommensurabile della<br />

loro perdita può essere il tema<br />

della tragedia.<br />

FONTAMARA<br />

Ignazio Silone<br />

Oscar Classici<br />

Mondadori, 1988<br />

Un fiumiciattolo usato per irrigare<br />

i campi è all'origine della<br />

catastrofe dei cafoni di Fontamara,<br />

impotenti di fronte ai<br />

padroni che ne promettono la<br />

divisione “tre quarti e tre<br />

quarti”, e la cessione dei diritti<br />

dopo non cinquant'anni, ma<br />

“soli” dieci lustri, ma nessuno<br />

sa quanto siano. Dalla prepotente<br />

deviazione di un rigagnolo<br />

Silone traccia uno<br />

sconfortante ritratto del proletariato,<br />

che beffardamente<br />

trova nella coscienza di classe<br />

la fine violenta delle proprie<br />

sofferenze.<br />

DANUBIO<br />

Claudio Magris<br />

Garzanti, 2006<br />

Seguire il percorso dei fiumi<br />

può essere il modo più fluido<br />

per raccontare la storia dei<br />

paesi e delle città che l'acqua<br />

incontra nel suo corso. Lo fa<br />

Claudio Magris in “Danubio”:<br />

un libro che è insieme reportage,<br />

saggio di storia, geografia<br />

culturale. Ma è soprattutto<br />

testimonianza di quella mitteleuropa<br />

dall'identità aperta e<br />

continuamente in questione, a<br />

sfidare le barriere culturali dei<br />

Reich di ogni tempo.<br />

HORCYNUS ORCA<br />

Stefano D'Arrigo<br />

Rizzoli, 2003<br />

Horcynus Orca è un mitico e<br />

epico poema della metamorfosi.<br />

La concezione del mondo<br />

TRE UOMINI<br />

IN BARCA<br />

Jerome K. Jerome<br />

Feltrinelli, 2003<br />

Seguendo la corrente del<br />

fiume, i tre amici Jerome, Harris<br />

e George, assieme al fido<br />

Montmorency, viaggiano per<br />

giorni sulla loro fragile imbarcazione,<br />

scorrendo lungo le<br />

campagne inglesi, e vivono<br />

sempre nuove e inattese avventure<br />

che strappano risate di<br />

continuo. Una serie di gag comiche<br />

sulle gioie e sui dolori<br />

della vita in barca, nel miglior<br />

stile dello humor inglese, condite<br />

di descrizioni realistiche<br />

delle regioni attraversate dalla<br />

simpatica brigata e brevi notazioni<br />

di filosofia per non addetti<br />

ai lavori.<br />

60<br />

IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


POESIA<br />

FIABE<br />

MUSICA<br />

FILM<br />

L’Allegria<br />

I FIUMI<br />

Giuseppe Ungaretti<br />

Mondadori, 2005<br />

…… omissis<br />

Ho ripassato<br />

Le epoche<br />

Della mia vita<br />

Questi sono<br />

I miei fiumi<br />

Questo è il Serchio<br />

Al quale hanno attinto<br />

Duemil’anni forse<br />

Di gente mia campagnola<br />

E mio padre e mia madre.<br />

Questo è il Nilo<br />

Che mi ha visto<br />

Nascere e crescere<br />

E ardere d’inconsapevolezza<br />

Nelle distese pianure<br />

Questa è la Senna<br />

E in quel suo torbido<br />

Mi sono rimescolato<br />

E mi sono conosciuto<br />

Questi sono i miei fiumi<br />

Contati nell’Isonzo<br />

Questa è la mia nostalgia<br />

Che in ognuno<br />

Mi traspare<br />

Ora ch’è notte<br />

Che la mia vita mi pare<br />

Una corolla<br />

Di tenebre<br />

FIABE ECOLOGICHE.<br />

LA GUERRA<br />

DELL’ACQUA<br />

E ALTRE STORIE<br />

Roberto Melchiorre<br />

Ianieri, 2009<br />

Tre fiabe in cui i cattivi non<br />

sono più lupi e streghe, orchi e<br />

draghi, ma chi oltraggia l'ambiente<br />

e priva i bambini (ma<br />

anche gli adulti) del godimento<br />

della natura.<br />

Età di lettura: da 8 anni.<br />

RIDE ACROSS<br />

THE RIVER<br />

Brothers in Arms<br />

Dire Straits,1985<br />

“Brothers in arms” è tutt’oggi<br />

l’album più rappresentativo<br />

della band sudlondinese dei<br />

Dire Straits. Siamo nel 1985 e<br />

l’album entra nel Guinness dei<br />

Primati per essere il primo<br />

disco a raggiungere il milione<br />

di copie vendute in supporto<br />

CD.<br />

“Brothers in arms”appartiene<br />

a quell’ampia schiera di album<br />

rappresentativi della storia del<br />

rock, uno di quei lavori che<br />

non possono mancare nella<br />

collezione di tutti gli appassionati<br />

di questo potentissimo<br />

mezzo di comunicazione. Un<br />

successo meritato, il suo, che<br />

ha iscritto i Dire Straits nella<br />

lunga lista dei più grandi esponenti<br />

del pop internazionale.<br />

LA LEGGENDA<br />

DEL PIANISTA<br />

SULL’OCEANO<br />

Regia di<br />

Giuseppe Tornatore<br />

Con Tim Roth<br />

e Pruitt Taylor Vince<br />

Italia, 1988<br />

Trovato in fasce il 1° gennaio<br />

1900 a bordo del transatlantico<br />

Virginian, T.D. Lemmons,<br />

detto Novecento, cresce sulla<br />

nave, impara a suonare il<br />

piano, diventa l'attrazione dell'orchestra<br />

di bordo e non ne<br />

scende mai. Quando la nave in<br />

disuso sta per essere demolita<br />

con la dinamite, il suo amico<br />

Max (P.T. Vince) è convinto che<br />

sia ancora a bordo.<br />

61


PANORAMA NEWS<br />

ANIE<br />

L’INTERA FILIERA DEL<br />

FOTOVOLTAICO UNITA<br />

IN UN COMUNE OBIETTIVO<br />

DI SVILUPPO DEL MERCATO<br />

Trasmessa al Ministro Scajola e al Ministro<br />

Prestigiacomo la proposta sul nuovo Conto<br />

Energia condivisa da GIFI aderente a Confindustria<br />

ANIE, APER E ASSOSOLARE<br />

GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane), aderente a Confindustria<br />

ANIE, APER ed ASSOSOLARE, hanno inviato al Ministero<br />

dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Ambiente<br />

una posizione condivisa inerente la revisione del Conto Energia<br />

al 2011. Come previsto all’art. 6, comma 3 del DM 19<br />

febbraio 2007, infatti, per gli impianti fotovoltaici che entreranno<br />

in esercizio negli anni successivi al 2010 dovranno essere<br />

ridefinite con apposito decreto le tariffe incentivanti,<br />

tenendo conto dell’andamento dei prezzi dei prodotti energetici<br />

e dei componenti per gli impianti fotovoltaici.<br />

Dopo un lungo e impegnativo lavoro di analisi che ciascuna<br />

delle suddette Associazioni ha condotto al proprio interno,<br />

le stesse hanno successivamente ritenuto opportuno condividere<br />

i risultati ottenuti e convergere verso un proposta unitaria<br />

di revisione del conto energia, che possa garantire<br />

continuità alla crescita del mercato del fotovoltaico.<br />

Le tre Associazioni hanno voluto così avviare e accelerare il<br />

processo di consultazione con i Ministeri preposti alla definizione<br />

del decreto interministeriale, auspicando che si giunga<br />

entro l’anno, come tra l’altro annunciato più volte dallo stesso<br />

Governo, alla sua pubblicazione. Ciò scongiurerebbe tutti gli<br />

ulteriori effetti negativi sul mercato del crescente clima di incertezza<br />

che ha già caratterizzato il semestre in corso.<br />

Ufficio stampa Confindustria ANIE<br />

Tel. 02 3264.818 - 211<br />

comunicazione@anie.it<br />

CEI<br />

IL CEI AGGIORNA<br />

LA PIATTAFORMA<br />

E-LEARNING "PROFCEI"<br />

Il progetto didattico online per gli Istituti<br />

Tecnici e Professionali di tutta Italia<br />

Anche quest'anno, già a partire dal mese di ottobre, la piattaforma<br />

e-learning “ProfCEI” è ripartita con i corsi gratuiti<br />

per l'anno scolastico 2009/2010 ed importanti aggiornamenti.<br />

A sette anni dalla sua attivazione - oltre 700 gli Istituti che<br />

hanno aderito all'iniziativa, per un totale di circa 1.384 professori<br />

e 4.300 studenti - ProfCEI è stato aggiornato con una<br />

serie di lezioni arricchite da grafici e figure, corredate da esercitazioni<br />

e test.<br />

Un’intera lezione del corso di impianti elettrici per le classi IV<br />

e V è stata dedicata all’attuale e dibattuto argomento della<br />

"Qualità dell’energia elettrica". Al termine della lezione lo<br />

studente acquisisce le principali nozioni sui disturbi elettrici<br />

che possono causare un basso livello di Power Quality. I principali<br />

aspetti evidenziati sono: l’interruzione dell’alimentazione<br />

elettrica, le variazioni della tensione, dissimmetrie e<br />

squilibri, distorsioni della forma d’onda, Flicker, la legislazione<br />

europea, le norme europee EN e le norme CEI di riferimento.<br />

Un’altra nuova lezione è interamente dedicata al recente<br />

“Decreto ministeriale 37/08”, presentando la struttura del<br />

decreto, l’ambito dell’applicazione, le imprese abilitate,<br />

l’estensione della redazione del progetto rispetto alla legge<br />

46/90, le competenze tecniche richieste dal decreto, il criterio<br />

di realizzazione ed installazione degli impianti tecnologici<br />

e la dichiarazione di conformità alla regola dell’arte.<br />

Sull’onda del gradimento riferito nelle precedenti edizioni per<br />

i contenuti multimediali ed interattivi, fin dal primo giorno<br />

dell'anno scolastico 2009/2010 sono a disposizione tutti i<br />

nuovi contenuti completati con animazioni flash, fogli di calcolo<br />

MS Excel scaricabili per la simulazione di problemi e fenomeni<br />

elettrici a diversi livelli di approfondimento ed esercizi<br />

numerici svolti.<br />

Due interessanti animazioni flash sono presenti nella nuova<br />

lezione sulla “Qualità dell’energia elettrica” e nelle pagine<br />

“Qualità dell’energia elettrica” e “Distorsione della forma<br />

d’onda di tensione e corrente”.<br />

Segnaliamo in aggiunta nella lezione “Cavi per Energia in<br />

MT” pagina “Portata”, un nuovo foglio di calcolo per il di-<br />

62 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>


mensionamento di una linea elettrica a carichi distribuiti, e<br />

nella lezione “Correnti di Cortocircuito – Calcoli” nella pagina<br />

“Metodo MVA”, un foglio Excel per il calcolo della corrente<br />

di cortocircuito.<br />

ProfCEI è il progetto didattico on line CEI nato allo scopo di<br />

fornire un supporto per la formazione dei futuri professionisti<br />

del settore attraverso la preparazione di corsi di sostegno<br />

all'apprendimento svolti in conformità agli attuali orientamenti<br />

ministeriali.<br />

Il coordinamento e supervisione, è stato affidato dal CEI al<br />

Professor Angelo Baggini, docente della Facoltà di Ingegneria<br />

dell'Università degli Studi di Bergamo.<br />

I corsi gratuiti di web learning ProfCEI sono dedicati alle classi<br />

III, IV e V degli Istituti Tecnici e Professionali di tutta Italia con<br />

indirizzo di Elettrotecnica, Elettronica ed Automazione. L’adesione<br />

al ProfCEI è totalmente libera e gratuita per tutti gli Istituti<br />

d’Italia che aderiscono all’iniziativa.<br />

Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito<br />

http://profcei.ceiweb.it<br />

ANIE SERVIZI INTEGRATI<br />

BANDI DI GARA IN UN CLICK<br />

Continua la convenzione ANIE Servizi Integrati<br />

e IMQ per la promozione del servizio<br />

di segnalazione delle gare d’appalto<br />

In un’unica e-mail la segnalazione di tutte le gare di appalto<br />

pubblicate sugli organi ufficiali nazionali e comunitari, per lavori,<br />

forniture e servizi. È questo il “servizio di segnalazione<br />

gare” di Anie Servizi Integrati, che viene proposto ai clienti<br />

IMQ a condizioni agevolate.<br />

Il servizio segnala quotidianamente le gare d’appalto a livello<br />

nazionale e comunitario per lavori, forniture e servizi. Grazie<br />

ad un’approfondita conoscenza dei settori elettronico, hightech<br />

e settori contigui, il servizio è in grado di fornire un’informazione<br />

specifica ma soprattutto mirata. Un sistema<br />

sofisticato di profilazione dell’utente consente di segnalare<br />

solo i bandi di interesse.<br />

L’abbonamento comprende, oltre all’invio quotidiano dei<br />

bandi, una serie di servizi a valore aggiunto gratuiti<br />

In particolare:<br />

- Sportello Appalti: risposta via e-mail a quesiti sulla partecipazione<br />

alla gara<br />

- Newsletter “Appalti Oggi”: bollettino mensile di informazione<br />

e aggiornamento<br />

- Segnalazione dei vincitori di gara<br />

Il Servizio offre, a chiunque sia interessato, un periodo di<br />

prova assolutamente gratuito della durata di un mese, al termine<br />

del quale può decidere o meno di sottoscrivere l’abbonamento.<br />

Per informazioni:<br />

Assistenza commerciale<br />

tel. 023264290<br />

gare.commerciale@anie.it<br />

63


BREVI IMQ<br />

Calendario IMQ 2010<br />

Nel calendario IMQ 2010 Ampère veste i panni dell’investigatore:<br />

il detective della qualità. Quella verificata e certificata<br />

da sempre dalle società del Gruppo IMQ. Nel<br />

corso dei 12 mesi i grandi investigatori polizieschi del cinema,<br />

della Tv e della letteratura - tenenti, detective privati,<br />

ispettori famosi - vengono via via interpretati dalla<br />

nostra mascotte. Personaggi di grande intuito e sempre<br />

attenti ad ogni dettaglio: la stessa attitudine che caratterizza<br />

gli operatori del Gruppo IMQ, sempre pronti a<br />

verificare e certificare la qualità, l’efficienza e la sicurezza<br />

all’interno delle aziende e nelle case degli italiani. Una<br />

missione portata avanti ogni giorno con passione e creatività.<br />

Nuovo sito IMQ<br />

Pronti per una nuova navigazione? E allora appena possibile,<br />

con il nuovo anno, collegatevi al sito www.imq.it,<br />

Lo ritroverete completamente ristrutturato e rinnovato.<br />

Nuova grafica, nuova alberatura, nuova modalità di interrogazione.<br />

Il tutto con un unico obiettivo: rendere<br />

tutti i servizi e le informazioni offerte da IMQ di rapido<br />

accesso e facile consultazione. Per vedere se ci siamo riusciti<br />

vi aspettiamo per un giro on line. Buona navigazione.<br />

Gli auguri di IMQ<br />

Una Renna che per Natale chiede dei parazoccoli antiscivolo<br />

e antincendio, Babbo Natale che esprime il desiderio<br />

di una slitta con air-bag e climatizzatore, un albero<br />

di Natale che la notte del 24 dicembre vorrebbe avere<br />

sulla sua cima una stella vera e un biscotto natalizio che<br />

vorrebbe un forno in grado di moltiplicarlo il più velocemente<br />

possibile.<br />

Sono i divertenti auguri di IMQ per il Natale 2009. Giocati<br />

sull’ironia, su una grafica che rispetta i canoni classici<br />

del Natale e su una piccola idea in più: il biglietto, infatti,<br />

può essere ritagliato creando dei simpatici segnalibri da<br />

utilizzare per le vostre letture.<br />

Pubblicità IMQ<br />

We love you! È questa l’head line della campagna<br />

stampa voluta da IMQ per concludere il 2009 e iniziare il<br />

nuovo anno con un pensiero di amore.<br />

We love you. E sapete perché? Perché portiamo sicurezza<br />

e qualità nelle vostre case e nella vostra vita quotidiana.<br />

Perché lavoriamo concretamente per il rispetto dell’ambiente.<br />

E lo facciamo da quasi 60 anni, sempre con la<br />

stessa passione. Ogni giorno. Se questo non è amore...<br />

La campagna sarà pubblicata su Corriere della Sera e Il<br />

Sole 24 ore.<br />

64<br />

IMQ NOTIZIE N. 90


CURIOSITÀ<br />

15 COSE DA NON FARE (IN BARCA)<br />

I marinai sono superstiziosi?<br />

Molto. E per questo è bene<br />

ricordare i principali comportamenti<br />

da evitare<br />

quando si sale a bordo.<br />

1) indossare abiti di un<br />

altro marinaio<br />

2) fare cadere fuori bordo<br />

un bugliolo o una scopa<br />

3) imbarcare un ombrello,<br />

bagagli di colore nero e<br />

fiori<br />

4) guardare alle proprie<br />

spalle quando si salpa<br />

5) salire a bordo della nave<br />

con il piede sinistro<br />

6) poggiare una bandiera<br />

sui pioli di una scala o ricucirla<br />

sul cassero di<br />

poppa<br />

7) lasciare le scarpe con la<br />

suola verso l’alto (presagio<br />

di nave capovolta)<br />

8) accendere una sigaretta<br />

da una candela<br />

9) evitare il suono prodotto<br />

dallo sfregamento<br />

del bordo di un bicchiere<br />

o di una tazza<br />

10) evitare il rintocco della<br />

campana di bordo se<br />

non mossa dal rollio<br />

11) pronunciare le parole:<br />

verde, maiale, uovo, tredici,<br />

coniglio<br />

12) parlare di una nave affondata<br />

o di qualcuno<br />

annegato<br />

13) cambiare nome a una<br />

barca o battezzarla con<br />

un nome che finisce con<br />

la lettera “a”<br />

14) indossare un orecchino<br />

d’oro (usanza antica che<br />

serviva a coprire le spese<br />

di sepoltura qualora il<br />

marinaio fosse deceduto)<br />

15) toccare il solino o la<br />

schiena di un marinaio<br />

Ma soprattutto, tutti concordi<br />

superstiziosi e non: in<br />

barca è vietato augurare<br />

buona fortuna.<br />

Benvenuto invece il classico<br />

“in bocca al lupo” o, ancora<br />

meglio, “buon vento”!

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