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Anno XXVIII<br />
Numero <strong>91</strong><br />
Dicembre 2009<br />
IMQ, via Quintiliano 43 - MI<br />
Poste Italiane S.p.A.<br />
Spedizione in A.P. - 70%<br />
DCB_Milano<br />
<strong>91</strong><br />
BRAVI, BRAVISSIMI PER<br />
UN AMBIENTE DI QUALITÀ<br />
STORIA DEL TEAM VELICO CHE HA SCELTO LA CERTIFICAZIONE DI QUALITÀ E AMBIENTALE<br />
PRIMO PIANO: L’ACQUA<br />
• Dove la terra fa acqua<br />
• Privatizzazione: i sì e i no<br />
• Il lato oscuro delle deroghe<br />
• Imbottigliata o da rubinetto?<br />
STORIE DI QUALITÀ:<br />
BARCHE E VELE<br />
• Nautica sostenibile<br />
• Il rito della Barcolana<br />
• Vita da lupi di mare<br />
• Franco Pace: il mago dell’acqua<br />
PRODOTTI DI QUALITÀ:<br />
IMPRONTA ECOLOGICA<br />
• E tu quanto inquini?<br />
• Come ridurre la CO 2<br />
• La rintracciabilità di legno<br />
e plastiche<br />
QUALITÀ DELLA VITA<br />
• Le Isole Vergini Britanniche<br />
• Memoria da record<br />
• A scuola di golf<br />
I L M A G A Z I N E P E R U N A V I T A D I Q U A L I T À E S I C U R E Z Z A
Per un ambiente di qualità<br />
Di Giancarlo Zappa<br />
Numero <strong>91</strong><br />
Direttore Responsabile<br />
Giancarlo Zappa<br />
Capo redattore<br />
Roberta Gramatica<br />
Art direction<br />
Antonio Fortarezza<br />
Coordinamento grafico<br />
Fortarezza & Harvey<br />
posta@fortarezza.it<br />
Hanno collaborato:<br />
Federico Cerrato, Alessandra Cicalini, Cristina<br />
Ferrari, Walter Molino, Monica Pasquarelli, Andrea<br />
Pierini<br />
Foto di:<br />
Franco Pace, Fabio Taccola, Ufficio Stampa<br />
Lightbay Sailing Team, Federico Cerrato<br />
Direzione, Redazione, Amministrazione<br />
IMQ, Istituto Italiano del Marchio di Qualità<br />
Via Quintiliano 43 - 20138 Milano<br />
tel. 0250731 - fax 02509<strong>91</strong>500<br />
mkt@imq.it - www.imq.it<br />
The mark of responsible forestry<br />
ICILA - COC - 000284<br />
© 1996 Forest Stewardship Council A.C.<br />
L’ambiente è una risorsa che finalmente stiamo riscoprendo! La crescente consapevolezza<br />
dell’impatto e delle conseguenze che i comportamenti del passato, del nostro<br />
presente e del futuro possono avere sull’ambiente, ci chiama a soffermarci su alcuni<br />
suoi elementi che per troppi anni abbiamo dato per scontati. Primo fra tutti l’acqua. Una<br />
fonte essenziale, ma non ancora a disposizione di tutta la popolazione mondiale. Inesauribile,<br />
ma in massima parte inutilizzabile. Fonte di energia, ma anche oggetto di dispute<br />
e scontri per una sua corretta gestione e distribuzione.<br />
Attenti a rispettare l’ambiente sono anche gli sportivi, perfino quelli che praticano sport<br />
insospettabili in termini di inquinamento. Ad esempio, la vela. Sport verde? Non come<br />
si potrebbe pensare stando al fatto che un team velico ha deciso di certificare il proprio<br />
sistema di gestione per la qualità e ambientale e dunque con l’obiettivo di ridurre il proprio<br />
impatto ecologico.<br />
Ma è soprattutto il consumatore che sta facendo sempre più caso all’impatto sull’ambiente<br />
di ciò che acquista. Forse lo fa ancora in modo inconscio e non sempre in maniera<br />
funzionale e razionale. Ma non ha importanza, perché quello che davvero conta<br />
è che ogni giorno la nostra coscienza ecologica cresca, anche se impercettibilmente. Fino<br />
a 4 o 5 anni fa, ci saremmo mai sognati di domandarci quanta CO 2 poteva emettere<br />
l’organizzazione di un concerto o l’invio di un pacco? Probabilmente no. Invece oggi ci<br />
sono cantanti beniamini del pubblico che, nelle loro tournée, oltre a fare questo calcolo<br />
fanno in modo di annullare o di compensare l’inquinamento da loro prodotto.<br />
Lo stesso percorso viene seguito anche da note compagnie di spedizione internazionali.<br />
E addirittura ci arriva la notizia che la Svezia è il primo luogo al mondo nel quale le etichette<br />
alimentari indicano, insieme a ingredienti e composizioni, anche la quantità di<br />
anidride carbonica emessa per produrre gli alimenti stessi.<br />
Di tutte queste tematiche e di altre ancora, abbiamo parlato in questo nuovo numero<br />
di IMQ Notizie, nel quale, come sempre, troverete anche i consigli per trascorrere il<br />
tempo libero, viaggiare, leggere e migliorare la qualità della nostra vita.<br />
Buona lettura<br />
STAMPATO CON CARTA CERTIFICATA<br />
Tutte le informazioni qui pubblicate possono<br />
essere liberamente riprese citando la fonte<br />
IMQ Notizie, periodico d'informazione sui<br />
problemi della sicurezza e della certificazione.<br />
Via Quintiliano 43 20138 Milano tel. 0250731<br />
Direttore responsabile: Giancarlo Zappa<br />
Autor. Tribunale Milano n. 17 del 17/1/1981<br />
Stampa: Mediaprint - Milano<br />
In conformità a quanto previsto dal D.lgs. 30 giugno 2003 n.<br />
196 (Codice in materia di protezione dei dati personali), e fatti<br />
salvi i diritti dell'interessato ex ate. 7 del suddetto decreto, l'invio<br />
di IMQ Notizie autorizza I'Istituto Italiano del Marchio di<br />
Qualità stesso al trattamento dei dati personali ai fini della spedizione<br />
di questo notiziario.<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
SOMMARIO<br />
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
2 DOVE LA TERRA FA ACQUA<br />
Non si può dire che sulla terra l’acqua manchi, però non è distribuita equamente e,<br />
spesso, quella presente non è utilizzabile<br />
4 CHE ENERGIA!<br />
Energia dalle onde del mare, oppure dalla sua salinità e ancora, perché no, dall’acqua<br />
calda del sottosuolo<br />
2<br />
6 LA BATTAGLIA DELLE ACQUE<br />
I pro e i contro della partita per la privatizzazione della distribuzione dell’acqua<br />
8 QUELLA DEI SINDACI È BUONA, MA QUANTO COSTA?<br />
Indagine di Altroconsumo sulla qualità e sui costi dell’acqua da rubinetto<br />
11 IL LATO OSCURO DELLA DEROGA<br />
12 STAPPO O APRO?<br />
Acqua imbottigliata e acqua da rubinetto a confronto<br />
8<br />
STORIE DI QUALITÀ: VELA CERTIFICATA<br />
14 BRAVI, BRAVISSIMI, PER UN AMBIENTE DI QUALITÀ<br />
Lightbay Sailing Team, il primo team velico a ottenere da IMQ la certificazione<br />
dei sistemi di gestione per la qualità e ambientale<br />
19 SICUREZZA A BORDO<br />
Una norma CEI definisce i requisiti di sicurezza degli impianti elettrici di navi e barche<br />
20 O MARE VERDE, O MARE VERDE O MARE VEE...<br />
Nautica sostenibile: le nuove regole per le aree marine protette<br />
14<br />
22 BARCOLANA: TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE<br />
Storia di una regata, nata quasi per gioco, che oggi raduna quasi 2.000 barche<br />
26 CHI HA OSATO SFIDARE LA COPPA AMERICA<br />
Arriva il Louis Vuitton Trophy. Intervista all’ing. F. Binetti Pozzi<br />
30 VITA DA LUPI DI MARE<br />
Faccia a faccia tra Gabriele Benussi e Piero Moschetta<br />
32 IN BARCA COME IN CASA<br />
Quando la barca copia il design di casa<br />
34 TI DISEGNO UNA BARCA<br />
Come sono cambiate le barche: intervista a Michele Lucchini, interior project manager<br />
38 BARCHE DA LEGGERE, GUARDARE E ASCOLTARE<br />
Le barche nella cultura<br />
34<br />
40 QUANDO IL SOLE VIAGGIAVA IN BARCA<br />
Riti in barca<br />
42 IL MAGO DELL’ACQUA<br />
Intervista a Franco Pace, fotografo di barche e di mare di fama internazionale<br />
PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />
42<br />
44 CARBON FOOTPRINT<br />
Come calcolare l’impatto umano sull’ambiente<br />
46 TI VENDO UN V.E.R.<br />
Piantare alberi, utilizzare fonti pulite a energia rinnovabile o acquistare V.E.R.: le tre<br />
strade per la riduzione delle emissioni di CO 2<br />
48 CASE HISTORY ECOLOGICHE<br />
Greenpeace, FSC, PEFC, Plastica seconda vita<br />
44<br />
QUALITÀ DELLA VITA<br />
52 VIAGGI: LE ISOLE VERGINI BRITANNICHE<br />
54 SALUTE: COME POTENZIARE LA MEMORIA<br />
58 SPORT: A SCUOLA DI GOLF<br />
60 LIBRI, MUSICA E VIDEO: CONSIGLI E RECENSIONI<br />
54<br />
RUBRICHE<br />
62 Panorama News<br />
64 Brevi IMQ<br />
1
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
DOVE LA<br />
FA ACQU<br />
NON SI PUÒ DIRE CHE SULLA TERRA L’ACQUA MANCHI,<br />
PERÒ NON È DISTRIBUITA EQUAMENTE E, SPESSO,<br />
QUELLA PRESENTE NON È UTILIZZABILE.<br />
ECCO DUNQUE UN BREVE SCENARIO DELLA NOSTRA<br />
TERRA VISTA LÀ DOVE FA ACQUA.<br />
2<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
TERRA<br />
A<br />
Il pianeta Arrakis, detto Dune, è coperto<br />
da un unico immenso deserto,<br />
con una scarsa popolazione, i Fremen,<br />
costretta a vivere in rifugi risparmiando<br />
ogni goccia d'acqua. Qui ogni cosa è finalizzata<br />
a sfruttare al massimo la poca<br />
acqua disponibile: dalle piante che assorbono<br />
ad elevate velocità l'umidità<br />
del terreno, agli animali che prelevano<br />
dal sangue delle vittime l'acqua per<br />
idratarsi. Anche gli esseri umani che si<br />
avventurano nel pianeta sono costretti<br />
ad indossare speciali tute, in grado di<br />
recuperare ogni particella di vapore<br />
emanato dal corpo. Dune - frutto dell’immaginazione<br />
dello scrittore Frank<br />
Herbert (1965) - potrebbe rappresentare<br />
il futuro della Terra, se lo sfruttamento<br />
umano continuerà nel modo<br />
irresponsabile che tutti conosciamo.<br />
Di acqua, sul nostro pianeta, certo non<br />
ne manca allo stato attuale, ma la sua<br />
smisurata quantità non è distribuita in<br />
modo tale da garantire una pacifica<br />
convivenza ai 9 miliardi di esseri umani<br />
che si prevede la popoleranno nel non<br />
lontano 2050. Quasi il 98 per cento di<br />
essa è salata, e della restante, il 70 per<br />
cento circa è contenuta in ghiacciai e<br />
nevi perenni, mentre circa il 30 per<br />
cento nel sottosuolo. Soltanto lo 0,3 per<br />
cento è potenzialmente disponibile, tra<br />
fiumi e laghi. Stiamo parlando dello<br />
0,006 per cento dell’acqua totale del<br />
pianeta, la quale non è certo distribuita<br />
in modo uniforme poiché la maggior<br />
parte di essa è concentrata in alcuni bacini<br />
della Siberia, nella regione dei<br />
grandi laghi in Nord America e in tre<br />
laghi dell’Africa, mentre circa il 27 per<br />
cento si trova nei cinque maggiori sistemi<br />
fluviali: Rio delle Amazzoni,<br />
Gange, Congo, Yangtze e Orinoco.<br />
L’acqua - nel cui ciclo di vita i nostri corpi<br />
sono inseriti organicamente – oggi è<br />
fonte di apprensione e paura, non solo<br />
per le possibili conseguenze derivanti<br />
dallo scioglimento dei ghiacci, ma<br />
anche e soprattutto come potenziale<br />
origine di instabilità politica ed economica,<br />
se non addirittura di conflitti tra<br />
Stati. Quasi il 40 per cento della popolazione<br />
mondiale dipende da sistemi<br />
fluviali comuni a due o più paesi: l’India<br />
e il Bangladesh, che si disputano il<br />
Gange; il Messico e gli Stati Uniti, entrambi<br />
toccati dal Colorado; la Slovacchia<br />
e l'Ungheria con il Danubio. Gli<br />
esempi sono moltissimi, e non conforta<br />
osservare lo scenario del Medio<br />
Oriente, dove le dispute sull'acqua<br />
stanno assumendo un’importanza crescente.<br />
Gli Stati tecnologicamente più progrediti,<br />
inclusa la Cina, stanno facendo progressi<br />
nei metodi di bombardamento<br />
delle nuvole, per ottenerne pioggia,<br />
anche se il primo tentativo di successo,<br />
lo scorso ottobre, si è in realtà trasformato<br />
in beffa, non avendo prodotto<br />
che gelida neve. A livello più microscopico,<br />
c’è chi cerca di ottenere energia<br />
dall’acqua, estraendone l’idrogeno,<br />
quasi alla ricerca di una nuova pietra filosofale,<br />
ma già con qualche progresso<br />
compiuto, come il prototipo di bicicletta<br />
a pedalata assistita alimentata ad<br />
idrogeno, realizzato dall’Itae-Cnr di<br />
Messina, che con un pieno può fare 150<br />
chilometri. Altri fanno da battistrada in<br />
comportamenti responsabili, come la<br />
città australiana di Bundanoon, che ha<br />
messo al bando l’acqua in bottiglia,<br />
mentre la Samsung ha realizzato una<br />
casa rinnovabile al 100 per cento, dove<br />
l’acqua utilizzata viene riciclata per il<br />
giardinaggio. L’acqua ci distruggerà o<br />
sarà la nostra salvezza? Nei miti di<br />
molte delle civiltà terrestri essa ha avuto<br />
una funzione prima distruttiva, poi rigenerante,<br />
con la salvezza affidata<br />
spesso ad un uomo solo, come nella tradizione<br />
babilonese e poi ebraica. Per<br />
guarire è necessario immergersi nell’acqua,<br />
dal Gange fino a Lourdes. Ma ci<br />
sarà acqua a sufficienza per tutti?<br />
3
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
CHE ENE<br />
ENERGIA DALLE ONDE DEL<br />
MARE, OPPURE DALLA SUA<br />
SALINITÀ E ANCORA, PER-<br />
CHÉ NO, DALL’ACQUA<br />
CALDA DEL SOTTOSUOLO.<br />
ECCO LE ALTRE FORME DI<br />
SFRUTTAMENTO DELL’ENER-<br />
GIA IDRICA.<br />
Quando i mulini erano bianchi, era del<br />
tutto naturale sfruttare l'energia dell'acqua,<br />
un elemento costantemente sotto gli<br />
occhi di tutti, mai timido nel dimostrare la<br />
sua grande forza energetica, in torrenti,<br />
fiumi e cascate. Oggi ne parliamo come di<br />
una forma "alternativa" di energia, dando<br />
per scontato che il liquido che copre il 71<br />
per cento della superficie terrestre non sia<br />
di per sé sufficiente a sfamare il nostro crescente<br />
appetito di consumi. D’altra parte,<br />
però, ci proviamo in tutti i modi a cavarne<br />
energia, perché l'acqua è pulita e generosa<br />
e democratica, se pensiamo che già dodici<br />
secoli fa aveva contribuito all'evoluzione<br />
umana contro la schiavitù. Fu allora che, a<br />
conti fatti, si poté accertare che il lavoro di<br />
una sola pala di mulino ad acqua equivaleva<br />
a quello di 40 schiavi, così che si cominciò<br />
ad abbandonare il lavoro umano e<br />
animale (è il mulo, ancora oggi, che dà il<br />
nome ai generatori eolici) per sfruttare<br />
l'energia dei fiumi. Questo almeno fino al<br />
XIX secolo, quando cominciò a prevalere<br />
un'altra forma di energia basata sull'acqua:<br />
il motore a vapore.<br />
Oggi l'energia idroelettrica è una realtà<br />
consolidata, ma si cerca di sfruttare l'acqua<br />
in almeno altre tre direzioni: catturando<br />
l'energia presente nel mare, sotto<br />
forma di onde e maree; ricavando energia<br />
dalla salinità dell'acqua; sfruttando l'acqua<br />
calda presente nel sottosuolo. Da quasi un<br />
secolo e mezzo, dighe e centrali idroelettriche<br />
fanno parte del paesaggio delle nostre<br />
montagne, contribuendo a consolidare,<br />
nel nostro immaginario, l’idea che<br />
l’idroelettrico sia una risorsa energetica pulita,<br />
disponibile e rinnovabile. E infatti fino<br />
ai primi anni '60, proprio grazie all'idroelettrico,<br />
la produzione energetica italiana<br />
è stata in larga parte rinnovabile. Alcune<br />
delle centrali dell'arco alpino, peraltro, rappresentano<br />
tutt'oggi ottimi esempi di architettura<br />
industriale. Con la crescita del<br />
fabbisogno energetico, hanno poi prevalso<br />
le forme che oggi consideriamo meno pulite,<br />
anche se l’idroelettrico rappresenta pur<br />
sempre l'11 per cento della produzione.<br />
Oggi questa forma di sfruttamento sta vivendo<br />
una nuova crescita, specialmente in<br />
Cina e nel resto dell'Asia. Ma è meglio non<br />
illudersi: anche queste centrali sono colpevoli<br />
di rilasciare grosse quantità di biossido<br />
di carbonio durante la fase di costruzione<br />
e del successivo allagamento della riserva.<br />
Per non parlare degli effetti sociali delle migrazioni<br />
di massa delle popolazioni residenti<br />
nelle aree allagate.<br />
4 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
GIA!<br />
ALLA SCOPERTA<br />
DELL'ACQUA<br />
CALDA<br />
Molto meno conosciuti sono i tentativi di<br />
ricavare energia dal mare, sfruttando il<br />
movimento delle onde, quello delle maree<br />
o le differenze termiche. Uno dei tentativi<br />
più curiosi, ma anche più promettenti, è<br />
quello compiuto dalla società anglo-svedese<br />
Minesto (gruppo Saab), che sta realizzando<br />
degli aquiloni sottomarini -<br />
formati da un'unica ala da 12 metri e sottostante<br />
turbina - vincolati da un cavo al<br />
fondale, ma liberi di muoversi in orizzontale<br />
per sfruttare l'energia cinetica delle<br />
correnti. Ciascun aquilone è in grado di<br />
produrre mezzo megawatt di energia.<br />
Anche nello stretto di Messina si cerca di<br />
sfruttare l'antica energia di Scilla e Cariddi,<br />
grazie ad un prototipo di turbina verticale<br />
- Kobold - piantata nel fondo del mare. Poi<br />
c'è la recente scoperta di Doriano Brogioli,<br />
ricercatore all'università di Milano-Bicocca,<br />
il quale ha realizzato un pre-prototipo di<br />
supercondensatore, che sfrutta l'aumento<br />
di energia che si verifica in prossimità di<br />
elettrodi immersi in un liquido che contiene<br />
ioni, quando l'acqua di immersione<br />
passa da salata a dolce. Anche la salinità<br />
del mare, dunque, può essere sfruttata, in<br />
luoghi particolari come gli estuari dei fiumi,<br />
anche se ancora non è chiaro quali di queste<br />
fantasiose trovate riuscirà a trovare un<br />
impiego effettivo e proficuo.<br />
Riscaldare due edifici comunali e fornire<br />
a enti pubblici e ad aziende private della<br />
zona l’opportunità di sfruttare l’acqua<br />
calda che si trova nel sottosuolo della<br />
laguna di Grado. Questi gli obiettivi che<br />
si pone un progetto finanziato dalla Regione<br />
Friuli Venezia Giulia e dal Comune<br />
di Grado, sostenuto dall’Unione<br />
Europea attraverso il fondo strutturale<br />
Obiettivo 2. Il progetto, che comporta<br />
un impegno totale, per la Regione e il<br />
Comune, di 2,4 milioni, si sta concretizzando<br />
con lo scavo di un pozzo, nella<br />
zona più occidentale dell’isola di Grado,<br />
sulla spiaggia. Se si riuscirà a raggiungere<br />
il bacino d’acqua calda del sottosuolo,<br />
alla temperatura di circa<br />
cinquantacinque gradi, saranno poi<br />
realizzati impianti per il teleriscaldamento<br />
di edifici di proprietà del Comune.<br />
È stato calcolato che sarebbe<br />
possibile prelevare dal sottosuolo (senza<br />
intaccare l’ecosistema sotterraneo in<br />
quanto è prevista la successiva re-immissione<br />
dell’acqua nelle falde), ventidue<br />
litri d’acqua al secondo alla<br />
temperatura di 55 gradi. Ciò permetterebbe<br />
una produzione stimata annua di<br />
circa due megawatt di energia. Ossia,<br />
consentirebbe di risparmiare circa<br />
1.700 tonnellate di petrolio l’anno per<br />
il riscaldamento: l’equivalente di ottomilaottocento<br />
barili di greggio.<br />
5
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
LABATTAGLIA<br />
DELLEACQUE<br />
ACQUA AI PRIVATI SÌ,<br />
ACQUA AI PRIVATI NO.<br />
ACQUA BENE PUBBLICO SÌ,<br />
ACQUA BENE PUBBLICO NO.<br />
I PRO E I CONTRO DELLA PARTITA<br />
PER LA GESTIONE DELLE FONTI.<br />
6 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
Da una parte, i mercatisti duri e puri: privatizzazione<br />
dei servizi e società finanziarie.<br />
Dall'altra, i resistenti del principio<br />
inderogabile dell'acqua “bene comune”.<br />
Varrebbe la pena di archiviarla subito<br />
come una delle tante battaglie ideologiche<br />
italiane, ora che le ideologie sono passato<br />
remoto, se non fosse che in mezzo ci<br />
siamo noi, 56,1 milioni di italiani (già, non<br />
proprio tutti) raggiunti dai 6,5 miliardi di<br />
metri cubi di acqua pubblica distribuita sul<br />
territorio nazionale. E se non fosse che il<br />
sistema, letteralmente, rischia di affondare,<br />
a guardare lo stato generalmente disastroso<br />
degli oltre 212 mila chilometri di<br />
acquedotti e degli oltre 173 mila di fognature<br />
che attraversano il Belpaese. Numeri<br />
che impediscono di pensare a un<br />
futuro migliore per gli 8 milioni di italiani<br />
che non hanno accesso all'acqua potabile<br />
e i 18 milioni che bevono acqua non depurata.<br />
A grandi linee è questo il Risiko<br />
della grande disputa in corso sulla “privatizzazione”<br />
dell'acqua. Allora vale la pena<br />
fare un tentativo di guardare nel modo<br />
più neutrale possibile ai termini della questione.<br />
Innanzitutto c'è da dire che questa<br />
è una partita con un finale già scritto.<br />
Dopo la riforma dei servizi pubblici locali<br />
(legge 133/2008), il Decreto 135/2009,<br />
convertito in legge nel novembre scorso,<br />
stabilisce una quota minima obbligatoria<br />
di partecipazione dei privati nelle società<br />
che gestiscono il servizio idrico integrato<br />
(acqua, fognature e depurazione). Tra chi<br />
si oppone al provvedimento si parla di referendum<br />
abrogativo, ma intanto la<br />
nuova situazione prevede che nelle società<br />
a partecipazione mista, i soci privati<br />
non potranno avere una quota inferiore<br />
al 40% e in quelle quotate in borsa si profila<br />
la necessità di ridurre il peso del socio<br />
pubblico a non più del 30%. E i tempi?<br />
Per le società municipalizzate, cioè di proprietà<br />
completamente pubblica, il termine<br />
è fissato al 31 dicembre 2011. Sguardo<br />
neutrale, si diceva. Per prima cosa, allora,<br />
guardiamo alle tariffe: gli avversari della<br />
privatizzazione avvertono che questa porterà<br />
un'impennata dei costi per i cittadini.<br />
Tra i tanti, il più citato è l'esempio di<br />
Arezzo, dove la società che gestisce l'erogazione<br />
dell'acqua è in mano a privati e<br />
spedisce le bollette più care d'Italia, dietro<br />
solo a Firenze.<br />
A studiarlo bene, Arezzo è un caso particolare.<br />
Qui il processo di privatizzazione<br />
del sistema idrico è iniziato dieci anni fa,<br />
con la costituzione della società mista<br />
“Nuove acque” che raggruppa 36 comuni<br />
dell'Alto Valdarno, Monte dei Paschi,<br />
Banca Etruria e il colosso francese<br />
Suez. “Acqua in brocca” è lo slogan sui<br />
cui è iniziata una massiccia e articolata<br />
campagna promozionale per pubblicizzare<br />
tra i cittadini il consumo di acqua di<br />
rubinetto. Manifesti, iniziative pubbliche,<br />
fontanelle nelle scuole, visite guidate all'acquedotto:<br />
nulla è stato lasciato al<br />
caso. E i risultati si vedono: in dieci anni la<br />
percentuale di cittadini che bevono solo<br />
acqua minerale si è ridotta dall'ottanta al<br />
46 per cento. Le bollette salate spiegano<br />
che non è una questione di costi. L'acqua<br />
di Arezzo costa ai cittadini 440 euro all'anno<br />
per ogni 200 metri cubi (la quantità<br />
media utilizzata dalle famiglie<br />
italiane), solo Firenze (448 euro all'anno)<br />
è più cara. E l'acqua in brocca di Arezzo<br />
costa quattro volte più che quella di Milano<br />
(110 euro), che da sempre fa vanto<br />
della sua municipalizzata. Dunque, il successo<br />
aretino non dipende dal portafogli<br />
e solo in parte, c'è da ritenere, dalla pubblicità.<br />
La chiave di volta è la qualità: se<br />
l'acqua del rubinetto non fosse buona,<br />
addio consumatori. “Se oggi quasi il<br />
50% della popolazione beve l'acqua dal<br />
rubinetto è anche grazie ai 27 nuovi impianti<br />
di depurazione delle acque reflue<br />
con fitodepurazione, essiccamento dei<br />
fanghi di depurazione e successiva cogenerazione<br />
di energia. Si tratta di investimenti<br />
già realizzati per 111 milioni e di<br />
altri 140 previsti, per infrastrutture che resteranno<br />
alla comunità anche alla scadenza<br />
del contratto di 25 anni”, spiega<br />
Gianni Giani, presidente del Consorzio Intesa<br />
Aretina, socio privato di Nuove<br />
Acque. Siamo al punto: se è vero che in<br />
Italia ci sono moltissimi comuni che<br />
hanno gestito l'acqua in maniera virtuosa<br />
mantenendo basse le tariffe (in media le<br />
più basse in Europa), è anche vero che ce<br />
ne sono altrettanti che non ce la fanno<br />
più a sostenere costi e manutenzioni, abbassando<br />
di conseguenza il livello di servizio<br />
e della qualità dell'acqua, mettendo<br />
a rischi la salute dei cittadini e assistendo<br />
impotenti alle falle del sistema, che disperde<br />
ogni anno anno addirittura il 37%<br />
dell'acqua in distribuzione. Per rimettere<br />
in sesto le reti idriche italiane servirebbero<br />
62 miliardi di euro: impossibile trovarli,<br />
ecco perché il Parlamento sta accelerando<br />
sulla privatizzazione.<br />
Efficienza promessa, a prezzo di tariffe<br />
più alte. Mettendo il naso fuori dall'Italia,<br />
COSA PREVEDE<br />
LA LEGGE<br />
La questione della privatizzazione dell'acqua è<br />
aperta da anni, ma è diventata molto concreta<br />
a partire dalla riforma dei servizi pubblici locali<br />
(legge 133/2008) e fino alla recente conversione<br />
in legge, lo scorso 19 novembre, del decreto<br />
Ronchi (135/2009). La nuova legge,<br />
fortemente criticata da regioni ed enti locali,<br />
prevede che la gestione dei servizi pubblici con<br />
rilevanza economica sia affidata solo con gara<br />
pubblica e facendo riferimento a criteri di economicità.<br />
L'applicazione della nuova disciplina<br />
prenderà il via entro la fine del 2010, quando<br />
scadranno tutte le concessioni relative ai servizi<br />
idrici finora rilasciate senza gara d'appalto. Da<br />
quel momento gli acquedotti e i servizi connessi<br />
potranno essere gestiti anche da società esclusivamente<br />
private.<br />
l'Inghilterra è forse l'esempio più virtuoso:<br />
privatizzazione totale ma controlli asfissianti<br />
dell'Authority e tariffe aggiornate<br />
ogni cinque anni. I supporter dell'acqua<br />
pubblica e basta, ricordano però che in<br />
Europa, nella maggior parte dei casi, i privati<br />
sono sì entrati nella gestione, ma la<br />
mano pubblica ha mantenuto sempre la<br />
maggioranza, diversamente da quanto si<br />
appresta a sancire la normativa italiana,<br />
che non prevede la creazione di un'Autorità<br />
di controllo indipendente per monitorare<br />
le tariffe applicate e la loro<br />
congruità rispetto agli investimenti e la<br />
qualità del servizio fornito. Il timore non<br />
è campato in aria: i costi enormi per<br />
l'adeguamento delle reti idriche rischiano<br />
di far saltare il banco. In tempi di crisi appare<br />
difficile l'accesso al credito per piccole<br />
imprese e consorzi, di fronte a<br />
investimenti così alti. Il rischio è che alla<br />
fine la partita si risolva a tutto vantaggio<br />
di qualche multinazionale priva di alcun<br />
legame con il territorio. Difficile, in conclusione,<br />
dire chi ha ragione. Di certo, la<br />
strada della privatizzazione è già avviata,<br />
resta da capire se (e per chi) sarà veramente<br />
un affare.<br />
Fonti dei dati citati nell'articolo: Altroconsumo,<br />
Cittadinanzattiva, Acque<br />
nuove, AVCP (Autorità Vigilanza Contratti<br />
Pubblici di lavori, servizi e forniture)<br />
7
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
QUELLA DEI<br />
E’ BUONA.<br />
MA QUANTO<br />
L'acqua del rubinetto? Buonissima<br />
nelle maggiori città italiane. Lo ha rilevato<br />
una recente indagine sul campo<br />
di Altroconsumo, che ha giudicato eccellente<br />
l'acqua pubblica di Potenza e<br />
Campobasso, e di altre città italiane.<br />
Molte differenze, invece, tra le tariffe<br />
applicate ai cittadini.<br />
Gli esperti di Altroconsumo hanno esaminato<br />
le caratteristiche che rendono<br />
un'acqua di qualità - come durezza, residuo<br />
fisso, sodio, cloriti, nitrati - oltre<br />
che la sicurezza, controllando in laboratorio<br />
se vi fossero inquinanti tra i più<br />
insidiosi e incriminati, come metalli pe-<br />
8 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
SINDACI<br />
H 2 O<br />
GLOSSARIO<br />
CI COSTA?<br />
santi, pesticidi e solventi. Il risultato è<br />
cristallino, come l'acqua dei capoluoghi<br />
di Regione e Provincia di tutta Italia.<br />
Secondo l'associazione di<br />
consumatori non bere l'acqua di casa<br />
significa rinunciare a un prodotto<br />
buono, equilibrato perché oligominerale<br />
e super-economico, dato che costa<br />
250 volte meno che l'acqua griffata e<br />
venduta in bottiglia.<br />
Diverso è il discorso sulle tariffe, molto<br />
diverse da città a città. Confrontando<br />
la bolletta annua su tre diversi profili<br />
di consumo si scopre che a Firenze si<br />
spende il 300% in più che a Milano. Se<br />
una famiglia media utilizza 200 metri<br />
cubi di acqua all'anno, in un anno<br />
spende per l'acqua a potabile a Firenze<br />
e ad Arezzo quanto per l'elettricità,<br />
oltre 440 euro. La stessa famiglia, a Milano<br />
e Venezia, spenderebbe rispettivamente<br />
110 e 154 euro. Nel mezzo tra<br />
i due estremi della classifica, esempi<br />
virtuosi come Catania, Roma, Catanzaro,<br />
Aosta e Campobasso, dove la<br />
stessa famiglia spende sotto i 200 euro.<br />
Ferrara, Ravenna, Perugia, Genova,<br />
Lecce e Bari, invece, seguono le due<br />
città toscane nella parte alta della classifica<br />
delle più care, tutte ben oltre i<br />
300 euro.<br />
PH: su una scala da 0 a 14, misura basicità<br />
o acidità dell'acqua. Valori inferiori a 7 indicano<br />
che l'acqua è acida, valori superiori<br />
al 7 indicano che è basica (o alcalina). Se il<br />
valore è 7, l'acqua è neutra. L'acqua potabile<br />
presenta un PH che oscilla da un valore<br />
di 6.5 a 8.5; variazioni significative sono da<br />
attribuirsi ad inquinamento della falda.<br />
DUREZZA: è determinata dalla presenza di<br />
sali, magnesio e calcio. La legge impone valori<br />
compresi tra 15 e 50 gradi francesi,<br />
dove per “acque dure” si intendono quelle<br />
con grado di durezza uguale o superiore ai<br />
40° f. Nonostante la denominazione possa<br />
far temere il contrario, le acque dure non<br />
sono dannose per l'uomo.<br />
NITRITI: si tratta di ioni negativi che presentano<br />
un elevato grado di tossicità per<br />
l'uomo, specialmente per i bambini, comportando<br />
rischi di patologie come la metemoglobina.<br />
La legge stabilisce che non<br />
superino i 0,50 mg/l.<br />
NITRATI: meno pericolosi dei nitriti, il loro<br />
valore non deve comunque essere superiore<br />
ai 50 mg/l. Quando ciò avviene si è<br />
probabilmente in presenza di inquinamento<br />
dovuto, con buona probabilità, a residui<br />
di fertilizzazione agricola o ad impianti<br />
fognari non a norma.<br />
CLORURI: la legge stabilisce che i valori<br />
presenti nell'acqua devono rimanere al di<br />
sotto dei 250 mg/l. Per quanto non comportino<br />
un rischio tossicologico, elevate<br />
concentrazioni conferiscono sapore e<br />
odore sgradevoli. Nelle zone costiere, l'inquinamento<br />
da cloruri è sovente provocato<br />
da infiltrazioni marine.<br />
SOLFATI: sono presenti nell'acqua in seguito<br />
al naturale passaggio attraverso rocce<br />
che contengono zolfo. Valori superiori a<br />
250 mg/l sono fuori norma; la contaminazione<br />
da solfati può essere causata da scarti<br />
industriali.<br />
9
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
ACQUA IN NUMERI<br />
FONTE: Cittadinanzattiva<br />
CONSUMI IN ITALIA (in mld di mc)<br />
6,5 acqua distribuita<br />
5,5 acqua consumata<br />
COME SI TRASPORTA (in km)<br />
212.261 in acquedotto<br />
173.483 in fognatura<br />
ITALIANI SERVITI<br />
56,1 milioni<br />
USO DOMESTICO<br />
39% bagno o doccia<br />
20% usi sanitari<br />
12% bucato<br />
10% lavaggio stoviglie<br />
19% altro<br />
MERCATO<br />
Giro d'affari Italia: 2,5 miliardi di euro anno<br />
580 milioni investimenti annuo<br />
FONTE: AVCP Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici di Lavori,<br />
Servizi e Forniture<br />
RISORSE IDRICHE NAZIONALI per area geografica<br />
65% Nord<br />
15% Centro<br />
20% Sud e Isole<br />
RIPARTIZIONE DEI CONSUMI<br />
46% agricoltura<br />
19% produzione idroelettrica<br />
17% manifatturiera<br />
18% forniture pubbliche<br />
BEVI L'ACQUA DI CASA<br />
Diffondere la cultura dell'acqua<br />
del rubinetto e<br />
dare un colpo di piccone<br />
ai pregiudizi che l'hanno<br />
trasformata nella sorella<br />
povera e meno sicura di<br />
quella in bottiglia. “Bevi<br />
l'acqua di casa” è il claim<br />
della campagna lanciata<br />
da Altroconsumo a margine della ricerca sulla qualità dell'acqua<br />
pubblica in 35 città italiane. L'acqua del rubinetto<br />
non è un ripiego più economico, spiega l'Associazione, ma<br />
una scelta intelligente.<br />
LE PRIME 10 CITTA' CON LE TARIFFE PIU' CARE<br />
(spesa annua in euro per 200 mc di consumo) FONTE ALTROCONSUMO<br />
Firenze 448<br />
Arezzo 440<br />
Ferrara 388<br />
Ravenna 385<br />
Perugia 365<br />
Genova 334<br />
Lecce 330<br />
Bari 330<br />
Frosinone299<br />
Padova 289<br />
LE CITTA' CON LE TARIFFE PIU' BASSE<br />
(spesa annua in euro per 200 mc di consumo) FONTE ALTROCONSUMO<br />
Milano 110<br />
Venezia 154<br />
Campobas.175<br />
Aosta 176<br />
R.Calabria 180<br />
Catanzaro192<br />
Roma 196<br />
Catania 198<br />
Pescara 205<br />
Bolzano 207<br />
10 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
IL LATO<br />
OSCURO<br />
DELLA<br />
DEROGA<br />
Poi dice che uno si attacca alla bottiglia.<br />
Anche se test e analisi dimostrano la<br />
buona qualità dell'acqua pubblica italiana,<br />
pochissimo si sa del regime di deroga<br />
in cui Comuni e Regioni possono<br />
distribuire l'acqua nonostante alcune<br />
alterazioni. In un recente rapporto di<br />
Cittadinanzattiva emerge che dal 2001<br />
a oggi sono risultate alterazioni dell'acqua<br />
in 13 Regioni. Ma di che alterazioni<br />
si tratta? Arsenico, cloriti, selenio, trialometani,<br />
vanadio, nichel. Niente<br />
paura, non si tratta di alterazioni tossiche,<br />
qui il punto è la mancata informazione.<br />
Gli enti territoriali, infatti, ogni<br />
volta che distribuiscono l'acqua in deroga,<br />
sarebbero tenuti a informare i cittadini.<br />
E, soprattutto, a risolvere il<br />
problema riscontrato entro un lasso di<br />
tempo circoscritto. Cosa che non è riuscita<br />
a fare, per esempio, la Regione<br />
Lombardia, che dall'inizio del 2010 non<br />
potrà più avanzare richieste di deroghe<br />
(adesso arrivano anche sul tavolo della<br />
Commissione Europea) e che, se in alcuni<br />
Comuni continueranno ad essere<br />
riscontrati valori di arsenico superiori<br />
alla norma, sarà costretta a sospendere<br />
l'erogazione dell'acqua. L'arsenico, è<br />
vero, fa paura. Ma non c'è nessuno che<br />
tenta di avvelenare i nostri acquedotti.<br />
La presenza di questa e altre sostanze<br />
dipende dalla loro esistenza sul territorio.<br />
La soluzione è semplice ma, per le<br />
esangui casse dei nostri enti locali,<br />
molto costosa in termini di manutenzione,<br />
controlli, investimenti. Il funzionamento<br />
della deroga l'ha spiegato in<br />
dettaglio il magazine allegato al Corriere<br />
della Sera del 15 ottobre scorso. Se<br />
il gestore dell'acquedotto rileva un valore<br />
superiore alla norma, si rivolge alla<br />
Regione per chiedere l'autorizzazione<br />
a proseguire l'erogazione dell'acqua. La<br />
Regione presenta l'istanza al Ministero<br />
della Salute che a sua volta gira la pratica<br />
all'Istituto Superiore della Sanità.<br />
Da qui parte la richiesta di un parere al<br />
Consiglio Superiore della Sanità, prima<br />
di tornare ai Ministeri Ambiente e Salute<br />
che, congiuntamente, possono firmare<br />
o negare l'autorizzazione. Per chi<br />
non abbia vissuto in Finlandia o in Norvegia<br />
negli ultimi venti o trent'anni, è<br />
facile capire che un percorso burocratico-amministrativo<br />
del genere darebbe<br />
il tempo a un potenziale virus di estendersi<br />
in tutta la rete idrica nazionale.<br />
Già, perché nell'attesa della deroga -<br />
che comunque non risolve il problema,<br />
ma autorizza semplicemente a ignorarlo<br />
- la distribuzione dell'acqua prosegue.<br />
Certo, adesso siamo in Europa. E<br />
infatti dal 2010, in nome del controllo e<br />
della trasparenza, oltre a tutti i passaggi<br />
di carte descritti se ne aggiungerà un<br />
altro, quello dell'UE, che almeno, oltre<br />
a mettere un timbro e una firma sulla<br />
deroga, pretenderà di sapere cosa si è<br />
fatto per mettersi in regola.<br />
11
PRIMO PIANO: ACQUA, CROCE E DELIZIA DELL’UMANITÀ<br />
STAPPO O<br />
PAURE, PIACERI,<br />
MODE E FALSI<br />
MITI DELL’ACQUA<br />
IN BOTTIGLIA<br />
E DA RUBINETTO.<br />
Ma l'acqua del rubinetto è sicura? Ho letto<br />
che l'Università di Napoli ha diffuso dati che<br />
provano che in molti Comuni l'acqua è contaminata:<br />
ma le Università non sono le<br />
stesse che fanno l'analisi chimico-fisica delle<br />
acque? Basta fare un giretto tra siti e forum<br />
di consumatori per scoprire che Internet è<br />
per molti versi lo specchio della realtà: informazioni<br />
sommarie, luoghi comuni, molti<br />
dubbi e soprattutto tanta diffidenza. In<br />
un'epoca in cui, almeno nelle intenzioni, i<br />
Grandi del mondo sembrano aver preso a<br />
cuore la salute e il futuro del pianeta, non si<br />
può ignorare, parlando di acqua, l'enorme<br />
business mondiale dell'imbottigliamento.<br />
Bere acqua minerale, negli anni, è diventato<br />
uno status, poi un abitudine e per alcuni<br />
perfino un vizio, di pari passo con i massicci<br />
e crescenti investimenti pubblicitari delle<br />
multinazionali che - così come con molti<br />
altri prodotti - hanno trasformato la nostra<br />
percezione dell'acqua da bevanda basica<br />
per dissetarsi a fonte di salute e se non addirittura<br />
di bellezza.<br />
È il mercato, naturalmente, con i suoi pregi,<br />
la sua creatività e le sue inevitabili distorsioni.<br />
In Italia, il consumo dell'acqua in bottiglia<br />
cresce al ritmo del 7% annuo,<br />
aumentando esponenzialmente l'impatto<br />
ambientale (trasporti e smaltimento) in un<br />
segmento in cui i vincoli sono sempre meno<br />
stringenti. Anche se alcune acque in bottiglia<br />
differiscono da quella di rubinetto solo<br />
12<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
APRO?IL COSTO<br />
GLOBALE<br />
DELL'IMBOTTI-<br />
GLIAMENTO<br />
Secondo la rivista scientifica “Science<br />
Africa” ogni anno vengono utilizzate un<br />
milione e mezzo di tonnellate di plastica<br />
per imbottigliare acqua. Svariate sostanze<br />
chimiche tossiche sono poi rilasciate<br />
nell’ambiente durante la<br />
produzione e lo smaltimento delle bottiglie.<br />
Inoltre, un quarto degli 89 milioni<br />
di litri di acqua imbottigliata ogni anno<br />
sono consumati al di fuori dal loro paese<br />
di origine. Le emissioni di gas serra e ossido<br />
di carbonio, causate dal trasporto<br />
all’interno delle e fra le diverse nazioni,<br />
contribuisce al problema globale dei<br />
cambiamenti climatici.<br />
per il fatto di essere distribuite in bottiglia<br />
piuttosto che attraverso condutture (in Europa<br />
e negli Stati Uniti esistono infatti più<br />
standard regolatori che tengono sotto controllo<br />
l’acqua di rubinetto di quante ce ne<br />
siano per l’industria dell’acqua in bottiglia)<br />
è del tutto evidente che il prodotto confezionato<br />
può avere il vantaggio di essere generalmente<br />
più sicuro in aree in cui le falde<br />
sono state contaminate, come ammesso<br />
anche in una recente pubblicazione del<br />
WWF dal titolo “Acqua in bottiglia: capire<br />
un fenomeno sociale”. Nello studio si cerca<br />
di capire, al netto dell'efficacia della pubblicità,<br />
da cosa dipenda la nostra sfiducia<br />
nei confronti dell'acqua di rubinetto. “Il nostro<br />
atteggiamento nei confronti dell’acqua<br />
di rubinetto è stato forgiato dall’inquinamento<br />
che sta soffocando fiumi e torrenti,<br />
i quali dovrebbero essere delle vene di vita”,<br />
scrive Richard Holland, direttore della campagna<br />
Living Waters (Acque Viventi) del<br />
WWF. “Dobbiamo proteggere e mantenere<br />
accuratamente protette queste acque<br />
alla fonte, e non solo durante le operazioni<br />
di trattamento, in modo da poter tranquillamente<br />
berle dal nostro rubinetto”. La<br />
paura, più o meno indotta, spiega molto di<br />
questo fenomeno. Il mercato dell’acqua in<br />
bottiglia è in parte incentivato dalla preoccupazione<br />
riguardo alla qualità delle acque<br />
di falda e soprattutto dal marketing di<br />
molte marche che la ritraggono come prelevata<br />
direttamente alla sorgente e quindi<br />
più sana di quella del rubinetto. Eppure, secondo<br />
i dati della FAO (l’Organizzazione<br />
delle Nazioni Unite per l’alimentazione e<br />
l’agricoltura), in termini di valori nutrizionali<br />
l’acqua in bottiglia non è meglio di quella<br />
del rubinetto. Può contenere piccole quantità<br />
di minerali, ma vale lo stesso per l’acqua<br />
di molti fornitori pubblici e municipali. Bere<br />
una o l'altra è una scelta soprattutto di<br />
gusto, legata al sapore e alla voglia di bollicine.<br />
La pubblicità dell'acqua in bottiglia<br />
punta molto sulla scarsa presenza di sodio<br />
o il residuo fisso molto basso, elementi rispetto<br />
ai quali la differenza con l'acqua di<br />
rubinetto è minima o assente. La qualità<br />
dell’acqua potabile italiana è buona, non ci<br />
sono motivi fondati per ritenere l'acqua minerale<br />
più salutare. Ciò non significa che<br />
l'acqua in bottiglia non sia di buona qualità,<br />
ma sopravvalutarla è poco ragionevole.<br />
Nessuna virtù particolare dunque e nessun<br />
rischio: bere dalla bottiglia o dal rubinetto<br />
fa una notevole differenza solo per il portafoglio.<br />
Siamo fatti così: ci indigniamo in<br />
estate se costretti a pagare tre euro una<br />
bottiglietta da mezzo litro sulla salita del<br />
Partenone, e poi, in autunno, riprendiamo<br />
le nostre abitudini di acquisto delle gustose<br />
e salutari acque imbottigliate.<br />
L'ACQUA<br />
IN SCATOLA<br />
Si chiama Boxed Water e ha messo l'acqua<br />
in una scatola riciclabile. L'idea è<br />
innovativa, l'esperimento tutto da verificare,<br />
ma è certo un buon segnale che<br />
perfino chi l'acqua la vende inizia a ragionare<br />
sulla diminuzione dell'impatto<br />
ambientale. In questo caso l'acqua in<br />
scatola supera il concetto della bottiglia:<br />
Boxed Water usa per il packaging<br />
dell’acqua il 90% di materiale riciclato,<br />
un involucro che provoca emissioni di<br />
CO 2 in maniera sensibilmente inferiore<br />
rispetto alle classiche bottiglie di plastica.<br />
Non solo: l'azienda ha promesso<br />
che, se il business decollerà, il 20% dei<br />
profitti sarà distribuito a fondazioni che<br />
si occupano di acqua e ambiente e a<br />
progetti di rimboschimento.<br />
13
BRAVI, BRAV<br />
E DI QUALIT<br />
STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />
LIGHTBAY SAILING TEAM È IL PRIMO TEAM VELICO A OTTENERE DA IMQ LE<br />
CERTIFICAZIONI DEI SISTEMI DI GESTIONE PER LA QUALITÀ E AMBIENTALE.<br />
SCOPRIAMO IL PERCHÉ DI QUESTA SCELTA E IL DIETRO LE QUINTE DEI PRO-<br />
TAGONISTI.<br />
14<br />
IMQ NOTIZIE N. 90
ISSIMI,<br />
A’<br />
Se pensate che la barca vela sia un mezzo<br />
di trasporto verde, come potrebbe esserlo<br />
la bicicletta, provate a parlare con Carlo<br />
Alberini, armatore e team manager del<br />
team velico Lightbay Sailing Team (LBST).<br />
Perché qualche dubbio ve lo metterà. E<br />
non per provocazione o anima integralmente<br />
ecologista, ma per esperienza diretta.<br />
Perché lui, da ex imprenditore, da<br />
qualche tempo ha deciso di portare nel<br />
mondo dei team sportivi, e in particolare<br />
nel suo team, la certificazione dei sistemi<br />
di gestione per la qualità e ambientale.<br />
Una decisione che può suscitare qualche<br />
curiosità a pensarci bene, perché non a<br />
tutti potrebbero essere così immediati i<br />
vantaggi che strumenti nati per il mondo<br />
dell’industria quali, per l’appunto, la certificazione<br />
dei sistemi di gestione aziendali,<br />
possano essere di utilità per un team sportivo,<br />
laddove quello che conta è la competitività<br />
della squadra.<br />
Ma la cosa ci stupirebbe meno se ci chiedessimo<br />
quali sono i requisiti che rendono<br />
una squadra competitiva e che in realtà si<br />
traducono in capacità e organizzazione.<br />
Facciamo un esempio pratico. Il percorso<br />
di certificazione del sistema qualità, condotto<br />
con IMQ sulla base della norma ISO<br />
9001, ha portato il team velico di Carlo<br />
Alberini ad analizzare la propria organizzazione<br />
mettendo in evidenza gli aspetti<br />
positivi, quelli migliorabili, le diverse criticità<br />
e, ovviamente, i correttivi da apportare.<br />
Ha introdotto modifiche nei<br />
comportamenti dei membri del team e<br />
anche cambiamenti nei materiali utilizzati.<br />
Ha portato alla stesura di regole e procedure<br />
ben precise, condivise da tutti i membri<br />
della squadra, responsabilizzandoli e<br />
impegnandoli a definire con precisione il<br />
proprio comportamento, a terra e a<br />
bordo, affinché potesse essere misurabile<br />
e dunque migliorabile. Sono poi state monitorate<br />
le modalità di trasporto, le procedure<br />
organizzative, i materiali utilizzati e<br />
loro modalità di impiego con l’obiettivo di<br />
ridurne gli sprechi. Anche i partner, gli<br />
sponsor e i fornitori della squadra sono<br />
stati selezionati attentamente avendo cura<br />
di privilegiare solo quelli che potessero garantire<br />
affidabilità, sensibilità ambientale<br />
e, ovviamente, efficienza. Il tutto ha comportato<br />
un taglio degli sprechi, sia econo-<br />
15
STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />
mici sia ambientali di immediato riscontro,<br />
ma anche una ottimizzazione dell’organizzazione.<br />
Dal punto di vista interno la<br />
certificazione ha portato a organizzarsi<br />
con ruoli chiari per gli atleti professionisti<br />
e non, consentendo di volta in volta la migliore<br />
scelta in base alle condizioni previste<br />
e quelle storiche del campo di regata.<br />
Parallelamente, la certificazione del sistema<br />
di gestione ambientale, secondo la<br />
norma ISO 14001, ha portato a individuare<br />
leggi e regolamenti applicabili all’attività<br />
velica - circa 25 - e alla redazione<br />
di un documento di analisi ambientale iniziale<br />
nel quale sono stati schematizzati i<br />
rischi, le ricadute pericolose per l’ambiente<br />
nei vari momenti connessi alla attività nautica,<br />
ovvero dalla manutenzione ordinaria<br />
della barca a quella straordinaria, ai mezzi<br />
ed alle attrezzature e ovviamente i correttivi<br />
da apportare e, nel caso di rischio di<br />
inquinamento ambientale, le azioni di<br />
intervento da mettere in pratica. Ad esempio<br />
arginando i danni in caso di dispersione<br />
di sostanze inquinanti quali oli,<br />
carburante o gas durante una regata; riducendo<br />
al minimo i motori o utilizzando<br />
gli appositi mezzi di tamponamento; limitando<br />
l’impiego di sostanze chimiche e la<br />
produzione di rifiuti pericolosi; ricorrendo<br />
a smaltitori autorizzati o, ancora, gestendo<br />
in maniera differenziata la produzione<br />
di rifiuti solidi derivante dal<br />
consumo di cibi e bevande a bordo.<br />
Ecco come, votando le proprie azioni e la<br />
propria organizzazione al totale rispetto<br />
dell’ecologia, Lightbay Sailing Team incarna<br />
l’ideale collettivo della vela come<br />
sport “verde”. E chissà che l’esperienza di<br />
questo team, con le certificazioni rilasciate<br />
da IMQ, non possa essere seguita anche<br />
da altri team velici o dalle squadre di sport<br />
diversi, desiderosi di misurarsi con l’esigenza<br />
di un’organizzazione strutturalmente<br />
forte che si ponga continuamente<br />
dei nuovi obiettivi e che agisca nel pieno<br />
rispetto delle norme ambientali. Senza dimenticare<br />
che, se mantenuta nel tempo,<br />
la certificazione comporta vantaggi competitivi<br />
e organizzativi che sono alla base<br />
di ogni vittoria.<br />
16<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
DIETRO LE QUINTE<br />
DELLA CERTIFICAZIONE:<br />
LA PAROLA<br />
AI PROTAGONISTI<br />
CARLO ALBERINI, L’ARMATORE.<br />
Come è nata l’idea di certificarsi?<br />
La nostra squadra sta seguendo un percorso<br />
di miglioramento dell’organizzazione,<br />
dei processi interni ma anche di<br />
selezione dei fornitori e di attenzione per<br />
l’impatto sull’ambiente che anche uno<br />
sport come la vela può avere. Affinché<br />
questi nostri sforzi non fossero solo un intento,<br />
ma un’azione concreta, abbiamo ritenuto<br />
opportuno dotarci di un sistema<br />
qualità e di un sistema di gestione ambientale<br />
e di farlo certificare da un ente autorevole<br />
come IMQ. Per noi certificarsi ha<br />
significato innanzitutto sottolineare il momento<br />
di cambiamento. La nascita di una<br />
struttura e la definizione di ruoli, compiti<br />
e procedure, portano infatti a comunicare<br />
non solo una volontà di professionismo e<br />
organizzazione, ma anche ad esprimere<br />
attraverso la certificazione, il raggiungimento<br />
di tale risultato. Risultato che è indice<br />
di maggiore sicurezza e di elevata<br />
professionalità per tutti coloro che vengono<br />
a contatto con il team. Come dicevo,<br />
le idee devono essere confortate dai fatti e<br />
certificandosi Lightbay Sailing Team ha voluto<br />
mettere nero su bianco tutto ciò che<br />
sta facendo e farà per migliorare se stesso<br />
e l’impatto nei confronti dell’ambiente. Essere<br />
certificati significa per noi porsi degli<br />
obiettivi, dichiararli e avere la certezza che<br />
un organo di controllo super partes vigili<br />
sul comportamento e sui risultati.<br />
In ottica di rispetto dell’ambiente, oltre alla<br />
certificazione secondo la ISO 14001, abbiamo<br />
anche allo studio un progetto interessante<br />
ed innovativo, che prevede la<br />
progettazione e la realizzazione di una<br />
barca a vela che risponda a caratteristiche<br />
maggiormente eco-compatibili: dai materiali<br />
utilizzati, alla gestione della barca<br />
stessa. Noi crediamo, e lo vorremmo poter<br />
dimostrare anche in acqua, che oggi è<br />
possibile applicare i nuovi materiali che derivano<br />
da riciclo o progettare pensando già<br />
a fine vita della barca senza penalizzare la<br />
competizione ed i risultati.<br />
17
STORIE DI QUALITÀ: TEAM VELICO CERTIFICATO<br />
CARMINE ROBERTO COSENTINO,<br />
RESPONSABILE QUALITÀ LBST.<br />
Un esperto di diritto e di qualità in un<br />
team sportivo, come mai?<br />
Per portare consapevolezza, nuove conoscenze<br />
e migliorare la professionalità. Da<br />
parte del team è stata una scelta fatta con<br />
lungimiranza i cui risultati si misureranno<br />
nei prossimi anni; da parte mia ho raccolto<br />
una sfida, quella di traslare delle competenze<br />
e delle conoscenze formatesi in ambito<br />
aziendale in una sfera completamente<br />
differente. Dopo averci lavorato ho scoperto<br />
che anche un team velico ha delle<br />
responsabilità, proprio come qualsiasi altra<br />
azienda. Non si chiamano utili, sono definiti<br />
risultati, ma alla fine i bilanci si fanno<br />
comunque.<br />
PIERANGELO DI LAZZARO,<br />
CONSULENTE.<br />
Qual è il ruolo del consulente nella<br />
fase di certificazione?<br />
Anzitutto è quello di sensibilizzare<br />
l’azienda, qualora già non lo fosse, sull’utilità<br />
della certificazione che non è un<br />
mero atto burocratico come alcuni pensano.<br />
La certificazione è un bellissimo strumento<br />
per poter conoscere meglio la<br />
propria azienda e migliorarla là dove è<br />
possibile. Le norme che stanno alla base<br />
della certificazione pongono dei requisiti,<br />
e alle organizzazioni in fase di certificazione<br />
viene richiesto di spiegare come<br />
questi vengono assolti. Il ruolo del consulente<br />
è quello di aiutare l’azienda nell’identificare<br />
se stessa e tracciare un<br />
proprio ritratto, preciso e dettagliato. Volendo<br />
semplificare e riassumere in alcune<br />
domande i quesiti che le norme pongono,<br />
potremmo così elencarle: dimmi chi sei<br />
e cosa fai, dimmi come sei organizzato,<br />
ora dimmi come gestisci il tuo processo<br />
interno e come gestisci i requisiti contrattuali,<br />
i tuoi progetti, i tuoi approvvigionamenti,<br />
la produzione o l’erogazione di un<br />
servizio, ora che hai individuato tutto questo,<br />
come fai per misurare, raggiungere e<br />
migliorare i tuoi processi e i tuoi obiettivi?<br />
Compito del consulente è anche quello di<br />
fare in modo di coinvolgere tutte le risorse<br />
umane perché, come in tutte le cose,<br />
anche con la certificazione i risultati sono<br />
più efficienti quando c’è il coinvolgimento<br />
e la consapevolezza da parte di tutta<br />
l’azienda.<br />
CLAUDIO PROVETTI, DIRETTORE<br />
FUNZIONE CSQ (CERTIFICAZIONE<br />
SISTEMI DI GESTIONE) DI IMQ.<br />
Qual è in concreto il valore della certificazione?<br />
Parto anzitutto dalla considerazione che<br />
se, per la prima volta in Italia, un team velico<br />
ha deciso di dotarsi di un sistema di<br />
gestione per la qualità e per l’ambiente e<br />
di certificarlo, credo sia notizia degna di<br />
nota e mi auguro che offra lo spunto ad<br />
altre realtà. Per quanto riguarda la certificazione<br />
questa non vuole e non deve essere<br />
un atto formale, e tantomeno un<br />
punto d’arrivo, bensì uno strumento di miglioramento<br />
continuativo. Se condotta e<br />
vissuta con impegno e determinazione,<br />
essa può portare a notevoli risultati derivanti<br />
dalla capacità di darsi degli obiettivi<br />
sempre più ambiziosi e al passo coi tempi,<br />
misurarsi e intervenire su gli aspetti di debolezza,<br />
rafforzando i punti di forza della<br />
propria organizzazione.<br />
18<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
SICUREZZA<br />
A BORDO<br />
A definire le caratteristiche che un impianto<br />
elettrico di una barca deve avere<br />
per poter essere sicuro esiste una norma<br />
specifica. Si tratta della Norma CEI del<br />
Comitato Tecnico 18 “Impianti elettrici di<br />
navi ed unità fisse/mobili fuori costa (offshore)”<br />
ed in particolare dalle norme corrispondenti<br />
alla serie EN 60092.<br />
La Norma CEI 18-56 “Impianti elettrici a<br />
bordo di navi. Parte 507: Imbarcazioni da<br />
diporto” (corrispondente alla norma internazionale<br />
EN 60092-507) specifica le<br />
prescrizioni per il progetto, la costruzione<br />
e l’installazione di sistemi elettrici sulle<br />
unità da diporto che navigano nelle<br />
acque interne e per mare.<br />
La Norma si applica ai sistemi elettrici:<br />
• monofase in corrente alternata a tensione<br />
nominale non superiore a 250 V;<br />
• trifase in corrente alternata a tensione<br />
nominale non superiore a 500 V;<br />
• in corrente continua a tensione nominale<br />
non superiore a 50 V.<br />
LE BARCHE RAPPRESENTANO DEGLI AMBIENTI MOLTO<br />
PARTICOLARI: UN MICROCOSMO ASSIMILABILE A UNA<br />
CASA, PER QUANTO RIGUARDA GLI IMPIANTI ELET-<br />
TRICI, MA SEMPRE A STRETTO CONTATTO CON L’AC-<br />
QUA E CHE DUNQUE RICHIEDE ACCORTEZZE<br />
PARTICOLARI.<br />
La norma contempla, in particolare, le<br />
conseguenze che un grave incendio, un<br />
rischio elettrico, le influenze ambientali e<br />
le sollecitazioni meccaniche particolarmente<br />
gravose potrebbero avere sull’impianto,<br />
nel caso di impianto con energia<br />
elettrica fornita sia da un generatore sia<br />
da batterie con capacità sufficiente ad<br />
alimentare i servizi essenziali e, nello<br />
stesso momento, in grado di caricare le<br />
batteria all’80% della sua capacità in 10<br />
ore.<br />
Gli ambiti sviluppati riguardano il sistema<br />
elettrico a bordo, i collegamenti a massa<br />
e a terra e i sistemi di protezione contro<br />
i fulmini<br />
Fonte CEI<br />
19
STORIE DI QUALITÀ: VELA VERDE<br />
OMAREVERDE,<br />
OMAREVERDE,<br />
OMAREVEE...<br />
NAUTICA SOSTENIBILE:<br />
LE NUOVE REGOLE PER LE AREE MARINE PROTETTE.<br />
20<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
Da una parte le aree marine italiane<br />
protette, un patrimonio originale e<br />
straordinario nel panorama europeo e<br />
mediterraneo, capace di coniugare tutela<br />
della biodiversità, fruizione turistica<br />
e sviluppo sostenibile; dall’altra il<br />
comparto produttivo nazionale della<br />
nautica da diporto, che rappresenta<br />
uno dei settori di eccellenza del made<br />
in Italy, che negli anni ha investito<br />
molte risorse in tecnologie di valenza<br />
ambientale posizionandosi al vertice<br />
del mercato mondiale. Due mondi, apparentemente<br />
distanti, avvicinati attraverso<br />
il tavolo di confronto istituito<br />
presso il Ministero dell'Ambiente, con<br />
la partecipazione del Ministero dei Trasporti,<br />
delle Capitanerie di Porto, degli<br />
Enti gestori delle aree marine protette,<br />
delle associazioni di categoria della<br />
nautica e delle associazioni ambientaliste.<br />
Il risultato è un “Protocollo tecnico<br />
per la nautica sostenibile nelle<br />
aree marine protette” che individua<br />
nuove regole per la fruizione delle<br />
zone tutelate da parte della nautica da<br />
diporto e l’avvio di una revisione complessiva<br />
dei regolamenti di queste aree.<br />
Un passaggio reso necessario dal rapido<br />
accrescimento del loro numero<br />
che ormai interessa circa il 12% del<br />
mare italiano, avvenuto in presenza di<br />
un quadro normativo frammentario e<br />
spesso incoerente. Al contempo, anche<br />
la navigazione da diporto è stata normata<br />
in maniera non sempre commisurata<br />
ai reali impatti prodotti sul mare<br />
e sulle coste. Ragionare di nautica sostenibile<br />
significa oggi promuovere le<br />
tecnologie più idonee a garantire una<br />
fruizione etica del mare e delle aree costiere<br />
da parte dell’uomo, sia per finalità<br />
turistiche che di trasporto. L’attività<br />
di ricerca e di sviluppo si concentra<br />
dunque sul miglioramento delle tecnologie<br />
esistenti, spaziando dalle caratteristiche<br />
degli scafi e dei materiali<br />
utilizzati per realizzarli, fino ad arrivare<br />
alle motorizzazioni ed ai combustibili<br />
impiegati. I lavori del tavolo di confronto<br />
hanno anche individuato alcuni<br />
punti di debolezza del settore rispetto<br />
alla nautica, suggerendo raccomandazioni<br />
e soluzioni praticabili da adottarsi<br />
nel medio-lungo periodo mediante<br />
l'attivazione di un numero verde nazionale<br />
e di un sito internet dedicato<br />
alle aree marine protette, l'adozione di<br />
un programma di incentivi all'utenza<br />
per l'installazione delle "casse nere"<br />
sulle imbarcazioni usate, l'adozione di<br />
un piano di interventi finanziari affinché<br />
i porti turistici e i marina contigui o<br />
all'interno delle aree marine si dotino<br />
di attrezzature idonee alla raccolta dei<br />
liquami e la finalizzazione dei regolamenti<br />
alla destagionalizzazione.<br />
La prima area a recepire il protocollo è<br />
stata il Regno di Nettuno, istituita<br />
come area marina protetta nel dicembre<br />
2007 intorno alle isole di Ischia e<br />
Procida e Vivara. Lì le imbarcazioni da<br />
diporto possono navigare in assetto<br />
“dislocante”, ovvero con tutta la superficie<br />
di galleggiamento a contatto<br />
con l'acqua. Altri vincoli sono la velocità<br />
non superiore a cinque nodi, una<br />
navigazione entro trecento metri dalla<br />
costa, la dotazione di casse per la raccolta<br />
dei liquami e motori conformi alla<br />
disciplina comunitaria in materia di<br />
emissioni gassose e acustiche. Resta il<br />
divieto assoluto, naturalmente, per<br />
ogni tipo di acquascooter. Regole precise<br />
anche in caso di avvistamento di<br />
cetacei, una delle specie marine a maggior<br />
rischio di estinzione. Non sono<br />
consentite soste superiori ai trenta minuto<br />
né è possibile avvicinarsi a meno<br />
di 100 metri dal luogo dell'avvistamento.<br />
DAL GIAPPONE<br />
IL TRAGHETTO<br />
A ZERO EMISSIONI<br />
Sarà il primo traghetto “plug-in” al mondo, capace di trasportare 800 passeggeri.<br />
Nascerà in Giappone dal colosso navale IHI Corporation, società impegnata da<br />
tempo su progetti di riduzione di gas serra. Il progetto di base prevede un'imbarcazione<br />
di trenta metri alimentata dalla propulsione fornita da un motore a batterie<br />
ricaricabili. In realtà non si tratta di una novità assoluta nel mercato dei<br />
trasporti navali: piccole imbarcazioni alimentate a batteria, esistono da tempo,<br />
ma in questo caso si tratterebbe di una prima assoluta per tipologia e grandezza<br />
del mezzo. Non emetterebbe biossido di carbonio o ossido di azoto, l'obiettivo di<br />
IHI Corporation è anche quello di tagliare i costi del carburante. Il mezzo, una<br />
volta in funzione, dovrebbe essere in grado di percorrere circa 120 chilometri con<br />
una carica di sei-otto ore. Per la filiale responsabile del settore innovazione, la IHI<br />
Marine United, il lancio sul mercato sarà fissato per il 2015, data in cui è prevedibile<br />
siano commercialmente disponibili batterie ricaricabili ad alte prestazioni e<br />
a costo inferiori a quelli attuali.<br />
21
STORIE DI QUALITÀ: REGATE STORICHE<br />
BARCOLA<br />
TUTTI INSIEME<br />
APPASSIONATA<br />
C’ERA UNA VOLTA LA BARCOLANA. E C’E’ ANCORA. UN EVENTO NATO 40 ANNI<br />
FA, QUASI PER GIOCO, TRA UNA CINQUANTINA DI BARCHE A VELA, DIVENTATO<br />
IN BREVE TEMPO UNA TRADIZIONE CHE, LA SECONDA DOMENICA DI OTTOBRE,<br />
RICHIAMA NEL GOLFO DI TRIESTE QUASI 2.000 BARCHE. PERMETTENDO A<br />
GRANDI PICCOLI, NOTI E MENO NOTI, DI GAREGGIARE. TUTTI INSIEME.<br />
22<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
NA.<br />
MENTE<br />
Era la seconda domenica di ottobre del<br />
1969, quando l’uomo aveva appena<br />
smesso di guardare la Luna raggiunta<br />
solamente pochi mesi prima, che a Trieste<br />
un gruppo di amici inventava la<br />
Coppa d’Autunno. L’evento, che<br />
avrebbe acquisito il suo attuale nome<br />
solamente parecchi anni dopo, iniziò<br />
quasi per gioco, con una regata inventata<br />
da poche persone che alla prima<br />
edizione contava 51 iscritti. La regola era<br />
una sola: nessuno doveva essere considerato<br />
diverso pur non avendo la stessa<br />
barca, quindi il vincitore era chi tagliava<br />
per primo il traguardo, che fosse un 30<br />
metri o 6 poco importava. Alla prima<br />
edizione la spuntò Betelgeuse, un Alpa<br />
9 (barca nata nel 1967 dalla lunghezza<br />
di 9,10 metri, costruita in vetroresina dai<br />
cantieri omonimi) timonato da Piero<br />
Napp che incise il suo nome sulla prima<br />
coppa. Da allora sempre più velisti, incuriositi<br />
dal regolamento e dalla voglia<br />
di vincere, iniziarono a segnare la seconda<br />
domenica di ottobre sul calendario,<br />
un’occasione per chiudere la stagione<br />
velica, divertirsi, mangiare in compagnia<br />
e magari “tirare qualche bordo”<br />
prima del rimessaggio invernale. Il primo<br />
record venne fissato nel 1974: 100 iscritti<br />
e a spuntarla fu Kaiten, timonata da Sergio<br />
Furlan, olimpionico di dragone che,<br />
insieme all’armatore Gianni Zalukar, tagliò<br />
il traguardo in una giornata di bora<br />
forte.<br />
Quella che era nata come semplice regata<br />
sociale iniziò a diventare evento nel<br />
1983, quando al via si presentò Azzurra,<br />
il primo consorzio italiano iscritto all’America’s<br />
Cup. In quell’anno si iscrissero<br />
596 barche, troppa la voglia di “tirar<br />
bordi” al fianco dei campioni. Ma anche<br />
23
STORIE DI QUALITÀ: REGATE STORICHE<br />
merito di chi, imparando dalla Coppa<br />
America, aveva iniziato a parlare di merchandising<br />
nel mondo nautico, inviando<br />
il manifesto della Barcolana in giro per<br />
i circoli azzurri alla ricerca di iscritti. Le<br />
partecipazioni celebri non si fermarono<br />
in quell’anno. Nel 1986 fu la volta del<br />
Moro, armato dalle famiglie Ferruzzi e<br />
Gardini. Allora il nome “Moro di Venezia”<br />
non era ancora abbinato a uno<br />
scafo rosso timonato da Paul Cayard,<br />
ma era una semplice, se così si può definire,<br />
barca bianca con i bordi verdi. Con<br />
la vittoria conseguita un anno dopo, il<br />
Moro diventò protagonista anche del<br />
primo esempio di “diplomazia da bar”.<br />
Già allora si partiva lungo la costiera<br />
Barcolana per doppiare la boa posta davanti<br />
all’Istria e ritorno. Quell’anno soffiava<br />
lo Scirocco che, nell’alto Adriatico,<br />
porta onde. Alla partenza tutti optarono<br />
per le “mure a sinistra” (n.d.r.: in<br />
mare si parla di “mura a dritta” quando<br />
il vento soffia dal lato destro e le vele si<br />
tendono a sinistra rispetto all’asse longitudinale<br />
della barca. In regata ha diritto<br />
di precedenza la barca “mura a<br />
dritta” e cioè quella con le vele sul lato<br />
sinistro, senza alcun riferimento alla direzione<br />
del vento). Solo Livio Lonzar,<br />
marinaio e velista del circolo organizzatore,<br />
la società Velica Barcola Grignano,<br />
decise di andare contro corrente con le<br />
“mure a dritta”. Secondo le regole del<br />
mare Lonzar aveva dunque la precedenza<br />
e quando si ritrovò davanti il<br />
Moro, timonato dal primo professionista<br />
della vela, Tiziano Nava, chiese cortesemente<br />
il diritto di rotta. Nava, che i<br />
regolamenti solitamente li rispettava,<br />
optò invece per proseguire con la sua<br />
andatura visto che virando avrebbe dovuto<br />
fare richiesta simile alle altre 670<br />
barche iscritte. Lonzar se la prese e all’arrivo<br />
presentò regolare protesta. Passarono<br />
poco meno di 24 ore e Gardini<br />
inviava il suo timoniere, Nava, nuovamente<br />
in missione a Trieste: qualche bicchiere<br />
di vino e qualche pacca sulle<br />
spalle e la protesta da parte di Lonzar<br />
venne ritirata. Ma già allora vincere la<br />
Barcolana era un vezzo e Gardini, il cui<br />
cuore era stato rapito dal mare, dopo<br />
aver vinto in acqua, non voleva certo<br />
perdere per una semplice protesta. Nel<br />
1990 alla Barcolana arrivarono anche i<br />
“mostri” del mare, i maxi (per via della<br />
loro lunghezza che raggiungevano i 20<br />
metri), reduci dalla durissima Whitbread,<br />
la regata in equipaggio che fa il<br />
giro del mondo. Cino Ricci, ormai innamorato<br />
dell’evento Triestino, si presentò<br />
con Gatorade, ma non fu fortunato perché<br />
trionfò la bonaccia e il maxi era<br />
troppo pesante per riuscire a imporsi.<br />
Nel 1992 arrivò anche il principe Ranieri<br />
che, di barche sulla linea di partenza, ne<br />
trovò ben 962. La Barcolana era già record<br />
e il segreto era facile: semplicità<br />
nelle regole e soprattutto la possibilità<br />
di gareggiare vicino a mostri sacri del<br />
mare, magari battendoli anche. Nel<br />
2002 si arrivò al record assoluto: 1969<br />
iscritti, numero che nessun’altro evento<br />
nel mediterraneo ha mai raggiunto.<br />
Anno dopo anno la Barcolana è così diventata<br />
evento senza che nessuno se ne<br />
rendesse conto. L’indotto creato su Trieste<br />
è di difficile comprensione, anche se<br />
in realtà, la seconda domenica di ottobre,<br />
basta guardare l’affollamento delle<br />
rive per capirne di più. Gli alberghi, i ristoranti<br />
e i gazebi degli sponsor vengono<br />
presi letteralmente d’assalto<br />
semplicemente per poter far vedere la<br />
giacca tecnica acquistata per l’occasione<br />
e poi dimenticata in armadio per i restanti<br />
giorni dell’anno.<br />
La vela da sempre viene vista come uno<br />
sport elitario e quindi per pochi privilegiati,<br />
forse per colpa di regole molto restrittive<br />
e complesse, di una<br />
terminologia degna di una lingua straniera<br />
e soprattutto della lontananza<br />
dalla terra ferma. La Barcolana, invece,<br />
cancella questi limiti e il suo successo è<br />
proprio nell’abbattere le barriere e i luoghi<br />
comuni. Ma quello che in particolare<br />
colpisce chi vive per la prima volta la<br />
seconda domenica di ottobre triestina, è<br />
la possibilità di restare a stretto contatto<br />
con i campioni e vedere e spesso salire<br />
sugli scafi ammirati nelle foto. In pratica,<br />
per un giorno, uno soltanto purtroppo,<br />
tutti sono velisti e tutti abbattono quelle<br />
barriere che tengono lontane le persone<br />
dal magico mondo della vela.<br />
24<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
STORIE DI QUALITÀ: REGATE DI CLASSE<br />
CHI HA<br />
OSATO<br />
SFIDARE<br />
LA COPPA<br />
AMERICA<br />
LA LOUIS VUITTON CUP, NATA PER SELEZIONARE LO SFIDANTE DI<br />
COPPA AMERICA, DIVENTA LOUIS VUITTON TROPHY E SFIDA<br />
COPPA AMERICA CON UN NUOVO CIRCUITO DI REGATE BASATE<br />
SULLA SFIDA TRA UOMINI PIÙ CHE TRA BARCHE.<br />
CHI VINCERÀ? IMPOSSIBILE DIRLO. MA UN BUON RISULTATO C’È<br />
GIÀ: IL RITORNO DI AZZURRA.<br />
Mentre la Coppa America continua a essere<br />
arenata in tribunale a New York, paralizzata<br />
dai litigi tra il defender Alinghi<br />
ed il challenger BMW Oracle da oltre 2<br />
anni, le “regate di Coppa” quelle fatte di<br />
uomini, di mare, di vento e di avvincenti<br />
match race a novembre parlavano francese<br />
e si facevano ammirare lungo la<br />
Promenade a Nizza.<br />
Si chiama Louis Vuitton Trophy ed è il<br />
nuovo circuito di regate internazionali<br />
organizzate sul modello della Coppa<br />
America: una serie di round robin eliminatori<br />
e poi una sfida tra due finalisti.<br />
A Nizza dal 7 al 22 novembre 2009 si è<br />
svolta la prima tappa di questo circuito,<br />
organizzato da Bruno Troublé, storico<br />
velista francese per Louis Vuitton, e da<br />
WSTA (World Sailing Team Association),<br />
associazione nata nel settembre 2008,<br />
sotto la direzione di Laurent Esquier, che<br />
raggruppa molti dei team che in passato<br />
hanno partecipato all’America’s Cup.<br />
Così la Louis Vuitton Cup, regata eliminatoria<br />
nata nel 1983 per decretare il<br />
challenger ufficiale di Coppa America, e<br />
disputata fino al 2007, nel 2009 è diventata<br />
un circuito vero e proprio.<br />
L’organizzazione del Louis Vuitton Trophy<br />
è agile, snella ed economicamente<br />
molto più accessibile della Coppa America,<br />
perché i team non regatano su barche<br />
di proprietà, ma usano quelle messe<br />
a disposizione dall’organizzazione. I<br />
conti così iniziano a tornare ed i partecipanti,<br />
per essere alla prima tappa del<br />
primo anno, non sono certo mancati. A<br />
Nizza l’intero evento - 3 settimane di villaggio,<br />
barche accoglienza, incontri, attività<br />
varie - è costato 4,5 milioni di euro<br />
e le spese per i team si sono limitate alle<br />
trasferte, alle vele ed ovviamente alle<br />
persone di equipaggio e short team.<br />
Otto i team presenti, alcuni veterani<br />
come BMW-Oracle Racing (Usa), Emirates<br />
Team New Zealand (Nzl), K-Challenge<br />
(Fra), TeamOrigin (Gbr), a cui si<br />
sono affiancati i nuovi team Swedish<br />
Challenge Artemis (Sve), Sinergy Russian<br />
Sailing (Russ), Team French Spirit (Fra) e<br />
l’unico italiano: Azzurra (Ita).<br />
Azzurra, un nome che riporta immediatamente<br />
al 1983 e alla “Azzurra” disegnata<br />
da Andrea Vallicelli, la prima<br />
indimenticata barca italiana sfidante in<br />
Coppa America. Stesso nome, stesso<br />
Yacht Club (Costa Smeralda) e come allora<br />
unico team italiano a rappresentare<br />
il tricolore. Un ritorno che ha un sapore<br />
di buono, di Italia che ha voglia di vincere<br />
e di dire la sua nella massima<br />
espressione della vela. Il nuovo team Azzurra<br />
è capitanato da Giovanni Maspero<br />
- ottimo velista nelle classi one design<br />
come Farr40, Melges32 Melges 24-,<br />
come skipper ci sarà Francesco Bruni ed<br />
alla tattica il veterano Tommaso Chieffi.<br />
Intanto il Louis Vuitton Trophy dopo<br />
Nizza, ha in calendario altre due date per<br />
il 2010: marzo a Auckland, in Nuova Zelanda<br />
e a maggio alla Maddalena. E poi?<br />
Poi si faranno i bilanci, i conti e si vedrà<br />
chi ha ragione tra i detrattori di questa<br />
formula, secondo cui manca la sfida tra<br />
progettisti, oppure i sostenitori che vedono<br />
nel gareggiare su barche simili assegnate<br />
con sorteggio prevalere la sfida<br />
tra gli uomini e non tra i mezzi.<br />
26<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
LA COPPA AMERICA<br />
VISTA DALLA PARTE<br />
DELL’INGEGNERE<br />
INTERVISTA ALL’ING. FRANCESCO BINETTI POZZI, RESPONSABILE<br />
DEL DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA E DESIGN COMPONENTI<br />
PER L'IDRAULICA E PER I WINCHES, DEL TEAM BMW ORACLE RACING<br />
(BOR90), PROTAGONISTA DI COPPA AMERICA.<br />
Come sei arrivato a<br />
far parte di un<br />
team di Coppa<br />
America?<br />
Lavorare per un team<br />
di Coppa America è<br />
sempre stato il mio<br />
sogno fin da ragazzino,<br />
fin da quando<br />
con l'Optimist ho incominciato<br />
ad andare<br />
a vela sul lago<br />
Maggiore, seguito e spronato da papà. I primi<br />
successi e le medaglie, come i titoli italiani di<br />
classe Europa, mi hanno convinto a scegliere<br />
ingegneria per poter avere una competenza<br />
specifica nel mondo della nautica. Dopo la<br />
laurea ho lavorato per Cariboni, un'azienda<br />
del settore nautico specializzata in parti custom<br />
per grosse imbarcazioni a vela. Con<br />
Gianni Cariboni abbiamo incominciato a fare<br />
i primi progetti per un team di Coppa America,<br />
Prada, per la sfida del 2000.<br />
Successivamente per la voglia di essere più<br />
coinvolto da vicino nel mondo della Coppa<br />
ho accettato l'offerta di Harken, una ditta che<br />
fornisce i winches a quasi tutti i team di<br />
Coppa America. Grazie al lavoro svolto in<br />
Nuova Zelanda con Harken, dove per la finale<br />
di Coppa America ero stato scelto dal<br />
team Alinghi come interfaccia per lo sviluppo<br />
delle parti custom dei winches, sono stato<br />
chiamato da BMW Oracle racing per far parte<br />
del design team. Ho quindi fatto la scorsa<br />
campagna di Coppa America con il team<br />
americano e anche questa volta mi ritengo<br />
molto fortunato nel poter dire di essere membro<br />
del team Oracle. Per questa Coppa sono<br />
il responsabile del design dei componenti custom<br />
per l'idraulica e per i winches. Dopo le<br />
ultime modifiche al regolamento apportate<br />
da Alinghi sono stato promosso a responsabile<br />
del progetto motore a bordo del nostro<br />
multiscafo. Il progetto è stato una grossa<br />
sfida personale, abbiamo avuto la possibilità<br />
di collaborare con il nostro sponsor BMW che<br />
ci ha dato un grosso supporto tecnico.<br />
Come è composto un team?<br />
Un team di Coppa America è organizzato e<br />
funziona come una grande azienda. Esistono<br />
infatti i vari dipartimenti ognuno dei quali fa<br />
riferimento al proprio manager. Esiste poi una<br />
figura molto importante che è quella del coordinator<br />
che ha appunto il compito di coordinare<br />
i vari team e garantire una perfetta<br />
comunicazione tra i vari dipartimenti. Nello<br />
specifico, per esempio: sailing team, design<br />
team, boat builder, elettronica, idraulica, rigging,<br />
relazioni interne, relazioni esterne, ufficio<br />
stampa e, in questo momento con un<br />
ruolo molto importante, il dipartimento legale.<br />
Come interagite con i velisti?<br />
Come sempre nel mondo della Coppa America<br />
i velisti hanno un continuo feed back con<br />
i progettisti. Il design team segue da vicino<br />
ogni sessione di prove in mare e test seguendo<br />
la barca da un “performance tender”<br />
che è sempre in contatto con BOR90.<br />
In questo modo possono monitorare migliaia<br />
e migliaia di dati trasmessi dalla barca, analizzarli<br />
e compararli.<br />
Quanto si è evoluta la Coppa?<br />
Questa trentatreesima Coppa America è completamente<br />
differente dalla scorsa edizione. I<br />
team hanno costruito multiscafi rivoluzionari<br />
e altamente tecnologici per il match che si terrà<br />
a febbraio 2010, nelle acque di Valencia. Il<br />
Deed of Gift fornisce ampi parametri per il design<br />
della barca. Enormi sono gli sforzi che il<br />
team sta facendo per migliorare le prestazioni.<br />
LEGENDA<br />
WINCHES: argani, verricelli<br />
DEED OF GIFT: documento ufficiale che<br />
governa la Coppa America<br />
GRINDER: verricello a due manovelle<br />
Come è cambiato il rapporto abilità del<br />
velista/tecnologia?<br />
Ogni nuova edizione della Coppa America introduce<br />
nuove tecnologie e tutto il team<br />
punta all'eccellenza, così anche per questa<br />
edizione, ma alla fine si tratta sempre di una<br />
barca a vela. La tecnologia facilita molte cose<br />
a bordo, ma l'ultima parola rimane quella dei<br />
velisti che fanno sempre e comunque la differenza<br />
tra il vincere e il perdere.<br />
Importanza della sicurezza a bordo<br />
Questa è un aspetto che il team prende<br />
molto sul serio. In tutte le grandi barche i carichi<br />
sulle parti e sulle cime sono consistenti e<br />
su questi multiscafi ancora maggiori.<br />
I designer danno ai velisti una serie di condizioni<br />
limite da non superare (red line limits)<br />
per tutto l'equipaggiamento a bordo. Inoltre<br />
il team ha un supporto medico e un sommozzatore<br />
che segue costantemente BOR90<br />
ogni volta che naviga. Ogni membro dell'equipaggio<br />
considera la propria incolumità<br />
come priorità.<br />
Qual è il fascino della Coppa?<br />
La Coppa America da sempre è la ricerca dell'eccellenza<br />
attraverso l'uso della tecnologia,<br />
anche se, per questa edizione della Coppa,<br />
sono cambiate le regole e ora è possibile mettere<br />
a bordo il motore in alternativa ai grinder.<br />
Il motore è più efficiente ma noi siamo convinti<br />
che abbia tolto uno degli elementi della<br />
competizione che erano fondamentali per la<br />
Coppa. Ma, ancora una volta, l'uso della tecnologia<br />
fa parte dello spirito della Coppa<br />
America.<br />
Com’è scandita la tua giornata?<br />
Appena arrivo alla base alla mattina presto,<br />
dopo la colazione, che si fa tutti insieme, per<br />
prima cosa si ricontrollano le cose sistemate<br />
durante la notte e si verifica che tutte le parti<br />
funzionino e siano efficienti. Quando la barca<br />
lascia gli ormeggi per navigare in mare per<br />
me inizia il lavoro di progettazione e coordinamento<br />
del mio engine department. Spesso<br />
però seguo la barca dal “performance tender”<br />
per essere pronto ad intervenire su qualsiasi<br />
mal funzionamento e per verificare che<br />
i dati trasmessi dalla barca siano nei limiti da<br />
me prestabiliti. Il pranzo è sempre alla base<br />
(come mi manca il mangiare italiano!).<br />
Quando si installa qualche nuovo componente,<br />
esco a bordo di BOR90 per controllare<br />
di persona il funzionamento del pezzo e qualche<br />
volta mi è capitato anche di timonare.<br />
Quando la barca rientra inizia il lavoro di controllo<br />
e service dei pezzi di mia competenza<br />
per la manutenzione quotidiana.<br />
27
STORIE DI QUALITÀ: I VIAGGIATORI DEL MARE<br />
LUPI<br />
DI<br />
MARE<br />
SKIPPER, COMANDANTE, CAPO BARCA. COMUNQUE<br />
LO CHIAMATE, QUANDO SALITE IN BARCA È A LUI<br />
CHE È AFFIDATA LA SICUREZZA DEL VOSTRO VIAG-<br />
GIO. CON TUTTI I SUOI PRO E QUALCHE PICCOLO<br />
CONTRO.<br />
28<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
Lupo di mare si nasce o si diventa? Sono<br />
finiti ormai i tempi in cui la conduzione di<br />
un’imbarcazione, a motore o a vela che<br />
sia, era appannaggio di capitani coraggiosi<br />
usciti dai più rinomati istituti nautici.<br />
Lo sviluppo della nautica da diporto,<br />
grazie anche all’evoluzione tecnologica<br />
che ha reso più semplice la conduzione,<br />
ha permesso a chiunque di “salire sul<br />
ponte di comando” e andar per mare.<br />
Ma non ha cancellato il fascino del responsabile<br />
della conduzione della barca:<br />
il comandante, il capo barca, lo skipper.<br />
Andiamo a conoscere meglio questa figura<br />
che ancora oggi rappresenta il<br />
punto di riferimento in barca e che, in<br />
mare, ha il comando assoluto sull’equipaggio<br />
oltre alla responsabilità dell’imbarcazione.<br />
Si tratta di una professione,<br />
di un lavoro, ma anche di una passione<br />
che non s’impara sui banchi di scuola,<br />
ma sul campo, anzi, sul mare, fatta di sacrifici<br />
e di fatica, ma anche di soddisfazioni<br />
e di momenti di relax, dove sono<br />
necessarie competenza, preparazione ed<br />
equilibrio per gestire persone ed emergenze<br />
con calma e fermezza.<br />
Che ci si trovi in regata o, più semplicemente,<br />
in una piacevole crociera tra<br />
amici, una volta a bordo l’equipaggio<br />
deve infatti funzionare come una cosa<br />
sola e le manovre devono essere svolte<br />
nel minor tempo possibile, in tutta sicurezza.<br />
Non vi è quindi spazio per discussioni<br />
e votazioni - quelle lasciamole per<br />
la sera quando si deciderà la destinazione<br />
del giorno dopo, in crociera, oppure<br />
quando si commenterà la regata analizzando<br />
errori e successi - in barca deve valere<br />
la regola del “uno decide, gli altri<br />
agiscono”.<br />
Gioie e dolori, onori e oneri sembrano<br />
parole chiave nella vita dello skipper. Perché<br />
lui è il solo verso cui tutti si gireranno<br />
in attesa di un comando o per chiedere<br />
aiuto, e sarà sempre lui a portare la barca<br />
in porto durante un temporale. Lui s’immergerà<br />
a controllare l’elica o passerà la<br />
notte a controllare se l’ancora tiene durante<br />
una burrasca, oppure, aspetto decisamente<br />
più prosaico, avrà lui l’infelice<br />
compito di sbloccare un bagno intasato.<br />
In regata sarà lo skipper a condurre la<br />
barca alla vittoria, ma anche a prendersi<br />
la responsabilità di una sconfitta e a spiegare<br />
all’armatore cosa non ha funzionato.<br />
Ma sempre e in ogni caso, sarà lui a decidere<br />
in base alla sua esperienza, cosa<br />
deve fare l’equipaggio.<br />
Non si pensi, a questo punto, che la crociera<br />
tanto attesa durante l’inverno potrebbe<br />
trasformarsi in un incubo stile<br />
“galera romana”, il compito dello skipper<br />
è anche quello di facilitare la coesione<br />
tra i membri dell’equipaggio,<br />
istruire e mettere a disposizione la sua<br />
esperienza e, se del caso, cucinare prelibatezze<br />
marinare. E poi, una volta ormeggiata<br />
la barca in una splendida rada,<br />
con il sole che lentamente scende all’orizzonte,<br />
potrà rilassarsi e sfruttare<br />
tutto il suo fascino raccontando di viaggi<br />
in mari lontani o di avventure in terre da<br />
sogno.<br />
Buona fortuna quindi a tutti quelli che intendono<br />
intraprendere questa professione<br />
o, più semplicemente amano andar<br />
per mare, e quando sotto una pioggia incessante,<br />
in calma piatta, alle sette del<br />
mattino vi chiederete “chi me l’ha fatto<br />
fare”… aspettate il primo refolo di vento<br />
e lo scoprirete.<br />
29
STORIE DI QUALITÀ: I VIAGGIATORI DEL MARE<br />
LUPI DI MARE<br />
A CONFRONTO<br />
Cosa significa andar per mare e cosa<br />
rappresenta la vela?<br />
Andare per mare ha un significato di libertà,<br />
contatto con la natura e soprattutto<br />
è avere la possibilità di sfruttare<br />
mare, vento senza intaccare l'ambiente<br />
che ci circonda.<br />
Intervista a Gabriele Benussi<br />
Il ruolo dello skipper in barca, compiti<br />
e responsabilità<br />
È da 20 anni che la vela per me è diventata<br />
una professione e credo sia uno dei<br />
lavori più belli al mondo. Ci sono momenti<br />
di grande gioia quando si vince e<br />
al contrario quando le cose vanno male<br />
s’impara a perdere rinforzandosi psicologicamente<br />
pensando agli errori fatti.<br />
Cosa significa sicurezza, in barca?<br />
La sicurezza è importantissima: controllo<br />
della barca, attrezzature, dotazioni di sicurezza<br />
non mancano mai. In condizioni<br />
impegnative usciamo in mare esclusivamente<br />
con equipaggi molto preparati ed<br />
è d'obbligo indossare il salvagente.<br />
L’importanza del team in barca a vela<br />
L'equipaggio è, a tutti gli effetti, una<br />
squadra dove i ruoli anche seppur molto<br />
diversi tra di loro hanno una fondamentale<br />
importanza per raggiungere il risultato<br />
che ci si pone. Una delle<br />
caratteristiche che deve avere un Team<br />
vincente è grande spirito di sacrificio e di<br />
collaborazione.<br />
Un consiglio per chi volesse imparare<br />
ad andare in vela<br />
La vela non è solo uno sport, ma una<br />
passione che coinvolge corpo e spirito.<br />
Per chi avesse l'intenzione di avvicinarsi<br />
consiglio di farlo attraverso dei corsi di<br />
vela che si tengono ad ogni livello e per<br />
Foto di Fabio Taccola<br />
ogni età.<br />
Le capacità che deve avere in buon<br />
skipper<br />
E’ un ruolo che ha molte sfumature, che<br />
vanno a incidere direttamente con il risultato<br />
della barca. Prima della regata<br />
devo consultare delle previsioni meteo locali<br />
"molto dettagliate" e verifico l'orografia<br />
della costa sulle carte nautiche,<br />
così mi posso fare una prima idea della<br />
zona dove si regata. Poi sul campo faccio<br />
tutte le misurazioni possibili con bussola<br />
di rilevamento, correntometro e, infine,<br />
quando si parte spesso entra in gioco<br />
l'istinto, che in alcuni casi è l'arma in più.<br />
Un buon skipper deve avere la capacità<br />
di ragionare con molta calma e razionalità<br />
anche nei momenti in cui le decisioni<br />
devono essere prese in pochi attimi e soprattutto<br />
deve prendere quelle giuste.<br />
I migliori posti dove hai veleggiato<br />
Ci sono campi di regata dove si trovano<br />
anche paesaggi fantastici, ad esempio in<br />
Sardegna dove spira sempre il vento, ma<br />
anche oltre oceano ci sono delle regate<br />
molto importanti: Miami e Key West<br />
sono campi di regata invidiabili.<br />
Il fascino del lupo di mare, c’è ancora?<br />
Il fascino del lupo di mare funziona sempre.<br />
Normalmente i velisti sono sempre<br />
abbronzati, rilassati, hanno girato il<br />
mondo e hanno un forte sex appeal.<br />
30<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
SKIPPER DA REGATA O DA CROCIERA? IL MEZZO DI TRASPORTO È SEMPRE QUELLO, LE ONDE<br />
DA SOLCARE ANCHE, CAMBIANO INVECE LE FINALITÀ. PER SAPERNE DI PIÙ SIAMO ANDATI A<br />
INTERVISTARE DUE DI LORO: GABRIELE BENUSSI, SKIPPER E TATTICO DEL LIGHTBAY SAILING<br />
TEAM NONCHÉ CAMPIONE PLURIDECORATO IN DIVERSE CLASSI VELICHE, E PIERO MOSCHETTA,<br />
NAVIGATORE E ORGANIZZATORE DI CROCIERE ED EVENTI VELICI, AUTORE DEL LIBRO “SULLE<br />
ROTTE DEI CARAIBI”. ECCO IL LORO FACCIA A FACCIA.<br />
Intervista a Piero Moschetta<br />
Cosa significa andar per mare e cosa<br />
rappresenta la vela?<br />
Da quando ho iniziato a fare i primi bordi in<br />
Adriatico, per poi avere la possibilità di navigare<br />
in molti mari del mondo, molte cose<br />
sono cambiate nella mia vita, ma l’unica cosa<br />
che è rimasta sempre uguale, è il grande<br />
senso di libertà e di “non-tempo” che sento<br />
non solo quando navigo, ma anche quando<br />
sono fermo in porto. La barca ed il mare, infatti<br />
non sono solo “andare” da qualche<br />
parte, ma sono un mondo a sé, da amare,<br />
capire e da trasmettere.<br />
Il ruolo dello skipper in barca, compiti e<br />
responsabilità<br />
Capo barca, comandante, skipper, chiamiamolo<br />
come vogliamo, ma alla fine significa<br />
avere la responsabilità del mezzo e delle persone<br />
a bordo. L’Ammiraglio Nelson soleva<br />
dire che un buon comandante “doveva essere<br />
uguale e nello stesso tempo diverso dal<br />
suo equipaggio, nel primo caso per farsi accettare<br />
e nel secondo caso per farsi ubbidire”.<br />
Cosa significa sicurezza, in barca?<br />
E’ il punto di partenza per poter iniziare a<br />
parlare non solo di vela, ma di mare in generale.<br />
Senza questo punto fermo, la barca<br />
diventa uno dei tanti mezzi di trasporto per<br />
mare, con le conseguenze che poi leggiamo<br />
a fine stagione estiva. Essere sicuri in mare significa<br />
valutare tutte le possibilità, le variabili<br />
e anticipare gli imprevisti e, se questo non è<br />
possibile, bisogna saper reagire ad essi nel<br />
più breve tempo possibile.<br />
L’importanza del team in barca a vela<br />
Per quanto riguarda il mio lavoro, mi trovo a<br />
confrontarmi sia con i gruppi che porto in<br />
barca sia con quelli coinvolti in eventi aziendali<br />
e formazione outdoor, con i quali si lavora<br />
soprattutto per formare o consolidare<br />
un gruppo di lavoro. “Quando si è più uniti<br />
si è più efficaci”: lo sapevano bene i marinai<br />
che nel corso dei secoli hanno affrontato il<br />
mare, ed è per questo che il mare unisce gli<br />
uomini. Formare un equipaggio vuole dire<br />
formare un gruppo unito, e un gruppo unito<br />
è un nucleo in cui i suoi membri sono in sintonia,<br />
dividono gli sforzi in un progetto comune,<br />
diventano “committed”, diventano<br />
un team vincente e di successo. Questo concetto,<br />
anche se in maniera più blanda e ludica,<br />
rispecchia molto anche quanto accade<br />
in un gruppo di persone che non si conoscono<br />
e che iniziano una vacanza in barca<br />
insieme. Non ci si conosce, ma si deve da subito<br />
condividere spazi (spesso pochi), orari,<br />
cibo, ed è veramente difficile potersi “isolare”,<br />
anche se con l’aiuto di un i-pod, perché<br />
alla fine il gruppo è lì e diventa un<br />
tutt’uno con la barca.<br />
Un consiglio per chi volesse imparare ad<br />
andare in vela<br />
Capire perché si sceglie la vela. Per andare<br />
veloci? Scegliete un corso di deriva per poi<br />
perfezionarvi in scafi veloci come gli skiff. Per<br />
scoprire luoghi nuovi? Iniziate dal cabinato<br />
a vela piccolo, per imparare tutte le manovre<br />
e poi iniziare il percorso didattico che porta<br />
alla autonomia nella conduzione e, perché<br />
no, dopo qualche anno, navigare con gli<br />
amici in libertà. Per conoscere gente nuova?<br />
In barca troverete i vostri futuri migliori amici,<br />
o perderete i vostri attuali. La vela è uno sport<br />
che di per sé unisce le persone, nella passione,<br />
nelle manovre di bordo e nel dopovela.<br />
Comunque la si pensi e quale sia<br />
l’indole che spinge ad un corso di vela, bisogna<br />
partire dalle basi, da una sana fatica fisica<br />
e mentale. Dal capire che ci vuole tempo<br />
per condurre un’imbarcazione in sicurezza,<br />
da soli e specialmente portando altre persone.<br />
E che, soprattutto, un foglio di carta<br />
come la patente nautica non serve a nulla, se<br />
non per la legge italiana.<br />
Le capacità di un buon skipper<br />
Competenza, professionalità, capacità di relazione,<br />
capacità psicologiche, capacità di<br />
gestione, leadership, velocità di reazione ed<br />
infine essere sempre aggiornato.<br />
I migliori posti dove hai veleggiato<br />
La Polinesia Francese, e in particolare l’isola di<br />
Maupiti, raggiunta accompagnati dai delfini<br />
e dal silenzio dell’Oceano, per poi approdare,<br />
da soli, in una baia dai colori mai visti prima.<br />
Per restare invece con i piedi per terra, a<br />
poche ore da Milano, il luogo che ritengo<br />
migliore per un mix di bellezza della natura,<br />
charme e caratteristiche di vento è il Golfo di<br />
Saint Tropez. Se è così famoso, una ragione<br />
c’è.<br />
Il fascino del lupo di mare, c’è ancora?<br />
Indossare il nuovissimo giubbotto da vela<br />
sponsorizzato dai Team della America’s Cup<br />
ai molti aperitivi velici milanesi non fa certo<br />
“lupo di mare”, e nemmeno dichiarare di<br />
aver surfato onde di 10 metri durante qualche<br />
tempesta (immaginaria o quasi). Lupo<br />
di Mare lo si è di natura o lo si diventa sul<br />
campo (il mare).<br />
31
STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />
IN BARCA<br />
COME<br />
IN CASA…<br />
UNA VOLTA ERANO LE CASE A RIPRENDERE ALCUNI DETTAGLI E STILI DEGLI<br />
ARREDAMENTI DESTINATI ALLE BARCHE. OGGI È ESATTAMENTE IL CON-<br />
TRARIO. NUOVE PROFESSIONALITÀ E TECNOLOGIE CONSENTONO DI AR-<br />
REDARE LE BARCHE CON LA STESSA FANTASIA, GUSTO E SPESSO LUSSO DI<br />
UNA CASA. ANZI. A VOLTE ANCHE DI PIÙ.<br />
32<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
In “Mi faccio la barca”, film di Sergio<br />
Corbucci del 1980, assistiamo alla contrapposizione<br />
tra due modi estremi di andare<br />
per mare, una classica barca a vela,<br />
la scassata barchetta “Biba” di Jonny Dorelli,<br />
e un moderno panfilo a motore, Il<br />
Kabir, di proprietà, nel film, di un giovane<br />
Christian De Sica.<br />
È ancora così forte questa distinzione?<br />
Vita spartana in spazi ristretti per i velisti,<br />
agio e relax per gli amanti del motore?<br />
Basta passeggiare sui moli di alcune marine<br />
o leggere le principali riviste di nautica<br />
per accorgersi che tutto questo non<br />
è più così vero. Da alcuni anni, infatti, si<br />
assiste, grazie alle evoluzioni nei materiali<br />
e nel loro utilizzo, a profondi cambiamenti<br />
nella progettazione delle<br />
barche da crociera che, soprattutto negli<br />
interni, assomigliano sempre meno a<br />
barche e sempre di più a veri e propri appartamenti<br />
galleggianti.<br />
Ma facciamo un passo indietro, prima<br />
della nascita della nautica da diporto.<br />
Dalla seconda metà dell’Ottocento fino<br />
agli anni ’50 del secolo scorso, le imbarcazioni<br />
erano costruite con metodi tradizionali,<br />
perlopiù in legno o acciaio, e le<br />
conoscenze tecnologiche non consentivano<br />
lo sviluppo di ampi spazi interni.<br />
Stiamo parlando di quei magnifici esemplari<br />
di imbarcazioni a vela o motore che<br />
ancora oggi ammiriamo ai raduni<br />
d’epoca. Barche bellissime, molto performanti<br />
per l’epoca, ma sicuramente<br />
con la vivibilità interna di gran lunga inferiore<br />
a qualsiasi imbarcazione di pari dimensioni<br />
costruita attualmente. In quegli<br />
anni la costruzione di una barca non prevedeva<br />
la distinzione tra interno ed<br />
esterno. Era lo stesso progettista o il cantiere<br />
(in molti casi si trattava della stessa<br />
figura) che si occupava della progettazione<br />
e della realizzazione, senza distinzione<br />
tra interno ed esterno, dando<br />
priorità alle linee d’acqua per le imbarcazioni<br />
a vela e alla stabilità per quelle a<br />
motore.<br />
Questo accadeva molto tempo fa. Al<br />
giorno d’oggi, nella costruzione di una<br />
barca, che si tratti di una costruzione in<br />
serie o di una barca realizzata in modello<br />
unico per un armatore (realizzazione custom),<br />
raramente il progetto viene realizzato<br />
da un unico professionista.<br />
Soprattutto quando si tratta di barche di<br />
grandi dimensioni, la tendenza degli armatori<br />
è di dividere gli incarichi tra architetto<br />
navale, che si occupa della parte<br />
strutturale e delle linee dello scafo, e interior<br />
designer, dedicato al progetto degli<br />
interni e sempre più spesso delle sovrastrutture,<br />
coinvolgendo in taluni casi,<br />
anche architetti “terrestri” di fama mondiale.<br />
Questo perché, mentre la progettazione<br />
dello scafo deve seguire rigide<br />
regole di idrodinamica, con calcoli ingegneristici<br />
per calcolare stabilità e prestazioni<br />
e arrivare al miglior compromesso<br />
tra velocità e dislocamento, la disposizione<br />
e lo stile degli interni lascia molto<br />
più spazio al gusto di designer creativi.<br />
Una volta finalizzati i disegni finali, con<br />
interventi dello stesso armatore che, oltre<br />
al brief iniziale interviene passo passo<br />
nello sviluppo del progetto, il tutto viene<br />
affidato al cantiere per la costruzione,<br />
sotto la supervisione del progettista o di<br />
Project Manager che hanno il compito di<br />
trasformare le idee dei progettisti in disegni<br />
tecnici e supervisionare alla loro<br />
realizzazione.<br />
Tutto molto diverso dal lavoro degli abili<br />
maestri d’ascia che, agli inizi del secolo<br />
scorso, costruivano le “regine del mare”<br />
riproducendo i disegni tracciati a china<br />
dal progettista sul pavimento di un capannone<br />
per poi iniziare a tagliare tronchi<br />
con l’ausilio di pochi strumenti<br />
manuali. Oggi tutte le fasi di progettazione<br />
sono ormai realizzate con l’ausilio<br />
di computer e macchinari tecnologici e<br />
le tecniche costruttive sono le stesse utilizzate<br />
per la realizzazione di aeroplani o<br />
auto da corsa.<br />
L’evoluzione tecnologica e progettuale di<br />
questi anni ha fatto si che, a parità di lunghezza,<br />
le imbarcazioni moderne offrano<br />
oggi una vivibilità interna praticamente<br />
doppia rispetto alle loro “nonne”. L’utilizzo<br />
di materiali innovativi e più resistenti,<br />
dall’alluminio alla vetroresina fino<br />
al carbonio, ha consentito infatti lo sviluppo<br />
di progetti di maggiori dimensioni,<br />
soprattutto in larghezza, rendendo gli interni<br />
più spaziosi e aprendo la via a un<br />
nuovo modo di “arredare” una barca.<br />
Dagli anni ’80 circa le disposizioni classiche<br />
degli interni, i materiali da sempre<br />
utilizzati nelle costruzioni nautiche, gli<br />
stili che da sempre hanno caratterizzato<br />
le dinette e le cuccette lasciano spazio a<br />
innovazione e stili differenti, anche con<br />
l’intervento di stilisti e architetti “terrestri”.<br />
Ne è un esempio Philip Stark che<br />
negli anni ’90 progetta gli interni di una<br />
serie di imbarcazioni di un noto cantiere<br />
francese, o di Renzo Piano, che disegna<br />
personalmente gli interni delle sue barche<br />
a vela. Ed è così che gli ultimi anni<br />
del secolo scorso vedono lo sviluppo di<br />
barche con un design degli interni “minimal”,<br />
in risposta allo stile in voga a<br />
terra, mentre di recente assistiamo ad un<br />
forte allontanamento dallo stile classico<br />
“da barca”, verso un design sempre più<br />
in linea con l’arredamento e il design terrestre.<br />
Questa tendenza colpisce le produzioni<br />
di serie come le realizzazioni<br />
custom, dove, nel secondo caso, i desideri<br />
degli armatori non lasciano limiti alla<br />
fantasia.<br />
Addio quindi alle porte arrotondate e sollevate<br />
da terra, retaggio dei boccaporti<br />
stagni delle navi, ai mobili integrati nella<br />
fiancata, alle cucine ridotte e ai bagni di<br />
piccole dimensioni. Entrare in una moderna<br />
barca a vela o a motore - i limiti<br />
sono solamente dati dalla maggiore o<br />
minore superficie arredabile - è come entrare<br />
in un appartamento al mare. Scale,<br />
ascensori, cucine degne di un ristorante,<br />
lampade e lampadari, arredi di design e<br />
tessuti di alta gamma, marmi e specchi.<br />
Stiamo naturalmente parlando di quei<br />
mega yacht che solcano il Mediterraneo<br />
attirando lo sguardo di curiosi e ammiratori.<br />
Ma anche nelle taglie più piccole il<br />
salto di qualità rispetto al passato è immediatamente<br />
percepibile.<br />
Se consideriamo poi il mondo delle barche<br />
a motore, dove le linee d’acqua<br />
hanno un valore relativo - non per altro si<br />
chiede la potenza del motore prima del<br />
nome del progettista - quello che definisce<br />
veramente il valore dell’imbarcazione<br />
è il design di tutto ciò che è emerso: le<br />
sovrastrutture, il colore e gli interni. Tutto<br />
questo è opera di questa nuova tipologia<br />
di professionisti, designer e progettisti<br />
tecnici, sconosciuti ai non addetti ai<br />
lavori, che hanno saputo fondere lo stile<br />
e il design moderno con le esigenze particolari<br />
di un oggetto che deve pur sempre<br />
vivere in mare.<br />
33
STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />
TI<br />
DISEG<br />
UNA<br />
BARC<br />
34<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
FA DA TRAMITE TRA IL PROGETTISTA E IL CANTIERE, TRADUCE IN PRATICA LA CREA-<br />
TIVITÀ DEGLI ARCHITETTI E SUPERVISIONA I LAVORI DI REALIZZAZIONE. È L’INTE-<br />
RIOR PROJECT MANAGER, UNA PROFESSIONE DI GRANDE FASCINO E ALTRETTAN-<br />
TA RESPONSABILITÀ, COME CI RACCONTA UNO DI LORO, MICHELE LUCCHINI,<br />
CO-TITOLARE DI UNA SOCIETÀ DI ENGINEERING E MANAGEMENT CHE DA ALCUNI<br />
ANNI SEGUE LA REALIZZAZIONE DEGLI INTERNI E DELLE SOVRASTRUTTURE DI BAR-<br />
CHE DI GRANDI DIMENSIONI A VELA E MOTORE.<br />
NO<br />
A<br />
Da un’unica figura che progettava e supervisionava<br />
la costruzione della barca, e<br />
in taluni casi la realizzava nel proprio cantiere,<br />
negli ultimi anni si è passati ad un<br />
team di professionisti, ognuno esperto<br />
nel proprio campo, che si inseriscono<br />
nelle diverse fasi di realizzazione della<br />
barca dei nostri sogni. Una delle figure di<br />
rilievo in questo processo è quello dell’Interior<br />
Project Manager (IPM). Il suo<br />
compito è quello di trasformare le idee<br />
creative di architetti e armatori in progetti<br />
concreti, controllandone la realizzazione<br />
e verificando qualità e sicurezza. l’IPM<br />
entra in campo, solitamente coinvolto<br />
dal cantiere o dallo stesso armatore, all’inizio<br />
del progetto e lavora fianco a<br />
fianco con l’Interior Designer per definire<br />
spazi e modalità costruttive. Il passo successivo<br />
consiste nel tradurre le idee e i disegni<br />
in progetti realizzativi (molte<br />
apparecchiature sono ormai a controllo<br />
numerico) in base alle sue esperienze costruttive<br />
e nell’uso dei materiali. Passati i<br />
disegni alle aziende che si occuperanno<br />
della realizzazione, l’IPM segue poi tutta<br />
la produzione e l’allestimento verificando<br />
in corso d’opera e al termine dei lavori<br />
che qualità e sicurezza rispondano ai requisiti<br />
richiesti.<br />
Michele, quanto pesa il design degli<br />
interni nella progettazione di una<br />
barca?<br />
Ormai su barche non di serie e di una<br />
certa dimensione il design interno, in termini<br />
di impegno progettuale e lavoro<br />
esecutivo, conta fino a un massimo del<br />
50% dell’intero progetto. Questo a condizione<br />
che sia supportato da una validità<br />
tecnica del prodotto, inteso come un<br />
buon progetto marino (il design dello<br />
scafo) e un’ottima capacità realizzativa<br />
(la capacità del cantiere ). Soprattutto<br />
nelle imbarcazioni a motore ciò che differenzia<br />
uno scafo da un altro e ne delinea<br />
il valore sono le sovrastrutture e gli<br />
interni, che definiscono la linea e lo stile<br />
di una barca e che ne identificano il valore<br />
del progetto. Anche a livello di investimento,<br />
se restiamo nell’ambito delle<br />
imbarcazioni a motore, gli interni pesano<br />
per il 30-40% del valore commerciale<br />
complessivo. Se invece parliamo di imbarcazioni<br />
a vela l’importanza degli arredamenti<br />
interni assume valore minore<br />
rispetto alle linee d’acqua e al piano velico.<br />
In questo caso parliamo del 20%<br />
circa dell’investimento.<br />
Imbarcazioni a vela e a motore, quali<br />
sono le principali differenze tecniche?<br />
Una barca a vela ha dimensioni interne<br />
ridotte rispetto a una a motore, richiede<br />
dunque uno sforzo nella ottimizzazione<br />
degli spazi attraverso un efficiente coordinamento<br />
tra allestitore e parte tecnica<br />
del cantiere, in modo da rendere al meglio<br />
il progetto del designer. Nelle barche<br />
a motore invece è più facile individuare i<br />
limiti di spazio, ma la massa di informazioni<br />
da gestire è nettamente superiore.<br />
Sul fronte puramente tecnico realizzativo,<br />
non vi sono differenze, poiché le<br />
specifiche tecniche imposte dalle normative<br />
sono fondamentalmente le<br />
stesse.<br />
Qual è in concreto il ruolo dell’Interior<br />
Project Manager nella realizzazione<br />
di una barca?<br />
Escludendo per il momento il progettista<br />
nautico, colui che progetta le linee dello<br />
scafo e che pertanto si occupa sostanzialmente<br />
dell’esterno dell’imbarcazione,<br />
nella realizzazione degli interni intervengono<br />
due figure distinte: l’Interior Designer<br />
e il Project Manager. Il primo si<br />
occupa della progettazione e del design<br />
di tutto ciò che è “emerso” visibile. Se<br />
fossimo a terra parleremmo di architetto<br />
e non è un caso che frequentemente architetti<br />
famosi si dedichino alla progettazione<br />
di interni di barche. Il project<br />
manager, invece, fa in modo che le idee<br />
stilistiche vengano realizzate nel pieno ri-<br />
35
STORIE DI QUALITÀ: DIETRO E DENTRO LA BARCA<br />
36<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
spetto delle norme di sicurezza, occupandosi<br />
della progettazione tecnica e<br />
della supervisione del cantiere durante la<br />
realizzazione.<br />
Che rapporto esiste tra queste due figure.<br />
Sono due professioni complementari<br />
o sovrapposte?<br />
Sicuramente complementari, soprattutto<br />
quando il coinvolgimento del IPM avviene<br />
fin dalle prime fasi di studio. In<br />
questo modo si viene a creare una sinergia<br />
tra tutte le figure coinvolte e si arriva<br />
ad una visione globale del progetto. Lavorando<br />
fianco a fianco con il designer<br />
capita infatti di suggerire soluzioni tecniche<br />
particolari che permettano la messa<br />
in opera delle sue idee in accordo con i<br />
requisiti tecnici ed economici. Non sempre<br />
i designer sono aggiornati sugli ultimi<br />
materiali disponibili o sulle resistenze<br />
di particolari legni, così come non è compito<br />
loro studiare la scomponibilità degli<br />
arredi per poter entrare e uscire dai passaggi,<br />
spesso ridotti, che si hanno a<br />
bordo di un'imbarcazione.<br />
Nella fase di progettazione e realizzazione<br />
il proprietario vuole dire la<br />
sua?<br />
Il cliente ha sempre ragione e per questo<br />
andrebbe sempre accontentato. A parte<br />
la battuta, capita sovente che l’armatore,<br />
soprattutto se si tratta della seconda o<br />
terza barca, abbia delle richieste specifiche<br />
relativamente agli interni, cosa d’altra<br />
parte comprensibile quando si parla<br />
di barche di una certa dimensione che si<br />
sviluppano su centinai di metri quadrati.<br />
La vera difficoltà sta nel gestire le due tipologie<br />
di richieste che principalmente riceviamo,<br />
quelle dettate da una<br />
conoscenza tecnica dell’armatore e<br />
quelle invece puramente estetiche. Le<br />
prime si risolvono a tavolino studiando<br />
con l’armatore la soluzione migliore da<br />
adottare, sulle seconde c’è meno margine<br />
di discussione in quando legate al<br />
gusto estetico personale. In quel caso<br />
vale la battuta iniziale.<br />
Quali sono le ulime tendenze stilistiche<br />
nella realizzazione degli interni<br />
di una barca?<br />
Dopo la rivoluzione minimalista della fine<br />
degli anni ’90, che ha visto la nascita di<br />
progetti all’apparenza essenziali (la tecnologia<br />
c’era comunque, ma non era visibile),<br />
ora si sta assistendo a una<br />
diversificazione di stili e design. Non esiste<br />
attualmente una corrente stilistica<br />
vera e propria. Dallo stile tradizionale si<br />
è passati all’esatto opposto e ora si<br />
stanno ricucendo gli estremi. Questo<br />
porta i designer a sviluppare progetti<br />
molto diversi tra loro. Forse l’unica tendenza<br />
in atto è quella che vuole gli interni<br />
di una barca sempre più simili a<br />
quelli di un’abitazione, sia come design<br />
sia per i materiali e gli accessori utilizzati.<br />
Vale di più l’esperienza della tradizione<br />
o la tecnologia?<br />
Gli interni di un’imbarcazione devono essere<br />
perfetti nel design e nei dettagli.<br />
Nessun armatore accetterebbe un’anta<br />
che non chiude o una maniglia che si<br />
stacca. Se poi consideriamo che la barca<br />
è un mezzo in movimento sottoposto a<br />
sollecitazioni e vibrazioni si capisce come<br />
la cura dei dettagli e la perfezione nelle<br />
realizzazioni sia fondamentale. Per arrivare<br />
ai risultati di eccellenza richiesti è necessario<br />
conoscere i materiali, applicare<br />
le tecnologie costruttive acquisite con<br />
l'esperienza e impiegare le capacità artigianali<br />
di mani esperte. Ogni componente<br />
dell’arredamento interno viene<br />
sezionato, squadrato, bordato e lavorato<br />
da moderni macchinari a controllo numerico,<br />
ma è altrettanto importante la<br />
cura dei mastri falegnami che provvedono<br />
al premontaggio dei componenti,<br />
alla finitura rigorosamente a mano, all'assemblaggio<br />
finale, all'imballaggio per<br />
il trasporto e all'installazione a bordo.<br />
Qualità e sicurezza, due fattori importanti:<br />
come vengono garantiti?<br />
Qualità e sicurezza derivano direttamente<br />
dalle scelte tecniche dei materiali<br />
e dai dettagli costruttivi, per questo è importante<br />
avere fornitori affidabili e un<br />
cantiere con esperienza e capacità tecniche.<br />
Il ruolo del project manager sta proprio<br />
nel riuscire a trasformare le idee del<br />
designer in un prodotto con caratteristiche<br />
costruttive tali da garantire la miglior<br />
sicurezza e resistenza, fondamentali in<br />
una barca.<br />
37
STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E CULTURA<br />
BARCHE<br />
DA LEGGERE,<br />
GUARDARE<br />
EASCOLTARE<br />
38<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
DALL’ODISSEA A TRE UO-<br />
MINI IN BARCA PAS-<br />
SANDO PER TURNER E<br />
PUCCINI. BREVE EXCUR-<br />
SUS TRA LE RAPPRESEN-<br />
TAZIONI DELLA BARCA<br />
NELLE ARTI UMANISTICHE.<br />
Quando pensiamo alla barca, forse a tutti<br />
noi, da una certa generazione in poi, il<br />
primo riferimento che viene in mente è il<br />
refrain di Fin che la barca va di Orietta<br />
Berti. Ma, canzonette a parte, se solo ci<br />
soffermassimo a pensare ci stupiremmo<br />
della centralità che questo mezzo di navigazione<br />
e trasporto ha avuto nella produzione<br />
umanistica. I riferimenti iniziano da<br />
molto lontano, dalla notte dei tempi e dei<br />
miti, da personaggi come Giasone e i suoi<br />
Argonauti, dalle peripezie di Ulisse raccontateci<br />
nell’Odissea e da quelle del po-<br />
polo troiano raccolte da Virgilio nell’Eneide.<br />
In tutti questi scritti la barca rappresenta il<br />
mezzo di trasporto verso il proprio futuro e,<br />
in un una sorta di metafora della vita umana,<br />
conduce i protagonisti in un viaggio iniziatico<br />
che li porta al premio finale: il regno per<br />
il capo degli Argonauti, Giasone, l’amata patria<br />
per Ulisse e una nuova patria per gli esuli<br />
troiani.<br />
Lasciando miti e antichi eroi, la barca si trova<br />
protagonista in testi ancora più familiari e conosciuti.<br />
Nella Bibbia, la celeberrima arca di<br />
Noè porta alla salvezza il genere umano e<br />
permette la ricostruzione del mondo distrutto<br />
dal diluvio universale, mentre nel<br />
Nuovo Testamento la barca è lo strumento di<br />
lavoro degli apostoli pescatori convertiti da<br />
Gesù Cristo in “pescatori di uomini”. Nella<br />
Divina Commedia dantesca la barca diventa<br />
invece trasportatrice di anime, traghettate<br />
sull’Acheronte da Caronte.<br />
Barca, dunque, che diventa metafora di vita,<br />
ma anche di morte e non solo nel bianco e<br />
nel nero della pagina scritta, ma anche nella<br />
varietà dei colori impressi sulla tavolozza dei<br />
pittori. Riferimento obbligatorio è La Zattera<br />
della Medusa di Géricaut (1818), quadro<br />
ispirato ad un fatto drammatico realmente<br />
accaduto: il naufragio della Medusa e l’agonia<br />
dei supersiti prima del salvataggio ad<br />
opera della nave Argo. E ancora La nave negriera<br />
di Turner (1840), anche questo ispirato<br />
a un avvenimento reale: gli schiavi neri<br />
gettati in mare per poter riscuotere le assicurazioni<br />
sulla vita.<br />
E perché poi non citare le forti e vibranti note<br />
della musica? L’imbarcazione è protagonista<br />
anche nell’opera lirica, basti ricordare Il vascello<br />
fantasma di Wagner (1842) ripreso ne<br />
L’Olandese volante (1841) dello stesso Wagner<br />
e la Madama Butterfly di Puccini<br />
(1904). Ne Il vascello fantasma, trascrizione di<br />
una leggenda marinara, il veliero è la sintesi<br />
stessa della vita in quanto il protagonista è<br />
condannato da una maledizione a viaggiare<br />
per sempre sul mare e può toccare l’agognata<br />
terra solo una volta ogni sette anni. La<br />
nave invece diventa promessa di una vita felice<br />
in Madama Butterfly poiché dovrebbe riportarle<br />
il marito da anni lontano, ma<br />
l’iniziale gioia diventa tragedia quando la giovane<br />
donna scopre che l’uomo amato si è<br />
risposato.<br />
Abbandoniamo pennelli e canti e torniamo<br />
alla letteratura cronologicamente più vicina<br />
al nostro tempo. Parliamo di Moby Dick, la<br />
grande balena bianca inseguita per anni dal<br />
capitano Achab attraverso i mari di tutto il<br />
mondo a bordo della baleniera Pequod nel<br />
romanzo di Melville (1851). Indimenticabile<br />
anche Il vecchio e il mare di Hemingway<br />
(1952), con la vittoria morale del vecchio protagonista<br />
nonostante la perdita dell’ambita<br />
preda. I Malavoglia di Verga (1881) in cui la<br />
barca Provvidenza, nonostante il nome benaugurante,<br />
è addirittura lo strumento del<br />
destino che col suo naufragio stravolge la<br />
vita dei suoi proprietari recando loro sventura<br />
e morte.<br />
E ancora, sebbene di tono ben diverso, lo<br />
spassoso Tre uomini in barca di Jerome<br />
(1889) con la descrizione dell’esilarante gita<br />
in barca sul Tamigi di tre amici, apprendisti<br />
naviganti, e del loro cane. Arriviamo infine<br />
ai giorni nostri con due autori contemporanei<br />
molto conosciuti: Georges Simenon e<br />
Bjorn Larsson. Simenon è l’autore di intricati<br />
casi affidati al suo famosissimo commissario<br />
Maigret, figura nata durante i due anni nei<br />
quali l’Autore visse a bordo dell’Ostrogoth<br />
navigando fra Francia, Germania e Olanda.<br />
Di questo periodo è il Cavallante della Provvidenza<br />
(1931), romanzo ambientato nel canale<br />
che collega la Senna alla Saona e quindi<br />
la Francia al mare. Da ricordare anche il diario<br />
che Simenon ha scritto durante una sua<br />
crociera nel Mediterraneo del 1934 intitolato<br />
Il Mediterraneo in goletta o Mare nostro, in<br />
cui la goletta viene definita “la più poetica<br />
delle immagini”.<br />
E poi Larsson, scrittore-navigatore di romanzi<br />
di mare in cui la barca è simbolo di libertà,<br />
quali Bisogno di libertà e La saggezza del<br />
mare, ma anche scrittore di pirati e galeoni<br />
nel suo libro La vera storia del pirata Long Silver<br />
(1995), figura arcinota de L’Isola del Tesoro<br />
di Stevenson. E non si può terminare<br />
questa ampia carrellata senza parlare della<br />
presenza della barca in un altro dei generi artistici<br />
più seguiti: la filmografia. Come non<br />
ricordare, allora, il film Titanic o La maledizione<br />
della prima luna, con la divertente storia<br />
del rapimento del Galeone Perla Nera e<br />
del suo imprevedibile capitano Jack Sparrow:<br />
"Una nave non è solo un albero e un ponte.<br />
La Perla è libertà". E proprio su tali parole<br />
chiudiamo questo rapida carrellata tra le barche<br />
nella cultura, augurando buona navigazione<br />
a tutti sulle ali - anzi in questo caso sulle<br />
vele - della libertà.<br />
39
STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E CULTURA<br />
QUANDO<br />
IL SOLE<br />
VIAGGIAVA<br />
IN BARCA<br />
40<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
BARCA PER NASCERE, PER VIVERE,<br />
PER SPOSARSI. MA BARCA ANCHE<br />
PER LASCIARE LA VITA TERRENA.<br />
BREVE VIAGGIO TRA RITI E UTILIZZI<br />
DELLA BARCA NELLE DIVERSE EPO-<br />
CHE E CULTURE.<br />
A cosa serva oggi una barca, è argomento<br />
piuttoso noto. Lo è forse meno a<br />
cosa servisse molti anni fa, all’epoca dei<br />
nostri antenati, quando le barche vantavano<br />
passeggeri insoliti o decisamente illustri.<br />
Stiamo pensando ad esempio a<br />
Noè e alla sua arca che trasportò un campionario<br />
di animali tali da fare invidia a<br />
tutti gli zoo del futuro. Oppure ai tempi<br />
dei grandi miti e al più famoso dei capitani<br />
(o, come si direbbe oggi, di skipper)<br />
di barca: il sole. Perché forse non è a tutti<br />
noto che il bellissimo Helios/Apollo, divinità<br />
del sole, prima di farsi convincere da<br />
modelli di trasporto tecnologicamente<br />
più avanzati, inizialmente usava percorrere<br />
la volta celesta con una barca. Poi,<br />
allora come oggi, le mode cambiarono e<br />
anche lui si decise ad abbandonare la vecchia<br />
barca per un più rapido cocchio.<br />
Tra gli Egizi era di gran voga la Barca<br />
sacra, un battello fluviale elevato a simbolo<br />
di imbarcazione rituale che veniva<br />
usata come mezzo di trasporto in ambito<br />
funerario e religioso.<br />
Un utilizzo, quello funerario, che ha accompagnato<br />
la barca in molte epoche e<br />
in molti luoghi. In età preromana, ad<br />
esempio, quando le barche venivano decorate<br />
con piume di uccelli acquatici che,<br />
appartenenti alla sfera dell’acqua, dell’aria<br />
e della terra, rappresentavano il collegamento<br />
col mondo dell’aldilà e<br />
conducevano le anime dei defunti nella<br />
loro destinazione ultraterrena. Ma anche<br />
tra gli antichi veneti che, avendo collocato<br />
le necropoli al di là dei fiumi, erano obbligati<br />
a trasportare i corpi dei defunti, diretti<br />
verso la loro ultima dimora, solcando<br />
le acque fluviali. E, ancora, tra i boriosi vichinghi<br />
che usavano deporre il corpo dei<br />
comandanti nella loro imbarcazione per<br />
poi seppellirle o dargli fuoco.<br />
Ma accanto alla morte, per fortuna anche<br />
nei riti legati alla barca c’è la vita. E così<br />
ecco la barca diventare, in territori come<br />
l’Oceania frammentata in migliaia di isole,<br />
strumento indispensabile di comunicazione<br />
e di gioia, in perfetta armonia con<br />
il diffuso immaginario che identifica quei<br />
mari come Paradiso terrestre. Dunque la<br />
barca protagonista anche di matrimoni,<br />
con il corteo nuziale che raggiunge il<br />
luogo della cerimonia navigando su piroghe<br />
costruite appositamente per l’occasione.<br />
O il battesimo della barca stessa,<br />
quando l’imbarcazione appena costruita<br />
viene portata a “bere l’acqua del mare<br />
dopo essere stata addobbata a festa con<br />
collane di fiori freschi e benedetta dall’Arì,<br />
una sorta di sacerdote mah’oi vestito con<br />
un gonnellino di foglie di pandano e<br />
palma da cocco, che battezza la barca<br />
con foglie di Ti, pianta sacra che scaccia<br />
gli spiriti maligni. Un rito ben diverso dal<br />
nostro varo delle barche, fatto con la bottiglia<br />
di champagne lanciata contro lo<br />
scafo dalla madrina e l’auspicio, per i superstiziosi,<br />
che la bottiglia si rompa, ma<br />
che non spacchi la chiglia, come accaduto<br />
in un episodio diventato famoso,<br />
sotto gli occhi allibiti di tutti i presenti.<br />
41
IL MAGO DE<br />
STORIE DI QUALITÀ: BARCHE E FOTOGRAFIA<br />
42<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
LL’ACQUA<br />
Un’immagine può raccontare tante cose,<br />
da una gita divertente a un ricordo da cancellare.<br />
L’unica certezza della fotografia è<br />
racchiusa nella verità: non ti potrà mai tradire<br />
e non ti dirà mai una bugia, quello che<br />
c’è si vede. Questione di punti di vista, ma<br />
anche questione di chi c’è dietro alla macchina.<br />
Uno scatto è in fondo una frazione di<br />
secondo nella quale succede tutto e che<br />
probabilmente resterà per sempre, quasi<br />
come un diamante.<br />
L’uomo ha da sempre ricercato un supporto<br />
per la sua memoria e per il proprio piacere<br />
ed è questa la magia dell’insieme. Raccontare<br />
una regata, un viaggio e la bellezza di<br />
una vela sul mare non è cosa che tutti però<br />
possono fare. Il primo è stato Frank Baken<br />
che iniziò nel 1888 con una semplice scatola<br />
di legno. Da allora di strada il mondo dell’immagine<br />
ne ha fatta tanta e, come sempre,<br />
ad emergere sono stati gli italiani,<br />
popolo di santi, poeti, navigatori e soprattutto<br />
fotografi. Come Franco Pace che, della<br />
sua passione, ha fatto un lavoro, passando<br />
dalla tela al teleobiettivo e diventando uno<br />
dei fotografi più famosi. Noi l’abbiamo incontrato<br />
per capire se ci sono differenze tra<br />
uno scatto e l’altro e la risposta che abbiamo<br />
ricevuto è semplice come la sua persona: “Il<br />
modo migliore per capirlo è di renderle visibili<br />
e analizzare le reazioni del pubblico.”<br />
La vela sembra un soggetto facile: una<br />
vela bianca sul mare, ma in realtà ogni<br />
scatto racchiude una visione diversa e un<br />
modo di vedere il mondo. Il suo com’è?<br />
Per poter ritrarre bene un soggetto bisogna<br />
innanzitutto conoscerlo e le barche non<br />
fanno eccezione.<br />
Nel celebre film Amici Miei di Mario<br />
Monicelli la figura del genio veniva<br />
riassunta con la frase “è fantasia, intuizione,<br />
decisione e velocità d’esecuzione”<br />
che ricorda molto da vicino la<br />
definizione che si potrebbe usare per<br />
un fotografo.<br />
Sono esattamente le prerogative indispensabili<br />
per avere buoni risultati dalla fotografia,<br />
ma non vuol dire che per essere un<br />
bravo fotografo bisogna essere un genio...<br />
D’Epoca, Moderne e Coppa America:<br />
quali le barche che più l’hanno emozionata?<br />
Le barche d'Epoca trasmettono un grande<br />
fascino, quelle Moderne, grazie all'alta tecnologia,<br />
offrono prestazioni e situazioni di<br />
azione molto spettacolari; in entrambi i casi<br />
si incontrano opportunità di realizzare immagini<br />
che danno emozioni. Alla fine forse<br />
preferisco le barche d'Epoca che non sono<br />
invase da scritte e marchi di sponsor, presenti<br />
in maniera eccessiva nelle barche Moderne,<br />
disturbando l'estetica dell'immagine.<br />
La Coppa America secondo me ha preso<br />
oggi una piega troppo commerciale a discapito<br />
del fascino che l'evento aveva fino<br />
ad alcune edizioni fa.<br />
Si è conclusa da poco la mostra a lei dedicata<br />
a Trieste, quant’è stato difficile<br />
per lei scegliere gli scatti dal suo archivio<br />
che ne conta più di cinque milioni?<br />
È stato un lavoro lungo, condotto per selezioni<br />
successive, cercando di ottenere un insieme<br />
di immagini che offrisse una buona<br />
varietà di inquadrature e una visione equilibrata<br />
del mondo della vela nei suoi vari<br />
aspetti. Una parte importante del lavoro è<br />
stata anche pensare un allestimento che<br />
fosse adatto a contenere le immagini.<br />
Domanda alla quale penso sia impossibile<br />
rispondere, ma ci provo comunque:<br />
qual è la sua foto preferita?<br />
Più che una foto preferita direi che c'è un<br />
gruppo di foto preferite, diverse e complementari<br />
tra le quali non saprei fare una<br />
scelta, ma che insieme possono dare un'impressione<br />
di come mi piace fotografare le<br />
vele.<br />
Da pittore a fotografo.<br />
Pittore è una definizione eccessiva mi sono<br />
sempre dedicato al disegno e poi alla pittura;<br />
penso sia stato soprattutto un buon<br />
training per trovarsi con l'occhio allenato a<br />
scegliere il taglio della foto al momento<br />
dello scatto.<br />
È stato rapito prima dal mare o dalla<br />
passione per la fotografia?<br />
Penso che essere affascinati dal mare e dal<br />
mondo delle barche sia un fatto abbastanza<br />
naturale, direi quasi inevitabile vivendo<br />
in una città come Trieste. Per me è<br />
stato certamente così; parallelamente ho<br />
sviluppato altri interessi come il disegno e<br />
la pittura e in seguito la fotografia.<br />
Dei giornalisti si dice “sempre meglio<br />
che lavorare”, dei fotografi?<br />
Non so cosa si dica dei fotografi, penso<br />
che usando un linguaggio universale siano<br />
una categoria privilegiata come per esempio<br />
i musicisti. Come per la musica, l'importante<br />
è che le immagini trasmettano<br />
delle emozioni; il sistema per capirlo e migliorare<br />
è quello di farle vedere al pubblico.<br />
Aprendo l’album dei ricordi ci saranno<br />
tante situazioni in cui si è scoperto a<br />
scattare una foto in modo strano e sicuramente<br />
una in particolare.<br />
Ho vissuto la notte della tempesta del Fastnet<br />
nel '79 (n.d.r.: era l’undici agosto e<br />
nel corso della celebre regata vi fu una<br />
tempesta devastante che portò alla morte<br />
di 15 velisti, l’abbandono di 24 barche e<br />
194 ritiri su 303 barche partite. Nel mondo<br />
della vela viene considerato come un<br />
punto fondamentale per la sicurezza) e nel<br />
2004 a Phuket ho nuotato nell'onda dello<br />
Tsunami, ma né in un caso né nell'altro ho<br />
scattato delle foto.<br />
Termino chiedendole quale sarebbe lo<br />
scatto che avrebbe voluto fare nella<br />
sua vita magari “rubandolo” a un collega?<br />
Niente più di quello che ho fatto, mi va benissimo<br />
così, solo quelli futuri…<br />
E proprio imbracciando la macchina<br />
Franco Pace ci saluta e si avvia in giro per<br />
il mondo a cercare ancora una volta di impressionare<br />
la magia del momento su una<br />
semplice pellicola che speriamo possa durare<br />
come un diamante.<br />
43
PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />
CARBON-F<br />
(I<br />
E TU QUANTO SPORCHI?<br />
AUMENTA SEMPRE DI PIÙ LA PRESENZA DI SITI INTERNET CHE MISURANO<br />
L’IMPATTO CHE I NOSTRI COMPORTAMENTI POSSONO AVERE SULL’AM-<br />
BIENTE. SIAMO ANDATI A VISITARNE UNO E ABBIAMO SCOPERTO CHE...<br />
44<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
OOTPRINT<br />
MPRONTA ECOLOGICA)<br />
“Se tutti vivessero come te, ci vorrebbe<br />
un territorio fertile grande tre volte quello<br />
disponibile”. La sentenza del test eseguito<br />
sul sito di Ecological Footprint network<br />
è impietosa: c'è poco da credersi<br />
virtuosi consumando carne non più di<br />
due volte a settimana, acquistando prodotti<br />
freschi regionali, spegnendo ogni<br />
sera tv, stereo, computer (anziché lasciarli<br />
in stand by) e rinunciando a possedere<br />
l'automobile. Ma che cos'è esattamente<br />
questa (pesante) impronta ecologica con<br />
cui insozziamo il nostro povero pianeta?<br />
Si tratta, molto semplicemente, di un indice<br />
statistico che misura la richiesta<br />
umana nei confronti della natura, ovvero<br />
quanto territorio biologicamente produttivo<br />
viene utilizzato da un individuo,<br />
una famiglia, una città, una regione, un<br />
paese o dall'intera umanità per produrre<br />
le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti<br />
che genera. L'idea originaria di questo<br />
calcolo risale al 1996 e si deve<br />
all'ecologo William Rees della British Columbia<br />
University, i cui studi sono poi stati<br />
proseguiti dal suo più brillante collaboratore,<br />
Mathis Wackernagel. È lui che<br />
puntualmente, nei primi giorni d'autunno<br />
(nel 2009 è successo il 25 settembre),<br />
suona la campanella dell'Overshoot<br />
day, avverte cioè che la popolazione<br />
mondiale ha consumato tutte le risorse<br />
naturali a disposizione per l'anno in<br />
corso. Gli ultimi tre mesi dell'anno, dunque,<br />
sono stati in deficit. Esattamente<br />
come per una famiglia, o un'azienda,<br />
che abbia esaurito le risorse a disposizione<br />
tre mesi prima della fine dell'anno<br />
ma continuasse imperterrita a spendere,<br />
Wachernagel ammonisce che prima o<br />
poi i nodi verranno al pettine. Ma come<br />
si misura la nostra impronta ecologica sul<br />
pianeta? Il metodo consiste nell'attribuire,<br />
sulla base dei dati statistici di ogni<br />
paese e delle organizzazioni internazionali,<br />
un certo numero di ettari globali pro<br />
capite come consumo di territorio biologicamente<br />
produttivo. Secondo i calcoli<br />
più recenti l'impronta ecologica dell'umanità<br />
è di 2,2 ettari globali pro capite,<br />
mentre quella dell'Italia è di 4,8<br />
ettari con una biocapacità di 1,2 ettari<br />
pro capite. Nella classifica mondiale che<br />
il WWF pubblica ogni due anni nel Living<br />
Planet Report (l'ultima edizione è del<br />
2008, ma i dati sull'impronta ecologica<br />
sono aggiornati al 2005) siamo al 29°<br />
posto, in coda rispetto al resto dei paesi<br />
europei. In generale, secondo il rapporto,<br />
se tutti gli esseri umani avessero un'impronta<br />
ecologica pari a quella degli abitanti<br />
dei paesi ad alto indice di sviluppo,<br />
non basterebbe l'attuale pianeta per sostenerla.<br />
Se proseguirà l’attuale ritmo di<br />
consumo di acqua, suolo fertile, risorse<br />
forestali, specie animali tra cui le risorse<br />
ittiche, nel 2050 di pianeti, ne serrviranno<br />
almeno due. Dunque, c'è molto<br />
da fare: a cominciare dal misurare la nostra<br />
personale o familiare impronta ecologica<br />
sul sito www.footprintnetwork.org.<br />
L'IMPRONTA DELLE AZIENDE<br />
(da: www.footprintnetwork.org)<br />
Le aziende che guardano avanti e gestiscono proattivamente i propri<br />
rischi e opportunità ambientali possono beneficiare di un rilevante<br />
vantaggio competitivo. L’Impronta Ecologica viene usata per aiutare<br />
le aziende a migliorare la propria capacità di previsione del mercato,<br />
a definire il proprio indirizzo strategico, a gestire la propria performance<br />
ed a comunicare i propri punti di forza. Fornendo un’unità di<br />
misura comune, l’Impronta aiuta le aziende a definire punti di riferimento,<br />
a definire obiettivi quantitativi ed a valutare alternative per le<br />
future attività. Compatibile con tutti i livelli delle operazioni aziendali,<br />
l'Impronta fornisce risultati sia aggregati che di dettaglio. Le analisi sull’Impronta<br />
Ecologica rivelano dove regioni, settori industriali e aziende<br />
incontreranno crescenti limiti nella disponibilità di risorse quali energia,<br />
foreste, terreni coltivabili, pascoli e pesca. Esse aiutano inoltre ad<br />
identificare strategie di successo in un mondo dalle risorse limitate, inclusi<br />
prodotti e servizi che saranno sempre più necessari in futuro.<br />
45
PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />
TIVENDOU<br />
PIANTARE ALBERI, UTILIZZARE<br />
FONTI PULITE A ENERGIA RINNO-<br />
VABILE O ACQUISTARE V.E.R.: LE<br />
TRE STRADE PER LA RIDUZIONE<br />
DELLE EMISSIONI DI CO 2<br />
46 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
NV.E.R. I<br />
SERVIZI<br />
IMQ-ECO<br />
C’è chi pianta alberi, chi sfrutta fonti<br />
pulite a energia rinnovabile o cerca di<br />
rendere più efficiente l’utilizzo di<br />
quelle tradizionali e chi invece va ad<br />
acquistare VER, i crediti Verified Emission<br />
Reductions. Stiamo parlando di<br />
hobby o shopping curiosi? Niente di<br />
tutto questo, ma dei principali metodi<br />
per ridurre l’impatto delle nostre<br />
attività sull’ambiente e per compensare<br />
le emissioni di CO 2 prodotte.<br />
Il CO 2 , di per sè, non è sostanza rischiosa,<br />
nel senso che si tratta di un<br />
gas naturale, non certo tossico e nocivo<br />
per l'uomo come i composti chimici<br />
e le micro o nano polveri, ma<br />
tuttavia pericolosissimo poiché influisce<br />
sull’effetto serra modificando<br />
temperatura e DNA del nostro pianeta.<br />
Per cercare di limitarne le conseguenze<br />
la soluzione è quella di<br />
ridurne le emissioni o di annientare,<br />
con soluzioni alternative, quelle generate.<br />
Per affrontare tale battaglia al primo<br />
posto si colloca la riforestazione o<br />
l’afforestazione delle aree che comportano<br />
un pareggiamento dei conti:<br />
con la mia attività ho prodotto tot di<br />
tonnellate di CO 2 , ma in compenso<br />
ho piantato tot ettari di alberi che andranno<br />
ad neutralizzarlo (gli alberi<br />
assorbono CO 2 e la fissano nella biomassa<br />
legnosa)<br />
Al secondo posto la possibilità di ridurre<br />
i consumi energetici migliorando<br />
l’efficienza, intervenendo ad<br />
esempio sull’illuminazione pubblica,<br />
sugli impianti termici ed elettrici, sulla<br />
mobilità, e sulle industrie (consumando<br />
meno combustibile fossile si<br />
emette meno CO 2 ).<br />
Al terzo posto la possibilità di puntare<br />
su fonti rinnovabili pulite, quali il fotovoltaico,<br />
l’eolico, la geotermia, il solare<br />
termico, l’idroelettrico, che non<br />
rilasciano CO 2 nell’atmosfera.<br />
C’è infine una quarta via per chi volesse<br />
cercare di limitare le conseguenze<br />
del proprio impatto<br />
ambientale: l’acquisto di VER. Si<br />
tratta di crediti maturati e messi in<br />
vendita da aziende o imprese che, attraverso<br />
uno degli interventi sopra<br />
elencati, sono state in grado di ridurre<br />
le emissioni di CO 2 . Per ogni<br />
tonnellata di CO 2 non emessa - e certificata<br />
da enti a ciò predisposti -<br />
l’azienda può maturare un VER che<br />
può essere utilizzato a bilancio di proprie<br />
attività o venduto ad aziende che<br />
non hanno la possibilità di ridurre le<br />
loro emissioni, ma che, in qualche<br />
modo, vogliono contribuire al miglioramento<br />
dello stato di salute del nostro<br />
pianeta.<br />
Il numero degli acquirenti di VER o di<br />
interessati alla riforestazione dei territori,<br />
negli ultimi anni sta velocemente<br />
aumentando. E non parliamo<br />
solo di grandi aziende dai grandi consumi<br />
e le tante emissioni. Ma anche<br />
di personaggi di spettacolo, cantanti,<br />
squadre di calcio, comuni, banche,<br />
case editrici, che per compensare le<br />
emissioni prodotte nell’organizzazione<br />
di spettacoli, concerti, tornei ed<br />
eventi vari, ricorrono a una di queste<br />
due strade. Forse si tratta solo di<br />
moda dell’ecologico, ma anche se così<br />
fosse, benvengano le mode se poi, a<br />
riscuoterne i benefici, è il nostro pianeta<br />
e la qualità della nostra vita.<br />
Servizi<br />
* Audit ecologico di prodotto<br />
* Supporto LCA (Life Cycle<br />
Assessment)<br />
* Audit energetico immobili<br />
e impianti<br />
* Certificazione energetica<br />
immobili<br />
Direttive CE<br />
* Compatibilità elettromagnetica<br />
(EMC)<br />
* Emission trading system<br />
* Eco-Design<br />
* RoHS<br />
Certificazione sistemi<br />
di gestione aziendali<br />
* Sistemi di gestione ambietale<br />
(ISO 14001)<br />
-<br />
Misure<br />
* Acustiche<br />
* Campi elettromagnetici<br />
* Consumi energetici<br />
* Emissioni CO 2<br />
* Fonometriche<br />
47
PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />
E LA<br />
BOTTIGLIA<br />
SI TAGLIA<br />
IL COLLO<br />
BASTANO 4 MILLIMETRI PER RISPAR-<br />
MIARE FINO A 100 MILA EURO, RIDU-<br />
CENDO LEGGERMENTE IL COLLO<br />
DELLE BOTTIGLIE IN PLASTICA.<br />
L’AZIENDA CHE LO HA FATTO HA OT-<br />
TENUTO INTERESSANTI RISPARMI NEL-<br />
L’UTILIZZO DELLE PLASTICHE. IL TUTTO<br />
INSERITO IN UN PIANO PIÙ GENERALE<br />
DI RIDUZIONE DELL’IMPATTO AM-<br />
BIENTALE, ORMAI PERSEGUITO DA<br />
QUALCHE ANNO.<br />
48<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
Le nuove bottiglie della bevanda più famosa del mondo<br />
sono diventate più piccole. Poca roba, intendiamoci, si tratta<br />
appena di 4 millimetri, che però consentiranno alla country<br />
italiana di una delle multinazionali più discusse di sempre,<br />
di ridurre l'utilizzo di plastica di ben 80 tonnellate all'anno.<br />
I 4 millimetri in meno della nuova confezione da mezzo litro,<br />
infatti, sono stati sottratti dal collo della bottiglia. Per chiuderla,<br />
quindi, servirà un tappo di plastica più piccolo. Un accorgimento<br />
minimo di grande impatto che assicurerà<br />
all’azienda produttrice anche un risparmio di 100 mila euro.<br />
Ma curiosità a parte, in buona sostanza, perché questa notizia<br />
dovrebbe interessarci? Innanzitutto, perché meno plastica<br />
sul mercato significa anche meno plastica sul nostro<br />
territorio. E poi perché questo risparmio di prodotto (e di<br />
denaro) rientra in un più articolato piano di riduzione dell'impatto<br />
ambientale di cui, da cinque anni, si è dotata<br />
l'azienda, e i cui effetti sono riassunti in un Rapporto socioambientale<br />
pubblicato annualmente. Il tentativo è lodevole:<br />
integrare cultura d'impresa (leggi: profitti) e sostenibilità<br />
ambientale, provando a rendere un po' meno inquinanti le<br />
varie fasi del processo produttivo. Oltre alla riduzione degli<br />
imballaggi, la medesima azienda ha infatti ottenuto interessanti<br />
risultati sul fronte dei consumi idrici e del risparmio<br />
energetico.<br />
Dal Rapporto emerge come nel 2008 i consumi idrici siano<br />
diminuiti di circa il 22% rispetto al 2007, mentre il 10% dell’acqua<br />
utilizzata è stato reimpiegato all’interno degli impianti<br />
per altri usi secondari prima di essere definitivamente<br />
avviata al trattamento finale di depurazione. Sono poi stati<br />
velocizzati i processi di produzione ed implementati nuovi sistemi<br />
di controllo di estrazione dell’acqua dai pozzi, consentendo<br />
una riduzione del 39% degli scarichi idrici rispetto<br />
al 2007. Grazie al miglioramento dei processi, oggi, per fare<br />
un litro di bevanda, ci vogliono 1,8 litri d'acqua contro i 2,2<br />
dei tre anni precedenti. Sul fronte energetico, l’ottimizzazione<br />
dei processi produttivi e l’utilizzo di tecnologie avanzate<br />
ha comportato una riduzione dei consumi del 6% negli<br />
ultimi due anni, così come i sistemi di refrigerazione più efficienti<br />
e a basso consumo energetico hanno determinato<br />
una riduzione dei consumi pari al 35%. Infine, nei primi<br />
mesi del 2009, sono stati avviati, presso uno degli stabilimenti,<br />
i lavori per la realizzazione di un impianto di cogenerazione<br />
in grado di produrre energia elettrica e,<br />
contestualmente, energia termica e refrigerante, permettendo<br />
un’impotante riduzione dei costi energetici legati all’attività<br />
produttiva e una riduzione delle emissioni di CO 2 .<br />
Nel 2010 inizierà la costruzione di altri due impianti di cogenerazione<br />
presso altrettanto sedi. Ci auguriamo con i medesimi<br />
risultati in termini di impatto ambientale, un<br />
argomento che ci sta a cuore e al quale siamo fortemente<br />
interessati.<br />
49
PRODOTTI DI QUALITÀ: IMPRONTA ECOLOGICA<br />
L’ECOGUIDA DI GREENPEACE:<br />
PROMOSSI<br />
E BOCCIATI<br />
DELL’HI-TECH<br />
Nokia davanti a tutti, poi Samsung e<br />
Sony-Eriksson. Passi avanti significativi di<br />
Philips, ma anche bruschi arretramenti di<br />
Dell e Lge. Non è la classifica di Champions<br />
league, ma quella della tredicesima<br />
edizione dell'Ecoguida trimestrale di Greenpeace<br />
sui prodotti tecnologici, una<br />
graduatoria che misura l'impegno delle<br />
multinazionali per rendere i propri prodotti<br />
quanto più eco-friendly possibile. La<br />
classifica dell’associazione ambientalista<br />
prende in considerazione ciò che hanno<br />
fatto le prime 18 aziende tecnologiche<br />
per l’ambiente, e dunque i prodotti fabbricati<br />
con materiali non tossici, l’uso di<br />
tecnologie rinnovabili, ma anche impegni<br />
e scadenze entro cui raggiungere gli<br />
obiettivi più ambiziosi. In testa, da più di<br />
un anno, c'è Nokia, la multinazionale finlandese<br />
che sovrasta tutti nell’eliminazione<br />
di molte sostanze tossiche (come i<br />
bromurati e i ritardanti di fiamma) da<br />
tutti i suoi apparecchi di ultima generazione,<br />
nell’efficienza energetica e per il<br />
buon programma di riciclaggio. Sul podio<br />
ci sono Samsung e Sony-Eriksson, che si<br />
distinguono per la riduzione delle emissioni.<br />
Notevole, rispetto all'ultima classifica,<br />
il salto in avanti di Philips: grazie ai<br />
tagli alle emissioni e all’adesione agli impegni<br />
internazionali nella lotta ai cambiamenti<br />
climatici, la multinazionale<br />
olandese passa dal settimo al quarto<br />
posto in soli tre mesi. Alla Philips però,<br />
ammonisce Greenpeace, molto resta da<br />
fare per la mancanza di un piano efficiente<br />
di riciclaggio dei rifiuti elettronici.<br />
L'associazione ambientalista riconosce<br />
l'impegno di Hewlett Packard (Hp) che ha<br />
messo sul mercato un computer portatile<br />
quasi privo di pvc (polivinil cloruro) e bfrs<br />
(ritardanti di fiamma bromurati), sostanze<br />
che rimangono ancora solo nell'alimentatore<br />
e nei cavi, anche se, come vedremo<br />
poi, ha mantenuto solo in parte<br />
gli impegni presi.<br />
Stabili restano Toshiba e Motorola che<br />
hanno lasciato invariati i loro piani ambientali,<br />
già sufficientemente a posto.<br />
C'è anche chi peggiora, però. Come Lge<br />
e Dell, che perdono posizioni per non<br />
aver rispettato gli impegni presi in passato<br />
nell’eliminazione delle sostanze pericolose<br />
dai loro prodotti. Insufficienti<br />
anche Apple, Panasonic e Lg, che hanno<br />
buone politiche di eliminazione di sostanze<br />
tossiche (specialmente Apple che<br />
le ha eliminate in tutti i suoi prodotti), ma<br />
sono giudicate disastrose nella gestione<br />
dei rifiuti elettronici e sull’efficienza energetica.<br />
Note negative anche per Acer e,<br />
come anticipato, di nuovo Hp, per aver<br />
mantenuto solo in parte le promesse sull’eliminazione<br />
delle sostanze tossiche. Tra<br />
i peggiori anche Microsoft e Fujitsu, indietro<br />
nel campo dei rifiuti ed un po’ in<br />
tutto il resto, e Lenovo, penalizzata per<br />
non aver mantenuto le promesse e rimandato<br />
l’eliminazione delle sostanze<br />
tossiche (ma nella prossima classifica potrebbe<br />
risalire di colpo). Ultimo posto e<br />
maglia nera infine a Nintendo, con un<br />
punteggio vicino allo zero: nonostante le<br />
promesse, le emissioni di gas serra continuano<br />
ad aumentare e non si vedono miglioramenti<br />
in nessun settore.<br />
La nuova edizione dell'Ecoguida, pubblicata<br />
ad ottobre, valuta le imprese anche in base<br />
a criteri di uso di energia ed emissione di gas<br />
serra e ha accompagnato idealmente il<br />
summit mondiale sul clima di Copenhagen.<br />
50<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
ORME DI LEGNO<br />
E DI PLASTICA<br />
Da dove vengono i nostri mobili di legno<br />
pregiato? E quegli ecologici portapenne di<br />
plastica riciclata? Se le tante campagne di<br />
sensibilizzazione stanno contribuendo a<br />
farci diventare consumatori sempre più consapevoli,<br />
alla nostra esigenza di scegliere<br />
meglio i prodotti si accompagna una costante<br />
e più ampia necessità di informazione<br />
sulla loro origine. Così, come oggi ci<br />
appare irrinunciabile conoscere la località e<br />
il nome dell'azienda produttrice della mozzarella<br />
che acquistiamo al supermercato,<br />
anche per i prodotti “no food” è giusto sapere<br />
qualcosa di più. Le domande iniziali<br />
non sono scelte a caso. Cominciamo dal<br />
legno: da 25 anni esiste il FSC (Forest Stewarship<br />
Council) organizzazione non governativa<br />
internazionale, che si propone di<br />
fornire un marchio di riconoscimento di legname<br />
proveniente da foreste gestite in<br />
maniera eco e socio-sostenibile. E da oltre<br />
dieci anni c’è l'associazione internazionale<br />
PEFC (Programme for Endorsement of Forest<br />
Certification schemes) nata per iniziativa<br />
volontaria di rappresentanti di<br />
proprietari forestali privati di alcuni Paesi europei,<br />
che ha messo a punto un sistema di<br />
certificazione per la gestione sostenibile forestale<br />
a livello nazionale e regionale, riunendo<br />
insieme proprietari forestali,<br />
consumatori finali, utilizzatori, liberi professionisti,<br />
mondo dell'industria del legno e<br />
dell'artigianato. A differenza di FSC nato<br />
principalmente da motivazioni di natura<br />
ambientale e sociale, PEFC si è costituito per<br />
tutelare fondamentalmente gli interessi dei<br />
proprietari privati di foreste. Obiettivo del<br />
PEFC, che dal 2001 ha una sede anche in<br />
Italia, è quello di garantire la sostenibilità<br />
della gestione dei boschi e la rintracciabilità<br />
dei prodotti legnosi e cartacei, commercializzati<br />
e trasformati, che provengono dai boschi<br />
certificati PEFC. In tutto il mondo i<br />
consumatori chiedono che sia possibile risalire<br />
all'origine del legname utilizzato per<br />
la creazione del prodotto finale, e mostrano<br />
di preferire quei manufatti realizzati con legname<br />
proveniente da foreste gestite in<br />
modo sostenibile e certificate da un ente indipendente.<br />
E anche in Italia, paese che importa<br />
la maggior parte della materia prima,<br />
la richiesta è stata fatta propria anche dalle<br />
industrie di trasformazione italiane. Considerazioni<br />
di carattere etico e di trasparenza<br />
sono invece alla base dell'attenzione prestata<br />
al tema dalle pubbliche amministrazioni,<br />
sempre più interessate a spiegare ai<br />
cittadini che i boschi vengono gestiti in maniera<br />
sostenibile da un punto di vista sociale<br />
e ambientale, adeguandosi a criteri di<br />
buona pratica forestale internazionalmente<br />
riconosciuti.<br />
Riguardo alla provenienza della plastica, invece,<br />
segnaliamo l'interessante esperienze<br />
di IPPR, l’Istituto per la Promozione delle Plastiche<br />
da Riciclo. Per dare evidenza ai prodotti<br />
dei quali un'azienda garantisce<br />
l'identificazione, la rintracciabilità ed il contenuto<br />
percentuale di materie plastiche riciclate<br />
provenienti da post-consumo, I’IPPR<br />
nel 2004 ha messo a punto la certificazione<br />
Plastica Seconda Vita. Un’iniziativa nata<br />
a seguito di un Decreto ministeriale del<br />
2003, il D.M 203/03, che stabiliva le norme<br />
affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente<br />
capitale pubblico coprissero il fabbisogno<br />
annuale di manufatti e beni con<br />
una quota di prodotti ottenuti da materiale<br />
riciclato nella misura non inferiore al 30%<br />
del fabbisogno medesimo.<br />
IMQ NOTIZIE RISPETTA<br />
LA CATENA DI CUSTODIA<br />
Certificazioni come la FSC e la PEFC<br />
hanno introdotto il concetto di catena<br />
di custodia (chain of custody). Una sorta<br />
di telefono senza fili che consente di<br />
certificare il prodotto finale, solo se tutti<br />
i protagonisti della filiera - produttori e<br />
fornitori - accettano di certificarsi. Ad<br />
esempio la nostra rivista, IMQ Notizie,<br />
è stampata su carta certificata FSC il<br />
che vuol dire che la prima a essere certificata<br />
è stata la materia prima (la cellulosa),<br />
poi la cartiera, che ha prodotto<br />
la carta, in seguito si è certificato il trasformatore<br />
che da questi fogli realizza<br />
un formato disponibile per lo stampatore,<br />
che a sua volta si è dovuto certificare<br />
per poter realizzare libri, pubblicazioni,<br />
brochure certificate.<br />
SOLO LEGNO<br />
CERTIFICATO<br />
ALLE OLIMPIADI<br />
DI LONDRA 2012<br />
Infrastrutture e impianti per i Giochi<br />
olimpici di Londra 2012 utilizzeranno<br />
legno con garanzia di sostenibilità, proveniente<br />
da fonti certe e legali con<br />
chiara prova della catena di fornitura. Lo<br />
ha stabilito l’Olympic Delivery Authority<br />
(ODA – Autorità per le Forniture Olimpiche),<br />
aggiungendo che almeno il 20%<br />
dei materiali utilizzati per la realizzazione<br />
delle strutture permanenti e per il<br />
Villaggio olimpico dovranno essere materiali<br />
già utilizzati in altre strutture o riciclati.<br />
In particolare, ai fornitori di<br />
legname sarà richiesta la certificazione<br />
con schemi approvati dal Central Point<br />
of Expertise on Timber procurement<br />
ente governativo inglese che riconosce il<br />
PEFC come schema di certificazione.<br />
CRITERI DI<br />
CERTIFICAZIONE<br />
FORESTALE PEFC<br />
(fonte: www.pefc.it)<br />
1) Mantenimento e appropriato sviluppo<br />
delle risorse forestali e loro<br />
contributo al ciclo globale del carbonio;<br />
2) Mantenimento della salute e vitalità<br />
dell'ecosistema forestale;<br />
3) Mantenimento e promozione delle<br />
funzioni produttive delle foreste<br />
(prodotti legnosi e non);<br />
4) Mantenimento, conservazione e<br />
adeguato sviluppo della diversità<br />
biologica negli ecosistemi forestali;<br />
5) Mantenimento e adeguato sviluppo<br />
delle funzioni protettive<br />
nella gestione forestale (in particolare<br />
suolo e acqua);<br />
6) Mantenimento di altre funzioni e<br />
condizioni socio-economiche.<br />
L’unico organismo italiano<br />
attivo sia per lo<br />
schema FSC sia per<br />
quello PEFC è ICILA, società<br />
del Gruppo IMQ<br />
51
QUALITÀ DELLA VITA: VIAGGI<br />
CHIAMATEL<br />
LE VERGINI<br />
DI SUA MA<br />
ISOLE VERGINI BRITANNICHE, VELA, RELAX,<br />
Volete una vacanza all’insegna del relax,<br />
della natura e… della vela? La risposta sta<br />
in un acronimo: BVI, pronunciato all’inglese,<br />
Biviai, come usano i locali. L’arcipelago<br />
delle BVI, le Isole Vergini Britanniche<br />
è, infatti, uno dei migliori posti dove trascorrere<br />
una vacanza in barca a vela. Scoperto<br />
dal padre di tutti i navigatori,<br />
Cristoforo Colombo, l’arcipelago delle Las<br />
Once Mil Virgenes, così chiamate in ricordo<br />
del martirio Sant’Orsola, è ancora<br />
oggi un eden d’incontaminata bellezza e<br />
dai grandiosi scenari. Acque cristalline e<br />
fondali stupendi, giardini lussureggianti<br />
di corallo e misteriosi relitti trasformati in<br />
sculture viventi. Attorno, baie e insenature<br />
dove ormeggiare in tranquillità protetti<br />
dalle scogliere e accarezzati dagli<br />
alisei che qui soffiano tra i 15 e i 20 nodi<br />
con una temperatura costante tutto<br />
l’anno. Se a questo aggiungiamo il fatto<br />
che le BVI sono una delle poche destinazioni<br />
caraibiche che non risentono delle<br />
perturbazioni estive e che i numerosi approdi<br />
nelle 60 isole che compongono l’arcipelago<br />
sono ottimamente organizzati<br />
per l’assistenza alle imbarcazioni in transito,<br />
comprendiamo il titolo di Yachtman’s<br />
friendly destination che le isole<br />
sfoggiano con orgoglio.<br />
E chi alla vela preferisce una vacanza “a<br />
terra”? In questo caso le BVI offrono infinite<br />
possibilità di svago e relax, lontano<br />
dal rumore e all’insegna della natura. Ne<br />
sa qualcosa Sir Richard Branson, patron<br />
della Virgin, che, affascinato dalla bellezza<br />
di questi luoghi e dalle loro potenzialità<br />
turistiche, ha acquistato un’intera<br />
isola, Necker Island, trasformandola in un<br />
resort dove non è difficile trovare personaggi<br />
del mondo dello spettacolo o famosi<br />
uomini d’affari in fuga dal caos delle<br />
metropoli. Sono passati dall’isola di Mr.<br />
Virgin la Principessa Diana, assidua frequentatrice<br />
dell’isola, Annie Lennox che<br />
qui si rifugiava in cerca di tranquillità<br />
dopo i tour musicali e, non ultimo, David<br />
Beckham che la scorsa estate ha affittato<br />
tutta l’isola per il suo 10° anniversario di<br />
matrimonio.<br />
Ma Necker Island non è l’unica isola dell’arcipelago<br />
a vantare visitatori famosi.<br />
Tutto l’arcipelago è stato per lungo<br />
tempo terreno di caccia e rifugio per fa-<br />
52<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
E BVI,<br />
STÀ<br />
SPRING REGATTA<br />
Per i veri amanti della vela, ogni anno in<br />
primavera alle BVI si tiene un’importante<br />
regata velica, la BVI Spring Regatta, kermesse<br />
velica più amata dei Tropici che raduna<br />
le più belle barche che frequentano<br />
i Caraibi e che misurano le performance<br />
agonistiche tra isole, isolotti ed estuari turchesi.<br />
Ospitata, come da tradizione, al<br />
Nanny Cay Marina di Tortola, la BVI Spring<br />
Regatta nasce negli anni ‘70 grazie a un<br />
gruppo di velisti locali convinti che era<br />
giunto il momento di organizzare un<br />
grande evento velico alle BVI. In quegli<br />
anni nelle isole si erano infatti insediati i<br />
bareboat, gli yacht privati e piccole flottiglie<br />
e dalle 20 imbarcazioni della prima<br />
edizione, la BVI Spring Regatta è cresciuta<br />
sia per dimensioni sia per importanza.<br />
Tutti gli aggiornamenti sulla Spring Regatta<br />
nel sito ufficiale dell’evento:<br />
http://www.bvispringregatta.org.<br />
NATURA E RISPETTO DELL’AMBIENTE<br />
mosi pirati e corsari. Jost Van Dyke, isolotto<br />
di appena 10 chilometri quadrati,<br />
deve il suo nome al famigerato pirata<br />
olandese che lo scelse come base d’attacco<br />
per le sue scorrerie, mentre il canale<br />
che scorre tra le isole porta il nome di un<br />
altro navigatore famoso, il vice ammiraglio<br />
della flotta di Sua Maestà, Sir Francis<br />
Drake, il primo inglese a circumnavigare il<br />
globo nella metà del ‘500 famoso anche<br />
per i suoi atti di pirateria nei confronti<br />
delle nazioni nemiche. Il pirata Barbanera,<br />
uno dei più feroci e sanguinari del suo<br />
tempo e Henry Morgan, il creatore del<br />
Codice della Pirateria, scorrazzavano tra<br />
le isole in cerca di navi da depredare. Non<br />
è un caso che l’isola dove il romanziere<br />
Robert Louis Stevenson “seppelli” il suo<br />
tesoro sia identificata proprio come<br />
Norma Island, nell’arcipelago delle BVI.<br />
Sessanta isole, di cui solo sedici abitate,<br />
un mare di un blu da lasciare senza parole,<br />
ogni isola delle BVI è custode di una<br />
peculiarità che la distingue dalle altre.<br />
Bianchissime spiagge e rigogliose montagne<br />
a Tortola, coloratissimi coralli nell’atollo<br />
di Anegada, spettacolari<br />
formazioni rocciose a Virgin Gorda,<br />
spiagge bianche a Jost Van Dyke.<br />
Come fare per visitarle tutte? Con l’I<br />
sland Hopping, la moda di spostarsi di<br />
isola in isola che ha preso piede in questi<br />
anni e che alle BVI è particolarmente facile<br />
grazie alle distanze ridotte e ad un ottimo<br />
sistema di trasporti interni in battello<br />
o con piccoli aerei. È così possibile raggiungere<br />
le isole più estreme e disabitate<br />
dell’arcipelago, visitare uno dei venti parchi<br />
naturali che proteggono un ecosistema<br />
unico al mondo o ammirare le<br />
balene grigie e le tartarughe marine che<br />
in queste acque vengono ogni anno a riprodursi.<br />
Le BVI sono tutto questo, un microcosmo<br />
difeso con orgoglio dagli abitanti delle<br />
isole sensibili alle tradizioni e al rispetto<br />
dell’ambiente, che conferma le isole<br />
come destinazione ideale per una vacanza<br />
all’insegna dell’ecoturismo, altra<br />
caratteristica delle Isole Vergini Britanniche.<br />
www-bvi.turismo.com<br />
53
QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE<br />
VOLEVO<br />
DIRTI<br />
UNA<br />
COSA ...<br />
Il dietro le quinte<br />
di una memoria<br />
di ferro<br />
54<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
Sensoriale, a breve e a lungo termine: sono<br />
le tre facce della nostra memoria, una facoltà<br />
posseduta da ogni essere umano e,<br />
come tale, sottoposta agli scherzi del<br />
tempo. Capita spesso, infatti, di assistere<br />
a un indebolimento della capacità di trattenere<br />
i ricordi man mano che diventiamo<br />
vecchi: in qualche caso, purtroppo, si è colpiti<br />
da malattie come il morbo di Alzheimer<br />
che la annullano del tutto, ma in<br />
generale la memoria subisce le insidie degli<br />
anni esattamente come la pelle e la muscolatura.<br />
E tuttavia, come per queste ultime<br />
esistono rimedi - naturali e clinici - per<br />
rallentarne l'invecchiamento, anche il nostro<br />
cervello può essere stimolato per trattenere<br />
a sé nozioni e vissuto. E mai come<br />
in questo caso la prevenzione, oltre che la<br />
migliore delle cure, è anche un ottimo<br />
modo per tenersi mentalmente in forma.<br />
Ma come funziona questo allenamento<br />
della memoria? Il presupposto irrinunciabile<br />
è che il ricordo si sia sedimentato stabilmente<br />
nella nostra testa. La memoria del<br />
primo tipo, quella sensoriale, si attiva infatti<br />
quando ricordiamo informazioni uditive,<br />
visive e tattili per qualche secondo o<br />
addirittura frazione di secondo. È chiaro<br />
dunque che per mantenere traccia di esperienze<br />
così brevi serve che le medesime subiscano<br />
un “allungamento”, che transitino<br />
cioè almeno nella memoria a breve termine,<br />
dotata della capacità di conservare<br />
una piccola quantità di informazioni fino<br />
a pochi minuti.<br />
Per ricordarle per sempre (o per lo meno<br />
per moltissimi anni), serve il passaggio successivo,<br />
nella memoria a lungo termine,<br />
quella su cui lavorano i manuali e le tecniche<br />
aiuta-memoria.<br />
Il principio di fondo è lo stesso usato alle<br />
elementari per imparare le poesie: per ricordare<br />
qualcosa a lungo, bisogna ripeterselo<br />
più volte. Sul portale Medicina.live, per<br />
esempio, si suggerisce di scrivere sulla carta<br />
una serie di cinque numeri in ordine sparso,<br />
poi di guardarla attentamente, quindi, a<br />
occhi chiusi, di rammentarne la posizione<br />
esatta. L'esercizio andrebbe peraltro ripetuto<br />
aumentando progressivamente la serie<br />
numerica fino a raggiungere il proprio personale<br />
limite di memoria.<br />
Un'altra strada, divertente e impegnativa,<br />
è quella dei giochi enigmistici: è scientificamente<br />
provato infatti che mettersi alla<br />
prova con rebus, cruciverba e sciarade<br />
abbia effetti sorprendenti soprattutto sugli<br />
anziani. Una ricerca del Trinity College di<br />
Dublino ha sottoposto a una serie di passatempi<br />
di questo genere un campione di<br />
volontari tra i 65 e i 94 anni, mettendo in<br />
luce un reale miglioramento nelle loro capacità<br />
mnemoniche. Perché funzionino<br />
davvero, però, non bisogna fissarsi sempre<br />
con lo stesso tipo di gioco, bensì variare. E<br />
magari non limitarsi alle parole crociate facilitate!<br />
Per chi non si accontenta del fai-da-te, esistono<br />
anche metodi più strutturati, come<br />
quello proposto da Gianni Golfera<br />
(www.metodogolfera.com), una specie di<br />
Pico della Mirandola dei nostri tempi, che<br />
pare sia capace di ricordare a memoria il<br />
testo di ben 261 libri, al punto da esser<br />
stato ingaggiato anche dalla Nasa per testare<br />
gli errori umani sulle navicelle destinate<br />
a esplorare lo spazio.<br />
I fan dei rimedi naturali, invece, potrebbero<br />
provare il guaranà, l'eleuterococco, la lecitina<br />
di soia e il polline di api, oltre al magnesio<br />
e alla rodiola rosea, tutte sostanze<br />
anti-stress secondo il portale specializzato<br />
rodiola.it. Perché per mantenere attiva la<br />
memoria è fondamentale imparare anche<br />
a star calmi. Uno degli scherzi più frequenti<br />
dei vari stadi di tensione è la sensazione di<br />
vuoto improvviso che ci fa dimenticare il codice<br />
pin del bancomat che usiamo da anni<br />
o, al contrario, il classico “déjàvu”, che ci<br />
fa vivere il presente come una proiezione<br />
nel passato. Sensazioni che abbiamo imparato<br />
a controllare, consapevoli che si<br />
tratta solo di momenti di debolezza del nostro<br />
cervello, da vivere con leggerezza e<br />
magari come stimolo per concederci un po'<br />
di riposo o qualche sessione di allenamento<br />
mnemonico. Le micro-amnesie, talvolta, ci<br />
inducono a riflettere sui motivi che le<br />
hanno scatenate. L'importante è non ingigantirle<br />
anche perché, in fondo, chi non ha<br />
qualcosa da dimenticare volentieri?<br />
55
QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE<br />
I CONSIGLI D<br />
56<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
LL’ESPERTO<br />
INTERVISTA AL DR. MASSIMO TANZI<br />
A nessuno piace dimenticarsi i compleanni<br />
dei propri cari, eppure capita,<br />
soprattutto se siamo sotto stress:<br />
l'emotività gioca brutti scherzi alla<br />
memoria. Lo spiega il dottor Massimo<br />
Tanzi, geriatra, fisiatra e specialista in<br />
Medicina dello sport, una caratteristica,<br />
quest'ultima, che gli dà l'autorevolezza<br />
per affermare che tra i<br />
migliori sistemi per tenere in allenamento<br />
“il muscolo dei ricordi” fa benissimo<br />
proprio l'attività fisica.<br />
“Mens sana in corpore sano” vale<br />
sempre, quindi?<br />
Senza dubbio. Fare esercizio con regolarità<br />
rinforza la memoria di adulti<br />
e anziani: lo hanno scoperto i ricercatori<br />
australiani dell’Università di Melbourne,<br />
autori di uno studio<br />
pubblicato su “Jama”, una prestigiosa<br />
rivista scientifica.<br />
E i farmaci aiutano?<br />
Più che altro le vitamine del gruppo<br />
B influiscono sul buon funzionamento<br />
del sistema nervoso. E poi il<br />
thè verde.<br />
E come mai?<br />
Sembra che questa bevanda rallenti<br />
l’invecchiamento cerebrale. Lo sostengono<br />
i ricercatori dell'università<br />
giapponese Tohoku di Sendai, secondo<br />
cui due-tre tazze al giorno di<br />
thè verde produrrebbero un minor<br />
deterioramento delle funzioni cerebrali,<br />
riducendo le probabilità di contrarre<br />
Alzheimer e Parkinson, due<br />
malattie da loro molto meno diffuse<br />
di quanto non accada in Occidente.<br />
Com'è possibile invece che l'emotività<br />
incida sulle performance della<br />
nostra memoria?<br />
Alla base di quel che ricordiamo o<br />
cancelliamo c'è sempre la motivazione.<br />
In altri termini, ricordiamo meglio<br />
materie di studio e argomenti<br />
che incontrano il nostro gusto, mentre<br />
tendiamo a cancellare quel che<br />
non ci piace. Dunque è facile che se<br />
siamo molto agitati, come capita per<br />
esempio durante un esame, l'emotività<br />
finisce per disturbare la memoria<br />
provocando quei vuoti che molti di<br />
noi hanno sperimentato.<br />
Come possiamo esercitare la memoria<br />
per evitare questi momenti imbarazzanti?<br />
Per esempio, se stiamo studiando,<br />
può essere utile trasformarsi in attori<br />
o attrici: immedesimarsi in un personaggio<br />
storico rende più facile e divertente<br />
fissarne il ricordo. Poi è<br />
molto meglio ripetere una lezione<br />
una volta al giorno per più giorni consecutivi,<br />
anziché tante volte lo stesso<br />
giorno. L'ideale sarebbe trovare un<br />
interlocutore; in alternativa, si può ricorrere<br />
ad un registratore. Infine è<br />
inutile sottolineare su di un libro<br />
tutto e subito: meglio aspettare la seconda<br />
lettura ed evidenziare solo le<br />
parole chiave.<br />
Esercizi del genere sono validi per<br />
tutti?<br />
In linea di massima sì, anche se la cronobiologia,<br />
cioè la disciplina che ha<br />
come oggetto di studio l'osservazione<br />
dei cicli biologici dell'organismo, indica<br />
che il momento più o meno idoneo<br />
per svolgere determinati compiti,<br />
quindi anche per esercitare la memoria,<br />
è estremamente variabile da soggetto<br />
a soggetto. Ci sono infatti<br />
persone che rendono meglio nelle<br />
prime ore del mattino e quelle che<br />
hanno le migliori performance nel<br />
tardo pomeriggio.<br />
Per tutte vale comunque la regola del<br />
riposo: una buona dormita è la migliore<br />
medicina per la mente.<br />
E se tutto questo non basta?<br />
Qualcuno ricorre ai Fiori di Bach: pare<br />
che funzionino...<br />
57
QUALITÀ DELLA VITA: SPORT<br />
PASSEGGIAN<br />
TRAIGREEN<br />
A scuola di golf:<br />
come e dove iniziare<br />
Da quando il golf è diventato “libero”,<br />
è più facile che a qualcuno<br />
venga voglia di praticarlo. Da circa tre<br />
anni, infatti, la Federazione Italiana<br />
Golf, oltre 96 mila iscritti tra dilettanti<br />
e professionisti per 378 club federati<br />
nel 2008, ha introdotto il cosiddetto<br />
tesseramento libero, un sistema che<br />
permette di imparare i primi rudimenti<br />
semplicemente pagando 60<br />
euro di iscrizione annuale. Con la tessera<br />
della FIG, dunque, si può entrare<br />
in qualsiasi club federato e accedere<br />
ai campi-pratica, che non sono ancora<br />
il “green”, ossia lo spazio erboso in cui<br />
si giocano le vere partite, bensì una<br />
zona prevista in ogni golf club con<br />
una profondità di almeno 150 metri,<br />
in cui tirare i primi colpi. Qualcuno<br />
dirà: sì, ma dove vado senza l'attrezzatura?<br />
E soprattutto: quanto mi<br />
costa? La Federazione rassicura: per<br />
partire basterà avere un paio di scarpe<br />
da tennis (e magari un abbigliamento<br />
comodo) più un gruzzoletto da tra i<br />
200 e i 600 euro per le dieci lezioni di<br />
partenza, dopodiché ai principianti<br />
sarà fornito il primo bastone (e le relative<br />
palline), ossia l'unico strumento<br />
veramente indispensabile per testare<br />
il proprio talento golfistico. Insomma,<br />
la spesa iniziale è relativa tenendo<br />
conto che per arrivare a giocare sul<br />
green occorreranno almeno otto<br />
mesi.<br />
Superata questa fase, si sostiene<br />
l'esame teorico, passato il quale si ottiene<br />
il lasciapassare per il campo. E a<br />
questo punto i costi salgono un po'.<br />
L'accesso all'area di gioco (detta<br />
“green fee”) costa infatti dai 40 ai 120<br />
euro, ma soprattutto i circoli chiedono<br />
l'iscrizione. Risparmiare su quest'ultima,<br />
per fortuna, oggi è possibile: di<br />
solito, nei circoli non esclusivi, si dà un<br />
contributo a fondo perduto di 200<br />
euro più altri 100 come caparra, una<br />
somma che viene restituita se l'anno<br />
dopo non si rinnova l'adesione. Esistono<br />
poi varie formule di abbonamento.<br />
C'è chi riesce ad esempio a<br />
cavarsela con 1.000 euro all'anno più<br />
una quota per l'affitto dell'armadietto<br />
e il deposito della sacca-carrello.<br />
Oppure sono molto diffusi gli<br />
abbonamenti a ingressi, un po' come<br />
succede in piscina: con 700 euro si può<br />
giocare durante l'anno per 35 volte. A<br />
Milano, poi, c'è un privato che si è inventato<br />
un nuovo business che potrebbe<br />
rivoluzionare il mercato degli<br />
abbonamenti: si tratta del “green pass<br />
tour” che dà la possibilità anche ai<br />
58<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
DO<br />
L'ABC DEL GOLF<br />
SECONDO LA FIG<br />
BUNKER<br />
E' l'ostacolo artificiale di sabbia posto di solito a difesa del green<br />
CAMPO<br />
Può essere da 9 o da 18 “buche” composte nel modo seguente:<br />
PAR 3 di lunghezza inferiore a 228 metri<br />
PAR 4 di lunghezza da 228 a 434 metri<br />
PAR 5 di lunghezza superiore ai 434 metri<br />
CUP<br />
E' la buca vera e propria dove far cadere la pallina<br />
FAIRWAY<br />
E' quella parte del percorso, con l'erba rasata, che sta tra il tee di<br />
partenza e il green di arrivo<br />
FLAG<br />
E' la bandiera che indica dov'è posta la buca<br />
GREEN<br />
E' l'area di arrivo di ogni buca<br />
OUT OF BOUNDS<br />
Sono tutte le zone di terreno al di fuori del campo segnalate con paletti<br />
bianchi<br />
PAR<br />
Il par della buca è il numero di colpi stabiliti per completarla<br />
ROUGH<br />
E' la parte del percorso con l'erba incolta<br />
TEE<br />
E' l'area di partenza della buca<br />
WATER HAZARD<br />
E' l'ostacolo d'acqua che può trovarsi in qualsiasi parte del campo<br />
e che è segnalato con paletti colorati<br />
giocatori novellini di giocare sui campi<br />
più importanti dietro adesione fittizia<br />
a piccoli club di quartiere, versando a<br />
questi ultimi solo 150 euro. In questo<br />
modo, chi vuole avere a disposizione<br />
un campo anche quando se ne va in<br />
vacanza o si fa un weekend fuori<br />
porta, ha molte più chance. Chi è arrivato<br />
a questo punto, nel frattempo si<br />
sarà procurato anche l'attrezzatura<br />
personale e anche in questo caso è<br />
possibile contenere la spesa. Da Decathlon,<br />
per esempio, si trovano bastoni<br />
a 40 euro. E poi c'è Internet: la Callaway,<br />
una delle più importanti aziende<br />
produttrici di articoli per il golf, ha<br />
messo in piedi un buon mercato dell'usato.<br />
Su eBay, invece, pare girino<br />
parecchi prodotti contraffatti. In ogni<br />
caso, l'opuscolo dimostrativo della Federazione<br />
spiega che all'inizio bastano<br />
quattro o cinque bastoni; di<br />
questi, servono almeno due ferri, per<br />
tiri lunghi, medi e corti; poi un legno,<br />
per quelli lunghi, e un putter, per i tiri<br />
detti “in green”, cioè in buca. E qui<br />
comincia il divertimento, anche perché<br />
si gioca tutti insieme, donne (con<br />
qualche metro di vantaggio) e uomini,<br />
giovani e anziani. Certo, i più<br />
lenti rischiano di rallentare il gioco, ed<br />
è per questo che nei circoli più prestigiosi<br />
le schiappe non sono ben viste.<br />
Il golf prevede infatti che per giocare<br />
si debba avere il cosiddetto “handicap”,<br />
ossia, per i maschi, 28 colpi di<br />
vantaggio sui 72 che servono per completare<br />
il percorso di 18 buche (nei<br />
campi da 9 bisogna fare due giri), e 34<br />
per le femmine. Chi gioca sul serio,<br />
poi, sa tutto anche sul bon ton del<br />
golf, che tra le altre cose dice di rimettere<br />
a posto le zolle dopo aver tirato<br />
e di aspettare che gli altri giocatori<br />
si siano allontanati prima di<br />
procedere con il colpo. Soprattutto, il<br />
giocatore ambizioso sa che ad alti livelli<br />
non sarà più possibile girare con<br />
una sacca sguarnita e un abbigliamento<br />
poco curato, ma si tratta di un<br />
problema che non scoraggia i dilettanti,<br />
che secondo la FIG sono in crescita<br />
costante dal 1998. Il<br />
tesseramento libero, in particolare,<br />
avrebbe prodotto un ulteriore incremento:<br />
la Federazione calcola oltre<br />
5.800 “liberi” nel 2008, con con una<br />
crescita rispetto all'anno prima del 31<br />
per cento. Basta non scoraggiarsi<br />
dopo aver perso una quantità indefinita<br />
di palline...<br />
59
LIBRI, FILM, VIDEO, MUSICA<br />
LIBRI<br />
come metamorfosi affonda le<br />
sue radici nella religiosità mediterranea.<br />
Per questo D'Arrigo<br />
ha potuto creare un epos moderno,<br />
riprendendo, come<br />
Joyce nell'Ulisse, un tema mitico:<br />
perché in un'età in cui il<br />
mito dominante è quello di dissolvere<br />
i miti arcaici, solo la tragedia<br />
incommensurabile della<br />
loro perdita può essere il tema<br />
della tragedia.<br />
FONTAMARA<br />
Ignazio Silone<br />
Oscar Classici<br />
Mondadori, 1988<br />
Un fiumiciattolo usato per irrigare<br />
i campi è all'origine della<br />
catastrofe dei cafoni di Fontamara,<br />
impotenti di fronte ai<br />
padroni che ne promettono la<br />
divisione “tre quarti e tre<br />
quarti”, e la cessione dei diritti<br />
dopo non cinquant'anni, ma<br />
“soli” dieci lustri, ma nessuno<br />
sa quanto siano. Dalla prepotente<br />
deviazione di un rigagnolo<br />
Silone traccia uno<br />
sconfortante ritratto del proletariato,<br />
che beffardamente<br />
trova nella coscienza di classe<br />
la fine violenta delle proprie<br />
sofferenze.<br />
DANUBIO<br />
Claudio Magris<br />
Garzanti, 2006<br />
Seguire il percorso dei fiumi<br />
può essere il modo più fluido<br />
per raccontare la storia dei<br />
paesi e delle città che l'acqua<br />
incontra nel suo corso. Lo fa<br />
Claudio Magris in “Danubio”:<br />
un libro che è insieme reportage,<br />
saggio di storia, geografia<br />
culturale. Ma è soprattutto<br />
testimonianza di quella mitteleuropa<br />
dall'identità aperta e<br />
continuamente in questione, a<br />
sfidare le barriere culturali dei<br />
Reich di ogni tempo.<br />
HORCYNUS ORCA<br />
Stefano D'Arrigo<br />
Rizzoli, 2003<br />
Horcynus Orca è un mitico e<br />
epico poema della metamorfosi.<br />
La concezione del mondo<br />
TRE UOMINI<br />
IN BARCA<br />
Jerome K. Jerome<br />
Feltrinelli, 2003<br />
Seguendo la corrente del<br />
fiume, i tre amici Jerome, Harris<br />
e George, assieme al fido<br />
Montmorency, viaggiano per<br />
giorni sulla loro fragile imbarcazione,<br />
scorrendo lungo le<br />
campagne inglesi, e vivono<br />
sempre nuove e inattese avventure<br />
che strappano risate di<br />
continuo. Una serie di gag comiche<br />
sulle gioie e sui dolori<br />
della vita in barca, nel miglior<br />
stile dello humor inglese, condite<br />
di descrizioni realistiche<br />
delle regioni attraversate dalla<br />
simpatica brigata e brevi notazioni<br />
di filosofia per non addetti<br />
ai lavori.<br />
60<br />
IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
POESIA<br />
FIABE<br />
MUSICA<br />
FILM<br />
L’Allegria<br />
I FIUMI<br />
Giuseppe Ungaretti<br />
Mondadori, 2005<br />
…… omissis<br />
Ho ripassato<br />
Le epoche<br />
Della mia vita<br />
Questi sono<br />
I miei fiumi<br />
Questo è il Serchio<br />
Al quale hanno attinto<br />
Duemil’anni forse<br />
Di gente mia campagnola<br />
E mio padre e mia madre.<br />
Questo è il Nilo<br />
Che mi ha visto<br />
Nascere e crescere<br />
E ardere d’inconsapevolezza<br />
Nelle distese pianure<br />
Questa è la Senna<br />
E in quel suo torbido<br />
Mi sono rimescolato<br />
E mi sono conosciuto<br />
Questi sono i miei fiumi<br />
Contati nell’Isonzo<br />
Questa è la mia nostalgia<br />
Che in ognuno<br />
Mi traspare<br />
Ora ch’è notte<br />
Che la mia vita mi pare<br />
Una corolla<br />
Di tenebre<br />
FIABE ECOLOGICHE.<br />
LA GUERRA<br />
DELL’ACQUA<br />
E ALTRE STORIE<br />
Roberto Melchiorre<br />
Ianieri, 2009<br />
Tre fiabe in cui i cattivi non<br />
sono più lupi e streghe, orchi e<br />
draghi, ma chi oltraggia l'ambiente<br />
e priva i bambini (ma<br />
anche gli adulti) del godimento<br />
della natura.<br />
Età di lettura: da 8 anni.<br />
RIDE ACROSS<br />
THE RIVER<br />
Brothers in Arms<br />
Dire Straits,1985<br />
“Brothers in arms” è tutt’oggi<br />
l’album più rappresentativo<br />
della band sudlondinese dei<br />
Dire Straits. Siamo nel 1985 e<br />
l’album entra nel Guinness dei<br />
Primati per essere il primo<br />
disco a raggiungere il milione<br />
di copie vendute in supporto<br />
CD.<br />
“Brothers in arms”appartiene<br />
a quell’ampia schiera di album<br />
rappresentativi della storia del<br />
rock, uno di quei lavori che<br />
non possono mancare nella<br />
collezione di tutti gli appassionati<br />
di questo potentissimo<br />
mezzo di comunicazione. Un<br />
successo meritato, il suo, che<br />
ha iscritto i Dire Straits nella<br />
lunga lista dei più grandi esponenti<br />
del pop internazionale.<br />
LA LEGGENDA<br />
DEL PIANISTA<br />
SULL’OCEANO<br />
Regia di<br />
Giuseppe Tornatore<br />
Con Tim Roth<br />
e Pruitt Taylor Vince<br />
Italia, 1988<br />
Trovato in fasce il 1° gennaio<br />
1900 a bordo del transatlantico<br />
Virginian, T.D. Lemmons,<br />
detto Novecento, cresce sulla<br />
nave, impara a suonare il<br />
piano, diventa l'attrazione dell'orchestra<br />
di bordo e non ne<br />
scende mai. Quando la nave in<br />
disuso sta per essere demolita<br />
con la dinamite, il suo amico<br />
Max (P.T. Vince) è convinto che<br />
sia ancora a bordo.<br />
61
PANORAMA NEWS<br />
ANIE<br />
L’INTERA FILIERA DEL<br />
FOTOVOLTAICO UNITA<br />
IN UN COMUNE OBIETTIVO<br />
DI SVILUPPO DEL MERCATO<br />
Trasmessa al Ministro Scajola e al Ministro<br />
Prestigiacomo la proposta sul nuovo Conto<br />
Energia condivisa da GIFI aderente a Confindustria<br />
ANIE, APER E ASSOSOLARE<br />
GIFI (Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane), aderente a Confindustria<br />
ANIE, APER ed ASSOSOLARE, hanno inviato al Ministero<br />
dello Sviluppo Economico e al Ministero dell’Ambiente<br />
una posizione condivisa inerente la revisione del Conto Energia<br />
al 2011. Come previsto all’art. 6, comma 3 del DM 19<br />
febbraio 2007, infatti, per gli impianti fotovoltaici che entreranno<br />
in esercizio negli anni successivi al 2010 dovranno essere<br />
ridefinite con apposito decreto le tariffe incentivanti,<br />
tenendo conto dell’andamento dei prezzi dei prodotti energetici<br />
e dei componenti per gli impianti fotovoltaici.<br />
Dopo un lungo e impegnativo lavoro di analisi che ciascuna<br />
delle suddette Associazioni ha condotto al proprio interno,<br />
le stesse hanno successivamente ritenuto opportuno condividere<br />
i risultati ottenuti e convergere verso un proposta unitaria<br />
di revisione del conto energia, che possa garantire<br />
continuità alla crescita del mercato del fotovoltaico.<br />
Le tre Associazioni hanno voluto così avviare e accelerare il<br />
processo di consultazione con i Ministeri preposti alla definizione<br />
del decreto interministeriale, auspicando che si giunga<br />
entro l’anno, come tra l’altro annunciato più volte dallo stesso<br />
Governo, alla sua pubblicazione. Ciò scongiurerebbe tutti gli<br />
ulteriori effetti negativi sul mercato del crescente clima di incertezza<br />
che ha già caratterizzato il semestre in corso.<br />
Ufficio stampa Confindustria ANIE<br />
Tel. 02 3264.818 - 211<br />
comunicazione@anie.it<br />
CEI<br />
IL CEI AGGIORNA<br />
LA PIATTAFORMA<br />
E-LEARNING "PROFCEI"<br />
Il progetto didattico online per gli Istituti<br />
Tecnici e Professionali di tutta Italia<br />
Anche quest'anno, già a partire dal mese di ottobre, la piattaforma<br />
e-learning “ProfCEI” è ripartita con i corsi gratuiti<br />
per l'anno scolastico 2009/2010 ed importanti aggiornamenti.<br />
A sette anni dalla sua attivazione - oltre 700 gli Istituti che<br />
hanno aderito all'iniziativa, per un totale di circa 1.384 professori<br />
e 4.300 studenti - ProfCEI è stato aggiornato con una<br />
serie di lezioni arricchite da grafici e figure, corredate da esercitazioni<br />
e test.<br />
Un’intera lezione del corso di impianti elettrici per le classi IV<br />
e V è stata dedicata all’attuale e dibattuto argomento della<br />
"Qualità dell’energia elettrica". Al termine della lezione lo<br />
studente acquisisce le principali nozioni sui disturbi elettrici<br />
che possono causare un basso livello di Power Quality. I principali<br />
aspetti evidenziati sono: l’interruzione dell’alimentazione<br />
elettrica, le variazioni della tensione, dissimmetrie e<br />
squilibri, distorsioni della forma d’onda, Flicker, la legislazione<br />
europea, le norme europee EN e le norme CEI di riferimento.<br />
Un’altra nuova lezione è interamente dedicata al recente<br />
“Decreto ministeriale 37/08”, presentando la struttura del<br />
decreto, l’ambito dell’applicazione, le imprese abilitate,<br />
l’estensione della redazione del progetto rispetto alla legge<br />
46/90, le competenze tecniche richieste dal decreto, il criterio<br />
di realizzazione ed installazione degli impianti tecnologici<br />
e la dichiarazione di conformità alla regola dell’arte.<br />
Sull’onda del gradimento riferito nelle precedenti edizioni per<br />
i contenuti multimediali ed interattivi, fin dal primo giorno<br />
dell'anno scolastico 2009/2010 sono a disposizione tutti i<br />
nuovi contenuti completati con animazioni flash, fogli di calcolo<br />
MS Excel scaricabili per la simulazione di problemi e fenomeni<br />
elettrici a diversi livelli di approfondimento ed esercizi<br />
numerici svolti.<br />
Due interessanti animazioni flash sono presenti nella nuova<br />
lezione sulla “Qualità dell’energia elettrica” e nelle pagine<br />
“Qualità dell’energia elettrica” e “Distorsione della forma<br />
d’onda di tensione e corrente”.<br />
Segnaliamo in aggiunta nella lezione “Cavi per Energia in<br />
MT” pagina “Portata”, un nuovo foglio di calcolo per il di-<br />
62 IMQ NOTIZIE N. <strong>91</strong>
mensionamento di una linea elettrica a carichi distribuiti, e<br />
nella lezione “Correnti di Cortocircuito – Calcoli” nella pagina<br />
“Metodo MVA”, un foglio Excel per il calcolo della corrente<br />
di cortocircuito.<br />
ProfCEI è il progetto didattico on line CEI nato allo scopo di<br />
fornire un supporto per la formazione dei futuri professionisti<br />
del settore attraverso la preparazione di corsi di sostegno<br />
all'apprendimento svolti in conformità agli attuali orientamenti<br />
ministeriali.<br />
Il coordinamento e supervisione, è stato affidato dal CEI al<br />
Professor Angelo Baggini, docente della Facoltà di Ingegneria<br />
dell'Università degli Studi di Bergamo.<br />
I corsi gratuiti di web learning ProfCEI sono dedicati alle classi<br />
III, IV e V degli Istituti Tecnici e Professionali di tutta Italia con<br />
indirizzo di Elettrotecnica, Elettronica ed Automazione. L’adesione<br />
al ProfCEI è totalmente libera e gratuita per tutti gli Istituti<br />
d’Italia che aderiscono all’iniziativa.<br />
Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito<br />
http://profcei.ceiweb.it<br />
ANIE SERVIZI INTEGRATI<br />
BANDI DI GARA IN UN CLICK<br />
Continua la convenzione ANIE Servizi Integrati<br />
e IMQ per la promozione del servizio<br />
di segnalazione delle gare d’appalto<br />
In un’unica e-mail la segnalazione di tutte le gare di appalto<br />
pubblicate sugli organi ufficiali nazionali e comunitari, per lavori,<br />
forniture e servizi. È questo il “servizio di segnalazione<br />
gare” di Anie Servizi Integrati, che viene proposto ai clienti<br />
IMQ a condizioni agevolate.<br />
Il servizio segnala quotidianamente le gare d’appalto a livello<br />
nazionale e comunitario per lavori, forniture e servizi. Grazie<br />
ad un’approfondita conoscenza dei settori elettronico, hightech<br />
e settori contigui, il servizio è in grado di fornire un’informazione<br />
specifica ma soprattutto mirata. Un sistema<br />
sofisticato di profilazione dell’utente consente di segnalare<br />
solo i bandi di interesse.<br />
L’abbonamento comprende, oltre all’invio quotidiano dei<br />
bandi, una serie di servizi a valore aggiunto gratuiti<br />
In particolare:<br />
- Sportello Appalti: risposta via e-mail a quesiti sulla partecipazione<br />
alla gara<br />
- Newsletter “Appalti Oggi”: bollettino mensile di informazione<br />
e aggiornamento<br />
- Segnalazione dei vincitori di gara<br />
Il Servizio offre, a chiunque sia interessato, un periodo di<br />
prova assolutamente gratuito della durata di un mese, al termine<br />
del quale può decidere o meno di sottoscrivere l’abbonamento.<br />
Per informazioni:<br />
Assistenza commerciale<br />
tel. 023264290<br />
gare.commerciale@anie.it<br />
63
BREVI IMQ<br />
Calendario IMQ 2010<br />
Nel calendario IMQ 2010 Ampère veste i panni dell’investigatore:<br />
il detective della qualità. Quella verificata e certificata<br />
da sempre dalle società del Gruppo IMQ. Nel<br />
corso dei 12 mesi i grandi investigatori polizieschi del cinema,<br />
della Tv e della letteratura - tenenti, detective privati,<br />
ispettori famosi - vengono via via interpretati dalla<br />
nostra mascotte. Personaggi di grande intuito e sempre<br />
attenti ad ogni dettaglio: la stessa attitudine che caratterizza<br />
gli operatori del Gruppo IMQ, sempre pronti a<br />
verificare e certificare la qualità, l’efficienza e la sicurezza<br />
all’interno delle aziende e nelle case degli italiani. Una<br />
missione portata avanti ogni giorno con passione e creatività.<br />
Nuovo sito IMQ<br />
Pronti per una nuova navigazione? E allora appena possibile,<br />
con il nuovo anno, collegatevi al sito www.imq.it,<br />
Lo ritroverete completamente ristrutturato e rinnovato.<br />
Nuova grafica, nuova alberatura, nuova modalità di interrogazione.<br />
Il tutto con un unico obiettivo: rendere<br />
tutti i servizi e le informazioni offerte da IMQ di rapido<br />
accesso e facile consultazione. Per vedere se ci siamo riusciti<br />
vi aspettiamo per un giro on line. Buona navigazione.<br />
Gli auguri di IMQ<br />
Una Renna che per Natale chiede dei parazoccoli antiscivolo<br />
e antincendio, Babbo Natale che esprime il desiderio<br />
di una slitta con air-bag e climatizzatore, un albero<br />
di Natale che la notte del 24 dicembre vorrebbe avere<br />
sulla sua cima una stella vera e un biscotto natalizio che<br />
vorrebbe un forno in grado di moltiplicarlo il più velocemente<br />
possibile.<br />
Sono i divertenti auguri di IMQ per il Natale 2009. Giocati<br />
sull’ironia, su una grafica che rispetta i canoni classici<br />
del Natale e su una piccola idea in più: il biglietto, infatti,<br />
può essere ritagliato creando dei simpatici segnalibri da<br />
utilizzare per le vostre letture.<br />
Pubblicità IMQ<br />
We love you! È questa l’head line della campagna<br />
stampa voluta da IMQ per concludere il 2009 e iniziare il<br />
nuovo anno con un pensiero di amore.<br />
We love you. E sapete perché? Perché portiamo sicurezza<br />
e qualità nelle vostre case e nella vostra vita quotidiana.<br />
Perché lavoriamo concretamente per il rispetto dell’ambiente.<br />
E lo facciamo da quasi 60 anni, sempre con la<br />
stessa passione. Ogni giorno. Se questo non è amore...<br />
La campagna sarà pubblicata su Corriere della Sera e Il<br />
Sole 24 ore.<br />
64<br />
IMQ NOTIZIE N. 90
CURIOSITÀ<br />
15 COSE DA NON FARE (IN BARCA)<br />
I marinai sono superstiziosi?<br />
Molto. E per questo è bene<br />
ricordare i principali comportamenti<br />
da evitare<br />
quando si sale a bordo.<br />
1) indossare abiti di un<br />
altro marinaio<br />
2) fare cadere fuori bordo<br />
un bugliolo o una scopa<br />
3) imbarcare un ombrello,<br />
bagagli di colore nero e<br />
fiori<br />
4) guardare alle proprie<br />
spalle quando si salpa<br />
5) salire a bordo della nave<br />
con il piede sinistro<br />
6) poggiare una bandiera<br />
sui pioli di una scala o ricucirla<br />
sul cassero di<br />
poppa<br />
7) lasciare le scarpe con la<br />
suola verso l’alto (presagio<br />
di nave capovolta)<br />
8) accendere una sigaretta<br />
da una candela<br />
9) evitare il suono prodotto<br />
dallo sfregamento<br />
del bordo di un bicchiere<br />
o di una tazza<br />
10) evitare il rintocco della<br />
campana di bordo se<br />
non mossa dal rollio<br />
11) pronunciare le parole:<br />
verde, maiale, uovo, tredici,<br />
coniglio<br />
12) parlare di una nave affondata<br />
o di qualcuno<br />
annegato<br />
13) cambiare nome a una<br />
barca o battezzarla con<br />
un nome che finisce con<br />
la lettera “a”<br />
14) indossare un orecchino<br />
d’oro (usanza antica che<br />
serviva a coprire le spese<br />
di sepoltura qualora il<br />
marinaio fosse deceduto)<br />
15) toccare il solino o la<br />
schiena di un marinaio<br />
Ma soprattutto, tutti concordi<br />
superstiziosi e non: in<br />
barca è vietato augurare<br />
buona fortuna.<br />
Benvenuto invece il classico<br />
“in bocca al lupo” o, ancora<br />
meglio, “buon vento”!