guido-von-list-il-segreto-delle-rune-das-geheimnis-der-runen-italiano
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Incredib<strong>il</strong>mente questi antichi geroglifici, le cui radici risalgono al periodo precristiano dei<br />
primi germani e ariani, oggi sono in piena fioritura. Hanno raggiunto la loro scienza<br />
specifica, che viene tutt’oggi praticata, e la loro propria arte, entrambe con le proprie leggi<br />
e sv<strong>il</strong>uppi sti<strong>list</strong>ici. Questo sistema ha anche una ricca letteratura, ma - e questo è l’aspetto<br />
più tragicomico - senza che i guardiani e conservatori di questa scienza e arte abbiano la<br />
minima idea di che cosa stiano studiando e sv<strong>il</strong>uppando (2)!<br />
Poiché c’erano, e ancora ci sono, centinaia di simboli runici, <strong>il</strong> loro numero esatto non è<br />
stato ancora determinato. In ogni caso, da tutta quella massa, ne sono stati usati come<br />
lettere in senso mo<strong>der</strong>no solo una trentina.<br />
Attualmente quindi questi simboli grafici sono stati suddivisi in due gruppi, le ‘<strong>rune</strong>-lettere’<br />
e le ‘<strong>rune</strong>-geroglifiche’, entrambi conservati e sv<strong>il</strong>uppati nella loro propria peculiarità<br />
secondo differenti linee di sv<strong>il</strong>uppo successive alla separazione. Tutti questi simboli sono<br />
<strong>rune</strong>, ma oggi solo le ‘<strong>rune</strong>-lettere’ vengono così definite, mentre le ‘<strong>rune</strong>-geroglifiche’ da<br />
quel momento in poi non sono più consi<strong>der</strong>ate come effettivi segni grafici.<br />
A causa di questa differenziazione verranno chiamati ‘segni sacri’ o ‘geroglifici’. Si noti che<br />
la parola ‘geroglifico’ era già presente in Ario antico nella forma ‘Hiroglif’ (3), e aveva già <strong>il</strong><br />
suo significato prima che le venisse dato dal linguaggio greco.<br />
Le ‘<strong>rune</strong>-lettere’, che per brevità d’ora in poi chiameremo semplicemente ‘<strong>rune</strong>’, non si<br />
sono sv<strong>il</strong>uppate ulteriormente e hanno mantenuto non solo le loro forme lineari semplici,<br />
ma anche i loro nomi monos<strong>il</strong>labici. Al contrario i ‘segni sacri’ furono continuamente<br />
modificati sulla base <strong>delle</strong> loro antiche forme lineari e furono trasformati in forme<br />
ornamentali più rifinite e complesse. Vennero anche diversamente modificati <strong>il</strong> nome e <strong>il</strong><br />
significato di cui erano simbolo, e di cui sono tutt’oggi, e vennero ampliate e perfezionate<br />
parallela- mente allo sv<strong>il</strong>uppo del linguaggio.<br />
La narrazione mitologica “Runatàls-thattr-Odhins” (La saggezza di Odino [letteralmente, Il<br />
racconto <strong>delle</strong> <strong>rune</strong> di Odino]) dell’Edda riporta 18 <strong>rune</strong> come ‘simboli per scrivere’;<br />
tuttavia viene descritta ancora la loro discendenza dai ‘segni sacri’ nello stesso senso dei<br />
successivi ‘caratteri magici’ o ‘sig<strong>il</strong>la spiriti’. Qui viene offerta l’interpretazione di quel carme<br />
magico in modo da svelare ulteriormente <strong>il</strong> vero <strong>segreto</strong> <strong>delle</strong> <strong>rune</strong>.<br />
Nessun altro racconto dell’Edda offre una così chiara interpretazione dell’antica visione<br />
cosmica ariana relativamente al rapporto tra spirito e materia, tra Dio e Tutto - e<br />
attraverso l’arianità porta decisamente alla conoscenza della ‘diade bifidica-biunica’<br />
[Zweispàltig-zweieinige Zweiheit] nel microcosmo e nel macrocosmo - come l’“Havamal” e<br />
<strong>il</strong> “Runatals-thattr-Odhins” in esso incluso (w. 139-165).<br />
Il continuo e progressivo evolversi dell’Ego (Ich = Io) rimane sempre nel gioco dell'eterna<br />
trasformazione dal ‘nascere’ all‘essere’ e da qui al ‘passaggio al non essere’ per pervenire a<br />
un nuovo ‘nascere a un essere futuro’; ed è in questa trasformazione evolutiva infinita che<br />
Wuotan, come <strong>il</strong> Tutto e i singoli individui, rimane eternamente compreso. Questo Ego è<br />
indissolub<strong>il</strong>mente legato allo spirituale e al materiale, alla diade bifidica-biunica prima<br />
definita, ed è costante e immutab<strong>il</strong>e. In questo modo l’“Hâvamâl” - “Il carme dell’Alto<br />
(Odino)” - ritrae Wuotan con un esaltato misticismo come se fosse l’immagine speculare<br />
sia del Tutto che dell’individuale.