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La locandiera

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MIRANDOLINA: Sì, caro Fabrizio, a voi in presenza di<br />

questi cavalieri vo' dar la mano di sposa.<br />

CAVALIERE: (Oimè! Con colui? non ho cuor di soffrirlo).<br />

(Da sé, smaniando.)<br />

CONTE: (Se sposa Fabrizio, non ama il Cavaliere). (Da<br />

sé.) Sì, sposatevi, e vi prometto trecento scudi.<br />

MARCHESE: Mirandolina, è meglio un uovo oggi, che<br />

una gallina domani. Sposatevi ora, e vi do subito dodici<br />

zecchini.<br />

MIRANDOLINA: Grazie, signori, non ho bisogno di<br />

dote. Sono una povera donna senza grazia, senza brio,<br />

incapace d'innamorar persone di merito. Ma Fabrizio<br />

mi vuol bene, ed io in questo punto alla presenza loro<br />

lo sposo...<br />

CAVALIERE: Sì, maledetta, sposati a chi tu vuoi. So<br />

che tu m'ingannasti, so che trionfi dentro di te medesima<br />

d'avermi avvilito, e vedo sin dove vuoi cimentare<br />

la mia tolleranza. Meriteresti che io pagassi gli inganni<br />

tuoi con un pugnale nel seno; meriteresti ch'io<br />

ti strappassi il cuore, e lo recassi in mostra alle femmine<br />

lusinghiere, alle femmine ingannatrici. Ma ciò<br />

sarebbe un doppiamente avvilirmi. Fuggo dagli occhi<br />

tuoi: maledico le tue lusinghe, le tue lagrime, le tue<br />

finzioni; tu mi hai fatto conoscere qual infausto potere<br />

abbia sopra di noi il tuo sesso, e mi hai fatto a costo<br />

mio imparare, che per vincerlo non basta, no, disprezzarlo,<br />

ma ci conviene fuggirlo. (Parte.)<br />

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