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il caso della Galleria Corsini

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gli appartamenti del secondo piano abitati dagli altri membri <strong>della</strong> famiglia. Nel 1784 i quadri esistenti nel<br />

palazzo <strong>della</strong> Lungara ammontavano a 401 al primo piano e 327 al secondo. L’aumento del numero dei<br />

quadri al primo piano è dovuto certamente alla modifica dell’appartamento già di Neri Maria, occupato<br />

dal cardinale Andrea dopo la morte del prozio e ampliato a otto sale nel 1777-1779. Ciò conferma che<br />

anche gli altri membri <strong>della</strong> famiglia contribuirono ad accrescere <strong>il</strong> patrimonio artistico fam<strong>il</strong>iare.<br />

La nomina del principe Tommaso <strong>Corsini</strong> senior a senatore di Roma nel 1818 determinò <strong>il</strong> ritorno<br />

dei <strong>Corsini</strong> alla Lungara dopo un’assenza più o meno continuata di circa venti anni. Egli, come<br />

già detto in precedenza, si prese molta cura <strong>della</strong> residenza romana. Nel 1829 Tommaso senior, con<br />

l’istituzione del fedecommesso, che vincolava, tra l’altro, 484 quadri <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> e altri 126 oggetti<br />

tra busti e statue, r<strong>il</strong>ievi, bronzi e varie suppellett<strong>il</strong>i, fissò per sempre <strong>il</strong> futuro <strong>della</strong> collezione.<br />

Fino al 1883, anno <strong>della</strong> donazione allo Stato, è diffic<strong>il</strong>e seguire gli incrementi <strong>della</strong> raccolta<br />

in quanto gli inventari sono principalmente relativi ai quadri <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> del primo piano dove<br />

erano dislocati in nove sale. In ogni <strong>caso</strong>, se nel 1883 i quadri registrati erano 606, si deduce<br />

che, rispetto a quanto registrato nel fedecommesso del 1829, ben 122 dipinti furono aggiunti in<br />

<strong>Galleria</strong>, provenienti o dagli altri appartamenti o dal mercato antiquario, come I dodici Apostoli<br />

di scuola fiorentina e un S. Girolamo allora attribuito al Guercino, entrambi acquistati dalla vendita<br />

Fesch (1845), e quelli dei cosiddetti primitivi comprati dal principe Tommaso junior nel<br />

1868 dalla zia Luisa Scotto <strong>Corsini</strong>. Tra gli altri si possono ricordare la tavola con la Madonna<br />

col Bambino, Santi e Storie di Cristo, detta allora i «Misteri», di Giovanni da M<strong>il</strong>ano (1355 ca.);<br />

l’Incoronazione <strong>della</strong> Vergine dell’Orcagna. Unica eccezione <strong>il</strong> trittico del Beato Angelico, presente<br />

nella raccolta dalla metà del XVIII secolo circa.<br />

La vita <strong>della</strong> collezione nel corso del XIX secolo si svolse nel segno di una oculata gestione affidata alle<br />

dirette cure dei principi <strong>Corsini</strong>. Molte le documentazioni di restauri<br />

dei quadri cui fecero da soprintendenti anche rinomati pittori quali<br />

Tommaso Minardi.<br />

La <strong>Galleria</strong> era regolarmente aperta al pubblico, tanto che i <strong>Corsini</strong><br />

provvidero a far stampare un elenco dei quadri esposti in italiano e in<br />

francese. I visitatori d’obbligo erano gli appassionati, gli studiosi, tra<br />

cui Giovanni Morelli che la visitò più volte, nonché gli artisti. Infatti,<br />

la pinacoteca costituiva un ut<strong>il</strong>e strumento didattico per i pittori che<br />

volevano esercitarsi sugli antichi maestri.<br />

Verso <strong>il</strong> 1872 Tommaso <strong>Corsini</strong> junior maturò la decisione di<br />

trasferire a Firenze la biblioteca e la pinacoteca. Proprio le difficoltà<br />

insite in questo progetto lo consigliarono a trovare una soluzione<br />

diversa: vendere l’immob<strong>il</strong>e allo Stato italiano e cedere in donazione<br />

le <strong>il</strong>lustri raccolte ivi conservate. A seguito <strong>della</strong> donazione<br />

<strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> e <strong>della</strong> Biblioteca <strong>Corsini</strong>ana allo Stato, i <strong>Corsini</strong><br />

inviarono a Firenze i quadri e le sculture esclusi dal lascito: 314<br />

A. David, Ritratto di Neri Maria <strong>Corsini</strong><br />

junior, Roma, Biblioteca <strong>Corsini</strong>ana<br />

nel 1883 e altri 128 circa nel 1889, dopo la morte <strong>della</strong> principessa Luisa Scotto <strong>Corsini</strong>, la quale<br />

abitò l’appartamento settentrionale del secondo piano fino alla morte. In totale circa 442 opere,<br />

come risulta da una relazione di Andrea <strong>Corsini</strong>, figlio di Tommaso junior, conservata nell’archivio<br />

<strong>Corsini</strong> di Firenze. Se si sommano ai 606 quadri e ai numerosi pezzi scultorei (115) rimasti a Roma<br />

si può concludere che la collezione <strong>Corsini</strong> aveva raggiunto, nell’ottavo decennio del XIX secolo, la<br />

ragguardevole consistenza di oltre m<strong>il</strong>le opere. Gli oggetti d’arte finiti a Firenze (tra cui lo splendido<br />

Ritratto di Neri Maria <strong>Corsini</strong> del Rigaud e i busti di Clemente XII di François Bouchardon e di<br />

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