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il caso della Galleria Corsini

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Quello che sono riuscito a capire è:<br />

1) che si intende creare una grande <strong>Galleria</strong> Nazionale da allineare, non so proprio come, agli<br />

Uffizi;<br />

2) che per attuare <strong>il</strong> progetto è indispensab<strong>il</strong>e avere a disposizione soprattutto una decina di<br />

opere importanti possedute dalla <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong>;<br />

3) che con questa operazione si intende alleggerire la carenza di personale di custodia;<br />

4) che la <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong>, infine, deve scomparire perché poco frequentata.<br />

Sul primo punto è evidente che l’operazione risulterebbe irrealizzab<strong>il</strong>e. Voglio sperare che sia solo<br />

una sparata giornalistica. D’altronde una <strong>Galleria</strong> Nazionale esiste già anche se divisa in due sedi.<br />

Se per qualche motivo si vuole eliminare una direzione, lo si può tranqu<strong>il</strong>lamente fare. Per renderla<br />

“grande” basterebbe esporre le oltre duem<strong>il</strong>a opere che la sede <strong>della</strong> Barberini possiede e, semmai,<br />

procedere ad una seria politica di acquisti.<br />

Sul secondo punto si può dire che non bastano alcuni capolavori per definire grande un museo.<br />

Il resto <strong>della</strong> collezione <strong>Corsini</strong> infatti non porterebbe niente di nuovo alla Nazionale che è già ricca<br />

di opere sei-settecentesche.<br />

Sul terzo punto, l’aggiunta di una decina di custodi non risolverebbe la carenza di tale personale<br />

alla Nazionale che dovrebbe comunque aprire altre sale. Per risolvere questo problema che interessa<br />

tutto <strong>il</strong> Polo ed è generalizzato, occorrerebbero ben altri provvedimenti.<br />

Sul quarto ed ultimo punto si può dire che <strong>il</strong> bacino di utenza <strong>della</strong> <strong>Corsini</strong>, in condizioni di apertura<br />

normale, è intorno ai 15 m<strong>il</strong>a visitatori annuali che, convengo, non sono molti, ma posso dire con sicurezza<br />

che si tratta per lo più, di visitatori colti, molti dei quali stranieri e non gestiti dalle agenzie di viaggio.<br />

È rozzo pensare che la vitalità di un museo si valuti sulla base delle presenze. Se così fosse dovremmo<br />

chiudere la gran parte degli Istituti pubblici. Mi sembra quindi evidente che l’operazione obbedisce a puri<br />

criteri di immagine e pubblicitari che non hanno niente da spartire con corrette valutazioni critiche.<br />

In quanto poi ai progetti riguardanti gli spazi che resterebbero vuoti a Palazzo <strong>Corsini</strong>, girano notizie,<br />

non si sa bene quanto fondate, comunque divergenti e velleitarie. Si parla di voler adibirli a mostre temporanee<br />

o a sede di un museo tipologicamente diverso. Già mantenere questi spazi sarà pressoché impossib<strong>il</strong>e<br />

perché <strong>il</strong> loro possesso era motivato solo dalla presenza <strong>della</strong> collezione. Ma anche ammettendo <strong>il</strong> contrario,<br />

quale senso avrebbe ricostruire un museo diverso? L’operazione andrebbe fatta sempre coi materiali<br />

<strong>della</strong> Nazionale, quindi tanto varrebbe mantenere quelli già in sede. A meno che l’intenzione non sia quella<br />

di sgombrare Palazzo Barberini delle opere d’arte applicata. Anche questo però mi sembra un errore grossolano<br />

perché questi materiali sarebbero incomprensib<strong>il</strong>i a Palazzo <strong>Corsini</strong>, mentre verrebbero valorizzati<br />

proprio a Palazzo Barberini che ha già un appartamento settecentesco perfettamente arredato e intatto.<br />

In questi mesi di personale riflessione sulla questione, mi è venuto anche <strong>il</strong> sospetto, che ci sia nel<br />

progetto di accorpare le collezioni, <strong>il</strong> segreto movente di agevolare l’accesso dei privati alla gestione del<br />

museo. Mi spiego: la riunione su una unica sede dei fondi <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> Nazionale alleggerirebbe <strong>il</strong><br />

peso economico di una gestione privatistica su entrambe le sedi. Sia ben chiaro, io non sono contrario<br />

all’ingresso dei privati, anzi, credo che non ci sia altro da fare allo stato dei fatti, ma non in questo modo<br />

si dovrebbe affrontare un argomento che ormai interessa gran parte, se non la totalità dei nostri musei.<br />

Non è cioè contraendo l’offerta degli spazi museali e concentrando in pochi istituti l’afflusso dei visitatori<br />

che si possono risolvere i problemi <strong>della</strong> gestione dei musei. Non voglio entrare nella questione del<br />

collezionismo. Sarebbe come giocare in casa e ben pochi potrebbero opporsi ad argomenti peraltro noti<br />

a tutti. Voglio invece entrare nella logica di quanti vedono come un peso insostenib<strong>il</strong>e la persistenza di<br />

una collezione storica che, per continuare a vivere, avrebbe bisogno di poco, di non più di alcuni custodi<br />

(quattro per l’esattezza). Per giustificare questo deprecab<strong>il</strong>e progetto, non si è fatto altro che rispolverarne<br />

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