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il caso della Galleria Corsini

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si è già accennato, la fine di una delle più famose collezioni private <strong>della</strong> capitale, ma si evitò così <strong>il</strong><br />

paventato rischio dell’allontanamento da Roma di un importante patrimonio storico-artistico raccolto<br />

a partire dal XVII secolo da vari membri <strong>della</strong> celebre famiglia.<br />

Si realizzò quindi una positiva convergenza d’interessi che portò al trasferimento del prestigioso<br />

immob<strong>il</strong>e allo Stato e al munifico atto di donazione <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> e <strong>della</strong> Biblioteca <strong>Corsini</strong>. La<br />

<strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong> e la Biblioteca <strong>Corsini</strong>ana, divenute dunque per una fortunata congiuntura patrimonio<br />

pubblico, costituiscono oggi una concreta e peculiare testimonianza del mecenatismo e del<br />

collezionismo di una delle più note casate italiane.<br />

Il primo direttore <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> ex <strong>Corsini</strong>, dopo la reggenza di Scipione Tadolini, fu Adolfo<br />

Venturi che la diresse dal 1898 al 1904 adoperandosi moltissimo per la promozione <strong>della</strong> nuova<br />

istituzione museale pubblica. Egli per primo fu convinto assertore che la <strong>Galleria</strong> ex <strong>Corsini</strong><br />

dovesse rimanere una collezione chiusa, per le sue prerogative storiche<br />

e per non essere confusa con le acquisizioni successive che lo Stato<br />

italiano avrebbe operato. Ciò risulta da documenti inediti in corso di<br />

pubblicazione da parte di chi vi parla.<br />

A Roma, ho già accennato all’inizio, la <strong>Galleria</strong> Nazionale d’Arte Antica<br />

fu istituita per decreto nel giugno del 1895 a seguito dell’acquisizione di<br />

altri due significativi nuclei di dipinti come i fondi Torlonia e Monte di<br />

Pietà, che non avevano ormai più una loro sede. Ancora resta traccia <strong>della</strong><br />

sistemazione dei quadri Torlonia in <strong>Galleria</strong>. Successivi doni e acquisti<br />

sporadici, tutti confluiti in Palazzo <strong>Corsini</strong> (Odescalchi, Colonna di<br />

Sciarra, Chigi, Cervinara, ecc.) furono poi spostati in Palazzo Barberini<br />

quando nel 1949 fu acquistato per ospitare i dipinti del fondo nazionale.<br />

Da allora i quadri <strong>Corsini</strong> furono confusi e sballottati di qua e al di là del<br />

Tevere a seconda dei diversi orientamenti e gusti dei vari responsab<strong>il</strong>i <strong>della</strong><br />

<strong>Galleria</strong> Nazionale.<br />

Solo dagli anni ’80 del Novecento, al tempo del Soprintendente<br />

G.B. Tassara, Ritratto del principe<br />

Tommaso <strong>Corsini</strong> junior,<br />

Roma, Accademia Nazionale<br />

dei Lincei<br />

Dante Bernini, fu saggiamente deciso di ricomporre negli ambienti <strong>della</strong> Lungara la collezione originale,<br />

allontanandone quasi tutte le opere non pertinenti. L’obiettivo <strong>della</strong> attuale direzione <strong>della</strong><br />

<strong>Galleria</strong> è quello di riproporre, per quanto possib<strong>il</strong>e, la fisionomia che essa aveva nel 1883, all’atto<br />

<strong>della</strong> donazione, come fu fatto già da Federico Zeri nella ricostituzione <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> Spada dopo<br />

<strong>il</strong> suo passaggio allo Stato. Naturalmente si tratta di una ricostruzione parziale perché le opere non<br />

possono essere esposte come al momento <strong>della</strong> donazione, anche per ragioni di buona visib<strong>il</strong>ità. Di<br />

alcune poi, o si è persa traccia a seguito dei numerosissimi spostamenti subiti nel corso degli anni,<br />

o si trovano ancora in deposito esterno presso altre sedi pubbliche e di rappresentanza.<br />

Da quanto è emerso dagli studi e dalle ricerche effettuate, la fisionomia e <strong>il</strong> carattere così peculiari<br />

<strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong> vanno a mio avviso mantenuti e salvaguardati nel luogo originale dove essa si<br />

è formata. A questo fine occorre puntare al r<strong>il</strong>ancio dell’immagine del museo, così come fu fatto per<br />

la <strong>Galleria</strong> Borghese, anch’essa collezione storica ex-fedecommissaria pervenuta allo Stato con <strong>il</strong> suo<br />

originale contenitore e impegnare gli organi competenti a non fare mancare le risorse necessarie per<br />

restituire alla <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong> la fama e la dignità mantenute.<br />

ENZO BORSELLINO<br />

Docente di Museologia – Università degli Studi Roma Tre<br />

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