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il caso della Galleria Corsini

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di visitatori tutte le opere che stanno in questa sala mentre le altre sono semi deserte. Se allarghiamo <strong>il</strong><br />

discorso dal capolavoro di pittura al Bene Culturale come tale, sia esso urbanistico, sia esso architettonico,<br />

vediamo già in Italia le conseguenze distruttive di un turismo di massa: penso a Venezia, dove tutte le<br />

strade che sono normalmente frequentate dai turisti sono ormai un “paziente in fin di vita”, perché non<br />

ci sono più i negozi necessari per un tessuto urbanistico che è completamente alterato, perché gli abitanti<br />

diminuiscono sempre più lasciando <strong>il</strong> posto agli alberghi, alle pensioni, ai bed and breakfast per i turisti<br />

sempre in aumento. Questo fenomeno si comincia a verificare anche a Roma. Roma, come capitale <strong>della</strong><br />

cristianità, ha sempre avuto dei rischi perché ha sempre avuto pellegrini. Roma nel mese di ottobre scorso<br />

ha raddoppiato la sua popolazione con una massiccia presenza di turisti e l’80% di questi ha visitato soltanto<br />

i Musei Vaticani, la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna: assistiamo cioè a una concentrazione di turisti<br />

in poche vie del centro storico che inevitab<strong>il</strong>mente stanno morendo, che stanno cioè perdendo <strong>il</strong> loro<br />

aspetto originale perché sta cambiando <strong>il</strong> tessuto sociale originale. A Piazza Navona non c’è più un caffè<br />

che non sia per turisti, a Piazza del Pantheon lo stesso. Quindi in fondo penso che, per invertire questa<br />

tendenza, anche un intervento organico sui musei <strong>della</strong> città potrebbe dare un contributo in questo senso.<br />

E per progettare <strong>il</strong> futuro di tutto <strong>il</strong> tessuto museale di Roma, bisogna andare oltre <strong>il</strong> Comitato di Settore,<br />

bisogna mettersi d’accordo anche con gli Assessori al Turismo, alle Infrastrutture, al Commercio, per cercare,<br />

di differenziare e smistare questi flussi turistici. Se poi Palazzo Barberini viene preso d’assalto come gli<br />

Uffizi, esso diventa <strong>il</strong> contrario di elitario, diventa inaccessib<strong>il</strong>e, perché chi ci vuole andare per interesse non<br />

ci va più, come avviene per i Musei Vaticani dove si devono fare ore di f<strong>il</strong>a per entrare. Quindi credo che<br />

Roma con i suoi musei storici abbia un grande potenziale per poter diversificare questi flussi “distruttivi” di<br />

turisti e per offrire un programma di cultura molto diversificato e, secondo me, la <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong> si presta<br />

molto bene, non come istituzione singola ma per <strong>il</strong> contesto in cui si trova. C’è tutto <strong>il</strong> palazzo – senza<br />

voler mettere alla porta l’Accademia dei Lincei – c’è <strong>il</strong> parco dell’Orto Botanico dietro, purtroppo poco<br />

visib<strong>il</strong>e; c’è la V<strong>il</strong>la Farnesina di fronte, che viene pochissimo visitata perché ha orari strani; <strong>il</strong> parco <strong>della</strong><br />

V<strong>il</strong>la Farnesina è un parcheggio. Riqualificando tutto questo complesso di emergenze architettoniche,<br />

artistiche e naturalistiche, con un parco ben curato, con un bel ristorante, con attività varie, ad esempio<br />

concerti all’aperto, credo che si possa riuscire ad avere più visitatori alla <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong>, senza togliere<br />

nulla al futuro di Palazzo Barberini che i suoi visitatori già li ha, ma non gli vogliamo augurare di averne<br />

troppi. Si deve puntare cioè ad un turismo culturale e non ad un turismo di massa. Quindi penso che nel<br />

<strong>caso</strong> <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong> si tratterebbe di mettere insieme tutte queste competenze un po’ sparse; qui<br />

non si tratta di centralizzare le collezioni, ma le competenze, riqualificarla senza togliere nulla a Palazzo<br />

Barberini. Mantenendo come unico obiettivo la ricaduta economica, lo sbaglio è universale. Chi gestisce i<br />

soldi <strong>della</strong> cultura non può guardare alla ricaduta solo in termini di biglietti venduti, perché, come ho già<br />

detto, essa coinvolge tutto <strong>il</strong> tessuto sociale, urbanistico oltre che economico di una città.<br />

A. Algardi, Battesimo di<br />

Cristo, Roma, <strong>Galleria</strong><br />

<strong>Corsini</strong><br />

G.B. Foggini, Ratto<br />

di Proserpina, Roma,<br />

<strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong><br />

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