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il caso della Galleria Corsini

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Il d<strong>il</strong>emma tra turismo culturale e cultura cittadina<br />

Introduco tre osservazioni rapide. La prima è: una vera Collezione è una vera Collezione e, salvo<br />

emergenze, non si tocca. Siamo sempre riusciti a mantenere la <strong>Galleria</strong> Spada. La Collezione Colonna<br />

ha avuto varie vicissitudini, ma la Doria Pamph<strong>il</strong>j rimane un esempio di una <strong>Galleria</strong> che vive del<br />

suo significato originario. Qui <strong>il</strong> Bene Culturale è la <strong>Galleria</strong> e non è pensab<strong>il</strong>e, se non per questioni<br />

temporanee o di prestito, staccarne un pezzo: chi trasferirebbe un quadro da San Luigi dei Francesi<br />

o da Santa Maria del Popolo, solo per avere una collezione completa del Caravaggio? C’è da porsi<br />

realmente la questione di come sia stato possib<strong>il</strong>e giungere ad una proposta attraverso la quale un<br />

certo numero delle opere, se non tutte, <strong>della</strong> <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong>, debbano passare ad un altro museo.<br />

Ricordo che a Roma l’esempio più preclaro è la <strong>Galleria</strong> Borghese. Da quando è stata riaperta è stata<br />

fatta una fitta propaganda, tanto che <strong>il</strong> numero dei visitatori è diventato così grande che c’è stato<br />

bisogno di un razionamento. Qualcuno potrà dire: ma la <strong>Galleria</strong> di cui parliamo non è un granché<br />

rispetto a questo esempio; voglio proprio vedere chi è in grado di sostenere un giudizio sim<strong>il</strong>e. In<br />

fondo, l’Italia è piena di collezioni la cui qualità non è necessariamente la massima possib<strong>il</strong>e, ma a<br />

nessuno verrebbe in mente di disfare una collezione per rimpinguare un’altra, o di chiudere un museo<br />

in favore di un altro, magari più grande con risparmio di costi (totali? unitari? marginali? medi?).<br />

Se non si può staccare un arto da un corpo vivo, che ha una sua personalità, una sua storia e, come<br />

ci è stato raccontato, un suo significato, sarà meglio mettere a posto la <strong>Galleria</strong> <strong>Corsini</strong>, in modo<br />

che possa attrarre tutti coloro che sono interessati a vederla. E, sì, manca un po’ di parcheggio, ma<br />

tra qualche anno, ald<strong>il</strong>à del ponte Mazzini, ci dovrebbero essere 400 posti. Però, voi sapete meglio<br />

di me che siamo di fronte ad un bene culturale di quelli che non si valutano in base al numero dei<br />

visitatori. Se anche ci fosse un solo visitatore, questa <strong>Galleria</strong> dovrebbe essere mantenuta. E, per la<br />

stessa ragione, anche <strong>il</strong> Museo di Palazzo Barberini andrebbe mantenuto. Non siamo soltanto noi coloro<br />

che devono giudicare, ma un’infinita serie di generazioni che verranno dopo di noi. In più, abbiamo una<br />

responsab<strong>il</strong>ità in Italia molto seria; e a Roma in particolare, ed è che una parte del patrimonio, forse tutto<br />

<strong>il</strong> patrimonio culturale che abbiamo, non è “nazionale” o “romano”, ma è “planetario”.<br />

La seconda osservazione riguarda <strong>il</strong> tema di come giudicherebbe un’operazione del genere <strong>il</strong> resto del<br />

mondo. Noi abbiamo a Roma una città d’arte ut<strong>il</strong>izzata come un “Luna Park”, dal punto di vista culturale.<br />

Questo è vero già per molte città d’arte italiane, in particolare le più importanti: Firenze, Venezia.<br />

Si rischia a Roma di arrivare a un livello di banalizzazione di quel genere. È vero che la nostra è una<br />

città più grande, ma è anche vero che ha una gigantesca quantità di beni e di attività che ne caratterizzano<br />

la personalità. Purtroppo, l’enorme numero di turisti che si sta affacciando è orientato a visitare<br />

sostanzialmente sempre le stesse tre cose (San Pietro, <strong>il</strong> Colosseo, i Musei Vaticani), e le altre 1500?<br />

Non è possib<strong>il</strong>e non avere una politica del turismo che abbia a cuore <strong>il</strong> significato dei Beni Culturali<br />

di cui stiamo parlando. È chiaro che qualcuno dovrà segmentare questo turismo; è chiaro che è necessario<br />

evitare la congestione intorno a pochi monumenti che non sono più visti per <strong>il</strong> loro significato<br />

artistico, ma semplicemente per <strong>il</strong> loro significato simbolico. Cioè: “ho fatto una gita a Roma e ho visto<br />

<strong>il</strong> Colosseo”; oppure: “vengo a fare <strong>il</strong> viaggio di nozze a Roma e vedo anche <strong>il</strong> Colosseo”. Non è così<br />

che si fa <strong>il</strong> turismo culturale e non è così che si manda avanti la cultura. Possiamo concludere che una<br />

politica turistica intorno alla cultura ancora non si è costruita a Roma tra Comune, Provincia, Regione<br />

e Stato e bisognerà pensarci, proprio in relazione all’abbondanza dei flussi.<br />

Tuttavia, e forse non meno importante, è <strong>il</strong> fatto che sono i romani che vanno poco a vedere i loro<br />

musei con le loro bellezze artistiche, ed è qui che dobbiamo registrare una débacle di natura educativa<br />

che è poi una vera e propria colpa politica. Quando è stata fatta l’operazione sulla <strong>Galleria</strong> Borghese,<br />

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