18<strong>Campo</strong> de’ fioriEcologia e AmbienteL’acqua è un bene universale,non può essere privatizzata<strong>di</strong> GiovanniFrancolaLa risoluzione europeadel 15 marzo2006 al paragrafoprimo <strong>di</strong>chiara: “l’acquaè un bene comunedell’umanità ecome tale l’accessoall’acqua costituisceun principio fondamentaledella personaumana”, inoltrechiede “che sianoesplicati tutti gli sforzi necessari a garantirel’accesso all’acqua alle popolazioni piùpovere entro <strong>il</strong> 2015”.Ora con la privatizzazione dei servizi idrici,si assisterà sicuramente ad un rincarodelle tariffe, non solo perchè <strong>il</strong> privatodovrà far fronte a innumerevoli interventialla rete idrica, oramai obsoleta, masoprattutto perché le logiche del privatosono ben <strong>di</strong>verse da quelle pubbliche. Nonvoglio scendere in nessuna polemica, m<strong>il</strong>imito a riportare soltanto dei numeri, inmodo tale che ogni persona si possa fareun’ idea più completa su questo bene primario.Il mercato dell’acqua in Italia è unmercato alquanto interessante, intendo“acqua minerale”, in quanto ne vengonobevuti ogni anno ben 11 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> litri,che tradotto in euro si equivalgono a circa5 m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> fatturato. Ora vi faròun piccolo rapporto tra i costi <strong>di</strong> questaacqua minerale e l’acqua così detta “delsindaco”, l’acqua cioè che scorre dal nostrorubinetto <strong>di</strong> casa. Un litro <strong>di</strong> acqua mineralecosta me<strong>di</strong>amente da 0,35 a 0,40euro a litro, mentre l’acqua del rubinetto è<strong>di</strong> circa 0,001 euro per litro.E sapete le società che sfruttano le faldeacquifere potab<strong>il</strong>i cosa devono dare allacomunità? Un irrisorio “canone <strong>di</strong> coltivazione”a fronte della concessione, spesso evolentieri permanente, <strong>di</strong> un bene pubblico.In pratica quello che gli amministratoripubblici dovrebbero gestire nei migliori deimo<strong>di</strong>, si limitano a svenderlo o regalarlo aqueste vere e proprie multinazionali dell’acqua.Se nella legislazione italiana <strong>il</strong>quadro normativo stab<strong>il</strong>isce che le risorseidrominerali sono un bene pubblico, fannoparte del patrimonio in<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e delleregioni e <strong>il</strong> loro uso deve essere improntatoall’interesse pubblico, non riesco a capireperché in molte concessioni ad alcunimarchi famosi <strong>di</strong> acqua minerale figuri lascritta “perpetua”. Questo significa chequeste multinazionali fanno m<strong>il</strong>iar<strong>di</strong> vendendoacqua <strong>di</strong> tutti e lo faranno per sempre.Posso solo aggiungere che ci sonoaziende che riescono a imbottigliare ben110 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong> litri <strong>di</strong> acqua minerale ognianno, con un ricavo <strong>di</strong> circa 35 m<strong>il</strong>ioni <strong>di</strong>euro, pagando al comune dove si trova lafonte una tassa <strong>di</strong> concessione <strong>di</strong> circa 30m<strong>il</strong>a euro l’anno. Vi sembra che ci sia unaBuone Feste daproporzione tra concessioni e guadagni?Questo è solo un piccolo esempio perprendere coscienza del fatto che acquistiamoun qualcosa che, in realtà, ha dei costiassur<strong>di</strong> e ingiustificati.Non credo che la privatizzazione dell’acquaporti dei benefici, anzi, al contrario, porteràmalcontenti e reazioni non solo ideologichema concrete, e iniziative verso unreferendum abrogativo <strong>di</strong> tale legge sarannoin<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i per ristab<strong>il</strong>ire un principioben più ampio, quello <strong>di</strong> non rendere unbene universale e in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>e, un qualcosa<strong>di</strong> commerciale.
<strong>Campo</strong> de’ fiori 19Come eravamo<strong>di</strong> Alessandro SoliE’ NataleNatale,ogni volta<strong>di</strong>verso, ognivolta originale, riesce adaggrapparsi con leunghie e i denti alleantiche tra<strong>di</strong>zioni, e perquesto: è eterno. Per fortuna ancora è così,perché in questo mondo, che corre <strong>di</strong>etro aDio-internet, dove i sentimenti e i valori dell’uomovengono calpestati dal consumismosfrenato, un mondo che se ne frega dellasofferenza <strong>di</strong> chi soffre, <strong>di</strong> chi considera lavita non un dono, ma una male<strong>di</strong>zione,ebbene, ben venga <strong>il</strong> Natale, con tutte lesue tra<strong>di</strong>zioni.“ L’hai fatta ‘a carpinella pe’ ‘o presepio?”Quante volte siamo andati lungo ifossi e nelle macchie che circondano CivitaCastellana, a raccogliere “toppe <strong>di</strong> muschio”per allestire <strong>il</strong> presepio, da sempre simboloirrinunciab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> questo evento. Quantevolte abbiamo tracciato <strong>il</strong> cammino dellestatuine <strong>di</strong> gesso dei pastori verso la grotta,adoperando pietruzze e farina. Quantevolte abbiamo ritagliato la carta stagnola,per fare la stella cometa, quante volteabbiamo usato un piccolo specchio a mo’<strong>di</strong> stagno per le minuscole paperelle.Quante volte abbiamo spostato e rispostatoMaria e Giuseppe, <strong>il</strong> bue e l’asinello,quante volte abbiamo accarezzato Gesùbambino nella greppia. Tante, tantissimevolte: prima da bambini, poi da genitori,ora da nonni. E l’albero? Una volta eranoveri. I più fortunati riuscivano a prenderlonei boschi, quando la natura era incontaminata,e noi senza saperlo, pur facendopiccole mut<strong>il</strong>azioni a piante ed arbusti,provavamo profondo rispetto per essa. Ilrito del suo ornamento si ripeteva ognianno: si aprivano le scatole contenenti lepalle multicori, che avevamo riposto, benavvolte in pagine <strong>di</strong> vecchi giornali (per evitarele immancab<strong>il</strong>i rotture dovute alla frag<strong>il</strong>itàtipica del vetro soffiato), le striscief<strong>il</strong>anti, le stelline, ed <strong>il</strong> frag<strong>il</strong>issimo punteruolo,che andava inf<strong>il</strong>ato sulla sua sommità.Poi, <strong>il</strong> tocco finale, piccoli batuffoli <strong>di</strong>ovatta sparsi qua e là , tra i rami, effettocasereccio <strong>di</strong> una nevicata, così rara e tantosognata dalle nostre parti. Com’è <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>econdensare e nello stesso tempo trasmetterequeste emozioni. Allora via con qualchepennellata (strano mi sento anch’io pittore,io che non riesco, come si <strong>di</strong>ce, a fareun cerchio nemmeno col fondo <strong>di</strong> un bicchiere).Rivedo pacchetti ben incartati innastri dai colori vivaci ammonticchiati sottol’albero, che denotano la loro identità: “Iregali <strong>di</strong>Natale”. Risento i profumi che escono dallacucina la sera della Vig<strong>il</strong>ia: <strong>il</strong> fritto coi broccolie la borragine, quello del pesce arrosto,<strong>il</strong> profumo del lauro (l’alloro), sì proprioquello che ornava le teste dei vincitori nell’antichità,simbolo si grandezza ed immortalità,e che in cucina continua la sua tra<strong>di</strong>zione.Pantagrueliche mangiate insieme aiparenti: panettoni, pandori, torroni, panforti,ricciarelli, che da sempre chiudono i pastinel più classico dei mo<strong>di</strong>. Ma permettetemi<strong>di</strong> menzionare “i pangialli de’ mi’ nonna ede’ mi’ madre, o’ gnocco lercio (pasta con<strong>di</strong>tacon noci tritate, zucchero, cacao e cioccolata,servita rigorosamente fredda), i tozzettico’ e’ nocchie, e’ ciambellette vino eanice”, dolci tipici della mia terra. Si passametà giornata a tavola, poi dopo cena, specialmentealla presenza dei bambini, arrivalei: “La tombola”, gioco antichissimo cheancora affascina gran<strong>di</strong> e piccini. Intendoquella tra<strong>di</strong>zionale, quella che volevisempre vincere, e se non ci riuscivi facevisaltare con rabbia i chicchi <strong>di</strong> granturcoche avevi usato come segna numerisulla tua cartella. Chiudo con la messa <strong>di</strong>mezzanotte, quella che da sempre riescea dare un senso al Natale. Al giorno d’oggi,può sembrare una cosa anacronistica,una cosa vecchia, fuori da ogni schema,ognuno può pensare ciò che vuole, ma viassicuro che io ci sono sempre andato, econtinuerò a farlo, perché fede e tra<strong>di</strong>zione,chiamatele come volete, sono gliingre<strong>di</strong>enti in<strong>di</strong>spensab<strong>il</strong>i per una sanasopravvivenza. Buon Natale a tutti!