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il ritorno di - Campo de'fiori

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<strong>Campo</strong> de’ fiori 23DCC tÇÇ| áxÅÑÜx äxÜw|AAACorchiano - Piazza IV Novembre - Festa delle Madonnadelle Grazie - 1943. Da sx: Adele Campanelli, Primo L<strong>il</strong>li(detto “Pacchianella”), Giovanna Moretti, F<strong>il</strong>omenaCampanelli con in braccio la figlia Adele, <strong>il</strong> maritoMichele Moretti e davanti <strong>il</strong> figlio maggiore Giuseppe.Mantiene ancora intatta la sua tempra, tipicadegli abruzzesi, come abbiamo sentitoripetere più volte quest’anno, a seguito del<strong>di</strong>sastroso terremoto che ha colpito quellaterra. E’ originaria dell’Abruzzo, infatti,F<strong>il</strong>omena Campanelli, che <strong>il</strong> 17 <strong>di</strong>cembrecompirà 100 anni, conosciuta da tutti aCorchiano, come lei stessa mi ripete piùvolte, col soprannome <strong>di</strong> “F<strong>il</strong>omena la carbonara”!Nasce <strong>il</strong> 17 <strong>di</strong>cembre 1909 a Civitavecchia,poiché i suoi genitori si trovavano là in cerca<strong>di</strong> lavoro. A soli tre mesi rimane orfana <strong>di</strong>madre, a causa <strong>di</strong> una brutta febbre chestronca improvvisamente la vita <strong>di</strong> chi l’avevamessa al mondo. Il padre, poi, torna inAbruzzo e si risposa per altre due volte, malei viene cresciuta dalla famiglia <strong>di</strong> uno ziomaterno. “Quando ero <strong>di</strong>ventata gran<strong>di</strong>cella,mio padre mi voleva con sé per badare aifigli che aveva avuto dalla sua terza moglie,ma io non mi sentivo apprezzata dalla suanuova famiglia e decisi <strong>di</strong> non andare conlui”, mi <strong>di</strong>ce F<strong>il</strong>omena. Nel 1930, all’età <strong>di</strong> 21anni si sposa con Michele Moretti, l’uomodella sua vita, del quale credo si possa <strong>di</strong>reche sia ancora innamorata, benchè sia passatotanto tempo e sia rimasta vedova vent’annifa. “Ho trovato un uomo veramenteuomo”, così lo descrive, “ci siamo volutibene, abbiamo sempre lavorato insieme.Quando l’ho perso mi sono sentita sola, nonostantei figli e le loro rispettive famiglie misiano stati sempre vicini!”. Nasce subito laprima figlia, che però muore appena nata. IlFILOMENA CAMPANELLIsecondogenito è, invece, unmaschietto, Giuseppe, e poi nasceGiovanna. Quando quest’ultimaha soltanto tre mesi, F<strong>il</strong>omena eMichele decidono <strong>di</strong> lasciarel’Abruzzo, una terra che offre pocolavoro durante <strong>il</strong> periodo invernale,a causa del freddo pungente.Nel 1934 arrivano nelle campagnecivitoniche dove rimangono percirca due anni, prima <strong>di</strong> trasferirsidefinitivamente a Corchiano. Qui <strong>il</strong>marito continua a svolgere <strong>il</strong> lavoroche già svolgeva con gli altrisuoi tre fratelli in Abruzzo, quello<strong>di</strong> “carbonaro”. Acquista piccoleporzioni <strong>di</strong> bosco, vi taglia la legnae poi la brucia per rivendere <strong>il</strong> carbone,la grande fonte <strong>di</strong> energia <strong>di</strong>quei tempi. F<strong>il</strong>omena deve aiutare<strong>il</strong> marito e gira con <strong>il</strong> carrettino trale viuzze del paese, per consegnare<strong>il</strong> carbone a chi lo aveva or<strong>di</strong>nato.1 lira al ch<strong>il</strong>o, questo era <strong>il</strong>costo! “Ho servito tutte le famiglie<strong>di</strong> Corchiano, da Piazza Padellafino all’ex consorzio, dove finiva <strong>il</strong>paese. Tutti mi conoscono comeF<strong>il</strong>omena, la moglie del carbonaro,la carbonara”. Nel frattemponasce anche Adele, l’ultima figlia, della qualesi occupa per lo più la sorellina maggioreGiovanna. Quando ce n’èbisogno, poi, F<strong>il</strong>omena aiuta<strong>il</strong> marito anche nel lavoro deicampi, necessario per potertirare avanti <strong>di</strong>gnitosamentela famiglia. “Ho fatto lavorida uomo e da donna”, mi<strong>di</strong>ce ancora F<strong>il</strong>omena.Quando l’uso del carboneviene superato, la figura delcarbonaro scompare conesso. F<strong>il</strong>omena ed <strong>il</strong> marito,allora, si trovano costretti ade<strong>di</strong>carsi completamente allacampagna. “Avevamo unappezzamento <strong>di</strong> terra nellazona della Madonna delleGrazie, così, tutte le mattinepartivamo, per tornare a casa al calar delsole. Io mi caricavo <strong>il</strong> “canestro” con <strong>il</strong> pranzodel giorno sulla testa e ci avviavamo alcampo, passando per la cava scavata neltufo, <strong>di</strong> cui conosco ogni angolo”. E’ statauna vita <strong>di</strong> duro lavoro, segnata anche dalledue gran<strong>di</strong> guerre. Nella prima perse un giovanecugino, morto al fronte, mentre dellaseconda ha ancora vivo <strong>il</strong> ricordo <strong>di</strong> quandodovevano correre per mettersi al riparo dagliaerei che volavano bassi e minacciavano <strong>di</strong>bombardare <strong>il</strong> paese. Sono ricor<strong>di</strong>, questi,indeleb<strong>il</strong>i, anche dopo tanti anni!Ora F<strong>il</strong>omena si <strong>di</strong>vide tra Corchiano, dove èaccu<strong>di</strong>ta dalla figlia Giovanna, e Roma, doveF<strong>il</strong>omena oggi5 Novembre 1982vive con l’altrasua figlia Adele. “Sono orgogliosa dellafamiglia che ho avuto! I miei figli non mihanno dato mai <strong>di</strong>spiaceri ed hanno trovatopersone meravigliose, con le quali hannocostruito famiglie altrettanto belle. Mi hascosso molto la morte <strong>di</strong> mio figlio Giuseppe,che ci ha lasciati due anni fa, non avrei volutovederlo andar via prima <strong>di</strong> me”, <strong>di</strong>ceF<strong>il</strong>omena con grande amarezza. “Ringraziole mie due figlie che non mi fanno mancarenulla, mi trattano come una signora. Nonriesco più a camminare bene, vedo e sentopoco, ma mi è rimasto <strong>il</strong> “cervello”, mi ricordoancora tutto!”. Trascorre le sue giornateguardando la tv e pregando con la coronadel rosario che tiene sempre nella tasca delsuo grembiule. Ma è anche una maniaca dell’or<strong>di</strong>ne,così, molto spesso, si chiude incamera sua, svuota i cassetti, e si mettepazientemente a riporre tutto ciò che vitiene dentro. Poi passa agli oggetti che hasul comò, li rispolvera uno ad uno e li riposizionatutti or<strong>di</strong>natamente al proprio posto.Le piace mangiare tutto, ma va pazza per lapolenta, gli gnocchi e la pasta al forno, nonama troppo,invece,leuova eraccontaridacchiando:“Pensare che quandosiamo venuti a Corchianoavevamo talmente tante galline,che dovevamo andare fino CivitaCastellana per vendere le uova. Con quelloche guadagnavamo, poi, compravamo quelloche serviva per i figli e per la casa!”.Il suo carattere ancora risoluto, la sua simpatiae spontaneità, <strong>il</strong> ciuffo bianco deicapelli e lo sguardo segnato, mi ricordano unpo’ mia nonna. Mi saluta augurandomi <strong>di</strong><strong>di</strong>ventare una grande giornalista, io la ringrazio<strong>di</strong> cuore e ricambio auspicandoleancora tanta salute!Ermelinda Benedetti

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