14La comunicazione che si evolvenella pubblica amministrazioneSilviaGraviliCONTRIBUTIAttingere all’immaginario disneyanopuò dare un’idea di quelloche, fino a una trentina di annifa, era il modo di comunicaredella Pubblica Amministrazione:l’emissario del sovrano arrivavain pubblica piazza annunciato dauno squillo di tromba, leggevacon voce tonante un editto o, ancorapeggio, ne affiggeva il testosu qualche scalcinata parete, giravai tacchi dei suoi lucidissimistivali e andava via da dove eravenuto.Per i cittadini/sudditi, che loascoltavano con curiosità spessomista a disprezzo, non si trattavad’altro se non di una momentaneainterruzione <strong>delle</strong> loro attivitàquotidiane: l’amministrazionecentrale era quasi sempre“burocratica”, cioè “oscura” o“nemica”, e spesso e volentierichi la esercitava era un malvagiocorrotto che si serviva dello Statoper arricchire le proprie tasche(in fondo, già l’episodio evangelicodell’incontro tra Gesù e Leviil pubblicano rende testimonianzadell’avversione della popolazionenei confronti degli amministratoripubblici).Vi sembra un’esagerazione? Alloraponetevi questa domanda:quante volte siete andati, primadel 1° gennaio 2011, a consultarel’Albo Pretorio del vostro Comune?E cosa ci avete capito <strong>delle</strong>informazioni lette?La qualità della comunicazionetra il cittadino e le sue Istituzioniè un buon termometro della “salutedemocratica” di un Paese.Purtroppo, però, la comprensionedel triangolo virtuoso che lega comunicazione,cittadinanza e partecipazioneè, confrontato ai 150della nostra storia unitaria, unaconquista relativamente recente.Dobbiamo tornare al 1993 e allapubblicazione (a cura del Dipartimentodella Funzione Pubblica)del Rapporto sulle condizioni<strong>delle</strong> pubbliche amministrazioni,per leggere che le PA «sono “alservizio del cittadino”, che si senteperò poco “servito” da esse».Eppure, non erano mancati glisforzi legislativi per avvicinarel’amministrazione pubblica e l’esercizioattivo della cittadinanza:senza contare l’esempio lungimirantedel Comune di Bologna,che il 25 Settembre 1946 istituì,primo in Italia, un Ufficio Stampacomunale, per “raccogliere etrasmettere alla stampa cittadinatutte le notizie relative al funzionamentodell’amministrazionecomunale al fine di una sempremaggiore collaborazione tra municipioe popolazione”, è con leriforme introdotte dalle “leggiBassanini” che la comunicazionetra amministrazione e cittadiniinizia ad essere considerata unodegli elementi cruciali della modernizzazionedello Stato.In particolare, la legge n. 142 del1990 si preoccupa di rendere “effettiva”la partecipazione all’attivitàdell’amministrazione (peresempio, imponendo agli statutiregionali di stabilire “le formedell’accesso dei cittadini alleinformazioni e ai procedimentiamministrativi” o tramite l’individuazionedi un suo responsabile);mentre la legge n. 241 del7 agosto 1990 (“Nuove norme inmateria di procedimento amministrativoe di diritto di accessoai documenti amministrativi”)riconosce chiaramente il ruoloche la comunicazione svolge inchiave democratica, affermandoil diritto del cittadino ad essereinformato e il dovere della PA diinformare.E’, però, con il decreto legge n.29 del 3 febbraio 1993 che, tramitel’istituzione degli URP,si dà piena attuazione alla legge241/1990. Sostanzialmente, gliURP hanno tre finalità di base:garantire il pieno esercizio deldiritto di partecipazione, accessoalla PA e trasparenza; informarecorrettamente il cittadino sugliatti e lo stato dei procedimenti;ricercare, analizzare e suggerireassetti organizzativi e pratichecomunicative per migliorare costantementeil rapporto con l’utenza.Sul modello della Citizen’s Charteremanata nel 1991 nel Regno
15Unito e della Charte des servicespublics predisposta l’annosuccessivo dal governo francese,con la direttiva Ciampi del 27gennaio 1994 anche gli erogatoridi pubblici servizi devono attenersiai criteri di eguaglianza,imparzialità, continuità, diritto discelta, partecipazione.A chiudere il quadro normativodi riferimento, non possiamonon ricordare la recente “riformaBrunetta della Pubblica Amministrazione”(Decreto legislativo n.150/2009) che, con l’entrata invigore del nuovo Codice dell’AmministrazioneDigitale (Decretolegislativo n. 235/2010), puntaa introdurre nella PA principi dimeritocrazia, premialità, trasparenzae responsabilizzazione deidirigenti, a legare l’uso di Internetal rafforzamento della trasparenzanelle pubbliche amministrazionie ad integrare l’accessibilitàdei suoi siti web con l’efficienzanella gestione dei contenuti (soprattuttoin termini di database eContent Management Systems).Possiamo quindi affermare chela comunicazione con il cittadinoè stata finalmente riconosciutacome il punto di partenza per unacostruzione condivisa della “cosapubblica”, e non il punto di arrivodi un tortuoso percorso chesi svolge negli oscuri meandri diqualche ufficio pubblico: la comunicazioneè la chiave per esercitareattivamente la cittadinanza,cioè garantire a ciascun membrodella comunità di appartenenza lapossibilità di agire (e inter-agire)con gli amministratori in modoriconoscibile, esercitando una responsabilitàdi merito e non piùastratta.Nell’ottica del legislatore, la comunicazioneè quindi passata dauna funzione di “notifica” ad unadi “informazione” ad una di “interazione”come chiave del cambiamento.E, di conseguenza, sono mutatigli obiettivi che essa si è posta: dauna maggiore trasparenza ad unapiù efficace costruzione e veicolazionedel messaggio all’innalzamentodella qualità del dialogo(e dunque dell’ascolto) con il cittadino.Un discorso, questo, valido sia intermini di comunicazione esterna(cioè tra utente e Pubblica Amministrazione)sia in un’ottica interna(tra Pubblica Amministrazionee dipendenti).Anzi, la comunicazione internaper un ente pubblico è, a volerestremizzare, ancora più strategicadi quella esterna, per due ordinidi ragioni: banalmente, perchéil dipendente è prima di tutto uncittadino; ma soprattutto perché ildipendente è “il volto” dell’Amministrazione.“Volto” inteso siaCONTRIBUTI2011Comunicazione