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Dicembre - Direzione regionale Emilia Romagna - Agenzia delle ...

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29Una tragica storiadi donnecome se anchequattro fosserotroppi!to in un contesto più ampio , conalcune considerazioni in un’otticadi genere.MariaAntoniettaSassaniNon molto tempo fa, a Barletta,cinque giovani donne hanno persola vita per il crollo che ha travoltoun laboratorio di maglieria.Quattro di esse erano operaie diquesto laboratorio, mentre l’altraera la giovanissima figlia del titolaredella piccola azienda e sitrovava casualmente nel luogodel disastro.Il tragico episodio ha messo inluce una realtà a dir poco inquietante:lavoro “in nero” e sottopagato,norme di prevenzione esicurezza inesistenti o comunqueinadeguate , carenza di controlli avari livelli.Come sempre accade quandouna notizia è di forte impattoemotivo, la risonanza mediaticaè stata notevole ed abbiamo lettoe ascoltato una profusione dicommenti.Le operaie “clandestine” percepivanoun compenso ampiamenteinferiore a quello regolare, osservavanoorari di lavoro anchemolto pesanti, non avevano alcunacopertura assicurativa, né garanziedi continuità del lavoro,né tutele legali o di alcun altrotipo.Perfino il modestissimo salario èquasi beffardo: 3,95 Euro all’ ora,Una situazioneal di fuoridi ogni regola,che poteva essere subìta solo perassoluta necessità e che, invece,pare fosse accettata da tutti comeineluttabile fattore di una vitafatalmente difficile.Nelle interviste diffuse dai medianessuna critica è stata mossa aldatore di lavoro, neppure dall’unica operaia sopravissuta aldisastro, né dalle famiglie <strong>delle</strong>vittime, né dai loro concittadini,mentre molto più aspri sonostati i giudizi sulla mancanza dicontrolli da parte dei competentiuffici pubblici.Molti pensavano che il crollosarebbe accaduto anche se il laboratoriofosse stato in regola eche nessuna colpa poteva essereattribuita al titolare, anch’essoduramente colpito dalla perditadella figlia.Probabilmente su ogni possibilerancore prevaleva la pietà per ildolore di un padre e la solidarietàfra persone unite in unagrande disgrazia.Ma, a parte le responsabilità ole colpe (che verranno accertatenelle opportune sedi) ed il piùprofondo rispetto per la comunesofferenza , credo che questo tristissimoepisodio vada inquadra-Le vittime, infatti, erano tuttedonne e, tranne la sfortunataragazzina, tutte lavoratrici cheavevano accettato, come chissàquante altre, condizioni lavorativepesantissime e rischiose.E non è un caso che siano le donnea pagare di più il prezzo diuna crisi che pure è diffusa e generalizzata,perché è evidente cheesse rientrano fra le categorie piùindifese.Lavoratrici con scarsa forza contrattuale,forse poco organizzatee sicuramente -per cultura eper tradizioni- più inclini degliuomini al sacrificio ed alla sottomissione,pressate da un disagioeconomico-sociale così profondoda attutire anche la percezionedei loro diritti, eppure personeforti e capaci di affrontare le difficoltàdella vita con scelte decorosee degne di stima.Sono queste le donne che le necessitàhanno indotto, rassegnatepiù che consenzienti, a svolgereun lavoro clandestino e malpagato,ma onesto.Ed è soprattutto per questo chevoglio così ricordarle: giovanidonne, ciascuna con una sua storiaalle spalle e con un comunetragico destino, sfortunate e coraggiose,che hanno perso la vitama non la dignità.PARI OPPORTUNITA’2011Comunicazione

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