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Dicembre - Direzione regionale Emilia Romagna - Agenzia delle ...

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6PRIMO PIANOnon sono orientate esclusivamentea reprimere i comportamentidevianti, ma rappresentano unadiversificazione degli approccirispetto ai servizi di assistenza einformazione, che al contrario sipropongono di agevolare l’adempimento.Le due “anime” dell’<strong>Agenzia</strong>,in questo senso, convivononel comune obiettivo di favorirel’adempimento spontaneo,secondo la dottrina della spintagentile, teorizzata da RichardThaler e Cass Sunstein. Questofilone di pensiero, che ha già trovatole prime forme di applicazionenel mondo anglosassone,individua nell’apparato pubbliconon tanto un soggetto impositore,quanto un “architetto <strong>delle</strong> scelte”in grado di orientare il comportamentodei cittadini verso le sceltemigliori per sé e per gli altri, senzatuttavia imporlo di imperio.In campo fiscale, la traduzioneoperativa di questo metodo consistenel rendere progressivamentepiù facile il pagamento <strong>delle</strong>imposte, premiando gli sforzi dichi intende adempiere. Da questoapproccio deriva l’attenzionecrescente che l’<strong>Agenzia</strong> <strong>delle</strong>Entrate riserva alla dimensionequalitativa della propria azione,attraverso l’implementazione nelsistema gestionale di “indicatoridi governance” in grado di mostrarel’impatto <strong>delle</strong> attività diassistenza e di contrasto all’evasionesui comportamenti dei contribuenti.Perché questo nuovo modellodella compliance possa funzionare,ha concluso Di Capua, èindispensabile un’adeguata basedi conoscenza: conoscenza delterritorio, del tessuto economico,sociale e culturale, <strong>delle</strong> diversetipologie di contribuenti, elementiche rendono possibile calibrarel’azione amministrativa in funzionedi dinamiche e destinatarispecifici.È questa, del resto,l’esperienzadei best performersa livello internazionale,secondoJonathanPemberton, ViceDirettore del Dipartimentoperla cooperazioneinternazionalee l’amministrazionefiscaledell’Ocse. SecondoPembertonle amministrazionifiscalidevono adottareun approcciomultidimensionalee diversificatoin funzionedel contesto edella tipologiadi contribuente,agendo nontanto sulle conseguenze(l’evasionefiscale),quanto sullecause che determinanoil fenomeno evasivo, inun’ottica di prevenzione più chedi repressione. L’idea-chiave,mutuata dall’amministrazionefiscale australiana, è semplice:le azioni di chi impone la normadevono essere calibrate sulle attitudinidi chi è soggetto alla norma.Da un lato bisogna agevolareil più possibile l’adempimento,dall’altro occorre sanzionare chisi sottrae deliberatamente agliobblighi fiscali.Sull’aspetto della conoscenza siè concentrato anche l’interventodi Enrico Giovannini, Presidentedell’Istat e coordinatore del gruppodi lavoro per la riforma fiscale“Economia non osservata e flussifinanziari”. Giovannini, che hariconosciuto i notevoli progressidell’<strong>Agenzia</strong> nella “messa asistema” di informazioni e strumenti,ha sottolineato l’assenzadi una quantificazione unitariadell’evasione fiscale in Italia,suggerendo, sul modello dell’amministrazionefiscale inglese(HMRC), la pubblicazione di unrapporto annuale sull’evasione fiscale,a cura del Mef, in cui sianoforniti i dati su ampiezza e diffusionedel fenomeno, insieme allestrategie e ai risultati dell’azionedi contrasto. In aggiunta a questo,Giovannini ha suggerito ulterioristrumenti di promozione dellacompliance: dalla condivisionemetodologica di alcuni strumentidi controllo (es. studi di settore eredditometro) alla pubblicità deiredditi, fino alla razionalizzazionee stabilizzazione normativa,senza tralasciare un approcciocomunicativo più orientato a enfatizzarei contribuenti onesti chenon a stigmatizzare gli evasori.

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