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Dicembre - Direzione regionale Emilia Romagna - Agenzia delle ...

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16CONTRIBUTIcome metaforadi “ciò con cuiil cittadino concretamentesiinterfaccia” sia,fisiologicamente,come “occhi,naso, boccae orecchie”: è ildipendente cheparla con il cittadino,ascoltai suoi bisogni ele sue necessità,vede comereagisce, fiutai suoi umoried elabora perprimo le informazioniche poil’amministrazioneutilizzeràper migliorareil proprio servizio.Fin qui la teoria. Ma la pratica?Come garantire un reale ascolto<strong>delle</strong> esigenze del cittadino e deldipendente pubblico? Come renderecostante e “semanticamentesignificativo” il dialogo? Comefare in modo che la comunicazionesia realmente un “servizio dipubblica utilità”, capace cioè apportareun reale beneficio ai suoifruitori?Partendo dagli sforzi della ScuolaSuperiore della Pubblica Amministrazioneper formare amministratoridi eccellenza, degli invitidei linguisti ad abbandonare illinguaggio “arcaico, improprio,incomprensibile, tale da respingereanziché aiutare il cittadino”(così lo definiva Sabino Cassesenel 1993), non mancano casi edesperienze incoraggianti da questopunto di vista: progetti perl’amministrazione di qualità (adesempio, MiglioraPA) e la valorizzazione<strong>delle</strong> competenze,C.A.S.T. e scuole di partecipazionee di cittadinanza attiva, Lineeamiche e Care Center, portalidedicati alla diffusione di lineeguida e buone pratiche, app persmartphone che permettono difruire in mobilità dei servizi <strong>delle</strong>amministrazioni, felici casi diweb tv comunali, ecc.Eppure, leggendo i dati dell’ultimoRapporto Censis sulle CittàDigitali o il Rapporto e-Gov Italia2010 viene da chiedersi quantoancora sia lungo il percorsoverso la costruzione di un’effettivae-Democracy.E certo non aiutano i tagli e i ritardinella diffusione della bandaSilvia Gravili - Università del Salento - silvia.gravili@unisalento.itlarga nel nostro Paese, a testimonianzadi comportamenti fortementecontraddittori che, se daun lato presentano le nuove tecnologiecome chiave per la competitivitànazionale, dall’altro nepongono serie tare allo sviluppo.Cosa augurarci, allora, per i prossimi150 anni?Che entrino nella pratica quotidianae nella nostra cultura di cittadinistrumenti (come, ad esempio,ComunicAzione) che aiutanola comprensione e la trasparenzadel processo decisionale dellaPA, diffondendo una generale eprofonda presa di coscienza delruolo e del contributo che ciascunodi noi dà allo sviluppo della“cosa pubblica”, perché “comunicare”diventi realmente sinonimodi “partecipare”.

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