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Le grandi sfide tra Coppi e Bartali - Romagna Podismo

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valutato un campione, come avrebbe mos<strong>tra</strong>to neglianni successivi, ma la lunga assenza dalle corse nonpoteva non pesare.L’inizio del trentesimo Giro d’Italia non differìmolto da quello dell’anno precedente: in sintesi, <strong>Coppi</strong>,come nel ’46, partì in sordina, mentre <strong>Bartali</strong>, moltopiù brillante, non perdeva occasione per punzecchiarlosulle salite appenniniche, incrementando poco allavolta il suo vantaggio in classifica. Un primo episodioimportante era accaduto nella Torino-Genova (la stessatappa che aveva segnato in negativo per <strong>Bartali</strong> il girodel ’40). Sul passo del Caprile scatta Ortelli, <strong>Bartali</strong> gliva dietro e <strong>Coppi</strong> rimane piantato. Azione fulmineache fece guadagnare a Gino più di 2 minuti sul rivale.Quella sera, addiritura, <strong>Coppi</strong>, in preda ad una dellesue crisi di sconforto (era fatto così.... morale piuttostofragile) minacciò di ritirarsi: il vedersi staccato subito,fin dalla prima salita impegnativa del Giro, lo avevaprofondamente scosso.Un secondo episodio importante accadde nellatappa Reggio Emilia-Prato. Come 7 anni prima, sullasalita dell’Abetone (questa volta affrontata in sensoinverso) ci fu <strong>grandi</strong>ssima bagarre. <strong>Bartali</strong> dominòquella tappa da par suo, staccando nettamente <strong>Coppi</strong>sulla salita, ma Fausto, con un incredibile inseguimentonelle fasi finali riuscì a recuperare sul gruppetto ditesta, vincendo addiritura (lui che velocista non eradavvero) la volata. La maglia rosa andò tuttavia sullespalle di <strong>Bartali</strong>: i coppiani erano in lutto stretto,mentre i bartaliani esultanti già vedevano il Gino inrosa per la quarta volta a Milano. Così su <strong>Bartali</strong> siespresse in quei giorni Indro Montanelli che seguiva ilGiro per il Corriere della Sera:“<strong>Bartali</strong> è il De Gasperi del ciclismo, non perchè30

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