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Le grandi sfide tra Coppi e Bartali - Romagna Podismo

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anche se nelle gare a cronometro non brillava comeFausto. Dava il meglio di sè sui percorsi pianeggiantioppure ondulati; sulle salite di media difficoltà tenevafacilmente le ruote degli scalatori, mentre su quelle piùdure veniva inevitabilmente staccato, ma essendo uneccezionale discesista, accadeva spesso che riuscisse arecuperare in discesa quanto aveva perso in salita, avolte con gli interessi. Ancora oggi (Magni è tuttoravivo e vegeto con i suoi 89 anni) è ricordato dagliesperti come il più grande discesista di tutti i tempi.Nel ’48, anche se non era ancora molto noto alla granmassa dei tifosi, tutta concen<strong>tra</strong>ta unicamente sullevicende di <strong>Coppi</strong> e di <strong>Bartali</strong>, era certamente un ossomolto duro da rodere per chiunque.<strong>Coppi</strong> anche quell’anno, come già era accadutonei precedenti Giri del ’46 e del ’47, cominciò la corsain modo abulico e deludente, forse pensando che ildichiarato disinteresse di <strong>Bartali</strong> per la classificapotesse in qualche modo assicurargli automaticamenteil successo finale. La maglia rosa rimase per moltetappe sulle spalle prima del triestino Cottur (gregariodi Magni) e poi di Vito Ortelli. <strong>Coppi</strong> accumulò uncerto ritardo dalla vetta della classifica che si aggravòdefinitivamente nella 14^ tappa Bologna-Udine, cheMagni andò a vincere con una fuga da lontano,conquistando sia pur temporaneamente la maglia rosacon un vantaggio di oltre 5’ su <strong>Coppi</strong>. A quel puntol’unico ostacolo <strong>tra</strong> Magni e la vittoria finale eranole due tappe dolomitiche, nella prima delle quali, laUdine-Cortina d’Ampezzo, dovette cedere la maglia aCecchi. La vittoria a Cortina fu di <strong>Coppi</strong>, che come alsolito ritrovava sempre la gamba buona nei finali diGiro, ma il distacco inflitto a Magni fu minimo, solouna trentina di secondi. Tra lui e il Campionissimo42

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