Nash - Università degli Studi di Pavia

creato una miriade di finanziarie fantasma scegliendo i Caraibi; la Parmalat – o, meglio, la cd.
Parmalat “parallela”, una specie di ragnatela intessuta da società diffuse in tutti i paradisi fiscali –
aveva deciso di localizzare il terminale dell’“ufficio affari riservati” nelle Isole Cayman, che
qualcuno ha definito “armi di distruzioni di massa del risparmio”(Franzini, 2004, pp. 49-50).
Peraltro - circostanza che nella letteratura specializzata non è sufficientemente sottolineata –
le giurisdizioni più tolleranti in genere non subiscono gli effetti negativi dell’inquinamento
economico che loro stesse alimentano; inquinamento che, invece, si scarica sui paesi “virtuosi”
(secondo una sorta di politica di beggar-thy-neighbor). Cioè, le diseconomie prodotte dalle
giurisdizioni con scarsi standard di regolamentazione sono del tutto simili a quelle di un’industria
che, operando in un paese confinante a monte, inquina un fiume che scorre nel paese a valle. Al
riguardo, si possono citare tre esempi: il traffico di stupefacenti è indirettamente agevolato dalle
giurisdizioni più lassiste dove avviene il riciclaggio del denaro, ma danneggia in primo luogo i paesi
industrializzati che ne sono i principali consumatori; il terrorismo transnazionale, che riesce a
finanziarsi sfruttando l’anonimato garantito dalle banche dei centri off-shore, di solito non effettua
attentati nei paesi che ospitano tali banche 10 ; le operazioni di ingegneria finanziaria, che le società
localizzate in paesi a regolamentazione più avanzata riescono a realizzare nelle giurisdizioni
“tolleranti”, si ripercuotono sulla collettività e sul sistema economico dei propri paesi.
Le esternalità che gli stati più “rigorosi” sono costretti a subire e la tendenza al free-riding
da parte di quelle giurisdizioni – in primo luogo i “paradisi fiscali” – che di tali divari si
avvantaggiano, impongono alla comunità internazionale la realizzazione di un’architettura
economico-finanziaria volta a correggere la struttura di incentivi delle giurisdizioni “deviate”.
Creando un sistema di penalizzazioni per chi rimane fuori del club dei “virtuosi”, si riducono di
conseguenza i benefici del free-riding. In tal senso, il Patriot Act (2001) ha vietato alle istituzioni
finanziarie statunitensi di operare con le shell banks. In modo più indiretto, ma con gli stessi intenti,
la terza Direttiva comunitaria sul money laundering, attualmente allo studio, richiede una elevata
infrastrutturazione informatica ai sistemi bancari degli Stati Membri, volte a ricostruire il tracciato
dei fondi, e prevede pesanti sanzioni pecuniarie, detentive, ma anche “reputazionali” nei confronti
delle banche che non vi si adeguano.
Ma esiste anche una capacità di sfruttamento di opacità non dipendenti dalla regolazione – o
dalla macrofinanza - bensì dalla cultura e dalla prassi operative, ossia dal modo in cui le regole
vengono vissute ed applicate. Nella specie, la Parmalat ha sfruttato con dolo e “sapientemente” i
mercati finanziari globali nell’epoca successiva a quella del creazione del debito pubblico; tale
società, pur essendo un soggetto controllato da una sola famiglia ed a management familiare,
profittando di una rete di relazioni con società di revisione e di controllo (non solo italiane) e
sfruttando intensamente la affidabilità del buon nome del gruppo, legato ad un prodotto alimentare
ben accolto dai mercati, ha contato sull’ansia del sistema di rilanciare illusioni di rendimento
obbligazionario elevato in un periodo di tassi calanti. Le banche sono state a guardare, non
svolgendo a pieno nel collocamento dei titoli il ruolo di rigorosi analisti della rischiosità
10 Infatti, una delle caratteristiche strutturali dei centri off-shore è la loro stabilità politica e sociale. Cfr. Fiocca-Cosci (2004).