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attraverso le regole che istituiscono monopoli. Ed è cruciale l’informazione sui <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà<br />
per avere mercati trasparenti e consapevoli <strong>degli</strong> effetti dello sviluppo tecnologico.<br />
Va rilevato altresì che, al <strong>di</strong> là dell’assetto dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà sui beni immateriali,<br />
l’evoluzione dei mercati finanziari consente al new comer <strong>di</strong> reperire le risorse per realizzare il<br />
proprio innovativo progetto industriale e tecnico. In tal senso, vi è quin<strong>di</strong> uno stretto legame fra<br />
finanza e tecnica.<br />
Fin qui il sistema procede fisiologicamente: dove capitalismo e tecnica possono entrare in<br />
una contrad<strong>di</strong>zione esiziale per lo sviluppo e foriera <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> ricchezza, è nella tendenza<br />
dell’ideologia dello sviluppo tecnico a sopravanzare le stesse finalità dell’impresa capitalistica<br />
innescando un “delirio” da illimitata crescita quantitativa. Questo può accadere, anche qualora<br />
innovazione tecnologica e produttività rimangano in qualche misura scollate. Cioè, quando un balzo<br />
<strong>di</strong> tecnologia resta settorialmente circoscritto, senza <strong>di</strong>ffondere spillovers sulla produttività<br />
dell’intera economia e sull’offerta aggregata. Si verifica, <strong>di</strong> conseguenza, un effetto ricchezza<br />
limitato agli investitori <strong>di</strong> quello specifico settore produttivo, che, se non valutato esattamente,<br />
tende a drogare la domanda <strong>di</strong> beni, a surriscaldare il sistema dei prezzi, ad aumentare il debito<br />
delle famiglie. Viene così ad interrompersi il circolo virtuoso tecnologia-produttività-crescita.<br />
* L’in<strong>di</strong>ce Wilshire 5000 copre 6500 società. Fonte: Galimberti, F. (2002).<br />
Pertanto, la celebrazione acritica della tecnica, favorita dalla stessa struttura dei mercati<br />
finanziari (organizzati per aree geografiche e settori tecnologici) porta con sé l’affermazione del<br />
mito prometeico della crescita illimitata (mentre l’innovazione tecnologica ha sempre effetti<br />
<strong>di</strong>fferenziati e <strong>di</strong>pendenti dalle strutture proprietarie). Questo mito è spesso alla base delle più<br />
comuni illusioni finanziarie, volte a sostenere i mercati in una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> crescita dei prezzi<br />
sganciata dai valori reali, in un processo che si autosostenta e si nutre della convinzione<br />
dell’esistenza <strong>di</strong> margini <strong>di</strong> profitto generalizzati ora legati all’evoluzione tecnica dei mercati