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Valentino Chiarparin GSE Italia - Euromerci

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L O G I S T I C S F O R U MOvest-est: una partitasempre più complessa“I temi delle delocalizzazioni e dell’export sono sempre più al centrodell’attenzione delle aziende occidentali, in un mondo che la crisi haprofondamente modificato”, ha spiegato a Gubbio Marco Alberti.Per quanto riguarda l’economiamondiale, in un contesto complessivamente“mobile”, unacosa appare certa: non torneràpiù com’era prima della crisi. Certi fenomenifinanziari, chiamiamoli “allegri”,privi di qualsiasi riferimento allarealtà produttiva e anche sociale moltodifficilmente si ripeteranno, almenocon l’estensione devastante con cui siLa Cinacontinueràa essere unpaese “guida”sono affermati prima del2008. Una certezza chepossiamo definire “al negativo”,infatti sappiamo(oltre che speriamo) checerti eccessi non si verificherannopiù. In senso positivo,lo scenario è tutto da decifrare:restano da capire le strade dello sviluppoche l’economia globale, parliamoovviamente di quella “reale”, prenderà.Alcuni punti fermi sono emersi già durantela crisi, il più evidente è che quest’ultimaha colpito in primo luogo leeconomie occidentali, ossia quelle storicamentepiù forti (e più esposte alla“finanza creativa”), mentre i paesi definiti“emergenti”, con una terminologiache prima poi dovrà essere abbandonata,sono riusciti a fronteggiarla, continuandoa crescere anche se in misuraminore rispetto a un passato recente.Due fenomeni in particolare hanno segnatouna svolta nell’ultimo decennio:l’India ha più che raddoppiato il proprioPil e la Cina l’ha addirittura triplicato;i paesi “emergenti” non dipendonopiù dalla domanda interna dellenazioni ricche ma danno impulso alleproduzioni di queste ultime. Questi fenomenie questa crescita, guidata senzadubbio dalla Cina, hanno avuto ehanno ripercussioni sulle imprese occidentali,e in primo luogo su quelle europee.Come si dovranno comportare,alla luce anche dell’attuale rallentamentodell’economia cinese?A Gubbio si è parlatodi quest’aspetto, in particolarel’argomento è statotrattato in un seminarioaperto da due relazioni,una di Marco Alberti, SeniorDirector del William George Group,con una forte esperienza lavorativa siain India sia in Cina, e l’altra di AndreaGrassini, Global Supply Chain ProjectLeader del Safilo Group. Approfondiamoil tema con un’intervista a MarcoAlberti.NELLA RELAZIONE PRESENTATA A GUBBIO,LEI HA AFFERMATO CHE IL MERCATO CI-NESE RAPPRESENTA UN PUNTO DI VISTAPRIVILEGIATO PER COMPRENDERE “DOVEVA IL MONDO”. INTANTO PERÒ BISOGNE-REBBE CAPIRE BENE DOVE STA ANDANDOLA CINA. PUÒ AVERE DIFFICOLTÀ, AD ESEM-PIO PER LA CRESCITA DEL COSTO DEL LA-VORO? IN GENERALE, QUAL È LA SUAOPINIONE?❚ È vero che nei prossimi cinque anni lamanifattura in Cina perderà in buonaparte il vantaggio sul costo del lavoro dicui ha sempre goduto: i salari stannocrescendo dal 15 al 20% l’anno, le nuoveleggi sul lavoro stanno riconoscendoimportanti diritti ai lavoratori, la monetacinese, il Renminbi, si sta rivalutando(rispetto al 2007 nei confronti deldollaro americano la rivalutazione èstata del 13%) e si prevede che la rivalutazioneproseguirà. È però anche veroche la Cina ha punti di forza, ne possiamoelencare tre: sta investendo damolto tempo in infrastrutture, cosa chead esempio l’India non ha fatto, equindi ha un impianto infrastrutturaleestremamente valido; ha un sistema legalee burocratico che facilita la presenzadi imprese straniere, il governo halavorato con attenzione per favorire gliinvestimenti sia a livello di incentivi sia,appunto, a livello amministrativo-burocratico;i cinesi sono stati molto bravi acrescere sul piano della tecnologia,campo in cui hanno raggiunto standardelevati, anche per quanto riguarda i sistemicompleti nel settore dell’automazioneindustriale. Possiamo dire che adifferenza di altre aree emergenti possonogarantire una filiera di fornituracompleta, anche sulla componentistica,manca loro in questo senso solo l’ultimolivello, l’ultimo “strato”...QUESTA CRESCITA TECNOLOGICA NON PUÒESSERE UN HANDICAP PER LE AZIENDE E48

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