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pprofondisci - Associazione Luca Coscioni

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22EUTANASIA!SCELTEDI FINE VITAEUTANASIAUn tabù che si può abbattereRecuperando la pratica della nobiltà della pietà propria del CristianesimoCARLO TROILOSono convinto che la principaleriforma legislativa sul tema dellescelte di fine vita – quella cui darepriorità anche temporale - sia iltestamento biologico, che stapercorrendo faticosamente il suocammino parlamentare. Noncondivido invece le perplessitàad affrontare da subito ed in mododiretto anche il tabù della eutanasia,pur essendo pienamentecosciente della difficoltà di questabattaglia. Riassumo brevementele tre ragioni per cui pensoche si possa e si debba affrontarla.La prima riguarda la possibilitàgiuridica di introdurre l’eutanasia,limitata, nella mia proposta,al caso del malato terminale nelpieno delle sue capacità intellettive.La nostra Costituzione – cheL’impossibilità diricorrere allaeutanasiainduce ognianno 1.000malati terminalia togliersi la vitanei modi piùatrocirisale, è bene ricordarlo, al 1948 -non affronta il problema, macontiene, all’articolo 32, una norma(“Nessuno può essere obbligatoa un determinato trattamentosanitario se non per disposizionedi legge. La legge nonpuò in nessun caso violare i limitiimposti dal rispetto della personaumana”) la cui lettera ed il cuispirito sembrano tali, de jurecondendo, da consentire piuttostoche da vietare l’eutanasia.Non vi è dunque un ostacolo nellanostra Carta Costituzionale,come vi sarebbe se, ad esempio,si volesse reintrodurre la pena dimorte. E’ vero che il codice penale,all’articolo 579, punisce conpene dai 5 ai 12 anni, il “suicidioassistito”. Ma il “Codice Rocco” èstato promulgato 67 anni fa, nel1930, in pieno regime fascista, enon a caso è stato modificato sumolte materie relative ai diritti civili,seguendo l’evoluzione delcomune sentire: sono stati cosìaboliti il “delitto d’onore”, il “matrimonioriparatore” ed i reati diadulterio e concubinato. Dunque,nulla vieta, sul piano giuridicoe legislativo, di intervenire sull’articolo579, aggiungendo unterzo comma di questo tenore: “Ilmedico che aiuti un malato ad attuarela sua volontà di suicidionon è punibile se ricorrono le dueseguenti condizioni: 1) la strutturaospedaliera presso cui il malatoè in cura attesta per iscritto cheegli non è più in condizione di riceverecure che portino alla guarigioneo anche solo a un miglioramento,per cui è da consideraremalato in fase terminale; 2) il malato,conosciuta la prognosi e nelpieno della sua capacità di intenderee volere, chiede di essereaiutato ad attuare la sua volontàdi suicidio”. Il ragionamento moralee giuridico da seguire in questocaso è lo stesso che GiulianoAmato – nel difendere in un recentearticolo le legge 194 – hasvolto a proposito dell’aborto.Amato ha ricordato che la storicasentenza della Corte Costituzionale,che nel 1975 aprì la via allalegge 194, afferma “non già undiritto (n.d.r.:all’aborto) ma la liceitàpenale di una scelta tragica”.Analogamente, la ratio della miaproposta sarebbe quella non diaffermare il “diritto alla eutanasia”ma “la liceità penale” dellascelta del medico che decida diaiutare il malato terminale e lucidoad attuare la propria volontàdi morire. Dunque, nessun rischiodi una possibile – e giustamentenon voluta - “deriva eutanasica”.La seconda ragione per battersiin favore della eutanasia è che ilvero ostacolo alla sua introduzionenel nostro ordinamento giuridicosta nel concetto della sacralitàdella vita, che la Chiesa – ed ipolitici che ne seguono le direttive– oppongono da sempre adogni innovazione legislativa suitemi attinenti la vita (per l’aborto,per la ricerca sulle cellule staminaliembrionali, per l’eutanasia).Riprendo, per replicare aquesta pregiudiziale morale-religiosa– e dunque metagiuridica -quanto diceva nel lontano 1998,in un dialogo con gli studenti, uncomunista cattolico come GiovanniBerlinguer, che pure erapersonalmente contrario alla eutanasia:“Nella morale cattolicac'è, secondo me, una certa prevaricazionenei confronti della volontàdell'individuo, perché l'ideache la vita sia sacra, dono di Dio, equindi soltanto Dio possa toglierla,può limitare la decisione diuna persona, che, di fronte a sofferenzeinsopportabili, dice:. Questo, secondome, non è giusto”. Non ègiusto, cioè, che lo Stato si facciaimporre dalla Chiesa l’equazione“un peccato, un reato”, fingendotra l’altro di ignorare che i cattolici“veri”, cioè quelli praticanti eosservanti, non rappresentanopiù una maggioranza nel Paese.Se solo il 20% deimalati terminalifosse favorevolealla eutanasia,noi – nel subire ildiktat dellaChiesa –staremmonegando ognianno a 30 o 40mila personeuna “morteopportuna”.Così come non è giusto che loStato non tenga conto delle ormaiinnumerevoli indagini demoscopicheche evidenziano comeuna larga maggioranza degliitaliani sia favorevole, negli stessilimiti previsti dalla mia proposta,all’eutanasia.La terza ragione in favore dellaeutanasia, sia pure nei limiti sopraindicati, è la falsità dell’argomentosecondo cui questo temainteresserebbe un numero moltolimitato di persone. L’impossibilitàdi ricorrere alla eutanasiainduce ogni anno 1.000 malatiterminali a togliersi la vita neimodi più atroci (e trovo davverosinistra la coincidenza di questodato dell’ISTAT con le mille “mortibianche” che nel 2007 hannofunestato il mondo del lavoro, suscitandopiù che giustamentesdegno, dolore e rabbia). Ma ilnumero dei malati potenzialmenteinteressati alla eutanasiaha ben altre dimensioni. Ogni anno,in Italia, muoiono tra le 150 ele 200 mila persone per cancro oleucemia, e per lo più muoionofra indicibili sofferenze per la vergognosacarenza di cure palliative.Si tratta di malattie in cui lamorte non sopravviene di colpo,come nei casi di un infarto o di unictus violento. Inoltre, qui non c’ènessuna terapia da interrompere,nessuna spina da staccare. Quila sola liberazione può venire dallaeutanasia, perché la condannaviene pronunciata a freddo, ed èla condanna – così simile alla tortura- ad attendere per settimaneo per mesi, tra sofferenze fisichee morali, una morte ormai ineluttabile.A questi sventurati malatiterminali viene dunque negata lapossibilità di ottenere quella chePier Giorgio Welby definiva, superandoil tabù della eutanasia,“una morte opportuna”. E vienenegata anche a quelli, tra loro,che contrariamente ai cattolicinon credono che la vita sia undono di Dio, ma la consideranouna personale vicenda umanain cui ciascuno, quando ritieneche essa non sia più degna di esserevissuta, deve essere liberodi scrivere la parola fine.E’ arduo tentare una ipotesi statistica,ma non riesco a nonpensare che se anche solo il 20%di questi malati terminali fossefavorevole alla eutanasia, noi –nel subire il diktat della Chiesa –staremmo negando ogni anno a30 o 40 mila persone una “morteopportuna”. E la stessa condannala staremmo comminandoalle loro famiglie ed alle personeche li hanno amati, con uneffetto moltiplicatore che è difficileda quantificare ma è certamentedevastante.Concludo spiegando la opportunitàpolitica di una propostacome quella qui formulata.L’esperienza degli ultimi tempici ha dimostrato che i disegni dilegge di notevole latitudine ecomplessità, quali quelli relativialle unioni di fatto e al testamentobiologico, hanno enormidifficoltà a superare l’esame delParlamento. Perciò convieneproporre norme che riguardinotemi specifici e circoscritti, soprattuttoquando vi è motivo diritenere che sia possibile dar vitaa uno schieramento trasversalein Parlamento. Perché soloalla Binetti - che fa il suo mestieredi teodem - deve essere lasciataquesta libertà?. E perchétacciono, dinanzi alle inauditesofferenze di tanti malati, i laicie gli intellettuali? Dunque, comeavvenuto in passato per i tabùdel divorzio e dell’aborto, anchequello della eutanasia - se limitatarigidamente al caso delmalato terminale e compos sui- può essere abbattuto: dallaforza della ragione e dal sentimentopiù nobile che proprio ilCristianesimo, che poi troppospesso lo ha rimosso, ci ha trasmesso:la pietà.Il Don Chisciotte con lo HeadMouseSEVERINO MINGRONIs.mingroni@agendacoscioni.itVorrei vivere in un Paese dove un disabile gravissimo, che parlaancora e solo grazie ad un computer ed uno HeadMouse, nondebba preoccuparsi lui che la sua tastiera su schermo preferitasia sempre compatibile con un dato Sistema Operativo; dovenon sia lui a preoccuparsi dei suoi problemi informatici. Questopaese non è certo l'Italia, almeno fino ad ora. E così, ad oggi, mitocca fare per forza il Don Chisciotte con lo HeadMouse. E nonmi riferisco unicamente a problemi informatici. E dire che un disabilegravissimo come me vorrebbe fare solo ciò col suo Head-Mouse: navigare, ascoltare la radio, vedere la televisione, leggeree scrivere email per suo diletto. E invece, ad esempio, mi toccascrivere in Texas e alla Microsoft Italia chiedendo che la mia texanaSofType -con cui scrivo tutto- sia resa compatibile pure conVista: povero me, disabile gravissimo eppure -inutile?- Don Chisciottecon lo HeadMouse!!!

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