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I CAPITELLI ROMANI DI ALTINO * Luigi Sperti - Margherita Tirelli

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112LUIGI SPERTI - MARGHERITA TIRELLI [RdA 31re con alcuni noti complessi pompeiani del cosiddetto“periodo del tufo”) si può porre la diffusionedel tipo nella Cisalpina in un arco cronologicoche va dagli ultimi decenni del II sec. a.C. sino allaprima età imperiale 83 .Il frammento n. cat. 10 faceva parte di un esemplaredi cospicue dimensioni. L’altezza dell’abaco(cm 12) è di per sé poco indicativa per ricostruirel’altezza totale, in quanto in questa classe di materialetale rapporto varia sensibilmente, anche inesemplari più o meno coevi 84 . Nel caso in questionepossono risultare più significativi il diametro dellavoluta (cm 19) e l’altezza complessiva di abaco e voluta(cm 37), che permette di ipotizzare un capitellodi circa cm 90: si tratta quindi di uno degli esemplaridi maggior dimensioni dell’Italia Settentrionale.Esso denuncia una qualità di esecuzione e un’accuratezzanella resa dei dettagli che nell’ambito dellaCisalpina trovano pochi confronti: le volute deltipo “a corna di montone”, usualmente rese nellamedia dei capitelli di stile analogo come un bloccouniforme tangente il margine inferiore dell’abaco,sono lavorate a giorno, con le spire collegate da tassellirettangolari, e ben staccate dall’abaco stesso. Lafoglia protezionale delle volute, di norma appenaabbozzata o del tutto assente, accompagna la curvaturadella voluta e si arriccia elegantemente versol’alto toccando l’angolo inferiore dell’abaco 85 . Lafoglia d’acanto rovesciata che occupa lo spazio inferioretra una voluta e l’altra è scolpita con grandeaccuratezza, in rilievo quasi “stiacciato” 86 .Ma l’elemento di distinzione più sorprendentedel frammento altinate è la decorazione del tondinocon un kyma ionico. Nei capitelli di tipo corinzioitalico,le modanature dell’abaco rimangono quasisenza eccezione lisce. Conosco solamente due esempiche possono essere in qualche modo avvicinati:un capitello fittile, tipologicamente anomalo, dallacollezione Biscari a Catania, concluso superiormenteda un abaco che presenta la canonica successionetondino-cavetto in ordine inverso 87 ; e il notissimogruppo di quattro capitelli figurati con scene dionisiachedella Casa dei capitelli figurati a Pompei,databili intorno al 120 a.C. 88 . Mi pare tuttavia checon questi precedenti l’esemplare altinate non abbianulla a che fare: esso sembra testimoniare inveceuna commistione di forme con il repertorio ornamentaledel capitello corinzio normale di età augusteae giulio-claudia, in cui la soluzione del tondinodecorato da una successione di ovoli conosce,soprattutto nella Cisalpina, larghissimo impiego 89 .Il frammento n. cat. 10 va dunque probabilmenteascritto al gruppo, assai eterogeneo per tipologia estile, dei capitelli che documentano un attardamentodel tipo. Appartengono a questa fase esemplaridagli esiti formali molto diversi, come qualche pezzoaquileiese che conserva pur con una certa disorganicitàlo schema tradizionale 90 ; un paio di esemplarida Italica, in cui la forma usuale dell’acantoitalico si accompagna alla presenza di caulicoli 91 ;o ancora i capitelli dei grandi monumenti funerariellenizzanti di Sarsina e di necropoli del Bolognese,in cui la tradizione italica sopravvive in dettagli secondari92 . Tutti questi esemplari si datano dalla secondametà del I sec. a.C. sino ai primi decenni delsuccessivo. Nel quadro ora delineato il frammentoaltinate, per quanto permette di giudicare lo statodi conservazione, occupa una posizione a sé: si83Cfr. De Maria 1981, p. 586 ss.; De Maria 1982, p. 115 ss.; De Maria 1983, p. 345; De Maria 2000, p. 290 s. Sugli esemplariaquileiesi v. Cavalieri Manasse 1978, p. 52 ss. La maggior parte dei capitelli nord-italici qui citati appaiono nello studio dellaLauter-Bufe (1987, nn. 44, 45, 169, 193-196, Aquileia; n. 198, Udine; nn. 46, 47, 199, Milano; n. 166, Verona; n. 197, Rimini)con datazioni troppo alte, su cui v. Cavalieri Manasse 2002, p. 97.84Il rapporto tra altezza abaco e altezza totale varia all’incirca da un minimo di 1 : 4,5 sino a 1 : 8, e anche oltre: cfr. Cocco1977, p. 89 e tabella A, p. 149 s.; Lauter-Bufe 1987, p. 21 e passim; Rizzo 1984 (1988) p. 168 ss.; Portale 2002, p. 281 ss. Perla Cisalpina v. De Maria 1981, p. 584 s.85Un particolare testimoniato anche negli esemplari più antichi, come alcuni esemplari fittili al Museo di Tindari: v. Lauter-Bufe 1987, nn. 27-29, p. 17 ss., tav. 9-11.86Il n. cat. 11, che a giudicare dalla voluta superstite doveva avere la stessa altezza (se non lievemente maggiore) del n. cat.10, presenta anch’esso il dettaglio dei tasselli nelle volute “a corna di montone”, ma è di minore qualità.87Lauter-Bufe 1987, n. 205, p. 59, tav. 44 a-c: catalogato tra le “sizilische Sonderformen”, e datato nel I sec. a.C. A causa dellasuccessione non canonica delle modanature dell’abaco, il kyma ionico si trova però sotto il cavetto.88Staub-Gierow 1994, p. 73, figg. 118 ss., con precedente bibl.89V. infra, a proposito dei nn. cat. 13 e 15.90Cavalieri Manasse 1987, nn. 19-21, p. 54 ss., tavv. 8-9, e p. 166 ss.91Drerup 1972-74, in particolare p. 96 ss.92De Maria 1981, p. 604 ss.; De Maria 1982, p. 118 ss.; De Maria 2000, p. 294 ss.

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