12.07.2015 Views

I CAPITELLI ROMANI DI ALTINO * Luigi Sperti - Margherita Tirelli

I CAPITELLI ROMANI DI ALTINO * Luigi Sperti - Margherita Tirelli

I CAPITELLI ROMANI DI ALTINO * Luigi Sperti - Margherita Tirelli

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

120LUIGI SPERTI - MARGHERITA TIRELLI [RdA 31ma soprattutto in Italia meridionale e in Sicilia 159 :la conformazione delle elici a spirale, che proseguenel solco della tradizione microasiatica della primaetà imperiale 160 , e antecede il processo di atrofizzazioneche prende piede in età severiana 161 , indicauna datazione nella seconda metà del II sec. d.C.L’unico puntuale confronto in ambito norditalico ame noto è un capitello proveniente dall’area urbanadi Sarsina, e riferibile forse ad un problematicocomplesso cultuale che vide occupate maestranzeafrodisiensi 162 . Il capitello n. cat. 47 va ascritto adun intervento edilizio di modesta entità, probabilmentedi edilizia privata; ma la datazione nella secondametà del II sec. d.C. illustra eloquentementela precocità con cui giungono ad Altino prodottidestinati, nel giro di qualche decennio, ad una straordinariafortuna commerciale in tutte le regionidell’Impero: tra i manufatti di tipo microasiaticopresenti nelle Venezie, non conosco nessun esemplare,a parte questo, databile con certezza primadegli inizi del III sec. d.C. 163 .Il processo che dai primi decenni del III secoloconduce alla progressiva atrofizzazione delle elicie in seguito alla loro scomparsa si può seguire inaltri due esemplari altinati, entrambi frammentari.Il n. cat. 48 (tav. XXIV, a) conserva solo la parte superiore,con elici e volute molto ridotte e schiacciatesotto l’abaco, come appaiono in capitelli asiaticidi diversa tipologia a partire dal III sec. d.C. 164 . Nelcapitello n. cat. 49 (tav. XXIV, b) le elici sono scomparse,e il kalathos è completamente avvolto sin sottol’orlo da due corone di foglie. L’acanto spinosomantiene ancora una parvenza di naturalismo, checontrasta con la compiuta dissoluzione tettonica, tipicadella produzione bizantina. Esemplari moltosimili sia nello stile dell’acanto che nella semplificazionedell’apparato decorativo sono diffusi particolarmentea Costantinopoli e in altri centri nellapars Orientis 165 , e indicano che il capitello altinateè un prodotto di importazione, databile in età tetrarchico-costantiniana.Capitelli corinzieggiantiLa produzione di capitelli corinzieggianti è attestatada alcuni esemplari ordinari, e da un capitello(n. cat. 51, tav. XXIV, c) che per particolaritàstilistiche e l’inusuale schema decorativo costituiscesenza dubbio uno dei casi più interessanti del corpusaltinate. L’elaborata combinazione di elementivegetali che occupano i due terzi superiori del kalathosripropone forme della tradizione tardoclassicaed ellenistica che contrastano con la resa del tuttoparticolare e vernacola delle foglie d’acanto postealla base del kalathos. Il Gans pone l’esemplare inquestione in un gruppo di “Kapitelle mit Stengelvoluten”piuttosto eterogeneo, dove compaiono fiancoa fianco capitelli molto diversi nel disegno generale,nella scelta dei singoli dettagli decorativi,e nella resa dell’elemento vegetale 166 . In realtà loschema decorativo del n. cat. 51 non ha alcun precisoparallelo all’interno della produzione dei capitellicorinzieggianti romani: la struttura di base(duplice corona di otto foglie ciascuna che occupa159Pensabene 1986, loc. cit. Per due esemplari probabilmente di reimpiego nella villa del Casale a Piazza Armerina v. Pensabene1971, p. 209 s., figg. 59-60, datati “ancora nel II sec. d.C.”160Cfr. Heilmeyer 1970, p. 79 ss.; Pensabene 1973, p. 227; v. anche manufatti asiatici importati a Roma in età adrianea: Freyberger1990, n. 300, p. 125, tav. 44, a.161Pensabene 1973, p. 235 ss.; Freyberger 1990, p. 127 s.162Museo Archeologico: Santoro Bianchi 1990, n. 1, p. 40 s., fig. 31, datato nella seconda metà del II sec. d.C. Il rapporto conil cd. Phrygianum potrebbe portare ad ipotizzare che si tratti di un pezzo eseguito in loco da maestranze orientali, ma tutta laquestione andrebbe rivista, riconsiderando anche l’inusitato apparato statuario. Un frammento di capitello al Museo Archeologicodi Verona presenta elici spiraliformi che rientrano nel tipo esaminato, ma è troppo esiguo per trarne giudizi sicuri: v.<strong>Sperti</strong> 1983, n. 58, p. 61, con datazione troppo bassa (seconda metà del III sec. d.C.); mentre un esemplare a Padova, pur avvicinabilenello schema decorativo al tipo, ha elici che si discostano da quelle usuali del gruppo, e potrebbe essere consideratoun’imitazione locale: Scotton 1994, E 18, p. 167; Tosi 1994, p. 67, con datazione alla fine del III sec. d.C., comunque troppoavanzata, sia che si tratti di un prodotto di importazione che della replica di un atelier autoctono.163Aquileia: Scrinari 1952, nn. 32-39; <strong>Sperti</strong> 2005, p. 312 ss.; Trieste e Pola: Scrinari 1956, n. 30-32; Verona: <strong>Sperti</strong> 1983, nn.59-63 e p. 81 ss. La stessa osservazione vale per i capitelli di Milano: v. Belloni 1958, nn. 31-34, 39, 41-45.164Pensabene 1973, p. 235 ss.; Pensabene 1986, ad es. tipo 9, p. 312.165V. Kramer 1997, tipo 2, p. 28 ss.; sul tipo anche Kautzsch 1936, p. 49 ss. Per confronti v. Kramer 1997, ad es. p. 29 ss., figg.37 (Istanbul) 44 (Antalia), 45 (Skopje), databili tra la fine del III sec. d.C. e i primi decenni del successivo. Sull’importazionedi capitelli bizantini in Italia v. Pensabene 1972, p. 342 ss.; Pensabene 1986, p. 347 ss.166Gans 1992, p. 9 ss., nn. 1-10, figg. 1-7.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!