108LUIGI SPERTI - MARGHERITA TIRELLI [RdA 31cenni del I sec. a.C. 44 . Ma i confronti più prossimivanno cercati in Cisalpina: un paio di esemplaria Bologna 45 si diversificano da quello altinate solamenteper la differente decorazione dell’abaco eper l’assenza del viticcio sul canale delle volute;un frammento in marmo al Museo Archeologicodi Pola, databile in età augustea 46 , va avvicinatosia per lo schema decorativo che per la resa stilistica;tre capitelli rinvenuti negli scavi di via Brolettoa Milano, anch’essi di età augustea 47 , coincidonocon il pezzo in esame sin nei dettagli, da sembrarequasi prodotti di una stessa officina. Anche questiultimi, come il capitello altinate, paiono voler esibirenella scelta, nella disposizione e nella resa deisingoli dettagli decorativi l’intenzione di riproporre,attualizzandoli, i modelli della grande tradizionearchitettonica dell’Asia Minore ellenistica. Nonc’è certo bisogno di insistere sui rapporti dell’architetturadella Cisalpina – e in particolare dellaCisalpina orientale – con il Mediterraneo orientale48 . Vale la pena invece di sottolineare che nel casoin esame, mancando per quanto mi è noto esempisimili nell’Urbe, le relazioni con modelli ellenisticicui s’è accennato testimoniano probabilmente,come da tempo ipotizzato a proposito di capitellicorinzi nord-italici di epoca coeva 49 , rapporti diretticon aree di tradizione architettonica greca, senza lamediazione di Roma.Si tratta comunque di derivazioni colte ma disapore eclettico, che non escludono la compresenzadi tipologie, soluzioni e stilemi di diversa origineall’interno dello stesso manufatto. Nel caso del capitellodi Altino, il pulvino (tav. XV, d) è ornato dadue file di foglie d’acanto i cui lobi formano toccandosiuna successione di spazi triangolari, che è motivocaratteristico della decorazione architettonicaimpostasi a Roma nell’epoca del secondo triumvirato50 . Il nuovo linguaggio trova rapida diffusionein Italia e nelle province di più aggiornata culturaarchitettonica: nella Cisalpina esso viene recepito,con declinazioni originali e non sempre fedeliai modelli urbani, nella decorazione architettonicadei monumenti sepolcrali di Sarsina e di altri centridella VIII regio 51 ; mentre tra le città della Venetiasporadici esempi di stile più o meno analogo sitrovano a Padova 52 , ad Aquileia 53 , e in un capitelloal Museo Archeologico di Venezia, provenienteda Spinea 54 (tav. XVIII, c). Rispetto a questi esempituttavia, nel capitello altinate il motivo della successionedi zone d’ombra triangolari si esaspera inun disegno geometrizzante che trova i confronti piùvicini nell’acanto detto “à harpons” caratteristicodella decorazione architettonica della Gallia Narbonese,dove una serie di capitelli e trabeazioni pertinentiad edifici monumentali di età augustea – tracui in particolare le cornici dei cd. templi gemellidi Glanum, e soprattutto i capitelli del teatro di Arles– dimostra la recettività verso modelli urbani, eal contempo la capacità di elaborare tali modelli informe autonome 55 .44V. ad es. tre esemplari al Museo Nazionale Romano: v. Gallottini, Lupi 1991, nn. 115-117, p. 69 s.45Uno al Museo Archeologico, l’altro quasi uguale reimpiegato nella chiesa dei SS. Vitale e Agricola: v. Destro 1998, con bibl.precedente; considerati l’uno prodotto di età augustea, l’altro forse imitazione di età adrianea, De Maria 2000, n. 90, p. 315.46Jurkić Girardi 1970, n. 9, p. 38, tav. VII; Cavalieri Manasse 1978, p. 199 s., tav. 67; Buršić-Matijašić 1984-85, n. 4, p. 53s., tav. I.47Belloni 1958, nn. -, p. 69 ss.; Nibbi 2000, p. 188 ss., figg. 10-13, 21-22: unica differenza di rilievo, l’abaco decorato conScherenkymation.48V. ad es. Cavalieri Manasse 1977, e vari altri contributi negli atti dello stesso Convegno dedicato ai rapporti tra Aquileiae l’Oriente mediterraneo.49Heilmeyer 1970, p. 43, a proposito dei capitelli dell’arco di Augusto a Rimini e di qualche altro esemplare di area veneta;v. anche Tosi 1994, p. 60 s.50V. Heilmeyer 1970, p. 36 ss.; Pensabene 1973, p. 207 ss.; Viscogliosi 1996, p. 117 ss.51V. De Maria 1982, p. 142 ss.; De Maria 2000, pp. 291, 295.52Scotton 1994, n. A.6, p. 124, con datazione, a mio avviso troppo alta, alla metà del I sec. a.C. Il capitello faceva parte di unedificio porticato di area forense che ha restituito altri elementi architettonici (v. Tosi 1994, p. 54 ss.) e rappresenta, credo, lapiù antica testimonianza del tipo canonico della città. Un esemplare simile a Este, nei pressi di Padova, inedito, menzionatoin Heilmeyer 1970, p. 43.53V. il noto capitello corinzio riutilizzato nel Duomo come acquasantiera, da Aquileia: Scrinari 1952, n. 15, p. 27; Heilmeyer1970, p. 43; Cavalieri Manasse 1978, n. 26, p. 60, tav. 11,1 (ultimo ventennio del I sec. a.C.)54N. inv. MAV 267. Calcare. Un foro di incasso sopra l’abaco. Alt. cm 68, I corona cm 19, II corona cm 33, alt. abaco cm 8,diam. base cm 53. Menzionato in Forlati 1969, n. 17, p. 8; Heilmeyer 1970, p. 43 nota 185; Cavalieri Manasse 1978, p. 60.Ringrazio la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano per la concessione della pubblicazione della fotografia.55Fondamentale Roth-Congés 1983, in particolare p. 129 ss., fig. 33 (templi gemelli a Glanum) e figg. 35-36 (teatro di Arles);
2007] I <strong>CAPITELLI</strong> <strong>ROMANI</strong> <strong>DI</strong> <strong>ALTINO</strong>109L’esemplare n. cat. 5 si colloca all’inizio dellaserie nord-italica dei capitelli ionici “normali” conapparato decorativo riccamente sviluppato, diffusisoprattutto in età augustea e giulio-claudia. Essosi può porre in un’epoca di poco successiva alletestimonianze urbane secondo-triumvirali, probabilmentein età augustea. Come s’è detto, la resadell’acanto presenta rispetto al modello una certasemplificazione: le stesse caratteristiche ricorronoin un capitello altinate coevo, l’esemplare corinzieggianten. cat. 51, che è da ascrivere probabilmentead una stessa officina, evidentemente specializzatanella produzione di manufatti caratterizzati da unaccentuato gusto decorativo, e dalla tendenza allariproposizione colta, retrospettiva ma opportunamenteaggiornata, di modelli greco-orientali di etàellenistica. Il capitello n. cat. 5 è stato rinvenuto inlocalità Fornasotti, e documenta dunque uno deiprimi interventi monumentali significativi di etàimperiale nell’area urbana.L’impiego dell’ordine ionico nell’architetturapubblica di epoca all’incirca coeva è testimoniataanche dal frammento n. cat. 6 (tav. XVI, a, b), in calcared’Aurisina, e pertinente ad un’esemplare chea giudicare dagli elementi superstiti doveva averelo stesso schema ornamentale della fronte e medesimedimensioni del precedente. La decorazionedel pulvino con larghe foglie dal margine ondulatocostituisce una delle infinite varianti del tipo confoglie lisce o foglie d’acanto orizzontali 56 , mentreil balteo a scaglie racchiuso da una decorazione atreccia riprende un motivo di origine ellenistica 57attestato anche in capitelli ionici augustei della Cisalpina,come i già ricordati esemplari a Bologna 58 .Sulla fronte il tralcio desinente in una semipalmettaa tre lobi, posto sul canale delle volute, si sviluppacon lobi d’acanto dal margine frastagliato percorsida sottili nervature che trovano confronti in capitellicorinzieggianti della prima età imperiale 59 , da cuisi può ricavare una datazione tra la fine del I sec.a.C. e l’inizio del successivo. Come nel caso precedente,il luogo di rinvenimento di questo frammentoindica che esso va riferito ad un interventomonumentale attuato nell’area urbana (v. infra,p. 126).Dall’età augustea in poi, il capitello ionico conoscenell’architettura altinate una lunga eclissi, perricomparire in forma schematizzata in un frammentodatabile nei primi decenni del III sec. d.C.(n. cat. 7, tav. XVI, c, d). Il pezzo rientra nella categoriadei capitelli ionici lisci, nei quali l’esecuzionedell’apparato ornamentale è stata eseguita sommariamente.Tale variante riflette un processo disemplificazione dei modi di produzione che risaleal I sec. d.C. testimoniato anche per i capitellicorinzi e compositi; essa risponde sostanzialmentead esigenze di economia, come dimostra l’utilizzodi elementi architettonici abbozzati soprattutto incontesti privati di minori esigenze monumentali,quali abitazioni private e magazzini 60 . Per quantomi è noto, la produzione di capitelli ionici lisci èattestata soprattutto a Roma, Ostia e dintorni 61 . Ilpezzo altinate, eseguito in una pietra identificabileforse con un calcare nero del Triveneto 62 , è moltoprobabilmente di produzione locale, ma in ItaliaSettentrionale non mi sono noti manufatti analoghi.La cronologia di questa classe di capitelli è necessariamentearticolata in archi temporali piuttosto ampli.Il frammento in questione conserva ancora nellarappresentazione pur schematizzata delle palmettela struttura dei capitelli canonici con apparato ornamentalescolpito 63 , e trova paralleli in esemplariurbani e ostiensi databili nella prima fase di questaparticolare produzione, in età severiana 64 .Nello spazio tra pulvino e abaco sono incise rovesciatele lettere P P. La siglatura di capitelli – dima un inquadramento già in Kähler 1939, p. 14 ss. V. inoltre Heilmeyer 1970, p. 43 ss., tav. 4,1-6; Viscogliosi 1996, pp. 120,205 ss., e passim. Forme simili, tramite rapporti ancora da indagare, si diffondono nella stessa epoca in Hispania: v. da ultimoRuiz de Arbulo et al. 2004, p. 128 ss. (capitelli del teatro di Tarragona).56Bingöl 1980, pp. 82 ss., 86 ss., 100 ss.; Herrmann 1988, pp. 39 ss., 66 ss.57Bingöl 1980, p. 75.58Destro 1998, figg. 2, 5.59Gans 1992, ad es. n. 40, p. 61.60In generale sul capitello ionico liscio cfr. Pensabene 1973, pp. 239 s., 250; Herrmann 1988, p. 52 ss.61Per Roma v. Herrmann 1988, loc. cit.; per Ostia v. Pensabene 1973, n. 133 ss., p. 43 ss., e n. 182 ss., p. 49 ss.62Debbo l’informazione alla cortesia di Lorenzo Lazzarini.63V. il tipo “Schematic capital with palmette-tail on the volute”, gruppo 2, in Herrmann 1988, p. 55 ss.64Cfr. un esemplare della Schola del Traiano a Ostia, in Pensabene 1973, n. 133, p. 43, tav. XI; un capitello riutilizzato nelchiostro dei SS. Quattro Coronati a Roma, in Herrmann 1988, p. 57, figg. 96-97.
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