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I CAPITELLI ROMANI DI ALTINO * Luigi Sperti - Margherita Tirelli

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110LUIGI SPERTI - MARGHERITA TIRELLI [RdA 31solito corinzi – con lettere è un fenomeno ben attestatonel mondo romano, soprattutto a partire dalII sec. d.C. Le lettere venivano incise sulla superficiedell’abaco o della base, oppure, come in questocaso, su un lato dell’abaco. L’interpretazione di questelettere è discussa: in alcuni casi può trattarsi difirme abbreviate apposte dagli scalpellini, in altri disigle di riconoscimento utilizzate dagli ateliers perfacilitare la destinazione delle diverse partite di elementiarchitettonici 65 . Tra le testimonianze architettonichedella X regio, uno degli esempi più noti èla grande trabeazione della seconda metà o dellafine del II sec. d.C. ricostruita presso la banchinadel porto di Aquileia, la cui cornice reca incise letteregreche, interpretabili in via del tutto ipoteticacome sigle d’ordine 66 .Concludo questa rassegna dei capitelli ionici diAltino con due esemplari che costituiscono un problemaa sé. Si tratta di due capitelli a volute diagonalimolto rovinati (nn. cat. 8 e 9, tav. XVII, a, b),che facevano parte di una collezione privata formatada materiali provenienti da un’azienda agricoladell’area a nord-est di Altino attraversata dalla viaAnnia, e dunque probabilmente riferibili all’architetturanecropolare. Il resto del materiale di analogaprovenienza entrato a far parte delle raccoltedel Museo è databile soprattutto nel I sec. d.C. Idue pezzi presentano caratteristiche tipologiche estilistiche a dir poco eclettiche, e comunque difficilmenteinquadrabili nella produzione di età romana:le volute che fuoriescono oblique dal marginesuperiore dell’echino, dal sapore arcaistico, si accompagnanoad un astragalo dalle forme geometricheispirato a modelli in voga nella decorazionearchitettonica tardo-antica 67 . Il tipo di kyma ionicoarticolato in un ovolo centrale e due ovoli lateralimolto distanziati e coperti da semipalmette atrofizzateè attestato di frequente nei capitelli di IVsecolo 68 ; tuttavia lo schema qui proposto, con elementocentrale più grande che fa corpo unico conun improbabile fiore dell’abaco dal profilo trapezoidaleè, per quanto mi è noto, privo di paralleli.Egualmente inconsueta per l’età tardo-antica è ladecorazione a scanalature rudentate del sommoscapodella colonna.Un capitello al Museo Archeologico di Atri 69presenta una vaga affinità con i pezzi altinati per loschema delle volute e per la resa dell’astragalo. Maconfronti più puntuali vanno cercati a mio avvisoin capitelli del primo rinascimento veneziano cheelaborano liberamente modelli classici, come ad es.gli esemplari “ionicizzanti” disegnati da G. Buoraper il Chiostro dei Cipressi in S. Giorgio Maggiorea Venezia 70 . Non so dire ovviamente per quali viedue capitelli rinascimentali possano essere entratia far parte di una collezione di antichità romane.Va notato tuttavia che il listello del sommoscapodel n. cat. 8 presenta una resa fortemente irregolare,e altri segni di imperizia da parte dello scalpellinosi notano nell’astragalo di entrambi i pezzi.Si tratta probabilmente di manufatti di scarto, chequindi non trovarono impiego nell’edificio cui eranodestinati. Una volta confusi con il materiale dietà romana, l’effettiva (seppure superficiale) consonanzacon modelli classici fece in modo che venisseroconsiderati erroneamente antichi.Capitelli corinziCome in altri centri della Cisalpina orientale,anche ad Altino gli esempi più antichi del capitellocorinzio sono attestati nella variante italica. Misono noti solamente un paio di frammenti (nn. cat.10 e 11, tav. XVII, c, d), provenienti entrambi dallanecropoli nord-est dell’Annia: una documentazionedunque piuttosto scarna, che contrasta da unlato con la larga diffusione del tipo nella Cisalpinaorientale, dall’altro con il numero relativamenteelevato di esemplari ionico-italici. Il capitello corinzio-italicoè stato oggetto soprattutto negli ultimitrent’anni di numerose indagini, che ne hannomesso in luce, non senza posizioni in parte contrastanti,origine, diffusione e cronologia. Il tipo,di origine probabilmente siceliota, trova frequen-65In generale sul problema delle sigle v. Heilmeyer 1970, p. 20 s.; Pensabene 1973, p. 194 s.66Cavalieri Manasse 1983, p. 141 ss., e p. 144 s. sulle lettere; per la trabeazione v. anche <strong>Sperti</strong> 2003, col. 240 ss.67Sulla tipologia dell’astragalo v. Wegner 1957, p. 49 (Basilica di Massenzio).68Cfr. Herrmann 1988, ad es. figg. 207, 210, 243, 248, 252, 254-257, 260-262, 264-270.69Losito 1993, n. 327, p. 100, e nota 81.70Losito 1993, p. 147, fig. 500; il chiostro è datato 1512-1540. Il dettaglio delle volute che sorgono oblique da un kyma ionicodagli ovoli molto distanziati, con astragalo dalle forme geometriche, ricorre in qualche altro capitello di età moderna del Venetoe dell’Istria: v. una coppia di esemplari compositi di dubbia antichità al Museo Archeologico di Verona (<strong>Sperti</strong> 1983, nn.76-77, p. 77 s.), ed un capitello moderno impiegato nel lato Sud della Porta Gemina di Pola (Fischer 1996, tav. 14.c).

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