124LUIGI SPERTI - MARGHERITA TIRELLI [RdA 31(tre corinzi ed uno composito) conservati al MuseoProvinciale di Torcello 196 , la cui origine dal vicinocentro romano sembrerebbe se non altro verosimile:i pezzi sono datati tra la fine del I sec. d.C. e laprima metà del successivo, un periodo della storiadella decorazione architettonica altinate che presentaassai scarne attestazioni.Al periodo tardo-repubblicano va ricondotto ungruppo di capitelli numericamente esiguo. L’esemplarepiù antico è probabilmente il capitello ionicon. cat. 1, che faceva parte di un monumento funerariorisalente forse alla prima metà del I sec. a.C. 197 .L’architettura altinate di epoca tardo-repubblicanaè mal documentata ‒ come peraltro accade nellamaggior parte dei centri della Cisalpina 198 ; ma unaserie ben nota e studiata di elementi architettonicifittili, databili dalla fine del II sec. a.C., documentaeloquentemente iniziative monumentali di notevoleentità e ricchezza, in particolare nell’ambitodell’architettura templare 199 . Le rare testimonianzedi plastica architettonica lapidea di Altino tardorepubblicanasembrano limitate ai capitelli: mancanodel tutto, allo stato attuale delle indagini, elementiriferibili alle trabeazioni. Analoga situazionecaratterizza la documentazione di altre aree dellaCisalpina, ad es. in Aemilia o a Brescia, per le qualisi è ipotizzato convincentemente un’associazionedi capitelli lapidei con elementi fittili 200 , e nonè escluso che anche ad Altino la combinazione dielementi in pietra e coroplastica architettonica fossepratica usuale. Alla tradizione tardo-repubblicanafa capo anche il frammento n. cat. 10, in cui latradizionale tipologia del capitello corinzio-italicoè aggiornata con un abaco decorato da un inconsuetokyma ionico, ispirato ad uno schema decorativoben attestato nei capitelli corinzi canonici norditalicidella prima età imperiale. Il capitello facevaparte probabilmente di un monumento funerario,e documenta in modo esemplare il periodo di transizioneche vede da un lato il tramonto della tradizionerepubblicana, dall’altro l’introduzione deitipi normali ispirati a modelli urbani. Nella Cisalpinala progressiva affermazione del tipo ionico ecorinzio normale si colloca nei decenni successivialla metà del I sec. a.C. 201 , ma la tradizione italicasopravvive sino alla prima età imperiale, in particolarenell’ambito dell’architettura funeraria 202 . Laqualità e le dimensioni non comuni del n. cat. 10dimostrano la vitalità di queste tipologie inattualie destinate all’estinzione, la cui scelta dipendevaprobabilmente da implicazioni culturali che in granparte ci sfuggono.A fianco di queste tarde attestazioni dell’architetturaitalica compaiono nelle necropoli manufattiche testimoniano la diffusione delle nuove forme diorigine urbana. Il frammento di capitello corinzionormale n. cat. 12 si pone cronologicamente all’iniziodi una lunga serie, sorprendentemente omogeneaper tipologia e resa stilistica, che giunge all’incircasino alla metà del secolo. A questa produzionemediocre e di routine appartengono i capitelli delnoto monumento a monopteros nn. cat. 15-18, nonchéla maggior parte dei frammenti conservati alMuseo. Si tratta di norma di esemplari di modestedimensioni, che ripetono formule decorative standardizzate,e che rientrano appieno nel panoramadei capitelli della Cisalpina orientale di età augusteae giulio-claudia 203 : non potrebbe esservi contrastopiù marcato con la straordinaria ricchezza,l’originalità, la varietà di tipologie, forme, e soluzionidecorative delle sculture provenienti dagli stessicontesti 204 .Sullo sfondo della stanca produzione proto-imperialespiccano i due capitelli nn. cat. 5 e 51, uscitiverosimilmente da una stessa officina attiva inetà augustea, e specializzata in raffinati manufattidi gusto retrospettivo, che ripropongono in formeattualizzate schemi decorativi di tradizione ellenistica.Sulla cultura decorativa e i modelli di riferimentodi questo atelier “ellenizzante” si è già detto196Ghedini, Rosada 1982, nn. 55-56, p. 144 ss.197Per uno sguardo di insieme sull’architettura delle necropoli altinati v. Tombolani 1987, p. 336 ss.; <strong>Tirelli</strong> 1997; <strong>Tirelli</strong>1999, p. 10 ss.198Sull’urbanistica e l’architettura di Altino tardo-repubblicana v. da ultimo <strong>Tirelli</strong> 1999, p. 9 ss.; <strong>Tirelli</strong> 2004, p. 445 ss.199Tombolani 1985, p. 87; Strazzulla 1987, p. 263 ss.; <strong>Tirelli</strong> 1999, p. 14 s.200Cfr. De Maria 2000, p. 288; Cavalieri Manasse 2006, p. 125.201V. De Maria 2000, p. 291.202Come dimostrano ad es. i capitelli del monumento dei Curii ad Aquileia (bibl. supra, nota 23). Analoghe persistenze nellenecropoli pompeiane: v. Lauter-Bufe 1987, p. 81.203Cfr. le osservazioni di G. Cavalieri Manasse (1978, p. 171) sulle testimonianze aquileiesi coeve.204Una panoramica della scultura funeraria altinate in Scarfì 1985, p. 121 ss.; Compostella 1996, p. 135 ss.
2007] I <strong>CAPITELLI</strong> <strong>ROMANI</strong> <strong>DI</strong> <strong>ALTINO</strong>125in precedenza. Esso dimostra che l’influenza dellatradizione ellenistica nella scultura altinate dellaprima età imperiale non è attestata solamente in generimonumentali come le figure acroteriali a tuttotondo 205 , o la classe degli altari cilindrici a ghirlande206 , ma anche nella decorazione architettonica. Ilcapitello n. cat. 5, assieme ai nn. cat. 6, 14, 44 e 53,è uno dei pochi esempi riferibili all’architettura urbanadella prima età imperiale. Della consistenzamonumentale di Altino non sappiamo praticamentenulla: fonti scarne e di incerta pertinenza lascianointuire una città dotata di un teatro, di portici etempli 207 , il che ovviamente non ci stupisce affatto;e poco sappiamo anche dell’edilizia privata 208 , allaquale può essere riferito in via di ipotesi il piccolocapitello n. cat. 52.A partire dall’età flavia, le testimonianze del corpusaltinate divengono scarse e sporadiche. Il datoriflette fedelmente la storia delle ricerche archeologichedel sito: l’assenza di esplorazioni nell’areaurbana ci priva di una documentazione che dovevacontinuare, anche se probabilmente in tono minore,sino alla tarda antichità. Un capitello ionico liscio(n. cat. 7) databile forse in età severiana, rappresentala versione locale di un tipo diffuso unicamentein Roma e dintorni; più o meno allo stesso periodorimanda il frammento di un capitello corinzieggiantedi notevoli dimensioni, riferibile all’area urbana(n. cat. 54). Dalla seconda metà del II sec. d.C.ha inizio l’importazione di manufatti di provenienzaorientale, che il capitello corinzio asiatico n. cat.47, databile nella seconda metà del II sec. d.C., ciconsente di porre in un’epoca assai più precoce diquanto avvenga nella maggior parte dei centri dellaCisalpina, Aquileia compresa; mentre l’esemplaren. cat. 49, dallo schema decorativo semplificato,testimonia uno dei primi esempi dell’importazionedi capitelli bizantini in Italia Settentrionale.I contesti di provenienza (<strong>Margherita</strong> <strong>Tirelli</strong>)Il corpus dei capitelli altinati, che assomma intotale ad oltre 50 esemplari, rispecchia per quantoattiene i rispettivi contesti di provenienza, come delresto è logico, lo stato di fatto della ricerca archeologica,che per motivi oramai ben noti è stata finorarivolta in prevalenza all’esplorazione delle estesissimenecropoli e solo in minima parte a quelladella città antica 209 .L’area occupata dalla città municipale è tuttaviaben delineata grazie all’evidenza dei suoi limiticonfinari, che appaiono ribaditi lungo tutto il perimetroda un anello di corsi d’acqua. La fisionomiaurbana altinate tramandata dalle fonti, che nemettono in risalto la caratterizzazione di città d’acque,è stata significativamente confermata dai pochirinvenimenti di strutture pubbliche finora operatial suo interno: la porta-approdo settentrionale,il ponte attraversato dall’Annia nel settore meridionale,la banchina fluviale nei quartieri nord-orientali,alcuni edifici porticati prospicienti canali internied esterni. Tutta da affrontare è l’esplorazione deiprincipali edifici municipali. Documentata solo inminima parte risulta l’edilizia privata 210 .I capitelli riferibili all’area urbana, otto esemplariin totale, provengono principalmente dal vastoappezzamento occupato dall’azienda agricola checopre attualmente buona parte dell’estensione dellacittà romana, coincidente con le località Fornasottie Pezzacurta. Gli esemplari sono frutto sia didonazioni fatte all’atto dell’istituzione del Museo,che di ritrovamenti operati nel corso degli anni ’60del secolo scorso. I contesti di rinvenimento quindi,anche se genericamente localizzabili nel settoreurbano meridionale, non permettono di risalire adattribuzioni più puntuali, essendo le due localitàconsiderevolmente estese. Sembra comunque ipotizzabilel’esistenza in questo settore della città romanadi edifici pubblici, anche di prestigio, vistala presenza di esemplari in marmo, databili in unarco cronologico compreso tra l’età augustea e letàseveriana, come documentano il capitello ionico n.cat. 5, i corinzi nn. cat. 14 e 44, l’esemplare corinzioasiatico n. cat. 47, e il frammento di capitello corinzieggianten. cat. 54. Un altro indizio di ediliziapubblica proviene dall’area urbana centro-orienta-205Riferimento d’obbligo le statue di “Giganti” al Museo di Altino, attribuite ad un sepolcro o ad un monumento trionfale:Denti 1991, p. 165 ss.; Compostella 1996, p. 152 ss.; <strong>Tirelli</strong> 1997, p. 184 ss.; Verzár-Bass 2002, p. 160 ss.206Compostella 1996, p. 160 ss., con precedente bibl.207Cfr. Tombolani 1987, p. 331.208Sull’edilizia privata altinate v. Tombolani 1985, p. 81 ss.; Tombolani 1987, p. 332; <strong>Tirelli</strong> 2001. Per la forma urbis di Altinorimando comunque qui a seguire al contributo di M. <strong>Tirelli</strong>, su “I contesti di provenienza”.209Cresci Marrone, <strong>Tirelli</strong> 2006-07.210Per un panorama aggiornato dell’urbanistica altinate si veda <strong>Tirelli</strong> 2003.
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