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I Giovani e il volontariato nelle Marche - CSV Marche

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Mappa e caratteristiche strutturali ed evolutive del <strong>volontariato</strong> <strong>nelle</strong> <strong>Marche</strong>associati-aderenti con quello di terzi e della comunità. E’ un <strong>volontariato</strong> dall’aspetto bifronte,pragmatico e pronto ad occupare spazi e opportunità di partecipazione.Al tempo stesso le OdV sono sempre più formalizzate e dotate di statuto e, se necessario, di unregolamento, per darsi linee-guida coerenti e verificab<strong>il</strong>i con la propria f<strong>il</strong>osofia e mission. Vi è unatendenza recente a rinforzare anche la propria struttura di governo (maggiore articolazione di organi digestione), sia in funzione delle esigenze organizzative interne che di rappresentatività esterna.D’altra parte aumenta significativamente negli ultimi anni anche la ricerca di una legittimazione pubblicaattraverso la massiccia iscrizione al registro regionale del <strong>volontariato</strong> (6 su 10 nel 2001) e a cui non piùdel 12-13 per cento delle unità esaminate si sente estraneo. Si tratta di una meta che non rivela ancoraeffetti altrettanto importanti in termini di convenzioni pattuite (35%), sia per i limiti dellaprogrammazione pubblica che per le scelte, ma più spesso, per le carenze in termini di preparazione ecapacità di gestione delle stesse organizzazioni solidaristiche. Tuttavia <strong>il</strong> dato rivela una vicinanza alleistituzioni pubbliche, che si nota anche <strong>nelle</strong> tante piccole o grandi collaborazioni in atto, e nel desideriodi migliorare tale rapporto, considerato, non a caso, dai responsab<strong>il</strong>i interpellati, strategico per losv<strong>il</strong>uppo ulteriore della propria organizzazione.Le OdV si palesano attive in tutti i campi del sociale, dal welfare tradizionale alle più recenti formazionidi autotutela e di promozione sociale, fino ai nuovi settori della partecipazione civica (ambiente,educazione, cultura e protezione civ<strong>il</strong>e) nei quali già da qualche anno <strong>il</strong> <strong>volontariato</strong> marchigiano èpresente e più che nella media del Paese. Spiccata appare la vocazione del <strong>volontariato</strong> regionale ainformare e sensib<strong>il</strong>izzare l’opinione pubblica e la discreta promozione e realizzazione di servizi einterventi continuativi (2 su 10) per lo più in un rapporto di collaborazione con altri, in specie con <strong>il</strong>pubblico, così che solo <strong>il</strong> 21% opera isolatamente, in modo residuale, chiuso o di nicchia, con i limiti e ipregi che ciò comporta.Guardando tuttavia criticamente alle finalità espresse dalla loro azione sembra rivelarsi un certoappannamento della funzione di tutela (soprattutto nei settori del Welfare) e di prevenzione così comeprevale la finalità del sostegno e assistenza su quella della promozione sociale. Inoltre è ancora un po’acerbo lo stimolo dato alla promozione della partecipazione dei cittadini e alla crescita di autotutela diquesti così come la consapevolezza di costituire anzitutto “bene relazionale”. Una quota non marginale diesse sembrerebbe “ossessionata” dallo sv<strong>il</strong>uppo delle potenzialità di servizio e di gestione più che da unafunzione educativa volta alla promozione della solidarietà e della cittadinanza attiva. Si tratta di primevalutazioni che andrebbero indagate più approfonditamente.Le organizzazioni che operano nei settori socio-assistenziale e sanitario, pur perdendo peso specifico neltempo, costituiscono le unità più diffuse. Sono orientate a farsi carico soprattutto dei bisogni di malati einfortunati ma spiccato è anche l’intervento nei confronti degli anziani (44 unità su 100 si occupano diqueste due categorie di utenza in modo esclusivo o prevalente).Le risorse umane e materiali delle organizzazioni sono per lo più limitate, a cominciare dalla sede. Solo <strong>il</strong>15% di esse ha risolto <strong>il</strong> problema della sede di operatività per esserne proprietario o affittuario, mentrele risorse economiche, per quanto complessivamente crescenti come i finanziamenti pubblici, sono dadividere con una platea sempre più folta di OdV e di altre realtà di terzo settore. Così che <strong>il</strong> budget su cuiha potuto contare la maggioranza delle OdV marchigiane nel 2000 è stato inferiore ai 10 m<strong>il</strong>ioni e soloun quarto dei esse si è finora giovato dei benefici fiscali previsti dal decreto sulle ONLUS di cui puresono potenzialmente beneficiarie 8 unità su 10. La risorsa prima e più importante delle unitàsolidaristiche, vale a dire i volontari votati alla gratuità e continuità non è affatto abbondante.L’organizzazione tipica ha le caratteristiche del piccolo gruppo: pressoché 7 su 10 non superano la sogliadei dieci m<strong>il</strong>itanti.Complessivamente i volontari attivi nella regione sono circa 15.000, 17 in media per unità. Essi hanno unprof<strong>il</strong>o ben definito: sono prevalentemente maschi (caratteristica costante dell'area in ragione di unimpegno relativamente minore nel Welfare notoriamente a maggior presenza femmin<strong>il</strong>e), hannooltrepassato la soglia dei 40 anni, rivelano una scolarizzazione medio-superiore, sono piuttosto attivi nelmondo produttivo e, proprio per questo, in grado di riservare all’impegno solidaristico poche oresettimanali del proprio tempo (4 in media). Ciò comporta la necessità costante di reclutamento di nuovivolontari a cui si dicono impegnate quasi tutte le OdV esaminate, alle prese con problemi di ricambio,48

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